9 Le risposte alla non autosufficienza nell'ambito del Comune di Genova - Indagine di ARS Liguria collegata al progetto SINA - Alisa
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Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Le risposte alla non autosufficienza nell’ambito del Comune di Genova Indagine di ARS Liguria collegata al progetto SINA 9 REGIONE LIGURIA
Hanno contribuito alla realizzazione del Quaderno: Per la ricerca sulle assistenti familiari nel Comune di Genova un particolare ringraziamento va ad Agnese Bellieni, che ha coordinato le operazioni di rilevazione sul campo, svolto le interviste ai soggetti privilegiati e riordinato le bozze dell’intera ricerca. Si ringraziano altresì le rilevatrici: Stefania Borriello, Gaia Bozzo, Alice Canale, Valentina Cazzanti, Cristina De Angelis, Valentina De Astis, Ilaria Dolfi, Giulia Focosi, Valentina Gallone, Elisabetta Garofano, Anna Lavarello, Emanuela Liotta, Elisa Malagamba, Simona Petris, Elisa Rimotti, Aurora Sacco. Un ulteriore ringraziamento va ai sottoscritti Enti e Associazioni che hanno svolto un ruolo fondamentale per le interviste alle “badanti” consentendo di effettuarle presso le loro sedi e collaborando in prima persona a interviste come testimoni privilegiati del lavoro di cura privato: Acli, Arci, Caritas, Cisl – Anolf, Cgil, Comunità di S. Egidio, Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro, Oratorio San Giovanni Bosco di Sampieraderna, Uil, Gruppo Caregiver c/o Ambito territoriale Sociale n. 36. Un sentito grazie al Settore Valutazione e Controlli di Qualità e Sistema Informativo Sociale della Regione Liguria (Elena Ricci) per l’elaborazione dei dati del Fondo Regionale Non Autosufficienza unitamente alle misure erogate dal Comune di Genova. Franco Bonanni Commissario Straordinario ARS Liguria Anna Banchero Esperta ARS Liguria REGIONE LIGURIA
Le risposte alla non autosufficienza nell’ambito del Comune di Genova Indagine di ARS Liguria collegata al progetto SINA 9
Indice Premessa 4 Introduzione 5 Parte prima Non autosufficienza e lavoro di cura Quadro di riferimento sulla non autosufficienza 8 L’assistenza agli anziani non autosufficienti 11 Misure erogate dal Comune di Genova a favore degli anziani non autosufficienti nell’anno 2009 14 Aspetti demografici della condizione anziana a Genova 21 Parte seconda Indagine sul fenomeno delle assistenti familiari nel Comune di Genova Introduzione 28 Sintesi delle principali evidenze 29 Assistenti familiari regolari e irregolari: quante sono? 31 Profili e progetti migratori 34 Il lavoro di cura svolto: attività, assistiti, emergenze 40 Il collegamento con la rete dei servizi: tutoraggio, formazione, regolarizzazione 46 Testimonianze privilegiate sul lavoro di cura a Genova 52 Studio di fattibilità di un possibile intervento delle istituzioni pubbliche locali 58 Allegati Questionario somministrato 63 Appendice statistica 71 3
Premessa Introduzione Il problema della non autosufficienza è uno dei più elevati della Liguria. Il mancato rifinanziamento La ricerca è divisa in due parti. del Fondo della Non Autosufficienza da parte del Governo nazionale impone, particolarmente 1. La prima a cura dell’Agenzia Regionale Sanitaria (dott.ssa Anna Banchero, dott.ssa Agnese per il lavoro di cura domiciliare “non sanitario”, una rilettura di tutte le attività in atto, per Bellieni) consiste nel quadro di riferimento della non autosufficienza e del lavoro privato di trovare sinergie, connessioni, interventi low cost in modo da rispondere alle esigenze dei non “cura”. autosufficienti che continuano ad essere numerose e in parte non potranno essere soddisfatte Sono inserite anche valutazioni sulle misure assistenziali erogate dal Comune attraverso il Fondo proprio per la contrazione dei finanziamenti. Regionale per la Non Autosufficienza e propri servizi. L’Agenzia Sanitaria Regionale, ritenendo di offrire un utile strumento di analisi e valutazione Infine per una stima sui futuri trend demografici è inserito uno studio del prof. Paolo Arvati dagli del lavoro di cura domiciliare non sanitario, ha elaborato nel corso del 2010 una ricerca sulle anni ’50 al 2010. risposte offerte nell’area genovese alle persone non autosufficienti, valutando anche i problemi di chi lavora nell’aiuto domestico familiare. 2. La seconda parte a cura del prof. Sergio Pasquinelli (Istituto per la Ricerca Sociale di Milano) presenta i risultati dell’indagine che ha stimato le dimensioni quantitative del fenomeno delle assistenti familiari nell’area di Genova, al fine di coglierne i tratti salienti e le relative specificità rispetto al quadro nazionale, di identificarne gli elementi evolutivi ed infine di offrire informazioni per supportare il progetto sperimentale sul lavoro di cura. Come allegati finali sono stati inseriti: il questionario somministrato alle persone che svolgono Franco Bonanni il lavoro di assistente familiare, l’appendice statistica (prof. Sergio Pasquinelli) e uno studio di Commissario Straordinario ARS Liguria fattibilità su un possibile intervento da parte delle istituzioni pubbliche locali. Quest’ultimo è stato elaborato dal prof. Luca Beltrametti della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Genova. 4 5
PARTE PRIMA Non autosufficienza e lavoro di cura A cura di Anna Banchero esperta ARS Liguria, Agnese Bellieni borsista ARS Liguria 6 7
Quadro di riferimento minori adulti anziani anziani anziani anziani anziani popolazione sulla non autosufficienza 0-17 18-64 65-69 70-74 75-79 >=80 totale ASL 1 30.469 130.139 15.516 13.769 11.990 15.471 15.471 217.354 ASL 2 37.561 168.760 21.109 18.436 15.996 21.356 21.356 283.218 L’invecchiamento della popolazione in Italia ASL 3 99.373 445.884 52.238 45.453 42.396 57.048 57.048 742.392 La popolazione ultrasessantacinquenne in Italia ha raggiunto il 1° gennaio 2008 il 20,1% sul ASL 4 19.814 87.376 10.508 9.545 8.693 12.309 12.309 148.245 totale, pari a oltre 11,9 milioni di persone (ISTAT, 2009). Rispetto ai dati relativi al censimento ASL 5 29.123 130.139 14.847 12.580 12.205 17.775 17.775 216.669 del 1971 che contava 6,1 milioni di anziani, l’11,3% della popolazione, il dato si è duplicato Regione Liguria 216.340 962.298 114.218 99.783 91.280 123.959 123.959 1.607.878 (Istat, 1986). Risulta ancor più consistente l’evoluzione esponenziale del numero dei “grandi anziani”, passati da meno di 2,1 milioni ad oltre 5,7 milioni; con una percentuale che è variata dal 3,9 al 9,6 sull’intera popolazione. Dalle evidenze statistiche, il processo di invecchiamento Si può osservare come la forte incidenza della popolazione anziana costituisca il presupposto del risulta essere distribuito sul territorio nazionale in maniera disomogenea: raggiunge l’apice in bisogno assistenziale legato alla non autosufficienza. Analizzando i dati demografici si stima il Liguria, dove oltre una persona su quattro è ultrasessantacinquenne (Lucchetti, Chiatti, fabbisogno assistenziale della popolazione