CONFIMI Rassegna Stampa del 05/01/2017
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CONFIMI Rassegna Stampa del 05/01/2017 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 05/01/2017 La Repubblica - Torino 6 "Alloggi universitari e un'area per il Poli Così disegniamo il futuro dell'ex Moi" CONFIMI WEB Il capitolo non contiene articoli SCENARIO ECONOMIA 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 8 Campo Dall'Orto: «Avanti sulla Rai Finirò io il lavoro di Verdelli» 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 10 «Alla qualità della spesa non si rinuncia, si elimina lo spreco» 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 12 Italia in deflazione, come nel '59 Prezzi 2016 giù, rincari a dicembre 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 14 «Alitalia, questo management non può chiedere altri sacrifici» 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 16 Banco Bpm, passato di mano il 10% 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 18 Ascolti tv misurati su telefoni e tablet 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 19 Inps, proroga a febbraio per la riforma dei dirigenti Il nodo direttore generale 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 20 Barlocco: la svolta digitale? Non è più questione d'età Così l'internet delle cose 05/01/2017 Corriere della Sera - Nazionale 21 Rosneft, Intesa Sanpaolo in prima fila Maxi-prestito a Glencore e Qatar 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 22 Eurozona, l'inflazione sale all'1,1% 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 24 «Fase favorevole per i settori legati al petrolio»
05/01/2017 Il Sole 24 Ore 26 Montepaschi: sequestrati 20 milioni a ex manager Baldassarri e Toccafondi 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 27 Intesa, boom di richieste per il bond 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 29 Basilea 4, cresce l'opposizione delle banche del Nord Europa 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 31 Il nodo irrisolto dei titoli illiquidi: una «mina» che vale 213 miliardi 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 33 «Credem ancora in crescita Aggregazioni? Mai dire mai» 05/01/2017 La Repubblica - Nazionale 35 "Giusto il primato della politica Ma non servono i proclami " 05/01/2017 La Repubblica - Nazionale 36 Prezzi, l'Italia torna indietro ma il resto dell'Europa corre 05/01/2017 La Repubblica - Nazionale 37 "Siamo in deflazione come nel 1959 però il boom di allora è irripetibile" 05/01/2017 La Repubblica - Nazionale 38 Lo Stato "banchiere" studia la ristrutturazione degli istituti malati e vede 15 mila esuberi SCENARIO PMI 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 41 Brandon potenzia l'offerta digitale 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 42 Vergella da trafila in recupero sui minimi 05/01/2017 Il Sole 24 Ore 43 La corsa del dollaro pesa sulla ripresa dei non ferrosi all'Lme 04/01/2017 Business People 44 GIOCARE è da GRANDI 04/01/2017 Business People 49 LA LEZIONE DI CAPROTTI 04/01/2017 Espansione 55 Brevetti e Marchi, nel 2016 in Italia ancora una crescita lenta ma costante
04/01/2017 Espansione 56 Il franchising italiano alla conquista dell'Iran
CONFIMI 1 articolo
05/01/2017 diffusione:239605 Pag. 6 Ed. Torino tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso "Alloggi universitari e un'area per il Poli Così disegniamo il futuro dell'ex Moi" La proposta di Aniem, nuova associazione di imprenditori edili con ottanta imprese "Ma servono tempi certi sullo sgombero" STEFANO PAROLA C'È un gruppo di imprenditori edili che ha una soluzione per dare un futuro all'ex Moi, l'area vicino alla stazione Lingotto che nel 2006 ospitò il villaggio olimpico e che ora è per metà abbandonato e per metà occupato da migranti. «Come associazione non vogliamo solo rappresentare gli interessi delle nostre aziende, ma anche fare proposte concrete sull'edilizia, sia pubblica che privata», spiega Marco Razzetti, presidente dell'Aniem Piemonte. È la branca regionale dell'Associazione nazionale imprese edili manifatturiere ed è nata un anno fa. Conta 80 imprese della filiera delle costruzioni, che messe insieme hanno 1.300 dipendenti e fatturano circa 250 milioni di euro l'anno. Come possono fare per l'ex Moi? «Abbiamo trovato interlocutori interessati a investire», afferma Razzetti. Da un lato c'è la parte delle arcate, dove il Politecnico vorrebbe creare un'area dedicata all'ingegneria biomedica, anche con l'aiuto della Regione. «Siamo in contatto con una società che realizza spazi di co-working, già attiva a Roma e Milano, che potrebbe riqualificare e gestire una parte di quegli spazi», spiega il presidente di Aniem Piemonte. Che per le torri dice di aver registrato l'interesse «di una società che gestisce residenze universitarie». Dunque, aggiunge, «vorremmo firmare un accordo con il Politecnico, per poi capire dal Comune cosa intende fare di fronte alla nostra proposta». Le possibilità che il progetto decolli sono concrete? «Sì, ma servono tempi certi, soprattutto sullo sgombero delle palazzine», risponde Razzetti. L'altro progetto su cui si sta muovendo l'Aniem Piemonte è invece tutto privato e riguarda un'area da riqualificare sull'asse di corso Francia. «Lanceremo un concorso di idee per un progetto di housing sociale», anticipa il numero uno dell'associazione. Si parla dunque di costruire condomini con servizi in grado di creare una sorta di comunità tra gli abitanti, che potrebbero essere ad esempio genitori separati o persone che hanno appena perso il lavoro. Il bando verrà lanciato nelle prossime settimane e coinvolgerà non solo architetti, ma anche sociologi ed esperti di operazioni finanziarie. Pure in questo caso, evidenzia Razzetti, «abbiamo quattro o cinque operatori privati disponibili a portare avanti l'investimento». Alla base c'è c'è una logica molto simile a quella della soluzione ipotizzata per l'ex Moi: «Vogliamo proporre un'edilizia basata su concetti diversi rispetto al passato, che vada oltre al prendere un pezzo di terreno e costruirci una palazzina», assicura il presidente di Aniem Piemonte. E aggiunge: «L'investitore privato si aspetta redditività, ma in futuro la si può ottenere attraverso canoni diversi». News e aggiornamenti sul sito torino.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ Foto: Le palazzine dell'ex Moi CONFIMI - Rassegna Stampa 05/01/2017 6
SCENARIO ECONOMIA 20 articoli
