CONFIMI 24 settembre 2018

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CONFIMI 24 settembre 2018
CONFIMI
  24 settembre 2018

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INDICE

CONFIMI
  15/09/2018 Giornale di Reggio                                        6
  Nuovi uffici, Confimi Bologna raddoppia l'impegno

  24/09/2018 La Voce di Mantova                                        7
  Visita aziendale per vedere l'industria 4.0

CONFIMI WEB
  23/09/2018 Ilikepuglia 08:16                                         9
  Confimi Industria incontra la ministra Lezzi: 'Migliorare l ...

  24/09/2018 impresamia.com 09:19                                      11
  FORMAZIONE-Bip e MIP lanciano #BipBootCamp, un percorso di ...

SCENARIO ECONOMIA
  24/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale                           13
  I 3,6 miliardi persi all'Ilva

  24/09/2018 Corriere della Sera                                       16
  Il presidente Savorani «Aziende coraggiose mancano infrastrutture»

  24/09/2018 Corriere L'Economia                                       19
  Dazi e tassi in rialzo una morsa sull'Italia

  24/09/2018 Il Sole 24 Ore                                            21
  Quota 100 per uscire dalle crisi d'impresa

  24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                            24
  Carige, dopo il ritorno di Malacalza il nodo è il patrimonio

  24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                            26
  Fca, squadra e Marelli gli esami per Manley

  24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                            28
  Fallimenti, la crisi si allarga al Sud

  24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                            31
  MARIJUANA FAVILLE IN BORSA PER TILRAY
24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                       32
  Negozi chiusi la domenica la controriforma del governo mette a rischio 40mila
  posti

  24/09/2018 La Stampa - Nazionale                                                35
  "Troppo tempo buttato Le imprese rischiano di fallire"

  24/09/2018 La Stampa - Nazionale                                                36
  La Brexit stoppa la sterlina L'euro recupera sul dollaro

  24/09/2018 Il Messaggero - Nazionale                                            37
  Tria blocca il deficit all'1,6 % «Tratti Conte con l'Europa»

SCENARIO PMI
  24/09/2018 Corriere L'Economia                                                  40
  Luisa todini Finanza per le Pmi: perché ho comprato gli zainetti invicta

  24/09/2018 Corriere L'Economia                                                  42
  La danza delle banche ma bruxelles stona

  24/09/2018 Corriere L'Economia                                                  45
  preparatevi, per la bioeconomia arriveranno 10 miliardi

  24/09/2018 Corriere L'Economia                                                  47
  piace il welfare dei millennial Con i voucher più benessere

  24/09/2018 Corriere L'Economia                                                  49
  Piastrelle più export nel futuro Made in italy

  24/09/2018 Corriere L'Economia                                                  51
  I replicanti soffrono il balletto dei listini

  24/09/2018 Il Sole 24 Ore Dossier                                               53
  G20: urgente promuovere l'equo accesso alla rete

  24/09/2018 Il Sole 24 Ore Dossier                                               55
  Investimenti nel turismo, la prima industria regionale

  24/09/2018 Il Sole 24 Ore Dossier                                               57
  Un settore vincente da valorizzare

  24/09/2018 Il Sole 24 Ore Dossier                                               59
  Sostegno concreto alle imprese del territorio

  24/09/2018 Il Sole 24 Ore Dossier                                               61
  Fondi per lo sviluppo intelligente: servizi e start up
24/09/2018 Il Sole 24 Ore Dossier                                               63
Per le Pmi: il Catalogo competenze

24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                       64
Su misura, genderless, online Vicenza apre al nuovo lusso

24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                       66
Azienda Italia, nuovi settori in corsa sull'onda della trasformazione hi-tech

24/09/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                       68
L'export va, investimenti record per dare smalto alla piastrella doc
CONFIMI

2 articoli
15/09/2018
Pag. 10                                             Giornale di Reggio

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 Il presidente Pino Flamini: "Ora la nostra sede diventa operativa come quella di Modena e
 questo mi rende molto felice"
 Nuovi uffici, Confimi Bologna raddoppia l'impegno
 La novità riguarda il presidio fisso di Confimi Formazione a Bologna

 ppuntamento al prossimo 20 settembre alle 18. Confimi Emilia raddoppia il suo impegno con
 la città di Bologna inaugurando i nuovi uffici, decisamente più grandi di quelli inaugurati
 solamente 12 mesi fa, sintomo che l'associazione è in salute e cresce. Una sede più ampia,
 più viva. La grande novità riguarda il settore formazione, infatti i nuovi uffici della nota
 associazione saranno arricchiti dalla presenza costante di Confimi Formazione, firma
 autorevole nel settore, oramai una certezza per tutti gli imprenditori del comparto
 manifatturiero e non solo. La nuova sede sorgerà nello stesso palazzo che ha ospitato il primo
 insediamento di Confimi a Bologna, in via Di Corticella 184/10, ma con una metratura molto
 più ampia e con la possibilità di accogliere più persone. Queste le parole di Stefano Bianchi,
 direttore di Confimi Emilia: «La nuova sede è a disposizione di tutti i nostri associati, non solo
 per quanto riguarda i servizi che siamo in grado di offrire ma anche per qualsiasi evenienza.
 Abbiamo allestito degli uffici e degli spazi dedicati proprio agli imprenditori che, per svariati
 motivi, hanno bisogno di fissare un appuntamento con clienti e fornitori a Bologna. Inoltre la
 nostra sede rinnovata ha il compito di creare una sinergia maggiore tra i nostri associati, deve
 diventare il luogo d'incontro tra chi, tutti i giorni, anima le piccole e medie imprese emiliane».
 Soddisfatto anche Pino Flamini, presidente della territoriale di Bologna: «A distanza di 12 mesi
 dalla nostra inaugurazione della prima sede siamo costretti ad espanderci e a utilizzare altri
 uffici e questo mi rende molto felice». L'imprenditore ha concluso dicendo: «La nostra nuova
 sede è aperta a tutti, la nostra è la casa della piccola e media impresa bolognese. Il giorno 20
 settembre presenteremo il nuovo ufficio con un piccolo aperitivo di fine estate, evento aperto
 a tutti gli addetti ai lavori e a tutti gli imprenditori che intendono avvicinarsi al nostro modo di
 fare rete. Con il presidio fisso di Confimi Formazione e con una sede più ampia e più viva il
 nostro ufficio diventa operativo e ricco di opportunità al pari della sede di Modena».
 Appuntamento quindi al prossimo 20 settembre con l'aperitivo di fine estate di Confimi
 Bologna. Durante l'evento sarà presente anche l'artista reggiana Patrizia Giovanetti che
 arricchirà il momento di scambio con la mostra "I misteri del fuoco".
 Foto: Sopra e sotto gli uffici della nuova sede di Confimi Emilia a Bologna e, a sinistra, Pino
 Flamini, presidente di Confimi Bologna

CONFIMI - Rassegna Stampa 24/09/2018 - 24/09/2018                                                       6
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 Visita aziendale per vedere l'industria 4.0

 A N TOVA E' ora di passare dalle parole ai fatti: questo l'obiettivo del workshop sull'industria
 4.0 che si terrà direttamente presso la sede di una vera e propria Smart Factory. Apindustria
 in collaborazione con Schneider Electric ha organizzato un nuovo incontro sulla rivoluzione del
 4.0 per domani dalle ore 9.30 presso l'azienda Hbs a Monzambano. La grande novità è che si
 tratta della prima occasione in cui si parla di smart manufacturing direttamente in un'azienda
 che è un ottimo esempio di come si possano sfruttare le opportunità messe a disposizione
 dalla digitalizzazione. "Siamo convinti che sia il momento di raccontare come le PMI siano già
 molto avanti sulla strada dell'industria 4.0 - sottolinea Elisa G ov i , presidente di Apindustria
 Mn - certo ci sono dei ritardi ma anche dei casi di eccellenza che costituiscono dei punti di
 riferimento a livello nazionale e internazionale". Info: 0376221823.

