LEVANTO MUSIC FESTIVAL - Massimo Amfiteatrof - I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival - Levante News
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LEVANTO MUSIC FESTIVAL Massimo Amfiteatrof LEVANTO 29a edizione 4 luglio - 12 settembre 2020 © Adelmo Massola I contenuti, gli artisti, i luoghi e le date del Festival
Il Levanto Music Festival Amfiteatrof ha voglia di esistere, anche dopo un'esperienza drammatica come quella del Covid-19, e risponde alle difficoltà del momento con rinnovate energie e con una formula elastica che permetterà un programma musicale ugualmente ricco. A fine febbraio avevamo già disegnato nei particolari un cartellone dettagliato che ci piaceva molto, poi la bufera della pandemia ha sconvolto le cose e diversi appuntamenti importanti sono stati cancellati per problemi dei musicisti, per le distanze, per l'impossibilità di viaggiare e di provare. Difficile organizzare qualsiasi cosa, in questo momento che conserva per molti delle ferite aperte, le difficoltà di ripartire, in qualche caso una comprensibile sfiducia e un sapore vagamente stralunato di convalescenza. Ma noi, che siamo liguri, non ci spaventiamo per le burrasche e facciamo affidamento alla nostra resilienza per trovare nuove strade. Questo momento di comprensibile disorientamento si supera solo con uno sforzo comune fra organizzatori, musicisti, pubblico, istituzioni e partner culturali e turistici. Più che mai, la parola d'ordine per questo difficile 2020 è “complicità". Nel periodo di clausura abbiamo imparato molte cose e affrontato nuovi mezzi, anche per svolgere il lavoro di musicisti; quindi abbiamo qualche idea nuova da versare nel cartellone del Festival... Ai concerti, che verranno il più possibile mantenuti, ma saranno appesantiti da norme sul distanziamento, prenotazioni obbligatorie e abbondanti spruzzi di gel disinfettante, si aggiungerà una rete di conversazioni, presentazioni, proiezioni di contributi originali a tema musicale. Il Festival ha rivisto i luoghi e le date, conservando spazio per sorprese in corsa, e sono stati rinnovati anche i canali di produzione: ai concerti dal vivo, purtroppo penalizzati dalle norme di distanziamento, si affiancherà un uso creativo della rete. I concerti saranno ripresi in streaming e divulgati insieme ad altri contributi. I musicisti che hanno visto cancellati i loro concerti per l'edizione 2020 saranno invitati l'anno prossimo, ma già quest'estate saranno presenti in video, proponendo contributi originali dedicati al festival e legati ai temi della rassegna. Sarà un ponte verso la ripresa della normalità, ma anche un terreno sperimentale per una nuova comunicazione fra musicisti, organizzatori e pubblico. La formula sarà elastica nei tempi e nei mezzi di comunicazione: un programma definito dei concerti sarà disponibile a fine giugno e verrà costantemente aggiornato in rete. Il pubblico potrà prenotare il suo posto a sedere per i concerti, oppure programmare una visione da casa, o seguirci su un tablet o su un grande schermo in qualche grazioso angolo di Levanto. Il pubblico virtuale non è più freddo di quello in carne e ossa: parteciperà agli eventi e potrà dire la sua utilizzando mezzi che il lungo periodo di rapporti "a distanza" ci ha insegnato a padroneggiare in modo più concreto e creativo. A noi sembra importante prendere questa strada. Laura Canale - Presidente di Officine del Levante e del Levanto Music Festival Amfiteatrof Tiziana Canfori e Fausto Cosentino - Direzione Artistica del LMF Amfiteatrof
Il cartellone 2020 Sabato 11 luglio Piazzetta della Compera, ore 21.30 Conversazioni, proiezioni, incontri, videoconcerti Cadira Trio - Nell’Anello d’Acque Auditorium Ospitalia, ore 18.00 Domenica 2 agosto Spazio Luzzati, Comune, ore 21.30 Voci barocche - Francesco Galligioni Domenica 9 agosto Sagrato di Sant’Andrea, ore 21.30 Sabato 4 luglio La rinascita del violoncello da spalla Paganini, la meraviglia Daniela Gaidano e Alessandro Visintini in collaborazione con il Festival Paganiniano di Carro Giovedì 9 luglio Norma e il jazz - incontro con Paolo Silvestri Martedì 11 agosto Piazzetta della Compera, ore 21.30 in collaborazione con il Saint Louis College of Music di Roma Beethoven e Paganini, protagonisti della rivoluzione musicale Sabato 18 luglio In collaborazione con Classica HD: Polacco, Franzetti, Attademo, Pagani Caravaggio Domenica 16 agosto Auditorium Ospitalia, ore 21.30 Teatro alla Scala (ore 21.30) Quartetto di Cremona - Ludwig van Beethoven Domenica 19 luglio Incontro con Piero Maranghi , direttore di Classica HD Martedì 18 agosto Loggia, ore 21.30 Mercoledì 22 luglio Bande musicali e formazione nella storia spezzina Seyir Trio - musica ottomana Luca Bianchi (Conservatorio “Puccini” - La Spezia) Sabato 22 agosto Park Hotel Argento, ore 21.30 Martedì 28 luglio Quando un musicista diventa regista Suoni nelle culture - Romano, Lombardo Federico Mottica Venerdì 28 agosto Piazzetta della Compera, ore 21.30 Giovedì 30 luglio Guido Festinese presenta il suo libro Mare Faber. Le storie di Trio Conductus Creuza de ma (Galata, 2019) e ci propone un viaggio Mercoledì 2 settembre Auditorium Ospitalia, ore 21.30 trasversale attraverso i temi del Levanto Music Festival Dolorose armonie - Carlo Gesualdo Principe madrigalista Sabato 8 agosto Una finestra in Toscana Vittorio Ristagno, Sarah Pesca, coll. Conservatorio “Paganini” Mirella Di Vita, Tiziana Canfori testo e regia di Fausto Cosentino Venerdì 4 settembre Classico o jazz? Sabato 5 settembre Park Hotel Argento. ore 21.30 Johannes Faber e Mesconia Quartet The Northern Breeze - Irish flute music - Balatti e Caronna (sede in via di definizione) Lunedì 7 settembre Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire), ore 21.30 Sabato 5 settembre L’organizzazione musicale e la produzione di concerti Trio Myosotis Michel Balatti (in collaborazione con Conservatorio “G. Puccini” - La Spezia) (questo incontro si terrà presso Park Hotel Argento) Mercoledì 9 settembre Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire), ore 21.30 Giovedì 10 settembre Dalla didattica alla composizione: Massimiliano Damerini i palazzi della memoria in musica Wiener Atmosphäre Roberto Cipollina Sabato 12 settembre Piazze e piazzette del centro di Levanto Liguria, suoni dai monti e dal mare Concerti e incontri sono a ingresso gratuito, previa prenotazione obbligatoria. In caso di maltempo i concerti previsti nelle piazzette saranno spostati sotto la Loggia.