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 1 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA. il direttore generale Campo Dall'Orto: «Avanti sulla Rai Finirò io il lavoro di Verdelli» Paolo Conti La Rai non sostituirà Carlo Verdelli, direttore editoriale dell'informazione, che si è dimesso martedì. «Ho assunto io la responsabilità di completare la sua opera editoriale, coinvolgendo tutte le strutture. Il cda - spiega il dg Campo Dall'Orto - mi ha dato mandato di procedere». Verdelli «credo si sia sentito circondato da una sostanziale sfiducia. Mi dispiace molto». a pagina 6 Antonio Campo Dall'Orto, cosa è accaduto alla Rai martedì 3 gennaio dal suo punto di vista di direttore generale? Perché Carlo Verdelli si è dimesso? «Abbiamo compiuto un lungo percorso, sulla proposta del piano per l'informazione messo a punto da Verdelli. Nel consiglio di amministrazione del 22 dicembre erano emerse molte opinioni e diverse critiche. Martedì c'è stato un cda informale, io ho presentato una proposta di sintesi su quattro punti fondamentali. Primo. Un forte impegno sull'informazione digitale, lì siamo in ritardo. Avremo la fortuna di poter contare sul supporto di Milena Gabanelli». Nonostante l'uscita di Verdelli, Gabanelli continuerà a guidare quel progetto? «Sicuramente sì. Secondo punto: la nascita di una grande agenzia informativa nazionale con l'unificazione Tgr - Rainews24 , la spina dorsale del racconto del Paese. Terzo: un conseguente ripensamento, con l'ascolto e il coinvolgimento dei direttori delle testate, sul numero e la collocazione delle edizioni dei tg con una maggiore aderenza alla missione editoriale delle reti e per comunicare al meglio col pubblico più giovane. Quarto: raccontare il Paese al di là dei suoi confini» . Detto così, nulla che sia in contrasto col piano messo a punto da Verdelli nei mesi scorsi. Allora perché se ne è andato? Lui ha detto che il piano appariva «pericoloso». «Pericoloso? Non direi. Abbiamo parlato di una sua rivisitazione, non di accantonamento. Conosco Verdelli da poco ma ho avuto con lui, grande professionista e persona di straordinaria onestà intellettuale, un rapporto positivo e intenso. Dopo le critiche e i distinguo, e in seguito al confronto con i consiglieri, credo che Verdelli si sia sentito circondato da una sostanziale sfiducia e ha deciso di lasciare. Mi dispiace molto». Verdelli verrà sostituito? «No. Ho assunto io la responsabilità di completare la sua opera editoriale, coinvolgendo tutte le strutture. Il cda mi ha dato mandato di procedere». Dunque avremo un piano Dall'Orto? «Per temperamento non amo le personalizzazioni. Preferisco parlare di un piano della Rai. Procederò, come ho detto, operando una sintesi, coerente al progetto di media company che ho messo a punto, del piano Verdelli e le osservazioni sia dei consiglieri che delle strutture» . Molti parlano di un ruolo rinforzato, sul piano per l'informazione, della presidente Monica Maggioni, essendo una giornalista Rai. «Il ruolo della presidente è essenziale, però il suo è un compito di equilibrio e garanzia in quel consiglio al quale la direzione generale proporrà un piano». A proposito di informazione, anche dal Pd c'è preoccupazione per lo slittamento a febbraio del nuovo programma di approfondimento del martedì sera guidato da Bianca Berlinguer. C'è davvero un progetto di rinvio? «Assolutamente no. Stiamo cercando anzi la prima data utile per la messa in onda. È stata proprio Bianca a chiederci tempo per mettere a punto la formula e lo stesso assetto dello studio». Si dice che uno dei motivi per cui il cda non avrebbe amato il piano Verdelli stia nelle cinque macroregioni destinate a sostituire la tradizionale organizzazione centrale della Rai, depotenziando le sedi regionali, SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 8
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 1 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato luogo tradizionale di «contatto» con la politica locale. È così ? «Direi che quel modo di rapportarsi sta tramontando. Le edizioni regionali della Tgr resteranno ma si lavorerà sull'efficienza, sulla rapidità, sull'integrazione con Rainews24 , che già funziona bene, insomma sull'innovazione. L'unificazione delle testate chiede quotidianamente una prospettiva diversa, sempre innovativa, nel lavoro. Quando diciamo che la Rai, con la sua presenza capillare, contribuisce a tenere insieme il Paese non parliamo di un'astrazione». Verdelli è stato contestato anche sul trasloco del Tg2 a Milano e sul tg per il Sud da Napoli. «Non penso siano temi da sì o da no ultimativi e comunque non sono le priorità». Parliamo di risorse. Prima dovevano arrivare 100 euro di canone in seguito all'aggancio con la bolletta dell'elettricità. Ora sono 90. Dicono che temiate altre erosioni. Mancherebbero all'appello 200 dei milioni previsti. Il piano industriale ne risentirà? Avete la sensazione che il governo non vi ascolti? «Prima osservazione: il canone agganciato alla bolletta ha funzionato. Seconda: il piano industriale si basava, grazie alle risorse, su una spinta fortemente innovativa. Penso all'esperimento di Alberto Angela in prima serata, alla diretta dalla Scala, alla serata di Roberto Bolle, o a Raiplay, un vero successo perché nel 2016 abbiamo già registrato il doppio di visualizzazioni rispetto al 2015 superando 75 milioni di media views nei primi due mesi di piena attività, cioè ottobre e novembre 2016. E andrà ancora meglio ora, visto che da Natale l'accesso è permesso anche dai televisori connessi col semplice telecomando: uno strumento che sta cambiando il consumo Rai. Il confronto col governo, quindi con l'azionista, è positivo e costruttivo: ci battiamo perché quei 90 euro arrivino in azienda, è nostro compito». Molti esponenti politici, soprattutto da Forza Italia e Lega, hanno chiesto in queste ore anche le sue dimissioni. Come risponde? «Governando un'azienda così complessa possono esserci momenti di difficoltà. Ma abbiamo obiettivi precisi, come il piano industriale, e credo sia nostro dovere andare avanti». C'è chi, anche dal Pd, nella maggioranza, sostiene che in un momento così spaventoso per l'Europa e il mondo a causa del terrorismo, l'informazione Rai reagisca ancora troppo lentamente e parzialmente. «Nel 2016 abbiamo tramesso 189 ore di informazione in più rispetto al 2015. Un dato che svela ciò che accade intorno a noi ma anche la qualità dell'informazione televisiva e