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CONFIMI WEB

2 articoli
23/09/2018 08:16
Sito Web                                                Ilikepuglia

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  Confimi Industria incontra la ministra Lezzi: 'Migliorare l ...

  Seguici su: Confimi Industria incontra la ministra Lezzi: 'Migliorare l'internazionalizzazione
  delle imprese meridionali' Tra i temi affrontati anche le ZES, la valorizzazione di Matera -
  Capitale Europea 2019 e la futura Legge di bilancio su temi legati ai territori del Sud Lettore
  Vocale Lettore Vocale "La nostra preoccupazione per l'andamento dell'economia meridionale è
  grande e confermiamo la disponibilità a condividere quelle misure che riteniamo necessarie
  per superare una condizione di crisi pluridecennale; misure che nascono da una profonda e
  radicata esperienza sul territorio". Queste le parole in apertura dell'incontro svoltosi oggi a
  Roma dove la delegazione Confimi Industria composta dal presidente Confimi Puglia e
  delegato nazionale Industria Culturale Sergio Ventricelli, dal Segretario di Confimi Industria
  Puglia Riccardo Figliolia, dai tecnici Fabio Sciannameo e Canio Trione, rispettivamente
  responsabili per le Politiche Pubbliche e per il Centro Studi Confimi Industria Puglia hanno
  incontrato il Capo di Gabinetto Valeria Capone con il Segretario particolare Sabrina
  Sambati del Ministro per il Sud Barbara Lezzi, eFabiana D'Onghia, consigliere legislativo della
  Presidenza del Consiglio. La seduta era stata aggiornata a oggi dopo l'incontro della scorsa
  settimana con il Ministro Lezzi per la definizione tecnica delle linee guida di quanto già
  discusso in precedenza e alla quale ha preso parte anche il Direttore Generale Confimi
  Industria Fabio Ramaioli. Una vera e propria Call for Papers che vede il Sud chiamato ad
  accompagnare e contribuire attraverso le conoscenze maturate sul campo, alla individuazione
  di logiche nuove per l'economia del Sud, argomenti nevralgici del prossimo DEF (Documento
  di Economia e Finanza), il principale strumento governativo di programmazione economica di
  imminente pubblicazione. Si è dunque parlato di ZES (Zone economiche speciali, ndr), della
  valorizzazione di Matera - Capitale Europea 2019, della futura Legge di bilancio su temi legati
  ai territori del Sud, e di alcune proposte per migliorare l'internazionalizzazione delle imprese
  meridionali troppo penalizzate da una pressione fiscale eccessiva, da un cuneo fiscale da
  rivedere, da un troppo alto costo dell'energia e da una rete infrastrutturale da aggiornare,
  tutte questioni da tempo già denunciate da Confimi Industria. "Come già anticipato - ha
  spiegato il presidente Confimi Puglia Ventricelli -, le ZES sono certamente di importanza
  capitale, sia per le imprese italiane che per talune estere interessate a investire sul nostro
  territorio, costituito da piccole e medie imprese, assai spesso costrette al nanismo da una
  politica economica miope. Si tratta di storture gravissime, che vanno corrette con
  immediatezza per restituire alle nostre imprese fiducia nel loro operato, premiando l'impegno,
  il merito e l'abnegazione. In questo senso, serve cambiare l'attività creditizia delle banche
  locali, che stanno bruciando milioni di euro di risparmi anziché rilanciare reddito e produzioni,
  azzerare la burocrazia, almeno per le imprese nascenti, per non scoraggiare i giovani che
  vogliono intraprendere il percorso dell'auto-impiego, quindi, occorre che la politica monetaria
  europea non penalizzi, come attualmente fa, le aree che debbono effettuare sforzi
  supplementari per il proprio rilancio. In nessun caso bisognerebbe cedere alla tentazione di
  percorrere la scorciatoia della politica degli aiuti, che invece riteniamo debba essere
  smantellata in tutto il territorio dell'Unione, ma di applicare alle realtà meridionali le
  regolamentazioni semplificate, che sono adatte all'imprenditoria locale. Appello finale quello
  del responsabile Centro Studi Canio Trione che ha sollecitato l'attenzione sul disagio prodotto
  dalla recente legislazione sulle fatturazioni, come sulla tracciabilità dei pagamenti e di tutta la

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23/09/2018 08:16
Sito Web                                                Ilikepuglia

                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  fiscalità. "Siamo a livelli patologici - ha detto Trione - che inducono le imprese a lavorare solo
  perché non si vogliono chiudere aziende spesso storiche, con il risultato di una continua e
  mortificante emigrazione di massa delle energie migliori. Al contrario pensiamo che, con la
  creazione di un ambiente favorevole, riusciremo senza dubbi a fermare tale emorragia e a
  indurre molti dei figli della nostra amatissima Terra a tornare e a contribuire alla nostra
  rinascita".

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24/09/2018 09:19
Sito Web

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  FORMAZIONE-Bip e MIP lanciano #BipBootCamp, un percorso di ...

  PMI-Confimi Bologna: inaugurata la nuova sede. Barbara Vanni, direttrice... 24 settembre
  2018 Comments Off on FORMAZIONE-Bip e MIP lanciano #BipBootCamp, un percorso di studi
  "STEM" per chi ha formazione umanistica ma vuole avviarsi alla consulenza Dalla home page
  FORMAZIONE-Bip e MIP lanciano #BipBootCamp, un percorso di studi "STEM" per chi ha
  formazione umanistica ma vuole avviarsi alla consulenza Bip - Business Integration
  Partners e MIP Politecnico di Milano hanno sviluppato #BipBootCamp, una prestigiosa
  business school per completare la preparazione accademica su temi in ambito economics &
  finance, marketing, managemente trasformazione digitale e rivolta a neolaureati che
  intendono intraprendere una carriera nella consulenza direzionale, pur non avendo alle spalle
  un percorso di studi 'STEM' (Science, Technology, Engineering & Mathematics). Uno dei punti
  di forza di #BipBootCamp, oltre alla ormai consolidata collaborazione tra due partner di
  prestigio quali Bip e MIP, sarà la metodologia Smart Learing utilizzata. Si tratta di un
  innovativo approccio che coniuga diverse modalità di apprendimento e fruizione dei contenuti
  (aula, online ed esercitazioni pratiche) e volto a massimizzare l'efficacia della formazione e a
  rendere i partecipanti pronti ad affrontare le sfide della consulenza. La metodologia didattica
  si caratterizza per una forte connotazione esperienziale, l'analisi di case study reali e lavori di
  gruppo volti a facilitare l'apprendimento e a calarsi il più possibile nel ruolo di consulente. Una
  tutorship digitale permetterà inoltre agli studenti una costante interazione con la Faculty MIP
  e di condividere commenti e spunti di riflessione con la community online. Il percorso prevede
  24 ore di formazione digitale, con accesso alla piattaforma da qualsiasi device, verifica
  dello stato di avanzamentoe una tutorship per supportare il processo di apprendimento. Nel
  corso di ulteriori 12 giornate di formazione intensiva, per una durata di 2 settimane, gli
  studenti si eserciteranno su casi studio, esercitazioni pratiche e lavori di gruppo per
  massimizzare l'interazione tra la parte pratica e la parte teorica e avranno l'opportunità di
  ascoltare le testimonianze di alcuni consulenti esperti di Bip. "Il #BipBootCamp rappresenta
  per noi l'ennesimo traguardo raggiunto, frutto della preziosa collaborazione con il MIP -
   commenta Carlo Capè, Amministratore Delegato di Bip - Business Integration Partners -. Le
  competenze specialistiche della faculty accademica del MIP e la conoscenza del mondo
  aziendale di Bip ci hanno permesso di realizzare la perfetta risposta sia a brillanti neolaureati
  che intendono ampliare le proprie competenze e arricchire il proprio CV, sia all'attuale
  mercato del lavoro in rapidissima evoluzione che richiede una preparazione in materie 'STEM'"
  "Si tratta di una opportunità eccellente per la nostra Business School - aggiunge Andrea
  Sianesi, Dean del MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business: da un lato, perché è
  un'ulteriore occasione per collaborare con una delle aziende socie di MIP, a dimostrazione di
  un network di prestigio e coeso attorno alle attività della Scuola; dall'altro, perché questo è
  un formato innovativo sviluppato insieme a Bip - un vero e proprio smart bootcamp, in parte
  digitale e in parte in aula - dedicato a giovani talenti con una formazione umanistica che
  vogliono invece intraprendere una carriera nella consulenza". » Dalla home page »
  FORMAZIONE-Bip e MIP lanciano #BipBootCamp, un percorso di studi "STEM" per chi ha
  formazione umanistica... About the Author: admin