Sabato 4 luglio 2020 Auditorium Ospitalia, ore 18.00 La rinascita del violoncello da spalla Alessandro Visintini e Daniela Gaidano - Violoncello da Spalla Makers Per violoncello da spalla si intende un violoncello piccolo a Alessandro Visintini, flautista e ottavinista cinque corde con cassa di 45/48 centimetri, simile agli dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento dal strumenti costruiti da Johann Christian Hoffmann a Lipsia 1978, con alle spalle 5000 concerti in 42 anni di negli stessi anni in cui in nella città era attivo come attività, ha suonato nelle principali sale d’Italia ed Thomaskantor Johann Sebastian Bach. I due si conoscevano in molte nel mondo (USA, Giappone, Germania, e si frequentavano a livello familiare e personale ed alcuni di Austria) ed ha studiato con alcuni tra i più quegli strumenti erano in casa della famiglia Bach. importanti flautisti contemporanei quali Aurele Ciò che noi oggi chiamiamo violoncello da spalla ha avuto Nicolet, Christian Lardé, Irena Grafenauer, Peter come periodo di maggiore sviluppo l’epoca tra 1680 e 1750 Lukas Graf e Davide Formisano. circa ed il suo momento di maggior valorizzazione è stato Daniela Gaidano, diplomata in violino, viola e probabilmente negli anni 1724/25, quando Bach scrisse parti viola barocca, collabora con diverse orchestre espressamente per “violoncello piccolo” in alcune delle sue italiane sia in ambito lirico-sinfonico che di musica cantate. antica. È stata cordaia specializzata in corde in Altro repertorio probabilmente ascrivibile al violoncello da budello prodotte secondo il sistema storico spalla, è quello violoncellistico italiana della fine del ‘600, di italiano e ha tenuto conferenze al riguardo in tessitura spesso notevolmente acuta e quindi virtuosistica Europa e in Giappone. quando eseguita sul violoncello di oggi. Oggi il violoncello da spalla può venire usato da violinisti e Assieme abbiamo studiato liuteria con il maestro violisti che vogliano ampliare il loro repertorio suonando le Cecilia Piazzi. Abbiamo approfondito con Dmitry suites per violoncello di Bach nella giusta ottava (le sesta Badiarov il metodo di design antico degli suite è scritta espressamente per violoncello a cinque strumenti musicali basato su proporzioni corde), eseguendo il repertorio violoncellistico barocco e le armoniche e la costruzione del violoncello da parti basse nella musica da camera. spalla. A questo riguardo abbiamo compiuto Può servire agli insegnanti di violino per realizzare il basso viaggi di ricerca per studiare alcuni strumenti continuo agli allievi a lezione. Può arricchire un gruppo di originali presenti nei musei del nord Europa. musica popolare di tutte le epoche e località geografiche per poter realizzare una parte di basso senza dover sopportare l’ingombro del violoncello moderno. Si tratta quindi di uno strumento estremamente versatile e quasi universale per musicisti curiosi e interessati alla ricerca di nuove sonorità per niente disgiunte da quelle antiche e tradizionali.
Giovedì 9 luglio 2020 Auditorium Ospitalia, ore 18.00 Norma e il jazz Paolo Silvestri in collaborazione con il Saint Louis College of Music di Roma Se non ci fosse stato il Covid-19, uno degli spettacoli più attesi del nostro cartellone sarebbe sicuramente stato Norma, con Paolo Fresu, Paolo Silvestri e la ONJ - Orchestra Nazionale Jazz dei Conservatori italiani. Era però anche il concerto più complesso, che necessitava di un’orchestra di studenti dei Conservatori italiani, che avrebbero dovuto trovarsi a Milano, provare insieme, viaggiare… Insomma, il distanziamento sociale ha reso tutto questo impossibile e il concerto è stato cancellato dall’agenda dei musicisti. L’epidemia ha reso di fatto impossibile il lavoro dei grandi gruppi. Noi però abbiamo una fortuna: il M° Paolo Silvestri, l’autore delle trascrizioni e anima, insieme a Fresu, di questa idea di concerto, è docente del Conservatorio di Genova e ha accettato di venire a raccontarci l’idea da cui lo spettacolo è nato. È un’idea colta e insieme molto vivace, che stabilisce un contatto fra l’esperienza musicale europea e l’America. Questo discorso ci sembra da riprendere, malgrado la tristezza di non poter ascoltare dal vivo la tromba di Paolo Fresu e gli ottimi musicisti dell’orchestra, perché l’argomento merita di essere proposto e perché Paolo Silvestri lo farà al meglio. Per arricchire la serata e per ovviare alla mancanza di un pianoforte, Paolo ci porta in video la registrazione di una sua presentazione tenuta a Roma presso il Saint Louis College of Music, che ringraziamo per averci concesso il materiale. Sarà un’occasione per superare ancora una volta le barriere fra i generi: un esercizio molto caro al Levanto Music Festival, per il quale ci vogliono ottime guide… come certamente è Paolo Silvestri. Non è certamente facile fare incrociare le partiture di un vero e proprio capolavoro operistico quale Norma di Vincenzo Bellini e il mondo del jazz. Ma, nel senso più vero dell’interpretazione e del libero adattamento classico del mondo della musica afroamericana per eccellenza, nello stesso modo in cui il jazz si appropriò attorno alla metà del secolo scorso del grande patrimonio della canzone popolare americana, appare possibile e corretto avere la libertà di poter rivisitare un pezzo della storica tradizione musicale operistica con le lenti della più libera delle forme musicali moderne. In breve, “Norma”, il capolavoro di Vincenzo Bellini, è stata “ripensata” secondo i canoni stilistici propri della musica jazz. Le melodie sono stata lasciate intatte ma il gioco creativo è quello di ampliare i colori propri dell’esplorazione artistica. “Ho maturato l'intenzione di creare una versione moderna di Norma, lasciando quasi inalterate le melodie nella loro straordinaria bellezza, mantenendone spesso la forma simile alle canzoni popolari del nostro tempo, pur senza rispettare la successione originale dei brani, ma rielaborando l'armonia e la strumentazione in uno stile jazzistico. Il riferimento è andato immediatamente a “Porgy and Bess” di George Gershwin interpretata da Miles Davis e arrangiata da Gil Evans, ed in particolare a quell'orchestrazione con sonorità "profonde" più tipiche dei colori sinfonici della musica classica dei primi anni del '900 e della tradizione delle big band americane. (Paolo Silvestri)
Sabato 11 luglio 2020 Piazzetta della Compera, ore 21.30 Nell'Anello d’Acque Cadira Trio Eugenia Amisano, voce e percussioni Ivano Battiston, fisarmonica Paolo Traverso, chitarra e corde La proposta musicale di Cadira intreccia canti dal repertorio popolare e antico spagnolo e sefardita, con canti di terra e di mare raccolti nel bacino del Mediterraneo. Dal canto sacro libanese alla tradizione italiana e occitana. Per approdare in fine sulle coste dell’America latina. In un viaggio evocativo e intimo, navigato sulle onde del tempo.. “Cadira è un meraviglioso gruppo di cui c’era un grande bisogno, non solo in Italia ma anche in Europa. Eugenia e Paolo sono ragazzi meravigliosi perché hanno la qualità, le idee, il progetto e hanno la semplicità e la modestia delle persone che fanno un cammino autentico e non cercano facili consensi. Hanno trovato autonomamente una strada straordinaria. Poi Eugenia è una cantante... io non ricordo una cantante altrettanto dotata di stile, di intelligenza e d’arte per questo repertorio, lei è come tutti i sangue misti, sono sempre i migliori..!" (Moni Ovadia)