ultrasessantacinquenne, con l’ausilio delle proiezioni Principi, 2009). L’incremento della longevità, porta fisiologicamente, con il passare degli anni, statistiche dello studio epidemiologico di E. Buiatti, F. Ferrucci e altri del 2001, applicati alla ad un peggioramento delle condizioni generali di salute e ad una ridotta capacità di gestione degli popolazione ligure >65 al 31-01-2005. aspetti di vita quotidiana. All’aumento dell’incidenza della popolazione anziana consegue quindi l’incrementarsi di situazioni di fragilità e di non autosufficienza che richiedono cure assistenziali Almeno 3 ADL 1 ADL perduta 6,9 2 ADL perdute 1 Almeno 3 ADL perdute 10,2 perdute 1,9 continuative. L’essere anziano non rappresenta sinonimo di malattia, disabilità o bisogno popolazione AD, residenze a AD, ADI, Centri ADI, centri ADI, Residenze Totale per ASL assistenziale; esiste tuttavia una correlazione tra età anziana e stato di non autosufficienza (Gori, >=65 bassa intensità diurni, residenze diurni, residenze per non Lamura, 2009). assistenziale a bassa e media a media intensità autosufficienti intensità assistenziale assistenziale L’invecchiamento in Liguria ASL 1 56.094 5.721 3.870 561 1066 11.219 Le dinamiche della popolazione ligure sono caratterizzate da un fortissimo invecchiamento, ASL 2 75.349 7.686 5.199 753 1.432 15.070 rappresentato dall’indice di vecchiaia, che evidenzia valori doppi rispetto alla media italiana. Per 140 anziani ogni cento giovani (valore di per sé già molto elevato) nel territorio nazionale, ASL 3 194.017 19.790 13.387 1.940 3.686 38.803 in Liguria gli anziani sono 240. Il territorio ligure è il più “vecchio” d’Italia e tra i più vecchi del ASL 4 40.617 4.143 2.803 406 772 8.123 mondo, con una spesa di protezione sociale ed una spesa sanitaria significativamente superiori ASL 5 56.381 5.751 3.890 564 1.071 11.276 alla media nazionale (rispettivamente + 4,9% e + 1,3%). Totali 422.458 43.091 29.150 4.225 8.027 84.492 Il sistema regionale copre il 60% della domanda attraverso forme tradizionali di risposta (ADI, RP, RSA e Centri Diurni): si evidenziano quindi problematiche inerenti la risposta assistenziale sotto il profilo della carenza e dell’appropriatezza. L’assetto istituzionale sociosanitario (applicazione D.Lgs 229/1999 e Legge 328/2000) La Regione Liguria, con l.r. 12/2006 (Promozione del sistema integrato di servizi sociali e sociosanitari), ed attraverso il Piano Sociale Integrato Regionale 2007/2010 pone le basi per una reale integrazione dei servizi sociali e sanitari; condizione indispensabile per un approccio olistico alla non autosufficienza. 8 9
CONFERENZE DEI SINDACI DISTRETTI SOCIOSANITARI all’Art. 46, dispone quanto segue: “Si definiscono non autosufficienti le persone con grave disabi- GENOVA 1 GENOVA 3 GENOVA 5 lità permanente impossibilitate a svolgere le funzioni della vita quotidiana e quelle dedicate alla TIGULLIO 2 cura della persona, con difficoltà nelle relazioni umane e sociali, nelle attività strumentali, nella 3 BORMIDE mobilità e nell’uso dei mezzi di comunicazione”. 4 RIVIERA VAL DI VARA 2 ASL3 GENOVESE GENOVA GENOVA 6 La definizione è comprensibilmente molto articolata, ma, per meglio identificare i potenziali de- ASL4 CHIAVARESE 5 SAVONESE TIGULLIO OCCIDENTALE TIGULLIO 1 VAL DI MAGRA stinatari in relazione agli indirizzi dell’OMS, esclude le non autosufficienze transitorie. Si fa riferimento alla condizione di disabilità che perdura nel tempo, accompagnata da deficit ASL2 SAVONESE FINALESE 1 AREA GENOVESE della capacità motoria e/o psichica, instabilità clinica e fragilità biologica, gravemente limitante ASL5 SPEZZINO ALBENGANESE GE 1 GE 3 GE 5 SPEZZINO della capacità di compiere attività di “base” della vita quotidiana, delle funzioni relazionali e di IMPERIESE ASL1 IMPERIESE SANREMESE comunicazione con l’esterno. La storia personale e le condizioni reddituali (solitudine, modelli VENTIMIGLIESE GE 2 GE 4 GE 6 Questa normativa ha profondamente mutato l’assetto della rete dei servizi sociosanitari e sociali, culturali) possono essere considerate aggravanti di deficit psicofisici. facendo confluire Zone Sociali e Distretti Sanitari, per creare il Distretto Sociosanitario quale dimensione territoriale in cui si integrano le funzioni sociali complesse e sociosanitarie. L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI La Rete è ripartita come segue: Il sistema complessivo delle misure di sostegno per gli anziani non autosufficienti è caratterizzato • 5 AZIENDE SANITARIE da una limitata offerta di servizi pubblici o a finanziamento pubblico e dallo scarso coordinamen- • 19 DISTRETTI SOCIOSANITARI to che spesso ottiene tra le diverse tipologie ed i livelli di intervento. • 65 AMBITI TERRITORIALI SOCIALI La qualità e la quantità dei servizi erogati, l’ammontare delle risorse disponibili e la definizione (associazioni intercomunali per la gestione dei servizi sociali di base, ricompresi nel territorio del dei criteri d’accesso si sono sviluppati in maniera fortemente eterogenea nei diversi territori. Tut- Distretto Sociosanitario). tavia, nonostante tale differenziazione, anche nelle aree di maggiore sviluppo dei servizi sociali e I problemi della non autosufficienza sociosanitari (in particolare le regioni del Nord) l’intervento pubblico non offre risorse sufficienti a fronteggiare bisogni di cura sempre più intensi, continuativi e differenziati (Da Roit, 2009). In Italia non esiste un’unica definizione della “non autosufficienza”. Numerosi sono gli strumenti In Liguria, i servizi per gli anziani si articolano in prestazioni domiciliari, sostegni economici, e preposti all’accertamento del bisogno assistenziale di una persona ed all’attivazione dei correlati prestazioni residenziali. Il Piano Sociale Integrato Regionale 2007-2010 e il Piano Sociosanitario servizi; si citano a tal proposito il riconoscimento dell’invalidità civile, dell’indennità di accom- 2009/2011 attribuiscono le competenze su domiciliarità e residenzialità extraospedaliera ai Di- pagnamento (INPS), gli accertamenti per l’accesso ai servizi sanitari (ASL) e ai servizi sociali stretti Sociosanitari. (Comuni). Per effettuare valutazioni diversificate, il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche So- Tra le azioni regionali di maggiore importanza si annovera il Fondo Regionale per la Non Auto- ciali ha promosso in forma sperimentale l’avvio di un Sistema Informativo Nazionale per il sufficienza, istituito con legge regionale n. 12/2006, e del quale sono stati forniti gli indirizzi per monitoraggio della non autosufficienza (SINA). Obiettivo strategico del SINA è l’acquisizione l’utilizzo nel DGR 1106 del 20/10/2006. di informazioni individuali relative alle prestazioni erogate alle persone non autosufficienti,nel rispetto delle norme sulla privacy. Tale flusso informativo andrà ad integrarsi con i dati richiesti La disciplina del FRNA prevede: dal “nuovo” Sistema Informativo Sanitario Nazionale (NSIS), collegando le informazioni sulle • l’implementazione di una rete sociosanitaria distrettuale a favore della non autosuf- prestazioni sociali a quelle sanitarie e sociosanitarie, già definite con i decreti Sacconi del dicem- ficienza; bre 2008 per prestazioni domiciliari e residenziali. • il riconoscimento di una misura economica per facilitare la permanenza a domicilio Il SINA è coordinato dalla Regione Liguria attraverso l’Agenzia Sanitaria Regionale; aderiscono delle persone non autosufficienti; alla sperimentazione quasi tutte le regioni italiane. Uno degli aspetti più rilevanti per individuare la potenziale domanda è proprio la definizione di • il potenziamento dell’offerta di residenzialità e semiresidenzialità. non autosufficienza. In questi termini la Regione Liguria con la l.r. n. 12 del 24 maggio 2006, 10 11