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 24/09/2018 - 24/09/2018                                               11
SCENARIO ECONOMIA

12 articoli
24/09/2018                                                                                diffusione:222170
Pag. 1.25                                                                                    tiratura:308621

                                                                                                               La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 DATA ROOM
 I 3,6 miliardi persi all'Ilva
 Michelangelo Borrillo e Milena Gabanelli

 O ra che l'Ilva ha una nuova proprietà, si può tirare una riga e fare i conti: qual è stato il
 «prezzo» del commissariamento? La storia dell'azienda è piena di crocevia, colmi di speranze,
 poi quasi sempre disattese. Il primo bivio fu la scelta del quarto polo siderurgico italiano:
 dopo Cornigliano, Piombino e Bagnoli, si aprì Taranto. Il secondo bivio risale all'inizio degli
 anni 90, quando il commissario europeo alla Concorrenza Karel Van Miert costrinse l'Italia a
 scegliere fra Bagnoli e Taranto. Chiuse Bagnoli. Erano i tempi dell'Ilva pubblica, quella che si
 chiamava Italsider.
  Dall'acciaio di Stato ai privati
 Messa in liquidazione nell'88, diventa privata nel 1995. Se l'aggiudicano i Riva con un'offerta
 di 1.649 miliardi di lire (e 1.500 miliardi di debiti, a fronte di un fatturato di 9 mila miliardi e
 11.800 dipendenti) superando i rivali del gruppo Lucchini. L'attività marcia fino al 26 luglio del
 2012, quando l'acciaieria viene messa sotto sequestro e i Riva arrestati. Le accuse della
 magistratura di Taranto per i vertici aziendali sono, a vario titolo, di disastro ambientale
 colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli
 infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di
 sostanze pericolose. Nel 2013 torna in mano pubblica con il commissariamento, nel 2015
 arriva l'Amministrazione straordinaria.
  Inizia l'era ArcelorMittal
 Solo nel 2016 arriva il decreto per la vendita e nel 2017 l'aggiudicazione alla cordata Am
 Investco, guidata da ArcelorMittal, nata dalla fusione della francese Arcelor e dell'indiana
 Mittal, con quartier generale in Lussemburgo. E la storia si ripete: Ilva è di nuovo privata.
 Per prendere possesso dell'Ilva, però, ArcelorMittal ha dovuto attendere settembre 2018. Non
 è bastata l'offerta vincente, così articolata: 1,8 miliardi il prezzo di acquisto, 2,4 miliardi di
 investimenti entro il 2023, di cui 1,25 miliardi per il piano industriale e 1,15 di investimenti
 ambientali, e un'occupazione per 9.407 unità. L'accordo doveva essere accettato dai
 sindacati. Il ministro Carlo Calenda del governo Gentiloni ci prova fino all'ultimo, arriva a 10
 mila assunzioni, ma il voto del 4 marzo 2018 spazza via il vecchio governo e la palla passa
 nelle mani del suo successore, Luigi Di Maio. La trattativa si è chiusa il 6 settembre scorso:
 ArcelorMittal si impegna ad assumere 10.700 lavoratori e ad assorbire, dal 2023, i 3.100
 lavoratori che nel frattempo restano in cassa integrazione sotto l'Amministrazione
 straordinaria di Ilva. Se non accetteranno l'incentivo all'esodo (100 mila euro lordi) il costo
 complessivo potrà arrivare attorno a 400 milioni. Mentre l'Amministrazione, entro i prossimi 5
 anni, dovrà terminare i lavori di bonifica nell'area fuori dallo stabilimento. Ma per fare questo
 basteranno non più di 400 lavoratori.
  Senza padrone per 2.200 giorni
  Quanto sono costati gli oltre 6 anni dell'Ilva senza padrone in cui sono cambiati 5 governi
 (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte), 4 commissari (Enrico Bondi, Piero Gnudi, Corrado
 Carrubba ed Enrico Laghi) e un subcommissario (Edo Ronchi)? Nel 2015 Ilva ha perso 600
 milioni, nel 2016 ne ha persi 300, nel 2017 di più, 360, e 200 nei primi otto mesi del 2018. In
 pratica dal 21 gennaio 2015, inizio dell'Amministrazione straordinaria, a oggi, l'Ilva ha perso
 1,46 miliardi di euro. Solo i due anni di ritardo per il passaggio ad ArcelorMittal (inizialmente

