Rassegna stampa 08 novembre 2016 - Anica

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Rassegna stampa
   08 novembre 2016

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INDICE

ANICA - ANICA CITAZIONI
   07/11/2016 www.ilfattoquotidiano.it_economia 10:20                                     6
   Cinema, abolizione della censura "Tanti buoni propositi ma non si elimina affatto il
   concetto"

ANICA - ANICA SCENARIO
   08/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                             10
   Bellocchio e i tormenti dell'anima tra silenzi, menzogne e solitudini

   08/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                             12
   Alle origini di Harry Potter Redmayne nuovo maghetto

   08/11/2016 Il Sole 24 Ore                                                              14
   Creare sviluppo attraverso l'industria cinematografica La Puglia nelle agende dei
   produttori di tutto il mondo

   08/11/2016 Il Sole 24 Ore                                                              16
   Sono 3 i fondi di finanziamento con i quali Afc gestisce la filiera

   08/11/2016 La Repubblica - Nazionale                                                   17
   La Grande Vergogna in un film verità i morti dimenticati del Nordest in crisi

   08/11/2016 La Stampa - Nazionale                                                       19
   Mastandrea: non voglio fare imitazioni Per questo non ho letto "Fai bei sogni"

   08/11/2016 La Stampa - Nazionale                                                       21
   Una famiglia e la tragedia della finanza Torna Lehman Trilogy, l'ultimo Ronconi

   08/11/2016 Il Messaggero - Nazionale                                                   23
   Marco Bellocchio e i bei sogni «Racconto il dolore dell'assenza»

   08/11/2016 Il Messaggero - Nazionale                                                   24
   Progetti d'arte con il Giappone è festa da star

   08/11/2016 Il Messaggero - Umbria                                                      25
   PRESENTATO DUEL OF WINE «UN FILM CHE PARTE E FINISCE NELLA NOSTRA
   REGIONE»

   08/11/2016 Il Tempo - Nazionale                                                        26
   Con «Fai bei sogni» Bellocchio porta al cinema Gramellini
08/11/2016 La Gazzetta dello Sport - Nazionale                       27
  Giallini l'anti Montalbano «È anarchico come me»

  08/11/2016 La Gazzetta dello Sport - Nazionale                       28
  «La ragazza del treno» non ha rivali

ANICA WEB - ANICA WEB
  07/11/2016 www.corriere.it 16:20                                     30
  David, Montaldo presidente ad interim

  08/11/2016 Leggo - Milano                                            31
  DOMANI È IL DAY Al cinema con 2 euro anche di mattina

  07/11/2016 www.corrieredellosport.it 16:20                           32
  David, Montaldo presidente ad interim

  08/11/2016 Eco di Bergamo                                            33
  «David», subentra Montaldo

  08/11/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Brindisi                    34
  Il grande schermo firmato «2day»

  07/11/2016 www.lagazzettadelmezzogiorno.it 16:21                     35
  Cinema: David di Donatello, Montaldo presidente ad interim

  08/11/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale                   36
  Scoprire i nuovi film a soli due euro

  07/11/2016 www.blitzquotidiano.it 11:34                              37
  Cinema2day, mercoledì 9 novembre torna il cinema a 2 euro

  08/11/2016 Il Tirreno - Nazionale                                    38
  Domani al cinema (anche di mattina) con 2 euro

  07/11/2016 www.ecodibergamo.it 16:24                                 39
  David, Montaldo presidente ad interim

  08/11/2016 La Sicilia - Nazionale - Catania                          40
  Domani in sala a 2 euro sette film anticipano l ' uscita

  07/11/2016 www.tuttosport.com 16:20                                  41
  David, Montaldo presidente ad interim

  07/11/2016 www.ravennawebtv.it 07:59                                 42
  Cinema, mercoledì prossimo torna cinema2day, in sala a soli 2 euro
07/11/2016 Lettera43 04:21                                  43
David, Montaldo presidente ad interim

07/11/2016 libreriamo.it 09:29                              44
Cinema 2Day, il mercoledì i biglietti del cinema a 2 euro

07/11/2016 Panorama.it                                      45
I 10 film più visti della settimana

08/11/2016 Il Fatto Quotidiano                              47
Spie, contrabbando e canzonette
ANICA - ANICA CITAZIONI