Il lavoro privato di cura aiuto alla persona di carattere non infermieristico, nei casi di forte compromissione dei livelli di autonomia nel compiere gli atti della vita quotidiana. L’assistente familiare viene utilizzata per Accanto alle forme assistenziali pubbliche sopra citate, gran parte dell’assistenza prestata ad an- sorveglianza, alimentazione, attività domestiche, ma anche per tutti quei processi necessari ad ziani non autosufficienti in Liguria, e complessivamente in tutto il Paese, proviene dalla famiglia, assicurare presenza e rassicurazione per i familiari (conviventi e non). come aiuto informale. Negli ultimi decenni, a causa della diminuita disponibilità delle cure in- Tra le assistenti familiari si registra una presenza ridotta, ma in lenta e continua crescita, di ita- formali che si associa alla trasformazione delle strutture familiari, si è maggiormente evidenziata la presenza di “assistenti familiari”. Si tratta delle cosiddette “badanti”, quasi sempre donne im- liane. La maggior parte sono tuttavia straniere, di cui il 43% è irregolarmente presente nel nostro migrate, assunte con compiti di assistenza e di cura (caregiver) a favore delle persone anziane. paese e spesso coabita con l’anziano; mentre in un quarto dei casi, pur avendo un permesso di Attualmente, l’intervento pubblico si limita a rispondere alle sole situazioni di maggiore fragilità. soggiorno, lavora senza una contratto (Pasquinelli, Rusmini, 2008). Va sottolineato che negli ultimi anni con l’incremento dell’occupazione femminile, la contrazione La problematica delle assistenti familiari può essere rappresentata come l’incrocio tra due feno- delle famiglie estese e la posticipazione in atto dell’età di pensionamento, si assiste all’aumento meni: da una parte l’aumento della popolazione anziana, a cui è collegato lo scarso sviluppo dei della solitudine in età anziana, con il radicamento di modelli identitari centrati, più sull’autorea- servizi domiciliari pubblici, dall’altra l’incremento dei flussi migratori, in particolare quelli fem- lizzazione che sul senso di appartenenza (Facchini, 2010). minili. Si tratta quindi dell’incontro tra i bisogni di due soggetti deboli: gli anziani, generalmente Questo fa si che il lavoro privato di cura diventi oggetto di attenzione, non solo sul piano della non autosufficienti, e le donne immigrate, spesso in condizione di clandestinità, con l’obiettivo di regolarizzazione dei processi di immigrazione o degli aspetti assicurativi collegati all’emersione guadagnare il più possibile da mandare al proprio Paese di origine, anche a costo di accettare una del lavoro sommerso, ma anche in termini di mercato dell’occupazione e di “risorsa” che può condizione di lavoro sommerso e segregato (Mazzoli, 2005). essere utilizzata dalla sfera pubblica. Le amministrazioni locali attuano azioni di sostegno finalizzate a valorizzare e qualificare il lavo- La possibilità di sviluppare l’attività di assistenza a domicilio nell’aerea grigia del lavoro som- ro di cura richiedendo profili di qualità e di competenza a tutela di chi assiste e di chi viene assi- merso rappresenta un tassello fondamentale per garantire l’accessibilità di questi servizi privati stito. In diverse regioni, tra cui la Liguria, sono stati attivati percorsi formativi atti a riconoscere ad ampie fasce di popolazione, che vedrebbero un contratto regolare di lavoro, con gli oneri pre- la figura professionale dell’ assistente familiare, tuttavia la brevità dei corsi e il riconoscimento videnziali previsti, come eccessivamente oneroso (Da Roit, 2010). di crediti formativi per l’accesso successivo a qualifiche quali ADEST e OSS sono differenziati In proposito si ricordano le azioni finalizzate a facilitare la regolarizzazione del lavoro privato di tra le regioni e non sono sufficienti a garantire una frequenza significativa, e quindi un’effettiva cura, poste in essere con “assegni di cura”, tramite altri benefici collegati ai Fondi Regionali per qualificazione del mercato privato della cura (Rusmini, 2005). la Non Autosufficienza o altre forme progettuali come il programma “Si Cura” 1 posto in essere da Per qualificare il mercato privato di cura si dovrà provvedere ad un sistema di regolazione ar- Comune e Provincia di Genova. Tali azioni vanno peraltro a beneficio di un numero di famiglie ticolato che tenga conto della contrattualità del rapporto di lavoro, del ruolo attivo di accompa- ancora insufficiente. gnamento da parte delle amministrazioni locali (Comuni e Province) nel’agevolare l’incontro tra domanda e offerta (attraverso un albo, o apposite “liste” di assistenti qualificate) e di un “sistema Ruoli e profilo dell’assistente familiare di supervisione” e monitoraggio del rapporto di lavoro. In Italia il 6,6% degli ultrasessantacinquenni beneficia del lavoro di una assistente familiare, più L’attuale lavoro di cura dell’assistente familiare, come dimostrano i dati sulla popolazione e come frequentemente nota con il nome di “badante”. Tale percentuale aumenta nelle regioni del Nord, si rileva dall’ epidemiologia dei grandi anziani (malattie psico-organiche, gravi disabilità e de- in cui il rapporto diventa di circa uno su dieci. Ne consegue quindi che si tratta della forma più menze), richiede personale di assistenza maggiormente preparato rispetto al passato. diffusa di assistenza, dopo quella fornita dai familiari. Secondo recenti stime in Italia lavorano Lo stesso concetto di fragilità, riferito alla popolazione anziana, ha il significato di un decadi- 774 mila assistenti familiari, di cui 700 mila straniere (Pasquinelli, Rusmini, 2008). mento/peggioramento delle condizioni fisico-biologiche della persona assistita, tali da favorire Il ricorso alle assistenti familiari risponde nella maggior parte dei casi, al bisogno di cure tutelari: “eventi avversi” che richiedono all’assistente familiare, professionalità, prontezza e capacità di riposte immediate coinvolgendo responsabilmente operatori sanitari esperti: dal ricorso al pronto 1 Il progetto “Si Cura” è stato formulato dalla Provincia e dal Comune di Genova insieme alle organizzazioni sindacali confederali e dei pen- soccorso, al medico, etc. (Trabucchi, Bianchetti 2010). sionati e il Forum del terzo settore. Obiettivo è stato quello di dare un supporto, anche di natura economica, per l’organizzazione delle cure presso il domicilio. Le domande di incentivo sono state raccolte dal 1 maggio 2009 al 31 agosto 2010 (www.comunedigenova.it). A conclusione Proprio dalla condizione di fragilità dovranno partire attività formative per l’assistente familiare, del Progetto, risultano conclusi 6 corsi per Assistenti famigliari riservati a lavoratori di “Si Cura” e 41 di loro hanno portato a termine il finalizzate a rafforzare e sviluppare nuove forme di assistenza, basate sulla valorizzazione delle percorso con esito positivo. Le famiglie che hanno usufruito dei benefici del progetto sono state invece 281 (dati fornito dall’Ufficio Sviluppo Occupazione e Pari Opportunità della Provincia di Genova). identità, qualità personali e delle competenza di chi opera nel mercato privato di cura. 12 13
