Mariapoli Europea 2019 - aggiornamenti info - Focolari Italia
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Per la prima volta insieme da tutta l’Europa, una vacanza speciale nelle Dolomiti per tornare nei luoghi dove l’esperienza della Mariapoli, ispirata dal carisma dell’ unità, è cominciata 70 anni fa. Sullo sfondo di un continente europeo sempre più frammentato, il movimento dei Focolari promuove per l’estate 2019 la sua prima Mariapoli europea dal titolo “Puntare in alto”. Dal 14 luglio, per quattro settimane di seguito, si alterneranno persone provenienti da tutta Europa, a Tonadico, sulle Dolomiti, dove si è tenuta la prima “Mariapoli” settant’anni fa. La Mariapoli (Città di Maria), è un raduno in cui le persone che abitano questa “città temporanea” cercano di costruire un nuovo tipo di società basata sulla fraternità e il rispetto reciproco. Questa vacanza originale è aperta a persone di tutte le fedi, le estrazioni sociali e le culture. www.mariapolieuropea.org
Servizio transfer per la Mariapoli (leggi) FLYER_MARIAPOLI_2019_IT Mariapoli Europea Comunicato Stampa 1 AVVERTENZE PER LA PRE-ISCRIZIONE Per la pre-iscrizione, visti i posti disponibili limitati, vi invitiamo ad osservare l’orientamento per il territorio e periodo secondo le indicazioni sottoriportate: Prima settimana: 14 – 21 luglio: Trentino Alto Adige , Abruzzo e Molise , Lazio nord , Liguria, Sicilia occidentale , Umbria Seconda settimana: 21 – 28 luglio: Friuli Venezia Giulia, Sardegna , Veneto, Toscana , Piemonte e Valle d’Aosta Terza settimana: 28 luglio – 4 agosto : Roma , Marche, Calabria , Lombardia ovest, Puglia e Basilicata Quarta settimana: 4 – 11 agosto: Lombardia est, Lazio sud, Sicilia orientale, Campania, Emilia Romagna Vi invitiamo inoltre a comunicare la pre-iscrizione effettuata ai focolari di riferimento della vostra regione oppure all’indirizzo mail: mariapolieuropea.italia@gmail.com NOTE 1 – nella registrazione per l’Italia si troveranno 2 opzioni:
Italia 1 ed Italia 2. Si intende: Italia 1= giovani sotto i 30 anni e famiglie con bambini o ragazzi. Italia 2 = tutti gli altri. 2 – Nel campo “note” aggiungere sempre anche la provincia di provenienza Portatori di speranza Punti di vista n. 38 Siamo già nel 2019 e guardandoci indietro vediamo quanto sia difficile “essere lieti”. Anzi, corriamo il rischio di vedere solo una scia di negativo. E invece, pensando al nuovo anno che inizia, ci sentiamo invadere dalla speranza. Perché? Ottimismo e fiducia cieca nel futuro? No. È il fascino straordinario dell’orizzonte che ci attende, il sogno di un mondo migliore e più fraterno per il quale vogliamo spendere le nostre migliori energie. Ma perché quell’orizzonte si avvicini, vale ciò che noi costruiamo nel presente. E allora, portatrici di speranza sono le giovani coppie che si incontrano per scoprire la gioia di vivere insieme; portatori di speranza gli “appassionati di sociale” che da tutta Italia si ritroveranno a Roma i primi di febbraio per condividere analisi e progetti; portatori di speranza i giovani incamminati verso il sacerdozio, e quelli che lavorano per le periferie; portatori di speranza ciascuno di noi quando diamo il via a processi di inclusione, di perdono, di pace. Rosalba Poli e Andrea Goller
Responsabili del Movimento dei Focolari in Italia Fonte: Rivista Città Nuova n. 1/2019 pag. 49 Vivere la Parola: piccole esperienze quotidiane (3a parte) Continuiamo a pubblicare alcune esperienze sulla Parola di Vita: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. C’era stata un’incomprensione con mia figlia e in un primo momento pensavo di chiarire. Però mi sono ricordata che in quel dolore c’era Gesù che bussava: gli ho detto di “Sì” e mi sono rimessa nell’Amore. Tutto si è risolto. Dopo alcuni anni incontro una collega dell’università durante le prove di un concorso, a Milano. Non avevamo grandi rapporti, era solo una conoscente con un carattere un po’ particolare, molto ansiosa. In quel momento di pressione e stress, per me sarebbe stato più facile passare oltre e far finta di niente. Lei non mi aveva neanche vista! Decido di tornare indietro e salutarla. Da quel momento non me la sono tolta più d’addosso, mi cercava in continuazione per chiedere informazioni, farmi domande… . Ma mi sono ricordata che era un prossimo da amare. Ho cercato solo di volerle bene, in lei c’era Gesù che aveva bisogno delle mie attenzioni. Dopo qualche mese mi dice che era davvero contenta di avermi incontrata perché grazie al mio aiuto
aveva potuto affrontare quel concorso così importante per lei. Mi racconta che un anno prima aveva scoperto di avere un tumore che sembrava aver superato, ma prima del concorso aveva scoperto una recidiva e avrebbe dovuto affrontare un altro intervento più invasivo e la chemioterapia. Ho ringraziato Dio per quel momento in cui son tornata indietro a salutarla. Io non potevo saperlo! Da quel momento abbiamo cercato di affrontare insieme tutto questo cercando di starle il più vicino possibile. Sperimento che ogni volta che decido di aprire la porta a Gesù che bussa: il problema accolto come Sua volontà diventa Provvidenza. Rientrati dalle ferie estive, in azienda avevamo dei progetti da concludere con dei potenziali clienti di cui uno era certo, perché avevamo già avuto contatti frequenti, scambio di email, documenti ecc. Un giorno questo cliente chiama e dice che aveva optato per un’altra soluzione. Per noi è stato un colpo inaspettato. Proprio in quei giorni è venuto a trovarci un amico, che come noi condivide la spiritualità dell’unità, e ci ha raccontato come è stato in grado di superare una forte difficoltà accettando e amando con tutto se stesso quel dolore. La stessa cosa valeva per me: in quel momento dovevo amare quel dolore, Gesù abbandonato e crocifisso, cioè l’aver perduto un cliente. Ma è arrivata la riposta: a distanza di una settimana, tre persone, alle quali avevamo proposto i nostri progetti, hanno accettato la proposta e sono diventati nostri clienti.