Sabato 18 e Domenica 19 luglio 2020 Auditorium Ospitalia Quattro incontri In collaborazione con Classica HD Sabato 18 luglio ore 18 Incontro con Piero Maranghi, produttore e direttore di Classica HD ore 21 Interviste musicali di “Va pensiero”: Maurizio Pollini e Daniel Barenboim Domenica 19 luglio ore 18 Proiezione di Dentro Caravaggio, il film evento diretto da Francesco Fei, sceneggiato da Jacopo Ghilardotti e prodotto da Piero Maranghi e Massimo Vitta Zelman, con Marco Colombo, Francesco Melzi D’Eril e la partecipazione straordinaria di Sandro Lombardi. Produzione di Italia Classica, Skira editore, Adler Entertainment, con il sostegno di Intesa Sanpaolo. ore 21 Proiezione film Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie Un film di Luca Lucini, Silvia Corbetta, Piero Maranghi Regia di Luca Lucini Fotografia di Luca Bigazzi Prodotto da Luigi De Siervo, Piero Maranghi, Massimo Vitta Zelman Una produzione Skira Classica, Arte France, RAI Com e Camera Lucida realizzato in associazione con Intesa Sanpaolo S.p.A. Produttore associato Maremosso
Mercoledì 22 luglio 2020 Auditorium Ospitalia, ore 18.00 Bande musicali e formazione nella storia spezzina Luca Bianchi vincitore di un assegno di studio istituito dal Levanto Music Festival Amfiteatrof in collaborazione con il Conservatorio “Giacomo Puccini” - La Spezia Le bande musicali sono state per molto tempo un punto di riferimento nella vita italiana e ricoprono tuttora una funzione importante. Sono state un forte punto di aggregazione sociale e soprattutto un veicolo essenziale per la divulgazione della musica e la conoscenza degli strumenti. Questo ancora di più se si considerano zone che a lungo sono state difficili da raggiungere, come la costa del territorio spezzino. Quasi tutti gli anziani ricordano ancora oggi di aver avuto un padre o un nonno che suonava nella banda del paese e da questi racconti trapela ancora un sentimento di orgoglio. Le bande servivano per fare festa, per sottolineare gli avvenimenti importanti, per stare insieme, per avvicinare uno strumento, per conoscere musica nuova; i ragazzini erano affascinati da quegli oggetti, a volte scintillanti e rumorosi, che venivano padroneggiati dai compaesani. Le bande coprivano il territorio in modo capillare e contribuivano ad accendere la competizione fra i paesi e lo scambio di esperienze. Molto del repertorio del nostro Ottocento è stato trascritto per banda e divulgato attraverso i concerti in piazza: così le novità del teatro d’opera, dopo aver infiammato le città e fatto il giro d’Europa, potevano arrivare anche nelle pieghe più nascoste del territorio, entravano nelle case prima che ci fosse la radio a informare e a riprodurre a distanza. Le bande hanno fatto cultura, efficace e capillare come quella delle scuole odierne, e sono tuttora molto attive come supporto ai conservatori. Nelle zone dove ci sono associazioni capaci di attrarre giovani musicisti verso lo studio di uno strumento (generalmente a fiato o a percussione) si assiste alla moltiplicazione di opportunità per iniziare studi musicali e quindi alla moltiplicazione e alla migliore individuazione dei talenti. In banda lo strumento si sceglie, ma poi se ne conoscono e se ne praticano anche tanti altri, col risultato di aprire le proprie conoscenze e di maturare scelte più mirate per una carriera musicale professionale. Chi è “nato” in banda resta generalmente fedele a quell’ambiente e non lo dimentica nemmeno dopo il diploma e l’inizio della carriera professionale: mantiene i contatti, a volte torna a suonare, a volte diventa direttore del gruppo. Per questo il Levanto Music Festival Amfiteatrof ha deciso quest’anno di proporre un assegno di studio per avviare la conoscenza dell’attività bandistica nella storia del territorio spezzino. Ci siamo rivolti al Conservatorio “Puccini”, che ha scelto per noi Luca Bianchi. Luca Bianchi ha iniziato lo studio del clarinetto presso la Filarmonica Albianese, proseguendo poi a Conservatorio "G. Puccini" della Spezia, dove ha conseguito la laurea triennale con il M° S. Fioretto. Attualmente frequenta il biennio di clarinetto sotto la guida del M° A. Damele, e dirige il Corpo Musicale di Vezzano Ligure.
Martedì 28 luglio 2020 Auditorium Ospitalia, ore 18.00 Quando un musicista diventa regista Federico Mottica Federico Mottica, venticinque anni, è stato un talento precoce del pianoforte. Le sue doti musicali lo hanno portato a diplomarsi giovanissimo presso il Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova nella classe del M° Massimo Paderni. A scuola però tutti conoscevano anche la sua seconda, grande passione cinematografica. A diciassette anni dirige il suo primo cortometraggio “Io e mia madre” con cui partecipa ad alcuni Festival, incluso il Genova Film Festival. Prosegue nel 2013 con il suo secondo lavoro “Quasi padre”, con cui partecipa al Sottodiciotto Film Festival, al Festival del Cinema Invisibile, al Festival Nuovo Cinema Europa, al Festival del Cinema Veramente Indipendente e allo Short Film Corner, Festival de Cannes 2014. Nel 2014 lavora al progetto collettivo "Italy in a day" di Gabriele Salvatores, presentato Fuori Concorso alla 71 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Sempre nel 2014 realizza il video musicale "Rosso è il rossetto" e lavora al suo nuovo progetto “Sogno di un impiegato”. I suoi temi sono spesso legati alla famiglia e ai problemi dei rapporti tra le persone. Inizialmente ha coinvolto nelle riprese le persone del suo ambiente, familiari, amici, compagni di studi, insegnanti, e ha saputo creare intorno al proprio lavoro una rete di collaboratori e di sostenitori. Così tutti hanno seguito i suoi progressi con partecipazione. Subito dopo la maturità classica e il diploma di pianoforte, Federico ha passato una severa selezione ed è entrato nel Corso di Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ha lavorato quindi sotto la guida di Gianni Amelio, Daniele Luchetti, Claudio Cupellini, Claudio Giovannesi e altri professionisti del settore. Attualmente sta preparando il materiale per l’esame finale. La musica è sempre rimasta fra le sue attività e ispirazioni, tanto da aver composto a volte personalmente l’accompagnamento al materiale girato. È però soprattutto rimasta nel suo modo di pensare e di sentire il mondo che lo circonda. Principali progetti realizzati: Giorno di gloria / Italia, 2019, cortometraggio, Centro Sperimentale di Cinematografia (Roma). Mia moglie / Italia, 2017, cortometraggio, Aurina (Genova). Concerto dell'Orchestra del Conservatorio Paganini / Italia, 2017, video concerto, Conservatorio Paganini (Genova). Sale grosso / Italia, 2016, videoclip, Pandango (Genova). Heribergo / Italia, 2016, cortometraggio, Aurina (Genova). Ce ne andiamo in Cina / Italia, 2016, videoclip, Dainese (Genova). Spirito alato / Italia, 2015, videoclip,Mora (Genova). Libero come l'aria / Italia, 2015, videoclip, Mora (Genova). S.O.S. navigantes / Italia, 2015, videoclip, Mora (Genova). Perché lui / Italia, 2015, videoclip, Mora (Genova). Sogno di un impiegato / Italia, 2015, cortometraggio, Aurina (Genova). Rosso è il rossetto / Italia, 2014, videoclip, Dainese (Genova). Quasi padre / Italia, 2013, cortometraggio, Aurina (Genova).
