Anguillara Sabazia, l'eterna incompresa: quando il bene comune viene considerato un optional - L'Osservatore d ...

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Anguillara Sabazia, l'eterna incompresa: quando il bene comune viene considerato un optional - L'Osservatore d ...
Anguillara Sabazia, l’eterna
incompresa: quando il bene
comune viene considerato un
optional

Il video editoriale di Emanuel Galea e
Chiara Rai all’interno riguardo la
vicenda della requisizione dei loculi al
Cimitero
ANGUILLARA SABAZIA (RM) – A circa 30 chilometri a nord-ovest
di Roma, adagiata sui rilievi Sabatini e su un promontorio del
Lago di Bracciano, si trova uno dei borghi medioevali più
incantevoli e suggestivi del Lazio. Vanta nobili origini,
discende in linea diretta dalla famiglia della ricca patrizia
Rutilia Polla e ha una lunga e ricca storia. Ricca di siti
geologici, monumenti storici, aree naturali, clima mite e
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tramonti da mozzafiato. Non a caso che ai più è conosciuta
come “La gemma del Lazio”. Ancora conserva, gelosamente,
l’antico punto d’ingresso alla città, una porta
cinquecentesca, sormontata da un orologio ancora funzionante
mentre tutto il borgo è abbracciato da un bastione
cinquecentesco con torrione medioevale compreso. Là dentro è
tutta poesia, fascino ed incanto. La natura è stata più che
generosa con questo lembo di terra. Il visitatore, a fine giro
del borgo, non può che sospirare con i versetti della
Zanicchi: “Il tuo sangue nelle vene e ti porto nel mio cuore”.

Qui il tempo si è fermato ed il vecchio borgo di lassù,
specchiandosi nelle acque azzurre del lago sottostante, sembra
rilassarsi rassegnato e “disteso come un vecchio addormentato
e la noia, l’abbandono, il niente son la (sua) malattia.”

Appunto della sua noia, del suo abbandono
e della sua malattia che oggi si vuole
trattare
Di amministratori meritevoli di menzione, Anguillara ne ha
avuti nel lontano passato e poi, come è capitato a
Montecitorio e a Palazzo Madama, c’è stata una moria di una
vera classe dirigente. La politica ha perso la sua vocazione
ed è diventata una bottega di interessi. Oggi il bene comune
viene considerato un optional e tutte le attività della
politica politicante tendono a un solo fine, l’aumento dei
consensi. Quella noia “del vecchio addormentato” più che altro
esprime disgusto per questa deriva verso il degrado completo.
Il “niente” della politica locale sta privando questa
cittadina storica da una meritata posizione       nella scala
nazionale di attrazione turistica. E’ vero che madre natura
con questo lembo di terra è stata più che magnanima, però
purtroppo la generosità dell’una ha incontrato l’indifferenza
di altri. Il mistero dell’Acqua Claudia, riconosciuta come
unica e speciale già dalla metà del 1700, l’acqua della Mola
Antica, per i residenti e non, una risorsa di
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approvvigionamento, per gli amministratori è stata abbandonata
a se stessa mentre il privato raccoglie i frutti di un bene
che tutti considerano “bene comune”. Perché? Come mai questa
risorsa non suscita tanto interesse quanto le colate di
cemento?

Stesso destino è stato riservato ad un reperto archeologico,
unico nel suo genere. Una piroga monossile di 8000 anni fa,
rinvenuta nel 2002 in località La Marmotta      sul lago di
Bracciano ad Anguillara quando scavando,     i sommozzatori
avevano portato alla luce il più antico villaggio neolitico
d’Europa.

Il disinteresse degli amministratori non è nato oggi, di fatto
il 28 ottobre 2018, su questo stesso giornale con l’articolo
“Anguillara Sabazia, la piroga: la solita storia degli
amministratori che la vogliono raccontare ma poi
s’addormentano” si era lamentato dell’abbandono al suo destino
del prezioso reperto archeologico. Altri Comuni, altri
amministratori avrebbero fatto carte false per averla nel loro
territorio, ma qui siamo ad Anguillara.

Un capannello di anziani, facendo su e giù per via Reginaldo
Belloni, dopo un poco si fermavano e guardando il rudere del
palazzo accanto al ristorante Zaira, commentavano l’impotenza
degli amministratori che, mentre si riempiono la bocca con il
bel discorso del decoro urbano non trovano il coraggio o la
soluzione oppure un accordo per buttare giù quell’obbrobrio
che sta deturpando da anni il decoro del lago stesso. Come
mai, dicevano questi signori, che non si riesca a rimuovere
quella vergogna? Chi sa chi lo sa? Qualcuno lo dovrebbe
sapere…

Giustamente, concludeva il più anziano, la cittadina è stata
trascurata ormai da parecchi anni. Ogni amministrazione si è
limitata a promuovere nuovi insediamenti, nuove costruzioni,
nuovi agglomerati, senza però, adeguare i servizi alla
crescita della popolazione. La rete idrica, quella fognante,
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rete scolo acque fluviali sono rimaste sempre quelle di quando
Anguillara contava appena appena sei-settemila abitanti. Oggi
i nodi stanno venendo al pettine. Scoppiano i tubi, straripano
le fogne e l’acqua piovana invade le strade e la rete
elettrica ogni tanto fa cilecca. E gli amministratori? Quei
signori non vedono, non sentono, non parlano.

Officina Stampa del 13/05/2021: Emanuel Galea fa il punto
sulla requisizione “temporanea” dei loculi cimiteriali che si
protrae dal 2017

La lista è lunga ma quello che reca
l’onta maggiore agli amministratori fino
ad oggi succedutisi, è l’emergenza
cimitero
In   questo   risiede    l’incongruenza,    l’incoerenza     e
l’incomprensione di questa gente che fino ad ora hanno avuto
la presunzione di promettere un “futuro migliore” per la
cittadina. Sono circa 20 anni che l’emergenza loculi si fa
sempre più acuta. L’hanno riconosciuto. Hanno ammesso
candidamente che trattasi di vera emergenza. Hanno avuto il
pudore di avvisare la cittadinanza che l’emergenza si fa
sempre più minacciosa.

