Autodromo e Formula Uno nel quadro del Brand di Monza Brianza - MBNews
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Facoltà di scienze della Comunicazione Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche e Comunicazione d’Impresa Autodromo e Formula Uno nel quadro del Brand di Monza Brianza Relatore: Laureanda: Prof.re Stefano ROLANDO Alessia RENOLDI Anno Accademico 2015/2016
Alla mia mamma, ai miei nonni Luisa e Silvio e al mio papà, ovunque tu sia spero tu sia fiero della donna che sono oggi e che sarò domani.
Indice Premessa ........................................................................................................ 1 1 Capitolo: L’Autodromo di Monza .................................................................. 5 1.1 Perché proprio Monza? ...................................................................................................................... 5 1.2 Storia dell’Autodromo di Monza ........................................................................................................ 6 1.2.1 La sua costruzione....................................................................................................................... 6 1.2.2: Le sue gare ................................................................................................................................. 8 1.2.3 Il post guerra ............................................................................................................................... 9 1.2.4 Anni '80 e nuove opere di ammodernamento dell'Autodromo ............................................... 10 1.2.5 Dagli anni 90 a oggi ................................................................................................................... 13 1.3: Il museo dell’Autodromo ................................................................................................................. 15 1.3.1 Descrizione del museo .............................................................................................................. 15 1.4 Mito Ferrari ...................................................................................................................................... 18 1.5 Progetto Monza 2 ............................................................................................................................ 19 2 Capitolo: il Brand e il valore del territorio ................................................... 21 2.1 Che cos’è il Brand? ........................................................................................................................... 21 2.1.1 Definizione ................................................................................................................................ 21 2.1.2 Il prisma di Kapferer .................................................................................................................. 22 2.2 Da Brand a territorio ........................................................................................................................ 23 2.3 Brand Equity..................................................................................................................................... 25 2.4 Identità attraverso il design ............................................................................................................. 27 2.5 Case studies: .................................................................................................................................... 29 2.5.1 XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 .................................................................................. 29 2.5.2 XXX Giochi Olimpici Londra 2012 .............................................................................................. 31 2.6 Identità di Monza: ............................................................................................................................ 33 2.6.2 Villa Reale e parco..................................................................................................................... 36 Capitolo 3 il Brand dell’Autodromo e della Formula Uno per Monza ............. 38 3.1 Come il concetto i Brand di territorio si sviluppa in termini di un evento sportivo .......................... 38 3.1.1 Grandi eventi calcistici e le loro ricadute economiche ............................................................. 40 3.1.2 Formula Uno e Coppa America: sport di business: ................................................................... 41 3.2 La Formula Uno ................................................................................................................................ 43 3.2.1 Come è cambiata la Formula Uno ............................................................................................. 44 3.3 Il Brand della Formula Uno .............................................................................................................. 45 3.4 Il Gran Premio d’Italia e il suo ritorno economico ............................................................................ 48 3.5 Monza e Indianapolis e the city sister program ............................................................................... 49 3.6 Intervista Sindaco Scanagatti .......................................................................................................... 51 Conclusioni ................................................................................................... 55 Bibliografia ................................................................................................... 60
Premessa Questo lavoro di tesi intende analizzare il valore, in termini di Brand e di identità competitiva, generato dell’Autodromo e del Gran Premio di Formula Uno a favore della città di Monza. Un valore non facilmente stimabile perché quantificabile sia in termini materiali sia, e soprattutto, mediante elementi intangibili come l’immagine percepita, la notorietà, la considerazione internazionale che non determinano direttamente punti di PIL ma che possono contribuire a stabilire, anche in ambito locale, la competitività di un territorio, la sua attrattività e il suo sviluppo. In questo certamente Monza ha avuto un giovamento e questo lavoro intende esplorare le modalità attraverso cui tale indotto si è formato, è cresciuto negli anni d’oro del Gran Premio e ora, alla luce dei recenti fatti di cronaca, rischia di essere perso, se come è possibile, la Formula 1 dovesse abbandonare il circuito monzese e la città. La tesi è strutturata in tre parti capitoli. Nella prima parte viene descritta la storia dell’Autodromo, i processi che hanno portato alla sua nascita, i cambiamenti che ne sono derivati dall’anno di fondazione ad oggi, con un breve focus sul mito Ferrari che ne ha certamente contribuito allo sviluppo e alla crescita. La seconda parte affronta da punto di vista teorico la costruzione di un Brand. Lo scopo è quello di spiegare in modo esaustivo il concetto di identità competitiva e di valore territoriale attraverso esempi significativi di eventi sportivi che hanno fortemente caratterizzato i luoghi nei quali si sono svolti. 1