Ogni Parola ci invita ad essere “sacramento della presenza” se facciamo le cose con amore e per amore. Abito con la mamma di 98 anni e non potendo facilmente uscire accolgo volentieri tante persone, amici che ci vengono a trovare. Da un po’ di tempo la casa mi sembra “piccola chiesa” per gli argomenti che si trattano, per i problemi delicati che le persone mi confidano. Nell’ascolto paziente soffro e gioisco con ognuno. Tanti rapporti nuovi si costruiscono e altri si rafforzano. Per non parlare della Provvidenza! Il tempo dedicato ai fratelli, con semplicità e nella normalità, ci unisce sempre di più e porta avanti il Regno di Dio. Da tempo mi ripromettevo di andare a trovare un signore che da mesi non usciva di casa per problemi di salute e di depressione. Un improvviso cambio dei programmi del mio lavoro mi permette finalmente di andare a trovarlo. Siamo stati due ore insieme, semplicemente a giocare a carte, cosa che non facevo da tanti anni ma capivo che era cosa gradita a lui. È stato felice e spero al più presto di ritornare. Recentemente ho dovuto accogliere un dolore grande: temevo di avere un cancro e mi sono affidata con tanta fede a Dio. In questa situazione che temevo brutta non mi sono sentita mai sola, ho sentito l’amore e la benevolenza di persone dalle quali non ti aspetti questa attenzione, persone alle quali ogni giorno mando il
passaparola, un pensiero che ogni giorno si diffonde e che viviamo in tutto il mondo. E’ importante condividere con tanti i dolori, le fatiche come le gioie. Tutto diventa più leggero. Riconoscere Qualcuno che “bussa alla tua porta non è sempre facile”. A volte sono presa da me stessa, dalle mie preoccupazioni, dai miei affanni e non riconosco che è Lui che viene a trovarti, che chiede aiuto. Mio padre, che è ammalato, aveva bisogno di me e attraverso la sua malattia ho capito che quel grido d’aiuto era Gesù che continuava a bussare per svegliarmi dal mio torpore. Ero alla fermata dell’autobus per andare dal dentista, un po’ stanca perché mi ero alzata più presto del solito. Ho visto che c’era anche una conoscente, non vedente, che andava al lavoro. Non mi andava di intrattenermi con lei però ho sentito che qualcuno dentro mi spingeva ad andare oltre questa stanchezza. Sono andata a salutarla e dopo ho provato tanta gioia. Le telefonate di mia sorella si dilungano abbastanza e in genere mi chiama per comunicarmi problemi o situazioni dolorose. L’altra sera quando ho visto la sua chiamata mi sembrava fosse un momento inopportuno per risponderle ma era un’occasione per vivere la Parola, era “quell’aprire la porta”. Ho accolto i suoi timori, le sue preoccupazioni e nel volerle bene, vedendo in lei
anche la sofferenza di Gesù Abbandonato, ho trovato la luce per dire quelle parole giuste che le hanno ridato fiducia e speranza. E’ sempre un’esperienza poter amare. In questi giorni delle persone mi chiedono attenzione, ascolto anche quando ho altro da fare. È bello ricordarsi che è Gesù che bussa alla mia porta e ascolto, anche con attenzione e col cuore. Dopo questo passo avverto sempre serenità oltre che gratitudine da parte loro. (vedi 1a parte) (vedi 2a parte) Gennaio 2019 “La giustizia e solo la giustizia seguirai”(Dt 16,20). Il Libro del Deuteronomio si presenta come una serie di discorsi pronunciati da Mosè al termine della sua vita. Egli ricorda alle nuove generazioni le leggi del Signore, mentre contempla da lontano la Terra Promessa verso la quale ha coraggiosamente guidato il popolo di Israele. In questo Libro, la “legge” di Dio è presentata prima di tutto come la “parola” di un Padre che si prende cura di tutti i suoi figli. È un cammino di vita, che Egli dona al suo popolo
per realizzare un progetto di Alleanza. Se il popolo la osserverà fedelmente, per amore e gratitudine più che per paura dei castighi, continuerà a gustare la vicinanza e la protezione di Dio. Uno dei modi per realizzare concretamente questa Alleanza ricevuta in dono da Dio consiste nel perseguire con decisione la giustizia. Il fedele la attua quando ricorda con gratitudine la scelta che Dio ha fatto del suo popolo ed evita di adorare chiunque se non il Signore, ma anche quando rifiuta benefici personali che gli oscurano la coscienza davanti alle necessità del povero. “La giustizia e solo la giustizia seguirai”. L’esperienza quotidiana ci mette davanti a tante situazioni di ingiustizia, anche gravi, soprattutto a danno dei più deboli, di coloro che sopravvivono ai margini delle nostre società. Quanti Caino usano violenza sul fratello o la sorella! Lo sradicamento di disuguaglianze ed abusi è una fondamentale esigenza di giustizia, a cominciare dal nostro cuore e dai luoghi della nostra vita sociale. Eppure Dio non compie la sua giustizia distruggendo Caino, ma piuttosto si preoccupa di proteggerlo perché riprenda il cammino. (1) La giustizia di Dio è dare vita nuova. Come cristiani abbiamo incontrato Gesù. Con le sue parole e i suoi gesti, ma soprattutto con il dono della vita e la luce della Risurrezione, Egli ci ha svelato che la giustizia di Dio è il suo amore infinito per tutti i suoi figli. Attraverso Gesù si apre anche per noi la strada per mettere in pratica e diffondere la misericordia e il perdono, fondamento anche della giustizia sociale. “La giustizia e solo la giustizia seguirai”. Questo versetto della Scrittura è stato scelto per celebrare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019 che,
nell’emisfero nord, ricorre dal 18 al 25 gennaio. Se anche noi accoglieremo questa Parola, potremo impegnarci a cercare le vie della riconciliazione, prima di tutto tra cristiani. Mettendoci poi al servizio di tutti, risaneremo efficacemente le ferite dell’ingiustizia. È quanto da alcuni anni sperimentano cristiani di varie chiese, che insieme si dedicano ai detenuti nella città di Palermo (Italia). L’iniziativa è nata da Salvatore, membro di un’associazione evangelica: “Mi sono reso conto dei bisogni spirituali ed umani di questi nostri fratelli. Molti di essi non avevano familiari in grado di aiutarli. Confidai in Dio e parlai di ciò a tanti fratelli della mia chiesa e di altre chiese». Aggiunge Christine, della chiesa anglicana: «Poter aiutare questi fratelli bisognosi ci rende contenti perché rende concreta la provvidenza di Dio che vuole far arrivare il Suo Amore a tutti, tramite noi». E Nunzia, cattolica: «Ci è sembrata un’occasione sia per aiutare i fratelli nel bisogno sia per contribuire ad annunciare Gesù anche con le piccole cose materiali». È una realizzazione di quanto espresso da Chiara Lubich nel 1998, nella chiesa evangelica di Sant’Anna ad Augsburg, durante un incontro ecumenico: «[…] Se noi cristiani diamo uno sguardo alla nostra storia […] non possiamo non rimanere addolorati nel costatare come essa è stata spesso un susseguirsi di incomprensioni, di liti, di lotte. Colpa certamente di circostanze storiche, culturali, politiche, geografiche, sociali …; ma anche del venir meno fra i cristiani di quell’elemento unificatore loro tipico: l’amore. Un lavoro ecumenico sarà veramente fecondo in proporzione di quanto chi vi si dedica vedrà in Cristo crocifisso e abbandonato che si riabbandona al Padre, la chiave per capire ogni disunità e per ricomporre l’unità […]. E l’unità vissuta ha un effetto […]. Si tratta della presenza di Gesù fra più persone, nella comunità. “Dove due o tre – ha detto Gesù – sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”