radiofonica della Rai, ma quando copriamo bene gli eventi con radio e tv non fa notizia». Lei è stato scelto da Matteo Renzi alla guida della Rai. Cambia qualcosa, o molto, o addirittura tutto, con la sua uscita da Palazzo Chigi e l'arrivo di Paolo Gentiloni? «Io ho ricevuto un mandato legato all'innovazione della Rai da Matteo Renzi. Ed è un impegno che intendo continuare a svolgere anche con il governo Gentiloni». © RIPRODUZIONE RISERVATA Conosco Verdelli (nella foto ) da poco ma ho avuto con lui, grande professio-nista e persona di straordina- ria onestà intellettuale un rapporto positivo e intenso Sull'infor-mazione digitale siamo in ritardo Abbiamo la fortuna di contare sul supporto di Milena Gabanelli (nella foto ) che continuerà a guidare il progetto Nessun rinvio per il programma di Bianca Berlinguer (nella foto ) Stiamo cercando anzi la prima data utile È stata proprio Bianca a chiederci tempo La vicenda Martedì il cda della Rai ha bocciato il piano editoriale del coordinatore per l'offerta informativa Carlo Verdelli Il giornalista si è sentito sfiduciato e, lo stesso giorno, ha deciso di rassegnare le dimissioni dall'incarico che gli era stato affidato dal direttore generale Antonio Campo Dall'Orto Campo Dall'Orto, ex direttore di Mtv Italia e di La7, è stato nominato dal governo Renzi nel cda di Poste nel 2014 e da agosto 2015 guida la Rai Foto: I vertici di Viale Mazzini Il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto, 52 anni, con la presidente della tv pubblica Monica Maggioni, 52 anni (Ansa) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 9
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 2 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista «Alla qualità della spesa non si rinuncia, si elimina lo spreco» Pugliese (Conad): più pesce e biologico Il profilo I consumatori con alto orientamento al prezzo e al servizio sono cresciuti dal 49 al 56% Michelangelo Borrillo I prezzi scendono, come mai era accaduto dal '59, ma chi frequenta il supermercato non sembra accorgersene. Sia perché le abitudini di spesa del singolo consumatore, ovviamente, possono differire anche molto da quelle della popolazione nel suo complesso (quella dell'Istat) sia perché, in realtà, i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti nel 2016. Di poco (+0,2%), ma non c'è stata deflazione nel carrello della spesa. Con prezzi che, comunque, non schizzano, il consumatore può guardare alla qualità e se vuole risparmiare elimina gli sprechi. Questa è l'analisi di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad. Che spiega come nell'era dei prezzi bassi il consumatore italiano che guarda alla qualità ed elimina gli sprechi preferisce sempre più pesce alla carne, mangia più frutta e verdura, beve meno ma meglio ed è affascinato dai prodotti eticamente sostenibili. In un anno di deflazione i prezzi degli alimentari sono cresciuti dello 0,2%. Poteva andare peggio. «Guardi, il totale dei consumi alimentari è di 151 miliardi. Ma, di questi, solo il 68% sono consumi in casa, derivanti dalla spesa. Il restante 32% arriva da consumi effettuati fuori casa che nel 1970 pesavano solo per il 12%. Forse sono soprattutto questi prezzi che aumentano, come quelli dei piccoli negozi specializzati. Non quelli della Grande distribuzione». Quindi la spesa si può fare ancora bene. Come cambiano i consumi degli italiani con prezzi che non schizzano e comunque in anni di crisi? «Se guardiamo indietro nel tempo, dal 2000 al 2015 il consumo di cibo giornaliero è passato da 2,58 a 2,33 chilogrammi a testa. Moltiplichi 250 grammi per 60 milioni di italiani per 365 giorni e avrà l'idea di quanto si mangi di meno in Italia». Oltre 5 milioni di tonnellate in meno all'anno. «Ecco. Diciamo che questo è uno degli effetti positivi della crisi. Si mangia di meno ma non peggio». Da cosa si può dedurre che non si mangia peggio? «Da come cambiano le modalità di acquisto dei consumatori: dividendo la popolazione sulla base dell'orientamento al prezzo e al servizio, si nota che dal 2008 a oggi l'incremento maggiore, dal 49 al 56%, si è avuto per i consumatori più razionali, quelli con alto orientamento sia al prezzo che al servizio. Quelli che fanno della convenienza selettiva la loro bussola, che comprano quando serve, che sono molto attenti a non sprecare. Che spesso utilizzano la marca del distributore. Si spiega anche così il calo del fatturato». Perché le marche dei distributori costano meno. «Esattamente. I prodotti a marca commerciale pesano al 19% nel totale della grande distribuzione, ma da noi anche di più: un prodotto su tre è a marca Conad. La qualità è equiparata a quella del leader ma il prezzo, in media, è più basso dal 25 al 30%. E il fatturato cala». Con il prezzo favorevole, il consumatore ha più margini di scelta. Come sono cambiati i consumi nel 2016? «C'è stato un cambiamento importante nei freschissimi: il consumo di carne è sceso del 3,6% e quello del pesce è aumentato del 6,8%». Sulla scia delle scelte salutiste degli ultimi anni. «Sì, con numeri crescenti. Non è che la carne faccia male, sia chiaro. Ma sicuramente mangiare carne rossa tutti i giorni può dare problemi». Pesa anche la diffusione della cucina vegana? «I vegani pesano per lo 0,1% sul totale della popolazione italiana. Quindi non credo. Diverso, invece, dire che c'è una crescente attenzione per il mondo vegetale: l'equilibrio tra proteine derivanti dal mondo animale SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 10
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 2 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato e da quello vegetale si sta spostando». Come si è tradotto in termini numerici? «Il consumo di verdure è cresciuto dell'1,5%, quello di cereali e legumi secchi del 12%, quello della frutta del 12,4%. Il vero boom, però, è un altro». Quale? «Quello del biologico: da un'incidenza dello 0,7% si è passati al 3%, per un mercato che vale un miliardo». Torna l'attenzione allo stile di vita sano. «Esattamente. Come testimonia il +30% dei prodotti gluten free e il + 15% di quelli a base di soia. Ma anche la crescita del 13,5% della frutta secca che, ormai, non si mangia solo a Natale. E, infine, dei prodotti eticamente sostenibili, cresciuti del 28%: anche preservare l'ambiente è un sano stile di vita». @MicBorrillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Francesco Pugliese è amministratore delegato e direttore generale di Conad, organizzazione cooperativa leader in Italia nel commercio al dettaglio SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 11