La parte conclusiva, dedicata all’analisi dei risultati e delle dinamiche che hanno caratterizzato il rapporto, a volte episodico e distratto, altre conflittuale, fra la città di Monza e il “suo” Gran Premio di F1, sarà strutturata in due sezioni. La prima attraverso strumenti di ricerca tradizionali, con i quali viene trattato il concetto di Brand nell’ambito della Formula Uno, delle sue ricadute per la città di Monza anche attraverso una parallelismo tra Monza e Indianapolis, altra città che ha legato la sua storia e la sua narrazione a un evento motoristico internazionale. L’ultima parte è focalizzata su approccio più relazionale con un’intervista all’attuale Sindaco di Monza - Roberto Scanagatti - con il quale sono rivisti stati analizzati i temi e le dinamiche che hanno contraddistinto negli ultimi anni il rapporto fra città e Autodromo e il contributo che l’Amministrazione ha voluto dare per cementare il rapporto fra Monza a e l’Autodromo e sfruttare, in termini positivi, l’evento Gran Premio di Formula 1 anche rispetto allo sviluppo dell’attrattività della città a favore del territorio e dei suoi cittadini. 2
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1 Capitolo: L’Autodromo di Monza 1.1 Perché proprio Monza? Nel 1921 si corse a Brescia il primo Gran Premio d’Italia, che si rivelò un totale disastro. Si ritiene che parte di quel disastro potesse essere attribuito al fatto che, in mancanza di un Autodromo permanente, le case automobilistiche italiane non potessero, a differenza delle case estere, sperimentare e collaudare i propri modelli. La realizzazione di un circuito era, inoltre, suggerita dalle esigenze tecniche e commerciali delle varie case costruttrici nazionali che, già allora, miravano all’esportazione. Siccome l’impianto sarebbe stato da destinare alle competizioni motoristiche, avrebbe consentito anche di svolgere prove sperimentali di ogni tipo. Pertanto furono inclusi nel progetto settori per lo sviluppo delle velocità, affiancati da settori di conformazione più varia capaci di sollecitare il complesso degli organi meccanici. Cominciarono a fioccare le proposte per una nuova soluzione miranti alla costruzione di un Autodromo permanente, stabile, chiuso alla circolazione normale in modo da non utilizzare strade ordinarie, sull’orma di Brooklands in Gran Bretagna o di Indianapolis in America. Si pensò ad una zona nella brughiera di Gallarate, dove ora sorge l’aeroporto di Malpensa o ad una zona presso la Cagnola, alla periferia di Milano. Infine, all’inizio del 1922, il direttore dell’Automobile Club di Milano Mercanti propose di far sorgere l’Autodromo a Monza, nel parco già annesso alla Villa Reale. Monza, inoltre, fu preferita alle altre ubicazioni per la facilità di collegamento con Milano, città capoluogo della Lombardia, uno dei tre vertici del triangolo industriale, assieme a Torino e Genova. (I luoghi dello sport di Alessandro Brugnolo, 2014). Fu una proposta che conquistò immediatamente tutti. Si trattava di un’estensione di terreno 5
pianeggiante, continua, in un solo pezzo, di un solo proprietario, e nello stesso tempo così vasta da poter consentire al suo interno una pista di almeno undici chilometri, senza che venissero incrociate strade a traffico ordinario. L’entusiasmo con cui si accolse il progetto, da parte della stampa, degli appassionati, degli sportivi, fu grandissimo; un Gran Premio che già allora era considerato: “il sommo avvenimento sportivo nazionale: non vi è altra prova in alcun altro genere di sport, che possa neppure lontanamente stare al confronto per importanza, per commozione, per significato, per ampiezza, per richiamo di folla e per estensione di conseguenze, è un formidabile cimento industriale, un’eccezionale prova di valori tecnici, scientifici, costruttivi”. 1.2 Storia dell’Autodromo di Monza 1.2.1 La sua costruzione L’Autodromo di Monza, simbolo della città stessa e terzo circuito permanente al mondo, venne costruito nel 1922 in soli 110 giorni dall’Automobile Club di Milano; l’associazione voleva, infatti, celebrare il suo venticinquesimo anniversario. L’esigenza di costruire un Autodromo in Italia, era motivata anche dalle diverse case di costruttori automobilistici, le quali necessitavano un impianto stabile sul quale poter svolgere prove sperimentali e competizioni motoristiche. A causa di questo bisogno, il tracciato fu costruito con diverse tipologie di settore per testare al meglio le macchine: lunghi rettilinei su cui raggiungere la velocità massima del veicolo accompagnati da segmenti di 6
conformazione più varia capaci di sollecitare il complesso degli organi meccanici. Per la realizzazione e la gestione dell’Autodromo fu costituita presso l’Automobile Club di Milano la Società Incremento Automobilismo e Sport (S.I.A.S.) a capitale interamente privato e presieduta dal senatore Silvio Crespi. Il progetto fu affidato all’architetto Alfredo Rosselli: in fase preliminare si era pensato a una pista di velocità e a un anello stradale affiancati, dallo sviluppo complessivo di 14 chilometri e dal costo preventivato in 6 milioni di lire. La prima pietra fu collocata da Vincenzo Lancia e Felice Nazzaro alla fine di febbraio del 1922, ma subito fu ordinata la sospensione dei lavori per motivi di valore artistico, monumentale e di conservazione del paesaggio. Nell’intricato sviluppo delle polemiche prevalse la tesi dell’assoluta necessità di un Autodromo, così alla fine fu realizzato un circuito dalle caratteristiche analoghe a quelle previste in origine, sia pure con lo sviluppo complessivo ridotto a 10 chilometri. I lavori iniziarono il 15 maggio con l’impegno che fossero ultimati entro il 15 agosto: vi furono adibiti 3500 operai, 200 carri, 30 autocarri e una ferrovia Decauville di 5 chilometri con 2 locomotori e 80 vagoni. L’Autodromo fu costruito nel tempo record di centodieci giorni e la pista fu percorsa nell’intero suo sviluppo per la prima volta il 28 luglio da Pietro Bordino e Felice Nazzaro a bordo di una Fiat 570. Configurazione iniziale dell’Autodromo 7