Va bene, uno da fuori, potrebbe pensare che dopo tutto questo
sarebbero seguiti i fatti, i rimedi, le soluzioni. L’unica
soluzione che gli amministratori hanno escogitato è fare
cadere il costo dell’emergenza anziché su tutta la comunità,
interamente a carico dei 150 concessionari. Per risolvere poi
il problema un nuovo stratagemma (intelligente) a costo zero:
spostare da un loculo all’altro i “cari estinti”. Fino a
quando?

Anguillara non si rassegna e fiduciosa aspetta il giorno che
arriveranno degli amministratori che la sapranno comprendere,
valorizzare i suoi pregi e far passare la sua noia.
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L’Italia e l’urlo di Munch:
gigante salvaci tu!

Una fra le varie analisi della celeberrima opera “L’Urlo di
Munch”, quella di Sonia Cappellini per Storia dell’Arte, ha il
pregio di suscitare nel lettore nuove interpretazioni ed una
nuova simbologia del dipinto di Edward Munch.

Per chi scrive, quell’urlo ben sia conforme con il grido
dell’Italia pensando al suo angoscioso futuro, grida per
paura, per dolore e urla per rabbia. L’autrice dell’analisi
nel farci notare il volto umano sfigurato, simbolicamente in
quel volto non può che esserci il volto del “Belpaese”,
completamente anch’esso sfigurato, deturpato, umiliato e
vilipeso.

Quando, sempre l’autrice, descrivendo il dipinto dice che la
figura “sembra a malapena mantenersi in posizione eretta,
quasi non avesse spina dorsale” a noi il pensiero va a
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un’Italia depauperata, divisa tra mille interessi lobbistici,
le numerose correnti, frazionismi e fazioni di partiti senza
alcuna reale conoscenza del paese reale, i tanti carrieristi
in lotta eterna per il potere, un fiume carsico di corruttori,
corrotti ed evasori attraversando il sottosuolo della penisola
e colate di lava di malcontento e conclamata povertà che si
accumulano nelle periferie sia al nord che al sud pronti a
divampare.
Per finire con la simbologia, il dipinto mostra “quell’essere
umano” che mentre sostiene la testa sembra chiudere le
orecchie e Sonia Cappellini commenta: “come se la stessa
persona non fosse in grado di sostenere il grido che lei
stessa sta emettendo”.

E’ proprio così, l’Italia chiude le orecchie perché, ahinoi,
non è in grado di supportare oltre perchè l’Italia ha rotto
gli argini e la “cloaca massima” nazionale ha invaso puri e
duri.
Soccombono le istituzioni e gli organi di garanzia, langue la
vita sociale e agonizza la giustizia. Anela la democrazia ed
il diritto sta venendo mortificato.

La libertà di opinione si mette in forse, quella personale è
in quarantena ed il variegato mercato dell’informazione si
arricchisce sempre più di multiformi bancarelle di tg,
riviste, giornali e talk show e carrozzoni vari. A questo
punto è d’obbligo la riflessione: cosa s’intende veramente con
neutralità e obiettività della stampa? In che misura c’entra
la collocazione politica dei telegiornali?
Dice Paolo Del Debbio: “mille ragioni, mille opinioni” al che
ci si sente autorizzati a dire: tanti telegiornali, tante
collocazioni politiche e tante versioni dei fatti di cronaca.

E’ così? Più che la pandemia l’Italia teme il collasso delle
istituzioni, il degrado ed il decadimento del sistema, della
vita sociale. Il famoso dipinto dell’artista norvegese mostra
un cielo al tramonto con linee di rosso sangue e sullo sfondo
ci si intravedono due figure. Queste non vedono, non sentono,
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non accorrono. A questo punto l’Italia grida: Gigante pensaci
tu. Draghi risponde: ci penso io; il cielo sorride e la
speranza rinasce nei cuori di tutti.

Anguillara Sabazia, un salto
dalla padella pentastellata
alla brace della politica
qualunquista

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – E’ male avere il male, ma essere
burlati è peggio! Chi si sarebbe mai immaginato che dopo il
fallimento della Giunta pentastellata guidata dalla sindaca
Sabrina Anselmo ne potesse subentrare una che promette di fare
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peggio? Provare per credere! Il peggio non è mai morto.

Con delibera del Consiglio comunale n.2 del 13/2/2021 e
successivamente con la delibera di Giunta comunale n.50 del
9/3/2021 è stata approvata la variazione del Programma
triennale 2021-2023 dei lavori pubblici. Avendo già bene in
mente il programma triennale 2020/2022 della Giunta
pentastellata, a suo tempo sfiduciata, ogni cittadino si
sarebbe aspettato un piano triennale che si distaccasse
completamente dalla politica fallimentare della Giunta
Anselmo. Invece no. Meraviglia delle meraviglie e delusione
delle delusioni la Giunta “della speranza” è riuscita a
presentare un programma triennale peggiore di quello sognato e
mai realizzato dall’amministrazione grillina. Complimenti
perché non era cosa scontata.

I   programmi   delle   rispettive   Giunte   hanno   in   comune
l’interesse per la progettazione di vari interventi nei plessi
scolastici di Anguillara. Come sogno non si trova niente da
ridire ma se poi rimane solo tale, a che pro sprecare tempo a
scriverlo?

Il programma triennale della Giunta Pizzigallo si fregia di
contributi regionali, ministeriali e fondi comunali per la
realizzazione delle opere, per ora solo buone intenzioni su
carta. Bene occorre ricordare però, che anche la Giunta
Anselmo, per la realizzazione dell’ ampliamento del Cimitero
comunale con annesso parcheggio si fregiava anche essa di
finanziamenti.

Il fatto sta che il progetto di ampliamento del Cimitero è
stato cassato, della destinazione dei fondi stanziati non se
ne è saputo più nulla e questo spiega quanto male è avere il
male, però il fatto che non si fa nemmeno il minimo cenno
della realizzazione dell’ampliamento del cimitero nel
Programma triennale della Giunta Pizzigallo è la peggiore
burla che un qualsiasi cittadino possa digerire.
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La Giunta Pizzigallo, a detta di molti cittadini, sembra
identificare tutto il male della cittadina nello stato
urbanistico di via Romana, Residenza Claudia, Vigna di Valle e
un tratto di viale Reginaldo Belloni, la messa in sicurezza
della viabilità di via della Mola Vecchia, il ponte sito in
via Reginaldo Belloni ed in ultimo, “piacere per piacerti”,
quando il governo centrale intima i vari lockdown e vieta gli
assembramenti, la Giunta programma i “Lavori di manutenzione
straordinaria della tribuna dell’impianto del campo da calcio
comunale F. Capparella”. La gente che non ha le stesse vedute
di questa amministrazione si domanda: e perché non anche la
manutenzione straordinaria della piscina olimpionica comunale?
E perché no? Ma l’opposizione non ha proprio nulla da
eccepire? Dice la gente, un serio programma per affrontare la
stagione turistica non merita ugual attenzione della
manutenzione straordinaria della tribuna dell’impianto del
campo da calcio?