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 1.2 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Italia in deflazione, come nel '59 Prezzi 2016 giù, rincari a dicembre L'effetto del calo delle materie prime, ma i costi sul carrello per gli acquisti quotidiani sono aumentati Lagarde (Fondo monetario): «Nel 2017 più fattori potrebbero contribuire a una crescita sostenuta» Francesco Di Frischia ROMA Il 2016 si chiude in deflazione: i consumi di cittadini e aziende sono in netto calo e la domanda di beni e servizi ha dimostrato tutta la sua sconcertante debolezza. Non succedeva dal 1959 (quando la flessione fu pari allo 0,4%) che i prezzi al consumo, secondo i dati preliminari, facessero registrare una variazione negativa dello 0,1% come media d'anno. Ma qualche segnale di ripresa c'è: a dicembre i prezzi sono saliti dello 0,6% rispetto a novembre. Ecco in sintesi il risultato dell'indagine dell'Istat che mostra numeri molto lontani da quelli dell'intera zona euro: lì, infatti, l'inflazione tocca il +1,1% su base annua. E Christine Lagarde, capo del Fondo monetario internazionale (Fmi), fa notare che «nel 2017 più fattori potrebbero contribuire a una crescita più forte e più sostenibile a livello globale». Tornando in Italia, l'«inflazione di fondo», calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, è rimasta invece in territorio positivo (+0,5%), pur rallentando la crescita (era +0,7 nel 2015). Ad affossare l'indice generale è soprattutto la componente energetica: infatti il prezzo del gas crolla addirittura del -9,2% su base tendenziale, mentre nonostante il guadagno del 2,4% a dicembre rispetto a novembre, nell'intero 2016 benzina e gasolio perdono il 5,9%. Altre flessioni dai prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -0,8% del 2015 a -1,7%) e da quelli dei trasporti (da -2,7 del 2015 a -1,4%). Segnali di ripresa arrivano anche dal carrello della spesa: i prezzi dei prodotti alimentari, per la cura della casa e della persona, a ridosso del Natale, sono cresciuti dello 0,6% rispetto al 2015 (prodotti alimentari +0,2% nel 2016). Comunque, dopo 34 mesi di variazioni tendenziali negative, i prezzi dei beni a dicembre danno un segnale incoraggiante (da -0,4% di novembre a +0,1), mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera (da +0,5% a +0,9). Passando al dato mensile, la ripresa dell'inflazione a dicembre è dovuta principalmente alle accelerazioni della crescita dei prezzi dei servizi di trasporto (da 0,9% di novembre a +2,6), del prezzo del petrolio (da +0,3 a +2,3) e degli alimentari non lavorati (da +0,2 a + 1,8). Inoltre i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto (alimentari, alcolici e analcolici, affitti, carburanti e trasporti) crescono dello 0,3% su base mensile e dell'1 su base annua. Il recupero dell'inflazione a dicembre non basta però a scongiurare una contrazione dei prezzi nella media d'anno, pari appunto a -0,1% mentre il governo per il 2016 aveva previsto un dato appena oltre lo zero (0,2%). © RIPRODUZIONE RISERVATA L'inflazione Fonte: Istat Corriere della Sera L'ANDAMENTO NEGLI ANNI (rispetto allo stesso mese dell'anno precedente) IL CONTRIBUTO DEI DIVERSI PRODOTTI NEL 2016 L'INFLAZIONE 2017 (previsioni) dic. giu. 2011 2012 2013 2014 2015 2016 dic. giu. dic. giu. dic. giu. dic. giu. dic. -2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 Indice generale Beni Servizi -0,265 -0,235 -0,018 0,005 0,012 0,025 0,031 0,038 0,046 0,057 0,062 0,075 0,119 Energetici non regolamentati Energetici regolamentati Servizi relativi alle comunicazioni Beni non durevoli Alimentari lavorati Alimentari non lavorati Beni semidurevoli Servizi relativi ai trasporti Tabacchi Servizi relativi all'abitazione Servizi vari Beni durevoli Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona 0 +1,1% Ref ricerche +1,1% Prometeia +0,7% Centro studi Confindustria +1% Istat (indice Ipca al netto dei beni energetici importati) inflazione media 2016 -0,1% I numeri I dati provvisori dell'Istat indicano, nella media dei dodici SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 12
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 1.2 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mesi del 2016, un calo dei prezzi al consumo dello 0,1% rispetto al 2015 Le quotazioni del petrolio ai minimi e i consumi deboli sono così riusciti dove nemmeno la crisi aveva potuto: a portare l'inflazione sotto zero in 8 mesi su 12 Invece nell'Eurozona, i prezzi crescono a velocità doppia (+1,1% da +0,6). L'obiettivo della Banca centrale europea era arrivare a un'inflazione vicina, ma inferiore al 2% La parola/1 INFLAZIONE L'inflazione altro non è che il tasso di crescita dei prezzi. A spingere al rialzo i listini possono essere le materie prime (inflazione da costi) o la domanda dei consumatori (inflazione da domanda) La parola/2 DEFLAZIONE Indica il tasso di crescita negativo dei prezzi. A parità di reddito, con un'inflazione negativa il potere d'acquisto delle famiglie diventa maggiore. Svantaggiato, invece, chi deve rendere un prestito SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 13
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA. Barbagallo , segretario Uil «Alitalia, questo management non può chiedere altri sacrifici» Crisi aziendali Con 145 crisi aperte più difficile difendere il lavoro dopo il taglio degli ammortizzatori Enrico Marro ROMA Da Almaviva ad Alitalia l'anno si apre con vertenze pesanti. La compagnia aerea è di nuovo in crisi è si parla di almeno 2 mila esuberi. «Il 2017 - risponde il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo - sarà molto difficile perché le 145 crisi aziendali aperte non disporranno più dei vecchi ammortizzatori sociali. Niente indennità di mobilità, né cassa integrazione per chiusure aziendali. Sarà l'anno in cui dovremo difendere i posti di lavoro. E il sindacato dovrà farlo senza perdere credibilità. Lo dico pensando proprio ad Alitalia». In che senso? «È la seconda volta che la privatizzazione fallisce. Noi ci abbiamo messo la faccia davanti ai lavoratori, con un difficile accordo che ha comportato tagli agli stipendi e altri 2 mila lavoratori in meno. L'azienda, invece, non ha rispettato il piano industriale. Doveva aumentare la flotta ma alla fine ci sono solo 2 aerei in più rispetto ai 15-20 promessi. Sulle rotte intercontinentali