Misure erogate dal Comune di Genova Il 46% delle istanze sono state ammesse al beneficio, il 43% rifiutate per carenza di gravità, a favore degli anziani non autosufficienti nell’11% dei casi non è stato possibile erogare la misura per decesso, ricovero, rinuncia o nell’anno 2009 trasferimento. Il capitolo prende in considerazione i dati del sistema regionale per la gestione del Fondo per la Non Autosufficienza relativi all’area genovese, mentre nell’ultimo paragrafo vengono riportati dati di sintesi derivati dal collegamento dei dati del Fondo con i dati individuali forniti dal Comune di Genova per l’assistenza domiciliare. Fondo Regionale per la Non Autosufficienza erogato nell’area genovese Nel 2009 i residenti anziani nel Comune di Genova erano 164.134. Nello stesso periodo sono state presentate da parte degli anziani 1.131 domande per ottenere il Fondo Regionale della Non Autosufficienza (6,8 per mille degli anziani), concesso a 516 anziani (46% delle istanze). È da evidenziare che i criteri di accesso al beneficio (DGR 219/2008) prevedono una partico- lare condizione di gravità che risulta esistente in circa la metà degli anziani con indennità di accompagnamento. Oltre la gravità, è condizione di accesso l’ISEE inferiore a 20.000 euro. Inoltre nel 2009 ai 516 anziani, di cui sono state accolte le domande presentate, vanno aggiunti 1.389 anziani con istanze relative ad anni precedenti, i quali hanno continuato a beneficiare Beneficiari della misura della misura.I beneficiari anziani del FRNA nel 2009 nel Comune di Genova sono stati pertan- to complessivamente 1.905. Sono in numero maggiore i beneficiari anziani del Distretto 11 (30%), Distretto 12 (23%) e Distretto 9 (22%) che rispecchia il valore ordinale della popolazione distrettuale Distretto 11 (24%), Distretto 12 (22%), Distretto 9 (20%). Numero istanze per il FRNA nel 2009 nel Comune di Genova 1.131 Anziani con istanza nel 2009 che hanno beneficiato della misura 516 Beneficiari anziani della misura nel 2009 con domande presentate anteriormente al 2009 1.389 Totale beneficiari anziani nel 2009 1.905 Istanze anno 2009 Il 72% dei richiedenti supera gli 80 anni, il 20% ne ha più di 90. In relazione all’età degli anziani beneficiari del Fondo, si riscontra una percentuale di accesso per classe di età superiore nelle classi di popolazione più “vecchie”. Ogni cento ultra centenari, circa 3 accedono al Fondo della Non Autosufficienza, rispetto ad un accesso del tre per mille su tutta la popolazione ultrasessantacinquenne. 14 15
anziani anziani anziani anziani anziani anziani anziani oltre Totale 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 100 popolazione anziana Popolazione 40.543 38.771 34.895 26.553 15.988 5.339 1.793 252 164134 FRNA beneficiari 23 40 72 134 142 61 37 7 516 2009 FRNA beneficiari su 0,06 0,1 0,2 0,5 0,9 1,1 2,1 2,8 0,3 100 abitanti Per quanto riguarda la tipologia di assistenza prevale l’assistenza da parte della famiglia (71%). In relazione al reddito, il 55% dei beneficiari anziani hanno una situazione economica ISEE inferiore a 10.000 euro. In tale situazione risultano in percentuale maggiore, rispetto alle istan- ze presentate, nei distretti n. 11 Genova Centro (62%), n. 8 Genova Ponente (60%) e n. 13 Considerando i profili di non autosufficienza adottati nel progetto nazionale SINA (derivati Genova Levante (59%). dallo studio effettuato dalla Regione Veneto con la valutazione degli assi funzionali) risultano prevalenti i casi di anziani dipendenti con problemi comportamentali (30%), confusi con de- ambulazione assistita (20%), confusi totalmente dipendenti (16%), come risulta dalla seguente tabella. 16 17
Beneficiari nel 2009 con istanze in anni precedenti assistenziale (interventi di assistenza domiciliare fatti da cooperative al momento delle dimis- sioni ospedaliere). Rispetto al numero di beneficiari complessivi della misura nell’anno 2009, si nota che il mag- giore numero di beneficiari si riferisce a istanze 2007 (746), anno sperimentale della misura con criteri di accesso meno restrittivi rispetto alla “messa a regime” di marzo 2008. Assegni per l’assistenza domiciliare Sono inoltre stati erogati 1.135 assegni per l’assistenza suddivisi in: assegni di cura (40), asse- gni continuativi (754) e assegni straordinari (341). Rispetto alla motivazione di cessazione del beneficio, il numero maggiore di cessazioni si riferisce a decessi (421) di cui il 76% (319) relative a istanze 2007. Collegamento tra benefici economici del Fondo Regionale per la Non Au- tosufficienza e misure erogate dal Comune di Genova Nella tabella seguente rappresenta il numero di anziani con più benefici: dei 516 beneficiari del Fondo per la Non Autosufficienza, 117 anziani hanno ricevuto anche assistenza domiciliare da parte del Comune e 44 hanno ottenuto assegni per l’assistenza. Servizi di assistenza domiciliare erogati ai cittadini genovesi dal Comune di Genova nel 2009 2009 anziani ADI ASSEGNI FRNA Assistenza domiciliare ADI 786 234 117 1.137 ASSEGNI 234 857 44 1135 Dai dati individuali pervenuti dal Comune di Genova, risultano complessivamente 1.137 an- FRNA 117 44 355 516 ziani a cui è stata fornita assistenza domiciliare nel 2009 con personale dipendente dal Comune 1.137 1.135 516 2.788 (AD), con personale in convenzione con cooperative (ADA), con affido anziani o in continuità 18 19