I cittadini guardano ed osservano, giudicano e discutono e
commentano. La Giunta Anselmo, pur non avendo realizzato
quello che aveva programmato, però nel piano triennale aveva
previsto dei lavori, allora come ora, urgentissimi per la
cittadina, come la realizzazione della rete fognante Albucceto
– Ponton dell’Elce, la realizzazione di un centro servizi a
supporto delle attività di raccolta e trasporto dei rifiuti
solidi urbani. Aveva immaginato cose intelligenti come il
recupero funzionale del Torrione da adibire a incubatoio della
musica e della cultura. La Giunta grillina aveva sogni più
lusinghieri. Poi, della bella favola della Giunta grillina di
realizzare l’ampliamento del cimitero, già si è trattato
all’inizio di questo articolo. La signora Anselmo sarà
ricordata come la sindaca sfiduciata per non essere stata
all’altezza dell’incarico affidatole.

Il buongiorno si vede dal mattino. Per strada e tra le
bancarelle del mercato la gente mormora e bisbiglia sotto voce
“Se la Giunta Pizzigallo intendeva presentarsi alla
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cittadinanza con questo Programma Triennale, vuol dire che
Anguillara dalla padella pentastellata è caduta nella brace di
una politica qualunquista.

Roma e Anguillara Sabazia,
loculi   cimiteriali:  una
vergogna che non sarà mai
abbastanza grande!

Ad Anguillara Sabazia come a Roma e… a Roma come in qualsiasi
altro posto il “caro estinto non vota”. Il de cuius non fa
vertenze, non reclama, non sciopera, non protesta. La
buonanima fa comodo all’amministratore finché è vivo e vegeto
e purché paghi i vari balzelli.

Ai residenti del camposanto vale quanto è scritto sulla porta
dell’inferno: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”, ovvero:
scordatevi una volta per sempre di avere qualsiasi diritto di
cittadinanza e ricordatevi che per il Comune non siete altro
che “un problema”, siete gli scheletri nell’armadio di ogni
Consiliatura.

Scheletri nell’armadio sì, ma non per sempre, finché un padre,
casualmente un deputato viene colpito duramente negli affetti
più cari, dovendo scontrarsi amaramente con la dura realtà di
tanta “malamministrazione” di tanti Comuni e davanti al
collasso del cimitero di Prima Porta, non posta questo tweet:
“Raggi vergogna, da due mesi non riesco a seppellire mio
figlio…. La tua vergogna non sarà mai abbastanza grande”.

 .@virginiaraggi Oggi sono 2 mesi che mio figlio Dario non è
 più con la sua mamma, con i suoi fratelli, con me. 2 mesi che
 non riusciamo a seppellirlo: Ama non dà tempi di sepoltura
 degni di una città civile. Anzi, non dà alcun tempo. La tua
 vergogna non sarà mai abbastanza grande

 — Andrea Romano (@AndreaRomano9) April 22, 2021

La notizia suscita rabbia e sgomento e tanta solidarietà
intorno al deputato Romano. Grazie a lui si è scoperto un vaso
di pandora dei collassi dei cimiteri, argomento fino ad ora
ignorato dalla “grande” stampa.

Quanti altri padri “Andrea” sono vittima
di queste malamministrazioni?
Alcuni commentatori tv, mal informati, hanno voluto spiegare
l’ammasso di feretri nei depositi dell’Ama in attesa di
sepoltura dovuto, secondo loro, alla crescita di decessi a
causa Covid-19. Non è così! L’ammasso di quei feretri ha ben
altre spiegazioni come ben altre spiegazioni hanno le
discutibili requisizioni che il Comune di Anguillara Sabazia
ha effettuato disordinatamente, prima dalla Giunta
pentastellata guidata dalla ex sindaca Sabrina Anselmo, poi
dal Commissario Prefettizio e recentemente dall’attuale Giunta
di centrodestra guidata dal Sindaco Angelo Pizzigallo.

Anche per Anguillara Sabazia, sembra valere quanto è scritto
sulla porta dell’inferno:: “Lasciate ogni speranza voi
ch’entrate”, scordate una volta per sempre d’avere qualsiasi
diritto di cittadinanza e che per il Comune non siete che “un
problema”, siete gli scheletri nell’armadio di ogni
Consiliatura”. Non può che essere così perché ad ogni
insediamento di un nuovo Consiglio non mancano gli auspici, le
promesse e le tante parole al vento. Ad Anguillara Sabazia ci
sono stati progetti approvati, in parte finanziati, fior fiore
di architetti arruolati per studiare il progetto, tanto bla
bla bla per condurre sempre alla stessa conclusione. I morti
non votano, non fanno sentire la loro voce, i morti non fanno
flash mob e non disturbano. I morti non portano consensi
elettorali e i morti possono aspettare.
Spostare i morti da un angolo del “giardino” all’altro per il
Comune sembra essere diventato uno sport a costo zero.

L’ingiustizia però, questa volta non si fa a chi ci ha
lasciato, l’atto ingiusto si compie impunemente a scapito di
chi con grandi sacrifici aveva pagato la concessione e
l’offesa si fa contro quel congiunto che assiste al
pellegrinare del proprio caro estinto quando quest’ultimo
viene a dover lasciare il loculo per fare posto al legittimo
concessionario.

Il dolore non ha prezzo, ma i sentimenti
non fanno parte del regolamento comunale
Il lamento del deputato Andrea Romano dovrebbe scuotere le
coscienze di qualsiasi amministratore, ammesso che ne abbiano
una. “Oggi sono 2 mesi che mio figlio Dario non è più con la
sua mamma, con i suoi fratelli, con me. Due mesi che non
riusciamo a seppellirlo” esclama il padre affranto e poi :
“Ama non dà tempi di sepoltura degni di una città civile.
Anzi, non dà alcun tempo”.

