LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News

Pagina creata da Claudio Cecchini
 
CONTINUA A LEGGERE
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
LEVANTO MUSIC FESTIVAL
                Massimo Amfiteatrof
                         LEVANTO
                        29a edizione
                4 luglio - 12 settembre 2020

                                         © Adelmo Massola

I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Il Levanto Music Festival Amfiteatrof ha voglia di esistere, anche dopo un'esperienza drammatica come quella del Covid-19, e
risponde alle difficoltà del momento con rinnovate energie e con una formula elastica che permetterà un programma musicale
ugualmente ricco. A fine febbraio avevamo già disegnato nei particolari un cartellone dettagliato che ci piaceva molto, poi la
bufera della pandemia ha sconvolto le cose e diversi appuntamenti importanti sono stati cancellati per problemi dei musicisti,
per le distanze, per l'impossibilità di viaggiare e di provare. Difficile organizzare qualsiasi cosa, in questo momento che
conserva per molti delle ferite aperte, le difficoltà di ripartire, in qualche caso una comprensibile sfiducia e un sapore
vagamente stralunato di convalescenza. Ma noi, che siamo liguri, non ci spaventiamo per le burrasche e facciamo affidamento
alla nostra resilienza per trovare nuove strade.
Questo momento di comprensibile disorientamento si supera solo con uno sforzo comune fra organizzatori, musicisti,
pubblico, istituzioni e partner culturali e turistici. Più che mai, la parola d'ordine per questo difficile 2020 è “complicità". Nel
periodo di clausura abbiamo imparato molte cose e affrontato nuovi mezzi, anche per svolgere il lavoro di musicisti; quindi
abbiamo qualche idea nuova da versare nel cartellone del Festival...
Ai concerti, che verranno il più possibile mantenuti, ma saranno appesantiti da norme sul distanziamento, prenotazioni
obbligatorie e abbondanti spruzzi di gel disinfettante, si aggiungerà una rete di conversazioni, presentazioni, proiezioni di
contributi originali a tema musicale. Il Festival ha rivisto i luoghi e le date, conservando spazio per sorprese in corsa, e sono
stati rinnovati anche i canali di produzione: ai concerti dal vivo, purtroppo penalizzati dalle norme di distanziamento, si
affiancherà un uso creativo della rete. I concerti saranno ripresi in streaming e divulgati insieme ad altri contributi. I musicisti
che hanno visto cancellati i loro concerti per l'edizione 2020 saranno invitati l'anno prossimo, ma già quest'estate saranno
presenti in video, proponendo contributi originali dedicati al festival e legati ai temi della rassegna. Sarà un ponte verso la
ripresa della normalità, ma anche un terreno sperimentale per una nuova comunicazione fra musicisti, organizzatori e
pubblico.
La formula sarà elastica nei tempi e nei mezzi di comunicazione: un programma definito dei concerti sarà disponibile a fine
giugno e verrà costantemente aggiornato in rete.
Il pubblico potrà prenotare il suo posto a sedere per i concerti, oppure programmare una visione da casa, o seguirci su un
tablet o su un grande schermo in qualche grazioso angolo di Levanto. Il pubblico virtuale non è più freddo di quello in carne e
ossa: parteciperà agli eventi e potrà dire la sua utilizzando mezzi che il lungo periodo di rapporti "a distanza" ci ha insegnato a
padroneggiare in modo più concreto e creativo. A noi sembra importante prendere questa strada.

                Laura Canale - Presidente di Officine del Levante e del Levanto Music Festival Amfiteatrof
                       Tiziana Canfori e Fausto Cosentino - Direzione Artistica del LMF Amfiteatrof
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Il cartellone 2020

Sabato 11 luglio        Piazzetta della Compera, ore 21.30                                        Conversazioni, proiezioni, incontri, videoconcerti
                        Cadira Trio - Nell’Anello d’Acque
                                                                                                          Auditorium Ospitalia, ore 18.00
Domenica 2 agosto       Spazio Luzzati, Comune, ore 21.30
                        Voci barocche - Francesco Galligioni
Domenica 9 agosto       Sagrato di Sant’Andrea, ore 21.30                                Sabato 4 luglio           La rinascita del violoncello da spalla
                        Paganini, la meraviglia                                                                    Daniela Gaidano e Alessandro Visintini
                        in collaborazione con il Festival Paganiniano di Carro           Giovedì 9 luglio          Norma e il jazz - incontro con Paolo Silvestri
Martedì 11 agosto       Piazzetta della Compera, ore 21.30                                                         in collaborazione con il Saint Louis College of Music di Roma
                        Beethoven e Paganini, protagonisti della rivoluzione musicale    Sabato 18 luglio          In collaborazione con Classica HD:
                        Polacco, Franzetti, Attademo, Pagani                                                       Caravaggio
Domenica 16 agosto      Auditorium Ospitalia, ore 21.30                                                            Teatro alla Scala (ore 21.30)
                        Quartetto di Cremona - Ludwig van Beethoven                      Domenica 19 luglio        Incontro con Piero Maranghi , direttore di Classica HD
Martedì 18 agosto       Loggia, ore 21.30                                                Mercoledì 22 luglio       Bande musicali e formazione nella storia spezzina
                        Seyir Trio - musica ottomana                                                               Luca Bianchi (Conservatorio “Puccini” - La Spezia)
Sabato 22 agosto        Park Hotel Argento, ore 21.30                                    Martedì 28 luglio         Quando un musicista diventa regista
                        Suoni nelle culture - Romano, Lombardo                                                     Federico Mottica
Venerdì 28 agosto       Piazzetta della Compera, ore 21.30                               Giovedì 30 luglio         Guido Festinese presenta il suo libro Mare Faber. Le storie di
                        Trio Conductus                                                                             Creuza de ma (Galata, 2019) e ci propone un viaggio
Mercoledì 2 settembre   Auditorium Ospitalia, ore 21.30                                                            trasversale attraverso i temi del Levanto Music Festival
                        Dolorose armonie - Carlo Gesualdo Principe madrigalista          Sabato 8 agosto           Una finestra in Toscana
                        Vittorio Ristagno, Sarah Pesca, coll. Conservatorio “Paganini”                             Mirella Di Vita, Tiziana Canfori
                        testo e regia di Fausto Cosentino
                                                                                         Venerdì 4 settembre        Classico o jazz?
Sabato 5 settembre      Park Hotel Argento. ore 21.30                                                              Johannes Faber e Mesconia Quartet
                        The Northern Breeze - Irish flute music - Balatti e Caronna                                 (sede in via di definizione)
Lunedì 7 settembre      Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire), ore 21.30             Sabato 5 settembre        L’organizzazione musicale e la produzione di concerti
                        Trio Myosotis                                                                              Michel Balatti
                        (in collaborazione con Conservatorio “G. Puccini” - La Spezia)                             (questo incontro si terrà presso Park Hotel Argento)
Mercoledì 9 settembre   Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire), ore 21.30             Giovedì 10 settembre      Dalla didattica alla composizione:
                        Massimiliano Damerini                                                                      i palazzi della memoria in musica
                        Wiener Atmosphäre                                                                          Roberto Cipollina
Sabato 12 settembre     Piazze e piazzette del centro di Levanto
                        Liguria, suoni dai monti e dal mare                              Concerti e incontri sono a ingresso gratuito, previa prenotazione obbligatoria.
                                                                                         In caso di maltempo i concerti previsti nelle piazzette saranno spostati sotto la Loggia.
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Sabato 4 luglio 2020
Auditorium Ospitalia, ore 18.00
                                                                      La rinascita del violoncello da spalla
                                                         Alessandro Visintini e Daniela Gaidano - Violoncello da Spalla Makers

