ANIEM Rassegna Stampa del 30/06/2016

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ANIEM
   Rassegna Stampa del 30/06/2016

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INDICE

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SCENARIO EDILIZIA
   30/06/2016 La Repubblica - Bari                                           6
   Appalti, Bari inaugura il patto della legalità

   30/06/2016 La Repubblica - Torino                                         8
   Regione, se slitta il trasloco danno di oltre sei milioni*

   30/06/2016 La Stampa - Nazionale                                          10
   Con i soldi della Tav il distretto della birra

   30/06/2016 Il Messaggero - Abruzzo                                        11
   «Troppe abitazioni vuote no alla città della rendita»

   30/06/2016 Il Messaggero - Marche                                         12
   Firmato l'appalto, via libera all'ospedale di San Claudio

   30/06/2016 Il Messaggero - Rieti                                          13
   Vailog-Amazon, cantiere al via all'interno del Polo della logistica

   30/06/2016 MF - Nazionale                                                 14
   Pizzarotti fa il bis sulla metropolitana di Parigi

   30/06/2016 Il Fatto Quotidiano                                            15
   Gheorghe, Mimmo e la lotta tra i disperati di Tempa Rossa

   30/06/2016 QN - Il Giorno - Como Lecco                                    17
   Smottamento: tragedia in cantiere Muore operaio, il collega si salva

   30/06/2016 QN - La Nazione - Lucca                                        18
   Cinque milioni di euro per viabilità, scuole, impianti: sogno o realtà?

SCENARIO ECONOMIA
30/06/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                      20
La ministra Wallström: «Ora la Gran Bretagna deve uscire al più presto»

30/06/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                      22
L'economista Papademos: «L'Unione bancaria non va, le regole sono incomplete»

30/06/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                      24
UNIRE PRAGMATISMO E VISIONE PER GUIDARE L'ECONOMIA CONDIVISA

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       26
L'avvertimento della Bce

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       27
Se decide lo 0,12% dei cittadini europei

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       29
Agli investitori servono punti fermi e trasparenza

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       30
Rimbalzo dei mercati ancora pieno di incognite

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       31
Spread Italia-Spagna, il peso di economia e politica

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       32
Fmi: banche tedesche vulnerabili

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       34
Indennizzi e recupero crediti, via libera al Dl banche

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       38
Ge Finance non è più «too big to fail»

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       39
Carige punta a maxi-cessioni di Npl

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       41
Caltagirone, Donnet e Galateri acquistano titoli Generali

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       42
I bond World Bank raccolgono un miliardo di euro

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       43
Snam, un piano da 4,3 miliardi Via libera allo spin-off di Italgas

30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                       45
Gioia Tauro, ultima chiamata per area industriale e porto
30/06/2016 La Repubblica - Nazionale                                           47
  Ritorna il fondo Atlante, avrà almeno altri 4 miliardi

  30/06/2016 La Repubblica - Nazionale                                           48
  Gli italiani fanalino di coda per la fiducia sulle prospettive dell'economia

  30/06/2016 La Repubblica - Nazionale                                           49
  Unicredit, si accelera sull'ad ora in pole position c'è Mustier

SCENARIO PMI
  30/06/2016 Corriere della Sera - Milano                                        51
  Il mercato ora corre. Fermo il lavoro giovanile

  30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                      53
  Cresce il crowdfunding per startup e Pmi

  30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                      54
  Toscana, progetto per trasformare i fornitori in partner

  30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                      55
  I materiali innovativi trainano l'export di articoli sportivi

  30/06/2016 Il Sole 24 Ore                                                      57
  Il concordato preventivo merita una nuova fiducia

  30/06/2016 MF - Nazionale                                                      58
  Axélero cresce del 200% nel primo semestre 2016

  30/06/2016 Il Giornale - Nazionale                                             59
  Carige fa pulizia e ridisegna la rete

  30/06/2016 Il Fatto Quotidiano                                                 60
  La moda di Lapo non sfila bene in Piazza Affari
SCENARIO EDILIZIA

10 articoli
30/06/2016                                                                                             diffusione:234691
Pag. 1 Ed. Bari                                                                                           tiratura:339543

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  IL PRESIDENTE DELL'AUTORITA' CANTONE
  Appalti, Bari inaugura il patto della legalità
  FRANCESCA RUSSI

  ALLA base di ogni appalto ci sarà il Patto di Integrità sottoscritto, al momento della stipula del contratto,
  dall'amministrazione pubblica e dall'impresa aggiudicatrice. Entrambi si impegneranno a non accettare o
  richiedere somme di denaro, ricompense o vantaggi: un vincolo valido anche per il dirigente pubblico,
  contro racket e corruzione. Il mancato rispetto del patto prevede sanzioni e penalità. Inizia a Bari con la
  firma del protocollo di intesa per la legalità la nuova era degli appalti. A benedire la sottoscrizione è stato il
  presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone.
   A PAGINA X ALLA base di ogni appalto ci sarà il Patto di Integrità sottoscritto, al momento della stipula del
  contratto, dall'amministrazione pubblica e dall'impresa aggiudicatrice. Entrambi si impegneranno a non
  accettare o richiedere somme di denaro, ricompense o vantaggi: un vincolo messo nero su bianco, valido
  anche per il dirigente pubblico, contro racket e corruzione. Il mancato rispetto del patto prevede sanzioni e
  penalità.
    Inizia a Bari con la firma del protocollo di intesa per la legalità la nuova era degli appalti. A benedire la
  sottoscrizione, fatta da Comune di Bari e Forum della legalità dell'Area metropolitana di Bari che
  comprende 37 associazioni imprenditoriali e sindacali, è stato il presidente dell'Autorità nazionale
  anticorruzione Raffaele Cantone a Bari per una serie di convegni. "È il primo protocollo, successivo
  all'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, che viene sottoscritto in Italia" evidenzia Vito Savino,
  presidente del Forum . Gli fa eco il sindaco di Bari Antonio Decaro. "Tuteliamo la trasparenza e facciamo
  attività di prevenzione già nella stesura dei bandi di gara, adesso il testo sarà sottoposto all'attenzione della
  Prefettura". Le novità dell'appendice barese al nuovo codice degli appalti entrato in vigore ad aprile non
  sono poche. Le imprese dovranno indicare in sede di gara i subappaltatori e, in caso di bandi per settori ad
  alta infiltrazione come lo smaltimento dei rifiuti, dovranno essere iscritte alla white list depositata in
  Prefettura. Inoltre, si impegneranno a utilizzare lavoratori non collegati a organizzazioni criminali fornendo
  l'elenco dei nomi da sottoporre a controlli di sicurezza. "Uno strumento utile nel Sud dilaniato da illegalità e
  corruzione - commenta Pino Gesmundo, segretario Cgil Puglia - indispensabile per tutelare le risorse
  pubbliche. Vigileremo". Serve anche, aggiunge il governatore Michele Emiliano, il controllo della politica: "I
  politici a volte si dimenticano che il loro compito è anche di controllare ciò che accade nella pubblica
  amministrazione". Il protocollo va nella direzione indicata dall'Anac. "La corruzione si combatte con
  strategie diverse - osserva Cantone - occorre mettere insieme tre elementi: il momento repressivo con
  l'azione tempestiva di magistratura e forze dell'ordine, la prevenzione creando gli anticorpi che impediscano
  gli atti corruttivi e infine serve un grande cambiamento culturale per un fenomeno sottovalutato in passato e
  a volte giustificato". Cantone ha raccolto anche le preoccupazioni degli imprenditori edili dell'Ance che
  hanno denunciato un crollo dei bandi subito dopo l'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti e
  chiedono ora una proroga fino al 31 dicembre con la vecchia normativa.
    "Si stanno verificando delle criticità perché spesso, quando intervengono delle novità, c'è grande
  preoccupazione e paura. C'è bisogno di un minimo di organizzazione a regime. Il sistema della burocrazia
  è conservatore, abituato alla ripetizione delle procedure e il nuovo sistema crea un corto circuito. C'è forse
  anche la volontà di boicottarlo di un pezzo di imprenditoria". Dal canto suo, l'Ance rilancia con la richiesta di
  più controlli sui cantieri edili. "Le aziende irregolari hanno un costo del lavoro pari a un terzo di quelle che
  operano nel rispetto delle norme - spiega il presidente Ance Bari Beppe Fragasso - vorremmo la stessa
  attenzione che si presta nel combattere il lavoro nero in agricoltura".