Non è solo l’Ama che non dà tempi di sepoltura degni di una
città civile perché anche l’amena cittadina di Anguillara
Sabazia non dà tempi certi e pertanto anche per gli
amministratori di ieri e di oggi, la vergogna non sarà mai
abbastanza grande.

Le osterie ed i talk show
televisivi

Mentre una volta la vita sociale si svolgeva nella piazzetta
del paese, nell’androne o nell’atrio, radunati sulle panchine
del giardino oppure, specialmente per gli anziani, nelle
osterie, oggi con i vari web network, le relazioni sociali
spesso iniziano e si sviluppano sui social, con un clic, con
un like oppure con un emoticon.

Per l’argomento che qui si vuole trattare, interessa
principalmente la vita sociale che caratterizzava le serate
nelle osterie. Oggi quella vita è quasi sparita ed è stata
rimpiazzata dai talk show televisivi.

Molti di noi conoscono le osterie come luoghi di una certa
atmosfera spensierata, serena e, oserei dire, sognante. Si
entra sobri e si esce un tantino barcollando, recitando frasi
poetiche e raccontando episodi nostalgici, decantando quel
vino soave  e quella cucina di una volta.

Ancora tutt’oggi gli anziani di villaggi, borghi e periferie
si incontrano all’osteria per una partita a carte davanti a un
buon bicchiere. La sala si riempie di fumo mentre le
discussioni si accendono, la temperatura sale ed i fiaschi si
svuotano. Gli eventi del giorno vengono rivisti, commentati ed
ognuno dei commensali non manca di fare sentire la sua
opinione. L’oste sorveglia le discussioni soddisfatto e felice
di accontentare i clienti in tutto purché paghino.

L’osteria però non è stata sempre questo posto tranquillo.
Racconta Manzoni nei sui “Promessi sposi” che spesso la
clientela non era della più raccomandabile, spesso ci si
trovavano ladri e borsaioli, tanto vero che Manzoni fu
convinto che per Renzo rappresentava luogo di perdizione.
Sempre nel mondo dei Promessi sposi spesso viene dipinta come
un luogo immorale e contrapposto alla quiete del focolare
domestico.

Qualcuno però, potrebbe domandare cosa c’azzecca tutto questo
con i talk show televisivi. A parere di chi scrive il nesso ci
sta e la spiegazione pure.

Gli avvenimenti del giorno, allora, si discutevano, anche
animosamente, tra gli anziani o i gli sfaccendati, accomodati
intorno ai tavoli delle osterie davanti a un buon bicchiere.
Le discussioni duravano ore ed ore e la tensione saliva man
mano che si svuotavano i fiaschi e l’oste ne riforniva altri
pieni. Ogni commensale diceva la sua e raramente che si
raggiungeva l’unanimità. L’oste giocava la sua parte in quella
commedia. Interveniva ogni volta che la discussione si
scemava. Faceva il gioco di parte. Più le anime si
riscaldavano, più fiaschi si consumavano e più l’osteria
prosperava.

Oggi il gran bla bla dei talk show televisivi ha preso il
posto di quelli accesi scambi di parole, alterchi,
battibecchi, polemiche e diverbi delle osterie.

Forse è cambiato il palinsesto. E’ cambiato l’arredamento. E’
migliorata l’illuminazione. Forse l’oste si presenta “più
sexy” e si fa chiamare presentatore, ma gli argomenti del
giorno sono sempre uguali a quelli di ieri. Si smerciano
opinioni per verità e si forniscono percentuali a iosa.

Ogni talk show è un continuo déjà vu di altri simili di altre
reti con l’ordine dei fattori cambiati ma il prodotto sempre
scadente rimane. E’ un continuo susseguirsi di “uomini di
scienza”, ognuno con la propria teoria che raramente coincide
con quella del “collega”. Onorevoli e giornalisti di grido
raramente disertano questi salotti e a chi piace invece la
sceneggiata napoletana il divertimento è assicurato.

Per onestà intellettuale qui bisogna chiarire che non si sta
parlando delle trasmissioni che per scelta fanno un vero
“giornalismo investigativo”. Questi sono quelli che veramente
rendono un utile servizio al cittadino.

Si sta parlando invece dei talk show generici di livello
scadente ed alcuni di loro facenti parte della tv spazzatura.
Generalmente i talk show di cui si riferisce sono popolati da
pseudo esperti, ospiti che parlano tanto contemporaneamente,
dicendo nulla, mentre la moderatrice spesso e volentieri
interviene sovrapponendo la sua voce su quella di tutti per
imporre una sua scaletta predefinita. A fine serata, spenta la
tv e posato il telecomando, lo spettatore che dalla
trasmissione aspettava chissà cosa, rimane deluso, dicendo fra
sé e sé, in osteria per lo meno si assaggiava un buon
bicchiere, qui invece con tutte le banalità ed il déjà vu ti
fanno proprio rintontire del tutto, di più.

Il       governo       della
sopravvivenza    e l’atroce
dilemma quasi amletico…

Sopravvivere alla pandemia con il sorriso sulle labbra e la
schiena china, acconsentire passivamente per poi soccombere,
in catalettica attesa della ineluttabile fine causata dagli
eterni lockdown improvvidamente imposti da chi speranza
predica e che speranza       non dà, oppure se sia più umano
disobbedire ai dictat del   regime per contrastare i morsi della
fame ed affrontare a viso   aperto la povertà galoppante: questo
è l’atroce dilemma, quasi   amletico.

Il governo Draghi, per costituzione è nato come un governo di
salvezza ma i fatti dimostrano che trattasi più di uno di
sopravvivenza. Il professore Draghi, in parte per la sua alta
professionalità ed in parte per la sua figura prestigiosa
 da tutti riconosciuta sia in casa che all’estero, è stato
chiamato dal presidente Mattarella in un momento critico della
storia italiana, per mettere le sue competenze a disposizione
 d’un piano per la vaccinazione e a un secondo compito, più
gravoso, per gestire il Recovery Plan.