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 la gara si sarebbe dovuta chiudere a giugno 2016) hanno pesato per circa 700 milioni. Le
 perdite relative agli anni 2012-2014 ammontano invece a 2,18 miliardi, ed emergono dai
 numeri della data room a cui ebbero accesso le aziende che presentarono la prima
 manifestazione d'interesse. Complessivamente, quindi, le perdite del dopo Riva sono state di
 3,6 miliardi. Un salasso dovuto alla riduzione dell'attività a seguito della chiusura dei forni più
 inquinanti, e una conseguente perdita di mercato .
  Il risanamento ambientale
 Rimane il tema da cui tutto è partito: il disastro ambientale. In questi sei anni si è risanato
 pochissimo perché non c'erano i soldi. Oggi a disposizione ci sono circa 2,2 miliardi. Chi li
 mette? Per metà la nuova proprietà, per l'altra i Riva. La Guardia di finanza, grazie al filone
 milanese dell'inchiesta, nel 2013 trova 1,7 miliardi, frutto di evasione e plusvalenze, nascosti
 in Svizzera, nell'isola di Jersey e Lussemburgo. Riesce a sequestrare 1,3 miliardi. Denaro che
 avrebbe dovuto essere investito nella copertura dei parchi minerali e nella gestione dei fanghi
 velenosi. I fondi, però, arrivano effettivamente nella disponibilità di Ilva solo a giugno 2017:
 230 milioni vengono utilizzati per la gestione corrente, mentre i restanti 1.083 milioni sono
 vincolati al risanamento aziendale. Il più urgente è proprio la copertura di quelle montagne di
 polvere di carbone e ferro all'aria aperta che, nei giorni di vento, coprono il quartiere Tamburi
 di Taranto. Per evitarlo, l'Autorizzazione integrata ambientale del 2011 prevedeva che i parchi
 minerali venissero coperti. I lavori sono partiti solo nello scorso febbraio e si concluderanno
 nel 2020. Il costo previsto è di 300 milioni ed è a carico della nuova proprietà, ma la somma è
 stata anticipata dall'amministrazione straordinaria di Ilva con i fondi sequestrati ai Riva.
  Il futuro è nei controlli
 Si potevano evitare gli incalcolabili danni alla salute, il collasso ambientale e quello
 dell'azienda? La risposta è sì. La responsabilità, in prima istanza, pesa sulle spalle dei ministri
 dell'Ambiente, della Salute, i governatori della Regione Puglia, Arpa, magistrati, sindacati, che
 a partire dal '95 (anno in cui lo Stato ha venduto l'Ilva ai Riva) avrebbero dovuto imporre
 l'adeguamento alle norme. Invece, mentre la proprietà accumulava soldi nei paradisi fiscali e
 a Taranto si moriva, hanno fatto finta di niente. Fino a quando non è più stato possibile.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  di Michelangelo Borrillo e Milena Gabanelli 1,7miliardi i soldi nascosti all'estero dai Riva frutto
 di evasione e plusvalenza Il costo del collasso per mancato controllo Le date 600 2,172 milioni
 miliardi 300 milioni 360 milioni 200 milioni Dal 2012 al 2014 2015 2016 2017 2018 26 luglio
 2012 viene messa sotto sequestro 2013 Commissariamento 1995 Il gruppo Riva acquista
 l'Ilva 2015 Amministrazione straordinaria 2016 Decreto per la vendita 2017 aggiudicazione a
 Am Investco Copertura dei parchi minerali Il più importante degli investimenti ambientali Nei
 giorni in cui spira da nord-ovest, al quartiere Tamburi di Taranto il vento porta polveri
 pericolose, Pm10 e benzo(a)pirene ITALSIDER ILVA Pubblica Privata 3,6 miliardi € le perdite
 complessive nei 2.200 giorni senza padrone 17 anni 6 anni Infografica di Nicolas Vargas
 Corriere della Sera 13.800I dipendenti del gruppo I dipendenti attuali del gruppo Ilva sono
 13.800, compresi quelli delle società controllate che rientrano nel perimetro di vendita alla
 cordata Am Investco 17 anni La gestione dell'Ilva sotto il Gruppo Riva 10.700 I lavoratori che
 saranno assunti da ArcelorMittal 3.100 Quelli rimanenti sotto l'Amministrazione straordinaria,
 in cassa integrazione 2,2 miliardi i soldi ad oggi a disposizione per il risanamento ambientale
 1995 2012
 La storia

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 La prima Ilva nasce
 nel 1905,
 come società anonima
 Nel 1964 la ragione sociale, dopo una serie di fusioni, diventa Italsider
  Messa in liquidazione nell'88, dal 1° gennaio 1989 riacquista la denominazione di Ilva
 L'Ilva diventa privata
 nel 1995. Se l'aggiudicano
  i Riva con 1.649 miliardi di lire
 Il 26 luglio del 2012 l'acciaieria viene messa sotto sequestro e i Riva arrestati
 Nel 2013 viene commissariata, nel 2015 arriva l'Amministra-zione straordinaria
 Guarda il video e leggi le inchieste di datajournalism curate da Milena Gabanelli
 nella sezione Dataroom sul sito del Corriere della Sera
 13.800
 I dipendenti attuali del gruppo Ilva sono 13.800,
 compresi quelli delle società controllate che rientrano
  nel perimetro di vendita alla cordata Am Investco

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 L'intervista
 Il presidente Savorani «Aziende coraggiose mancano infrastrutture»

 5
 «Le imprese italiane? Hanno un coraggio da leoni. Non hanno mai smesso di investire in
 tecnologia almeno il 5% del loro fatturato, anche negli anni in cui la crisi era più forte». Una
 risposta a questa sfida è un palazzo di sei piani a Nagoya in Giappone: un anno e mezzo di
 studio e 5 mila metri quadrati di maxi-lastre di gres porcellanato larghe due metri e mezzo
 per realizzare la nuova sede della Shinkumi Federation Bank. L'ha realizzata Giovanni
 Savorani, 69 anni, Presidente dell'azienda romagnola e da giugno presidente di Confindustria
 Ceramica. «L'azienda fattura 25 milioni, è una piccola realtà, come tante altre che lavorano a
 fianco di grandi gruppi, dove la competizione avviene con l'obiettivo di migliorarsi sempre.
 Forse è anche per questo scopo che hanno scelto me per portare avanti le nuove sfide del
 settore», racconta l'imprenditore. Già, perché l'industria ceramica italiana, che si concentra
 nei distretti di Sassuolo e Imola, rappresenta 145 aziende e vale 5,54 miliardi di ricavi - di cui
 4,7 miliardi raccolti all'estero. Una industria che viaggia su un doppio binario: c'è una forte
 componente industriale e digitale, ma anche la capacità di produrre materiali industriali dagli
 effetti superficiali tutti diversi, tali da attrarre architetti di tutto il mondo».
 Chi sono i concorrenti più agguerriti per il made in Italy?
 «Senza dubbio gli spagnoli con il distretto di Castellon della Plana. Lì le aziende hanno fatto
 sistema, poi il Paese li ha seguiti realizzando le infrastrutture a supporto: hanno costruito
 strade, due porti a cinquanta chilometri di distanza. E questo consente alle imprese di tagliare
 i costi. Noi imbarchiamo i carichi a Livorno, lontano dalle aree produttive. Dobbiamo
 accorciare le distanze aumentando l'efficienza, visto che il 90% della produzione viene
 esportata. Ripeto, ora dobbiamo fare sistema. La Regione Emilia Romagna lo ha fatto con la
 meccanica e l'automotive: non deve perdere di vista la ceramica. Ogni punto percentuale di
 export perduto vale centinaia milioni di ricavi e molti posti di lavoro».
 A dieci anni dall'inizio della crisi che tanto ha coinvolto anche le costruzioni, l'industria della
 ceramica è tornata a crescere.
 «Ma il modello in un decennio è cambiato radicalmente. Nel 2017, solo per citare l'ultimo
 anno, gli imprenditori hanno investito il 9,3% dei ricavi, pari a 515 milioni, per rinnovare gli
 impianti, anche grazie alla spinta della legge su Industria 4.0. È entrata in fabbrica la
 digitalizzazione e la tecnologia delle grandi lastre. Per costruire la nuova sede della Shinkumi
 Federation Bank a Nagoya, Gigacer ha utilizzato la tecnica "a tutta massa": le lastre hanno lo
 stesso colore lungo tutto lo spessore. Ma rifare le fabbriche ha significato anche realizzare
 impianti di produzione più puliti e quindi più rispettosi l'ambiente. Nei distretti della ceramica
 l'aria è migliore che nelle città di Reggio e Modena».
 La spinta alla crescita viene dall'estero.
   «Una decina di aziende hanno fatto investimenti produttivi in Europa e Stati Uniti per
 difendere le quote di mercato, pur continuando a investire e a produrre in Italia. Il fatturato di
 queste fabbriche è di 862 milioni di euro, il 18% del totale. È stato un grande salto,
 necessario perché il mercato italiano invece cresce poco, tra l'1,5 e il 2 per cento. Ma la
 trasformazione è stata profonda. Le aziende in Italia sfornano 425 milioni di metri quadrati di
 piastrelle, sono diventate più efficienti sotto il profilo energetico, della sostenibilità ambientale
 e anche della sicurezza sul lavoro. Oggi la manifattura ceramica consente di coniugare i
 grandi volumi di produzione con tanti prodotti diversi, un fatto che attira gli architetti da tutto