Per violoncello da spalla si intende un violoncello piccolo a                                                                    Alessandro Visintini, flautista e ottavinista
cinque corde con cassa di 45/48 centimetri, simile agli                                                                          dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento dal
strumenti costruiti da Johann Christian Hoffmann a Lipsia                                                                         1978, con alle spalle 5000 concerti in 42 anni di
negli stessi anni in cui in nella città era attivo come                                                                          attività, ha suonato nelle principali sale d’Italia ed
Thomaskantor Johann Sebastian Bach. I due si conoscevano                                                                         in molte nel mondo (USA, Giappone, Germania,
e si frequentavano a livello familiare e personale ed alcuni di                                                                  Austria) ed ha studiato con alcuni tra i più
quegli strumenti erano in casa della famiglia Bach.                                                                              importanti flautisti contemporanei quali Aurele
Ciò che noi oggi chiamiamo violoncello da spalla ha avuto                                                                        Nicolet, Christian Lardé, Irena Grafenauer, Peter
come periodo di maggiore sviluppo l’epoca tra 1680 e 1750                                                                        Lukas Graf e Davide Formisano.
circa ed il suo momento di maggior valorizzazione è stato                                                                        Daniela Gaidano, diplomata in violino, viola e
probabilmente negli anni 1724/25, quando Bach scrisse parti                                                                      viola barocca, collabora con diverse orchestre
espressamente per “violoncello piccolo” in alcune delle sue                                                                      italiane sia in ambito lirico-sinfonico che di musica
cantate.                                                                                                                         antica. È stata cordaia specializzata in corde in
Altro repertorio probabilmente ascrivibile al violoncello da                                                                     budello prodotte secondo il sistema storico
spalla, è quello violoncellistico italiana della fine del ‘600, di                                                                italiano e ha tenuto conferenze al riguardo in
tessitura spesso notevolmente acuta e quindi virtuosistica                                                                       Europa e in Giappone.
quando eseguita sul violoncello di oggi.
Oggi il violoncello da spalla può venire usato da violinisti e                                                                   Assieme abbiamo studiato liuteria con il maestro
violisti che vogliano ampliare il loro repertorio suonando le                                                                    Cecilia Piazzi. Abbiamo approfondito con Dmitry
suites per violoncello di Bach nella giusta ottava (le sesta                                                                     Badiarov il metodo di design antico degli
suite è scritta espressamente per violoncello a cinque                                                                           strumenti musicali basato su proporzioni
corde), eseguendo il repertorio violoncellistico barocco e le                                                                    armoniche e la costruzione del violoncello da
parti basse nella musica da camera.                                                                                              spalla. A questo riguardo abbiamo compiuto
Può servire agli insegnanti di violino per realizzare il basso                                                                   viaggi di ricerca per studiare alcuni strumenti
continuo agli allievi a lezione. Può arricchire un gruppo di                                                                     originali presenti nei musei del nord Europa.
musica popolare di tutte le epoche e località geografiche
per poter realizzare una parte di basso senza dover
sopportare l’ingombro del violoncello moderno.
Si tratta quindi di uno strumento estremamente versatile e
quasi universale per musicisti curiosi e interessati alla ricerca
di nuove sonorità per niente disgiunte da quelle antiche e
tradizionali.
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Giovedì 9 luglio 2020
Auditorium Ospitalia, ore 18.00
                                                                                        Norma e il jazz
                                                                                          Paolo Silvestri

                                                             in collaborazione con il Saint Louis College of Music di Roma

Se non ci fosse stato il Covid-19, uno degli spettacoli più attesi del nostro cartellone sarebbe
sicuramente stato Norma, con Paolo Fresu, Paolo Silvestri e la ONJ - Orchestra Nazionale
Jazz dei Conservatori italiani. Era però anche il concerto più complesso, che necessitava di
un’orchestra di studenti dei Conservatori italiani, che avrebbero dovuto trovarsi a Milano,
provare insieme, viaggiare… Insomma, il distanziamento sociale ha reso tutto questo
impossibile e il concerto è stato cancellato dall’agenda dei musicisti. L’epidemia ha reso di
fatto impossibile il lavoro dei grandi gruppi.
Noi però abbiamo una fortuna: il M° Paolo Silvestri, l’autore delle trascrizioni e anima,
insieme a Fresu, di questa idea di concerto, è docente del Conservatorio di Genova e ha
accettato di venire a raccontarci l’idea da cui lo spettacolo è nato.
È un’idea colta e insieme molto vivace, che stabilisce un contatto fra l’esperienza musicale
europea e l’America.
Questo discorso ci sembra da riprendere, malgrado la tristezza di non poter ascoltare dal
vivo la tromba di Paolo Fresu e gli ottimi musicisti dell’orchestra, perché l’argomento merita
di essere proposto e perché Paolo Silvestri lo farà al meglio.
Per arricchire la serata e per ovviare alla mancanza di un pianoforte, Paolo ci porta in video
la registrazione di una sua presentazione tenuta a Roma presso il Saint Louis College of
Music, che ringraziamo per averci concesso il materiale.
Sarà un’occasione per superare ancora una volta le barriere fra i generi: un esercizio molto
caro al Levanto Music Festival, per il quale ci vogliono ottime guide… come certamente è
Paolo Silvestri.

Non è certamente facile fare incrociare le partiture di un vero e proprio capolavoro operistico quale Norma di Vincenzo Bellini e il mondo del jazz. Ma, nel senso più vero dell’interpretazione e
del libero adattamento classico del mondo della musica afroamericana per eccellenza, nello stesso modo in cui il jazz si appropriò attorno alla metà del secolo scorso del grande patrimonio
della canzone popolare americana, appare possibile e corretto avere la libertà di poter rivisitare un pezzo della storica tradizione musicale operistica con le lenti della più libera delle forme
musicali moderne.
In breve, “Norma”, il capolavoro di Vincenzo Bellini, è stata “ripensata” secondo i canoni stilistici propri della musica jazz. Le melodie sono stata lasciate intatte ma il gioco creativo è quello di
ampliare i colori propri dell’esplorazione artistica.
“Ho maturato l'intenzione di creare una versione moderna di Norma, lasciando quasi inalterate le melodie nella loro straordinaria bellezza, mantenendone spesso la forma simile alle canzoni
popolari del nostro tempo, pur senza rispettare la successione originale dei brani, ma rielaborando l'armonia e la strumentazione in uno stile jazzistico. Il riferimento è andato
immediatamente a “Porgy and Bess” di George Gershwin interpretata da Miles Davis e arrangiata da Gil Evans, ed in particolare a quell'orchestrazione con sonorità "profonde" più tipiche dei
colori sinfonici della musica classica dei primi anni del '900 e della tradizione delle big band americane. (Paolo Silvestri)
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Sabato 11 luglio 2020
Piazzetta della Compera, ore 21.30
                                                                   Nell'Anello d’Acque
                                                                       Cadira Trio
                                                           Eugenia Amisano, voce e percussioni
                                                               Ivano Battiston, fisarmonica
                                                             Paolo Traverso, chitarra e corde

La proposta musicale di Cadira intreccia canti dal repertorio popolare e antico spagnolo e sefardita, con canti di terra e di mare raccolti nel bacino del
Mediterraneo. Dal canto sacro libanese alla tradizione italiana e occitana. Per approdare in fine sulle coste dell’America latina. In un viaggio evocativo e intimo,
navigato sulle onde del tempo..

“Cadira è un meraviglioso gruppo di cui c’era un grande bisogno, non solo in Italia ma anche in Europa.
Eugenia e Paolo sono ragazzi meravigliosi perché hanno la qualità, le idee, il progetto e hanno la semplicità e la modestia delle persone che fanno un cammino
autentico e non cercano facili consensi. Hanno trovato autonomamente una strada straordinaria. Poi Eugenia è una cantante... io non ricordo una cantante
altrettanto dotata di stile, di intelligenza e d’arte per questo repertorio, lei è come tutti i sangue misti, sono sempre i migliori..!"
                                                                                                                                          (Moni Ovadia)
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Sabato 18 e Domenica 19 luglio 2020
Auditorium Ospitalia

                                                                Quattro incontri
                                                       In collaborazione con Classica HD

Sabato 18 luglio     ore 18 Incontro con Piero Maranghi, produttore e direttore di Classica HD
                     ore 21 Interviste musicali di “Va pensiero”: Maurizio Pollini e Daniel Barenboim