non ha investito. Ora non possono venire a chiederci nuovi sacrifici. Non è credibile il management e non saremmo credibili noi se li accettassimo». Sta proponendo un intervento dello Stato? «No, ma chiedo al governo, che lunedì incontrerà i vertici aziendali, che chiarisca le responsabilità della situazione e spinga per un cambio di rotta, con un piano industriale basato sul rilancio delle rotte internazionali. Se Alitalia continua a restare centrata sul piccolo e medio raggio, continuerà a perdere. Ma non possono essere ancora i lavoratori a pagare. I dipendenti Alitalia guadagnano meno di Klm, Air France e Delta. E non possiamo certo confrontarci con Ryanair che paga le tasse in Irlanda». Torniamo al difficile 2017 del lavoro. Cosa propone? «Basta con l'idea di creare occupazione per decreto. Servono investimenti pubblici e privati, soprattutto nel Sud e in infrastrutture, abbandonando l'austerità. Solo così ripartirà la fiducia e si uscirà anche dalla deflazione». Aiuterebbe anche la riforma del modello contrattuale, ma la trattativa con la Confindustria non decolla. «Loro sono in forte ritardo, perché devono chiarirsi all'interno su cosa vogliono fare. Intanto i contratti li stiamo rinnovando e tutti affermano il ruolo centrale del contratto nazionale. Ora la sfida con Confindustria è sulla produttività e siamo pronti ad accettarla. Produttività conseguente non allo sfruttamento ma al benessere lavorativo. Vogliamo il modello tedesco? Sì, ma tutto, compresa la partecipazione e il ruolo del sindacato». Salvo sorprese, nel 2017 si terranno i referendum promossi dalla Cgil, in particolare per l'abolizione dei voucher. La Uil come voterà? «Valuteremo dopo il giudizio di ammissibilità della Corte. Intanto dico che allargare i voucher rispetto alla legge Biagi che li prevedeva solo per il lavoro occasionale ha favorito la precarietà e in certi casi l'illegalità, pensiamo all'edilizia e agli infortuni sul lavoro. Il rimedio della tracciabilità dei buoni non basta. Si deve tornare all'impostazione originaria, togliendo tutti i settori dove i voucher non hanno senso. © RIPRODUZIONE RISERVATA CdS Altri 32 Ryanair 23 Alitalia 18 EasyJet 12 Vueling 4 Lufthansa 4 British Airways 2 Wizzair 3 2012 2013 2014 2015 2016* -280 -568 -580 -408** -400 PERDITE (in milioni di euro) Fonte: Andrea Giuricin per l'Istituto Bruno Leoni I conti di Alitalia *stima **ridotta a -199 grazie a una posta straordinaria QUOTA DI MERCATO IN ITALIA NEL 2015 (in %) MeridianaFly 2 Foto: Carmelo Barbagallo , sindacalista, SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 14
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato è segretario generale della Uil dal novembre 2014 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 15
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Banco Bpm, passato di mano il 10% Il ruolo di Fratta Pasini e la ricerca di un nucleo stabile di soci. La caduta del tetto del 5% Nel capitale CariLucca, CariVerona e i fondi: da BlackRock a Wrm e Dimensional fund Fausta Chiesa La prova del nove ci sarà la prossima settimana quando chi ha comprato azioni del Banco Bpm nel corso di questa settimana, se avrà superato il 3% dovrà comunicarlo a Consob. Si saprà presto se ci saranno azionisti rilevanti. Gli acquisti ci sono stati. Nei primi tre giorni di scambi, quella che con la fusione della Popolare di Milano e del Banco di Verona è diventata la terza banca italiana è salita in Borsa del 18,7% (ieri ha chiuso a +1,49% a 2,72 euro, superando i 4 miliardi di capitalizzazione) e in tre giorni sono passati di mano 159 milioni di azioni, pari a circa il 10% del capitale. Attorno alla public company caratterizzata finora da un azionariato molto diffuso (e questo perché è nata dall'unione di due ex Popolari) si è creata molto attesa per capire chi sono i soci di riferimento e se sarà possibile creare un nucleo stabile a sostegno della governance, che è appena stata nominata lo scorso primo gennaio e che ha al vertice il Ceo Giuseppe Castagna. Un altro board è previsto il 10 gennaio per nominare il comitato esecutivo che sarà presieduto da Pier Francesco Saviotti. Il presidente Fratta Pasini si sta attivando per creare il nucleo stabile. Nel frattempo, la domanda è se a comprare finora sono stati i vecchi soci dei due istituti che si sono fusi. Per quanto riguarda il Banco Popolare, si tratta della Fondazione CariLucca (che aveva il 2,27% del Banco Popolare e ora l'1,2% circa del Banco Bpm), CariVerona (che aveva lo 0,75% e quindi dovrebbe avere lo 0,4% della nuova banca), ma anche la Cattolica Popolare di Molfetta, Unipol e soci privati come Sandro Veronesi (Calzedonia). Le Fondazioni non dovrebbero vendere (anche perché hanno valori di carico molto superiori ai corsi attuali), ma Cariverona, come ha dichiarato il direttore generale Giacomo Marino, sarà un «socio di accompagnamento strategico». Difficilmente nel Banco Bpm aumenterà la quota. «La mia impressione come socio - dice il sindaco di Verona Flavio Tosi - è che la Fondazione adesso ha l'impegno dell'aumento di capitale di Unicredit (al momento CariVerona non ha ancora preso alcuna decisione ufficiale in merito, ndr ) e non so se nel breve periodo potrà fare uno sforzo su Banco Bpm». Dall'altro lato, i soci Bpm, come risultavano dal verbale dell'assemblea del 15 ottobre 2016, erano costituiti da fondi come BlackRock, Wrm Capital, Dimensional Fund e Norges Bank. Se il titolo è salito in Borsa, la terza banca italiana vale comunque soltanto 4 miliardi: il 27 marzo scadrà il limite dei diritti di voto fino al 5%, come previsto dalla legge di riforma delle Popolari, e per raggiungerne il controllo basterebbe poco più di un miliardo di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera La terza banca italiana Ieri in Borsa I soci Bpm* 2,767 2,731 2,694 2,657 2,621 2,584 12.00 15.00 +1,49% a 2,72 euro BlackRock 5% Dimensional Fund Advisors L.P. 4% Norges Bank 3,112% Wrm Capital Asset Management Sarl (gestore del fondo Athena) 4,9% I soci del Banco Popolare** CariLucca 2,27% CariVerona 0,75% Altri soci: Cattolica Popolare di Molfetta, Unipol Sandro Veronesi (Calzedonia) 1,4% * Come da verbale dell'assemblea straordinaria del 15/10/2016 ** Come emersi dall'adesione all'aumento di capitale del 22/6/2016 Gli scambi Nei primi tre giorni di scambi su Borsa Italiana, il Banco Bpm SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 16