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 il mondo».
 Come fate per proteggere il marchio italiano?
 «Abbiamo creato il marchio Ceramic of Italy, che identifica le sole produzione fatte sul
 territorio italiano. Serve a mantenere alto il valore in una fase in cui il richiamo al made in
 Italy è particolarmente alto ed apprezzato».
 Qual è il suo programma ora?
 «Vorrei che fosse mantenuto questo risultato di leadership nel commercio internazionale,
 possibile solo se si fa sistema con le altre entità ed organizzazioni che ruotano attorno alla
 nostra industria. Fare sistema vuole dire che organizzazioni sindacali, delle banche, del
 sistema di assicurazione del credito, dell'Arpa, cioè l'organizzazione per la protezione
 dell'ambiente, delle scuole nello svolgere le loro attività tengano sempre d'occhio il volume
 delle esportazioni che noi facciamo, che non deve calare. In questo la formazione sarà al
 centro dell'attenzione e per questo abbiamo già contattato i rettori delle Università di Bologna
 e Reggio Emilia».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 ~
 Le distanze
 É entrata in fabbrica la digitalizzazione, solo nel 2017 è stato speso mezzo miliardo per
 l'industria 4.0
 Il valore di un settore
 Ogni punto percentuale di export perduto vale centinaia milioni di ricavi e molti posti di lavoro
 ~
 Le cifre
 9,3
 per cento del fatturato: tanto hanno investito le aziende in tecnologia e innovazione
 862
 milioni : il fattu-rato delle aziende ceramiche controllate
 da italiani
 tra Usa e Europa
 145
 le aziende
 italiane che producono ceramica
 con 5,54 miliardi di ricavi
 425
 milioni di metri quadrati
 di piastrelle:
 tanto sfornano
 le aziende
 di casa nostra
 Foto:
 Giovanni Savorani
 con una dipendente della Gigacer,
 la sua azienda di Faenza, durante
  il controllo
 del colore di una piastrella. Sotto, al museo dell'impresa con un'immagine

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  di Le Corbusier al quale è stata dedicata una collezione ( Foto Fabrizio Zani )
  In Giappone La nuova sede della Shinkumi Federation Bank a Nagoya: il rivestimento
  in maxi lastre di gres porcellanato è opera di Gigacer, l'azienda di Savorani

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24/09/2018
Pag. 6 N.39 - 24 settembre 2018

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  Le tensioni commerciali frenano il nostro export, l'economia sta rallentando, la stretta
  monetaria della Fed costringerà l'Europa ad adeguarsi. Allargare troppo il deficit per finanziare
  flat tax, pensioni e reddito di cittadinanza rischia di essere molto pericoloso
  Dazi e tassi in rialzo una morsa sull'Italia
  Ci sarebbe bisogno di politiche nazionali per il rilancio, ma i chiari di luna propizi non ci sono
  più
  Francesco Daveri

  Mentre il governo italiano si chiede quanti miliardi di deficit servono per avviare un inizio di
  attuazione delle impossibili promesse elettorali delle due componenti della sua maggioranza,
  la Cassandra dei nostri tempi - cioè Nouriel Roubini - ha spiegato in poche parole in un
  articolo scritto con Brunello Rosa su Project Syndicate quanto un quadro internazionale in
  netto peggioramento potrebbe ridurre ulteriormente i margini di sforamento del deficit per il
  nostro governo.
  Il ragionamento di Mr Doom (il «Signor Fato», come è soprannominato Roubini) è semplice.
  La crescita mondiale di oggi (vicina al 4 per cento) si regge sugli stimoli fiscali di Donald
  Trump che, riducendo dal 35 al 21 per cento le imposte sugli utili delle corporation a stelle e
  strisce, hanno fatto ricomparire i profitti nei bilanci consolidati delle multinazionali americane
  e anche temporaneamente incoraggiato gli investimenti. Tali stimoli sono però arrivati nel
  momento sbagliato su un'economia che era già in piena occupazione.
  E così il sostegno alla domanda del presidente americano si è alla fine tradotto in più alti
  salari che - unitamente all'aumento del prezzo del petrolio (il greggio era a 55 dollari al barile
  quando Trump ha preso servizio, oggi è a 70) - ha fatto salire l'inflazione fino a sfiorare il 3
  per cento.
  A seguire, l'aumento dell'inflazione sta obbligando la Federal Reserve, la banca centrale
  americana, ad alzare i tassi piuttosto rapidamente tanto che il Fondo monetario li prevede al
  3,5 per cento nel 2019 (erano allo 0,75 per cento a inizio 2017). A sua volta, il loro rapido
  aumento obbligherà le banche centrali del resto del mondo a fare lo stesso.
   In Europa l'aumento dei tassi Usa avviene in un momento in cui la Bce sta comunque
  completando i preparativi per la fine del suo massiccio programma di acquisto di titoli iniziato
  nel marzo 2015. Nei paesi emergenti il rapido aumento dei tassi americani si tradurrà in una
  sequenza di crisi finanziarie di cui si sono già visti i primi episodi in Turchia e Argentina. Del
  resto lo stesso avvenne già nei primi anni Ottanta quando la stretta anti-inflazione dell'allora
  governatore della Fed Paul Volcker fece da detonatore allo scoppio della crisi del debito latino-
  americano. Poi arrivarono default ripetuti, iperinflazione, crisi economiche intervallate da
  avvento e cadute di regimi populisti in Argentina, Brasile e Perù.
  Sull'instabilità finanziaria appena descritta si inserisce - in modo inopportuno - la guerra
  tariffaria dichiarata da Trump al resto del mondo e che negli ultimi giorni è stata estesa dal
  bellicoso presidente americano ad altri 200 miliardi di prodotti importati dalla Cina, con la
  solita contro-reazione cinese che si applicherà - pare - su altri 70 miliardi di prodotti made in
  Usa.
  Andando avanti così, sottolinea l'ex capo economista della Banca mondiale Anne Krueger,
  finisce il regime multilaterale di libero scambio e si va verso la legge della giungla in cui
  prevale il più forte (Usa o Cina, si vedrà). L'unica cosa certa di fronte a una guerra
  commerciale dall'esito tanto incerto è che nel frattempo tutti i paesi del mondo pagheranno
  un prezzo di minori scambi e minore crescita almeno fino a che la guerra di Trump è in corso.