Come presidente del Consiglio Draghi porta un
handicap. In parlamento sta il suo tallone
d’Achille che renderebbe la sua missione quasi
impossibile
E’ stato chiamato a dirigere un governo di “salvezza” composto
da una maggioranza bulgara, multi partitica, litigiosa,
riottosa, orfana di idee e di progetti. L’unico accordo
raggiunto univocamente fra di loro è “non mollare la poltrona,
whatever it takes”. Ecco perché anziché governo di salvezza
il presente governo è in effetti un governo di sopravvivenza.

Draghi ha preso in consegna un parlamento reduce di due
gestioni “Conte”, caratterizzate di video conferenze, promesse
a gogò, elargizione di strenne varie per invigorire i
“costruttori” ed i “responsabili”, trascinando l’Italia
sull’orlo del precipizio.

Sembra che l’offerta a Draghi è stata condizionata; accettare
l’incarico comprensivo dell’accollo di tutto l’apparato di
Palazzo Madama e di Montecitorio. Draghi accettò ed oggi il
Paese si è ritrovato con il vecchio barattato per nuovo.
Niente di nuovo sotto le stelle. Ho letto da qualche parte:
“Procrastinare è l’arte di stare al passo con ciò che è
successo ieri, per evitare il domani”. Niente di meglio per
definire la politica del primo, secondo e l’attuale “Conte
ter”.

Corre il Covid-19 e il governo lo rincorre, chiudendo Comuni e
Regioni, abbassando saracinesche e facendo sparire panchine
dai giardini pubblici, multando chi osa affacciarsi per strada
nelle ore non consentite ed ogni attività produttiva esala
l’ultima speranza di poter un giorno risollevarsi. Cresce la
disoccupazione e la povertà si accanisce sempre più sui già
poveri di ieri aggiungendo nuovi che i vari lockdown stanno
mietendo.

La fame sta travolgendo intere nuclei familiari e
la rabbia sta salendo a livelli preoccupanti
Le varie dimostrazioni di disobbedienza che affollano le
piazze non sono che l’emergere delle prime colate di lava che
il vulcano paese espelle. Il governo forse farebbe bene a non
sottovalutare questo “punto di fusione”.

I mass media, dall’olimpo delle loro “certezze” e lo stesso si
può dire dei vari politici e pseudo esperti che adornano i
salottini dei talk show televisivi ogni sera, ogni giorno
feriale e anche festivo, omni presenti come sopra mobili in
una vetrina, si affaticano ad esternare      comprensione e
commiserazione verso gli stenti e la degradata indecenza in
cui sono scivolate tante famiglie causa gli avventati
lockdown. Bontà loro però tengono a raccomandare a questo
popolo, che il Pontefice ben ebbe ad     identificare nella
“cultura dello scarto”, di essere comprensivi, di pensare a
tanti morti, tanti in terapia intensiva, ad attendere con
fiducia    perché il ministro prevede che ormai stiamo
percorrendo l’ultimo miglio.
Quanto sia solidale raccomandare agli
altri il digiuno quando si è satolli!
Tanti buontemponi vedono il lume in fondo al tunnel solamente
che il tunnel è lungo ormai più di dodici mesi e a chi manca
“il pane quotidiano” gli si è appannata la vista ed il lume
non lo vede più.

Che fare? Ecco che si presenta l’atroce dilemma. Sopravvivere
alla pandemia con il sorriso sulle labbra e la schiena china ,
acconsentire passivamente per poi soccombere, in catalettica
attesa della ineluttabile fine, protetto dagli eterni lockdown
finche non accada l’irreparabile o disobbedire ai dictat del
regime per contrastare i morsi della fame ed affrontare a viso
aperto la povertà galoppante, rischiando il morso della
“variante” ed il tristissimo epilogo.

Quale è più tormentoso, sparire di virus e di lockdown o
spegnersi lentamente di stenti e di fame? Questo è l’atroce
dilemma, quasi amletico.

Anguillara Sabazia, nuova
giunta Pizzigallo: dilemma
cimitero      e     vecchio
stratagemma a cinque stelle
ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Con grande delusione abbiamo dato
notizia, con l’articolo pubblicato su questo quotidiano lo
scorso martedì 23 marzo 2021 intitolato “Anguillara Sabazia,
emergenza cimitero: raschiato il fondo del barile” che il
Comune ha “bocciato” i tre progetti per ampliare l’attuale
cimitero, presentati a giugno 2020, dalle tre ditte “Pieri
Costruzioni srl”, “Scopetti srl”, ed “Edim srl” perché la
“Proposta realizzazione ampliamento cimitero Comunale e
dell’antistante parcheggio” è risultata improcedibile a causa
di carenza nella presentazione dei documenti previsti dal
Codice dei Contratti.

Ora se come appare è intenzione di questa Giunta realizzare in
project financing l’ampliamento dell’attuale cimitero in 18/24
mesi dall’approvazione di un nuovo progetto per poi
successivamente procedere con la realizzazione di un nuovo
camposanto sicuramente incontrerà scetticismo, forte
scontento, insoddisfazione e tanta amarezza da parte di quella
parte della cittadinanza che oggi si trova senza alcuna
speranza di poter rientrare in possesso dei loculi “requisiti
temporaneamente” da loro acquistati a caro prezzo e con grandi
sacrifici.

Sull’edizione de “Il Messaggero” dello scorso venerdì 26
marzo, sotto il titolo, l’articolista bene esterna il
sentimento di disagio e quello di arroganza del potere,
sentimento amaro che provano i cittadini a cui è stato
commesso “l’atto d’imperio” per sospendere “temporaneamente a
tempo indeterminato” la concessione.

Altri Comuni, pur trovandosi in simili emergenze hanno usato
altri comportamenti più urbani. Prima di tutto concertando con
i concessionari delle condizioni remunerative per il servizio
che quest’ultimi venivano chiamati a prestare a favore della
Comunità locale. I suddetti Comuni, molto correttamente hanno
stabilito una “scadenza certa” alla temporaneità dell’atto di
requisizione, giusto come prescritto dalla legge. Ad
Anguillara i cittadini lamentano invece l’assenza di simili
comportamenti che non ci sono stati ed il Comune, fino ad
oggi, ha mostrato unicamente la sua faccia dura da “padre
padrone”.