(Mt 18,20). Gesù fra un cattolico ed un evangelico che si amano, fra anglicani e ortodossi, fra un’armena e una riformata che si amano. Quanta pace sin d’ora, quanta luce per un retto cammino ecumenico!»(2) Letizia Magri _____________________________ 1 Cf. Gen 4, 8-16. 2 C. Lubich, “Preghiera ecumenica per l’Avvento”, Augsburg (Germania), 29 novembre 1998. Parola di Vita Gennaio 2019 219.31 KB Scarica volantino ESPERIENZE SULLA PAROLA DI VITA Audio Parola di Vita di gennaio 2019 http://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2018/12/Parola- di-vita-gennaio-2019.mp3 Audio Parola di Vita Gennaio 2019 19.49 MB Scarica audio
Tutte le trasmissioni radio con esperienze Video in diverse lingue Parola di vita per bambini Parola di vita ragazzi La lacrima e il raggio di sole. Natale in hospice Qualche anno fa, una donna geniale lanciò una sfida ai bambini del mondo. “Vi siete accorti-diceva- che a Natale hanno sloggiato Gesù? Sarete voi a riportare al centro del Natale il vero festeggiato!”. Pensava, questa donna di nome Chiara, che l’anima non ha età. E per questo affidava ai bambini, ai ragazzi e ai giovani le sue idee più folli. Perché allora non costruire tante statuine di Gesù Bambino e offrirle in dono a coloro che passano indifferenti e frettolosi nelle strade delle nostre città? E chi meglio dei bambini poteva farlo? Anche quella volta i bambini – che volevano molto bene a Chiara- non si tirarono indietro. E si misero al lavoro, con stampini di gomma e colate di gesso, costruendo statuine da confezionare in bellissime piccole culle di paglia. Non fu sempre facile: “non compro niente” rispondeva qualcuno che non aveva capito; “spostatevi!” dicevano i più frenetici. Ma in un angolo poco conosciuto della città c’erano persone che avevano un grande desiderio di ricevere quell’amore
generoso e gratuito dei bimbi. E così, in un Natale speciale di tre anni fa avvenne il “miracolo”, che si è ripetuto ogni anno. Ormai è un appuntamento attesissimo: anche quest’anno i Gen4 –bambini del Movimento dei Focolari- sono arrivati nell’hospice. Una volontaria della struttura ci confidava che ormai per lei è questo il vero Natale. A un’impresa del genere naturalmente ci si prepara: prima di salire, radunati nella piccola Chiesa, il patto di essere “come un raggio di sole che brilla da una lacrima”: la frase della Parola di Vita di dicembre è davvero bella e piace a tutti: ora possiamo partire! Con un po’ di timore, ma accolti subito dal grande cuore dei volontari, dai colori luminosi della struttura, dalle stanzette piene di calore umano. Una stanza alla volta, prima timidamente, poi con la limpidezza di chi ha imparato che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. La presenza dei loro assistenti-animatori e di qualche genitore li rassicura, ma sono loro i veri protagonisti.
Momenti luminosi, semplici… “Ma sono dei bambini ?!?” esclama una donna cieca, commuovendosi e ringraziandoli uno ad uno con una carezza. Anche i malati più gravi riescono a donare un sorriso. Quella statuina tenuta fra le mani come dono prezioso ricorda certamente la dolcezza di Natali lontani, di affetti mai dimenticati… C’è anche una giovane mamma, fra i ricoverati. Viene da lontano, quasi sicuramente non è cristiana: ma il suo augurio di Buon Natale è vero e profondo. È un momento particolarmente toccante, per tutti. Gli occhi della donna brillano di una dolcezza speciale mentre i suoi piccoli di 2 e 3 anni sono circondati da quei bambini poco più grandi di loro… Brillano gli occhi di tutti, in quel tempo indefinito che parla di eternità… Alla fine, merenda insieme, i canti di Natale e un bellissimo cartellone per ringraziare uno a uno quelle persone speciali che resteranno per sempre nei loro cuori. E che saranno accompagnate nelle loro giornate da quella statuina e da quei sorrisi gioiosi. “Missione compiuta, Gen4!”, chissà con che gioia Chiara li avrà guardati dal Cielo. Veri “raggi di sole”, capaci anche di asciugare una lacrima e persino di farla brillare. Ferdinando Garetto – Torino
La Pira e la guerra, oggi Alcuni spunti per l’impegno dei cattolici da un incontro promosso dai Focolari Italia e Fondazione La Pira presso gli uffici italiani del Parlamento europeo a Roma. «A che serve citare La Pira se poi non fermiamo le bombe destinate a colpire scuole e ospedali nella guerra in Yemen?». Questa la domanda esplicita posta alla vigilia di Natale 2018, nell’incontro promosso, il 19 dicembre, da Fondazione Giorgio La Pira e Movimento dei Focolari Italia presso gli uffici del Parlamento europeo a Roma. Si avverte, infatti, ultimamente un gran fermento intorno alla responsabilità dei cattolici in politica a pochi mesi dalle elezioni europee in un clima di forte tensione sulla questione immigrazione. Se non si entra nel dettaglio dei contenuti, si rischia di restare sul vago riferimento ai valori che restano tutti da declinare. La fornitura di armi italiane all’Arabia Saudita, parte attiva di un conflitto in corso in Yemen, è un “caso semplice” da comprendere. Il Parlamento europeo ha emesso risoluzioni che chiedono di bloccare questo traffico che coinvolge altri Paesi del Continente, ma in Italia i governi che si succedono nel tempo restano inerti. Mozioni che chiedono lo stop immediato all’invio di carichi di bombe dai nostri porti e aeroporti sono state finora rigettate. Leggi l’articolo completo su Città Nuova Insieme a vari echi sulla stampa: https://www.lastampa.it/2018/12/20/vaticaninsider/yemen-dai-fo colari-un-appello-contro-la-vendita-di-armi-distruggono-il- paese-i5Efjoew3PXe8wTYueTteK/pagina.html
http://www.agensir.info/quotidiano/2018/12/19/editoria-mira-gi ornalista-avvenire-non-tacera/ http://www.agensir.info/quotidiano/2018/12/19/europa-sassoli-p arlamentare-ue-utile-se-lo-e-per-il-mondo-e-non-solo-per-gli- europei/ https://agensir.it/quotidiano/2018/12/19/yemen-dellolio-pro-ci vitate-christiana-roma-e-altri-comuni-approvino-mozione-per- fermare-invio-delle-bombe/ Auguri! “Le cose non sono soltanto come sono; le cose sono così come vengono amate. Viviamo l’uno accanto all’altro nel sì di Dio, nel nostro sì reciproco. Abitiamo l’uno accanto all’altro nella nuova città. Essa è il regalo che Gesù ci fa a Natale, ma questo regalo possiamo vederlo solo se ce lo mostriamo l’un l’altro, se lo dischiudiamo l’uno all’altro, se ce lo doniamo”. ( Klaus Hemmerle) Auguri da tutti noi che, anche attraverso questo sito, vogliamo abitare insieme la nuova città Convegno a Parma – Dignità e