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Pag. 6 N.39 - 24 settembre 2018

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  Con tassi di interesse e dazi in salita, l'Italia vive un difficile paradosso: ci sarebbe bisogno di
  politiche nazionali per rilanciare l'economia ma i chiari di luna propizi per l'attuazione di tali
  politiche non ci sono. Il protezionismo montante e il minor traino di crescita dal resto del
  mondo riducono le nostre esportazioni (lo hanno già fatto chiaramente nei primi due trimestri
  del 2018) che hanno trainato la ripresa degli ultimi anni.
  E l'aumento dei tassi di interesse di mercato porta con sé un aumento del costo del credito, e
  dunque minori investimenti e - a seguire - minori acquisti di beni durevoli, cioè minore
  domanda interna. Una crescita che rallenta sull'estero e sull'interno richiederebbe più spesa
  pubblica e minori tasse, cioè più deficit.
   Ma emettere nuovo debito o rifinanziare quello esistente in scadenza costa di più con tassi di
  mercato più alti. E un Paese fortemente indebitato come il nostro che volesse sfidare i mercati
  sforando sui conti si troverebbe a pagare un suo aggravio di costo del debito per l'aumento
  dello spread. Una scorciatoia che se imboccata potrebbe rapidamente riportarci ai momenti
  drammatici oggi dimenticati del 2011-12.
   © RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Verso la manovra: i temi caldi della previdenza La mappa dei settori più colpiti che saranno
 interessati dalle nuove regole: dai servizi all'acciaio, dall'automotive all'Ict - Contratti di rete
 per le Pmi delle aree «complesse»
 Quota 100 per uscire dalle crisi d'impresa
 Si punta al ritiro anticipato senza penalità per la platea 62-64 anni: il divario a carico delle le
 aziende Da oggi scadono gli ammortizzatori per migliaia di lavoratori. Sindacati in pressing:
 subito atti concreti
 Giorgio Pogliotti e Carmine Fotina

 Assicurare l'uscita anticipata dei lavoratori delle aziende in crisi con lo strumento "quota 100".
 Per la platea di occupati tra i 62 e 64 anni, i tecnici del governo stanno studiando come
 prevedere in manovra un ritiro anticipato, senza penalizzazioni. Il divario rispetto all'assegno
 pensionistico che il lavoratore avrebbe maturato uscendo con i requisiti per la pensione di
 vecchiaia potrebbe essere volontariamente colmato dalle aziende che, a fronte di
 un'incentivazione fiscale, potranno versare i contributi ai fondi interprofessionali per un
 massimo di 5 anni; si pensa di creare una gestione ad hoc presso Fondimpresa.
 Dalla manovra ai «tavoli»
 Questo strumento sarebbe a disposizione anche delle aziende coinvolte nei 144 tavoli di crisi
 aperti al ministero dello Sviluppo, che occupano oltre 189mila lavoratori e spaziano dai servizi
 (oltre 28mila) alla siderurgia (più di 20mila), dagli elettrodomestici (circa 19mila) all'Ict (circa
 14mila) e all'automotive (4-5mila). Sono interessate imprese grandi e piccole, con nomi più o
 meno conosciuti e vertenze in alcuni casi sostanzialmente chiuse. Tra le altre: Alitalia,
 Almaviva, Acciai speciali Terni, Bridgestone, Ericsson, Condotte, Embraco, Electrolux,
 Honeywell, Ilva, Italiaonline, Micron, Nestlé, Piaggio Aero, Sda, Valtur e Whirlpool Indesit. Di
 questi 144 tavoli, 31 riguardano aziende che in parte o totalmente sono state interessate da
 cessazione d'attività in Italia per delocalizzare all'estero, con 30mila posti coinvolti. Senza
 dimenticare i 147 gruppi interessati da procedure di amministrazione straordinaria.
  L'elenco dei verbali del Mise dice che da quando si è insediato il governo Conte, all'inizio di
 giugno, sono stati una quarantina gli incontri relativi a circa 30 aziende. Si va dai casi di
 delocalizzazione da contrastare - come Bekaert e Invatec - al recente dossier Iaa (Industria
 italiana autobus) che il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, punta a sbloccare con il
 coinvolgimento pubblico, attraverso un investimento diretto di Fs. Il tema è caldo. Da oggi
 infatti - denunciano i sindacati - scadono gli ammortizzatori sociali, per migliaia di lavoratrici e
 di lavoratori, in seguito alle norme del Dlgs 148/2015. «In molte aziende - segnalano Fim-
 Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil - verrà superato il limite dei 36 mesi di Cig e CdS a disposizione nel
 quinquennio». Questa mattina si terrà un presidio dei metalmeccanici davanti al Mise «per
 chiedere risposte immediate al governo».
 È ancora presto per un confronto con la gestione delle crisi negli ultimi anni. Tra il 2014 e il
 2017, l'unità di gestione delle vertenze ha lavorato su 160 casi che hanno interessato
 complessivamente 617mila lavoratori, di cui 77.125 (il 13%) hanno trovato una nuova
 occupazione attraverso un processo di reindustrializzazione.
 Quante gestioni di crisi aziendali vanno a buon fine? All'inizio del 2018, il precedente governo
 aveva calcolato che su circa 160 tavoli il 46% riguardava crisi in corso, il 22% casi con
 conclusione definitiva positiva, il 28% con conclusione positiva in monitoraggio e solo il 3,7%
 con conclusione negativa.
 Le modifiche sulle «crisi complesse»

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 Oltre alla gestione dei singoli casi aziendali, il Mise insieme a Invitalia si occupa delle 17 aree
 di "crisi complessa", dove c'è una grande impresa in crisi con il suo indotto o un intero settore
 che incide sul territorio (Piombino, Termini Imerese, Taranto solo per citarne alcune). Ci sono
 a disposizione 690 milioni,ma pesano complicazioni e tempi di soluzione lunghi (in media 10
 mesi per far decollare i piani di investimento).
 Per accedere ai finanziamenti l'investimento minimo è di 1,5 milioni, spesso per le Pmi difficile
 da raggiungere. Il governo punta su una semplificazione procedurale, con i «contratti di rete»
 per consentire anche alle Pmi di raggiungere la soglia minima prevista ed accedere alle
 agevolazioni.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA Aeronautica e aerospazio ATITECH DEMA IAG ex AMS
 PIAGGIO AERO TECNOMESSAPIA 700 569 151-250 850 151-250 Commercio DICO (TUODÌ)
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 1.200 Carta ed Editoria BURGO ICO IOL Seat Pagine Gialle 151-250 151-250 1.600
 Automotive & componentistica ALBERTINI (ora Bosh) BEKAERT BLUTEC (ex Fiat Termini)
 BRIDGESTONE DAYCO HONEYWELL IND ITALIANA AUTOBUS LCV (ex OM Carrelli) SATA TMM
 MINARELLI 251-500 151-250 700 650 900 251-500 251-500 151-250 251-500 < 100 251-
 500 Elettrodomestici e componentistica ACC. (a.s.) ELECTROLUX FERROLI JP INDUSTRIES
 SAECO PHILIPS TECNOGAS TECNOWIND WHIRLPOOL INDESIT EMBRACO 600 7.000 2.500
 700 550 251-500 251-500 6.500 500 Agroalimentare ALIMENTITALIANI (ex Novelli) BUITONI
 NEWLAT DORIA FERRARINI GAM (ex Solagrital) NESTLE Perugina PLASMON HEINZ
 SALUMIFICIO SPIEZIA ZUCCHERIFICIO MOLISE 251-500 1.000 600 600 700 700 950 < 100
 151-250 Tlc ERICSSON FLEX (già Flextronics) ITALTEL ITS LAB NOKIA ex Alcatel SEMITEC SM
 OPTICS - Siae Microelet THALES Z T E 4.000 1.200 1.300 < 100 1.600 365 251-500 510 700
 Componenti elettrici ed elettronici GEN. EL. Sesto S. Giov. GHERGO JABIL Circ. ERICCSON
 LYNCRA COMPEL SCHNEIDER ELECTRIC LFOUNDRY MICRON ST MICROELECTRONICS 251-
 500 251-500 700 550 151-250 1.600 1.000 8.000 Chimica e farmaceutica FIDION INVATEC
 MEDTRONIC MOSSI & GHISOLFI SGL - Sangraf SIMPE SOLVAY VESUVIUS < 100 251-500
 251-500 100-150 < 100 2.000 251-500 Servizi AIRITALY (già Meridiana) ALITALIA AUCHAN
 BLUE PANORAMA MARAN TRONY VALTUR 2.300 11.000 14.000 251-500 < 100 251-500 600
 Ict ADS Solution DXC TECHNOLOGIES EXPRIVIA HALTEA INTEX NEXTERA PRIME SIRTI 150
 6.000 2.000 1.400 100-150 151-250 4.000 Logistica GLS SDA 1.058 1.500 Vetro SANGALLI
 VETRO LEDVANCE 251-500 151-250 Edilizia CONDOTTE ITALCEMENTI/HEIDELBERG
 ITALGASBETON SECURPOL TECNIS TOSONI 1.500 2.800 100-150 1.500 700 800 Meccanica
 strumentale e metalmeccanica DE MASI I M T MAUSS MIBEX EX FAG DEMM EATON
 MONFALCONE 100-150 100-150 100-150 100-150 100-150 157 Siderurgia ACCIAI SPECIALI
 TERNI ILVA ITALIANA COKE MAGONA MITTAL RIVA ACCIAIO SANAC 3.000 14.500 151-250
 251-500 2.500 251-500 Energia GALATECH ex Solsonica LOGISTIC Tr. EX Miroglio
 MARCEGAGLIA Builtech OTTANA ENER + POLIM TIRRENO POWER VESTAS Gruppo 251-500 <