Il circuito comprendeva una pista stradale di 5,5 km e un anello per l’alta velocità di 4,5 km, caratterizzato da due curve Sopraelevate che consentivano una velocità massima teorica di 180/190 chilometri l’ora; le curve Sopraelevate erano raccordate da due rettifili lunghi 1070 metri ciascuno. Le due piste si intersecavano a due livelli mediante un sottopasso in zona Serraglio. Il pubblico era ospitato in due zone distinte: la tribuna d’onore con una capienza di 3000 posti e sei tribune laterali da 1000 posti ciascuna. Il recinto parco comprendeva gradinate all’esterno delle curve per l’alta velocità, della curvetta sud e in prossimità della confluenza tra le due piste. 1.2.2: Le sue gare L’apertura ufficiale dell’impianto avvenne il 3 settembre 1922 in una giornata di pioggia, alla presenza del Presidente del Consiglio Facta, con la disputa di una gara per vetturette che fu vinta da Pietro Bordino su una Fiat 501 modello corsa. Nel 1929 le vetture gareggiarono soltanto per il Gran Premio di Monza che, per motivi di sicurezza, fu disputato unicamente sull’anello d’alta velocità: Varzi su Alfa Romeo e Alfieri Maserati su Maserati toccarono per la prima volta i 200 chilometri l’ora nel giro più veloce. Nel 1938 fu messo in atto un ampio programma di modifiche dell’impianto che comprendeva il rifacimento del tracciato stradale, l’abbattimento delle due curve Sopraelevate (a causa delle morti di Borzacchini e Czaykowski nel 1933) della pista di velocità, la realizzazione di una nuova tribuna d’onore con più posti e ristorante al piano terra, nuovi box, fabbricati di servizio e il rinnovamento degli impianti delle classifiche per il 8
pubblico. Il nuovo tracciato misurava 6.300 metri e fu utilizzato fino a tutto il 1954. La Seconda Guerra Mondiale determinò la sospensione di ogni attività e durante il periodo bellico l’Autodromo assunse le più svariate funzioni, tra cui quella di rifugio per gli archivi del Pubblico Registro Automobilistico, per alcuni uffici dell’Automobile Club Milano e perfino per le fiere sfollate dal giardino zoologico di Milano. Il 17 ottobre 1948 l’Autodromo di Monza ospita per la prima volta il Gran Premio di Formula 1, vinto dal francese Wimille su Alfa Romeo 158. 1.2.3 Il post guerra Nel 1955 si realizzarono opere allo scopo di trasformare l’intero complesso sotto il profilo della funzionalità, venne introdotta una curva caratterizzata da un raggio crescente verso l’uscita e per ciò denominata “Parabolica”; la lunghezza era di 5.750 metri e la pista d’alta velocità misurava 4.250 metri. La sola pista d’alta velocità, oltre che per numerosi tentativi di record automobilistici e motociclistici, fu utilizzata nel biennio 1957-58 per la disputa delle 500 Miglia di Monza, una gara aperta alle vetture della Formula Indianapolis, valida per l’assegnazione del Trofeo dei Due Mondi messo in palio dalla pubblica amministrazione di Monza. Il Gran Premio d’Italia del 1961 venne soprannominato “tragico” a causa dell’incidente che causò la vita al pilota Von Trips della Ferrari e a ben undici spettatori, questo triste evento fu l’ultimo in cui le monoposto della Formula Uno utilizzarono la pista sopraelevata. Nuove misure di sicurezza s’imponevano in relazione al progressivo aumento delle prestazioni delle vetture. Ciò era dovuto, oltre all’accresciuta potenza dei motori, all’adozione di pneumatici di grande 9
sezione con mescola ad alto coefficiente di aderenza e battistrada liscio, nonché a dispositivi aerodinamici come gli alettoni posteriori e i “baffi” anteriori che consentivano velocità in curva di gran lunga superiori al passato. Di conseguenza, in accordo con la G.P.D.A. (Grand Prix Drivers Association), nel 1972 furono realizzate due chicane che avevano lo scopo di ridurre la velocità all’entrata delle curve più rapide del tracciato, la curva “Grande” o “Curvone” al termine del rettifilo delle tribune e la curva “Ascari” o curva del “Vialone”; purtroppo questi interventi risultarono inutili, e a causa dei continui incidenti, seppur lievi, vennero intrapresi lavori per sostituire le chicane con delle modifiche di rallentamento del circuito. A seguito dei continui incidenti che denunciavano l’inefficienza delle chicane, nei tre anni seguenti si intrapresero lavori di notevole portata per sostituire le stesse con alcune modifiche di rallentamento del tracciato. Nel 1976, in sostituzione della chicane situata sul rettifilo delle tribune, fu realizzata una variante tale da ridurre la velocità a circa 100 km/h all’ingresso e 120 km/h alla fìne; la velocità massima sul rettifilo d’imbocco della curva Grande veniva così ridotta da oltre 300 a circa 180 km/h. Contemporaneamente un’altra variante fu costruita a circa 300 metri dall’ingresso della prima curva destra di Lesmo e portò la velocità massima sul rettifilo d’imbocco da 280 a 180 km/h. L’introduzione delle varianti portò la lunghezza del tracciato stradale a 5.800 metri e ne ridussenotevolmente la velocità di percorrenza. 1.2.4 Anni Ottanta e nuove opere di ammodernamento dell'Autodromo Nell'edizione del 1980 del Gran Premio di Formula Uno venne spostato a Imola, per poi tornare l'anno seguente a Monza. 10
L'area box subì le seguenti modifiche: • Il numero dei box aumentò da trenta a quarantasei; • Dietro ai box fu creato un “paddock” e un recinto di oltre 9000 metri quadrati; • Il corridoio box anteriore venne ampliato da 9 a 12 metri; • Nuovo podio per la premiazione (1982); • Ampliamento del paddock con l’aggiunta di 3.500 mq (1983); • Sostituzione e copertura di tutte le tribune del rettilineo centrale ai lati della tribuna d’onore per un totale di 8.943 posti (1983- 85); • Rafforzamento dei dispositivi antinvasione lungo tutto il tracciato (1985); • Modifica del raccordo junior con l’estensione delle zone di sicurezza in entrata e in uscita (1985); • Costruzione di un nuovo fabbricato del campeggio per l’accettazione, gli uffici e lo spaccio (1985); • Ripavimentazione dei 20.000 mq del paddock, di cui 3.500 rivestiti con mattonelle ecologiche (1986); • Rifacimento della copertura della tribuna di Lesmo, crollata dopo un’eccezionale nevicata (1987); • Sostituzione delle tribunette della curva Sud con una nuova tribuna coperta capace di 2.500 posti (1988). Nel 1989 vennero apportate le nuove disposizioni della struttura: il complesso dei box occupa un’area di 2532 mq e si sviluppa per una lunghezza di 196,30 metri, una larghezza di circa 12,90 metri e per un’altezza complessiva di due piani fuori terra. 11