diritti della persona: fondamento e “porta” dell’accoglienza. Venerdì 14 dicembre si è tenuto a Parma il convegno Dignità e diritti della persona: fondamento e “porta” dell’accoglienza. 170 i partecipanti: avvocati, notai, magistrati, professori, cittadini interessati al tema. La Gazzetta di Parma, il quotidiano più letto del territorio, aveva annunciato ampiamente il nostro incontro, “ospitandolo” all’interno di una rubrica settimanale dedicata alle azioni, ai fatti, agli eventi più significativi di quella settimana; rubrica dal titolo “La buona notizia”! L’intero evento è stato poi ripreso da una televisione locale che lo trasmetterà all’inizio del nuovo anno. L’incontro ha preso il via con gli indirizzi di saluto, per niente formali, delle autorità intervenute: Questore, Prefetto, Magnifico Rettore, Assessore all’Associazionismo. Sono seguite le brillanti e apprezzate relazioni di Andrea Nicolussi (Professore di Diritto Civile all’Università Cattolica di Milano) e Giuseppe Spadaro (Presidente del Tribunane dei Minori di Bologna). Altrettanto apprezzati gli intermezzi musicali del Maestro Tommaso Binini che, col suo faluto traverso, ha “legato” magistralmente le varie parti del convegno.
L’evento, infine, è stato arricchito dalla testimonianza dei rappresentanti di alcune associazioni che lavorano nel campo dell’accoglienza. Il tema trattato ha riscosso grande interesse creando nuove opportunità di collaborazione tra gli enti promotori. Premio – Città per la fraternità 2019 Sono aperte fino al 15 gennaio 2019 le iscrizioni o le proposte di candidatura al “Premio Internazionale Chiara Lubich per la fraternità” che ogni anno viene e assegnato ad Enti Locali (Province, Regioni, Comunità Montane, ecc.) di ogni parte del mondo e di qualunque dimensione. Vengono premiati progetti che istituiscono o diffondono, nel territorio principalmente locale, ma anche nazionale e internazionale, pratiche di fraternità universale, secondo le diverse accezioni di significato di tale principio; stimolano i cittadini a impegnarsi per il bene comune e a partecipare alla vita della comunità civile; favoriscono la crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva. E che favoriscono sinergie: tra Amministrazioni, comunità locali e società civile organizzata (associazioni, gruppi, comitati, ecc.) con ricadute in tali realtà. Le azioni devono essere rappresentative di un modo di amministrare il territorio non episodico, consapevole del valore della fraternità. I progetti possono essere esposti attraverso elaborati di testo, elaborati ipertestuali e/o multimediali, elaborati audiovisivi. Tutte le candidature e/o le segnalazioni (con relativo materiale in allegato) devono essere inviate alla
Presidenza dell’Associazione “Città per la Fraternità”, c/o Comune di Castel Gandolfo, Piazza Libertà, 7 – 00040 Castel Gandolfo – Roma (Italia). I materiali possono essere spediti via mail a: associazionecittafraternita@gmail.com info@cittaperlafraterni ta.org Nella domanda vanno indicati: nome del Comune/Ente/organizzazione, dati del Sindaco in carica, indirizzo completo e contatti; il nome del progetto o dell’iniziativa ed un abstract di massimo di tre cartelle A4; un allegato (nelle forme previste) che descriva il progetto e il suo processo. La premiazione avverrà a S. Maria Capua Vetere- Caserta (Italia) nel febbraio 2019. Per informazioni: Associazione Città per la fraternità – tel. 340 4182127 – 347 4573988 www.cittaperlafraternita.org Mariapoli europea 2019 a Tonadico (TN): “Puntare in alto”. Per la prima volta insieme da tutta l’Europa, una vacanza speciale nelle Dolomiti per tornare nei luoghi dove l’esperienza della Mariapoli, ispirata dal carisma dell’
unità, è cominciata 70 anni fa. Sullo sfondo di un continente europeo sempre più frammentato, il movimento dei Focolari promuove per l’estate 2019 la sua prima Mariapoli europea dal titolo “Puntare in alto”. Dal 14 luglio, per quattro settimane di seguito, si alterneranno persone provenienti da tutta Europa, a Tonadico, sulle Dolomiti, dove si è tenuta la prima “Mariapoli” settant’anni fa. La Mariapoli (Città di Maria), è un raduno in cui le persone che abitano questa “città temporanea” cercano di costruire un nuovo tipo di società basata sulla fraternità e il rispetto reciproco. Questa vacanza originale è aperta a persone di tutte le fedi, le estrazioni sociali e le culture. Leggi il Comunicato stampa n.1 Scarica il volantino Per ulteriori informazioni e iscrizioni (dal 15 dicembre 2018 fino al 31 gennaio 2019) consultare: www.mariapolieuropea.org
Il Servo di Dio Pietrino Di Natale Apertura ufficiale del processo di Beatificazione. Il 10 Dicembre, con una solenne concelebrazione in Cattedrale, è stato dato il via al processo di Beatificazione con l’insediamento del Tribunale Ecclesiastico. In una cattedrale gremita, ha avuto inizio con una solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Lorenzo Leuzzi, lunedi 10 dicembre 2018 alle ore 18.30 la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Pietrino Di Natale. Pietrino avrebbe compiuto 52 anni, e proprio nel giorno del suo compleanno la Chiesa di Teramo-Atri ha vissuto un momento di gioia e di gratitudine al Signore per un dono davvero grande. Mons. Leuzzi, nella sua bellissima omelia, ha parlato di un evento straordinario e inaspettato, una sorpresa. Pietrino dal Paradiso, guarda ai nostri giovani e indica loro una strada, un percorso, per essere felici con lo sguardo rivolto al Signore. Pietrino è un profeta per gli adolescenti dei nostri tempi. Con la sapienza del cuore e la semplicità di una fede certa e forte ha vissuto i momenti difficili con speranza e fiducia nel Signore. Diceva sempre alla sua mamma Adelina, nei momenti
bui: “Mamma, non ti preoccupare, il Signore ci aiuta, vedrai”. Pietrino nel cuore di molti è sempre stato un esempio e un punto di riferimento, ora con l’apertura ufficiale del processo diocesano, la Chiesa che è in Teramo-Atri verificherà le sue virtù eroiche e la fama di segni. Durante la celebrazione eucaristica c’è stata l’accettazione del supplice libello (domanda di apertura del processo redatta dal postulatore Padre Carlo Calloni al Vescovo Mons. Lorenzo Leuzzi e la lettura del Decreto di accettazione dello stesso e del nulla osta ricevuto dalla Santa Sede). Si è poi insediato ufficialmente, con solenne giuramento, il Tribunale Ecclesiastico che nel prossimi mesi ascolterà i testimoni de visu, cioè quanti hanno conosciuto Pietrino in vita: familiari, amici, compagni di scuola, parenti, vicini di casa. Il Tribunale è così composto: Delegato Episcopale Mons, Antonio Bartolacci, Promotore di giustizia Mons. Aldino Tomassetti, Notaio don Stefano Galeazzi, Notaio aggiunto don Pietro Lalloni. La Postulazione invece si compone del Postulatore il Reverendo Padre Carlo Calloni e del Vice postulatore il dott. Giustino Perilli. Una cattedrale gremita, si diceva sopra, una partecipazione così numerosa e sentita che ha commosso un po’ tutti. In prima fila c’era mamma Adelina, con zia Derna, i parenti, i compagni del calcio, di scuola, i vicini di casa. Numerosi i sacerdoti concelebranti, tra cui Mons. Gianfranco De Luca, Vescovo di Termoli Latino e Parroco di Pietrino a Tossicia negli anni ’70 e il Reverendo Padre Ubaldo Terrinoni Censore teologo della Congregazione delle Cause dei Santi