Si sperava tanto che con l’avvento della nuova Giunta
Pizzigallo, anche ascoltando il discorso d’esordio, le cose si
sarebbero, non dico tanto, ma un pochino migliorate. Invece
ecco un’altra Giunta ed un’altra delusione.

A questo punto è lecito chiedere in cosa sono incorsi Scopetti
Srl e le altre due ditte di così tanto grave che la loro
domanda “sia risultata improcedibile a causa di carenza nella
presentazione dei documenti previsti dal Codice dei
Contratti”?!

Se la Giunta Pizzigallo è realmente conscia dell’emergenza
loculi e fattivamente è intenzionata ad accelerare, per
risolvere il problema, perché, anziché pensare, come sembra,
ad un nuovo progetto per procedere successivamente con la
realizzazione di un nuovo camposanto, non richiama Scopetti,
Edim e Pieri Costruzioni e gli fa completare la documentazione
mancante e così si accorciano i tempi?

Volere è potere e potere è volere!

Nel frattempo che la Giunta rifletta ancora sul da farsi, si
invitano i concittadini a cui è stata requisita
“temporaneamente a tempo indeterminato” la concessione del
loculo nel cimitero cittadino, di fare gruppo ed a questo
scopo possono contattare lo scrivente Emanuel Galea
all’indirizzo email: emanuelgalea4@gmail.com

Il Comune è la casa di TUTTI e non è giusto che le lacune
delle varie Giunte e l’emergenza loculi ricadano sui soli 150
cittadini concessionari. I cittadini di Anguillara aspettano.
Sta alla nuova Giunta Pizzigallo dimostrare di non percorrere
il vecchio stratagemma messo in campo dalla ex amministrazione
Cinque Stelle.

18      marzo          2020,         una        pagina
nera della storia d’Italia:
in memoria di un bacio negato

Il 18 marzo 2020 resterà scolpito nella memoria come la
giornata di inumana follia, un flash mob da balconi e terrazze
con gente euforica che ballava e cantava “Canta, canta un
motivo, canta perché sei vivo”, per esorcizzare la paura,
dicevano loro.

A pochi chilometri, nel nord Italia, invece tanti piangevano
per la perdita dei loro cari e quei canti, senza dubbio, non
lenivano minimamente il dolore di queste persone.

Oggi, 18 marzo 2021, ricorre il primo anniversario di una
pagina nera scolpita con dolore nella storia italiana. Una
pagina che racconta di quel triste mercoledì dello scorso anno
con il sole che tramontava alle 18.20 da un cielo plumbeo. In
via Borgo Palazzi, a Bergamo, sostavano settanta camion
militari, in fila, parcheggiati lungo il marciapiede. Per la
strada non si vedeva un’anima ed il silenzio regnava sovrano.
Lentamente scendeva l’oscurità e i fari dei camion
illuminavano il vuoto che circondava il funebre convoglio.

Funebre e macabro era quel convoglio perché ogni camion
parcheggiato custodiva a bordo la salma di un “caro”
sconosciuto. Di “tanti cari e tanti ignoti” erano i settanta
feretri che sostavano in via Borgo Palazzi. Vista desolante!
Settanta feretri in solitudine che aspettavano il via per
proseguire verso altrettante destinazioni ignote, portando “il
carico” fuori dalla Regione. Finalmente il segnale arrivava ed
il corteo funebre con le settanta salme procedeva lentamente
verso la destinazione, un cimitero fuori dalla Regione per poi
consegnare “il carico” ai forni crematori.

I camion dell’esercito attraversavano il cuore di una città
deserta con le bare dei morti per l’epidemia avendo come unico
accompagno la scorta dei carabinieri. Nessuna bandiera a
mezz’asta, nessun rullio di tamburo, nessun suono di tromba, e
quello che è più triste e doloroso, nessuna presenza di un
parente, una persona cara a rendere l’ultimo saluto.

I congiunti degli occupanti degli ignoti feretri hanno dovuto
rassegnarsi ad assistere da casa allo spettacolo macabro. A
loro è stato negato il diritto a poter conoscere la
destinazione del loro caro. A loro è stato inibito il diritto
di dare degna sepoltura per avere almeno il conforto a poter
restituire sulla tomba amata il bacio negato in punto di
morte. Non si sa quanti dei congiunti siano stati informati
che il loro caro sarebbe stato cremato anziché tumulato.

Dopo quanto riportato da Il Messaggero del 19 aprile 2020, che
ha svelato lo scandalo al cimitero di Prima Porta – “Al posto
delle ceneri solo terra e sassi”, con quale animo possono
rimanere tranquilli i congiunti di quei settanta feretri di
via Borgo Palazzi?

Settanta salme, settanta anonimi, rimangono stampati nella
memoria nazionale come una macchia nera, come desolante
rimarrà il triste ricordo di quell’euforia impietosa dei tanti
affacciati dalle finestre, in balconi e terrazze ballando e
cantando in un giorno di lutto nazionale.

Passerà alla storia come il fattaccio di via Borgo Palazzi. Il
tempo guarisce tutte le ferite ma la memoria di quei settanta
e prima ancora di tanti altri, gridano giustizia e si spera,
vinta l’epidemia, che qualche Magistrato vorrà riprendere la
storia per rendere giustizia ai tanti orfani di abbracci ed
ultimi baci d’addio rubati.

Le 12 fatiche di Draghi
A sfidare Ercole nelle sue sovrumane imprese, come riporta il
Pseudo-Apollodoro, ci sono stati il leone di Nemea, la Cerva
di Cerinea, il cinghiale di Erimanto, gli uccelli del lago
Stinfalo, le cavalle di Diomede, i buoi di Gerione ed infine
il cane a tre teste guardiano degli inferi. A tutti noi,
comuni mortali, le imprese di Ercole stupiscono per la loro
fantasiosa prodezza a meno che non gli si voglia attribuire
diversi significati mistici.

Le fatiche del Super Draghi sono invece fatiche più che
comprensibili, prevedibili, condivise ma, con profondo
scetticismo si dubita che possano essere mai superate,
giudicandole delle imprese titaniche.