BIBLIOGRAFIA Aspetti demografici 1. Buiatti E., Ferrucci F. et Al. (2001), Dall’epidemiologia alle decisioni: un modello di della condizione anziani a Genova studio per la programmazione dei servizi per gli anziani, in “Tendenze nuove”, n. 4, pp. Paolo Arvati Esperto in statistica già Direttore Ufficio Statistico Comune di Genova 313-340. 2. Da Roit B. (2009), Le badanti: stato dell’arte e problemi aperti, in Da Roit B., Facchini A Genova il processo d’invecchiamento si manifesta precocemente, specie per la componente C. (a cura di), Anziani e badanti. Le differenti condizioni di chi è accudito e di chi accu- femminile della popolazione. Già al censimento del 1951 le persone di 65 anni e oltre rappresentano disce, Milano, FrancoAngeli. il 10,0% della popolazione. 3. Facchini C. (2009), Gli anziani accuditi: caratteristiche socio-familiari, condizioni di Nel 1961 la percentuale sale al 12,2 e nel 1971 al 14,6. L’accelerazione del fenomeno interviene salute e necessità assistenziali, in Da Roit B., Facchini C. (a cura di), Anziani e badanti. negli anni ’70, in coincidenza con il forte processo di denatalità che proprio in quegli anni Le differenti condizioni di chi è accudito e di chi accudisce, Milano, FrancoAngeli interessa Genova. 4. Gori C., Lamura G. (2009), Lo scenario complessivo, in Network non autosufficienza Al censimento del 1981 l’incidenza degli ultrasessantacinquenni balza al 17,9%. Dieci anni (a cura di), L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia. Rapporto 2009, San- dopo, al censimento del 1991, gli anziani sono ormai oltre un quinto della popolazione (21,2%) tarcangelo di Romagna, Maggioli Editore, pp.17-34. e all’ultimo censimento del 2001 rappresentano oltre un quarto (25,6%) dei residenti. All’interno 5. ISTAT (1986), Sommario di statistiche storiche 1926-1985, Roma, Istat. della popolazione femminile le percentuali di anziane sono costantemente superiori: 10,7 nel 1951, 13,7 nel 1961, 16,8 nel 1971, 21,0 nel 1981, 24,8 nel 1991, addirittura 29,2 nel 2001. 6. ISTAT (2008), L’assistenza residenziale e socio-assistenziale in Italia - anno 2005, È persino superfluo sottolineare che all’allargamento della presenza anziana corrisponde nel Roma, Istat. tempo un assottigliamento della componente infantile e giovanile: nel 1951 i residenti con meno 7. ISTAT (2009), Struttura per età della popolazione al 1° gennaio - anni 2006-2009 (va- di 25 anni rappresentano il 30,8% della popolazione, nel 2001 si riducono al 18,3. In valori lori percentuali), Roma, Istat. assoluti si passa da 211.710 unità a 111.657. Viceversa gli ultrasessantacinquenni crescono da 8. Lucchetti M., Chiatti C., Principi A. (2009), Longevità e invecchiamento: un processo 68.799 unità nel 1951 a 156.051 nel 2001. diffuso e complessivamente positivo, in Ageing Society (a cura di), Condizioni e pensie- ri degli anziani. Rapporto nazionale 2009, IRCCS INRC, Ageing Society - Osservato- Tabella 1. Genova: incidenza popolazione anziana e indice di vecchiaia ai censimenti rio Terza Età, pp. 57-128. anni % persone 65 anni e oltre indice vecchiaia 9. Mazzoli G. (2005), Le badanti: dispositivo stabilizzatore e rilevatore di tensioni, Dos- 1951 10,0 61,7 sier di ricerca scaricabile dal sito Qualificare.info (area download) 1961 12,2 80,7 10. Pasquinelli S., Rusmini G. (2008), Badanti: la nuova generazione. Caratteristiche del 1971 14,6 78,6 lavoro privato di cura, Istituto per la Ricerca Sociale, Dossier di ricerca scaricabile dal 1981 17,9 116,8 sito Qualificare.info (area download). 1991 21,2 206,4 11. Rusmini G. (2005), Formare le assistenti familiari: un’analisi comparata, Dossier di 2001 25,6 245,1 ricerca scaricabile dal sito Qualificare.info (area download). 12. Trabucchi M., Bianchetti A. (2010), Alzheimer, Bologna, Il Mulino. Il fenomeno nel suo andamento storico può essere utilmente osservato confrontando l’indice di vecchiaia (numero anziani di 65 anni e oltre ogni 100 bambini e ragazzi con meno di 15 anni) delle 14 città metropolitane italiane. Genova già nel 1951 ha un indice di vecchiaia (61,7) tra i più alti a livello nazionale: è superata solo da Firenze (65,0), Trieste (65,0) e Torino (64,3). Nel 1961 Trieste ha già un indice superiore a 100 (104,6). Seguono Firenze (86,7), Genova (80,7) e Bologna (77,8). Milano e Torino registrano valori superiori a 60, mentre tutte le città del Centro Sud restano al di sotto di 40, fino al valore 20 21
minimo di Bari (17,2). Nel 1971 si confermano città più anziane Trieste (111,5), Firenze (89,3), Tabella 2. Genova: indice di vecchiaia 2001 e 2009 per Municipio Genova (78,6) e Bologna (76,5). Milano (60,7), Torino (52,2) e Venezia (50,2) mantengono una Indice di vecchiaia posizione intermedia tra le città più anziane e le metropoli del Centro Sud, tutte con indici inferio- Municipio 2001 2009 ri a 40. il valore più basso si registra a Cagliari (25,0). I Centro Est 222,9 208,6 Nel 1981 le quattro città più anziane registrano tutte indici superiori a 100 (Trieste: 163,0; Bolo- II Centro Ovest 257,5 223,1 gna: 132,9; Firenze: 121,0; Genova: 116,8). Bari, Cagliari, Napoli e Palermo restano al di sotto III Bassa Val Bisagno 268,5 266,4 del 40%. IV Media Val Bisagno 224,6 234,9 Nel 1991 si registra un forte aumento dell’indice in tutte le città metropolitane. I valori più elevati V Val Polcevera 227,2 204,0 superano 200 (Bologna: 280,1; Trieste: 261,9; Firenze: 221,5; Genova: 206,4). Milano, Torino, VI Medio Ponente 241,8 235,8 Venezia e Roma superano il 100%, mentre le metropoli del Sud superano tutte il 50%. Il valore VII Ponente 238,6 247,0 più basso si registra a Palermo (54,0%). VIII Medio Levante 270,4 265,4 Nel 2001 infine solo Palermo (84,1) e Napoli (91,1) hanno tra i residenti più bambini e ragazzi IX Levante 259,5 251,8 che anziani. Tutte le grandi città del Nord hanno indici di vecchiaia superiori a 200. Genova con Porto 0,0 12,5 245,1 ancora una volta si colloca alle spalle di Firenze (249,3), Trieste (258,3) e Bologna (281,9). TOTALE 245,1 262,2 Il capoluogo ligure si conferma tra le città più anziane d’Italia, anche se non la più anziana. Nonostante l’arresto dell’indice di vecchiaia e uno scenario demografico cittadino nettamente Se si esamina l’evoluzione demografica più recente di Genova, si notano almeno tre novità posi- migliorato rispetto a quello di dieci anni prima, un altro indice segnala un netto peggioramento. tive, tutte legate alla forte immigrazione straniera intervenuta tra il 2001 e il 2009: Si tratta dell’indice di “dipendenza strutturale” degli anziani che mette in rapporto le persone di 65 anni e oltre con le persone in età attiva (dai 15 ai 64 anni). Nel 2001 si contavano a Genova 1. Il calo demografico della Città si è sostanzialmente arrestato. Tra il 2001 e il 2009 la 40 ultrasessantacinquenni ogni 100 persone in età attiva. Alla fine del 2009 se ne contano 43,5. popolazione è diminuita di sole 485 unità (da 610.307 a 609.822). Nel decennio pre- La popolazione in età attiva infatti è diminuita (-3,6%), nonostante l’apporto dell’immigrazione, cedente, tra il 1991 e il 1999, il calo era stato di 42.667 unità (da 678.771 a 636.104). mentre la popolazione anziana di 65 anni e oltre è significativamente aumentata (+5,0%). So- Senza immigrazione straniera oggi Genova conterebbe poco più di 564 mila abitanti e prattutto è aumentata la fascia più anziana degli ultraottantenni che oggi rappresentano l’8,4% il calo dalla data dell’ultimo censimento del 2001 sarebbe di oltre 46 mila. dell’intera popolazione di Genova. 