Domenica 19 luglio   ore 18 Proiezione di Dentro Caravaggio, il film evento diretto da Francesco Fei, sceneggiato da Jacopo Ghilardotti e prodotto da
                            Piero Maranghi e Massimo Vitta Zelman, con Marco Colombo, Francesco Melzi D’Eril e la partecipazione straordinaria di
                            Sandro Lombardi.
                            Produzione di Italia Classica, Skira editore, Adler Entertainment, con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

                     ore 21 Proiezione film Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie
                            Un film di Luca Lucini, Silvia Corbetta, Piero Maranghi
                            Regia di Luca Lucini
                            Fotografia di Luca Bigazzi
                            Prodotto da Luigi De Siervo, Piero Maranghi, Massimo Vitta Zelman
                            Una produzione Skira Classica, Arte France, RAI Com e Camera Lucida
                            realizzato in associazione con Intesa Sanpaolo S.p.A.
                            Produttore associato Maremosso
LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
Mercoledì 22 luglio 2020
Auditorium Ospitalia, ore 18.00
                                                         Bande musicali e formazione nella storia spezzina
                                                                                  Luca Bianchi
                                            vincitore di un assegno di studio istituito dal Levanto Music Festival Amfiteatrof

                                                  in collaborazione con il Conservatorio “Giacomo Puccini” - La Spezia

 Le bande musicali sono state per molto tempo un punto di riferimento nella vita italiana e ricoprono
 tuttora una funzione importante. Sono state un forte punto di aggregazione sociale e soprattutto un
 veicolo essenziale per la divulgazione della musica e la conoscenza degli strumenti. Questo ancora di più se
 si considerano zone che a lungo sono state difficili da raggiungere, come la costa del territorio spezzino.
 Quasi tutti gli anziani ricordano ancora oggi di aver avuto un padre o un nonno che suonava nella banda
 del paese e da questi racconti trapela ancora un sentimento di orgoglio.
 Le bande servivano per fare festa, per sottolineare gli avvenimenti importanti, per stare insieme, per
 avvicinare uno strumento, per conoscere musica nuova; i ragazzini erano affascinati da quegli oggetti, a
 volte scintillanti e rumorosi, che venivano padroneggiati dai compaesani. Le bande coprivano il territorio in
 modo capillare e contribuivano ad accendere la competizione fra i paesi e lo scambio di esperienze.
 Molto del repertorio del nostro Ottocento è stato trascritto per banda e divulgato attraverso i concerti in
 piazza: così le novità del teatro d’opera, dopo aver infiammato le città e fatto il giro d’Europa, potevano
 arrivare anche nelle pieghe più nascoste del territorio, entravano nelle case prima che ci fosse la radio a
 informare e a riprodurre a distanza.
 Le bande hanno fatto cultura, efficace e capillare come quella delle scuole odierne, e sono tuttora molto
 attive come supporto ai conservatori. Nelle zone dove ci sono associazioni capaci di attrarre giovani
 musicisti verso lo studio di uno strumento (generalmente a fiato o a percussione) si assiste alla
 moltiplicazione di opportunità per iniziare studi musicali e quindi alla moltiplicazione e alla migliore individuazione dei talenti.
 In banda lo strumento si sceglie, ma poi se ne conoscono e se ne praticano anche tanti altri, col risultato di aprire le proprie
 conoscenze e di maturare scelte più mirate per una carriera musicale professionale.
 Chi è “nato” in banda resta generalmente fedele a quell’ambiente e non lo dimentica nemmeno dopo il diploma e l’inizio della
 carriera professionale: mantiene i contatti, a volte torna a suonare, a volte diventa direttore del gruppo.
 Per questo il Levanto Music Festival Amfiteatrof ha deciso quest’anno di proporre un assegno di studio per avviare la
 conoscenza dell’attività bandistica nella storia del territorio spezzino. Ci siamo rivolti al Conservatorio “Puccini”, che ha scelto
 per noi Luca Bianchi.

 Luca Bianchi ha iniziato lo studio del clarinetto presso la Filarmonica Albianese, proseguendo poi a Conservatorio "G. Puccini"
 della Spezia, dove ha conseguito la laurea triennale con il M° S. Fioretto. Attualmente frequenta il biennio di clarinetto sotto la
 guida del M° A. Damele, e dirige il Corpo Musicale di Vezzano Ligure.
Martedì 28 luglio 2020
Auditorium Ospitalia, ore 18.00
                                                               Quando un musicista diventa regista
                                                                             Federico Mottica

Federico Mottica, venticinque anni, è stato un talento precoce del pianoforte. Le sue doti musicali lo hanno portato a diplomarsi giovanissimo presso il Conservatorio
“Niccolò Paganini” di Genova nella classe del M° Massimo Paderni.
A scuola però tutti conoscevano anche la sua seconda, grande passione cinematografica.
A diciassette anni dirige il suo primo cortometraggio “Io e mia madre” con cui partecipa ad alcuni Festival, incluso il Genova Film Festival. Prosegue nel 2013 con il suo
secondo lavoro “Quasi padre”, con cui partecipa al Sottodiciotto Film Festival, al Festival del Cinema Invisibile, al Festival Nuovo Cinema Europa, al Festival del Cinema
Veramente Indipendente e allo Short Film Corner, Festival de Cannes 2014.
Nel 2014 lavora al progetto collettivo "Italy in a day" di Gabriele Salvatores, presentato Fuori Concorso alla 71 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Sempre nel 2014
realizza il video musicale "Rosso è il rossetto" e lavora al suo nuovo progetto “Sogno di un impiegato”.
I suoi temi sono spesso legati alla famiglia e ai problemi dei rapporti tra le persone. Inizialmente ha coinvolto nelle riprese le persone del suo ambiente, familiari, amici,
compagni di studi, insegnanti, e ha saputo creare intorno al proprio lavoro una rete di collaboratori e di sostenitori. Così tutti hanno seguito i suoi progressi con
partecipazione.
Subito dopo la maturità classica e il diploma di pianoforte, Federico ha passato una severa selezione ed è entrato nel Corso di Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia
di Roma. Ha lavorato quindi sotto la guida di Gianni Amelio, Daniele Luchetti, Claudio Cupellini, Claudio Giovannesi e altri professionisti del settore. Attualmente sta
preparando il materiale per l’esame finale.
La musica è sempre rimasta fra le sue attività e ispirazioni, tanto da aver composto a volte personalmente
l’accompagnamento al materiale girato. È però soprattutto rimasta nel suo modo di pensare e di sentire il mondo che
lo circonda.

Principali progetti realizzati:
Giorno di gloria / Italia, 2019, cortometraggio, Centro Sperimentale di Cinematografia (Roma).
Mia moglie / Italia, 2017, cortometraggio, Aurina (Genova).
Concerto dell'Orchestra del Conservatorio Paganini / Italia, 2017, video concerto, Conservatorio Paganini (Genova).
Sale grosso / Italia, 2016, videoclip, Pandango (Genova).
Heribergo / Italia, 2016, cortometraggio, Aurina (Genova).
Ce ne andiamo in Cina / Italia, 2016, videoclip, Dainese (Genova).
Spirito alato / Italia, 2015, videoclip,Mora (Genova).
Libero come l'aria / Italia, 2015, videoclip, Mora (Genova).
S.O.S. navigantes / Italia, 2015, videoclip, Mora (Genova).
Perché lui / Italia, 2015, videoclip, Mora (Genova).
Sogno di un impiegato / Italia, 2015, cortometraggio, Aurina (Genova).
Rosso è il rossetto / Italia, 2014, videoclip, Dainese (Genova).
Quasi padre / Italia, 2013, cortometraggio, Aurina (Genova).
Giovedì 30 luglio 2020
Auditorium Ospitalia, ore 18.00
                                                                    Presentazione libro
                                                                       Guido Festinese
                                  Presentiamo il libro di Guido Festinese Mare Faber. Le storie di Crêuza de mä (Galata, 2019)
                                  e l’occasione ci propone un viaggio trasversale attraverso i temi del Levanto Music Festival