Giovedì 30 luglio 2020 Auditorium Ospitalia, ore 18.00 Presentazione libro Guido Festinese Presentiamo il libro di Guido Festinese Mare Faber. Le storie di Crêuza de mä (Galata, 2019) e l’occasione ci propone un viaggio trasversale attraverso i temi del Levanto Music Festival Scrive Antonio Vivaldi su tomtomrock.it: “Guido Festinese – giornalista musicale italiano fra i più autorevoli – ha scritto Mare Faber – Le storie di Crêuza de mä partendo da una “cultura mostruosa” (giusto per citare Paolo Villaggio che di De André era amico) e da un lavoro di raccolta di informazioni altrettanto mostruoso. Lo dimostrano la bibliografia e la discografia poste a fine volume. Al tempo stesso Festinese ha avuto l’idea di raccontare la storia di Crêuza de mä, album capolavoro della musica “etnica” mondiale (ma anche di “invenzione della tradizione”, secondo le parole di Franco Fabbri), come se fosse un’avventura o un resoconto di viaggio lungo tutto il Mediterraneo. Gli spunti significativi sono moltissimi. Se è noto che le musiche dei pezzi sono totalmente opera di Mauro Pagani, meno conosciuto è il fatto che un noto perfezionista come De André abbia voluto lasciare quasi grezzi i provini che Pagani aveva approntato. Poco risaputo, almeno per chi scrive, è che Pagani avesse inizialmente proposto a De André di scrivere i testi in arabo e che questi ci abbia provato con un certo impegno. Poi la scelta cadde su un genovese dai sapori antichi e, come si dice, tutto il resto è storia. Fondamentale e valida ancora oggi è poi una dichiarazione di De André tratta da un’intervista coeva all’uscita dell’album: “[…] Noi apparteniamo anima e corpo al Mediterraneo. Bisogna guardare ad Algeri e Istanbul che ci sono vicine e che, in qualche modo, anzi in moltissimi modi, fanno parte del nostro passato. Altro che Chicago o Londra”. Una frase forte anche considerando che il cantautore arrivava da dischi molto ‘americani’ quali Volume 8 e “L’indiano”. Un altro aspetto affascinante di questo libro è dato dal pre- e dal post-Crêuza de mä. Per quanto concerne il ‘pre’, Festinese passa in rassegna nomi affascinanti e, in alcuni casi, semi-dimenticati di una certa scena italiana anni ’70 che ai suoni etnici amava attingere. Parliamo degli Area, del Canzoniere del Lazio, del Gruppo Folk Internazionale di un giovane Moni Ovadia e dei ‘primitivisti’ Aktuala. Per non parlare dello stesso Mauro Pagani.Ma anche nel novero di coloro che hanno assimilato la lezione di di Crêuza de mä si trovano nomi stimolanti: Avarta, Roberta Alloisio, Radiodervish, Orchestra Bailam, Mario Brai e tanti altri.” Abbiamo pensato che Guido Festinese fosse la persona giusta non solo per guidarci nel mondo di Crêuza de mä, ma anche lungo i diversi fili trasversali che legano la materia di cui è fatto, anche quest’anno, il Levanto Music Festival. Fortunatamente non è stato difficile contattarlo, visto che è docente di “Storia della musica jazz” presso il Conservatorio di Genova.
Domenica 2 agosto 2020 Spazio Luzzati, Comune di Levanto, ore 21.30 Voci barocche Francesco Galligioni, viola da gamba e violoncello barocco musica di De Machy, Telemann, Dall’Abaco, Bach Diplomato in violoncello al Conservatorio “C. Pollini” di Padova con il M° G. Chiampan; fin dal 1986 ha approfondito la conoscenza dello strumento seguendo corsi di perfezionamento in Italia e all’estero con M. Flaksman e T. Campagnaro. Ha successivamente proseguito gli studi con il M° Franco Maggio Ormezowski sia presso l’Accademia Nazionale di S. Cecilia in Roma, diplomandosi in soli due anni con borsa di studio, che presso la fondazione A. Toscanini di Parma nei corsi per “solisti e prime parti d’orchestra”. Ha poi partecipato a corsi di perfezionamento di violoncello barocco tenuti da W. Vestidello e G. Nasillo e collaborato con solisti e direttori di fama internazionale (Anner Bylsma, Giuliano Carmignola, Cecilia Bartoli, Max Emmanuel Cencic, Magdalena Kozena, Sergio Azzolini, Sara Mingardo, Victoria Mullova, Angelika Kirschlagher, Andrea Marcon, Federico Guglielmo, Sir J. E. Gardiner, Diego Fasolis, Pedro Halffter, Bob Van Asperen, Michael Radulescu, Gustav Leonhardt, Christopher Hogwood,..) sia in veste concertistica che discografica. La passione per la musica antica lo ha naturalmente portato anche allo studio della viola da gamba con il M° Paolo Biordi presso il conservatorio di Firenze conseguendo nel 2004 il diploma in questo strumento con il massimo dei voti e nel 2007 il diploma accademico di secondo livello con 110 e lode. Membro fondatore dell’Accademia di S. Rocco e successivamente di Venice Baroque Orchestra, ha suonato in qualità di primo violoncello nelle più prestigiose sale, basti citare Royal Albert Hall e Barbican Hall (London), Lincoln Center e Carnegie Hall (New York), JFK Center for Performing Arts (Washington DC), Tonhalle (Zurigo), Konzerthaus (Berlino), Het Concertgebouw (Amsterdam), Musikverein e Konzerthaus (Vienna), Kyoi hall (Tokyo), Opera Berlioz (Montpellier), Theatre des Champs-Elysées (Parigi), W. Disney City Hall (Los Angeles), Gran Teatro La Fenice (Venezia). Ha effettuato registrazioni discografiche per ARCHIV (Deutsche Grammophon), Arts, ORF, Chandos, Brilliant, Naxos e per Sony Classical; con quest’ultima sia in qualità di primo violoncello-solista di VeniceBaroqueOrchstra che in formazioni cameristiche (trii con G. Carmignola e L. Kirtzof, sonate con A. Bylsma). Ha collaborato in qualità di prima parte, tra gli altri, con Tafelmusik (Toronto) Sonatori della Gioiosa Marca, Zefiro, Orchestra Barocca del Friuli Venezia Giulia "G.B.Tiepolo", I Barocchisti, Oman Consort, L'Arte dell’Arco, Gambe di Legno Consort, i Virtuosi delle Muse, Opera Stravagante. Recente l'incisione da solista per l'etichetta olandese “Brilliant Classics” dell'integrale dei concerti per violoncello di A. Vivaldi, delle sei sonate a stampa dello stesso autore, l'integrale delle sonate a stampa di Salvatore Lanzetti e i capricci per violoncello solo di Joseph-Marie-Clément dall'Abaco. Di prossima pubblicazione le 12 sonate di G.B. Platti e per l'etichetta FraBernardo le Suite di J.S. Bach per violoncello solo. Suona un violoncello Paolo Antonio Testore del 1740 e una viola da gamba originale dei primi ‘700. Ha insegnato violoncello presso il Conservatorio “T. Schipa” di Lecce, “F. Cilea” di Reggio Calabria, “N. Paganini” di Genova, “A Buzzolla” di Adria e attualmente presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto (TV); viola da gamba presso il conservatorio “J. Tomadini” di Udine.