1 articolo
07/11/2016 10:20
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                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Cinema, abolizione della censura "Tanti buoni propositi ma non si
  elimina affatto il concetto"
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  "Ma quale abolizione della censura? In questa nuova legge sul cinema ci sono tanti buoni propositi ma non
  si elimina affatto il concetto più ampio di censura". Parola di Roberto Curti, autore di Visioni Proibite volume
  1 e 2 (Lindau) e Sex and Violence (Lindau) sul cinema "estremo" ad ogni latitudine del globo, uno dei
  massimi esperti di tagli e divieti esercitati sulle opere cinematografiche in Italia dalle famigerate
  commissioni ministeriali istituite nel lontano 1962. "L'abolizione delle commissioni prevista nel ddl sul
  cinema dall'art. 33 comma 2 lettera b) è sacrosanta, ma non è tutto oro quello che luccica", spiega Curti al
  FQMagazine. "La legge delega la disciplina futura a decreti legislativi da adottare entro dodici mesi
  dall'entrata in vigore della legge, e occorrerà istituire un "organismo di controllo" i cui compiti e modalità di
  funzionamento sono ancora tutti da stabilire, come pure il sistema sanzionatorio".
  Si parla di "principio di responsabilizzazione" di produttori e distributori che andrebbe ad eliminare la
  censura...
  "Questo principio introdotto dalla legge è di fatto un meccanismo di autocensura, che si affianca a quella,
  silenziosa, che già esiste, nel momento in cui i produttori o distributori presentano alle commissioni pellicole
  già "ammorbidite" per evitare divieti, o eliminano il problema alla radice evitando di esporsi
  economicamente per progetti dalle caratteristiche "a rischio", che potrebbero comprometterne le vendite
  televisive. Insomma, tanti buoni propositi che, nonostante i proclami non eliminano affatto il concetto più
  ampio di censura, ma si limitano a togliere di torno la sua forma più polverosa e ingombrante".
  Il problema sembra essere quindi a monte, in quello che produttori/distributori pensano possa aggradare i
  futuri "organi di controllo" con il rischio che nessuno più "osi" fare un film malvoluto...
  "Esatto. Va poi aggiunto un altro ragionamento. In mancanza di regole antitrust serie, i milioni stanziati in
  questa legge per nuove sale rischiano di allargare ulteriormente quella dittatura da multisala che fa della
  massificazione - e quindi dell'eliminazione di ogni fastidio, spigolo, voce contraria - un pilastro fondante.
  Non basta dire "stop alla censura" per far sì che tutto vada bene, e che il cinema torni magicamente a
  essere libero (libero "di": provocare, scandalizzare, mettere in discussione i dogmi, eccetera). Oltre
  vent'anni fa Marco Bellocchio scriveva che la censura non è più nell'"istituto della censura" ma "in questa
  terribile omologazione, nella pax televisiva, in questo progressivo imbarbarimento e impoverimento della
  qualità delle immagini", e il problema non è cambiato di molto. Anzi, diciamo pure che l'omologazione,
  l'imbarbarimento e l'impoverimento sono il tratto dominante della società odierna".
  Come nacque la contestata e longeva legge del 1962?
  "Intanto quella legge rinnovava una disciplina che arrivava dal fascismo con un regio decreto del 1923 a dir
  poco obsoleto: tra le fattispecie che impedivano il rilascio del nulla osta c'era, per dire, la presenza di
  "fenomeni ipnotici e medianici" e "scene, fatti e soggetti che possono essere di scuola e incentivo al delitto".
  Quando Andreotti riforma la disciplina cinematografica, si guarda bene dal toccare il decreto del '23. E che
  nel dopoguerra quella disciplina sia rimasta invariata per oltre quindici anni prima di una nuova legge dice
  molto sull'Italia di quel tempo. Era l'epoca della censura preventiva sui copioni, introdotta durante il
  fascismo: vittime spesso quei registi sgraditi al governo, da Lizzani a Visconti, e la censura è
  manifestamente di tipo politico. Sono numerosi i casi di documentari vietati dalla censura perché incentrati
  su argomenti quali scioperi, funerali di lavoratori uccisi dalla polizia, eccetera. Per non parlare delle pellicole
  provenienti dai paesi dell'Est: un titolo su tutti, "Aleksandr Nevskij" di Eisenstein, che da noi esce solo nel
  1960, dopo numerose bocciature".
ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                       6
07/11/2016 10:20
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                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Come funzionava questa legge?
  "In primo luogo rinnovava le Commissioni di revisione, prevedeva il divieto ai minori di 14 e 18 anni (prima
  c'era un v.m.16) con una casistica di elementi che giustifichino i divieti (volgarità, violenza, ecc.) e una serie
  di termini perché si provveda alla revisione (in precedenza potevano passare mesi e mesi prima di un
  responso). Inoltre dispone che il regista e il produttore "possono e devono essere uditi", auspicando un
  dialogo tra le parti, che poi di fatto diventava un mercanteggiare sui metri di pellicola da tagliare. Il criterio
  dirimente divenne l'offesa al buon costume, con riferimento all'art. 21 della Costituzione. E come si può
  immaginare, la definizione di cosa sia da considerarsi "buon costume" è come una saponetta che sfugge
  dalle mani, tanto più che l'art. 33 della Costituzione garantisce l'espressione artistica".
  Poi con gli anni settanta fanno capolino scene di nudo e soprattutto il porno...
  "Con l'allentarsi delle maglie di censura e l'avvento in massa del nudo sugli schermi, il proscenio tocca ai
  pretori che iniziano a sequestrare a man bassa, e il divieto ai minori diventa anzi un marchio di qualità da
  sfoggiare per attirare la gente al cinema. Per non parlare dei magheggi che diventano la norma con il
  dilagare del porno, con le commissioni che si vedono proiettare pellicole ampiamente alleggerite, con scene
  di campi in fiore e aerei che decollano al posto delle sequenze hard, che vengono puntualmente reintegrate
  nelle copie distribuite in sala: l'importante è ottenere il visto censura. I censori lo sanno benissimo, ma
  pilatescamente se ne lavano le mani".
  Unica modifica nel 1995 con il ministro Veltroni?
  "Sì, dal '62 in avanti ci sono stati pochissimi cambiamenti. Solo nel 1995, dopo l'abrogazione del ministero
  del Turismo e dello Spettacolo, la composizione delle commissioni viene ridisegnata, con l'introduzione di
  docenti di pedagogia e rappresentanti dei genitori (il decreto di esecuzione però è emanato solo nel 1998).
  Con il caso di Totò che visse due volte, il film di Ciprì e Maresco, bocciato in primo grado nel 1998,
  spuntano proposte di legge per la riforma della censura, e l'allora ministro dei beni culturali Veltroni ne
  annuncia l'abolizione: molti ci credettero, ma con la fine della legislatura il progetto rimase lettera morta".
  Oltre a Salò di Pasolini e Ultimo Tango a Parigi di Bertolucci le vengono in mente altri titoli massacrati dalla
  censura di stato?
  "Una premessa: Salò e Ultimo tango non sono vittime della censura amministrativa, ma della magistratura,
  con sequestri e procedimenti penali che nel caso di Bertolucci sono culminati con un rogo degno delle
  inquisizioni medievali. "Salò" fu bocciato in prima istanza ma poi gli venne concesso un nulla osta con
  divieto ai minori di 18 anni, Ultimo tango si prese un v.m.18 con minimi tagli. Comunque i casi sono
  numerosi negli anni '40 e '50 ("Totò e Carolina" o "Le avventure di Giacomo Casanova"). Ma anche con
  l'avvento della nuova disciplina si sono viste cose che noi umani... Mi vengono in mente i casi di "L'ape
  regina" (1963) di Marco Ferreri, che osa satireggiare la morale cattolica e finisce addirittura sotto processo
  per oscenità, o "A mosca cieca" (1966) di Romano Scavolini, un film sperimentale (molto amato da Godard)
  bocciato per una breve scena in cui si vedono due amanti a letto e balena un seno nudo. L'iter di "A mosca
  cieca" sembra una pièce dell'assurdo alla Ionesco: il regista ricorre addirittura al Consiglio di Stato, e
  denuncia la totale mancanza di dialogo con i revisori. Del resto, in quel periodo, tra i film bocciati c'è perfino
  una riduzione dell'"Ulisse" di Joyce, per via del monologo finale di Molly Bloom!"
  Nei suoi libri ricorda come la censura non significasse semplicemente tagliare qualche metro di pellicola ma
  addirittura rifare i film di sana pianta...
  "Ad esempio si riscrivevano i dialoghi, sia per quel che riguarda i film stranieri (per dirne uno, "I cugini" di
  Chabrol: e qui ecco un caso di autocensura clamoroso, con il distributore Dino De Laurentiis che fa
  riscrivere i dialoghi stravolgendo il senso del film, prima di presentarlo in censura); o "Flesh for
  Frankenstein", un horror grottesco prodotto da Carlo Ponti e diretto dall'americano Paul Morrissey, della
  Factory di Andy Warhol, che dopo la bocciatura viene ampiamente manipolato, con dialoghi (attribuiti a
  Tonino Guerra) stravolti a base di freddure, e rititolato "Il mostro è in tavola, barone... Frankenstein".

ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                      7
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                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Casi recenti oltre a Ciprì e Maresco?
  Solo pochi anni fa, nel 2011 c'è stato il caso di un piccolo horror indipendente italiano, "Morituris" di
  Raffaele Picchio, bocciato in quanto considerato "un saggio di perversività [sic] e sadismo gratuiti". Eppure
  un qualsiasi episodio della serie "Saw" è molto più tosto del film di Picchio. Il che mi fa pensare che è più
  facile prendersela con i pesci piccoli. In queste ore molti addetti ai lavori parlano di copiare un modello
  come l'MPAA statunitense per "superare" il concetto di censura, con l'Anica (Francesco Rutelli ne è appena
  divenuto presidente ndr) a gestirlo... "L'MPAA è chiaramente l'esempio più immediato. Negli Usa ci sono
  però voluti decenni perché si assestasse, e non dimentichiamo che in molti casi un ruolo decisivo è stato
  giocato dalle grandi catene di sale, che rifiutavano pellicole marchiate con la X e poi con la NC-17
  costringendo i registi a tagliare i film, pena il rischio di un flop economico (vedi "Showgirls" di Verhoeven). E
  anche Kubrick ha dovuto fare i conti con la censura, oscurando i nudi nella scena dell'orgia di Eyes Wide
  Shut per il pubblico americano. L'autoregolamentazione è cosa buona e giusta, e in un mondo ideale
  sarebbe una prassi inattaccabile. Ma il discorso è molto più ampio, e gira attorno agli interessi economici, al
  profitto, alle strategie di mercato... Per cui, ben venga l'autoregolamentazione, ci mancherebbe. Ma non
  illudiamoci che da un giorno all'altro il cinema italiano torni libero e bello come quello che fu".
  Quando parla di "regole antitrust serie" per il finanziamento a nuove sale a cosa si riferisce?
  "Nuove sale, ok: ma con quali film, e con quale pubblico riempirle? Il rischio è che questi stanziamenti
  finiscano preda dei grandi gruppi stranieri, di modo che si avranno sì più sale, ma con gli stessi film
  dappertutto, o quasi. E poi, oltre alla crisi economica e al passaggio al digitale (altra mazzata per i piccoli
  esercenti), c'è da fare i conti col mancato ricambio del pubblico, con la disaffezione alle sale, con la
  mancata alfabetizzazione cinematografica delle nuove generazioni, all'idea di "film d'essai" come qualcosa
  di sgradevole come gli sciroppi per la tosse. E si potrebbe continuare... Censura o non censura, oggi come
  oggi è difficile che la sala cinematografica ritrovi la centralità nell'esperienza dello spettatore. E difatti la
  legge non parla solo di cinema, ma di "audiovisivo": ossia di fiction tv".

ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                     8
ANICA - ANICA SCENARIO

13 articoli
08/11/2016                                                                                               diffusione:254805
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 Il film del Mereghetti fai bei sogni
 Bellocchio e i tormenti dell'anima tra silenzi, menzogne e solitudini
 Mastandrea protagonista della storia tratta dal romanzo di Gramellini Emerge la sfida tra ambizioni della
 ragione e trappole dei sentimenti che spesso attraversa l'opera del regista piacentino
 Paolo Mereghetti