 Scrive Antonio Vivaldi su tomtomrock.it:
 “Guido Festinese – giornalista musicale italiano fra i più autorevoli – ha scritto Mare Faber – Le storie di Crêuza de mä partendo da una “cultura
 mostruosa” (giusto per citare Paolo Villaggio che di De André era amico) e da un lavoro di raccolta di informazioni altrettanto mostruoso. Lo dimostrano la
 bibliografia e la discografia poste a fine volume.
                                            Al tempo stesso Festinese ha avuto l’idea di raccontare la storia di Crêuza de mä, album capolavoro della musica
                                            “etnica” mondiale (ma anche di “invenzione della tradizione”, secondo le parole di Franco Fabbri), come se
                                            fosse un’avventura o un resoconto di viaggio lungo tutto il Mediterraneo.
                                            Gli spunti significativi sono moltissimi. Se è noto che le musiche dei pezzi sono totalmente opera di Mauro
                                            Pagani, meno conosciuto è il fatto che un noto perfezionista come De André abbia voluto lasciare quasi grezzi i
                                            provini che Pagani aveva approntato. Poco risaputo, almeno per chi scrive, è che Pagani avesse inizialmente
                                            proposto a De André di scrivere i testi in arabo e che questi ci abbia provato con un certo impegno. Poi la scelta
                                            cadde su un genovese dai sapori antichi e, come si dice, tutto il resto è storia.
                                            Fondamentale e valida ancora oggi è poi una dichiarazione di De André tratta da un’intervista coeva all’uscita
                                            dell’album: “[…] Noi apparteniamo anima e corpo al Mediterraneo. Bisogna guardare ad Algeri e Istanbul che ci
                                            sono vicine e che, in qualche modo, anzi in moltissimi modi, fanno parte del nostro passato. Altro che Chicago o
                                            Londra”. Una frase forte anche considerando che il cantautore arrivava da dischi molto ‘americani’ quali
                                            Volume 8 e “L’indiano”.
                                            Un altro aspetto affascinante di questo libro è dato dal pre- e dal post-Crêuza de mä. Per quanto concerne il
                                            ‘pre’, Festinese passa in rassegna nomi affascinanti e, in alcuni casi, semi-dimenticati di una certa scena italiana
                                            anni ’70 che ai suoni etnici amava attingere. Parliamo degli Area, del Canzoniere del Lazio, del Gruppo Folk
                                            Internazionale di un giovane Moni Ovadia e dei ‘primitivisti’ Aktuala. Per non parlare dello stesso Mauro
                                            Pagani.Ma anche nel novero di coloro che hanno assimilato la lezione di di Crêuza de mä si trovano nomi
                                            stimolanti: Avarta, Roberta Alloisio, Radiodervish, Orchestra Bailam, Mario Brai e tanti altri.”

                                            Abbiamo pensato che Guido Festinese fosse la persona giusta non solo per guidarci nel mondo di Crêuza de mä,
                                            ma anche lungo i diversi fili trasversali che legano la materia di cui è fatto, anche quest’anno, il Levanto Music
                                            Festival.
                                            Fortunatamente non è stato difficile contattarlo, visto che è docente di “Storia della musica jazz” presso il
                                            Conservatorio di Genova.
Domenica 2 agosto 2020
Spazio Luzzati, Comune di Levanto, ore 21.30
                                                                      Voci barocche
                                               Francesco Galligioni, viola da gamba e violoncello barocco
                                                   musica di De Machy, Telemann, Dall’Abaco, Bach

Diplomato in violoncello al Conservatorio “C. Pollini” di Padova con il M° G. Chiampan; fin dal 1986 ha approfondito la conoscenza dello strumento seguendo
corsi di perfezionamento in Italia e all’estero con M. Flaksman e T. Campagnaro. Ha successivamente proseguito gli studi con il M° Franco Maggio
Ormezowski sia presso l’Accademia Nazionale di S. Cecilia in Roma, diplomandosi in soli due anni con borsa di studio, che presso la fondazione A. Toscanini di
Parma nei corsi per “solisti e prime parti d’orchestra”.
Ha poi partecipato a corsi di perfezionamento di violoncello barocco tenuti da W. Vestidello e G. Nasillo e collaborato con solisti e direttori di fama
internazionale (Anner Bylsma, Giuliano Carmignola, Cecilia Bartoli, Max Emmanuel Cencic, Magdalena Kozena, Sergio Azzolini, Sara Mingardo, Victoria
Mullova, Angelika Kirschlagher, Andrea Marcon, Federico Guglielmo, Sir J. E. Gardiner, Diego Fasolis, Pedro Halffter, Bob Van Asperen, Michael Radulescu,
Gustav Leonhardt, Christopher Hogwood,..) sia in veste concertistica che discografica.
La passione per la musica antica lo ha naturalmente portato anche allo studio della viola da gamba con il M° Paolo Biordi presso il conservatorio di Firenze
conseguendo nel 2004 il diploma in questo strumento con il massimo dei voti e nel 2007 il diploma accademico di secondo livello con 110 e lode.
Membro fondatore dell’Accademia di S. Rocco e successivamente di Venice Baroque Orchestra, ha suonato in qualità di primo violoncello nelle più
prestigiose sale, basti citare Royal Albert Hall e Barbican Hall (London), Lincoln Center e Carnegie Hall
(New York), JFK Center for Performing Arts (Washington DC), Tonhalle (Zurigo), Konzerthaus
(Berlino), Het Concertgebouw (Amsterdam), Musikverein e Konzerthaus (Vienna), Kyoi hall (Tokyo),
Opera Berlioz (Montpellier), Theatre des Champs-Elysées (Parigi), W. Disney City Hall (Los Angeles),
Gran Teatro La Fenice (Venezia).
Ha effettuato registrazioni discografiche per ARCHIV (Deutsche Grammophon), Arts, ORF, Chandos,
Brilliant, Naxos e per Sony Classical; con quest’ultima sia in qualità di primo violoncello-solista di
VeniceBaroqueOrchstra che in formazioni cameristiche (trii con G. Carmignola e L. Kirtzof, sonate con
A. Bylsma).
Ha collaborato in qualità di prima parte, tra gli altri, con Tafelmusik (Toronto) Sonatori della Gioiosa
Marca, Zefiro, Orchestra Barocca del Friuli Venezia Giulia "G.B.Tiepolo", I Barocchisti, Oman Consort,
L'Arte dell’Arco, Gambe di Legno Consort, i Virtuosi delle Muse, Opera Stravagante. Recente
l'incisione da solista per l'etichetta olandese “Brilliant Classics” dell'integrale dei concerti per
violoncello di A. Vivaldi, delle sei sonate a stampa dello stesso autore, l'integrale delle sonate a
stampa di Salvatore Lanzetti e i capricci per violoncello solo di Joseph-Marie-Clément dall'Abaco. Di
prossima pubblicazione le 12 sonate di G.B. Platti e per l'etichetta FraBernardo le Suite di J.S. Bach per
violoncello solo.
Suona un violoncello Paolo Antonio Testore del 1740 e una viola da gamba originale dei primi ‘700. Ha
insegnato violoncello presso il Conservatorio “T. Schipa” di Lecce, “F. Cilea” di Reggio Calabria, “N.
Paganini” di Genova, “A Buzzolla” di Adria e attualmente presso il Conservatorio “A. Steffani” di
Castelfranco Veneto (TV); viola da gamba presso il conservatorio “J. Tomadini” di Udine.
Sabato 8 agosto 2020
Auditorium Ospitalia, ore 18.00
                                                          Una finestra in Toscana
                                                        Mirella Di Vita e Tiziana Canfori