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2016                                                                         6
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Pag. 1 Ed. Bari                                                                                    tiratura:339543

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  LA SCHEDA
  IL CONFRONTO Ieri a Bari Raffaele Cantone, numero uno dell'Anac, ha preso parte a tre diversi convegni
  attorno al tema del nuovo codice degli appalti e della legalità L'APPELLO Secondo il governatore Michele
  Emiliano ( nella foto) "la politica non può abdicare al ruolo di controllo di quanto accade nella pubblica
  amministrazione"
  Foto: RAFFAELE CANTONE Il capo dell'Anac durante l'incontro ieri a Bari

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30/06/2016                                                                                          diffusione:234691
Pag. 1 Ed. Torino                                                                                      tiratura:339543

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  IL GRATTACIELO CON 36 MESI DI RITARDO
  Regione, se slitta il trasloco danno di oltre sei milioni*
  MARIACHIARA GIACOSA STEFANO PAROLA

  SE IL TRASLOCO dei dipendenti regionali nella nuova torre di Fuksas dovesse slittare al 2020,
  slitterebbero anche i risparmi che la giunta conta di racimolare abbandonando le sedi in affitto. La Regione
  spende per gli affitti 14 milioni all'anno e continuerà a spenderli ancora per tre anni, se non dovesse andare
  in porto la trattativa legale iniziata dopo il crac Coopsette per la riorganizzazione dell'Ati con la Cmb, la
  Cooperativa muratori e braccianti di Carpi, come capofila. Il progettista Massimiliano Fuksas: «Tutta colpa
  dlela Crisi, mi dispiace per Chiamparino». A PAGINA VII SE IL TRASLOCO dei dipendenti regionali nella
  nuova torre di Fuksas dovesse slittare al 2020, slitterebbero anche i risparmi che la giunta conta di
  racimolare abbandonando le sedi in affitto. La Regione spende per gli affitti 14 milioni all'anno e continuerà
  a spenderli ancora per tre anni, se non dovesse andare in porto la trattativa iniziata dopo il crac di
  Coopsette per la riorganizzazione dell'Ati con la Cmb, la Cooperativa muratori e braccianti di Carpi, come
  capofila. Se le cose dovessero risolversi, e scattassero da subito i 195 giorni che servono per concludere i
  lavori n, allora la Regione potrebbe immaginare di trasferire i suoi 2 mila dipendenti entro settembre del
  prossimo anno. Da quel momento, ma solo da allora, l'ente smetterebbe di versare 14 milioni di affitti e
  inizierebbe a pagarne 12 per la rata di leasing da versare alle banche che hanno finanziato la costruzione
  della nuova sede, con un risparmio di 2 milioni all'anno. Se però per chiudere il cantiere fosse necessario
  un nuovo appalto, e quindi il trasloco dovesse slittare di 36-40 mesi, come ha prefigurato martedì a Palazzo
  Lascaris il vicepresidente Aldo Reschigna, se ne andrebbero in fumo 6 milioni di risparmio. A cui va
  aggiunta almeno una parte dei 52 milioni di euro che la Regione immaginava di incassare, già quest'anno,
  dalla vendita di gran parte del suo patrimonio immobiliare, compresa la sede aulica in piazza Castello.
  MASSIMILIANO FUKSAS
  "Tutta colpa della crisi eppure Coopsette era un'azienda solida"
  L'ECO dei guai del suo grattacielo è arrivato fino a Parigi, dove si trova Massimiliano Fuksas.
   «Spero che non si debbano aspettare ancora tre anni - si augura l'archistar - ma per la mia esperienza è
  molto difficile che la Regione riesca a evitare una nuova gara. Chiamparino ha tutta la mia solidarietà,
  quella che gli è caduta addosso è una tegola pesante che non auguro a nessuno», dice sostenendo che
  «se non ci fosse stata la crisi economica probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto. Coopsette era
  un'azienda solida i costi erano coperti, e invece guarda come è andata a finire».
   C'erano stati dei segnali? «Ho avuto dei dubbi sull'impresa quando ha chiesto di sostituire l'acciaio con il
  cemento».
  ALESSANDRO CHERIO
  "Non è appalto pubblico le norme potrebbero essere meno vincolanti"
  «NON si tratta di un appalto pubblico ma di un leasing e dunque le regole potrebbero essere un po' meno
  vincolanti. In ogni caso, il mio auspicio è che si trovi una soluzione, anche se il problema è complesso»,
  commenta Alessandro Cherio, il presidente del Collegio costruttori edili di Torino. Lui spera che la
  situazione si sblocchi «innanzitutto per la Regione, ma anche per i subfornitori, che da un blocco del
  cantiere o da un subentro potrebbero avere un contraccolpo negativo». Come spiega l'impasse? «È
  generato dalla crisi del settore. Costruire un grattacielo non è semplice e se si ferma la capofila non si
  blocca solo un ingranaggio ma tutta la macchina». (ste.p.)
  CARLO EMANUELE GALLO
  "Accorciare i tempi si può ma si va incontro al rischio dei ricorsi"
  «PURTROPPO la strada è irta di difficoltà», dice Carlo Emanuele Gallo, avvocato ed esperto di diritto
  amministrativo. E spiega: «Se il ritardo nella realizzazione di un'opera è eccessivo si può decidere di