 Più di altri autori italiani, Marco Bellocchio ha spesso cercato nella letteratura spunti per i suoi film. Lo ha
 fatto con Cechov ( Il gabbiano ), Pirandello (Enrico IV ), Radiguet ( Diavolo in corpo , anche se con molta
 libertà), Kleist ( Il principe di Homburg . Ma anche il protagonista di Il sogno della farfalla recitava a teatro l'
 autore tedesco). Lo fa adesso con il romanzo di Massimo Gramellini Fai bei sogni .
 Il regista piacentino - come aveva sempre fatto in passato - ne ha esaltato i temi a lui più vicini, restando
 (più o meno) fedele nella lettera ma impossessandosi dello spirito. Ed è per questo motivo che emerge con
 forza quella sfida tra ambizioni della ragione e trappole dei sentimenti che spesso ha attraversato l'opera
 del regista, divisa tra sogno e desiderio da una parte e dall'altra il bisogno di governare con la propria
 intelligenza quelle pulsioni. Con tutte le grandi e piccole nevrosi che quel conflitto si porta dietro.
 Nel film, dove il sapiente montaggio di Francesca Calvelli mescola le varie età della vita - l'infanzia
 dell'amore e della solitudine, l'adolescenza del doloroso incontro col mondo, la maturità della pacificazione
 interiore - il protagonista (Nicolò Cabras quando è bambino, Dario Del Pero quando è adolescente, Valerio
 Mastandrea quando è adulto) viene continuamente sollecitato a confrontarsi con un mondo che passa
 repentinamente dall'accoglienza all'allontanamento, dal fascino alla paura.
 Quando l'amatissima madre (Barbara Ronchi) sparisce dalla sua vita - per un attacco cardiaco
 «fulminante» gli viene spiegato, con una bugia cui crederà per molti anni - il piccolo Massimo si trova a fare
 i conti con un mondo che improvvisamente risponde ad altre logiche: non più il calore dell'affetto o le
 complicità «proibite» (Belfagor in televisione, con la seduzione della paura esorcizzata dall'abbraccio
 materno) ma l'irrazionalità delle giustificazioni religiose, i silenzi, le bugie, la solitudine.
 Sono le scene dove Bellocchio racconta il vuoto inquietante del quotidiano, intrecciando canzoni e
 preghiere, ricordi televisivi e giochi infantili, mentre il mondo intorno prende le forme di una serie di ritualità -
 dai pranzi ai preti ai parenti agli amici - che diventano gabbie dello spirito prima che del corpo. A volte
 affidandosi a sapienti silenzi (l'inquadratura prospettica del corridoio di casa, che sa di vuoto e desolazione
 e non di calore o rifugio), a volte puntando sulle figure di due preti interpretati da Roberto Di Francesco e
 Roberto Herlitzka, campioni del pietismo più peloso o dell'ambiguità più insinuante, a volte raccontando il
 vuoto affettivo di un padre (Guido Caprino) imprigionato nel proprio ruolo.
 E sempre scavando nelle solitudini di un'infanzia schiacciata da una bugia che peserà per la vita sul
 protagonista.
 In altri momenti, perché costretto dallo svolgimento autobiografico del romanzo, il film (sceneggiato dal
 regista con Valia Santella ed Edoardo Albinati) perde quella tensione che si insinuava nelle pieghe del
 quotidiano, i fatti diventano fin troppo didascalici (l'episodio di Sarajevo, pur accorciato rispetto alla versione
 presentata a Cannes, l'attacco cardiaco, che lo fa incontrare con la dottoressa interpretata da Bérénice
 Bejo, certe scene di vita giornalistica), ritrovando infine forza in alcuni squarci che Bellocchio carica di
 un'energia inquietante, come l'incontro con il simil-Gardini interpretato da Fabrizio Gifuni.
 Così alla fine l'effetto è quello di un film sussultorio, che segue le ondivaghe e inconfessate richieste
 d'affetto del protagonista, attenua l'effetto svelamento sulla morte della madre, elimina gli snodi più
 melodrammatici ma ne sottolinea l'importanza con silenzi e immagini evocative. Proprio come l'orrore
 represso del Bacio della pantera di Tourneur di cui il protagonista vede una brevissima scena acquatica in
 televisione.

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 L'autore
 Marco Bellocchio è nato a Bobbio (Piacenza) il 9 novembre 1939. Il debutto con
 «I pugni in tasca» (1965)
 Le stelle
 Un uomo di successo nella vita non ha mai superato il trauma della morte della madre
 Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro
 Foto: Scatenato Valerio Mastandrea in una scena di «Fai bei sogni», basato sul romanzo autobiografico
 omonimo di Massimo Gramellini. È il racconto del percorso interiore per superare il dolore e il senso di
 abbandono dovuto alla morte della madre quando aveva appena nove anni

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 L'intervista
 Alle origini di Harry Potter Redmayne nuovo maghetto
 «Animali fantastici e dove trovarli», una sorta di spin-off della saga
 Giovanna Grassi

 NEW YORK La saga di Harry Potter, che ha cresciuto con le sue avventure fantasy diverse generazioni,
 entra in una nuova era con il film Animali fantastici e dove trovarli (il primo di una prossima serie di cinque
 pellicole) e sposta l'azione dalla Gran Bretagna alle architetture della New York del 1926 sulla base di un
 piccolo libro scritto e pubblicato nel 2001 da J. K. Rowling. L'autrice inglese, però, si nasconde in questo
 caso dietro lo pseudonimo dello zoologo (nonché un protagonista dei suoi libri) Newt Scamander: è un
 personaggio che agisce a New York 70 anni prima dell'inizio delle avventure del celeberrimo e occhialuto
 Harry Potter.
 Spiega il regista David Yates, che ha diretto ben quattro delle pellicole sul maghetto, regine mondiali al
 boxoffice: «Non considero questo film, che ha tuttavia un'organica connessione con la saga, uno spin-off,
 ma un viaggio a sé stante di tanti personaggi a due e a quattro gambe del debutto come scrittrice di J. K.
 Rowling». Infatti, il libretto-saggio, quasi uno spartito musicale, era un testo fondamentale usato da Harry
 alla formativa Hogwarts School per streghe e maghi.
 Ecco dunque nel film - distribuito da Warner Bros, nelle sale dal 17 novembre - nuovi personaggi maschili e
 femminili, capitanati da Eddie Redmayne nel ruolo del «magizoologo» Scamander, che arriva a New York
 semidistrutta in tanti quartieri da misteriose creature, ippogrifi, astuti sorcetti ladri di monete d'oro,
 lucertoloni con occhi fiammeggianti, rinoceronti, squamosi draghi volanti... L'uomo ha con sé una misteriosa
 valigetta e, stretta amicizia con altri personaggi, deve riportare la pace a New York e vedersela con
 l'enigmatico Percival Graves, un sorprendente Colin Farrell al suo debutto nel fantasy e che, con eleganti
 panciotti, piglio severo nonché una smodata brama di potere che via via si palesa, dirige gli uffici del
 Magical Security, posto di comando e strategico del Magical Congress for the United States of America.
 Eddie Redmayne, premiato dall'Oscar per il suo Stephen Hawking in La teoria del tutto e grande
 trasformista nei suoi film, si dichiara orgoglioso e sorpreso per quello che definisce «il mio arruolamento
 nella saga, che inizia un nuovo percorso con temi trasversalmente politici e sociali». «Infatti - spiega - il mio
 Scamander lotta contro ogni discriminazione e forma di razzismo al tempo della Grande Depressione,
 osteggiando la caccia a streghe e maghi».
 Incalza il regista: «Il film è uno spettacolo per tutte le età, ma sottolinea anche il fatto che gli eroi creati dalla
 Rowling sono campioni di un sano populismo e della democrazia». Rowling ha di recente paragonato i
 personaggi di Voldemort e di Gellert Grindelwald, uno dei maghi più dark e razzisti del nuovo film, a Donald
 Trump e ad altri pericolosi leader che portano avanti istanze dai contenuti - esplicitamente o implicitamente
 - razzisti.
 Redmayne riflette: «Il film, come il libro, crea tessuti connettivi tra comunità ed etnie diverse della New York
 del passato. La solidarietà smussa la paura che li affligge: dalle catastrofi dell'ambiente fino alla ribellione
 degli animali o degli umani vessati. È un'amicizia tra persone che, superati censo e razza, condividono
 cause e obiettivi comuni». Racconta ancora: «Ho studiato l'andatura un po' stralunata e la difficoltà a vivere
 nel reale del mio magizoologo. Sono stato attento non solo a privilegiare l'immaginazione, con le azioni
 fantasmagoriche e i voli pindarici del copione, ma anche la sostanza. Questa nuova serie di film, e non a
 caso la Rowling ha anche voluto essere co-produttrice della pellicola, abbina un senso della magia più pura
 a un divertimento ben ancorato a temi sociali, politici e profondamente umanitari: tolleranza, lotta a ogni
 repressione, unione tra gli umani e le "bestie" magiche».
 Su che cosa sia magico nel mondo di oggi, Redmayne - padre da pochi mesi - non ha dubbi: «La nascita di
 mia figlia mi ha fatto sentire padrone di ogni possibile magia per il suo futuro».