Sabato 8 agosto 2020 Auditorium Ospitalia, ore 18.00 Una finestra in Toscana Mirella Di Vita e Tiziana Canfori Una finestra in Toscana era il titolo di un concerto di cartellone, se non fosse arrivato il virus a scombinare tutti i nostri programmi. Troppo difficile e costoso avere un pianoforte, troppo difficile trovare un luogo adatto, una volta resasi indisponibile la sede abituale di questo tipo di concerti. Ma la resilienza è forte e, per fortuna, contagiosa: abbiamo recuperato l’idea sotto nuova forma. La apriremo ugualmente, questa finestra sulla Toscana, per parlare di una terra meravigliosa a un passo da noi e per ascoltare almeno un assaggio della musica di tre compositori toscani tra i più famosi: Giacomo Puccini, Alfredo Catalani e Pietro Mascagni. Poiché di finestra si parla, non toccheremo il repertorio d’opera per cui sono universalmente noti, ma le loro melodie da camera, quelle più intime e delicate, fatte spesso di piccole cose e di un’affettuosa ironia. In attesa di poterci riunire di nuovo intorno a un pianoforte, registreremo su quello di casa (che sta vicino a un’altra finestra…in Liguria) sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione della musica che proprio il virus ci ha insegnato a usare in modo nuovo. In questo gioco salottiero si svelano anche i tre compositori toscani protagonisti di questo programma: l’ironia di Puccini, il tenero romanticismo di Mascagni, la timidezza piena di fascino e non priva di arditezze di Catalani. Ne esce anche un’altra prospettiva dell’Italia e della sua cultura: più quotidiana, più affettuosa, legata alla terra, al paesaggio, alle piccole storie e ai piccoli piaceri. E in questa dimensione domestica si sentono echi del teatro, come nel Sole e amore di Puccini, che cita il quartetto di Bohème… Siamo al lavoro per confezionare questa serata e rendere possibile ascoltare qualcosa del nostro programma. Sull’autenticità della matrice toscana ci fa da garanzia la cittadinanza lucchese di Mirella Di Vita. Aggiornamenti sul sito e su Fb.
Domenica 9 agosto 2020 Sagrato della Chiesa di Sant’Andrea, ore 21.30 Concerto in collaborazione con il Festival Paganiniano di Carro - XIX edizione e con l’Associazione Amici di Paganini Paganini, la meraviglia Spettacolo con musiche di Niccolò Paganini arrangiate da Michele Trenti, realizzato da documenti e lettere di Paganini Andrea Nicolini, attore Gianluca Nicolini, flauto Lorenzo Tedone, clarinetto Luigi Tedone, fagotto Fabrizio Giudice, chitarra
Martedì 11 agosto 2020 Piazzetta della Compera, ore 21.30 Beethoven e Paganini, due grandi protagonisti della rivoluzione musicale Giovanna Polacco, violino Luca Franzetti, violoncello Luigi Attademo, chitarra con Marco Pagani, voce narrante Protagonisti della serata due celebri autori, apparentemente lontani, le cui vicende biografiche e i cui 1770 - 2020 rapporti con la storia, con la politica, con il potere, e soprattutto con la libertà, portano ad avvicinarli più di quanto si è abituati a immaginare. Entrambi caratterialmente instabili, in lotta continua tra 250° anniversario passioni violente e inquietudini profonde; entrambi minati nel fisico da mali apparentemente della nascita inconciliabili con la propria vocazione artistica: la sordità per Beethoven, la tisi, e la lue, per Paganini di Ludwig van Beethoven (per il primo, quanto di peggio per un musicista- compositore; per il secondo, un ostacolo sempre più invalidante rispetto a un’esuberanza tecnico- interpretativa incontenibile); entrambi tormentati e ribelli, con un’anima sensibile al fuoco della politica pur se soffocata dai loro straripanti talenti (non molti ricordano l’esistenza di una sinfonia di Beethoven dedicata a Bonaparte, e ancor meno sanno dell’adesione di Paganini alla massoneria e ai moti carbonari); entrambi, infine, grandissimi innovatori: Beethoven, con le sue audaci e lungimiranti esplorazioni nel mondo dell’armonia, della struttura formale e del timbro; Paganini, con la scoperta ed esaltazione delle enormi e inesplorate potenzialità dello strumento e con le sue invenzioni virtuosistiche ai limiti dell’eseguibilità. E si potrebbe continuare. Lasciando alle rispettive composizioni inserite in programma il compito di esaltare le peculiarità e le differenze dei due autori, sarà la voce di un attore a guidare il pubblico nella scoperta dei loro tratti comuni. Due su tutti: la totale dedizione alla musica, da una parte; e dall’altra - beffarda legge del contrappasso rispetto all’enorme successo da entrambi riscosso ancora in vita – una vena di cupa malinconia che mai li abbandonerà: specchio crudele dell’ineluttabile solitudine del genio. In programma due Trii di identica durata, identica tonalità e identico, oltre che piuttosto insolito, organico: violino, violoncello e chitarra. Strumento quest’ultimo che consente a Paganini di esaltarne le notevoli possibilità, mentre nel caso della Serenata Op.8 di Beethoven ascolteremo una versione d’epoca adattata per strumenti diversi dalla partitura originale: una scelta storica che, oltre a permettere un confronto diretto con il brano di Paganini, vuole rifarsi alla prassi molto in uso a quei tempi: lo stesso Beethoven del resto aveva dedicato alla viola e al pianoforte una propria versione proprio della sua Serenata op 8. Il Terzetto in re maggiore MS 69 di Paganini, scritto a Londra nel 1833, è un esempio maturo dell’estro del musicista genovese che, pur riscuotendo unanimi successi col violino, dedicò grande attenzione anche alla chitarra da lui molto amata. I due Trii sono preceduti dal Duo Fragment per violino e violoncello, breve composizione incompiuta di Beethoven completata da Robert D.Levin, e da due dei 43 Ghiribizzi per chitarra sola di Paganini. Progetto di Giovanna Polacco
Domenica 16 agosto 2020 Auditorium - Ospitalia, ore 21.30 Quartetto di Cremona Cristiano Gualco, violino Paolo Andreoli, violino Simone Gramaglia, viola Giovanni Scaglione, violoncello Ludwig van Beethoven (1770 - 1827) 1770 - 2020 Quartetto op. 59 n. 2 in mi minore "Razumovskij" 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven Quartetto op. 132 in la minore Fin dalla propria fondazione nel 2000, il Quartetto di In campo discografico, nel 2018 si è conclusa la Cremona si è affermato come una delle realtà pubblicazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven cameristiche più interessanti a livello internazionale, (Audite). riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica. Nella primavera 2019, con la partecipazione del Tra gli impegni più rilevanti della stagione 2019/20, un violoncellista Eckart Runge, è uscito un doppio CD tour negli Stati Uniti ed uno in Olanda, l’esecuzione dedicato a Schubert registrato con il “Paganini dell’integrale di Beethoven a L’Aquila, Tirana e Taiwan, Quartet” di Stradivari, in prestito dalla Nippon Music concerti in Germania, Francia, Svizzera, Scandinavia, Foundation. Entrambi i progetti sono stati accolti in oltre al consolidato rapporto con le maggiori società maniera entusiastica dalla critica internazionale. concertistiche italiane. Nella stagione 20/21 l’ensemble Dall’autunno 2011 il Quartetto di Cremona è titolare tornerà ad esibirsi a Ginevra, Milano, Roma, alla della cattedra del “Corso di Alto Perfezionamento per Wigmore Hall di Londra e farà il proprio debutto alla Quartetto d’Archi” presso l’Accademia Walter Stauffer Carnegie Hall di New York. di Cremona ed è regolarmente invitato a tenere Quest’anno il Quartetto di Cremona festeggia i suoi masterclass in Europa, Asia, Nord e Sud America. primi vent’anni di carriera, un traguardo di grande L’ensemble è ambasciatore dei progetti internazionali rilevanza per un ensemble italiano e per il quale sono “Friends of Stradivari” e “Le Dimore del Quartetto”. stati ideati progetti concertistici e discografici di alto Insignito della cittadinanza onoraria di Cremona, è livello, sviluppati nel corso di due stagioni consecutive inoltre testimonial per Thomastik Infield Strings. (19/20 e 20/21). Tra gli altri, diverse esecuzioni dell’integrale dei quartetti di Beethoven, due nuovi CD, brani composti espressamente per il Quartetto.