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Pag. 1 Ed. Torino                                                                                     tiratura:339543

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  risolvere il rapporto contrattuale e di aggiudicare l'appalto al secondo, ma è una procedura complicata e
  potrebbe comportare ricorsi». Sarebbe diverso se alla capofila subentrasse un'azienda della stessa
  cordata: «Bisogna però valutare se è disposta a farlo a parità di prezzo e se il raggruppamento ha le
  capacità necessarie a concludere l'opera. Inoltre, occorrerà regolare i conti con chi esce dalla cordata. Ma
  resta comunque una via più semplice rispetto al cambio di appalto». (ste.p.)
  GIANNI ESPOSITO
  "I dipendenti stanno preparandosi al trasloco molti uffici già liberati" «Idipendenti della Regione
  stanno già subendo la riorganizzazione.
   Alcuni sedi sono già state abbandonate e questo ha comportato il restringimento degli spazi per ciascun
  dipendente, ma lo si faceva nell'attesa del trasferimento. Ora che i tempi si allungano ci saranno più
  problemi», commenta Gianni Esposito, segretario della Fp-Cgil Piemonte. I primi a pagare le conseguenze
  sono stati i lavoratori delle coop che puliscono le sedi: «Alcuni hanno perso il lavoro e altri si sono visti
  ridurre l'orario», attacca il sindacalista.
   E aggiunge: «I ritardi non sono colpa dell'amministrazione, ma l'importante è che si entri quando il palazzo
  non è più un cantiere». (j.r.)
  CONCORSO DI IDEE
  Il grattacielo in cifre
  INIZIO LAVORI
  I COSTI
  314
  223,5
  208
  2001
  2011
  STOP AI LAVORI
  2015
  6mesi e mezzo
  Altezza: 205 metri
  41 piani
  14
  12
  PRIMA APERTURA PREVISTA
  2015
  TEMPO RESIDUO CANTIERE
  52 previsto nel 2010 previsto nel 2015 milioni milioni importo in gara d'appalto milioni novembre marzo 30
  ottobre Canone annuo previsto Costo per gli atti delle attuali 27 sedi Importo presunto per la vendita delle
  attuali sedi di proprietà milioni milioni milioni
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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2016                                                                     9
30/06/2016                                                                                              diffusione:170497
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 LE STORIE
 Con i soldi della Tav il distretto della birra
 Maurizio Tropeano

 A PAGINA 28 L'idea è di utilizzare una parte dei fondi delle compensazioni per la Torino-Lione per
 realizzare tra la Bassa Valsusa e Settimo Torinese il più grande comparto italiano di produzione di birra
 artigianale attraverso la fusione di due dei principali produttori piemontesi e il supporto della Coldiretti. Una
 collaborazione che permetterà di costruire una filiera completa che va dalla coltivazione di orzo e luppolo
 fino alla catena di ristorazione passando per l'edificazione di una malteria, di un luppolificio e di un birrificio.
 Si tratta di un investimento che vale circa 15 milioni e che dovrebbe essere finanziato per un terzo con i
 fondi delle compensazioni, per un altro terzo con le risorse europee del Psr e l'altro terzo con fondi privati.
 Nei mesi scorsi quando era scoppiata la polemica sul taglio delle compensazioni deciso dal governo per i
 territori della Valsusa, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio aveva spiegato che «tutti i fondi
 sarebbero stati ripristinati - (in tutto si tratta di 112 milioni, ndr) - ma che il governo è pronto a finanziare
 progetti interessino un'area vasta e abbiano ricadute economiche durature su quei territori». Antonio
 Ferrentino, ex leader dei sindaci No Tav e ora consigliere regionale e presidente delle Città del Bio, è il
 regista dell'operazione ed è convinto che il progetto di filiera della birra corrisponda a quelle indicazioni.
 Produttori e agricoltori Il punto di partenza è la fusione tra due dei principali produttori piemontesi di birra
 artigianale, cioè Soralamà di Vaie, in Val Susa, e la Compagnia delle Birra di Settimo. Ma per sostenere il
 previsto aumento di produzione è necessario creare una filiera. Il primo passo è il coinvolgimento degli
 agricoltori. Coldiretti - alle riunioni ha partecipato il presidente nazionale Roberto Moncalvo che ha
 un'azienda agricola nella pianura verso Chivasso pensa di convertire alla coltivazione di orzo per birra un
 consistente numero di ettari oggi orientati alla mangimistica. E poi c'è il luppolo. Non esiste una varietà
 tipica italiana che potrebbe essere sviluppata non sono in Valsusa ma anche nella valli di Lanzo e del
 Canavese. Filiera completa Il passaggio successivo è legato alla costruzione di una malteria. Sarebbe la
 prima nell'Italia del Nord e «avrebbe come mercato potenziale anche i birrifici che ora sono costretti a
 rifornirsi all'estero». La filiera verrebbe completata con la costruzione di una struttura tecnologicamente
 avanzata per la produzione della birra e lo sviluppo di una catena di distribuzione che potrebbe arrivare fino
 alle Valli olimpiche e a Torino. Il progetto ha trovato una sponda nell'assessore regionale all'Agricoltura,
 Giorgio Ferrero, e nel p residente Se rgio Chiamparino. A luglio il progetto sarà illustrato in una riunione dell
 'Osser vatorio Tav. Il commissario di governo, Paolo Foietta, ha già dato un giudizio positivo e si dice
 pronto ad organizzare un incontro con il ministro. A livello locale, però, si dovrà capire come si
 comporteranno i sindaci No Tav - tra di loro c'è il primo cittadino di Vaie - che hanno sempre rifiutato ogni
 tipo di compensazione. c
 Foto: Dai campi ai ristoranti L'idea è creare una filiera completa: dalla coltivazione di orzo e luppolo ai
 ristoranti passando per l'edificazione di una malteria, un luppolificio e un birrificio

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Pag. 39 Ed. Abruzzo                                                                                     tiratura:152577

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 `L'ex ministro: «Bene la partenza dei cantieri ma è un errore l'assenza normativa di vincoli»
 «Troppe abitazioni vuote no alla città della rendita»