oltre a numerosi sacerdoti diocesani. Tra le autorità civili, il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, Il Sindaco di Castelli Seca Rinaldo, il Sindaco di Tossicia Franco Tarquini, il Sindaco di Colledara Manuele Tiberi, il Sindaco di Castel Castagna Rosanna De Antoniis, il Presidente della Provincia e Sindaco di Notaresco Diego dl Bonaventura e il Commissario della Comunità Montana zona “O”di Tossicia Nando Timoteo. Mons. Leuzzi, durante l’omelia facendo riferimento al brano del Vangelo letto del paralitico guarito (LC 5, 17-26) ha ricordato ad ognuno di noi l’importante dell’alzati e cammina. Un po’ come il motto di Pietrino (“sono scattato ad amare”): solamente una vita vissuta nella normalità alla presenza di Dio è una vita che può costruire e laboriosamente lasciare un segno, una traccia, essere un esempio per tanti. La vita di Pietrino è stata cosi: un esempio, che di anno in anno, dopo la sua prematura e tragica morte di 34 anni fa (20 agosto 1984), si è andato sempre più diffondendo tra i giovani, di generazione in generazione. Mons. De Luca, nel suo saluto finale, visibilmente commosso, ha espresso sentimenti di grande gratitudine per la Chiesa di Teramo-Atri e in particolare per Mons. Lorenzo Leuzzi che sin dai primi giorni del suo insediamento ha espresso parere favorevole all’apertura del processo. Un pensiero di affetto anche per don Giovanni D’Annunzio, altro parroco storico di Pietrino, che non ha potuto essere presente per via di un periodo di convalescenza dopo un intervento chirurgico. Il tribunale riunirà nei prossimi mesi nel giorno di sabato, ascolterà i testimoni, raccoglierà informazioni e farà le sue indagini per comprendere l’esistenza delle virtù eroiche nella vita di Pietrino Di Natale, poi sarà la Santa Sede ad esprimere la sua valutazione e infine si chiederà al Signore di confermare gli onori degli altari per Pietrino attraverso un miracolo di guarigione inspiegabile.
Oggi Pietrino è Servo di Dio, possiamo chiedere la sua intercessione con la bellissima preghiera approvata dal Vescovo Mons. Leuzzi e letta al termine della celebrazione tra la commozione generale. Pietrino ci guarda dal cielo, Indica ad ognuno di noi la strada per la santità felice, della porta accanto, come indicato dal Santo Padre Francesco. Nella bella biografia edita sul Servo di Dio e disponibile presso la nostra Libreria Cattolica così è scritto: “Spesso, proprio una vita semplice, custodita nella freschezza della natura, poco conforme ai rumori che attirano l’attenzione, quasi verrebbe da dire una vita anonima, trova la sua dignità in Cielo e si irradia sulla Terra. Proprio come tutte le cose di Dio”. Interceda per noi il Servo di Dio Pietrino Di Natale, per i nostri giovani – di generazione in generazione – sempre alla ricerca dello spirito autentico della vita. Quella felicità che San Giovanni Paolo Il proclamava a chiare lettere a Tor Vergata: “Quando sognate la Felicità, in realtà è Gesù che cercate, è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate, è Lui la bellezza che tanto vi attrae, è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso”. Il Servo di Dio Pietrino Di Natale lo aveva ben capito e lo ha testimoniato con le sue azioni. Oggi noi accogliamo la sua testimonianza come un dono e un esempio mentre chiediamo alla Chiesa e a Dio di verificare la sua santità. Angelo Dl Battista
Fonte: Araldo Abruzzese Focolarini in Albania: da 25 anni una via nuova Ci sembra incredibile che sia passato un quarto di secolo dall’apertura del focolare in Albania. “Ricordo come fosse ieri l’incontro con il primo focolarino e successivamente la gioia per l’apertura del focolare maschile a Tirana. Anni dopo si apre quello femminile e da allora una schiera di persone si susseguono, cercando di diffondere l’ideale dell’unità in una terra che ha sofferto tanto per le discordie sociali, ideologiche e soprattutto, durante il regime totalitario, la devastante cosiddetta lotta di classe. Noi che abbiamo seguito gli sviluppi del Movimento dei Focolari nel mondo e in Albania, abbiamo notato la risposta concreta al profondo bisogno dell’unità di noi albanesi. Essendo un paese con quattro religioni: cattolica, cristiana ortodossa, musulmana e bektashi, il messaggio di unità di Chiara Lubich, che supera le divisioni di qualsiasi tipo, è stato salutare. Si sono avvicinati ai due focolari, non solo cattolici ma anche musulmani e non credenti. Anche se timidi all’inizio, gli albanesi hanno però potuto vincere tale timidezza e pregiudizi; col tempo si e creato un ambiente famigliare che ha reso possibile intraprendere tante attività”- dice Donika Omari, giornalista e traduttrice albanese, di convinzioni non religiose, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’arrivo della spiritualità dell’unità nel ‘Paese delle
aquile’. Incontri, Mariapoli, visite nei diversi luoghi di culto, spettacoli con la partecipazione di rappresentanti delle diverse religioni…e poi l’aiuto dato alle famiglie albanesi in difficolta economiche e non solo. In un momento tragico per gli albanesi, la guerra di Kosova nel 1999, si è sentito molto vicino l’affetto e l’impegno concreto di Chiara Lubich. Tanti aiuti finanziari sono arrivati dall’Italia e da tutto il mondo, in tanti si sono mobilitati per accogliere e sistemare i profughi di Kosova in Albania, erano più di 500.000. “La fratellanza tra le persone senza distinzione di categoria sociale, razza, nazionalità, ideologia, paese ecc . . . è questo il messaggio meraviglioso che ci ha toccato e attirato fin dall’inizio! Di tutto ciò si sente un profondo bisogno per il nostro paese, dove vecchi e nuovi sconvolgimenti hanno ostacolato la normalizzazione delle relazioni umane”.”- aggiunge Donika. Ora nel 2018, esattamente il 1° dicembre, si è voluto festeggiare i primi 25 anni di questa presenza dei focolarini in Albania con un evento pubblico realizzato nell’Aula Magna dell’università cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana. In modo sintetico e altrettanto ricco di esperienze si è ripercorso un po’ di storia. Si voluto anche presentare il libro di Chiara Lubich: “Una via nuova”, tradotto in lingua Albanese. Le parole di quanti sono intervenuti esprimevano la profonda e consapevole gratitudine verso Dio, Chiara, e verso i focolarini e focolarine passati in questa terra.