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 100 100-150 151-250 600 650 Metallurgia, materiali ferrosi e non ferrosi AFERPI Cevital KME
 OMBA SERTUBI STEFANA BOMBARDIER FERROSUD FIREMA - F T A KELLER OFF FERR
 VERONESI VAPOR SIDER ALLOYS (Ex Alcoa) EURALLUMINA 2.200 500 151-250 100-150 700
 600 100-150 600 251-500 251-500 < 100 550 251-500 0 500 1000 2.000 4000 8000 + La
 mappa delle crisi aziendali aperte: i settori coinvolti e i lavoratori interessati Fonte: ministero
 dello Sviluppo economico I negoziati in corso al Mise IL POSSIBILE IMPATTO DELLE MISURE
 Quota Somma di contributi ed età La proposta del governo caldeggiata dalla Lega punta a
 consentire l'uscita anticipata dal lavoro a chi ha maturato anni di contributi con di età 100
 Anni Scivolo per le uscite anticipate Il divario rispetto all'assegno originario potrebbe essere
 colmato dalle aziende versando i contributi ai fondi interprofessionali 5 Aziende Tavoli aperti
 al ministero dello Sviluppo Il piano potrebbe coinvolgere anche un gruppo di imprese che
 hanno dichiarato esuberi su cui si sono aperti i tavoli negoziali al ministero del Lavoro 144
 il possibile impatto delle misure
 100
 Quota
 Somma di contributi ed età
 5
 Anni
 Scivolo per le uscite anticipate
 144
 Aziende
 Tavoli aperti al ministero dello Sviluppo
 Foto:
 I negoziati in corso al Mise
 Foto:
 Sul sito novità e aggiornamenti in tempo reale sulla legge di Bilancio
 IL cantiere della manovra -->

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                                                                                                               La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  finanza e borsa
  Carige, dopo il ritorno di Malacalza il nodo è il patrimonio
  Massimo Minella

  a pagina 19 Genova Preparare rapidamente un nuovo piano da sottoporre alla Bce,
  proseguendo altrettanto celermente su tutti i dossier aperti e funzionali a rafforzare il
  patrimonio, a cominciare dal lancio di un bond da 200 milioni e senza nemmeno scartare
  l'ipotesi di un nuovo aumento di capitale. Solo quando tutte le tessere del mosaico saranno
  andate al loro posto, si potrà aprire la riflessione sull'aggregazione, passaggio finale di un
  percorso che pare già tracciato, ma che necessita ancora di tempo. La famiglia Malacalza esce
  nettamente rafforzata dallo scontro che, nell'assemblea, ha visto soccombere la cordata
  concorrente guidata da Raffaele Mincione. Alla fine, nel nuovo consiglio di amministrazione più
  snello anche per proseguire nella politica di contenimento dei costi (da 15 a 11 membri) sette
  sono finiti alla lista della Malacalza Investimenti che ha quindi incassato non solo presidente e
  vicepresidente (Pietro Modiano e Lucrezia Reichlin), ma anche l'amministratore delegato,
  casella strategica per definire tutti i nuovi passaggi dell'agenda Carige. Un cda frammentato,
  frutto di un voto assembleare sul filo di lana, avrebbe infatti potuto pregiudicare anche la
  nomina dell'ad indicato dalla cordata vincente. Ma il divario netto dell'assemblea ha permesso
  ai Malacalza di assicurarsi sette consiglieri, fra cui appunto l'ad, Fabio Innocenzi, in arrivo da
  Ubs Italia e uno dei manager più apprezzati nel sistema bancario. Il patto fra Raffaele
  Mincione, Gabriele Volpi e Aldo Spinelli si è invece fermato a tre consiglieri (fra cui lo stesso
  Mincione) e non ha quindi permesso di confermare l'ad uscente, Paolo Fiorentino, in rotta da
  mesi con i Malacalza, ma che Mincione avrebbe invece voluto mantenere in sella. Completata
  così la nuova squadra (un consigliere è andato ad Assogestioni), la banca si è subito rimessa
  in movimento con un cda che venerdì, oltre alla nomina di Innocenzi, ha provveduto subito a
  esaminare il dossier Bce. Francoforte, infatti, proprio alla vigilia dell'assemblea, aveva ribadito
  per lettera la necessità di un nuovo piano di conservazione del patrimonio, una strategia tesa
  a rafforzare i fondamentali della banca che potesse anche arrivare a prevedere
  un'aggregazione. Tema che nessuno vuole eludere, ma da gestire nei tempi opportuni, come
  ha spiegato il neopresidente Pietro Modiano nella sua prima uscita subito dopo la nomina. E i
  "tempi opportuni" prevedono appunto un lavoro di risanamento e rilancio a cui far seguire il
  dossier sull'alleanza. Per iniziare a riflettere sull'argomento, Carige avrebbe già indicato una
  sorta di data, la primavera del 2019. Fra marzo e aprile, infatti, la banca sarà chiamata ad
  approvare i conti dell'esercizio 2018 e l'obiettivo è quello di presentarsi, dopo sei anni di
  rosso, con il ritorno dell'utile. Possibile? Sembrerebbe di sì. Il primo trimestre del 2018 ha
  riportato infatti "in nero" i numeri della banca, dato poi non confermato nella semestrale, che
  ha scontato extracosti straordinari, e che invece potrebbe tornare nei primi nove mesi
  dell'anno. L'obiettivo dell'utile, frutto di una politica di contenimento dei costi da proseguire in
  modo ancor più marcato, dovrebbe trovare il conforto anche di una rinnovata attività
  creditizia nei confronti della clientela su cui fa leva Carige, famiglie e imprese. Negli anni più
  cupi, piccoli azionisti e correntisti hanno mantenuto la loro fiducia nella banca e adesso
  chiedono risultati concreti. Da questo punto di vista, l'azionista di riferimento, la famiglia
  Malacalza, confida anche in un clima di collaborazione all'interno del cda, facendo quindi finire
  le tensioni dell'ultimo anno con le dimissioni a raffica dei consiglieri, in polemica con la
  gestione di Fiorentino. Subito dopo il voto dell'assemblea e la definizione del nuovo cda, è
  stato proprio Raffaele Mincione a garantire collaborazione. E lo stesso ha fatto Aldo Spinelli,