 IL FUTURO
 «Questa deve essere la città dei profitti e dei salari, non della rendita. Non si può vanificare così il più
 grande investimento italiano». Lo ha detto con grande enfasi Fabrizio Barca, che della ricostruzione ha
 avuto la delega durante il suo mandato da Ministro per la Coesione territoriale, intervenendo ieri al
 convegno inserito nell'ambito della Festa nazionale di LiberEtà organizzata dal Sindacato pensionati (Spi)
 della Cgil fino a domani. Un dibattito sul futuro e le prospettive della città a cui ha preso parte anche il
 segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. L'analisi più cruda è arrivata proprio da Barca: «Adesso
 se n'è accorta perfino la comunicazione di massa, qui c'è un enorme cantiere, ma su questo ci avevamo
 creduto. Il tema è quello dello sviluppo, su cui c'è da lavorare. Girando per le strade, ogni volta vedo che si
 può entrare in una strada di più. Benissimo, si è felici, si vede un cantiere, un lavoro terminato. Ma vedo
 anche case vuote, palazzi dove non c'è nessuno, e poi sento raccontare di affitti iperbolici, di studenti che
 non si preparano a venire a vivere qui. Questa roba non va. Non si è speso per creare posizioni di rendita.
 C'è un tema sviluppo che non si regolò per legge perché non furono previsti vincoli d'uso, se non quello di
 rimanere proprietari per dieci anni». Nel corso del dibattito Barca ha allargato il ragionamento. Ha ricordato
 il suo arrivo in città, «le mitologie positive e negative rivelatesi poi infondate», «la natura a-democratica dei
 processi decisionali», la «profonda divisione della comunità» e lo «spossessamento delle autonomie
 locali». «Un modo sbagliato di governare le cose ha aggiunto che però ha prodotto anche un risultato
 positivo: la gente qui è tornata in casa prima che in altri casi».
 La sfida, ora, è quella di popolare la città. I numeri sul lavoro, ribaditi dal segretario provinciale Umberto
 Trasatti, sono d'altronde drammatici: sono stati persi negli ultimi anni 17 mila posti di lavoro; nel 2009
 c'erano 16.330 iscritti al Centro per l'impiego, nel 2015 sono diventati 28 mila. Tra questi ultimi i disoccupati
 di lunga durata sono passati da 2.126 a 19.287. Un'ecatombe. «Bisogna recuperare il ritardo nella spesa
 fondi ha chiuso Trasatti -. Ci sono 300 milioni di soldi pubblici che possono muovere un miliardo di
 investimenti, ma il tempo non è una variabile indipendente».
 POCO TEMPO
 La Camusso, dal canto suo, ha detto che «il primo sviluppo si chiama ricostruzione, non solo degli edifici,
 ma anche dell'idea di città: rilanciare l'Università e ripartire dal tessuto industriale e produttivo messo in
 difficoltà dal sisma. La ricostruzione sociale? Le operazioni fatte, le new town, hanno messo in discussione
 la comunità. Ogni giorno che passa questo danneggia la prospettiva della ricostruzione, che è in ritardo ed
 è troppo lenta». Il segretario regionale, Sandro Del Fattore, ha voluto ribadire con forza che «dopo molti
 ritardi il percorso è stato avviato, ma bisogna accelerare i tempi per un recupero totale delle attività e dello
 sviluppo economico, per dare una prospettiva».
 Stefano Dascoli
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Pag. 37 Ed. Marche                                                                                         tiratura:152577

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 Cantiere aperto entro la fine dell'anno Cesetti: rispettato il cronoprogramma
 Firmato l'appalto, via libera all'ospedale di San Claudio

 SANITÀ
 «E' stato rispettato in pieno il cronoprogramma che ci si era prefissi». Con queste parole l'assessore al
 Bilancio regionale Fabrizio Cesetti commenta la firma, avvenuta ieri mattina, del contratto di appalto del
 nuovo ospedale di Fermo. E' stato infatti messo nero su bianco l'atto con cui si dà il via all'appalto per la
 nuova struttura che sorgerà in contrada San Claudio nel quartiere Campiglione. L'opera comprende lavori
 per un totale di 50 milioni circa e onori accessori e fiscali per ulteriori 20 milioni di euro. La somma totale a
 disposizione per la realizzazione del nuovo polo sanitario è infatti al momento di circa 70 milioni divisi tra
 Stato e Regione. La struttura verrà realizzata dalla ditta capogruppo Carron Cavalier Angelo spa, che è
 chiamata alla predisposizione nei prossimi mesi della progettazione esecutiva. Il progetto oggetto di
 aggiudicazione è stato redatto dal raggruppamento di professionisti coordinati dall'architetto Giuseppe
 Manara. L'impresa ha manifestato la precisa volontà di procedere il prima possibile alla definizione del
 progetto esecutivo così da dare inizio al cantiere già entro l'anno. «I tempi previsti, dunque - prosegue
 Cesetti - sono stati puntualmente rispettati. Ciò nonostante i cambiamenti che sono avvenuti al vertice del
 Servizio Salute dove Lucia Di Furia ha sostituito Piero Ciccarelli e Cesare Spuri è stato dominato in
 sostituzione di Pompei. Subito dopo la firma del contratto d'appalto ho avuto modo di incontrare i
 rappresentanti della ditta che sta costruendo, tra l'altro, l'ospedale di Treviso. Il prossimo step sarà la
 progettazione esecutiva della nuova struttura sanitaria ed entro la fine dell'anno si potrà avviare il cantiere».
 Il nuovo ospedale di Fermo, come annunciato già al momento della sua presentazione da parte della
 Regione nell'aprile scorso, dovrebbe essere terminato nel giugno del 2018, aprendo un nuovo scenario
 nell'erogazione dei servizi sanitari del territorio. La nuova struttura avrà una superficie di 41.439 metri
 quadri, di cui 32.049 per la degenza e i servizi sanitari, servita da altri 29.049 metri quadri di parcheggi, con
 una nuova viabilità di accesso. L'ospedale di San Claudio si articolerà in 4 edifici fra loro collegati su tre
 livelli e conterrà circa 329 posti letto. Il nuovo ospedale sarà articolato non per specialità ma per percorsi
 diagnostici e terapia, incentrata sulle esigenze dei malati, del personale, dei familiari. Il nosocomio conterrà,
 tra gli altri servizi, quello di Emodinamica ma probabilmente non vi troveranno posto Radioterapia e
 Medicina nucleare per effetto della normativa che riguarda queste due specialità. Ieri la firma del contratto
 d'appalto è stata accolta in città con soddisfazione. «E' un investimento importante per il nostro territorio
 afferma il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro Da anni non viene investita nel Fermano una cifra così alta
 per un'opera importante come l'ospedale. Il crono programma è stato rispettato, ora attendiamo la
 progettazione esecutiva e la sua validazione prima della posa della prima pietra». Non mancano però le
 critiche. Tra i contestatori vi sono coloro che sostengono che i soldi disponibili sono troppo pochi per dare
 vita ad un ospedale di qualità. Altri, invece, vorrebbero più posti letto visto che il Fermano sotto questo
 punto di vista è atavicamente sottodimensionato rispetto alle altre realtà regionali. Altri ancora sono scettici
 sull'effettiva qualità dei servizi erogati data la coperta stretta del personale in dotazione. Infine ci sono quelli
 che avrebbero preferito una ristrutturazione del Murri in centro città piuttosto di una nuova costruzione
 periferica che porrà problemi anche di viabilità.
 Diana Marilungo
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Pag. 35 Ed. Rieti                                                                                       tiratura:152577