Complesso dei box Il risultato è una costruzione leggera e tecnologica e l’inclinazione della parete totalmente vetrata sul fronte pista assolve tre importanti funzioni: evitare la riflessione della luce solare sulla pista e quindi l’abbagliamento dei piloti, diminuire la trasmissione del calore all’interno, permettere una più agevole visibilità della corsia box dove sostano le vetture. Il sistema box è costituito da 48 elementi componibili mediante pareti mobili, atti a ospitare 16 team di 2 vetture di Formula 1. Al primo piano, completato nell’estate del 1990, vi è una sala stampa, dedicata al pilota Tazio Nuvolari, che può ospitare 370 giornalisti, con relativi uffici, locali per telefoni e telefax. Accanto alla sala stampa c’è un’area attrezzata per ospitare 80 fotografi con locali sviluppo e deposito materiale. Altri 4 laboratori fotografici si trovano sulla copertura del primo piano. Al primo piano vi sono, inoltre, sale e uffici per le esigenze dell’organizzazione, per l’ospitalità e per altri servizi. 12
Tra le varie innovazioni apportate, venne installato un sistema d’avanguardia che, attraverso una serie di 31 punti di rilevamento e due linee di cavi atti a trasmettere segnali in radiofrequenza, corre a fianco del tracciato e permette di fornire istantaneamente tutte le informazioni relative alle vetture in corsa (posizioni, velocità, analisi dei tempi giro per giro e per ogni sezione del circuito). L’integrazione di questo sistema informatico con il circuito chiuso televisivo consente di seguire automaticamente la vettura dai box su tutto lo sviluppo della pista, fino a 48 vetture contemporaneamente. 1.2.5 Dagli anni Novanta a oggi Nel 1990 la superbike divenne un appuntamento annuale per l'Autodromo. Nel biennio 1994-1995 la pista di Monza è stata nuovamente oggetto di alcuni interventi finalizzati all’adeguamento agli standard di sicurezza richiesti dalla FIA. – Ridefinizione del disegno della seconda curva di Lesmo, rifatta con una configurazione quasi “a gomito”, in modo da ridurre sensibilmente la sua velocità di percorrenza. – La curva Grande è stata spostata verso l’interno di una decina di metri e ciò ha comportato la riduzione dei suoi due raggi. – La variante della Roggia è stata anticipata di circa 50 metri in modo da posizionarla in un punto con margini laterali più ampi. – L’intero tratto delle due curve di Lesmo è stato anch’esso arretrato verso l’interno pista di una quindicina di metri per incrementare lo spazio di fuga. 13
– È stato riasfaltato e reso più piano e scorrevole il manto stradale nel tratto che corre dalla variante Ascari fino in prossimità della prima variante – Nuovi cordoli a bordo pista (in particolare quelli delle varianti Ascari e della Roggia) – È stato ampliato lo spazio di fuga della prima variante – È stato alzato il muretto della corsia box di 50 centimetri. I lavori, nel loro complesso, sono costati alla SIAS circa 5 miliardi e mezzo di lire. Per ogni albero tagliato è stata prevista la messa a dimora di tre alberi in altre zone dell’area dell’Autodromo per un totale di 555. Nell’estate del 2000 è stata ridisegnata la prima variante che, da una “esse” con curve sinistra-destra-sinistra, è stata trasformata in una doppia curva destra-sinistra più stretta e quindi più lenta. Il rettilineo tra l’ingresso e l’uscita della curva della Roggia è stato poi allungato di 10 metri. Questi due interventi hanno portato la lunghezza della pista stradale da 5.800 metri a 5.793 metri; con le modifiche precedenti, il circuito aveva assunto una lunghezza di 5.770 metri. L’attuale struttura dell’Autodromo oggigiorno. 14
Nel 2003 è stato realizzato un nuovo paddock per le gare di supporto, alle spalle del paddock di F1, con ingresso in pista sul rettilineo centrale. L'inizio del ventunesimo secolo, viene caratterizzato perlopiù dalle competizioni, in particolare di Formula Uno; evento che si tiene da più di sessanta edizioni nell'Autodromo. Un elemento da non sottovalutare è che il Gran Premio è l'unico evento mondiale che viene ospitato annualmente in Italia. Il pilota Rubens Barrichello, nel 2004, ha stabilito grazie alla sua Ferrari, il record sul giro in gara in 1’21” 046, alla media di 257,320 chilometri l’ora. Monza si è in tal modo riconfermata come la pista più veloce del mondo, l’autentico Tempio della Velocità. 1.3: Il museo dell’Autodromo Ci sono luoghi di “culto”. Luoghi in cui già nell’ approssimarsi si comincia a respirare un’aria speciale. L’Autodromo di Monza è uno di questi. Il circuito si trasforma, non è più solo il tempio della velocità, ma da venerdì 19 giugno 2015, è diventato anche un vero e proprio simbolo di storia dell'automobile e dei motori, grazie al suo museo permanente. Il giorno dell'inaugurazione erano presenti due personaggi del calibro di Giacomo Agostini, vincitore di quindici titoli motomondiali, e Fabrizio Pirovano, altro campione di motociclismo, recentemente scomparso. 1.3.1 Descrizione del museo La struttura è collocata nel vecchio padiglione ubicato nell’area dopo l’uscita della variante Ascari, in prossimità del viale di circolazione interna ai due rettilinei principali. 15
In esso il visitatore può normalmente osservare, leggere e magari toccare a livello statico quanto esposto, ma anche vivere un’esperienza virtualmente dinamica, multisensoriale, attraversando quattordici aree tematiche differenti, in continua evoluzione. Dentro il padiglione troviamo un ordine espositivo che si sviluppa attraverso le molte aree tematiche, che sono rispettivamente: categorie di auto e moto, tecnologia, motori, cockpit, piloti, sicurezza, vittorie, velocità, pneumatici, abbigliamento, media e tv, pubblico, pista, box e paddock. Ogni area è racchiusa in un box di due metri per due, all’interno del quale sono esposti contenuti grafici, multimediali e memorabilia. Per rappresentare al meglio il valore storico presente nella struttura è stato scelto un taglio moderno per esporre e raccontare la storia dell'Autodromo di Monza. All’interno della struttura, spiccano due gloriose monoposto italiane, Ferrari F10 e Maserati “Eldorado”, oltre ad una moderna Mercedes W05 a propulsione ibrida; a riprova del fatto che sia un vero e proprio "museo della velocità" sono esposte anche due moto: MV Agusta 500 tre cilindri e Yamaha Superbike. Sono esposte anche delle stampe in scala 1:1 di alcuni piloti che hanno fatto la storia di questi sport: Senna, Schumacher, Surtees e Agostini. La visita di questo museo ha come obiettivo quello di interpretare le emozioni date dai motori e dalla pista, senza limitarle all’oggettistica. Ecco allora la possibilità di interagire con grandi display oppure occhiali da realtà virtuale, per vivere le sensazioni di un giro seduti vicino a Ivan Capelli, o in sella alla moto con Fabrizio Pirovano, i primi due piloti ad essersi prestati come attori per la realizzazione di questi contenuti. 16