Quella che per Ercole era stata la quinta fatica, per il
presidente Draghi si presenta senza indugio come la prima in
assoluto. Ercole fu costretto a pulire le stalle di Augia che
dopo più di 30 anni di completo abbandono erano stracolme di
letame. Draghi dovrebbe affrontare la fatica del “letame
burocratico” che anch’esso, da trent’anni è rimasto
abbandonato a se stesso mentre marciva, contagiando le
istituzioni con la sua putrefazione penetrando nei gangli
della politica e della pubblica amministrazione diventava
sempre più ingovernabile, caotico e ingombrante. Non è letame
qualsiasi bensì un inciampo a qualsiasi riforma. La
burocrazia, binario su cui viaggia il treno delle riforme,
ahinoi, necessita una profonda manutenzione da cima a fondo.

Non meno ardua è la seconda fatica di
Draghi
L’ultima delle imprese sovrumane di Ercole vedeva il
leggendario eroe lottare per portare a Micene i pomi dorati
custoditi da un drago immortale con tre teste. Il presidente
Draghi dovrebbe lottare contro un sistema mostro della
malagiustizia. Questa sua sarà una improba impresa perché da
notizie che filtrano dai secreti del palazzo giudiziario e dai
vari porti della nebbia, ultima l’intervista Palamara e non
solo, il drago di piazzale Clodio ne ha più di tre teste
sparse nelle procure dell’isola.

Questi due cancri, da soli bastano e avanzano per scoraggiare
qualsiasi investitore estero, deprimendo l’economia e
ostacolando ogni e qualsiasi vera riforma. La situazione si
presenta ancora più grave e le fatiche del neo presidente
richiederebbero uno sforzo immane per superarle.

Ad attendere dietro l’angolo il presidente Draghi, anziché
l’immortale Idra, oppure la Cerva di Cerinea oppure il
cinghiale di Erimanto e le altre belve che ha dovuto
affrontare Ercole, troverà l’ostruzionismo nascente dalle
diversità della sua maggioranza raccogliticcia, i nascenti
dissidi nell’ ex movimento pentastellato ora in disfacimento.
Stanno sempre in agguato i guai della scuola mai risolti, la
fibrillazione e lo scontento tra i 39 sottosegretari, vera
brace dei partiti che cova sotto le ceneri di una finta calma.
Ad aspettare al varco il governo Draghi c’è la spartizione
“secondo il manuale Cencelli” dell’ipotizzabile Recovery Fund.
Poi non andrebbero sottovalutati i rumori fuori scena delle
Regioni e dell’associativismo.

Scogli da superare saranno le varianti del Covid-19 che
strisciano minacciose lungo un’Italia a colori ed a vari
lockdown. Ricade sul paese il fallimento           del   piano
vaccinazione di Bruxelles che non decolla.
Le fatiche che dovrà affrontare il presidente Draghi sono
sovrumane. La strada è accidentata e lastricata di imprevisti,
rendendo più impervio il sentiero perché il presidente lungo
il suo tragitto tortuoso dovrà portare su di se il macigno del
debito pubblico.

Ciò nonostante la maggioranza del popolo italiano nutre piena
fiducia nelle grandi capacità del neo presidente e nella sua
piena disponibilità ad adoperarsi per fare uscire il Paese
dalla crisi che lo sta attanagliando.

Al contrario, la gente avendo assistito allo spettacolo dato
da tutti i partiti quando sbavando urlavano: “noi ci stiamo”,
ora che la gente è ormai convinta che deputati e senatori
tengono più al potere e alla poltrona che al bene comune,
guardano, ascoltano ed aspettano rassegnati il giorno per
poter esprimersi democraticamente.

Draghi e la sua maggioranza
bulgara: BAU – Business as
usual. Se non è zuppa è pan
bagnato!

Gli appassionati dei dibattiti e delle inutili polemiche,
nella locuzione “maggioranza bulgara” riescono a trovare i
suoi lati positivi, magari giustificando i loro deboli e
spesso errati ragionamenti, adducendo al loro imbarazzo le
contingenze del momento che secondo loro richiedono priorità
su tutto e tutti. Caso tipico è la pandemia che è stata usata
per coprire inefficienze, vuoti di potere, mala
amministrazione, spregio della costituzione e violazioni dei
diritti dei cittadini.

Per chi ha ancora rispetto per la Carta, la maggioranza
bulgara fa ribrezzo, impensierisce e preoccupa.

Wikipedia, l’enciclopedia libera, parla di “Una maggioranza
schiacciante di consensi non sostenuta però da un libero
dibattito oppure come conseguenza di palesi elezioni farsa,
cioè elezioni il cui risultato ha evidenti discrepanze dal
volere popolare”.

Nel caso della “maggioranza Draghi” il risultato non
scaturisce certo da libere elezioni, sempreché non si vuole
fare qualsiasi allusione alla farsa della votazione Rousseau.
Non si tratta nemmeno di consensi ma di momentanee adesioni
motivati da scopi opportunistici. E’ una corsa all’ultimo
treno che li allontano, sperano tutti, dalle tante temute
urne.

Si agitano scomposti, pestando i piedi l’un l’altro, facendo
passi avanti e tanti indietro, dicendo oggi quello che
smentiscono domani. Anziché dialogare sanno solo sproloquiare,
parlano tanto per non dire nulla ed ognuno di loro si sente
“l’unto del momento” con tutte le soluzioni pronti in tasca.
Sono sempre “gli altri” che sbagliano. Ognuno pretende di
avere la “golden share”, snobbando “il vicino di banco” e c’è
chi si sdegna di condividere lo spazio con chi l pensa
diversamente, per non fare nomi cito solo Zingaretti e la
Boldrini.

Intanto l’Italia è ferma nel guado. A Montecitorio e nelle
segreterie muovono le pedine, concordano le posizioni e l’Alto
Colle guarda e tace.

Ebbene i signori autoeletti per il timore di dovere misurarsi
con un voto popolare, si affrettano a migrare nell’area Draghi
dove sperano di ottenere quello che il consenso popolare ha
fino ad ora negato.
Troppa euforia attraversa politici ed i media. Non sia mai che
tutto vada a finire come un fuoco di paglia che dopo una
grande vampata si spegne subito.

Il pubblico sta assistendo anche alla miracolosa metamorfosi
dei talk show, tutti sul carro Draghi, trasudando tanta
infantile euforia dai monitor di tutte le reti tv.