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 Il mio Scamander dà l'avvio ad nuovo corso e lotta contro ogni forma di razzismo osteggiando la
 caccia alle streghe
 Il film crea tessuti connettivi tra comunità ed etnie diverse nella New York della Grande depressione
 Dal libro
 Ispirato all'omonimo libro di J. K. Rowling, «Animali fantastici e dove trovarli» è il primo capitolo di cinque,
 prequel della saga di Harry Potter e incentrata sul magizoologo Newt Scamander (nella foto Carmen Ejogo
 e Colin Farrell)
 Foto: Con la valigia Eddie Redmayne (34 anni) è il «magizoologo» del film

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PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI

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 A cura di System 24
 Creare sviluppo attraverso l'industria cinematografica La Puglia nelle
 agende dei produttori di tutto il mondo
 Dal 2007 ha già ospitato quasi 300 produzioni, 16 già finanziate nel 2016. Una product guide con 1.475
 professionisti, 15 Pmi specializzate, oltre 500 occupati nell'indotto

 Apulia F ilm Commission (Afc), la Fondazione che in Puglia ha la forza della Regione quale socio di
 maggioranza e di altre 35 amministrazioni locali, sta per tagliare il traguardo dei dieci anni d'attività - è nata
 nel 2007 - avendo ospitato oltre 270 produzioni fino al 2015, di cui 100 solo negli ultimi tre anni. Quest'anno
 ne ha già finanziate 16. E questi sono solo una par te dei numeri che le appar tengono. Vi sono, infatti,
 anche le 15 Pmi che vivono di cinema e una molteplicità di professionisti la product guide ha 1.475 iscritti
 con i profili più diversi - che si sono specializzati in questi anni, con un indotto occupazionale di oltre 500
 addetti. Un successo che proietta Apulia F ilm Commission verso un futuro con direttrici ben precise,
 indicate dall'Unione europea e dalla Regione Puglia, che in questo str umento continua a crederci avendo
 già anticipato di voler finanziare il fondo principale con altri 2 milioni. "La seconda fase della nostra vita
 spiega il presidente e direttore della Fondazione Maurizio Sciarra - punta senz'altro al consolidamento delle
 aziende sul territorio che si sono costituite e sono cresciute in questi anni grazie alla costanza delle
 produzioni cinematografiche attratte in Puglia. Si sono creati profili professionali e specializzazioni che ora
 dobbiamo rendere aziendalmente più for ti, dimensionalmente più grandi e capaci di affrontare anche il
 processo di internazionalizzazione". Inoltre, ci sono degli ulteriori spazi per l'impresa, che "riguardano teatri
 di posa, ser vizi di post produzione, realtà dedicate alla realizzazione di effetti speciali digitali e alla
 comunicazione museale e turistica". La Fondazione, insieme agli obiettivi, ha ben presenti anche gli str
 umenti da mettere in campo per raggiunger li: "Utilizzeremo i fondi Ue sullo sviluppo industriale - afferma il
 presidente Sciarra - e anche quelli per il rilancio dei territori in sofferenza. Questi ultimi, per esempio,
 potrebbero rappresentare un'oppor tunità per Taranto che nell'industria cinematografica potrebbe trovare
 una via d'uscita alla crisi dell'Ilva". L'altro fronte sul quale Afc concentrerà ulteriori energie e creatività sarà
 "nello sviluppo di ciò che oggi per noi è consolidato. Abbiamo dimostrato di saper fare il nostro mestiere e
 con un cer to successo - ammette il presidente -, ma dobbiamo cogliere i segnali delle nuove esigenze che
 emergono e che possono richiedere un'innovazione nella gestione dei fondi". Sin qui la Fondazione ha
 operato con contributi a fondo perduto per le major che girano le pellicole in Puglia. "Ora, però, le aziende
 dell'audiovisivo hanno bisogno di più - considera Sciarra raccogliendo l'esperienza di questi anni -. Occorre
 aiutar le all'inizio, quando mancano i finanziamenti per par tire". Quali le soluzioni possibili? "Sono al vaglio
 proprio in questo periodo", risponde il presidente. Afc sembra dunque assumere i contorni di uno str
 umento di sviluppo economico, con un r uolo a più ampio spettro rispetto a quello che si penserebbe di
 attribuire a una F ilm commission. "In realtà stiamo proprio facendo ciò che ci appar tiene e che è previsto
 nella legge sul cinema che ci regolamenta", osser va però Sciarra. Tuttavia, Apulia F ilm Commission
 connotati di unicità li ha. Non solo per essere al top tra le omologhe regionali per quota attività e qualità
 della stessa, ma anche perché "siamo gli unici ad avere un fondo per la promozione dei film realizzati in
 Puglia e siamo studiati per il sostegno che stiamo dando a 30 sale sul territorio. È un contributo per
 sostenere una progettualità ben fondata per lo sviluppo dell'audience". Per esempio, Afc si incarica di
 selezionare pellicole di qualità dai circuiti europei che in alcun modo, altrimenti, arriverebbero in queste sale
 . Il modello pugliese funziona così bene - in quasi dieci anni 12 milioni di finanziamenti erogati, 46 milioni di
 impatto economico, 100 milioni di box office totale - che ormai attrae anche quando non ci sono fondi o
 sono contingentati. "Lo si è visto chiaramente l'anno scorso - esemplifica Sciarra -, quando si sono vissute
 le conseguenze del periodo di passaggio della programmazione europea dalla 20072013 alla 2014-2020.
 Ebbene, in quell'annata abbiamo realizzato 57 produzioni, mai così tante in un anno. Ciò significa che in