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato è salito del 18,7% e in tre giorni sono passati di mano 159 milioni di azioni, pari a circa il 10% del capitale La capitalizzazio-ne ha superato i quattro miliardi di euro SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 17
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 32 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ascolti tv misurati su telefoni e tablet Il piano dell'Auditel: dal 2018 il conteggio non sarà più a campione ma sui dati totali Andrea Ducci ROMA La sfida da parte di Vivendi per il controllo di Mediaset, comunque finisca, è destinata a ridisegnare lo scenario televisivo italiano. Un mercato che, del resto, non aspetterà l'esito della battaglia per accelerare il processo di mutazione tecnologica e culturale in atto. Tema cruciale per chi si occupa di misurare e rilevare gli ascolti della televisione. Le cifre suggeriscono la velocità del cambiamento: nel 2007, prima dell'avvento del digitale terrestre, i canali televisivi nazionali erano 10, oggi sono 185. Ma a colpire è il numero complessivo (circa 130 milioni) di dispositivi, attraverso i quali seguire programmi e contenuti video. Gli apparecchi televisivi tradizionali sono circa 32 milioni, altri 7 milioni sono i televisori con decoder, seguono più di 3 milioni di smart tv (cioè connesse a Internet) e, infine, 73 milioni di dispositivi tra Pc, tablet e smartphone. Un nuovo universo da analizzare per conoscere gusti, identificare tendenze e indirizzare la produzione di prodotti e servizi. Ogni Paese ha un operatore che fa questo di mestiere. In Italia c'è Auditel, che dagli anni 80 raccoglie e pubblica i dati sugli ascolti. Qui, come altrove, il cambio di scenario prefigura che l'attività di rilevazione inizi a interessare anche ai big nativi digitali come Google (proprietaria di YouTube) e Facebook, che sono anche editori di contenuti video. In ballo c'è la misurazione degli ascolti su scala internazionale con risvolti industriali, economici, pubblicitari e sociali che vanno al di là dei gusti e delle scelte dei telespettatori. La previsione di uno sbarco in forze da parte dei cosiddetti over the top ha spinto Auditel a innescare l'avvio di un nuovo corso. Il consiglio di amministrazione presieduto da Andrea Imperiali ha deliberato all'unanimità un piano quinquennale per consolidare il ruolo di fornitore di dati attendibili. In breve, Auditel punta a estendere la rilevazione dai televisori ai nuovi device (pc, tablet, smartphone) e alle smart tv. Tecnicamente sarà possibile contrassegnando con un tag (un marcatore identificatore) i contenuti nelle app utilizzate dagli editori televisivi che trasmettono via internet. Entro il 2018 la società intende trasformare il proprio modello di misurazione degli ascolti da campionario a censuario (cioè reale). Un cambio che ha risvolti legati alla tutela della privacy, tanto che il piano indica la necessità di adottare da subito il nuovo Regolamento Ue sul trattamento dei dati personali. Nel frattempo Auditel ha avviato la sperimentazione su un campione di 15.700 famiglie (il più vasto al mondo). Il piano industriale riassume la strategia di Auditel: configurarsi come un operatore super partes in grado, d'altra parte, di allargare le fonti di ricavo, sviluppando in logica commerciale alcuni servizi di elaborazione dei cosidetti big data. Nel 2018 è prevista la quotazione in borsa, nella duplice ottica di reperire risorse per finanziare il piano e di diluire un po' la presenza degli editori televisivi e di Upa (Utenti pubblicità associati). Allontanando così eventuali ombre di conflitti di interesse. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dispositivi Gli apparecchi televisivi tradizionali sono 32 milioni. A questi bisogna aggiungere 7 milioni di tv con decoder Le tv connesse a Internet sono già più di tre milioni Foto: Andrea Imperiali di Francavilla classe 1964, guida Auditel dal febbraio 2016. Nel futuro della società lo sbarco in Borsa SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 18
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 32 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Previdenza Inps, proroga a febbraio per la riforma dei dirigenti Il nodo direttore generale Enrico Marro ROMA Due mesi in più per la riforma della dirigenza dell'Inps. Con un provvedimento interno firmato il 28 dicembre (determinazione 170) il presidente dell'istituto, Tito Boeri, «rilevato che il processo riorganizzativo intrapreso ha comportato tempi di realizzazione più ampi», ha prorogato al 28 febbraio il termine delle procedure per il conferimento degli incarichi dirigenziali. Due mesi in più rispetto alla scadenza iniziale del 31 dicembre. La proroga si è resa necessaria anche perché il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha ancora dato il via libera alla proposta di nomina del nuovo direttore generale dell'Inps avanzata dallo stesso Boeri. Che, dopo le dimissioni di Massimo Cioffi, ha indicato a Poletti il nome di Gabriella Di Michele, attuale direttore delle entrate Inps. Senza la nomina del direttore generale la procedura per la riorganizzazione dei dirigenti dell'istituto, che secondo la riforma Boeri dovevano decadere tutti il 31 dicembre e sottoporsi a una valutazione per la conferma o l'attribuzione di un nuovo incarico, non può completarsi. Spetta infatti al direttore generale la proposta sugli incarichi. Al ministero del Lavoro si limitano a dire che la pratica Di Michele è stata istruita. Pesa sulla vicenda la tensione tra lo stesso dicastero e il presidente dell'Inps, esplosa a fine dicembre con uno scambio di missive. La prima, firmata dal direttore generale della previdenza, Concetta Ferrari, che rimprovera a Boeri di non aver corretto la riforma interna secondo le indicazioni del ministero vigilante. La seconda, firmata dal presidente, che replica accusando il ministero di «critiche estremamente generiche» e di osservazioni «in funzione intimidatoria». Vista la delicatezza della materia (il funzionamento dell'Inps dal quale dipendono le pensioni di tutti gli italiani) sarebbe bene che il governo sciogliesse quanto prima e con chiarezza il nodo della nomina del direttore generale. In un senso o nell'altro. Cioè confermando o meno la fiducia in Boeri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Il presidente dell'Inps, Tito Boeri. A breve la scelta del nuovo direttore generale dell'Istituto SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 19