Martedì 18 agosto 2020 Loggia di Piazza del Popolo, ore 21.30 Seyir Trio Temel Muhittin, kanun Tristan Driessens, oud Murât Coşkun, percussioni Il Seyir Trio è nato nel 2016 come formazione ridotta del Lâmekân Ensemble, un rinomato sestetto con sede nel Belgio, che si dedica alla musica dell’Impero Ottomano. La formazione è stata invitata ad esibirsi in numerosi festival e sedi di concerti, come il Centre of fine Arts (Bruxelles), Concertgebow (Bruges) Albert Long Hall (Istanbul), Space of Mugham (Baku, Azerbaidjan) e l’ International Maqom Forum di Shahrishabs (Uzbekistan). Hanno registrato e suonato numerosi concerti accanto ai maggiori esponenti della cultura musicale classica ottomana, fra cui Kudsi Erguner, Derya Türkan, Murat Aydemir and Necati Çelik. Per il 2020 il Seyir Trio è composto da Muhittin Kemal Temel (kanun), Tristan Driessens (oud) and Ruben Tenenbaum (violino). I programmi dei loro concerti sono interamente costituiti da composizioni originali ispirate dal patrimonio della musica Ottomana Turca. La stampa sul loro primo disco: •“A phenomenally beautiful album, in which rhythm, melody, solo and harmony all come together perfectly.” Moorsmagazine. •“They know how to combine virtuosity with immersive, exciting beauty. in every way a world class album!” De Subjectivisten. •“One can hear they have deep respect for the multicolored ottoman tradition” Vrije Geluiden. •“A true pleasure to listen to and at the same time a fresh, heart-warming ode to this extraordinary oriental music. Listen tip for the more adventurous listeners.” Written in Music. •“intimate and virtuoso music in which each instrumentalist takes the lead in turn.” Marc Vandemoortele.
Sabato 22 agosto 2020 Park Hotel Argento, ore 21.30 Suoni nelle culture Edmondo Romano, strumenti a fiato Loris Lombardo, strumenti a percussione Viaggio nella tradizione degli strumenti a fiato e percussione Il concerto è un viaggio nei brani tipici della tradizione di origine di ogni singolo strumento con accenni alle fatture e alla loro storia, attraverso l’esecuzioni di melodie tradizionali ed originali dove radici storiche e geografiche si fondono assieme. Il pubblico si troverà quindi ad ascoltare una mistura di brani mediterranei, dell’est, mediorientali, orientali, africani… Gli strumenti saranno disposti in sala nel pomeriggio, in modo che le persone più interessate possano vederli da vicino e chiedere spiegazioni prima del concerto. Strumenti a fiato Strumenti a percussione Sax soprano India del nord “Tabla” Clarinetto tradizionale turco Medioriente “Darabuka” Clarinetti ‘600 “Chalumeaux” Medioriente “Doholla” Cornamuse “Musette” Africa “Udu” Oboe italiano “Piffero” Africa “Djembè” Oboe indiano “Shanai” Africa “Balafon” Oboe turco “Zurna” India del sud “Kanjira” Oboe caucasico “Duduk” India del sud “Konnakol” Ocarine italiane Svizzera “ Handpan” Flauto armonico Cina / Turchia “Gong” Flauti irlandesi “Whistle” Medioriente “Hand Flauto India del sud “Bansuri” drum” Flauto boliviano “Mohozeno” Africa “Cas – Cas” Trombetta egiziana “Mizmar” Perù “Cajon” Flauto rumeno “Fluier” Africa “Long drum” Flauto ungherese “Furulya” Africa “Kalimba” America “Tank drum” Cuba “Bongos” Cuba “Congas” Brasile “Pandeiro”
Venerdì 28 agosto 2020 Piazzetta della Compera, ore 21.30 Trio Conductus Marcello Fera, violino Nathan Chizzali, violoncello Silvio Gabardi, contrabbasso Claudio Monteverdi (1567-1643) Lidia spina Il Trio Conductus è formato dal violoncellista Nathan Chizzali, dal contrabbassista Silvio Francesco Landini (1325 – 1397) Selvagia fera Gabardi e dal violinista e compositore Marcello Fera. Mark O’Connor (1961) Appalachia Waltz Presenta un programma che spazia dal folk Chief sitting on the rain americano di Mark O’Connor, al canto di Claudio Monteverdi, alle composizioni Arturo Zardini (1869 – 1923) Stelutis alpinis approntate da Marcello Fera per questa formazione. La capacità di tenere uniti mondi Marcello Fera (1966) Perdue lontani e ricondurli ad un terreno comune, fa La sacra conversazione parte dello stile di Conductus, ensemble Ode d’archi di cui il Trio è la cellula più piccola. That’s it Conductus infatti oltre a essere il nome di Siebzig Karat una forma musicale medioevale, è una parola Cicci suite latina che proviene dal verbo conducere che Ninna per Olga significa condurre, convogliare. È così che nei programmi di Conductus convivono musica antica, contemporanea e di origine popolare. Elementi culturali diversi tra loro, esperienze molteplici che contribuiscono a formare un percorso ricco di stimoli e di possibilità.La formazione è nata a Merano vent'anni fa e ha al suo attivo una enorme mole di concerti, in parte legata all'attività del Festival Sonora che si svolge annualmente a Merano, in parte in altre sedi in Italia e all'estero. Di recente uscita il CD The String Theory, pubblicato dall'etichetta A Simple Lunch che è una sorta di doppio ritratto dell' ensemble e di Marcello Fera.