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  Vailog-Amazon, cantiere al via all'interno del Polo della logistica

  PASSO CORESE
  Basta raggiungere l'entrata del Polo della logistica di Passo Corese, che si affaccia sulla strada 313
  Ternana, costeggiare il capannone della ditta Collidrill che si occupa di strumenti per la trivellazione del
  sottosuolo, per imbattersi in quello che è il cantiere più atteso della provincia di Rieti. Quello cioè della
  società Vailog, braccio operativo di Amazon, che ha presentato un progetto per la realizzazione di un
  capannone da 61mila metri quadrati. Un progetto che sebbene non porti ancora il nome del colosso
  internazionale dell'e-commerce, ricalca in tutto e per tutto le sembianze delle strutture che lo ospitano tanto
  in Italia, ma soprattutto all'estero, visto che si annuncia come il più all'avanguardia del sud dell'Europa. Al
  momento le opere sono in fase embrionale, ma procedono in maniera molto veloce. Sono già diverse le
  ditte milanesi e locali che da due settimane sono al lavoro su quel lotto di terra. Ma nei prossimi mesi se ne
  attendono molte di più, a testimonianza dell'indotto che l'opera porterà sul territorio.
  È sufficiente passare lì davanti per scorgere ruspe, escavatori, camion, un piccolo container e operai che
  sono al lavoro per cantierizzare l'area. Le prime attività sono concentrate nella preparazione del campo
  base che dovrà ospitare gli uffici e fungere da raccordo dell'intero cantiere e che grosso modo si estenderà
  su 12mila metri quadri di prefabbricati. A queste seguiranno le opere di sbancamento per fare spazio al
  mega capannone. E se la superficie coperta sarà di 61mila metri quadrati quella fondiaria
  complessivamente sarà pari 173mila e 20 metri quadrati. Il deposito verrà attrezzato con sistemi di gestione
  e movimentazione della merce robotizzati, automatizzati e standardizzati, con robot in grado di trasportare
  scaffali alle postazioni dove si trova il personale dipendente (che a pieno regime, in tutti i settori, può
  arrivare a 3mila unità) che smista la merce e la prepara per la spedizione. Annessa al deposito è prevista la
  palazzina uffici.
  Foto su www.ilmessaggero.it/RIETI.
  R.D.C.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Pizzarotti fa il bis sulla metropolitana di Parigi
 Francesco Colamartino

 Dopo l'appalto per il prolungamento della linea 4 della metropolitana di Parigi, il gruppo Pizzarotti farà il bis
 con la linea 11. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il contratto da 300 milioni per la realizzazione
 di altre quattro stazioni della linea metropolitana è stato siglato dall'azienda di Parma in consorzio con la
 svizzera Implenia e le francesi Nge e Demathieu & Bard. La linea 11 è gestita dall'azienda di Stato Régie
 Autonome des Transports Parisiens e il contratto è finanziato da Syndicat des Transport d'Île-de-France,
 Société du Grand Paris e Conseil Général de Seine-Saint-Denis. Il cantiere, che sarà aperto in autunno e i
 cui lavori dovrebbero durare quattro anni, fa parte del progetto Grand Paris Express, finalizzato ad
 aumentare i collegamenti tra la capitale e l'area residenziale circostante attraverso una rete di trasporti che
 prevede la realizzazione entro il 2030 di sei linee metropolitane sotterranee con treni senza pilota. Il
 progetto richiederà circa 210 chilometri di tunnel e 70 stazioni sotterranee. Pizzarotti in Francia ha già
 realizzato cinque opere, tra cui parte del parco divertimenti di Eurodisney, e ne sta realizzando altrettante.
 Di recente il gruppo emiliano ha inoltre firmato due contratti, uno per la costruzione di un ospedale a San
 Pietroburgo da 504 posti letto, l'altro per la realizzazione di quattro sovrappassi a Mosca per un valore
 complessivo di oltre 500 milioni. Alla costruzione dei sovrappassi si aggiungerà la successiva
 manutenzione e gestione in concessione del servizio di pedaggio per 13 anni. Queste due commesse si
 accompagnano alla recente firma di un accordo preliminare per la costruzione di un polo medico da 1.786
 posti letto nel nord del Caucaso, per un valore di circa 1,3 miliardi, cui si aggiungerebbero circa 1,1 miliardi
 per le opere accessorie, tra cui un tecno-parco, hotel e alloggi. Pur essendo un'azienda con solide radici in
 Italia, dallo scorso anno Pizzarotti ha deciso di scommettere sempre di più su strade, ferrovie, gallerie,
 edilizia residenziale e ospedali all'estero, dove nel 2015 ha acquisito ordini per 2 miliardi e realizzato un
 fatturato di 325 milioni. Ma il 2016 è l'anno della vera svolta. Secondo le previsioni del gruppo, il fatturato
 estero sarà quest'anno la metà di quello complessivo. (riproduzione riservata)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2016                                                                     14
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 Total, cantieri bloccati Contratti al ribasso per gli stranieri
 Gheorghe, Mimmo e la lotta tra i disperati di Tempa Rossa
 LUCIO MUSOLINO