Per rendere l’esperienza ancora più innovativa, è stata creata un’applicazione mobile scaricabile su smartphone e tablet e compatibile con i sistemi operativi iOs e Android. Questa applicazione è inclusa nel prezzo d’ingresso del museo e permette ai visitatori di scoprire il mito che si nasconde in questo storico tracciato racconta, attraverso l’uso di immagini e curiosità. Inoltre permette agli appassionati di scoprire i dettagli dei luoghi sacri per il motorismo sportivo, pur senza un accompagnatore dedicato. La navigazione intuitiva unita alla geolocalizzazione GPS, permette così di conoscere a fondo mentre vi si transita i vari punti del circuito, come per la storia leggendaria delle Sopraelevate. “Il Museo della Velocità era uno dei punti fondamentali che c’eravamo prefissati. Lo inauguriamo, non a caso, durante il weekend della 62esima Coppa Intereuropa di auto storiche, per simboleggiare il legame con la storia del circuito insieme allo sguardo verso il futuro. Proseguiremo il processo di rilancio dell’Autodromo”, sono queste le parole del procuratore di SIAS Francesco Ferri. Attraverso di esse si recepisce chiaramente l’obiettivo di rinnovare l’Autodromo senza più limitarlo agli appassionati di motori ma anche a turisti e famiglie Il nuovo progetto del circuito sta prendendo velocemente piede, infatti il pubblico ha la possibilità di visitare l’Autodromo, ogni giorno, grazie a nuove esperienze che variano da una driving experience, ai box fino al nuovo Museo e ai giri in bici sulla Sopraelevata. Le attività proposte all’interno di queste recinzioni si sono estese ad eventi extra-settore, come ad esempio nell’estate del 2015 si sono tenuti diversi eventi: i concerti del Brianza Rock Festival, o l’esibizione di Manu Chao La Ventura e la maratona 12 ore di ciclismo. 17
1.4 Mito Ferrari "Vedendo dal podio l'amore e la passione che i tifosi italiani hanno per la scuderia Ferrari, ho provato ammirazione: non si vede altrove. La Ferrari scorre nelle loro vene, è come il DNA. In Italia nascono con la maglia rossa come Superman con la sua tuta" Lewis Hamilton. È così che il tre volte campione del mondo inglese descrive i tifosi italiani, hanno la Ferrari nelle vene. Gli appassionati dimostrano questo grande amore ogni, durante tutti i Gran Premi, ma c’è un motivo se a Monza tutto questo è espresso in maniera differente: il Cuore Ferrari. Esso viene sventolato una volta conclusa la gara, quando le vetture hanno liberato la pista, i tifosi scendono sul tracciato e raggiungono il podio sospeso, l’unico esistente, sotto al quale srotolano un gigantesco stemma Ferrari. Nel 1993 si è tenuto il Gran Premio d’Italia a Imola, un’occasione in cui la tifoseria della Rossa fu particolarmente assente a causa di un’annata poco vincente per i ferraristi. Così per riempire questo “vuoto” due ragazzi, Oliviero Belometti e Mario Mazza comprarono un rotolo di stoffa da 254 metri per 1.40 e ne ricavarono un cuore di circa 350 metri/quadri. Il messaggio che si voleva trasmettere allora era semplice ed è lo stesso di oggi: «Sia che vinca, sia che perda, il Cavallino va sempre sostenuto». Il Cuore fu esposto la prima volta sotto il podio monzese nel 1996 in occasione della prima vittoria di Schumacher con la Rossa. Considerato un vero e proprio talismano da moltissimi membri storici del Cavallino Rampante, tra cui Montezemolo e Gianni Agnelli, è diventato simbolo della stessa Scuderia Ferrari. 18
1.5 Progetto Monza 2 Il progetto “Monza 2” si sviluppò agli inizi degli anni Settanta, quando si manifestarono dubbi sulla possibilità che l’Autodromo potesse esercitare la sua attività nel Parco di Monza, a causa dell’imminente scadenza del contratto d’affitto con il comune prevista per il 1978. Di fronte a tale situazione l’Automobile Club di Milano, preoccupato di mantener vivo lo sport automobilistico in Lombardia, ha ritenuto che si dovesse scegliere tra due alternative: o mantenere il circuito nella sua locazione, oppure trovarne una nuova, sempre all’interno della regione. La scelta del nome del progetto, Monza 2, è data dal desiderio di mantenere viva la tradizione dell’Autodromo di Monza. Questo progetto aveva due esigenze: la prima era che il nuovo tracciato non fosse troppo diverso rispetto a quello di Monza; la seconda esigenza era che il nuovo circuito si adeguasse all’evoluzione del mezzo tecnico. La scelta di mantenere il nuovo tracciato come l’originale di Monza, avrebbe consentito un utilizzo ottimale dell’area disponibile e una notevole varietà di andamento della pista. Durante questo decennio di incertezze, all’Autodromo di Monza venne prorogata la sua attività oltre il 1978, affinché ci fosse il tempo necessario per il reperimento dell’area e dei mezzi finanziari per la costruzione del nuovo circuito. Va sottolineato che questo progetto si è attivato solo per la scadenza del contratto d’affitto, non per l’esigenza di un rinnovamento del tracciato Monzese, il quale è sempre stato tra i migliori del mondo, come attestato dalla licenza della Federazione Internazionale Automobilistica. 19
In un libro, ormai introvabile, troviamo una citazione di quello che era allora il presidente FIA, il principe Paul Von Metternich, e dalla quale traspare l’importanza che ha avuto da sempre Monza: “Con viva commozione e compiacimento presento al mondo degli sportivi il progetto di un nuovo Autodromo che dovrà nascere al posto di quello di Monza: con commozione, perché il pensiero che il glorioso impianto nel quale si sono vissute importanti tappe della nostra vita sportiva e tanti illustri campioni si sono cimentati, anche fino all’estremo sacrificio, un giorno diventerà cosa passata. Con compiacimento, perché questo importante studio preliminare realizza una sintesi tecnica, funzionale e sportiva…”1 1 (Monza2, A1utodromo Nazionale di Monza, stampato dalla cooperativa dei lavoratori nel 1975). 2 Kotler P., Scott W. G.. Marketing Management. Isedi: Torino, 2002. 3 Fiocca R., Marino A., Testori M. (2007), Brand Management. Valori e relazione nella gestione della 20