Mercoledì 2 settembre 2020 Auditorium Ospitalia, ore 21.30 Dolorose Armonie - Carlo Gesualdo Principe Madrigalista Vittorio Ristagno, Sarah Pesca In collaborazione con il Dipartimento di Canto e Teatro Musicale del Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova Testo e regia di Fausto Cosentino Uno spettacolo ispirato alla vita e all’opera di Carlo Gesualdo Principe di Venosa (1566 – 1613) nasce dal fascino che, a quattro secoli dalla morte, continua ad emanare dalla sua figura artistica e umana. Un fascino basato sulla straordinaria intensità e modernità della sua musica. Il suo è un linguaggio inusuale: dissonanze improvvise, linee melodiche lacere, un linguaggio fatto di frammenti, di lampi di emozioni. Un linguaggio che rimanda sempre ad altro. I suoi madrigali sono a dir poco rivoluzionari per il suo tempo, e non sono bastati più di quattro secoli per capirlo appieno. Quella di Gesualdo è una musica da apprezzare in tutta la sua complessa ricchezza. Arditissimi collegamenti armonici, linee melodiche che suggeriscono tormenti e inquietudine dell’animo, dissociazioni di voci che amplificano il senso di alcuni versi e rimandano a un oltre attraverso il linguaggio dei suoni, non quello delle parole. La sua vicenda biografica tormentata e dolorosa, invece, contiene in sé elementi in grado di parlare anche ad un pubblico contemporaneo. Non è un caso se la storia del musicista ha continuato a ispirare racconti, opere musicali, spettacoli teatrali e documentari. Vissuto a cavallo fra Cinquecento e Seicento, Carlo Gesualdo era nipote, da parte paterna, del Cardinale Alfonso Gesualdo e, da parte materna, di San Carlo Borromeo, due dei principali promotori della cultura controriformistica in Italia. Il Principe si trovò a sperimentare su di sé tutte le contraddizioni di un’epoca stretta fra la religiosità scenografica e severa della Controriforma e gli ultimi bagliori dell’arte, della filosofia, della libertà di pensiero del Rinascimento. Contraddizioni che segnarono sia il suo problematico rapporto con la moglie Maria d’Avalos, sia tutte le sue successive vicende biografiche. Ai più, infatti, Carlo Gesualdo è noto come principe omicida: l’assassinio per sua mano della moglie Maria d’Avalos e del di lei amante, Fabrizio Carafa, colti «in flagrante delicto di flagrante peccato», fu evento epocale. Nei secoli, soprattutto in epoca romantica, l’opera del Principe di Venosa è stata spesso associata a questo tragico evento della sua biografia. La fortuna artistica di Carlo Gesualdo rinacque poi nel Novecento ad opera di Igor Stravinskij che rimase talmente colpito dall’audacia delle opere del Principe Madrigalista, da comporre il “Monumentum pro Gesualdo”, un omaggio a colui che considerava come un fondamentale precursore della musica del ‘900. Nello spettacolo Carlo racconta con un linguaggio irto di metafore le sue angosce e le sue inquietudini in relazione al rapporto con Maria. Confessa il suo “volere e non volere” la donna, e parla della musica come di “un’altra donna” che lo possiede. Compiuto il duplice omicidio, ossessionato dai propri peccati, il principe cerca l’espiazione dialogando col fantasma di Maria e pregando ininterrottamente alla ricerca del perdono divino. L’esecuzione di sue composizioni - ad opera di un complesso formatosi in seno al Dipartimento di Canto e Teatro Musicale del Conservatorio N. Paganini di Genova nei corsi della prof.ssa Roberta Paraninfo - fanno da contrappunto e accompagnamento al tragico percorso.
Venerdì 4 settembre 2020 Luogo da definire Classica o jazz? Johannes Faber e Mesconia Quartet Katja Duffek, Beate Faerber (violini), Ludwig Hahn (viola) e Julia Herrscher (violoncello) Diciamo la verità: questo evento è ancora da costruire. Probabilmente non avrà la veste di un concerto tradizionale, ma sarà qualcosa di nuovo. Per chi frequenta Levanto, Johannes Faber è una presenza molto conosciuta, tanto che sarebbe difficile riuscire a contenere il suo pubblico abituale dentro agli schemi imposti dalle norme di distanziamento tuttora in vigore. Inoltre il quartetto arriverà dalla Germania, con possibili problemi organizzativi. Nello stesso tempo, non vogliamo rinunciare a questa presenza, soprattutto perché mostra un lato dell’attività di Johannes che ci piace molto: la capacità di elaborare continuamente il suo stile e, a questo punto della sua esperienza di compositore e performer, il desiderio di rileggere nella sua musica una forte matrice europea che ci collega con la Germania del dopoguerra. La cultura tedesca è molto viva nel suo approccio musicale: forse accantonata per ottimi motivi in gioventù, ma oggi capace di riaffiorare sotto uno sguardo più maturo e più affettuoso. Un Johannes insolito, per chi conosce il suo lato più scherzoso e da “mattatore” della scena, con toni più classici, sonorità più antiche e più ricercate, tanto da portarlo a scrivere per quartetto d’archi con uno stile che facilmente si collega alle esperienze del primo Novecento europeo. Il repertorio è misto, quindi: composizioni classiche vicino a eleganti standard jazz e canzoni, eseguiti dagli archi intorno al suono scuro e caldo del flicorno. Abbiamo optato per trasformare il concerto in qualcosa che riuscirà a dare parola a queste riflessioni e ci aiuterà a ripercorrere con Johannes non solo la sua vita di musicista ma anche, in qualche modo, le diverse correnti europee della musica jazz. Sarà un incontro, un video commentato dal vivo, un’occasione per far risuonare luoghi cari a tutti, capaci di evocare belle atmosfere e di proteggere una musica che deve passare “in acustico”, proprio come un concerto di musica classica… Il Mesconia Quartet, trae il suo nome dal „Mesco“, il promontorio fra Monterosso e Levanto. Qui si incontra ogni estate per studiare nuove musiche, sviluppare nuove idee e fare concerti. I componenti sono tutti membri di diversi orchestre di Monaco di Baviera e Augsburg (Augsburger Philharmoniker, Orchester des Staatstheater am Gärtnerplatz). Seguiteci sul sito e su Fb per aggiornamenti su luogo, ora e articolazione della serata.
Sabato 5 settembre 2020 Park Hotel Argento, ore 21.30 The Northern Breeze - Irish flute music Michel Balatti, flauto e Daniele Caronna, chitarra The Northern Breeze è il progetto solista del autista italiano Michel Balatti. Michel è un musicista conosciuto nell'ambito della musica folk italiana ed europea, atraverso la sua attività con i Birkin Tree (il più importante gruppo di musica irlandese in Italia) e con i Liguriani, con cui negli ultimi cinque anni ha e ettuato moltissimi concerti e tour in tutta Europa. Al centro del repertorio del disco c'è la musica irlandese: dal repertorio antico e suggestivo di O'Carolan no a una selection di reels, jigs e slow airs composte da alcuni dei migliori autori di nuove musiche all'interno della tradizione, come Paddy O'Brien, Brendan McGlinchey, Martin Nolan, Michael Queally e Liz Carroll. Un old time tune americano, un valzer della tradizione svedese e quattro composizioni originali di Balatti completano una tracklist molto varia. Una produzione artistica molto semplice e arrangiamenti minimali sono stati volontariamente scelti dai musicisti per sottolineare al meglio la bellezza delle melodie, il fraseggio e l'espressività dei auti di Michel Balatti. Lo spettacolo vede la presenza del chitarrista scozzese Michael Bryan (conosciuto in Irlanda e Regno Unito per la sua attività con la Nuala Kennedy Band e con la BBC Radio 3 Folk Awards House Band), con cui da un anno Michel ha stretto un forte sodalizio artistico, nato in occasione della partecipazione all’Edinbourgh Folk Festival, in cui i due musicisti si sono conosciuti. Ecco cosa scrive Martin Hayes, a proposito di Michel Balatti: "Ho avuto il piacere di dividere il palco molte volte con Michel Balatti nel corso degli anni. Michel è un autista ra nato che ha saputo sviluppare una comprensione completa dello stile e del repertorio irlandese. Il suo modo di suonare è autenticamente irlandese, come quello dei migliori strumentisti che ti aspetteresti di ascoltare nella contea del Clare o di Sligo". “A hugely talented ute player...His music is rst class, well chosen and refreshing without loosing touch with the tradition...” – Irish Music Magazine,