Anche l’attuale presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce Emmaus si è fatta presente con un suo caloroso messaggio:“… mi unisco alla gioia di tutti voi che, insieme a molti amici e autorità civili e religiose, celebrate il 25º anniversario dell’arrivo del focolare in Albania. E’ un momento di grande festa e di commozione; un’occasione speciale per ringraziare Dio di questa importante tappa raggiunta!”. Erano circa 200 le persone presenti, tra cui una rappresentanza dal Kosovo e una coppia di musulmani della Macedonia che hanno testimoniato la loro esperienza di Dio nello spirito dell’unità dei focolari. Presente il Nunzio Apostolico Mons. Charles John Brown, il vescovo Asti Bakallbashidella della Cattedrale ortodossa in Tirana, l’arcivescovo della Chiesa cattolica Mons. Frendo, che ha curato la prefazione in albanese del libro, ed il Prof. Shehu, professore di Pedagogia all’Università di Skopje.
Un messaggio importante di Chiara, particolarmente attuale per noi, è “mettere in pratica la parola e non solo ascoltare”. Questo riporta alla mente il motto della nostra Santa Madre Teresa: “L’amore in azione”. Lo diceva anche Papa Giovanni Paolo II: “Dove c’è cuore ci sono delle braccia”. Abbiamo chiesto a Livio, in focolare a Tirana dal 1993 al 2005, invitato alla festa del 25°, come ha vissuto questa tappa del cammino dei focolari in Albania: “Mi pare che il significato di questo 25° della presenza del Movimento in Albania sia da trovare nel segno della continuità e dello sviluppo. Sono stato molto contento di rivedere dopo 14 anni tante delle persone che avevo conosciuto. Allora erano studenti, ora sono belle coppie con i loro figli, allora erano religiosi o sacerdoti ora sono i vescovi della Chiesa Albanese. Nonostante che non siano diminuite le difficoltà, ho sentito una grande vitalità, uno sguardo sempre dinamicamente rivolto verso una speranza, un futuro migliore, sostenuto dall’Ideale dell’Unità che rimane per loro il riferimento per la vita personale e sociale. Vedo uno sviluppo non solo numerico, ma anche nella sempre più attiva e profonda presa di coscienza e responsabilità dei suoi membri nel portare il messaggio di unità nelle diverse componenti
socio-religiose dell’Albania”. E Madi Roço, anche lei della prima ora. E’ sposata e mamma d un ragazzo di 14 anni. Laureata in giurisprudenza. Esperta legale nelle legislazioni ambientali. “… un quarto di un secolo… io allora quindicenne con tantissimi sogni. La mia Albania si era appena aperta. Io sognavo di vivere quel profumo meraviglioso che la libertà può dare…… ma Dio aveva un bel progetto in serbo per me. Quando Dio si manifestò a me con la “parola di vita” allora ho capito che non c’era libertà più grande e più gioia nel mettere Dio al primo posto ogni giorno. Il nostro 25° mi ha rinfrancato il cuore”. Maria Voce Emmaus continua nel suo messaggio ricco di conferme, incoraggiamenti e prospettive per il nostro paese: “Ripercorrete un pezzo di storia, che nel tempo si è andata componendo con il contributo – a volte – eroico di tanti. Una “storia sacra” intessuta di gioie e dolori, di fatiche e speranza e soprattutto di fedeltà alla luce dell’Ideale dell’unità che un giorno vi ha raggiunto. Molte le sfide affrontate in questi
anni: povertà, crisi di valori, mancanza di lavoro, che hanno spinto tanti a migrare in cerca di un futuro migliore. Ma anche generosità – come nella triste circostanza della guerra del Kosovo – quando avete aperto cuori braccia per accogliere chi era nel bisogno, per lenire ferite, offrendo sollievo e pace spirituale. Come parte del popolo nato dalla vita del carisma di Chiara Lubich e ormai sparsi in tutto il mondo è bello che questa vostra “famiglia” di giovani e adulti arricchita dalle molteplici esperienze vissute fin qui, riprenda ora con nuovo slancio il cammino per intensificare ovunque nel Paese brani di fraternità, prediligendo come unica via quella del vero dialogo che ha radici nell’arte di amare. La meta l’ut omnes. Ecco il mio augurio: che alimentati e fortificati dal continuo amore reciproco, contribuiate con accresciuto impegno a fare “risplendere d’oro” le vostre città per la presenza sempre più intensa tra voi dell’Amore degli amori. ” Cristina Tomelleri Hanno sloggiato Gesù Chiara Lubich ebbe a dire: “Hanno sloggiato Gesù” quando lo vide sostituito nei centri commerciali da renne, Babbi Natale e stelle luccicanti. Oggi lo vediamo sloggiato e non accolto nei poveri, nei migranti per le strade gelide delle nostre Città. Ed è a Lui che vogliamo andare incontro. Riceviamo ogni giorno testimonianze delle variegate iniziative portate avanti in Italia da tanti con fatica e tenacia a favore di poveri e di immigrati. Da chi, per esempio, impegnato in un centro di accoglienza vive il dramma delle famiglie immigrate che non vi potranno più essere ospitate. O
da coloro che, con un’associazione di sostegno alle povertà, da oltre 30 anni, offrono scuola di italiano, sportelli lavoro, banco alimentare, occasioni di socialità e di svago, pronti adesso a raddoppiare l’impegno. Come Movimento dei Focolari intendiamo rafforzare e sostenere ancora di più tutte queste realtà, stringendo ulteriormente le collaborazioni già in atto con molte organizzazioni laiche ed ecclesiali. Ciò che interpella la nostra coscienza è la condizione di esclusione che colpisce uomini, donne e bambini. Oggi, nel Natale 2018, vogliamo prendere alla lettera i quattro verbi proposti da papa Francesco per affrontare la grande questione delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. È quello che cerchiamo di fare personalmente dove esercitiamo il nostro impegno concreto. Prima delle elezioni del 4 marzo u.s. abbiamo avanzato, assieme ad altre organizzazioni cristiane, delle proposte concrete per l’agenda politica, che promuovevano istanze di giustizia e umanità, ben consapevoli che «la crisi dei migranti che attraversa oggi l’Europa mette in luce una profonda crisi dei valori comuni su cui l’Unione si dice fondata». Di fatto, la normativa introdotta in Italia sembra andare in direzione opposta a tali istanze. Il Card. Bassetti, intervistato da Avvenire, ha spiegato che “la Chiesa cattolica, da sempre, si prende cura dei poveri, degli ‘scarti’ e degli ultimi. I poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa «per diritto evangelico» come disse Paolo VI. Ed è in virtù di questo «diritto evangelico» che la Chiesa italiana si muove con cura e compassione verso coloro che scappano dalla povertà, da guerre, carestie, fame, persecuzioni”. Ora, come allora, lo sguardo del Bambino – accolto dagli esclusi della terra, come erano i pastori del tempo – sia