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 33 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Barlocco: la svolta digitale? Non è più questione d'età Così l'internet delle cose «Smartphone e televisione al centro della connettività» Cashless Le nuove piattaforme di pagamento permettono di interfacciare lo smartphone e lo smartwatch con la carta di credito personale Marco Sabella «Alla cinquantesima edizione del Ces, il Consumer electronic show che si apre oggi a Las Vegas, non ci saranno innovazioni di prodotto sensazionali ma le novità riguarderanno prevalentemente ciò che sta intorno al prodotto, la connettività, la domotica, l'internet delle cose, lo sviluppo di piattaforme che permettono una gestione integrata di tutti gli strumenti elettronici di uso domestico». Carlo Barlocco, presidente di Samsung Italia fa il punto sulla rivoluzione silenziosa in atto che cambierà nel profondo le nostre abitudini. Quali le principali novità nell'elettronica di consumo per il 2017? «Come azienda siamo impegnati da tempo in uno sforzo di potenziamento della connettività e nell'internet delle cose. Oltre a novità di prodotto come i nuovi Qled Tv che migliorano ulteriormente la qualità dell'immagine, siamo impegnati nello sviluppo di una gamma di prodotti, dai frigoriferi, ai condizionatori, alle lavatrici, controllabili in remoto attraverso una piattaforma intelligente di internet delle cose, la Samsung Artik che abbiamo introdotto a fine ottobre». Che cosa significa in concreto Internet delle cose? «Avremo la possibilità di sviluppare app e servizi in grado di incidere sulla vita di tutti i giorni. Frigoriferi capaci di andare in rete e di comunicare le date di scadenza dei prodotti, il contenuto o di rifornirsi automaticamente inviando gli ordini di acquisto. Condizionatori in grado di interfacciarsi con le previsioni meteo e di fornire quindi la prestazione più adeguata, lavatrici programmabili in remoto». Dove risiedono i punti nevralgici di questa nuova organizzazione domestica? «I due strumenti "dominanti" saranno lo smartphone e la televisione, ma anche lo smartwatch svolgerà un ruolo di crescente importanza. I sistemi di pagamento transiteranno invece in prevalenza attraverso gli smartphone». Ci sono nuove tendenze evolutive legate alla tecnologia che cambieranno la società in profondità? «La Foresight factory di Samsung, il think tank che studia i trend tecnologici del futuro, ha indicato per il 2017 il minimalismo, la multisensorialità e lo sviluppo delle nanotecnologie tra le forze dominanti per il 2017 e per i prossimi anni». Quali a suo giudizio i trend di maggiore impatto? «Penso che la tendenza ad una società "senza età" sia l'aspetto più importante. I "device" sono sempre più intuitivi e veloci e registrano una penetrazione crescente proprio nelle fasce superiori di età. Il "digital divide" sta trovando una soluzione per via anagrafica». E ancora? «La connessione permanente della famiglia permetterà di coordinare le attività della vita quotidiana e di superare le barriere emotive, fisiche e finanziarie. Si tratta di un trend strettamente connesso a quello della società senza età». Marco Sabella © RIPRODUZIONE RISERVATA Al vertice Carlo Barlocco, 45 anni, laurea in legge, è entrato in Samsung nel 2001. Da gennaio 2016 è presidente di Samsung electronics Italia SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 20
05/01/2017 diffusione:238671 Pag. 33 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rosneft, Intesa Sanpaolo in prima fila Maxi-prestito a Glencore e Qatar Dal gruppo italiano fino a 5,2 miliardi. L'interesse dei gruppi internazionali Francesca Basso MILANO L'operazione Rosneft faceva gola a molte banche. Lo aveva ammesso l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a metà dicembre, quando i giochi per il finanziamento non erano ancora del tutto chiusi: «Siamo in competizione con tutti quei soggetti che vorrebbero avere l'operazione al posto nostro». Alla fine Intesa Sanpaolo ha vinto la partita: supporta con un finanziamento fino a un massimo di 5,2 miliardi di euro il consorzio formato da Glencore, leader mondiale nell'attività di produzione e trading di materie prime, e dal Fondo sovrano del Qatar (Qia) per l'acquisizione del 19,5% del capitale di Rosneft. Valore complessivo dell'operazione 10,2 miliardi di euro. L'intenzione di cedere una quota del colosso energetico russo (l'inglese Bp ha già circa il 20% del capitale) era stata annunciata dal presidente Vladimir Putin un anno fa, sulla spinta del crollo del prezzo del barile che ha drammaticamente impoverito gli incassi statali. Ad aprile 2016 Intesa Sanpaolo, che in Russia ha una presenza storica con Banca Intesa guidata da Antonio Fallico e che da sempre ha un rapporto privilegiato con le imprese italiane e internazionali che operano nel Paese, ha ottenuto l'incarico di advisor della privatizzazione. Rosneft è tra le società russe colpite dalle sanzioni europee e americane decise in seguito all'annessione della Crimea da parte di Mosca. Ma Intesa ha avuto l'incarico da parte della controllante di Rosneft, Rosneftegaz, che invece non è soggetta ad alcuna sanzione o embargo. E il finanziamento, che sarà oggetto di sindacazione ed è coperto da un robusto pacchetto di garanzie, è stato chiuso con il veicolo societario che acquisterà le azioni di Rosneft. Il tutto, quindi, nel rispetto delle normative internazionali, come ha sottolineato nei giorni scorsi un portavoce della banca. Come accade in questi casi, di fatto è necessario anche il via libera degli organi di controllo del Tesoro, preposti alla verifica di operazioni del genere. E prima di Natale Palazzo Chigi ne era stato informato. Già una ventina di banche internazionali, inclusi alcuni istituti americani, hanno manifestato interesse per partecipare all'operazione, che è stata organizzata e gestita dalla divisione corporate di Intesa Sanpaolo, guidata da Mauro Micillo, e da Banca Imi, presieduta da Gaetano Miccichè. I team di Micillo e Miccichè hanno dovuto trovare una soluzione con una struttura bancabile, come accade in questi casi, che tenga in equilibrio le esigenze dei due soci di avere flessibilità di manovra per ottenere un rendimento e le esigenze di protezione degli investitori che scattano al verificarsi di eventi imprevedibili. L'elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, con le sue «simpatie» russe, ha fatto osservare a più di un analista che nei prossimi anni le ambizioni di espansione internazionale di Rosneft, ridimensionate in parte dalle sanzioni, potrebbero subire un'accelerazione. Di recente il gruppo guidato da Igor Sechin, il potente braccio destro di Putin, è entrato con il 35% nella concessione del giacimento gigante di gas Zohr, nell'off-shore egiziano, scoperto dall'Eni e in ottobre ha siglato accordi per l'acquisizione delle raffinerie dell'indiana Essar Oil. © RIPRODUZIONE RISERVATA Vertici La divisione corporate di Intesa Sanpaolo (in alto la foto dell'amministratore delegato Carlo Messina ) e Banca Imi guidata da Gaetano Micciché (foto sopra) hanno costruito l'operazione per il finanziamento da 5,2 miliardi al consorzio Glencore-Qia SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 21