Lunedì 7 settembre 2020 Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire), ore 21.30 Concerto in collaborazione con il Conservatorio “Giacomo Puccini” - La Spezia Trio Myosotis Luca Bianchi, clarinetto - Nicolò Zappavigna, violoncello - Alice Lazzini, pianoforte Alice Lazzini inizia gli studi presso l’Accademia Bianchi di Sarzana, e all’età di undici anni entra al conservatorio della Spezia, che le permette durante il percorso di studi di partecipare a numerosi master e concorsi, e dove si diploma nel 2018 con la maestra F. Costa. Attualmente frequenta il corso unico di musica da camera allo stesso conservatorio della Spezia. Luca Bianchi ha iniziato lo studio del clarinetto presso la Filarmonica Albianese, proseguendo poi a Conservatorio "G. Puccini" della Spezia, dove ha conseguito la laurea triennale con il M° S. Fioretto. Attualmente frequenta il biennio di clarinetto sotto la guida del M° A. Damele, e dirige il Corpo Musicale di Vezzano Ligure. Nicolò Zappavigna, laureando nella classe del M° Benvenuti presso il Conservatorio di La Spezia, inizia gli studi con il M° Roberto Presepi. Attratto dalla musica da camera partecipa a numerose Masterclass tenute, tra gli altri, L. van Beethoven ‒ Trio n° 4 op.11 in Si bemolle maggiore per dai maestri Gabriele Geminiani (S. Cecilia), Danilo Rossi (La Scala), Andrea pianoforte, clarinetto e violoncello “Gassenhauer” Nannoni, Luca Simoncini, K. Sahatchi (Tonhalle Zurigo). Si aggiungono le Masterclass tenute annualmente dal M° Benvenuti nella città di Cecina. Aperto Andrea Nicoli - brano da definire a repertori nuovi, partecipa con il New MADE Ensemble nel 2017 e nel 2018 al festival di musica contemporanea Festival 5 giornate di Milano. Nel 2019 viene accettato presso la Ferrara Chamber Academy promossa dall’Orchestra Bruch - 8 pezzi op. 83: no.1 Andante in la minore giovanile europea (EUYO). Registra per TeleLiguriaSud alcune didascalie sonore per Johannes Brahms - Trio op.114 in la minore documentari. per clarinetto, violoncello e pianoforte
Mercoledì 9 settembre 2020 Spazio Luzzati (o Auditorium, da definire) ore 21.30 Wiener Atmosphäre Massimiliano Damerini, pianoforte Ludwig van Beethoven Sonata in re minore op.31 n.2 Wiener Atmosphäre è la dimostrazione di come la Alban Berg Sonata op.1 (in un solo movimento: Mässig Bewegt) cosiddetta "forma-sonata" abbia avuto uno sviluppo straordinario a Vienna, da Haydn a Berg. In questa Franz Schubert Sonata in la maggiore D.959 particolare serata verranno messi a confronto tre capolavori pianistici, da Beethoven a Schubert, passando Genovese, ha compiuto gli studi musicali nella sua città, sotto la guida di Alfredo per l'appunto da Berg. They e di Martha Del Vecchio, diplomandosi in pianoforte e composizione. La Sonata op.31 n.2 di Beethoven, detta anche La Considerato uno degli interpreti più rappresentativi della sua generazione, ha Tempesta, in quanto Anton Schindler racconta che l'Autore suonato in alcuni dei più importanti teatri e sale da concerto del mondo: suggeriva di leggere La Tempesta di Shakespeare per Konzerthaus di Vienna, Barbican Hall di Londra, Teatro Alla Scala di Milano, Teatro capirne i risvolti più profondi, nasce in un periodo fecondo Colón di Buenos Aires, Herkules Saal di Monaco, Gewandhaus di Lipsia, Salle Gaveau della produzione del musicista (1801-02), ma anche in un e Cité de la musique di Parigi, Victoria Hall di Ginevra, Tonhalle di Zurigo, Auditorio momento critico e depressivo, soprattutto in relazione Nacional di Madrid, ecc., collaborando in qualità di solista con prestigiose orchestre, all'inizio della sordità. quali: London Philharmonic, BBC Symphony, Bayerischer Rundfunk, Deutsches- La Sonata op.1 (1907-08) fu composta da Berg quando era Symphonie di Berlino, Sinfonica di Budapest, Radio Olandese, WDR di Colonia, NDR ancora studente di Schoenberg. Pare che proprio di Amburgo, SWF di Baden-Baden, ORF di Vienna, Orchestre Philarmonique Suisse, Schoenberg, visti i risultati sconvolgenti di questo primo Accademia di S. Cecilia in Roma, RAI, Orquesta Nacional Española, Orquesta de la movimento di Sonata, gli avesse consigliato di non Comunidad de Madrid, Orquesta Sinfonica Portoguesa, Filarmónica de Buenos Aires, Filarmónica de Bogota, Filarmónica de aggiungervi altro. Il paesaggio desolato di Berg può per Malaga, Philharmonique de Nice, ecc., e partecipando a festival internazionali, quali: Maggio Musicale Fiorentino, Biennale di certi versi essere avvicinato a Schubert, ma il linguaggio è Venezia, Festival dei due Mondi di Spoleto, Berliner Festwochen, Holland Festival, Wien Modern, Donaueschingen, Biennale di decisamente tardoromantico, e guarda a Wagner, a Mahler Zagabria, Festival d’Automne di Parigi, Penderecki Days in Yerevan (Armenia), Festival Penderecki di Varsavia, Festival Paìz di e allo Schoenberg di quel periodo (in particolare la Antigua (Guatemala), Takefu Music Festival (Giappone), ecc. Oltre ad innumerevoli registrazioni per varie reti radiotelevisive Kammersymphonie). Quando terminò di scriverla aveva 23 europee ed americane, ha inciso per molte etichette discografiche, tra cui: EMI, Etcetera, Arts, Brilliant, Koch, Ricordi-BMG, anni. E, a proposito di età, Schubert, nell'anno della sua Accord, Naxos, Col Legno, Dynamic, Musikstrasse, Tactus, Warner, IMD, MAP, ecc. Moltissime le opere pianistiche a lui morte (1828), quasi come se si fosse reso conto che a soli dedicate. Attivo anche come compositore, ha presentato in importanti rassegne e festival numerosi suoi lavori, alcuni dei quali 31 anni stava per lasciare questo mondo, scrive in pubblicati da, Rai Trade, Da Vinci, Preludio, Edipan, MAP. E’ spesso invitato in giuria in importantissimi concorsi pianistici brevissimo tempo capolavori assoluti come le ultime tre internazionali, e tiene masterclasses di perfezionamento in tutto il mondo: è stato tra l’altro docente agli Internationale Sonate per pianoforte (la D.959 è la penultima), il Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt nel 1998, e ai corsi organizzati dal Centre Acanthes ad Avignone nel 1999. Quintetto per archi, il ciclo di Lieder Winterreise. Nicholas Kenyon, sul Times di Londra, lo ha definito dominatore assoluto della tastiera e del suono, il famoso compositore Elliott La Sonata D.959 deve molto a Beethoven, soprattutto per Carter, dopo averlo ascoltato a New York, disse di lui: Ogni suo concerto è un’esperienza indimenticabile, e dopo il suo recital a quanto riguarda la struttura. Inserito tra movimenti se non Monaco nel 1997 la Süddeutsche Zeitung lo ha definito uno dei tre massimi pianisti italiani della nostra epoca, con Benedetti altro "sereni", l'Andantino è invece una pagina di intensità Michelangeli e Pollini. struggente, nella quale l'estrema malinconia del tema La critica italiana gli ha conferito il prestigioso Premio Abbiati 1992 quale concertista dell’anno. principale si fonde con la tragicità della zona centrale che La sua esecuzione di Ausklang per pianoforte e orchestra di Helmut Lachenmann con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI anticipa le zampate poderose di Schumann o di Liszt. a Torino (brano del quale è stato il primo interprete a Colonia) ha ricevuto un altro Premio Abbiati nel 2006. Massimiliano Damerini
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