                                  Una finestra in Toscana era il titolo di un concerto di
                                  cartellone, se non fosse arrivato il virus a scombinare tutti i
                                  nostri programmi. Troppo difficile e costoso avere un
                                  pianoforte, troppo difficile trovare un luogo adatto, una
                                  volta resasi indisponibile la sede abituale di questo tipo di
                                  concerti.
                                  Ma la resilienza è forte e, per fortuna, contagiosa: abbiamo
                                  recuperato l’idea sotto nuova forma.
                                  La apriremo ugualmente, questa finestra sulla Toscana, per
                                  parlare di una terra meravigliosa a un passo da noi e per
                                  ascoltare almeno un assaggio della musica di tre compositori
                                  toscani tra i più famosi: Giacomo Puccini, Alfredo Catalani e
                                  Pietro Mascagni.
                                  Poiché di finestra si parla, non toccheremo il repertorio
                                  d’opera per cui sono universalmente noti, ma le loro melodie
                                  da camera, quelle più intime e delicate, fatte spesso di
                                  piccole cose e di un’affettuosa ironia.
                                  In attesa di poterci riunire di nuovo intorno a un pianoforte,
                                  registreremo su quello di casa (che sta vicino a un’altra
                                  finestra…in Liguria) sfruttando i nuovi mezzi di
                                  comunicazione della musica che proprio il virus ci ha insegnato a usare in modo nuovo.
                                  In questo gioco salottiero si svelano anche i tre compositori toscani protagonisti di questo programma: l’ironia di
                                  Puccini, il tenero romanticismo di Mascagni, la timidezza piena di fascino e non priva di arditezze di Catalani. Ne
                                  esce anche un’altra prospettiva dell’Italia e della sua cultura: più quotidiana, più affettuosa, legata alla terra, al
                                  paesaggio, alle piccole storie e ai piccoli piaceri.
                                  E in questa dimensione domestica si sentono echi del teatro, come nel Sole e amore di Puccini, che cita il quartetto
                                  di Bohème…
                                  Siamo al lavoro per confezionare questa serata e rendere possibile ascoltare qualcosa del nostro programma.
                                  Sull’autenticità della matrice toscana ci fa da garanzia la cittadinanza lucchese di Mirella Di Vita.
                                  Aggiornamenti sul sito e su Fb.
Domenica 9 agosto 2020
Sagrato della Chiesa di Sant’Andrea, ore 21.30

                                   Concerto in collaborazione con il Festival Paganiniano di Carro - XIX edizione
                                                      e con l’Associazione Amici di Paganini

Paganini, la meraviglia

Spettacolo con musiche di Niccolò Paganini arrangiate da Michele
Trenti, realizzato da documenti e lettere di Paganini

Andrea Nicolini, attore
Gianluca Nicolini, flauto
Lorenzo Tedone, clarinetto
Luigi Tedone, fagotto
Fabrizio Giudice, chitarra
Martedì 11 agosto 2020
Piazzetta della Compera, ore 21.30
                                     Beethoven e Paganini, due grandi protagonisti della rivoluzione musicale
                                                             Giovanna Polacco, violino
                                                             Luca Franzetti, violoncello
                                                              Luigi Attademo, chitarra
                                                          con Marco Pagani, voce narrante

                                                           Protagonisti della serata due celebri autori, apparentemente lontani, le cui vicende biografiche e i cui
         1770 - 2020                                       rapporti con la storia, con la politica, con il potere, e soprattutto con la libertà, portano ad avvicinarli
                                                           più di quanto si è abituati a immaginare. Entrambi caratterialmente instabili, in lotta continua tra
       250° anniversario                                   passioni violente e inquietudini profonde; entrambi minati nel fisico da mali apparentemente
         della nascita                                     inconciliabili con la propria vocazione artistica: la sordità per Beethoven, la tisi, e la lue, per Paganini
  di Ludwig van Beethoven                                  (per il primo, quanto di peggio per un musicista- compositore; per il secondo, un ostacolo sempre più
                                                           invalidante rispetto a un’esuberanza tecnico- interpretativa incontenibile); entrambi tormentati e
                                                           ribelli, con un’anima sensibile al fuoco della politica pur se soffocata dai loro straripanti talenti (non
                                                           molti ricordano l’esistenza di una sinfonia di Beethoven dedicata a Bonaparte, e ancor meno sanno
                                                           dell’adesione di Paganini alla massoneria e ai moti carbonari); entrambi, infine, grandissimi innovatori:
                                                           Beethoven, con le sue audaci e lungimiranti esplorazioni nel mondo dell’armonia, della struttura
                                                           formale e del timbro; Paganini, con la scoperta ed esaltazione delle enormi e inesplorate potenzialità
                                                           dello strumento e con le sue invenzioni virtuosistiche ai limiti dell’eseguibilità. E si potrebbe continuare.
                                                           Lasciando alle rispettive composizioni inserite in programma il compito di esaltare le peculiarità e le
                                                           differenze dei due autori, sarà la voce di un attore a guidare il pubblico nella scoperta dei loro tratti
                                                           comuni. Due su tutti: la totale dedizione alla musica, da una parte; e dall’altra - beffarda legge del
                                                           contrappasso rispetto all’enorme successo da entrambi riscosso ancora in vita – una vena di cupa
                                                           malinconia che mai li abbandonerà: specchio crudele dell’ineluttabile solitudine del genio.
                                                           In programma due Trii di identica durata, identica tonalità e identico, oltre che piuttosto insolito,
                                                           organico: violino, violoncello e chitarra. Strumento quest’ultimo che consente a Paganini di esaltarne le
                                                           notevoli possibilità, mentre nel caso della Serenata Op.8 di Beethoven ascolteremo una versione
                                                           d’epoca adattata per strumenti diversi dalla partitura originale: una scelta storica che, oltre a
                                                           permettere un confronto diretto con il brano di Paganini, vuole rifarsi alla prassi molto in uso a quei
                                                           tempi: lo stesso Beethoven del resto aveva dedicato alla viola e al pianoforte una propria versione
                                                           proprio della sua Serenata op 8.
                                                           Il Terzetto in re maggiore MS 69 di Paganini, scritto a Londra nel 1833, è un esempio maturo dell’estro
                                                           del musicista genovese che, pur riscuotendo unanimi successi col violino, dedicò grande attenzione
                                                           anche alla chitarra da lui molto amata.
                                                           I due Trii sono preceduti dal Duo Fragment per violino e violoncello, breve composizione incompiuta di
                                                           Beethoven completata da Robert D.Levin, e da due dei 43 Ghiribizzi per chitarra sola di Paganini.
                                                                                                                                         Progetto di Giovanna Polacco
Domenica 16 agosto 2020
Auditorium - Ospitalia, ore 21.30
                                                              Quartetto di Cremona
                                                               Cristiano Gualco, violino
                                                                Paolo Andreoli, violino
                                                               Simone Gramaglia, viola
                                                            Giovanni Scaglione, violoncello

        Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)                                                                         1770 - 2020

Quartetto op. 59 n. 2 in mi minore "Razumovskij"                                                               250° anniversario
                                                                                                    della nascita di Ludwig van Beethoven
Quartetto op. 132 in la minore

Fin dalla propria fondazione nel 2000, il Quartetto di                                        In campo discografico, nel 2018 si è conclusa la
Cremona si è affermato come una delle realtà                                                   pubblicazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven
cameristiche più interessanti a livello internazionale,                                       (Audite).
riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica.                                           Nella primavera 2019, con la partecipazione del
Tra gli impegni più rilevanti della stagione 2019/20, un                                      violoncellista Eckart Runge, è uscito un doppio CD
tour negli Stati Uniti ed uno in Olanda, l’esecuzione                                         dedicato a Schubert registrato con il “Paganini
dell’integrale di Beethoven a L’Aquila, Tirana e Taiwan,                                      Quartet” di Stradivari, in prestito dalla Nippon Music
concerti in Germania, Francia, Svizzera, Scandinavia,                                         Foundation. Entrambi i progetti sono stati accolti in
oltre al consolidato rapporto con le maggiori società                                         maniera entusiastica dalla critica internazionale.
concertistiche italiane. Nella stagione 20/21 l’ensemble                                      Dall’autunno 2011 il Quartetto di Cremona è titolare
tornerà ad esibirsi a Ginevra, Milano, Roma, alla                                             della cattedra del “Corso di Alto Perfezionamento per
Wigmore Hall di Londra e farà il proprio debutto alla                                         Quartetto d’Archi” presso l’Accademia Walter Stauffer
Carnegie Hall di New York.                                                                    di Cremona ed è regolarmente invitato a tenere
Quest’anno il Quartetto di Cremona festeggia i suoi                                           masterclass in Europa, Asia, Nord e Sud America.
primi vent’anni di carriera, un traguardo di grande                                           L’ensemble è ambasciatore dei progetti internazionali
rilevanza per un ensemble italiano e per il quale sono                                        “Friends of Stradivari” e “Le Dimore del Quartetto”.
stati ideati progetti concertistici e discografici di alto                                     Insignito della cittadinanza onoraria di Cremona, è
livello, sviluppati nel corso di due stagioni consecutive                                     inoltre testimonial per Thomastik Infield Strings.
(19/20 e 20/21). Tra gli altri, diverse esecuzioni
dell’integrale dei quartetti di Beethoven, due nuovi CD,
brani composti espressamente per il Quartetto.
Martedì 18 agosto 2020
Loggia di Piazza del Popolo, ore 21.30
                                                                          Seyir Trio
                                                                    Temel Muhittin, kanun
                                                                    Tristan Driessens, oud
                                                                   Murât Coşkun, percussioni