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                       14
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PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI

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 Puglia ormai si viene anche se non ci sono i fondi". Qui negli anni sono arrivati Bollywood; le grandi
 produzioni americane, i cinesi e l'altro giorno il presidente ha accolto la troupe di "The story of Magdalene",
 prodotta dalla See-Saw F ilm in collaborazione con l'italiana Panorama. La Puglia, in sostanza, è ormai
 stabilmente nelle agende dei produttori mondiali. Ma Sciarra con pari orgoglio ricorda che "i giovani talenti
 pugliesi crescono", come ha dimostrato l'ultimo bando, ove sono "approdati quattro film primi di giovani che
 in precedenza si erano misurati con cor tometraggi". A dover andare all'essenza, ciò che ha consentito il
 successo di Apulia F ilm Commission, considera il presidente Sciarra, "è stato lo sguardo lungimirante delle
 amministrazioni regionali che hanno immaginato fosse possibile uno sviluppo economico diverso per
 questa regione". Un'intuizione maturata con la guida di Nichi Vendola e proseguita con quella di Michele
 Emiliano. "I film intesi cioè - sottolinea il presidente - come leva di sviluppo. Che è uno sviluppo green, con
 un'industria leggera, non impattante e dai ritorni velocissimi. L'idea fondamentale è che il cinema è
 un'industria e che la promozione del territorio è una delle sue ricadute". Suggella la tenuta programmatica,
 il fatto che la Fondazione Apulia F ilm Commission ha puntato su tutto il territorio pugliese. La sua, pur in
 diversi modi, è una presenza e un'azione diffusa, stimolata dalla par tecipazione all'ente dei 35 enti locali.
 "Si sta consolidando la consapevolezza di cos'è una F ilm commission e delle sue ricadute sul territorio",
 conclude Sciarra.
 I TITOLI DEI FILM GIRATI IN PUGLIA Sono 9 le ultime produzioni ospitate in Puglia. Si tratta di "Sembra
 mio figlio", di Costanza Quatriglio; "Dei", di Cosimo Terlizzi; "Europe Raiders", diretto dal regista Jingle Ma;
 "Smetto quando voglio", di Sydney Sibilia, tra la zona industriale di Brindisi e l'autorità por tuale; "Il giorno
 più bello", opera prima del regista pugliese doc Vito Palmieri; "Non c'è più religione", di Luca Miniero; "La
 vita in comune", di Edoardo Winspeare; "Mar tino, dove,sei?", opera prima di Alessandro Pondi e "La cena
 di Natale" del regista Marco Ponti.
 - WWW.APULIAFILMCOMMISSION.IT
 AFC
 IL CINEMA È GREEN I F ilm come leva di sviluppo: una scelta vincente per la sostenibilità e il
 territorio
 L'INDUSTRIA DELL'AUDIOVISIVO Molte aziende nate con le prime produzioni ora verranno
 stimolate a migliorare e ingrandirsi
 LA FONDAZIONE HA LA REGIONE PUGLIA COME SOCIO DI MAGGIORANZA E LA PARTECIPAZIONE
 DI ALTRE 35 AMMINISTRAZIONI LOCALI
 Foto: Il Racconto dei Racconti di Matteo Gar rone
 Foto: Bollywood approda in Puglia: Housefull di Sajid Khan
 Foto: Third Per son di Paul Haggis con Adrien Brody

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PUGLIA RAPPORTI 24 / TERRITORI

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 A cura di System 24
 Sono 3 i fondi di finanziamento con i quali Afc gestisce la filiera
 Alle produzioni di fiction fino a 250 mila euro. Un fondo pr emia i progetti di r egisti nati o r esidenti in Puglia,
 uno è dedicato alle Pmi dell'audiovisivo