2. La natalità è in ripresa: sempre tra 2001 e 2009 la media annua dei nati è salita a 4.618 contro i 4.351 del decennio precedente. Il tasso di natalità è cresciuto dal 6,7 del 1999 Tabella 3. Popolazione per classe decennale di età al Censimento 2001 e al 31/12/2009 al 7,8 per 1.000 abitanti del 2009. L’aumentata natalità non è solo il frutto del pur im- Variazione 2001-2009 portante apporto delle donne straniere, ma anche del “recupero” delle donne italiane. Classe di età Censimento 2001 31/12/2009 ass. % 3. Il processo d’invecchiamento si è arrestato: l’arrivo di popolazione giovane e la ripre- 0-9 42.021 46.315 4.294 10,2 sa della natalità hanno rallentato l’invecchiamento. L’indice è sceso da 245,1 del 2001 10-19 43.528 47.236 3.708 8,5 a 236,2 del 2009. Le flessioni maggiori si registrano nelle realtà in cui è maggiore la 20-29 64.981 51.426 -13.555 -20,9 presenza straniera: Centro Est (da 222,9 a 208,6); Centro Ovest (da 257,5 a 223,1); 30-39 91.368 80.591 -10.777 -11,8 40-49 81.478 96.517 15.039 18,5 Valpolcevera (da 227,2 a 204,0). 50-59 85.029 81.221 -3.808 -4,5 60-69 87.128 81.398 -5.730 -6,6 70-79 74.533 73.832 -701 -0,9 80-89 33.455 44.049 10.594 31,7 90-99 6.670 6.985 315 4,7 100 e più 116 252 136 117,2 TOTALE 610.307 609.822 -485 -0,1 22 23
È utile esaminare la distribuzione della popolazione nel 2001 e nel 2009 per classe decennale di Tabella 4. Abitazioni occupate da una persona anziana sola per classe di età al 31/12/2000 e al 31/12/2009 età. Emergono con nettezza i seguenti fenomeni: Classe di età 31/12/2000 31/12/2009 Variazione 2000-2009 • le prime due classi (da 0 a 9 anni e da 10 a 19) registrano un significativo aumento (+10,2% la prima e + 8,5 la seconda) per effetto dell’aumentata natalità e dell’immi- maschi femmine Tot. maschi femmine Tot. ass. % grazione; 65-74 4.843 14.198 19.041 5.444 12.346 17.790 -1.251 -6,6 75-84 3.564 16.058 19.622 4.812 17.508 22.320 2.698 13,8 • diminuiscono bruscamente i ventenni (-20,9%) e i trentenni (-11,8): sono le genera- 85 e più 1.485 7.521 9.006 1.949 9.308 11.257 2.251 25,0 zioni nate negli anni ’70 e ’80, ventennio in cui la natalità è crollata da 10.000 bambini TOTALE 9.892 37.777 47.669 12.205 39.162 51.367 3.698 7,8 circa nati nei primi anni ’70 ai 4.400 circa del 1990. La diminuzione sarebbe stata ancora più grave senza gli stranieri che oggi a Genova rappresentano quasi il 15% dei Tabella 5. Incidenza % dei soli al 31/12/2000 ventenni e dei trentenni (contro il 7,5% complessivo della popolazione). Senza immi- grazione si sarebbe verificato un autentico crollo delle classi di età giovanili: i ventenni 31/12/2000 si sarebbero ridotti del 33% circa, i trentenni del 24%; Classe maschi femmine Totale • aumentano significativamente i quarantenni (+18,5%): si tratta della generazione del di età baby boom, degli anni ’60 di alta natalità; Totale di cui soli incidenza % soli Totale di cui sole incidenza % sole Totale di cui soli incidenza % soli • Se si passa alle coorti più anziane, si può notare il forte incremento (+31,7%) degli 65-74 36.402 4.843 13,3 47.232 14.198 30,1 83.634 19.041 22,8 ottantenni e, particolare curioso, addirittura il raddoppio (+117,2%) dei centenari. 75-84 19.383 3.564 18,4 33.723 16.058 47,6 53.106 19.622 36,9 Il numero degli anziani a Genova è destinato a crescere ancora. Entro i prossimi dieci anni, cioè 85 e più 5.454 1.485 27,2 15.547 7.521 48,4 21.001 9.006 42,9 entro il 2019, entreranno tra gli ultrasessantacinquenni i nati tra il 1945 e il 1954 e tra gli ultra- TOTALE 61.239 9.892 16,2 96.502 37.777 39,1 157.741 47.669 30,2 settantacinquenni i nati tra il 1935 e il 1944: si tratta di generazioni abbastanza numerose, specie quelle nate tra il 1937 e il 1940 e tra il 1946 e il 1950. Entro il 2029 poi entreranno tra gli ultrases- Tabella 5 bis. Incidenza % dei soli al 31/12/2009 santacinquenni i numerosi figli del baby boom, nati tra il 1955 e il 1964. 31/12/2000 L’aspetto più rilevante e problematico della condizione anziana è la solitudine. Al 31.12.2009 a Ge- nova vivono da soli 51.367 ultrasessantacinquenni, quasi un terzo (31,3%) del totale degli anziani. Classe di età maschi femmine Totale Sono in grande maggioranza donne (39.162, pari al 76,2% dei soli). Totale di cui soli incidenza Totale di cui sole incidenza Totale di cui soli incidenza La condizione di solitudine si accentua con il passare degli anni: interessa infatti il 22,7% delle % soli % sole % soli persone dai 65 ai 74 anni (il 28,4 delle donne), cresce al 36,3% (il 46,6 delle donne) degli anziani 65-74 34.945 5.444 15,6 43.458 12.346 28,4 78.403 17.790 22,7 tra i 75 e gli 84 anni, balza al 46,9% (il 54,2 delle donne) degli ultraottantacinquenni. 75-84 23.941 4.812 20,1 37.574 17.508 46,6 61.515 22.320 36,3 La solitudine è infine un fenomeno in continua crescita: dieci anni fa, al 31.12.2000 gli anziani che 85 e più 6.808 1.949 28,6 17.186 9.308 54,2 23.994 11.257 46,9 vivevano da soli erano 47.669. L’incremento tra il 2000 e il 2009 è stato del 7,8%, con una partico- TOTALE 65.694 12.205 18,6 98.218 39.162 39,9 163.912 51.367 31,3 lare accentuazione per i maschi (+23,4%), rispetto alle donne (+3,7). 24 25
PARTE SECONDA Indagine sul fenomeno delle assistenti familiari nel Comune di Genova A cura di Sergio Pasquinelli con la collaborazione di Cristina Piaser e Giselda Rusmini (Istituto per la Ricerca Sociale di Milano). 26 27
Introduzione SINTESI DELLE PRINCIPALI EVIDENZE Scopo dell’indagine è stato quello di esplorare le specificità del lavoro privato di cura a Genova e di verificare la propensione delle assistenti familiari a qualificarsi e a collegarsi con la rete dei LE ASSISTENTI FAMILIARI A GENOVA servizi. Tredicimila. Secondo le nostre stime, a Genova operano 13.200 assistenti familiari, corrispondenti La base conoscitiva è data da interviste realizzate attraverso un questionario semi-strutturato a a circa 15 ogni 100 anziani ultra 75enni. Nove su dieci sono straniere e, tra queste, un terzo non 269 assistenti familiari: un campione significativo in ordine alle diverse configurazioni del lavoro ha il permesso di soggiorno. privato di cura, cui si sono affiancate dieci interviste a testimoni privilegiati. I dati raccolti sono messi costantemente a confronto con un database di 620 interviste analoghe, Provenienza. Le assistenti familiari straniere provengono soprattutto dal Sud America (74%), in raccolte a partire dal 2004 in varie zone dell’Italia centro-settentrionale e analizzate nel sito particolare Ecuador e Perù: le ecuadoriane sono più della metà delle assistenti familiari a Genova. www.qualificare.info. Le europee dell’Est sono una su dieci, soprattutto ucraine, sono più anziane, 49 anni in media Tra le diverse variabili usate per spiegare i risultati raggiunti, tre si sono rivelate particolarmente contro 42 della media generale, e convivono di più. Colpisce l’assenza pressoché totale delle discriminanti: la nazionalità di appartenenza, il fatto di lavorare a ore o in co-residenza e il romene. periodo di arrivo in Italia. Flussi migratori. Sembra rallentato quello dal Sud America: le