 q MUSOLINO A PAG. 15 Mimmo e Gheorghe. Uno è carpentiere e l ' al tro aiutante operaio. Due storie che
 si intrecciano all ' ingresso di " Tempa Rossa " , il cantiere di Corleto Perticara dove la multinazionale del
 petrolio " Total " sta realizzando il centro oli più grande d ' Ita li a. Dall ' inchiesta che ha portato alle
 dimissioni dell ' ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi al blocco del cantiere organizzato ieri
 mattina dalla Cgil, il passo è breve. Gli operai sono stanchi di farsi spremere come limoni fino a quando
 conviene. QUARANTOTTO ANNI, Mimmo è uno di questi. Ha le valigie pronte per tornare a Brindisi dove
 lo aspettano la moglie disoccupata e quattro figli piccoli da mantenere. La Paresa, l ' azienda subaltatrice
 che da cinque mesi lo aveva assunto a tempo determinato gli ha comunicato che per lui non ci sarà
 rinnovo. Il suo posto è stato preso da un polacco. " Mi hanno chiamato dalla ditta - si sfoga - e il direttore mi
 ha detto che i lavori di ' Tempa Rossa ' sono finiti. Ma non è vero. Sono cinque mesi che sono qui e
 abbiamo ancora due anni e mezzo di cantiere " . Gli occhi rossi li nasconde dietro occhiali da sole neri. Sa
 cosa lo aspetta da domani e non sopporta di essere preso in giro da chi " caccia il pane ai suoi figli " . Tira
 fuori il cellulare e mostra a tutti un video girato poco prima di nascosto negli uffici della " Paresa " . " Guarda
 i romeni come firmano il contratto - dice - , mentre noi siamo qui a protestare perché da domani siamo
 senza lavoro. Il mio non è razzismo. Chiedo solo di poter lavorare. Ho quattro bambini. Come faccio? " . Su
 1.200 operai, almeno 100 sono in questa situazione. " Ma lo avete capito che non abbiamo nulla da
 mangiare? " , urla un altro operaio in faccia a uno dei dirigenti della Total. " Con la disoccupazione che c ' è
 vanno a prendere gli operai in Albania - attacca un carpentiere pronto per essere licenziato - . Ma di che
 cazzo stiamo parlando? Noi protestiamo e l ' azienda oggi fa firmare agli stranieri contratti di 10 mesi
 mentre i nostri sono di un mese. È una provocazione " . LA SUA FAMIGLIA Gheorghe l ' ha lasciata in
 Romania e quello di ieri doveva essere il primo giorno di lavoro. Non è stato possibile per lui entrare nel
 cantiere perché gli operai italiani hanno bloccato l ' ingresso. Se n ' è rimasto in disparte assieme ai suoi
 connazionali. Indossa ancora il casco e la tuta della Tecnomec: " Io vengo dalla Romania ed è la prima
 volta che lavoro in Basilicata. A 50 anni ho lasciato mia moglie e i miei figli per questo lavoro. Ho fatto l '
 ope raio anche in Francia, in Germania, in Polonia e in Russia. Qui sono stato assunto come aiutante "
 Gheorghe è uno dei pochi che non scappa davanti ai giornalisti. Rispetta comunque le indicazioni che
 evidentemente gli sono state impartite. L ' ordine è non parlare con nessuno e non dare spiegazioni su
 come gli stranieri vengono assunti a " Tempa Rossa " e a quali condizioni. " Non ti posso dire quanto è il
 mio stipendio. Per me è una paga giusta " . Secondo gli operai, l ' az ie nd a che lo ha assunto assieme agli
 altri operai dell ' Est Europa si sarebbe rivolta a un ' agenzia interinale. Il condizionale è d ' obbligo perché
 quello che succede all ' interno del cantiere della Total, da alcuni mesi non riescono a capirlo nemmeno gli
 operai che ci lavorano e i sindacati. " Finché non abbiamo fatto il blocco è stato impossibile prendere
 contatti con queste aziende " dice Vincenzo Esposito, segretario della Cgil di Potenza. Anche per noi non è
 stato possibile avvicinarci al cantiere. Forse ha ragione il senatore di Si-Sel Giovanni Barozzino che in un '
 interroga zione al ministro Poletti scrive che " secondo stime della Cgil gli operai italiani percepiscono circa
 9 euro l ' ora, il personale straniero è retribuito con 5 euro " . COSÌ LA DELOCALIZZAZIONE del le aziende
 si trasforma nell ' i mportazione degli operai dall ' E st Europa. Esposito non riesce a spiegarsi " perché non
 sono stati rinnovati i contratti degli operai italiani che già lavoravano a ' Tem pa Rossa ' e vengono assunti
 gli stranieri " . " Le imprese che hanno ottenuto gli appalti di costruzione da Total - il senatore del M5s Vito
 Petrocelli - puntano in questo modo ad abbassare ulteriormente il costo del lavoro a risparmiare anche su
 formazione e protezione dei lavoratori. La beffa si aggiunge alle già difficili condizioni dei lavoratori italiani,
 che oltre alla paga da fame devono mangiare a turno e dormire nei container, mentre la stessa situazione

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 igienica è deficitaria " . Il blocco del cantiere ha costretto le aziende subappaltatrici a un passo indietro.
 Dopo un incontro alla Regione Basilicata hanno garantito il rinnovo dei contratti in scadenza e il richiamo di
 una quarantina di operai. Resta da capire se " Tempa Rossa " stia diventando la Rosarno degli operai edili
 e metalmeccanici.La scheda n IL CENTRO Tempa Rossa è un impianto petrolifero in Basilicata. L'iter che
 ha portato all'autorizzazione del giacimento della Total è finito al centro dell'inchiesta di Potenza che ha
 coinvolto, tra gli altri, Gianluca Gemelli, compagno dell'ex ministra Federica Guidi, costretta a dimettersi n
 LE DITTE Nei giorni scorsi alcune aziende appaltrici hanno licenziato un centinaio di operai in scadenza di
 contratto e ne hanno assunti altri dell'Est europeo
 Foto: Profondo sud Il blocco degli operai Cgil, a destra l ' italiano Mimmo e, sotto, il romeno Gheorghe

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Pag. 3 Ed. Como Lecco                                                                                        tiratura:72902

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 Smottamento: tragedia in cantiere Muore operaio, il collega si salva

 di STEFANO CASSINELLI - MERATE - UNO SMOTTAMENTO di terra e fango non ha dato scampo, ieri
 mattina, a Simone Carissimi, 42 anni, il manovale che per la società «Edilizia Ravasio srl» di Carvico, stava
 lavorando alla ristrutturazione di un vecchio fabbricato di via Mote Grappa, frazione Sartirana, nella zona di
 fronte alla chiesa e alle spalle della casa di riposo. L'incidente è avvenuto all'improvviso quando un cumulo
 di materiale, forse durante un movimento di un mezzo pesante, è caduto addosso al muratore, residente a
 Villa d'Adda e padre di un bambino, Paolo, e una bambina, Giulia. Subito è scattata la macchina dei
 soccorsi, oltre alla chiamata al numero d'emergenza 112 i suoi colleghi si sono avventati sul materiale che
 aveva travolto Simone per cercare di liberarlo il prima possibile. PURTROPPO, una volta riportato alla luce
 il corpo, è apparso chiaro che non c'era più nulla da fare e il medico del 118 ha dovuto constatare il
 decesso dell'uomo poco dopo le 10. Insieme a Simone Carissimi è rimasto coinvolto nello smottamento
 anche un altro muratore di 26 anni, che però è rimasto illeso. Il magistrato di turno, il sostituto Silvia
 Zannini, ha disposto il sequestro del cantiere e ordinato l'autopsia sul corpo del 42enne. L'esame sarà
 svolto domani mattina e servirà soprattutto per determinare la causa del decesso in particolare sarà da
 stabilire se la morte è avvenuto per soffocamento o a causa dei traumi subiti durante lo schiacciamento. Sul
 posto oltre ai sanitari e ai vigili del fuoco anche i Carabinieri e il personale dell'Ats specializzato nei controlli
 sui cantieri. Durante gli accertamenti è emerso che il muratore era regolarmente assunto e che le norme di
 sicurezza nel cantiere erano rispettate e apparentemente non vi erano situazioni fuori posto. Qualcosa però
 non ha funzionato trasformando una normale giornata di lavoro in un dramma terribile con la morte del
 muratore specializzato che lascia due bambini piccoli e l'intera comunità sbigottita.
 stefano.cassinelli@ilgiorno.net