 Apulia F ilm commission oggi gestisce l'intera filiera cinematografica e audiovisiva con quattro fondi di
 finanziamento: Apulia national e international film fund, che è il fondo principale; Apulia regional film fund;
 Apulia promotion film fund. Si è poi concluso nei giorni scorsi il For um di coproduzione, altro str umento
 strategico per por tare film in Puglia. @Apulia film fund quest'anno aveva come dotazione iniziale 3 milioni.
 Esso si rivolge a imprese con codice primario Ateco 59.11, che siano produttori unici e coproduttori
 dell'opera audiovisiva presentata o che abbiano un contratto di produzione esecutiva con la società di
 produzione dell'opera audiovisiva. I progetti che possono richiedere il sostegno di questo fondo per quanto
 riguarda la fiction sono lungometraggio di finzione o animazione a principale sfr uttamento cinematografico;
 film tv di finzione o animazione; serie tv/web di finzione. Previsti sei giorni lavorativi. Per quanto riguarda i
 documentari, devono essere a principale sfr uttamento cinematografico; documentario tv; serie di
 documentari tv/web con 6 giorni lavorativi. Vanno sotto la definizione di "shor t" i cor tometraggi di fiction o
 animazione; cor tometraggi musicali (videoclip o music-video) con 2 giorni di lavorazione. Ammessi anche i
 format per reality; talent show; factual enter tainment; fictionality/costr ucted reality; action game; adventure
 game, tutti con 6 giorni lavorativi. Per ogni tipologia, l'Apulia film fund prevede una coper tura finanziaria del
 60% per fiction, 40% per Doc, 20% per Short e 60% per format. In termini assoluti, si va da un massimo di
 250 mila euro per la fiction ai 100 mila per i format, passando per i 50 mila del documentario per finire con i
 20 mila per gli shor t. Previsti anche cash rebate in misure che vanno dal 25 al 70% a favore di fornitori
 residenti in Puglia. @Apulia regional film fund quest'anno dotata di un budget di 150 mila euro, è il fondo
 che si rivolge alle Pmi operative di produzione audiovisiva con codice primario Ateco 59.11 che realizzano
 investimenti per la produzione di un'opera audiovisiva, con regista nato o residente in Puglia. Sono
 ammessi lungometraggi, di finzione, film tv, serie tv e web, documentari e cor tometraggi. La coper tura
 finanziaria è pari al 25% del costo della copia campione e non può comunque superare i 50 mila euro. Il
 cash rebate prevede il 50% delle spese sostenute sul territorio pugliese, relative alle fasi di preparazione,
 lavorazione e postproduzione. Due le modalità di erogazione: un'unica soluzione a rendicontazione
 consegnata; due soluzioni con anticipo del 35% del contributo concesso previa presentazione di
 fideiussione. @Apulia promotion film fund è il terzo str umento operativo della Fondazione con un avviso
 pubblico a spor tello che per il 2016 aveva una dotazione di 200 mila euro. Esso si rivolge a Pmi operative
 di produzione audiovisiva con codice primario Ateco 59.11 che abbiano prodotto un'opera audiovisiva
 dichiaratamente ambientata e realizzata in tutto o in par te in Puglia, per la quale intendano realizzare
 investimenti per la promozione. Sono ammesse a finanziamento lungometraggi di finzione, film tv, serie tv/
 web, documentari e cor tometraggi. Il sostegno può essere al massimo di 25 mila euro con un cash rebate
 del 70% delle spese sostenute per str umenti promozionali digitali o tradizionali legati all'opera audiovisiva.
 L'erogazione del contributo avviene in una unica soluzione a rendicontazione assegnata.

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 La storia Commuove e fa discutere il lavoro di Cattani ispirato alle cronache di questi anni. Dal 2012 più di
 800 piccoli imprenditori si sono uccisi dopo il fallimento dell'azienda
 La Grande Vergogna in un film verità i morti dimenticati del Nordest in
 crisi
 Antonio e lo Stato che non ha più pagato i conti Mario, suicida per aiutare i suoi con una polizza Il regista :
 "Il welfare è diventato familiare: così chi perde tutto è privato anche della dignità"
 GIAMPAOLO VISETTI

 VICENZA. Antonio aveva 56 anni e produceva tubi. Due anni fa l'ultimo brindisi con i tre operai: una
 commessa pubblica, la banca avrebbe aspettato, i soldi per le more chieste da Equitalia li avrebbe trovati.
 Poi lo Stato non ha pagato ed è finito tutto.
  Ha provato a fare il meccanico ad Arsiero: 500 euro al mese in nero. Gli è arrivato lo sfratto. La moglie, con
 i due figli, si è trasferita dalla madre. Lui, in cambio del letto, ha fatto il badante della zia. La sera la famiglia
 si riuniva ai giardini pubblici di Vicenza: un triangolo di pizza, due parole sui ragazzi e sui libri da pagare per
 l'università. Alla fine Antonio ha ceduto e si è tolto la vita. Non è stata la disperazione, ma la vergogna. La
 famiglia e gli amici avevano saputo: anche lui era colpevole di povertà.
  Nell'Italia della grande crisi, come nel Nordest dei reduci degli "schei", i fallimenti non si perdonano. O ce la
 fai, o ti togli di mezzo. La selezione della specie, nell'impero del consumo, è spietata. Seicentoventotto
 piccoli imprenditori suicidi in tre anni, tra il 2012 e il 2015, altri 193 fra gennaio e ottobre. In testa alla
 classifica, il Veneto. Non sono il fisco, lo Stato e la burocrazia, ad essere sotto accusa, non i grandi e i
 piccoli evasori che si appellano all'impresentabilità collettiva per giustificare la disonestà individuale.
  Questa sera nel cinema Roma di Vicenza si parla di vulnerabilità personale e di indifferenza istituzionale,
 della mediocrità che ha conquistato i poteri, di un'esistenza precaria diventata cronica e generale. È una
 testimonianza, ma pure un omaggio ai caduti anonimi del Paese che non ce la fa. Gente umile e onesta,
 semplice e normale, spesso anziana, i protagonisti dell'esaurito modello Nordest affondato nei debiti.
 Inaccettabile, specie nella terra in cui il lavoro e il conto in banca sono il cuore di ogni persona.
  Ci sono anche i figli di Mario, falegname di Valdagno. Lui è stato ucciso dalla fine dell'amore con la moglie.
 C'erano l'assegno di mantenimento, un nuovo affitto, altre bollette, le rate per i macchinari, i contributi dei
 dipendenti. «Ci ha chiesto scusa - dicono - aveva un'assicurazione sulla vita, l'ha fatto per noi». La sala è
 gremita per l'anteprima di Cronaca di una passione, l'ultimo film di Fabrizio Cattani, con Vittorio Viviani e
 Valeria Ciangottini. Presenti gli "Angeli della Finanza" e l'ex magistrato Piero Calabrò, presidente
 dell'Istituto Sdl. Dopo Maternity blues, dedicato alle mamme in carcere per infanticidio, l'opera è già un
 caso. La prima ragione è l'argomento: l'organizzazione collettiva che pretende la vita di chi non sta al passo
 con le regole della finanza pubblica. La seconda è la formula: un film autoprodotto da 70mila euro, negato
 alle grandi sale e affidato a quelle piccole, purché accompagnino la proiezione con dibattiti animati da
 associazioni e volontari, pronti ad aiutare concretamente le famiglie dei caduti causa crisi. La tournée, dopo
 Vicenza e Verona, lascerà il fronte Veneto per toccare tutti i campi di battaglia della nazione, a partire dalla
 Campania. «Il welfare - dice Fabrizio Cattani - da statale si è ridotto a famigliare. Ma in questo modo chi per
 necessità cade nelle mani delle sanzioni, viene privato anche della dignità, la pena è l'umiliazione inflitta
 dalle persone care. A un uomo sul lastrico un funzionario pubblico ha suggerito di fingersi pazzo per
 ottenere un posto riservato ai disabili». Non c'è indignazione, nel multisala. Piuttosto commozione e
 rimpianto. Ci sono artigiani e piccoli commercianti, industriali e professionisti, i famigliari di chi si è arreso.
 Conoscono la storia. Anna e Marco, una trattoria, una fabbrica che chiude e i coperti che non sono più
 quelli di prima. Il debito verso Equitalia schizza a 30mila euro, poi a 50. La loro passione, ma si potrebbe
 dire il calvario, o la condanna, è questa: il quartiere pignorato, il locale chiuso, l'affidamento a una comunità
 che dopo quarant'anni divide anche il loro letto matrimoniale.