assistenti di più recente arrivo Criteri che disegnano differenze importanti nel capoluogo ligure, su cui questo rapporto si giungono in proporzione di più dall’Est Europa e dai paesi asiatici. Complessivamente, i flussi sofferma ripetutamente. di nuove assistenti familiari stanno diminuendo: meno di una su quattro è arrivata negli ultimi cinque anni in Italia. Il vero boom c’è stato nella prima metà degli anni Duemila, metà delle attuali assistenti familiari è arrivata allora. Con la famiglia. Due terzi delle assistenti familiari straniere vivono con la propria famiglia, o almeno parti di essa. In Italia il dato medio si ferma a poco più di un terzo. La realtà genovese è sempre più quella di un insediamento stabile. Tuttavia, nei progetti migratori la stabilizzazione a lungo termine fatica a dichiararsi: sono ancora numerose le assistenti che vogliono ritornare al paese di origine. Le nuove assistenti familiari. Quelle arrivate negli ultimi tre-quattro anni sono un po’ più giovani (38 anni, contro una media di 42), aumenta il peso dell’Europa dell’Est, vivono di più in regime di co-residenza, intendono questo lavoro in modo più transitorio, o almeno sono più intenzionate a cambiare in un futuro anche se non vicino. Co-residenza e lavoro a ore. Il numero di assistenti familiari che abitano nella stessa casa della persona assistita è contenuto: solo una su tre contro i due terzi della media nazionale. E infatti risulta via via scoperta una domanda di co-residenza da parte delle famiglie. La maggior parte di chi convive preferirebbe smettere di farlo e passare a un lavoro e a ore. Soddisfatte, di cosa? Più della metà delle assistenti familiari dichiarano di avere scelto questo lavoro perché piace, ma poco più del 7% lo ritiene ben pagato. In altri contesti italiani è il contrario: è un lavoro che piace meno, ma sulla paga si è più soddisfatti. Più di metà delle assistenti familiari vorrebbe ridurre l’orario di lavoro o passare a un altro mestiere: infermiere, colf, commessa etc.. 28 29
La propensione alla regolarizzazione lavorativa un familiare o da un’altra assistente, in un caso su quattro da nessuno. Situazioni di “emergenza” relative all’assistito sono state riscontrate da 4 assistenti su 10 e sono Un sommerso persistente. Secondo nostre stime sono solo poco più di un terzo, il 38-40 %, le state prevalentemente risolte chiamando il servizio pubblico (118). assistenti familiari che lavorano con un contratto di lavoro. La sanatoria 2009 ha inciso poco: i contratti firmati a luglio 2010 in tutta la provincia di Genova erano tremila (badanti + colf) secondo 2. Quattro assistenti familiari su dieci sono disponibili a lavorare per un “Centro di dati del Ministero dell’Interno. Tra coloro che hanno un contratto, una su due ha affermato che le servizi” che coordini l’assistenza alle famiglie, a patto di non ridurre la retribuzione; ore di lavoro dichiarate sono comunque meno di quelle effettive. il 31% anche riducendo la retribuzione, in cambio della continuità lavorativa/orario Fra coloro che invece sono privi di un contratto, la maggior parte imputa questa assenza alla regolare di lavoro; il 17% a patto di non ridurre la retribuzione, ma riducendo le ore di indisponibilità del datore di lavoro ad assumere, mentre le altre affermano di essere interessate lavoro. loro stesse a stare nel nero. 3. La disponibilità alla formazione è leggermente maggiore rispetto ad altri contesti, ma Diritti. Si segnala anche un limitato riconoscimento dei diritti contrattuali: il 42% delle assistenti permane lo scoglio dei costi (o meglio del mancato guadagno) che essa implica. non può usufruire di permessi orari pagati, il 36% non è pagata durante i giorni di malattia, il 28% 4. Tutoring. “Sarebbe disposta ad essere affiancata da una operatrice del servizio non gode dei giorni di ferie retribuiti. pubblico di assistenza degli anziani (“formazione in situazione”/tutoraggio) per La propensione alla qualificazione migliorare il suo lavoro?” Hanno risposto positivamente una larga maggioranza, il 69 %, delle assistenti familiari, soprattutto le sudamericane e chi lavora a ore. Non autosufficienti. Nella metà dei casi il lavoro di cura è prestato a favore di persone che hanno una pesante necessità d’assistenza: il 29% degli anziani/disabili assistiti è allettato (12% in Italia), 5. L’incontro domanda/offerta costituisce oggi una funzione gestita in modo informale, il 38% ha problemi di tipo cognitivo, il 69% non riesce a lavarsi da solo. spesso dentro le reti (chiuse) dei diversi gruppi etnici. Molti testimoni auspicano la creazione di un Albo delle assistenti qualificate, che offra garanzie in merito Formazione. La maggior parte delle assistenti familiari straniere ha seguito un corso di formazione alle referenze delle operatrici e alla loro competenza, e di Sportelli dedicati, in per assistenti familiari (il 52%), per Ausiliario socio-assistenziale (7%) o per infermiere di base collegamento con i servizi già esistenti. Servizi che non si dovrebbero limitare alla (13%). Quante sono interessate a formarsi (ancora)? Metà lo sono solo per corsi di tipo gratuito, pura intermediazione, ma che possano accompagnare le persone, offrendosi come mentre un quarto lo sono anche se dovessero contribuire ai costi. Gli aspetti su cui ci si sente riferimenti affidabili. maggiormente impreparati e sui cui si è più interessati a formarsi sono, in ordine: ASSISTENTI FAMILIARI REGOLARI E IRREGOLARI: QUANTE SONO? • contenuti sanitari/infermieristici/di primo soccorso; Non è semplice calcolare quante sono le assistenti familiari presenti oggi nel nostro Paese. Intanto • capacità relazionali (psicologia, comunicazione); perché una parte consistente è impiegata senza un contratto di lavoro: la presenza di una larga quota di lavoro sommerso pone pertanto la necessità di aggiungere al numero dei contratti di • assistenza all’anziano: movimentazione, igiene personale etc.. lavoro in essere una stima del lavoro nero. Poi perché la parte regolarmente occupata è inclusa Direzioni di intervento nella categoria più ampia dei lavoratori domestici, cioè le colf, e i dati ufficiali non permettono di distinguere tra le due figure. Non esiste infatti un contratto di lavoro specifico per le assistenti Il mercato privato della cura a Genova si caratterizza per un limitato livello di regolarità dal punto familiari. Per la loro regolare assunzione viene utilizzato il contratto dei collaboratori domestici di vista contrattuale e una moderata preparazione specifica, a fronte di problemi di salute degli (colf, appunto). Ne consegue che i dati dell’Inps sui lavoratori del settore domestico non assistiti che richiederebbero cure qualificate. distinguono tra colf e assistenti familiari. Esiste una moderata propensione a collegarsi al sistema dei servizi, con alcuni “se e ma”: La stima che proponiamo unisce fonti ufficiali e fonti informali. Si basa su un calcolo che utilizza prevalentemente legati agli aspetti retributivi, alla continuità e alle tutele lavorative. Tale i dati Inps relativi ai lavoratori domestici, i dati sugli ingressi di cittadini non comunitari attraverso propensione risulta maggiore nel caso delle italiane, delle sudamericane (per formazione e le quote flussi e la recente regolarizzazione2 , nonché la testimonianza di molti interlocutori - nei tutoraggio) e di chi lavora a ore. In sintesi questi i principali elementi raccolti: 1. Assenze/emergenze: un’assistente familiare su tre dichiara di essersi assentata 2 Per un bilancio della sanatoria: S. PASQUINELLI, G. RUSMINI, La regolarizzazione delle badanti, in NETWORK NON AUTOSUFFICIEN- dal lavoro per motivi imprevisti nell’ultimo anno e di essere stata sostituita da ZA (a cura di), L’assistenza agli anziani non autosufficienti. Secondo Rapporto, Rimini, Maggioli, 2010. 30 31