2 Capitolo: il Brand e il valore del territorio 2.1 Che cos’è il Brand? Il termine Brand indica letteralmente marchio, cioè qualcosa composto da identità, valori ed altri elementi che consentono di richiamarlo alla memoria; infatti il marchio è ciò che resta più impresso nella mente delle persone, in quanto esso è portatore di un valore in sé, talvolta percepito separatamente rispetto a quello dell’azienda. Si può quindi dire che: il Brand è un elemento intangibile che fa acquisire ad un determinato territorio un valore aggiunto, portandolo ad essere paragonabile ad un prodotto commerciale e questo valore aggiunto è ciò che dà riconoscibilità e visibilità ai territori. La nozione di Brand ha assunto un’importanza centrale nella strategia di marketing e nei progetti imprenditoriali, amministrativi, ecc. 2.1.1 Definizione Una definizione chiave per comprendere meglio il significato di Brand è senza dubbio quella di Kotler che definisce questo concetto come: “un nome, termine, segno, simbolo o disegno o combinazione di essi che viene usata per identificare i prodotti o servizi di un venditore o gruppo di venditori e per differenziarli da quelli dei loro concorrenti”2. In questa definizione è evidente la componente competitiva, la posizione che quel prodotto andrà ad occupare sul mercato è l’elemento chiave che lo porta a contraddistinguersi dagli altri, vincendo in questo modo la competizione. Conoscere il Brand, o il marchio, di un prodotto significa infatti saperlo 2 Kotler P., Scott W. G.. Marketing Management. Isedi: Torino, 2002. 21
riconoscere e differenziarlo dagli altri. Grazie a questo processo è possibile per il consumatore fidelizzarsi ad una determinata marca, piuttosto che ad un’altra. Per le aziende è fondamentale instaurare con il cliente un rapporto di fiducia, permettendo così al consumatore di creare un attaccamento nei confronti di alcuni marchi, in base alla qualità o a determinate caratteristiche dei prodotti. 2.1.2 Il prisma di Kapferer Se si vuole comprendere a fondo che cos’è un Brand è opportuno citare il “prisma dell’identità di marca” di Kapferer che rappresenta attraverso un disegno, l’identità di un Brand: Il prisma di Kapferer Nel dettaglio, il Brand è composto da: elementi fisici: elementi di base, che richiamano un aspetto fisico o prestazionale; personalità: è il carattere della marca, il suo essere associata a caratteristiche tipiche dell’uomo; 22
cultura: la marca ingloba in se stessa la cultura e i valori derivati dagli oggetti/servizi che produce. Un Brand può evocare il paese d’origine, oppure il know how e la tecnologia che possiede; relazione: è il rapporto tra Brand e consumatori, caratteristica fondamentale in ambiente Web 2.0; immagine riflessa: è la maniera in cui i clienti di un Brand si identificano con le caratteristiche del Brand stesso: come vorrebbero essere “visti” dagli altri, in quanto consumatori di una marca; immagine di sé: è l’immagine che il target ha di se stesso, e che deve trovare conferma nel Brand “scelto”. Il Brand insomma rappresenta un’esperienza complessa, ricca soprattutto di significati ed esperienze emotive. Una marca è una sorta di promessa, una serie di principi fondamentali che vengono percepiti da tutti coloro i quali ne entrano in contatto, una “ragion d’essere” della compagnia, espressa ai suoi clienti (ma anche ad azionisti e dipendenti) attraverso le differenti tipologie di comunicazione. Siccome, anche nella costruzione di un Brand possono esserci dei risvolti negativi, è importante che la comunicazione del Branding venga svolta in seguito ad un’attenta fase analitico/strategica; al fine di evitare perdite di vario tipo: di un prodotto, nel caso di un’azienda, oppure una forte diminuzione dei flussi turistici o un decadimento della sua reputazione, nel caso si trattasse di un territorio. 2.2 Da Brand a territorio Questa tesi prende in esame le ricadute in termini di Brand prodotto da un evento sportivo a favore del territorio e non gli aspetti legati al valore di 23
un prodotto commerciale di un’azienda. Per questo è necessario utilizzare la definizione, di Fiocca, Marino e Testori, che sottolinea la co- partecipazione tra imprese e consumatori, o nel nostro caso tra territorio e turisti: “La marca rappresenta per imprese e consumatori un momento di attrazione e di congiunzione tra ciò che l’impresa è in grado di offrire e ciò che i consumatori percepiscono e desiderano” .3 Il marketing applicato alle città è una scelta che si è diffusa molto ultimamente, e nasce da una consapevole competizione tra territori, al fine di: attrarre investimenti, turisti, ecc. In Europa il marketing territoriale si è iniziato a diffondere attorno agli anni cinquanta. Trent’anni dopo un numero sempre maggiore di territori inizia a dotarsi di sistemi di comunicazione, marketing e promozione delle proprie risorse e delle proprie ambizioni.4 Il marketing territoriale fa parte degli strumenti indispensabili per la realizzazione di politiche di sviluppo locale, attraverso una coesistenza tra elementi interni ed esterni. Tra le varie definizioni di marketing del territorio che circolano, quella proposta da Casella, è la più completa: “Il marketing del territorio si occupa dell’analisi, della pianificazione, della messa in opera e del controllo dei programmi concepiti dall’autorità pubblica e dagli organismi che da essa dipendono per rispondere al meglio alle aspettative delle persone e delle attività della città e del suo territorio e migliorare la qualità e la competitività globale della città nel suo ambiente concorrenziale”.5 Questo mercato territoriale è strettamente legato all’approccio aziendale, 3 Fiocca R., Marino A., Testori M. (2007), Brand Management. Valori e relazione nella gestione della marca. Estas, Milano 4 Gold, J. R., Ward, S. V. (1994), Place promotion: the use of publicity and marketing to sell towns and regions. Chichester: John Wiley & Sons 5 Casella, A. (1997), Marketing della città: premesse alla definizione ed all’applicazione di una ‘nuova’ disciplina, in Commercio, n.60. 24