capace di svegliarci dal sonno della paura e del rancore per farci riscoprire fratelli. Rosalba Poli e Andrea Goller Responsabili Movimento dei Focolari – Italia “Dai una mano alla pace” – Festa di Natale alla Cartiera di Torino Anche quest’anno la “Cartiera” di Torino è stata il teatro della ormai tradizionale festa di Natale organizzata dalla comunità dei Focolari per i bimbi del quartiere e le loro famiglie. Ad arricchire la festa di quest’anno è stata la presenza di diversi dei giovani che nell’estate hanno partecipato proprio in Cartiera all’appuntamento torinese del Summer Camp, che con la loro vitalità e freschezza hanno animato, in diversi laboratori, la cinquantina di bambini arrivati con le loro mamme, diversi dei quali (lo si capisce dagli abbracci con gli animatori), sono tornati dopo l’esperienza estiva.
Così, dopo un’abbondante merenda e dopo l’immancabile inizio tutti in cerchio con la “canzone del pollo”, che coinvolge grandi e piccini, mentre le loro mamme svolgono alcuni laboratori manuali, i bambini si lanciano in diversi laboratori pensati appositamente per loro dai giovani. I più partecipati sono quelli di canto, di danza e di murales, dove i bambini preparano un albero fatto con le impronte delle loro mani e colorano con tanti colori uno sfondo bianco che da lì a poco “svelerà” la scritta che vuole spiegare il senso del pomeriggio passato insieme: “Dai una mano alla pace“.
Poi, l’immancabile momento dei regali per i più piccoli, che prima di ricevere il proprio dalle mani di Babbo Natale, lasciano la pallina con il loro nome sui fili verdi preparati in uno dei laboratori e che compongono l’albero di Natale. E’ il segno concreto con cui ogni bambino può dire il proprio desiderio di dare una “mano alla pace”. In una delle stanze della Cartiera anche quest’anno i giovani
hanno allestito, sulle orme dell’esperienza del “fagotto” (*) di Chiara Lubich, la loro “boutique”, una sorta di mercatino solidale dove, attraverso un buono ricevuto al loro arrivo, le mamme che hanno accompagnato i loro bimbi in Cartiera possono scegliere un capo donato dai giovani da portare a casa. Al pomeriggio passato insieme segue poi un momento di festa dei giovani del Campus con gli adulti della comunità dei Focolari e quanti si sono voluti fermare, conclusa con un divertente karaoke intergenerazionale e multiculturale. Sono tante le sfumature presenti dentro a questo pomeriggio di festa, dalle mamme dei bambini che arrivano con una torta, delle patatine, dell’ottimo marqūq (pane arabo) e delle bibite per contribuire alla merenda, fino all’attenzione fatta nel preparare le pietanze per la cena condivisa in modo da rispettare le tradizioni alimentari delle famiglie del luogo. Segno che qui in Cartiera c’è già spazio per la reciprocità. Di Daniela Baudino * L’idea del “fagotto” si ispira ad una pratica cominciata da Chiara Lubich con le sue prime compagne.
Almeno una volta l’anno si faceva il “fagotto”. Si passava in rassegna tutto ciò che in casa era superfluo: vestiti, libri, scarpe, oggetti e si depositavano sopra un vecchio lenzuolo, si alzavano i lembi, si chiudevano con un nodo ed era così pronto il fagotto che si andava a distribuire ai poveri o a chi ne avesse più bisogno. Vivere la Parola: piccole esperienze quotidiane (2a parte) Continuiamo a pubblicare alcune esperienze sulla Parola di Vita di Novembre 2018: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Un’amica mi chiede per motivi di salute, di sostituirla per aiutare un gruppo parrocchiale per il canto. Era un’ora impossibile per me, ma sentendo che era Gesù che bussava e ho detto di sì… con tanta gioia sua e anche mia! Il telefono di casa ha cominciato a squillare. Ero tentata di non rispondere ma… “Ecco sto alla porta e busso”, la Parola di vita del mese. Decido di rispondere. Era la moglie di una persona che di tanto in tanto abbiamo aiutato con mio marito e sempre seguito. Chiedeva un aiuto economico perché non erano riusciti questo mese ad arrivare a tutto il necessario…. Proprio al mattino avevo gioito di poter rimettere un paio di scarpe invernali che dopo l’incidente non avevo più potuto indossare. Ho subito pensato che quello era il mio “accogliere”. Le ho detto che ne avrei parlato con
Giuseppe e che ci saremmo risentite. Ha richiamato, è venuto il marito e abbiamo così potuto dare un piccolo aiuto, quello che mi sarebbe servito per comprare un paio di scarpe che non dovevo più acquistare. Entro in una nuova classe frequentata da un alunno definito dai colleghi “difficile e molto indisciplinato”. Il primo giorno di lezione ho pensato di mettere da parte la lezione e dedicare, invece, l’ora per conoscerlo e e aprire un dialogo con lui. Finora non ho avuto problemi, segue le lezioni ed è un ottimo allievo. Finalmente una domenica libera da impegni, tutta per noi! Ma si fa avanti un pensiero: sappiamo di una famiglia in difficoltà che oggi sarà sola. Cosa mangeranno? Coinvolgo mio marito, faccio la spesa, li invito e così vengono a pranzo. I bambini sono felici.! Abbiamo tutti tanta gioia e tanta pace. La sera non sentiamo nessuna fatica: è il riposo che dà la Sua presenza nell’avere amato. Una mia amica che abita lontano mi ha chiesto un giorno di parlare con un suo familiare del mio paese per cercare di mediare per alcune forti incomprensioni che c’erano in famiglia. Io sono andato da lui, pur non conoscendolo bene, e l’ho ascoltato profondamente. Sentivo che la situazione si stava appianando. L’avventura non si è conclusa ma intanto è un primo
passo, tanto che l’amica mi ha ringraziato dicendo: “Solo tu ci sai parlare!”. (vedi 1a parte) (vedi 3a parte) Famiglie Nuove ITALIA – Progetto “Amicizia tra famiglie dell’Italia e del Medio Oriente” Chi è Famiglie Nuove Il Movimento Famiglie Nuove, diramazione del Movimento dei Focolari (fondato da Chiara Lubich) è nato nel1967. E’ composto da famiglie che si propongono di vivere la spiritualità dei Focolari (spiritualità dell’unità) edi irradiare nel mondo della famiglia i valori che promuovono la fratellanza universale. Svolge attività formative per la famiglia e di accompagnamento per i fidanzati; giovani coppie, e si impegna per la promozione di una cultura della famiglia e di adeguate politiche familiari, attraverso convegni e pubblicazioni e collaborando con diverse agenzie educative. Il suo stile di vita è radicato nel Vangelo vissuto nella vita di coppia, nella crescita dei figli, nel mettersi in dialogo costruttivo con altre famiglie e, insieme, con le diverse realtà culturali, civili ed ecclesiali del territorio.