centri di ascolto parrocchiali, nei sindacati, nelle associazioni, nel volontariato, nelle cooperative termine della procedura di “sanatoria” avviata a settembre 2009. Per fare ciò abbiamo sociali, nei servizi impegnati nell’orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo - applicato al numero di domande di regolarizzazione per colf e badanti presentate dalle che ci hanno aiutato a mettere a fuoco le dimensioni dell’irregolarità. Sia dal punto di vista della famiglie liguri (6.729) la quota di domande riguardanti solo le assistenti familiari, presenza nel paese (mancanza del permesso di soggiorno), sia dal punto di vista contrattuale3. rilevata a livello nazionale (cioè il 38% del totale) e quelle che al termine della Il risultato finale ci dice che in Italia operano complessivamente 754.000 assistenti familiari procedura saranno presumibilmente accettate (circa l’85%). straniere, cui si aggiunge circa il 10% di assistenti italiane, in lenta ma continua crescita in questi 3. Abbiamo successivamente ricalcolato la quota di assistenti irregolari, senza contratto e anni. Le lavoratrici straniere sono distinguibili in tre segmenti diversi. Circa un quarto lavora e con contratto a livello regionale, applicando poi tali percentuali al Comune di Genova, risiede irregolarmente in Italia (193.000 lavoratrici): si tratta di donne extracomunitarie prive di ricavando anche per questo territorio una stima del numero di assistenti familiari un contratto di lavoro e del permesso di soggiorno. Un ulteriore 28%, pur risiedendo in maniera operanti a seguito della regolarizzazione.5 regolare, lavora senza contratto (214.000 lavoratrici): sono le assistenti provenienti dai paesi comunitari4 oppure le extracomunitarie che dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno lavorano Il risultato del procedimento di stima ci dice che in Liguria opererebbero oltre 29.000 assistenti senza contratto per massimizzare i propri guadagni. Infine, vi sono le lavoratrici che operano in familiari straniere, di cui quasi dodicimila nella sola città di Genova. Seppur assumibile con cautela regola, sia dal punto di vista contrattuale che residenziale, che rappresentano il 46% del totale poiché basata su dati parziali, questa stima offre una dimensione complessiva del fenomeno e (347.000 lavoratrici). Complessivamente, quindi, l’irregolarità contrattuale riguarda il 54% delle delle sue principali configurazioni. assistenti familiari operanti in Italia. Le assistenti in regola con il contratto di lavoro e i documenti di soggiorno risultano essere, Tabella 1. Stima delle assistenti familiari straniere in Italia, dopo la regolarizzazione 2009 secondo il procedimento di stima adottato, il 40 %, quelle regolarmente soggiornanti, ma senza contratto, ammonterebbero al 28 %, mentre le lavoratrici prive di un titolo valido per il soggiorno N. % e sprovviste di un contratto di lavoro sono una su tre. Irregolari 193.000 26 Tabella 2. Stima delle assistenti familiari straniere occupate in Liguria e nel Comune di Genova, dopo la regolarizzazione Senza contratto di lavoro 214.000 28 Regione Liguria Comune di Genova Con contratto di lavoro 347.000 46 N. % N. % Totale straniere 754.000 100 Irregolari 9.472 32 3.744 32 Fonte: stime Irs e Qualificare.info, 2010 Senza contratto di lavoro 8.288 28 3.276 28 Sulla base di questi dati abbiamo stimato il numero di assistenti familiari straniere operanti in Con contratto di lavoro 11.840 40 4.680 40 Liguria e nel Comune di Genova. In primo luogo, abbiamo ipotizzato il numero complessivo Totale straniere 29.600 100 11.700 100 di assistenti familiari straniere presenti sul territorio regionale e comunale applicando la Fonte: stime Irs e Qualificare.info, 2010 stessa incidenza di lavoratrici ogni 100 anziani ultra 75enni a livello nazionale, prima della regolarizzazione. E quindi: Le assistenti familiari straniere operanti “in nero” ammonterebbero così al 60%, secondo una 1. Al numero totale di assistenti familiari così calcolato abbiamo applicato la stima di stima prudenziale. Va comunque ricordato che anche nelle situazioni in cui è presente un contratto lavoratrici irregolari, senza contratto e con contratto stimate per l’Italia. di lavoro, sono frequenti le irregolarità legate alla dichiarazione di un numero di ore inferiore a quelle effettivamente lavorate. Questo aspetto è tra quelli analizzati nella ricerca. 2. Al numero di assistenti familiari con contratto, regolarmente residenti in Liguria, A questa stima vanno poi aggiunte le italiane. Benché in lieve crescita in questi anni, il loro abbiamo aggiunto una stima del numero di assistenti che saranno regolarizzate al numero rimane comunque piuttosto contenuto, stimiamo inferiore al 10%, per una presenza a Genova tra le 1.400 e 1.600. Il computo finale ci dà così una stima delle assistenti familiari, 3 Seguiamo procedimento di calcolo illustrato più approfonditamente in Pasquinelli S., Rusmini G. (2008), Badanti: la nuova generazione, Dossier di italiane e straniere, pari a 13.200 persone. Ricerca, in: www.qualificare.info area download. 4 I cittadini dei paesi comunitari godono della libertà di circolazione, ma se intendono soggiornare in Italia per un periodo superiore a 3 mesi, devono iscriversi all’anagrafe dimostrando di avere risorse economiche sufficienti al soggiorno (identificate con l’importo dell’assegno sociale, pari a circa 5 In Liguria, come a Genova, le domande di regolarizzazione hanno inciso in maniera limitata, con numeri contenuti. Nella provincia di Genova 5.000 euro annui) o un impiego. Poiché in caso di controlli il cittadino comunitario può dichiarare di trovarsi in Italia da un periodo inferiore a tre mesi, le domande di regolarizzazione per colf e badanti sono state 4.000. A luglio 2010 le domande tradottesi in contratti in provincia di Genova di fatto la sua posizione appare raramente irregolare. Abbiamo quindi considerato tutte le assistenti comunitarie regolarmente soggiornanti in Italia. erano tremila, secondo il Ministero dell’Interno (PASQUINELLI e RUSMINI, op. cit.). 32 33
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