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                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  pronto da subito a mettersi al servizio della banca per il suo rilancio. Una gestione coesa,
  all'interno di un cda dall'elevato standing, favorirebbe di sicuro il lavoro del nuovo ad,
  chiamato però anche a esaminare scelte fondamentali per il futuro della banca. Ma come agire
  al di là della gestione ordinaria? Sarebbe già allo studio, intanto, un'emissione immediata di
  200 milioni di euro, che Malacalza Investimenti sottoscriverà in parte. Un'iniezione di liquidità
  immediata quanto mai opportuna in questa fase di "ripartenza". Come sottolineano gli analisti
  di Equita, che hanno confermato il rating "hold" e l'obiettivo di prezzo a 0,01 euro per azione,
  «la priorità del cda è definire un nuovo piano strategico che dovrà essere presentato entro il
  30 novembre per consentire, come da richieste di Bce, il rispetto, fra l'altro, di un total capital
  ratio del 13,125% (contro il 12,23% del primo trimestre) con misure da attuare entro il 31
  dicembre». Tempi quindi rapidissimi per le scelte chiave per il futuro della banca. E se fosse
  necessario arrivare poi a un altro aumento di capitale «saremmo pronti a fare la nostra parte»
  ha spiegato Davide Malacalza. Certo, andare nuovamente a bussare alla porta dei soci non
  sarebbe semplice. Negli ultimi quattro anni sono già stati tre gli aumenti, per 2,1 miliardi di
  euro. Ma per rendere più forte Carige ci sono anche altri dossier che erano rimasti in stallo
  negli ultimi periodi di vita di un cda ormai lacerato da dimissioni e scontri. Toccherà quindi al
  nuovo ad Innocenzi rimettere la macchina in movimento. Si ripartirà dalla cessione delle
  partecipazioni "non core", come il 20% dell'Autostrada dei Fiori che potrebbe essere ceduta al
  gruppo Gavio, e la quota di capitale di Bankitalia. Ma bisognerà riprendere anche il capitolo
  degli immobili, fermo dopo le prime cessioni. Il momento non è dei più favorevoli, ma occorre
  partire rapidamente. E da questo punto di vista non pare esserci alcun dubbio.
  Foto: Davide Malacalza (1) Raffaele Mincione (2) Il nuovo ad Fabio Innocenzi (3) Nel grafico
  qui sopra, l'andamento del titolo Carige al listino di Piazza degli Affari

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  LA FINANZA
  Fca, squadra e Marelli gli esami per Manley
  Paolo Griseri

  All'inizio dell'estate le proposte sul tavolo di Fca erano «almeno quattro», come racconta chi
  ha avuto modo di visionare i dossier alla vigilia di quello che sarebbe stato un periodo
  drammatico nella storia del Lingotto. In quei giorni la strada sembrava tracciata: il consiglio di
  amministrazione di aprile aveva autorizzato Sergio Marchionne a lavorare nella direzione dello
  spin-off: Marelli, il gioiello della componentistica del gruppo, sarebbe stata quotata e
  distribuita ai soci di Fca. In quel modo Exor, la finanziaria degli Agnelli, avrebbe mantenuto il
  controllo della società in un momento delicato per l'industria automobilistica. segue a pagina
  16 segue dalla prima Un momento in cui la rivoluzione della mobilità, dalla propulsione
  elettrica alla guida autonoma, è destinata a cambiare radicalmente la nostra idea di quattro
  ruote. Il 5 aprile, giorno di quel consiglio di amministrazione, dopo mesi di rumors il dado
  sembrava tratto. Il comunicato ufficiale del Lingotto era molto chiaro. «La separazione creerà
  valore per gli azionisti Fca e nel contempo fornirà la necessaria flessibilità operativa per la
  crescita strategica di Marelli negli anni a venire». Per queste ragioni «Fca ritiene che questa
  separazione sia il passo più appropriato e porti beneficio». L'operazione si sarebbe dovuta
  realizzare entro fine 2018 o inizio 2019. Che cosa è successo da allora? Le quattro proposte
  giunte sul tavolo dell'azionista di controllo di Fca, Exor, hanno certo riaperto il primo spiraglio.
  Se l'obiettivo, come scriveva il consiglio di amministrazione nel suo comunicato, è quello di
  «creare valore per gli azionisti», è evidente che la vendita ne crea di più, almeno
  nell'immediato. La stessa esistenza delle offerte deve aver spinto Exor a ritenere che la
  cessione della totalità della società avrebbe potuto generare una cifra intorno ai 6 miliardi di
  euro. E quella soglia è diventata, a un certo punto, la cifra che avrebbe reso di gran lunga più
  conveniente la vendita rispetto alla quotazione. Quattro proposte Al momento di stringere la
  trattativa, tra le quattro proposte è stata scelta quella del fondo Usa Kkr, già proprietario della
  società di componentistica giapponese Calsonica Kansei Corporation. L'obiettivo è quello di
  creare un colosso mondiale della componentistica proprio quando sensori e batterie stanno
  per diventare cruciali nel mondo dell'auto. L'estate ha cambiato ancora una volta questo
  scenario. Perché da aprile ad oggi, dalla delibera del cda alla metà di settembre, il titolo Fca,
  colpito dai contraccolpi della drammatica scomparsa di Marchionne, ha perso circa il 10 per
  cento del suo valore. E Marelli, che in quel titolo è incorporata, viene valutata oggi intorno ai
  3,5 miliardi. Un livello molto più basso dei 6 miliardi cui Exor vorrebbe vendere la società.
  Questa differenza ha spinto Kkr ad abbassare la sua offerta determinando la rottura delle
  trattative. Fca ha sciolto il patto di esclusiva con il fondo e ora si tiene le mani libere. Il
  Lingotto potrebbe riprendere in mano gli altri dossier giunti all'inizio dell'estate a Torino. Il
  primo dovrebbe essere quello del fondo Apollo che in primavera aveva annunciato una nuova
  stagione di investimenti in Italia. Il secondo dovrebbe essere il fondo Bain capital, fondato tra
  gli ltri dall'ex candidato alla presidenza Usa, il repubblicano Mitt Romney. L'identità del terzo
  pretendente è ufficialmente sconosciuta. Si sa che dovrebbe essere un gruppo asiatico con
  diversi settori di attività, compreso l'automotive. Lo stallo Situazione di stallo insomma.
  Perché se il ragionamento fatto da Kkr fosse corretto, a questi valori anche la decisione dello
  spin-off potrebbe non essere conveniente. E forse anche scendendo sotto la soglia dei 6
  miliardi la vendita sarebbe sempre preferibile alla quotazione in Borsa. In ogni caso quasi
  nulla spinge Fca a liberarsi in fretta della sua società di componentistica. Se si vuole rispettare

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