Il Seyir Trio è nato nel 2016 come formazione ridotta del Lâmekân Ensemble, un rinomato sestetto con sede nel Belgio, che si dedica alla musica dell’Impero
Ottomano. La formazione è stata invitata ad esibirsi in numerosi festival e sedi di concerti, come il Centre of fine Arts (Bruxelles), Concertgebow (Bruges)
Albert Long Hall (Istanbul), Space of Mugham (Baku, Azerbaidjan) e l’ International Maqom Forum di Shahrishabs (Uzbekistan).
Hanno registrato e suonato numerosi concerti accanto ai maggiori esponenti della cultura musicale classica ottomana, fra cui Kudsi Erguner, Derya Türkan,
Murat Aydemir and Necati Çelik.
Per il 2020 il Seyir Trio è composto da Muhittin Kemal Temel (kanun), Tristan Driessens (oud) and Ruben Tenenbaum (violino).
I programmi dei loro concerti sono interamente costituiti da composizioni originali ispirate dal patrimonio della musica Ottomana Turca.

                                                                                                                      La stampa sul loro primo disco:
                                                                                                                      •“A phenomenally beautiful album, in
                                                                                                                      which rhythm, melody, solo and harmony
                                                                                                                      all come together perfectly.”
                                                                                                                      Moorsmagazine.
                                                                                                                      •“They know how to combine virtuosity
                                                                                                                      with immersive, exciting beauty. in every
                                                                                                                      way a world class album!” De
                                                                                                                      Subjectivisten.
                                                                                                                      •“One can hear they have deep respect
                                                                                                                      for the multicolored ottoman tradition”
                                                                                                                      Vrije Geluiden.
                                                                                                                      •“A true pleasure to listen to and at the
                                                                                                                      same time a fresh, heart-warming ode to
                                                                                                                      this extraordinary oriental music. Listen tip
                                                                                                                      for the more adventurous listeners.”
                                                                                                                      Written in Music.
                                                                                                                      •“intimate and virtuoso music in which
                                                                                                                      each instrumentalist takes the lead in
                                                                                                                      turn.” Marc Vandemoortele.
Sabato 22 agosto 2020
 Park Hotel Argento, ore 21.30
                                                                      Suoni nelle culture
                                                              Edmondo Romano, strumenti a fiato
                                                            Loris Lombardo, strumenti a percussione

Viaggio nella tradizione degli strumenti a fiato e percussione

Il concerto è un viaggio nei brani tipici della tradizione di origine di ogni singolo strumento
con accenni alle fatture e alla loro storia, attraverso l’esecuzioni di melodie tradizionali ed originali dove radici storiche e geografiche si fondono assieme. Il
pubblico si troverà quindi ad ascoltare una mistura di brani mediterranei, dell’est, mediorientali, orientali, africani…
Gli strumenti saranno disposti in sala nel pomeriggio, in modo che le persone più interessate possano vederli da vicino e chiedere spiegazioni prima del
concerto.

Strumenti a fiato                     Strumenti a percussione

Sax soprano                          India del nord “Tabla”
Clarinetto tradizionale turco        Medioriente “Darabuka”
Clarinetti ‘600 “Chalumeaux”         Medioriente “Doholla”
Cornamuse “Musette”                  Africa “Udu”
Oboe italiano “Piffero”               Africa “Djembè”
Oboe indiano “Shanai”                Africa “Balafon”
Oboe turco “Zurna”                   India del sud “Kanjira”
Oboe caucasico “Duduk”               India del sud “Konnakol”
Ocarine italiane                     Svizzera “ Handpan”
Flauto armonico                      Cina / Turchia “Gong”
Flauti irlandesi “Whistle”            Medioriente “Hand
Flauto India del sud “Bansuri”       drum”
Flauto boliviano “Mohozeno”          Africa “Cas – Cas”
Trombetta egiziana “Mizmar”          Perù “Cajon”
Flauto rumeno “Fluier”               Africa “Long drum”
Flauto ungherese “Furulya”           Africa “Kalimba”
                                     America “Tank drum”
                                     Cuba “Bongos”
                                     Cuba “Congas”
                                     Brasile “Pandeiro”
Venerdì 28 agosto 2020
Piazzetta della Compera, ore 21.30
                                                                            Trio Conductus
                                                                         Marcello Fera, violino
                                                                     Nathan Chizzali, violoncello
                                                                     Silvio Gabardi, contrabbasso

Claudio Monteverdi (1567-1643)    Lidia spina                 Il Trio Conductus è formato dal violoncellista
                                                              Nathan Chizzali, dal contrabbassista Silvio
Francesco Landini (1325 – 1397)   Selvagia fera               Gabardi e dal violinista e compositore
                                                              Marcello Fera.
Mark O’Connor (1961)              Appalachia Waltz            Presenta un programma che spazia dal folk
                                  Chief sitting on the rain   americano di Mark O’Connor, al canto di
                                                              Claudio Monteverdi, alle composizioni
Arturo Zardini (1869 – 1923)      Stelutis alpinis            approntate da Marcello Fera per questa
                                                              formazione. La capacità di tenere uniti mondi
Marcello Fera (1966)              Perdue                      lontani e ricondurli ad un terreno comune, fa
                                    La sacra conversazione    parte dello stile di Conductus, ensemble
                                    Ode                       d’archi di cui il Trio è la cellula più piccola.
                                    That’s it                 Conductus infatti oltre a essere il nome di
                                    Siebzig Karat             una forma musicale medioevale, è una parola
                                    Cicci suite               latina che proviene dal verbo conducere che
                                    Ninna per Olga            significa condurre, convogliare. È così che
                                                              nei programmi di Conductus convivono
                                                              musica antica, contemporanea e di origine
                                                              popolare. Elementi culturali diversi tra loro,
                                                              esperienze molteplici che contribuiscono a
                                                              formare un percorso ricco di stimoli e di
                                                              possibilità.La formazione è nata a Merano
                                                              vent'anni fa e ha al suo attivo una enorme
                                                              mole di concerti, in parte legata all'attività
                                                              del Festival Sonora che si svolge
                                                              annualmente a Merano, in parte in altre sedi
                                                              in Italia e all'estero.
                                                              Di recente uscita il CD The String Theory,
                                                              pubblicato dall'etichetta A Simple Lunch che
                                                              è una sorta di doppio ritratto dell' ensemble
                                                              e di Marcello Fera.
Mercoledì 2 settembre 2020
Auditorium Ospitalia, ore 21.30
                                                Dolorose Armonie - Carlo Gesualdo Principe Madrigalista

                                                                 Vittorio Ristagno, Sarah Pesca
                       In collaborazione con il Dipartimento di Canto e Teatro Musicale del Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova
                                                               Testo e regia di Fausto Cosentino