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  Cinque milioni di euro per viabilità, scuole, impianti: sogno o realtà?

  DA SEMPRE è chiamato «il libro dei sogni». Disegna la città da tutti desiderata con strade, parcheggi,
  scuole a posto e impianti sportivi. Ma ciò che davvero varca il traguardo della concretezza,
  tradizionalmente, è una sparuta rappresentanza delle opere elencate. Un esercito di buone intenzioni,
  ridotte al lumicino per il solito confronto-scontro con le ristrettezze economiche. Sperare nell'eccezione è
  lecito. Quindi speriamo e vediamo cosa promette il nuovo piano triennale delle opere pubbliche appena
  varato dal Comune, per oltre 5 milioni di euro di investimenti destinati soprattutto alla periferia, soprattutto
  S.Anna, S.Vito e S. Concordio. Più altri 2 milioni di euro per parcheggi, strade, cimiteri e impianti sportivi e
  difesa del territorio. Tra le opere anche la rotatoria fra viale Giusti e via dei Macelli, un incrocio ad altissimo
  tasso di sinistrosità. E' deciso che ad avere la priorità saranno le opere decise ai tavoli delle due prime
  edizioni dei lavori pubblici partecipati. SI TRATTA in tutto di 755.800 euro di interventi decretati
  direttamente daicittadini e che, secondo quanto fa sapere il Comune, vedranno la luce nei prossimi mesi,
  con l'eccezione del parcheggio presso la scuola di Vallebuia. In questo caso, infatti, ci sarà bisogno di una
  variante urbanistica e per questo il parcheggio slitterà al prossimo anno. La parte più cospicua dei
  finanziamenti sono destinati alle scuole (1.384.200 euro) e all'edilizia pubblica (1.173.000 euro). Sul fronte
  dell'edilizia scolastica, oltre a proseguire l'opera di messa a norma degli edifici e a realizzare una serie di
  manutenzioni straordinarie soprattutto ai tetti, i lavori serviranno anche a rendere le scuole accessibili a tutti
  con l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'adeguamento dei servizi. Nell'ambito degli edifici
  pubblici, 589.000 euro saranno destinati all'edilizia cimiteriale: 500.000 euro serviranno per rimettere a
  posto le arcate del cimitero monumentale di Sant'Anna, mentre i restanti 89.000 euro serviranno per
  attivare gli espropri necessari agli ampliamenti dei cimiteri di San Vito, Sant'Alessio, Nave e Arancio, che
  saranno effettuati da Gesam. 190.000 euro saranno invece utilizzati per partire con un primo lotto di
  interventi per la sistemazione dei vialetti esterni alla Cavallerizza, in attesa di chiudere l'accordo con la
  Regione che porterà i finanziamenti per completare gli interventi sia esterni che interni all'immobile di
  piazzale Verdi. All'edilizia sportiva saranno destinati 450.000 euro, 250.000 saranno invece destinati alla
  manutenzione straordinaria di una serie di impianti sportivi minori. R.L. La piscina
  NEL DOCUMENTO finanziario del Comune è incluso anche un finanziamento di 200mila euro che servirà
  per la piscina comunale e per una parte degli interventi strutturali al Palazzetto di via delle Tagliate. La
  piscina, lo ricordiamo, è chiusa da più di un anno a seguito di un banale episodio di «sfondellamento» per il
  quale sarebbe bastato rapido intervento di controsoffittatura.

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SCENARIO ECONOMIA

19 articoli
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 Il colloquio / 2
 La ministra Wallström: «Ora la Gran Bretagna deve uscire al più presto»
 La responsabile della diplomazia svedese: basta incertezza
 Giuseppe Sarcina