entrambi hanno come obiettivi la massimizzazione del benessere attraverso la soddisfazione dei propri consumatori. I soggetti che si occupano di marketing territoriale, possono essere interni o esterni. I primi sono soprattutto entri pubblici e le istituzioni che permettono la crescita e il miglioramento dei territori, gestendo il patrimonio turistico, culturale e cercando di unire alle esigenze dell’amministrazione pubblica un buon piano di marketing territoriale. Il mercato di un territorio è una modalità di gestione e promozione dello stesso adottata da enti pubblici con il coinvolgimento di privati. I soggetti esterni invece includono i turisti, che visitano un luogo, e i residenti stessi. “I macro-obiettivi di un piano marketing territoriale, spesso sono difficili da combinare insieme: Attrarre investimenti esterni di nuovi imprenditori; Favorire lo sviluppo delle imprese locali e incoraggiare la loro crescita; Rendere la città attrattiva per i nuovi residenti e soddisfare le esigenze di chi già vi si trova; Promuovere il territorio realizzandone un’immagine attrattiva per il target di viaggiatori prescelto.”6 2.3 Brand Equity Un elemento particolare che caratterizza il concetto di Brand, o Branding, è quello di Brand Equity, con il quale si possono riassumere tutti gli elementi che costituiscono il valore del marchio, ossia il valore aggiunto. Nel 1998 Keller ha affermato che questo fenomeno si può definire come: “L’effetto differenziale che la conoscenza del Brand esercita sulle risposte 6 Paoli M., Marketing d’area per l’attrazione di investimenti esogeni, Gerini e Associati, Milano, 1999 25
dei consumatori alle azioni di marketing”. Gli elementi che fanno parte del concetto di Brand Equity possono includere: fedeltà alla marca, conoscenza di marca, la qualità recepita da essa, ecc. È ovviamente possibile trasferire questi elementi dalla marca vera e propria ad un qualsiasi territorio; la cui Brand Equity si può definire come il valore del nome del territorio su un preciso target di visitatori o investitori. Lo stesso può essere fatto di conseguenza anche sulle città, attraverso le quali si determina quanto peso abbia una certa città per un determinato evento o attività: per esempio quanto peso abbiano città come Roma, Firenze e Napoli per la cultura, oppure quanta importanza abbia Milano nel caso in cui si voglia intraprendere una carriera nel mondo della moda. Questi elementi sono la base per capire l’importanza del Branding nella realizzazione di un piano marketing legato alle città o ai territori. Infatti ogni città ha un proprio “valore aggiunto” e applicare ad essa il concetto di Brand crea la possibilità di ottenere un rendimento maggiore di una determinata attività, grazie al valore del nome e dell’immagine che quel luogo porta con sé. La riconoscibilità in un mondo in continua evoluzione è un elemento chiave per le città, e la costruzione del loro Brand può avvenire attraverso strumenti non sempre controllabili da parte delle amministrazioni territoriali. Ad esempio, il fatto che Tavullia, una città dell’entroterra marchigiano, sia il luogo di residenza e di attività del motociclista Valentino Rossi ha incrementato non solo il turismo, ma anche il valore degli immobili presenti su quel territorio. Le operazioni di marketing legate ad un territorio servono, quindi, ad accrescere e a rafforzare la sua immagine; si può anche utilizzare il settore 26
terziario come leva d’appoggio in questo processo, cercando di attrarre più viaggiatori trasmettendo i valori di quella terra. Il turismo è stato l'elemento chiave per lo sviluppo economico e culturale, esso ha anche favorito l'investimento comunicativo della dimensione micro-territoriale e di conseguenza la costruzione di grandi eventi dello spettacolo (sportivi, musicali ecc.). È stato proprio questo step che ha prodotto il protagonismo nelle città, come se esse fossero dei soggetti con un nuovo diritto, quello del raccontarsi attraverso le proprie iniziative. Sono proprio gli eventi che coinvolgono più paesi, le Olimpiadi, i campionati di calcio o di altri sport, le mega fiere, gli Expo che possono offrire alle città che li ospitano un elemento di narrazione, richiamando migliaia di persone e tramite questi grandi eventi i turisti possono conoscere e scoprire delle altre attività presenti su quel territorio. 2.4 Identità attraverso il design Per incrementare l’attività di Branding è possibile anche concentrarsi su un elemento grafico e sulla creazione di un logo che abbia la finalità di rappresentarla a trecentosessanta gradi, ricreando l’identità urbana di una determinata città. Questa necessità da parte delle città di trovare una propria "identità" ed un proprio "Brand" ha trovato il suo inizio in New York. Essa ha portato una diffusione a macchia d'olio nel mondo del design come identità, grazie al suo famosissimo marchio “I love NYC”. È stato l'artista Milton Glaser, nel 1976, a creare il logo, probabilmente, più famoso del mondo su commissione del Department of Commerce di New 27
York per promuovere il turismo nella Big Apple.7 Proprio a partire da questo logo molte città mondiali hanno seguito l'idea di riprogettare la propria narrazione nel rapporto tra storia, sfida competitiva e innovazione del design: • Melbourne. La scelta del Branding della seconda città più popolosa dell’Australia è indirizzata alla modernità; attraverso un logo iconico e indirizzato al futuro: “We built the Branding program based on the results of a thorough audit of Melbourne’s various identities and its long-term sustainability and strategic plans. The audit assessed public opinion and interviewed stakeholder who included local government officials, business owners, and community representatives. At the heart of the new design, the bold “M” presents a full expression of the identity system, immediately recognizable and as multifaceted as the city itself: creative, cultural, sustainable. A celebration of diversity and personal interpretation that is both future-proof and iconic”.8 • Amsterdam. Il Logo si affida interamente al lettering e al gioco di parole “I Am-sterdam” (io sono Amsterdam) giocando sul senso di appartenenza ma anche sulle diverse opportunità offerte dalla città: “I choose Amsterdam for business. I choose Amsterdam for education. I choose Amsterdam for ispiration. I choose Amsterdam as my home. I am Amsterdam.”9 7 Pincas S., Loiseau M. (2008), A History of advertising, Taschen, Köln 8 http://landor.com/#!/work/case-studies/melbourne 9 http://www.iamsterdam.com/en/amsterdam-marketing/marketing/i-amsterdam/what-is-i-amsterdam 28