                                                Uno spettacolo ispirato alla vita e all’opera di Carlo Gesualdo Principe di Venosa (1566 – 1613) nasce dal fascino
                                                che, a quattro secoli dalla morte, continua ad emanare dalla sua figura artistica e umana. Un fascino basato
                                                sulla straordinaria intensità e modernità della sua musica.
                                                Il suo è un linguaggio inusuale: dissonanze improvvise, linee melodiche lacere, un linguaggio fatto di frammenti,
                                                di lampi di emozioni. Un linguaggio che rimanda sempre ad altro. I suoi madrigali sono a dir poco rivoluzionari
                                                per il suo tempo, e non sono bastati più di quattro secoli per capirlo appieno.
                                                Quella di Gesualdo è una musica da apprezzare in tutta la sua complessa ricchezza. Arditissimi collegamenti
                                                armonici, linee melodiche che suggeriscono tormenti e inquietudine dell’animo, dissociazioni di voci che
                                                amplificano il senso di alcuni versi e rimandano a un oltre attraverso il linguaggio dei suoni, non quello delle
                                                parole.
                                                La sua vicenda biografica tormentata e dolorosa, invece, contiene in sé elementi in grado di parlare anche ad un
                                                pubblico contemporaneo. Non è un caso se la storia del musicista ha continuato a ispirare racconti, opere
                                                musicali, spettacoli teatrali e documentari.
                                                Vissuto a cavallo fra Cinquecento e Seicento, Carlo Gesualdo era nipote, da parte paterna, del Cardinale Alfonso
                                                Gesualdo e, da parte materna, di San Carlo Borromeo, due dei principali promotori della cultura
                                                controriformistica in Italia. Il Principe si trovò a sperimentare su di sé tutte le contraddizioni di un’epoca stretta
                                                fra la religiosità scenografica e severa della Controriforma e gli ultimi bagliori dell’arte, della filosofia, della
                                                libertà di pensiero del Rinascimento. Contraddizioni che segnarono sia il suo problematico rapporto con la
                                                moglie Maria d’Avalos, sia tutte le sue successive vicende biografiche.
                                                Ai più, infatti, Carlo Gesualdo è noto come principe omicida: l’assassinio per sua mano della moglie Maria
d’Avalos e del di lei amante, Fabrizio Carafa, colti «in flagrante delicto di flagrante peccato», fu evento epocale.
Nei secoli, soprattutto in epoca romantica, l’opera del Principe di Venosa è stata spesso associata a questo tragico evento della sua biografia.
La fortuna artistica di Carlo Gesualdo rinacque poi nel Novecento ad opera di Igor Stravinskij che rimase talmente colpito dall’audacia delle opere del Principe
Madrigalista, da comporre il “Monumentum pro Gesualdo”, un omaggio a colui che considerava come un fondamentale precursore della musica del ‘900.
Nello spettacolo Carlo racconta con un linguaggio irto di metafore le sue angosce e le sue inquietudini in relazione al rapporto con Maria. Confessa il suo
“volere e non volere” la donna, e parla della musica come di “un’altra donna” che lo possiede. Compiuto il duplice omicidio, ossessionato dai propri peccati,
il principe cerca l’espiazione dialogando col fantasma di Maria e pregando ininterrottamente alla ricerca del perdono divino.
L’esecuzione di sue composizioni - ad opera di un complesso formatosi in seno al Dipartimento di Canto e Teatro Musicale del Conservatorio N. Paganini di
Genova nei corsi della prof.ssa Roberta Paraninfo - fanno da contrappunto e accompagnamento al tragico percorso.
Venerdì 4 settembre 2020
Luogo da definire
                                                                                Classica o jazz?
                                                                              Johannes Faber
                                                                           e Mesconia Quartet
                                          Katja Duffek, Beate Faerber (violini), Ludwig Hahn (viola) e Julia Herrscher (violoncello)

Diciamo la verità: questo evento è ancora da costruire.
Probabilmente non avrà la veste di un concerto tradizionale, ma sarà qualcosa di
nuovo.
Per chi frequenta Levanto, Johannes Faber è una presenza molto conosciuta,
tanto che sarebbe difficile riuscire a contenere il suo pubblico abituale dentro
agli schemi imposti dalle norme di distanziamento tuttora in vigore.
Inoltre il quartetto arriverà dalla Germania, con possibili problemi organizzativi.
Nello stesso tempo, non vogliamo rinunciare a questa presenza, soprattutto
perché mostra un lato dell’attività di Johannes che ci piace molto: la capacità di
elaborare continuamente il suo stile e, a questo punto della sua esperienza di
compositore e performer, il desiderio di rileggere nella sua musica una forte
matrice europea che ci collega con la Germania del dopoguerra. La cultura
tedesca è molto viva nel suo approccio musicale: forse accantonata per ottimi
motivi in gioventù, ma oggi capace di riaffiorare sotto uno sguardo più maturo e
più affettuoso.
Un Johannes insolito, per chi conosce il suo lato più scherzoso e da “mattatore”
della scena, con toni più classici, sonorità più antiche e più ricercate, tanto da
portarlo a scrivere per quartetto d’archi con uno stile che facilmente si collega
alle esperienze del primo Novecento europeo.
Il repertorio è misto, quindi: composizioni classiche vicino a eleganti standard
jazz e canzoni, eseguiti dagli archi intorno al suono scuro e caldo del flicorno.
Abbiamo optato per trasformare il concerto in qualcosa che riuscirà a dare
parola a queste riflessioni e ci aiuterà a ripercorrere con Johannes non solo la sua
vita di musicista ma anche, in qualche modo, le diverse correnti europee della musica jazz. Sarà un incontro, un video commentato dal vivo, un’occasione per far risuonare
luoghi cari a tutti, capaci di evocare belle atmosfere e di proteggere una musica che deve passare “in acustico”, proprio come un concerto di musica classica…
Il Mesconia Quartet, trae il suo nome dal „Mesco“, il promontorio fra Monterosso e Levanto. Qui si incontra ogni estate per studiare nuove musiche, sviluppare nuove idee e
fare concerti. I componenti sono tutti membri di diversi orchestre di Monaco di Baviera e Augsburg (Augsburger Philharmoniker, Orchester des Staatstheater am
Gärtnerplatz).
Seguiteci sul sito e su Fb per aggiornamenti su luogo, ora e articolazione della serata.
Sabato 5 settembre 2020
Park Hotel Argento, ore 21.30
                                                      The Northern Breeze - Irish flute music

                                                    Michel Balatti, flauto e Daniele Caronna, chitarra

                                                                              The Northern Breeze è il progetto solista del autista italiano Michel Balatti.
                                                                              Michel è un musicista conosciuto nell'ambito della musica folk italiana ed
                                                                              europea, atraverso la sua attività con i Birkin Tree (il più importante gruppo
                                                                              di musica irlandese in Italia) e con i Liguriani, con cui negli ultimi cinque anni
                                                                              ha e ettuato moltissimi concerti e tour in tutta Europa.
                                                                              Al centro del repertorio del disco c'è la musica irlandese: dal repertorio
                                                                              antico e suggestivo di O'Carolan no a una selection di reels, jigs e slow airs
                                                                              composte da alcuni dei migliori autori di nuove musiche all'interno della
                                                                              tradizione, come Paddy O'Brien, Brendan McGlinchey, Martin Nolan,
                                                                              Michael Queally e Liz Carroll. Un old time tune americano, un valzer della
                                                                              tradizione svedese e quattro composizioni originali di Balatti completano
                                                                              una tracklist molto varia.
                                                                              Una produzione artistica molto semplice e arrangiamenti minimali sono
                                                                              stati volontariamente scelti dai musicisti per sottolineare al meglio la
                                                                              bellezza delle melodie, il fraseggio e l'espressività dei auti di Michel Balatti.
                                                                              Lo spettacolo vede la presenza del chitarrista scozzese Michael Bryan
                                                                              (conosciuto in Irlanda e Regno Unito per la sua attività con la Nuala
                                                                              Kennedy Band e con la BBC Radio 3 Folk Awards House Band), con cui da un
                                                                              anno Michel ha stretto un forte sodalizio artistico, nato in occasione della
                                                                              partecipazione all’Edinbourgh Folk Festival, in cui i due musicisti si sono
                                                                              conosciuti.

                                                                              Ecco cosa scrive Martin Hayes, a proposito di Michel Balatti:
                                                                              "Ho avuto il piacere di dividere il palco molte volte con Michel Balatti nel corso
                                                                              degli anni. Michel è un autista ra nato che ha saputo sviluppare una
comprensione completa dello stile e del repertorio irlandese. Il suo modo di suonare è autenticamente irlandese, come quello dei migliori strumentisti
che ti aspetteresti di ascoltare nella contea del Clare o di Sligo".

“A hugely talented ute player...His music is rst class, well chosen and refreshing without loosing touch with the tradition...” – Irish Music Magazine,
Lunedì 7 settembre 2020
Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire), ore 21.30
                                  Concerto in collaborazione con il Conservatorio “Giacomo Puccini” - La Spezia
                                                                      Trio Myosotis
                                   Luca Bianchi, clarinetto - Nicolò Zappavigna, violoncello - Alice Lazzini, pianoforte

                                                                       Alice Lazzini inizia gli studi presso l’Accademia Bianchi di Sarzana, e all’età di
                                                                       undici anni entra al conservatorio della Spezia, che le permette durante il
                                                                       percorso di studi di partecipare a numerosi master e concorsi, e dove si
                                                                       diploma nel 2018 con la maestra F. Costa. Attualmente frequenta il corso unico
                                                                       di musica da camera allo stesso conservatorio della Spezia.