Per ulteriori informazioni: www.famiglienuove.org o scrivere a famiglienuoveitalia@gmail.com Titolo del progetto: “Amicizia tra famiglie dell’Italia e del Medio Oriente” Responsabili: Rosalba e Andrea Ponta – Italia, Grace Korkmaz e Claude Mailhac – Libano Periodo: 1 luglio 2018 – 30 giugno 2019 Data di ideazione e presentazione: aprile 2018 Breve descrizione del progetto. Dal 2017 le comunità dei Focolari dell’Italia e del Medio Oriente hanno intrapreso un percorso di condivisione con lo scopo di instaurare rapporti fraterni e dare testimonianza “controcorrente” che il mondo unito è possibile anche “a distanza” e in contesti particolarmente drammatici. La “scusa” per avviare il progetto è la realizzazione di un sostegno economico per tre famiglie (due irachene, una siriana) al momento rifugiate in Libano, con un contributo di 1.000 Euro al mese per 12 mesi. In realtà non si tratta solamente della ricerca fondi per un sostegno economico, ma di una proposta più ampia di amicizia “concreta” attraverso l’adozione reciproca tra famiglie del Medio Oriente e famiglie Italiane, con scambi culturali e di esperienze di vita maturate in ambiti così diversi e apparentemente lontani tra loro. Per approfondimenti: Scheda Allegato 1: un flash sul Libano Scheda Allegato 2: conosciamo le famiglie incluse nel progetto Dettagli del progetto L’aiuto economico (1.000 Euro mensili) sarà impiegato per il pagamento degli affitti delle abitazione a Beirutdove risiedono attualmente le tre famiglie.
La comunità del Movimento dei Focolari libanese ha finora fatto di tutto per aiutare queste ed altre famiglie che si sono alternate in questi anni in Libano (delle quali parecchie sono partite per paesi occidentali appena avuta la possibilità), ma in questo momento la situazione economica è peggiorata e diventata difficile per tutti gli abitanti e attualmente la comunità non riesce più a procurare la somma necessaria per i tre affitti. I versamenti saranno fatti mensilmente da FN Italia direttamente su un conto corrente gestito dai responsabili dei Focolari in Libano. In questo modo si assicura che l’aiuto economico vada direttamente allepersone interessate senza alcuna intermediazione. Il progetto avrà una durata di 12 mesi, con una verifica intermedia al 6° mese e una finale per decidere uneventuale rinnovo e/o l’estensione ad altre famiglie. Nell’arco della durata del progetto si prevedono almeno due momenti di scambio con le famiglie del Libano per avere un feedback sul progetto e per approfondire la reciproca conoscenza. Le modalità di scambio (email, skype, ecc.) saranno definite successivamente in base alla situazione dei rispettivi paesi. Contatti. Per richiedere ulteriori informazioni e/o per suggerimenti, idee o disponibilità si prega di scrivere al seguente indirizzo email: famiglienuoveitalia@gmail.com Cuneo, 19 giugno 2018 Scheda 1. Un flash sul Libano Con l’inizio della guerra in Siria e l’arrivo di quasi due milioni di rifugiati siriani in Libano (che conta solo 4 milioni di cittadini) l’economia del paese è entrata in una crisi molto grave, a partire da una situazione comunque non
facile e da una ripresa mai realmente completata dopo la fine della guerra civile nel 1990. La vita in Libano è molto costosa. Solo per dare un’idea: l’affitto di un appartamento, semplice e nonammobiliato, nei quartieri popolari, si aggira in media sui 300 dollari americani al mese. La ricarica mensile di base di un cellulare costa almeno 10 dollari, senza l’accesso a internet. In Libano l’acqua pubblica non è potabile e perciò quella da bere si deve comprare. Le famiglie devono quindi pagare due “bollette” per l’acqua: una per la casa e un’altra per bere. L’elettricità non è assicurata da parte dello stato se non per un massimo di 12 ore al giorno. Tutte le case hanno quindi un abbonamento a un generatore privato di quartiere che copre il servizio per le restanti 12 ore. Questo servizio è inoltre spesso controllato da organizzazioni malavitose che fanno affari sulla pelle della gente, obbligata anche in questo caso ad avere una doppia bolletta per l’energia elettrica. La crisi economica ha accentuato il rifiuto di molti libanesi verso le persone di altri paesi arabi che sono arrivati in Libano come rifugiati. I libanesi hanno goduto e godono ancora di una libertà maggiore nel loro paese, e di un livello di istruzione più alto rispetto agli altri paesi del Medio Oriente. Questo ha fatto crescere in loro un senso di superiorità nei confronti dei popoli degli altri paesi arabi. Con l’arrivo dei rifugiati e la situazione politica e militare che diventava sempre più pericolosa, gli investimenti in Libano sono molto diminuiti e la situazione economica è peggiorata. Con queste difficoltà, il mercato del lavoro è entrato in crisi e le aziende libanesi hanno cominciato a licenziare i libanesi e ad offrire il lavoro a siriani e iracheni, che si accontentano di metà stipendio a parità di qualifica. Già lo stipendio di partenza era basso ma ora si è ridotto provocando anche la crescita della disoccupazione tra
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