• Roma. La scelta del logo “Rome & You” vuole richiamare l’effige ufficiale della città, con l’eliminazione dell’aggettivo “capitale” e l’inserimento di cinque sfere colorate al posto della tradizionale corona. Anche in questo caso, come per Amsterdam, la scelta è di creare un gioco di parole con il nome della città: Ro-Me and You. 10 2.5 Case studies: 2.5.1 XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 La vicenda della città di Torino come sede dei Giochi Olimpici invernali rappresenta un caso emblematico di come un evento sportivo possa essere utilizzato sapientemente per riposizionare il Brand di una città e di un territorio, in questo caso della Regione Piemonte, sfruttando positivamente gli effetti virtuosi generati dall’organizzazione di un evento di portata planetaria. Al momento della assegnazione a Torino dell’Olimpiade è facile supporre che alcuni fra i delegati del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) non avessero un’idea precisa della collocazione territoriale di Torino e delle sue peculiarità. Evidentemente l’associazione fra il capoluogo piemontese e la FIAT, con tutto il suo indotto in termini di sviluppo industriale e del terziario, era un’eredità importante rispetto al brand della città che però, già nel 1999 quando vennero assegnati i Giochi, era in una fase di declino. Questo a causa del ridimensionamento della produzione nel grande stabilimento di Mirafiori e all’”americanizzazione” del brand Fiat che avrebbe portato, alcuni anni dopo, al merge fra FIAT e Chrysler. Il lavoro svolto dal Comitato Organizzatore dei Giochi, in stretta collaborazione e 10 http://roma.correire.it/notizie/cronaca/15_febbraio_10/nuova-visione-città-nuovo-logo-roma-capitale- ca44c4ca-b14c-11e4-9c01-b887ba5f55e9.shtml 29
con il coordinamento dell’Amministrazione Comunale e della Regione Piemonte, ha portato a un drastico e positivo cambiamento di paradigma. Tanto che oggi, dieci anni dopo la conclusione dell’Olimpiade, l’immagine e il brand di Torino sono completamente cambiati e riposizionati. L’effetto “Giochi Olimpici” ha permesso alla città di “farsi apprezzare” nel mondo per elementi completamenti diversi rispetto a quelli che ne avevano caratterizzato la storia passata. E sfruttando al meglio questa incredibile opportunità i risultati ottenuti sono stati eccezionali tanto che, a puro titolo esemplificativo, il quotidiano statunitense New York Times ha deciso di inserire Torino nella lista delle 52 città del mondo da visitare per il 2016. La candidatura di Torino ai Giochi invernali è stata promossa e sostenuta con grande determinazione dalla famiglia Agnelli. Giovanni Agnelli, il famoso “Avvocato”, non poté purtroppo assistere all’inaugurazione dei Giochi ma già prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2003, aveva pubblicamente rilasciato questa affermazione sulla città di Torino: “Finalmente abbiamo saputo rinnovare il suo profilo industriale, scoprendo finalmente il turismo”. Anche grazie ai Giochi e a tutti il lavoro svolto per modificarne l’offerta Torino è diventata la quinta città più visitata d’Italia, un risultato che, prima del 2006, era soltanto un miraggio. Le Olimpiadi del 2006 furono caratterizzate da molte novità: per la prima volta la bandiera della cerimonia inaugurale venne portata da sole donne e il braciere scelto è tuttora il più alto di sempre, ma soprattutto i XX giochi olimpici invernali furono il primo vero evento ecologico che tenutosi in Europa. Vennero utilizzati appalti ecocompatibili e il 38% dei prodotti acquistati rispettavano i criteri ecologici stabiliti dall’Unione Europea. 30
Le opere edificate per i giochi sono ancora perfettamente funzionanti e tutt’ora vengono utilizzate per manifestazioni di prima importanza come ad esempio il “Palavela” che ospita i campionanti italiani di pattinaggio artistico su ghiaccio e diversi galà ai quali partecipano atleti del calibro di Valentina Marchei, Ondrej Hotarek, Carolina Kostner e lo ‘zar’ Evgeni Plushenko. Un altro esempio ben riuscito sono le Palazzine della Dora dove verrà istituita un’Università di Giurisprudenza. Purtroppo non tutto ha avuto un esito positivo: il Villaggio Olimpico, ormai semi distrutto, è diventato la casa di diversi rifugiati di molteplici nazionalità che vivono in situazioni precarie. Resta però una straordinaria eredità in termini di brand e posizionamento. Oggi l’ex città dell’automobile, le “Detroit” italiana è la città del gusto, del cioccolato, dei Savoia, delle mostre e dei parchi, porta verso altri paradisi enogastronomici come le Langhe, patria di personaggi che stanno facendo, anche grazie a questo riposizionamento fortune a livello mondiale come Oscar Farinetti patron di Eataly e i fondatori di GROM, catena di gelaterie di qualità presente in tutto il mondo. Un successo in termini di brand e posizionamento che ora è necessario sostenere e alimentare. 2.5.2 XXX Giochi Olimpici Londra 2012 Il valore del brand generato dalle Olimpiadi 2012 svolte a Londra, secondo le analisi di alcune società finanziarie, ammonta a circa 47.5 miliardi di dollari. Ovviamente si tratta di una cifra variabile determinata anche a seconda delle situazioni economiche globali. I precedenti Giochi di Pechino del 2008 riportavano un valore di 25.4 miliardi di dollari, una 31
stima che in soli quattro anni, nonostante la crisi economica, è dunque quasi raddoppiata. Nel luglio 2012, poco prima dell’inizio dell’evento, le entrate rilevate ammontavano a 5,1 miliardi di dollari (+38% rispetto a Pechino 2008), 3,9 dei quali sono derivati da diritti radiotelevisivi (+51% rispetto al 2008). Le sponsorizzazioni invece, probabilmente a causa della recessione economica, sono cresciute negli ultimi quattro anni “soltanto” del 10,5%. I costi sostenuti dal Comitato Olimpico Internazionale ammontano a meno del 10% dei ricavi, quindi 4,6 miliardi possono essere investiti per finanziare lo sport in tutto il mondo. Il ricavo netto che l’economia inglese ha avuto dai Giochi di Londra 2012 è stato stimato in 25 miliardi di dollari. La scelta più interessante, effettuata dal governo Inglese, è stata quella di costruire un parco olimpico nell’East End di Londra, che comprende i quartieri più poveri della città, e rendendo quell’area un simbolo mondiale di crescita e sviluppo; infatti, ci sono stati moltissimi benefici in quelle zone: dal villaggio olimpico sono state ricavate circa diecimila abitazioni, il centro stampa è stato acquistato da una televisione di proprietà del West Ham e non ultimo è stato costruito il più grande centro commerciale d’Europa che ospiterà la pista da sci con neve artificiale più grande del continente. Queste scelte permetteranno alla capitale britannica di ottenere non solo ancora più visibilità, ma anche la possibilità per i propri cittadini, che vivono nell’East End, di poter ricominciare a vivere pienamente grazie anche a maggiori lavori disponibili. Una società di analisi finanziarie, la Grand Thornton Group, ha affermato che tra il 2004 e il 2020, le Olimpiadi hanno generato e continueranno a generare un fatturato tra i 28 e i 41 miliardi di sterline. Questo evento ha permesso ad una città conosciuta in tutto il mondo come Londra di avere 32
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