05/01/2017 diffusione:105722 Pag. 2 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La ripresa difficile PREZZI E CONSUMI Il peso dell'energia È l'incremento complessivo più elevato dal 2013 ma il dato core è rimasto quasi fermo Dato interlocutorio Il mercato aspetta di capire se ci sia un reale risveglio dell'attività economica Eurozona, l'inflazione sale all'1,1% Il balzo registrato a dicembre è dovuto all'aumento delle quotazioni del petrolio GRAZIE ALL'EURO DEBOLE Il Pmi composito di dicembre della zona euro sale a 54,4, segnando il maggiore slancio dal 2011 dell'attività manifatturiera e dei servizi Luca Veronese L'inflazione nell'Eurozona è salita in dicembre come non accadeva dal 2013. I prezzi al consumo sono cresciuti oltre ogni previsione, dell'1,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dopo che in novembre l'incremento era stato dello 0,6 per cento. I dati preliminari diffusi ieri da Eurostat sono destinati ad alimentare il dibattito sulla durata e sull'entità degli stimoli all'economia introdotti dalla Bce di Mario Draghi. Ma se analizzati accuratamente evidenziano una variazione minima dell'inflazione core e mostrano come il balzo di dicembre sia una diretta e inevitabile conseguenza dell'aumento del prezzo del petrolio. Nell'ultimo mese del 2016, i prezzi dell'energia sono infatti cresciuti su base annua del 2,5% dopo essere scesi dell'1,1% a novembre; i servizi sono saliti dell'1,2% in progressione rispetto all'1,1 per cento; i beni alimentari dell'1,2% dopo lo 0,7%; e i beni industriali non energetici hanno avuto un incremento dello 0,3% ugualea quello di novembre. Nonostante il salto di dicembre dell'inflazione della zona euro sia stato marcato e inatteso, i mercati e i rendimenti dei titoli pubblici non sembrano aver subito pressioni. Forse perché l'inflazione core - che esclude le componenti più volatili come appunto l'energiae l'alimentare-è rimasta quasi stabile salendo allo 0,9% dallo 0,8% di novembre. «Il mercato, così come la Bce, sta cercando di capire se l'inflazioneè determinata dai prezzi delle commodity o se è il riflesso di un risveglio dell'attività economica», spiega Antoine Bouvet, analista di Mizuho. «E solo se si tratta di una vera ripresa dell'economia - ag- giunge Bouvet - potremo vedere una significativa crescita nei rendimenti». In questa fase tuttavia, la componente legata all'energia e la sua variazione sembrano dominanti. I prezzi del petrolio sono saliti costantemente nel corso dell'ultimo anno: il Brent ha raggiunto ieri mattina i 55,57 dollari per barile contro i 37,18 dollari registrati dodici mesi prima. «Ci sono diversi falchi nel consiglio della Bce che sono pronti a utilizzare questi dati per afferma- re che la Bce non deve continuare nella sua politica di sostegno all'economia,o che in ogni caso non è più il caso di mantenere acquisti di titoli così ingenti», spiega Jennifer McKeown di Capital Economics. «Ma penso - dice ancora McKeown - che il consensus sceglierà di guardare attraverso questi incrementi dei prezzi che sono in larghissima parte dovuti ai rialzi della componente energetica». Le stime flash diffuse ieri da Eurostat sono la sintesi dei dati registrati nei diversi Paesi membri e dovranno essere poi confermate dai dati completi annunciati per il prossimo 18 gennaio. In Germania il tasso di inflazione è balzato inaspettatamente all'1,7% in dicembre mettendo a segno il maggiore incremento da quandoi dati armonizzati dell'Unione eruropea sono stati pubblicati per la prima volta nel 1997. La Spagna ha registrato un incremento dei prezzi dell'1,4%, mentre anche Italiae Francia hanno fatto segnare un aumento dei prezzi per il secondo mese consecutivo, sebbene a ritmi più lenti. Gli occhi sono dunque puntati sulle prossime decisioni della Bce sul Quantitative easing. «Ci sarà certamente una riunione molto interessante della Bce nel primo trimestre dell'anno e quando la stessa Banca centrale europea presenterà le prime proiezioni di marzo, perché allora avremo i dati di inflazione di gennaio e febbraio che saranno molto probabilmente superiori a quelli attuali. La Bce comunque ha già preso atto della nuova situazione e concentrerà la sua attenzione sull'inflazione core», dice Claus Vistesen, di Pantheon Macroeconomics. I dati preliminari sull'inflazione sono stati diffusi ieri nello stesso momento in cui Markit comunicava per l'Eurozona un Pmi composito ai massimi da oltre cinque anni. L'economia della zona euro ha mostrato alla fine del 2016 - secondo le indicazioni del Purchasing manager's index - la fase di maggiore slancio dal 2011: il Pmi compositoè salitoa 54,4 punti dai 53,9 di novembre. A trainare la crescita del SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 22
05/01/2017 diffusione:105722 Pag. 2 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato settore manifatturiero e dei servizi è stato soprattutto l'euro debole. «I dati finali del Pmi registrano una crescita più forte per fine anno ma ora resta da vedere se tutto ciò può dare slancioa una ripresa più solida nel 2017», commenta il capo economista di Markit, Chris Williamson, avvertendo che «molto dipenderà dagli eventi politici attesi nel corso di quest'anno». Eurozona, l'inflazione e i rialzi nell'energia Le componenti dell'inflazione annuale nell'Eurozona 7,5 5,0 2,5 0 -2,5 -5,0 -7,5 INFLAZIONE COMPLESSIVA (scala sinistra) SERVIZI (scala sinistra) FOOD (scala sinistra) BENI INDUSTRIALI (scala sinistra) ENERGIA (scala destra) Fonte: Eurostat 2013 2014 2015 2016 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 15 10 -5 -10 -15 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/01/2017 23
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