                                                                       Luca Bianchi ha iniziato lo studio del clarinetto presso la Filarmonica
                                                                       Albianese, proseguendo poi a Conservatorio "G. Puccini" della Spezia, dove ha
                                                                       conseguito la laurea triennale con il M° S. Fioretto. Attualmente frequenta il
                                                                       biennio di clarinetto sotto la guida del M° A. Damele, e dirige il Corpo Musicale
                                                                       di Vezzano Ligure.

                                                                       Nicolò Zappavigna, laureando nella classe del M° Benvenuti presso il
                                                                       Conservatorio di La Spezia, inizia gli studi con il M° Roberto Presepi. Attratto
                                                                       dalla musica da camera partecipa a numerose Masterclass tenute, tra gli altri,
L. van Beethoven ‒ Trio n° 4 op.11 in Si bemolle maggiore per          dai maestri Gabriele Geminiani (S. Cecilia), Danilo Rossi (La Scala), Andrea
pianoforte, clarinetto e violoncello “Gassenhauer”                     Nannoni, Luca Simoncini, K. Sahatchi (Tonhalle Zurigo). Si aggiungono le
                                                                       Masterclass tenute annualmente dal M° Benvenuti nella città di Cecina. Aperto
Andrea Nicoli - brano da definire                                       a repertori nuovi, partecipa con il New MADE Ensemble nel 2017 e nel 2018 al
                                                                       festival di musica contemporanea Festival 5 giornate di Milano. Nel 2019 viene
                                                                       accettato presso la Ferrara Chamber Academy promossa dall’Orchestra
Bruch - 8 pezzi op. 83: no.1 Andante in la minore                      giovanile europea (EUYO). Registra per
                                                                       TeleLiguriaSud alcune didascalie sonore per
Johannes Brahms - Trio op.114 in la minore                             documentari.
per clarinetto, violoncello e pianoforte
Mercoledì 9 settembre 2020
Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire) ore 21.30
                                                                                     Wiener Atmosphäre
                                                                              Massimiliano Damerini, pianoforte

Ludwig van Beethoven                Sonata in re minore op.31 n.2
                                                                                                                                          Wiener Atmosphäre è la dimostrazione di come la
Alban Berg                           Sonata op.1 (in un solo movimento: Mässig Bewegt)                                                    cosiddetta "forma-sonata" abbia avuto uno sviluppo
                                                                                                                                          straordinario a Vienna, da Haydn a Berg. In questa
Franz Schubert                      Sonata in la maggiore D.959
                                                                                                                                          particolare serata verranno messi a confronto tre
                                                                                                                                          capolavori pianistici, da Beethoven a Schubert, passando
                                                Genovese, ha compiuto gli studi musicali nella sua città, sotto la guida di Alfredo       per l'appunto da Berg.
                                                They e di Martha Del Vecchio, diplomandosi in pianoforte e composizione.                  La Sonata op.31 n.2 di Beethoven, detta anche La
                                                Considerato uno degli interpreti più rappresentativi della sua generazione, ha            Tempesta, in quanto Anton Schindler racconta che l'Autore
                                                suonato in alcuni dei più importanti teatri e sale da concerto del mondo:                 suggeriva di leggere La Tempesta di Shakespeare per
                                                Konzerthaus di Vienna, Barbican Hall di Londra, Teatro Alla Scala di Milano, Teatro       capirne i risvolti più profondi, nasce in un periodo fecondo
                                                Colón di Buenos Aires, Herkules Saal di Monaco, Gewandhaus di Lipsia, Salle Gaveau        della produzione del musicista (1801-02), ma anche in un
                                                e Cité de la musique di Parigi, Victoria Hall di Ginevra, Tonhalle di Zurigo, Auditorio   momento critico e depressivo, soprattutto in relazione
                                                Nacional di Madrid, ecc., collaborando in qualità di solista con prestigiose orchestre,   all'inizio della sordità.
                                                quali: London Philharmonic, BBC Symphony, Bayerischer Rundfunk, Deutsches-                La Sonata op.1 (1907-08) fu composta da Berg quando era
                                                Symphonie di Berlino, Sinfonica di Budapest, Radio Olandese, WDR di Colonia, NDR          ancora studente di Schoenberg. Pare che proprio
                                                di Amburgo, SWF di Baden-Baden, ORF di Vienna, Orchestre Philarmonique Suisse,            Schoenberg, visti i risultati sconvolgenti di questo primo
                                                Accademia di S. Cecilia in Roma, RAI, Orquesta Nacional Española, Orquesta de la          movimento di Sonata, gli avesse consigliato di non
Comunidad de Madrid, Orquesta Sinfonica Portoguesa, Filarmónica de Buenos Aires, Filarmónica de Bogota, Filarmónica de                    aggiungervi altro. Il paesaggio desolato di Berg può per
Malaga, Philharmonique de Nice, ecc., e partecipando a festival internazionali, quali: Maggio Musicale Fiorentino, Biennale di            certi versi essere avvicinato a Schubert, ma il linguaggio è
Venezia, Festival dei due Mondi di Spoleto, Berliner Festwochen, Holland Festival, Wien Modern, Donaueschingen, Biennale di               decisamente tardoromantico, e guarda a Wagner, a Mahler
Zagabria, Festival d’Automne di Parigi, Penderecki Days in Yerevan (Armenia), Festival Penderecki di Varsavia, Festival Paìz di           e allo Schoenberg di quel periodo (in particolare la
Antigua (Guatemala), Takefu Music Festival (Giappone), ecc. Oltre ad innumerevoli registrazioni per varie reti radiotelevisive            Kammersymphonie). Quando terminò di scriverla aveva 23
europee ed americane, ha inciso per molte etichette discografiche, tra cui: EMI, Etcetera, Arts, Brilliant, Koch, Ricordi-BMG,             anni. E, a proposito di età, Schubert, nell'anno della sua
Accord, Naxos, Col Legno, Dynamic, Musikstrasse, Tactus, Warner, IMD, MAP, ecc. Moltissime le opere pianistiche a lui                     morte (1828), quasi come se si fosse reso conto che a soli
dedicate. Attivo anche come compositore, ha presentato in importanti rassegne e festival numerosi suoi lavori, alcuni dei quali           31 anni stava per lasciare questo mondo, scrive in
pubblicati da, Rai Trade, Da Vinci, Preludio, Edipan, MAP. E’ spesso invitato in giuria in importantissimi concorsi pianistici            brevissimo tempo capolavori assoluti come le ultime tre
internazionali, e tiene masterclasses di perfezionamento in tutto il mondo: è stato tra l’altro docente agli Internationale               Sonate per pianoforte (la D.959 è la penultima), il
Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt nel 1998, e ai corsi organizzati dal Centre Acanthes ad Avignone nel 1999.                        Quintetto per archi, il ciclo di Lieder Winterreise.
Nicholas Kenyon, sul Times di Londra, lo ha definito dominatore assoluto della tastiera e del suono, il famoso compositore Elliott         La Sonata D.959 deve molto a Beethoven, soprattutto per
Carter, dopo averlo ascoltato a New York, disse di lui: Ogni suo concerto è un’esperienza indimenticabile, e dopo il suo recital a        quanto riguarda la struttura. Inserito tra movimenti se non
Monaco nel 1997 la Süddeutsche Zeitung lo ha definito uno dei tre massimi pianisti italiani della nostra epoca, con Benedetti              altro "sereni", l'Andantino è invece una pagina di intensità
Michelangeli e Pollini.                                                                                                                   struggente, nella quale l'estrema malinconia del tema
La critica italiana gli ha conferito il prestigioso Premio Abbiati 1992 quale concertista dell’anno.                                      principale si fonde con la tragicità della zona centrale che
La sua esecuzione di Ausklang per pianoforte e orchestra di Helmut Lachenmann con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI               anticipa le zampate poderose di Schumann o di Liszt.
a Torino (brano del quale è stato il primo interprete a Colonia) ha ricevuto un altro Premio Abbiati nel 2006.                                                                    Massimiliano Damerini
Puoi anche leggere