Nessuno osa mettere in dubbio le eccellenti qualità del
professore Draghi. Quello che impensierisce però, è l’armata
Brancaleone che è chiamato a dirigere. Non si deve scordare
che ogni progetto o provvedimento deve passare sotto le forche
caudine del voto della “amalgama parlamentare”, per non
parlare della burocrazia, dei soliti ricorsi alla Corte
Costituzionale, alla indebita interferenza della magistratura
e via dicendo. Poi ci saranno anche i vari enti e
associazioni, pronti a porgere divieti in difesa dell’ambiente
e non solo.

Venerdì 12 febbraio Draghi ufficialmente
ha   presentato   la  lista   dei   suoi
“migliori”
Nessuna sorpresa, tutto come previsto. Partiti e partitini
sono rimasti contenti e soddisfatti. Sabato è seguito il
solito rito al Quirinale e mercoledì la “fiducia”. Nessuna
preoccupazione, mare poco mosso, forza tre.

BAU – Business as usual. Se non è zuppa è
pan bagnato!
Il 30 gennaio 2021 su questo stesso quotidiano è stato
pubblicato l’articolo dal titolo “Le piaghe d’Italia: la
burocrazia, il debito pubblico e la malagiustizia”. A chiusura
si riporta la riflessione che è stata avanzata allora, cioè
“Tutto si vanifica se prima non si curano le piaghe che stanno
rallentando ed ostacolando ogni e qualsiasi soluzione. Nessuna
vera riforma potrebbe mai essere costruita su questo
fradiciume. “E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi
altrimenti il vino nuovo spaccherebbe gli otri” (Luca 5,
33-39)
Mentre si formulano i migliori auguri per Draghi e la sua
maggioranza bulgara attendiamo fiduciosi baci ed abbracci tra
Zingaretti, Salvini e Boldrini, Berlusconi, Renzi e i
Grillini. Accomodatevi e finché non bisticcierete per favore
fate i buoni e siate cortesi.

 Le piaghe d’Italia: la burocrazia, il debito pubblico e la
 malagiustizia

Anguillara Sabazia, l’enigma
delle cartelle pazze Tari e i
danni    collaterali     alla
collettività: chi paga?
ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Dietrofront dell’amministrazione
comunale di Anguillara Sabazia che ha annullato oltre 3mila
cartelle relative la tassa sui rifiuti – Tari – per l’anno
2015.

Una vicenda che ha visto dapprima pubblicare sul sito del
Comune, lo scorso lunedì 25 gennaio il seguente avviso:
“L’ufficio Tributi del Comune di Anguillara Sabazia rende noto
a tutti i contribuenti che in questi giorni sono stati
notificati gli avvisi di accertamento bonario di competenza
dell’annualità 2015 inerente ai tributi che risultano non
versati, e più in particolare: TARI, IMU, SERVIZIO IDRICO”. E
poi giovedì 11 febbraio 2021, sempre sul sito del Comune è
apparsa la Determina n. 53 dell’Area Finanziaria Servizio
Entrate con oggetto: annullamento cartelle Tari 2015.
L’Avvocato Francesco Falconi Consigliere comunale ad
Anguillara S. sulle cartelle pazze relative la TARI 2015 –
Video intervista con Chiara Rai a Officina Stampa del
11/02/2021
Un repentino ripensamento, in soli 15 giorni, è stato così
giustificato nella stessa Determina: “Preso atto che un
elevato numero di avvisi ha formato oggetto di contestazioni
da parte dei contribuenti e considerato a seguito di tali
contestazioni l’ufficio preposto ha avviato una revisione
attraverso cui si è proceduto ad allineare la banca dati”

Come mai si è dovuto attendere tanto tempo prima di effettuare
una verifica approfondita? Le domande sono diverse:

     Cosa vuol dire precisamente quanto riportato nella
     Determina dell’11 febbraio dove si scrive “avviato una
     revisione attraverso cui si è proceduto ad allineare la
     banca dati”?
     E’ proprio questa la vera ragione dell’annullamento
     delle cartelle o forse perché il tributo aveva ormai
     compiuto la prescrizione?

Singolare il fatto che l’ufficio competente, nonostante fosse
a conoscenza che “nell’anno 2015 c’era stato il cambio del
software gestionale interno – compreso il modulo di
rendicontazione e gestione dei tributi locali – e che il nuovo
software aveva causato alcuni seri problemi tecnici, ha
provveduto ugualmente ad inviare 3396 avvisi di accertamento
per posta raccomandata al costo medio di 6 euro per singolo
invio che, conti alla mano, qualora la spedizione di tutti gli
avvisi fosse avvenuta per raccomandata, fa un totale di 20mila
euro di spesa per poi annullare il tutto.

Di fatto quello che appare è uno scivolone della nuova
amministrazione che avrebbe potuto valutare attentamente la
situazione dei versamenti Tari relativi il 2015 prima di
spedire gli avvisi in quanto molti già prescritti e molti già
pagati.

Un’altra conseguenza di questo caos Tari che si è venuto a
creare e che potrebbe danneggiare i contribuenti, soprattutto
quelli che non frequentano il sito web del Comune, è il fatto
che non essendo a conoscenza dell’allegato “A” alla determina
di annullamento, che contiene l’elenco dei contribuenti ai
quali è stato annullato l’accertamento, provvederanno, loro
malgrado, a versare quanto superficialmente ed erroneamente
richiesto.

Qui è possibile consultare l’elenco delle cartelle dismesse
dal Comune

Alcune considerazioni:
     Quale era la società che aveva effettuato il servizio
     del cambio del software e della migrazione dati?
     Esiste una richiesta di risarcimento del danno da parte
     dell’amministrazione comunale alla società responsabile
     del cambio software avvenuto nel 2015?
     Nel caso fino ad oggi le amministrazioni precedenti non
     abbiano fatto richiesta di risarcimento a questa
     società, l’attuale amministrazione Pizzigallo ha inviato
     oppure intende inviare richieste di risarcimento?
Chi paga i costi per l’invio di tutti gli avvisi di
     accertamento per la Tari 2015 poi annullati dopo 15
     giorni?

E oltre tutto questo vi è anche il disagio creato ai
cittadini. Ebbene, Unicuique suum, a ciascuno il suo!
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