 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
   NEW YORK «Ora la Gran Bretagna deve uscire al più presto». Margot Wallström, 61 anni, guida la
 diplomazia svedese dal 3 ottobre 2014, ma conosce molto bene anche i meccanismi dell'Unione Europea:
 dal 1999 al 2010 ha fatto parte della Commissione presieduta da José Manuel Barroso. È una
 socialdemocratica e negli anni di Bruxelles ha sempre dimostrato una forte vocazione al dialogo,
 all'inclusione. Oggi, però, ha fretta. Si aggira nei corridoi del Palazzo delle Nazioni Unite, a New York, dove
 è arrivata per gestire direttamente le ultime mosse del governo di Stoccolma, in gara con l'Italia per un
 seggio tra i membri non permanenti nel Consiglio di Sicurezza. Missione riuscita alla prima votazione.
 Prima di lasciare il Palazzo di Vetro si ferma e risponde a qualche domanda sullo scenario che si è formato
 in Europa, dopo il referendum di giovedì 23 giugno nel Regno Unito.
 Angela Merkel chiede di dare tempo al governo di David Cameron, di tenere aperto il filo del dialogo con
 Londra. François Hollande e Matteo Renzi vogliono, invece, stringere i tempi. La sua opinione?
 «Bisogna fare il più in fretta possibile. Bisogna accelerare la procedura per l'uscita effettiva del Regno Unito
 dall'Unione Europea. Il popolo britannico ha votato, ha scelto. A che cosa serve mantenere aperta la ferita?
 Solo a rendere ancora più acute le tensioni interne alla Gran Bretagna e più aspro il confronto tra Londra,
 Bruxelles e le altre capitali europee».
 Quali sono i rischi concreti di un lungo periodo transitorio?
 «Dal nostro punto di vista sono due. Il primo è che dobbiamo superare questo clima di incertezza, di
 instabilità latente in cui stiamo vivendo da venerdì scorso, quando abbiamo visto i risultati del referendum.
 Nell'incertezza, nell'instabilità non si costruisce niente di buono. Il secondo è politico. Se non riusciamo ad
 andare oltre, daremo ancora più spazio ai movimenti euroscettici e soprattutto xenofobi. Ci faremo dettare
 da queste formazioni politiche la nostra agenda nazionale ed europea».
 La Svezia è un Paese che ha un profilo simile a quello del Regno Unito. Non fa parte dell'euro, si è sempre
 mantenuta a una certa distanza dai progetti di maggiore integrazione. Cambierà qualcosa dopo la
 «Brexit»?
 «Il nostro Paese non è nella situazione del Regno Unito, questo tengo a sottolinearlo. Non abbiamo
 neanche un accenno di dibattito sull'eventualità di un'uscita dall'Unione Europea. Al contrario siamo
 disponibili a rafforzare la cooperazione con gli altri partner Ue e soprattutto pronti a dare al mondo un
 segnale di rinnovata unità europea. Vogliamo lavorare con tutti in questa direzione».
 Che cosa è necessario cambiare nella costruzione europea? Esiste un problema di istituzioni o di priorità
 politiche? Occorre dare più spazio a temi come la sicurezza dei cittadini, l'immigrazione?
 «Un momento. Adesso non dobbiamo farci prendere dalla frenesia. Non è che dobbiamo buttare tutto per
 aria e ricominciare da zero. La cosa più urgente da fare, ora, è rilanciare la coesione dell'Unione. Questo è
 il segnale che serve. I Paesi che ne fanno parte devono dire con chiarezza: noi continuiamo a credere in
 questo progetto. Poi vedremo se sarà necessario aprire ragionamenti sulle istituzioni. La nostra agenda
 comprende già le emergenze che toccano i nostri cittadini: la sicurezza, l'immigrazione e tante altre. Ripeto,
 in questo momento dobbiamo soprattutto riconfermare la nostra scelta di campo a favore dell'Unione
 Europea».
 La Svezia resterà fuori dall'euro?
 «Sì, continuiamo a restare fuori dalla moneta unica, non c'è ragione di rimettere in discussione questa
 posizione. Ma questo non significa che vogliamo mantenere le distanze con l'Unione Europea. Noi siamo
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 europeisti convinti».
 All'Onu, però, i Paesi europei non fanno blocco, anzi la competizione sembra ancora più serrata...
  «Noi ci siamo candidati per un seggio tra i membri non permanenti nel Consiglio di Sicurezza con l'idea di
 offrire una sponda per collaborare con tutti i Paesi. In particolare tengo a dire che l'amicizia con l'Italia,
 nostra concorrente in questo caso, non è minimamente in discussione» .
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Chi è
 Margot Wallström,
 61 anni, social-democratica, dal 1999 al 2010 ha fatto parte della Commissione Ue presieduta da Barroso.
 Dal 3 ottobre 2014 è la ministra degli Esteri svedese

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 Il colloquio / 1
 L'economista Papademos: «L'Unione bancaria non va, le regole sono
 incomplete»
 L'ex Bce sull'eccessivo uso del bail-in: rischio instabilità
 Federico Fubini

 Sintra (Portogallo) Benoît Coeuré, il francese che siede nel Consiglio direttivo della Banca centrale
 europea, di rado si lascia scappare una parola fuori posto. Non parla mai per caso. Quindi aveva un
 messaggio preciso quando ieri al Forum della Bce a Sintra ha affrontato il tema del bail-in, le regole
 europee che prevedono di colpire obbligazionisti e depositanti in caso di aiuti di Stato.
 «Fate attenzione a quello che auspicate», ha detto il francese a proposito di chi chiede di proteggere il
 risparmio se c'è molta tensione sul mercato e si rischia di accentuare ancora di più l'instabilità e i timori
 attorno alle banche. «Il bail-in serve per dare disciplina e se ci si rinuncia, allora la sorveglianza dei
 regolatori dovrà diventare molto più intrusiva». Non solo. Coeuré aveva anche un altro messaggio: «Il bail-
 in è parte integrante dell'Unione bancaria dell'area euro - ha detto -. Se lo si sospende, allora è più o meno
 la fine dell'Unione bancaria».
 È più o meno la posizione della Germania, del tutto contraria a sospendere l'applicazione delle regole
 potenzialmente più destabilizzanti nei salvataggi bancari. Dunque contraria alle richieste presentate
 dall'Italia in questi giorni. E anche se Coeuré non ha fatto riferimenti espliciti alla posizione del governo di
 Matteo Renzi, tutti a Sintra hanno ricollegato le sue parole al negoziato in corso in quel momento a
 Bruxelles.
 Questo non significa che il francese abbia espresso così la posizione della Bce. Altri esponenti
 dell'esecutivo, dal vicepresidente portoghese Vítor Constâncio al capo economista belga Peter Praet, sono
 sicuramente molto più aperti a considerare un'applicazione meno dogmatica delle norme dell'Unione
 bancaria. Non dimenticano che la situazione sul mercato resta delicata e dopo il referendum britannico
 alcune banche hanno perso oltre il 40% in Borsa, non solo in Italia.
 Anche Lukas Papademos, l'economista greco che per otto anni è stato vicepresidente della Bce, non
 nasconde le sue riserve sul sistema del bail-in. In una conversazione con il Corriere a margine del Forum di
 Sintra, lo dice chiaramente: «La vigilanza unica della Bce sulle banche è efficiente e sta funzionando -
 premette Papademos -. Ma il sistema di risoluzione delle banche in dissesto sta entrando in vigore solo
 molto gradualmente a causa di due problemi». Il primo, dice, è il fatto che ancora non esiste un fondo
 comune europeo per gestire le crisi bancarie e lo si sta costruendo solo gradualmente. Ma l'altro problema,
 secondo Papademos, riguarda proprio il bail-in: l'ingranaggio che in teoria deve scattare ogni volta che c'è
 un intervento pubblico su una banca. L'impatto potenzialmente destabilizzante delle sforbiciate sui risparmi
 di obbligazionisti e depositanti fa sì che si preferisca rinviare troppo a lungo la soluzione dei problemi delle
 banche in difficoltà. «Si sta mettendo troppa enfasi sul bail-in - sostiene Papademos -. In linea di principio è
 giusto che chi investe in una banca sappia che rischia di perdere il proprio denaro, questo crea disciplina e
 porta i risparmiatori a scegliere gli istituti più solidi. Ma un eccesso nell'uso di queste regole europee può
 portare a produrre ancora più instabilità finanziaria».
 Papademos sembra riferirsi al rischio che il sacrificio di alcuni risparmiatori induca altri a ritirare i propri
 fondi da altre banche, così aggravando le difficoltà di un intero settore. A maggior ragione perché per
 adesso non c'è nell'Unione bancaria un'assicurazione comune sui depositi. «Questa è un'architettura che
 resta da completare», dice Papademos.
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