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                         17
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  «Ed è sempre quando non servi più - dice Cattani - che la solidarietà salta. Non giudico, ma prendo atto
 che affetti, buone intenzioni, sostegno e generosità, come il buon senso e il supporto delle istituzioni,
 scoprono improvvisamente di essere solo parole, o propaganda. Se una comunità scompare nell'attimo
 cruciale, la sua esistenza è inutile. Non parlo degli evasori, ma degli onesti: nemmeno lo Stato può
 pignorare la vita». I protagonisti finiscono con i mobili ammassati in un garage preso in affitto. Dormono su
 un materasso steso davanti ai fornelli, prima di essere cacciati "per esigenze igieniche". Passano la fine
 dell'anno in albergo. Anna prende le pillole e resta a letto. Marco raggiunge la spiaggia e punta verso le
 onde.
  «Non ci spaventano i sacrifici - dice Tiziana - a ucciderci sono i giudizi e il confronto. Dopo 35 anni di
 fatiche ti svegli e ti convincono che non vali più niente, che hai rubato ciò che non hai mai avuto». Aveva un
 lavasecco sotto Asiago, adesso è ospite della Caritas. È notte. Finisce di parlare e in sala nessuno fiata.
 Parte un applauso e basta. Forse proprio il Nordest vuol dire al resto d'Italia che si è vivi anche senza i
 soldi.
  I NUMERI 628 LE VITTIME Sono i suicidi legati alla crisi economica tra il 2012 e il 2015 18,6%
 L'INCIDENZA MASSIMA Si ha in Veneto. Seguono Campania (12,6%) e Lombardia (9,4%) 46,1% GLI
 IMPRENDITORI Sono la categoria più a rischio, seguita dai disoccupati (34,9%) 193 NEL 2016 I suicidi
 legati alla crisi registrati da gennaio a ottobre di quest'anno www.cronacadiunapassione.it linklab.unilink.it/
 PER SAPERNE DI PIÙ
 Foto: LA PELLICOLA Il film di Fabrizio Cattani si ispira a fatti realmente accaduti
 Foto: FOTO: ©CRONACA DI UNA PASSIONE
 Foto: LE PROIEZIONI "Cronaca di una passione" con Vittorio Viviani e Valeria Ciangottini parte dal Veneto
 per una distribuzione affidata ai cineforum e al di fuori dei circuiti tradizionali

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 Colloquio
 Mastandrea: non voglio fare imitazioni Per questo non ho letto "Fai bei
 sogni"
 Un film serve a emozionare come pure un libro,ma questo te lo immagini un film lo vedi Non avrei mai
 potuto essere Massimo, siamo diversi, ci unisce solo la fede calcistica vissuta con dolore Parla il
 protagonista del film di Bellocchio ispirato al best seller di Gramellini
 FULVIA CAPRARA ROMA

 Per interpretare il protagonista di Fai bei sogni, Valerio Mastandrea non ha utilizzato tecniche di
 immedesimazione, non ha fatto nulla per trasformare il suo aspetto, non si è documentato per mesi come
 magari avrebbero fatto tanti suoi colleghi d'oltreoceano: «Quando ho incontrato per la prima volta Massimo
 Gramellini gli ho detto: "Nel film non ti cercare, almeno non fisicamente, non come se fossi davanti a uno
 specchio"». Gli scambi, da quel momento, sono stati rari: «Valerio - scherza Gramellini - non mi ha più
 rivolto la parola. Sostiene che, nel momento in cui sono entrato nella sua stanza per conoscerlo, la Roma
 abbia sbagliato un rigore». Ma la verità, quella seria, è un'altra: «Non sarebbe stato giusto che il film
 riprendesse piattamente il personaggio del libro, e infatti io mi vedo molto diverso dal protagonista sullo
 schermo. Più leggero, più ironico. Differente in tutto, anche nel rapporto con le donne. A me potrebbe
 capitare che chiedano di starmene un po' zitto. Valerio, nel film, è tutto il contrario». La sceneggiatura di Fai
 bei sogni (edito da Longanesi) è firmata dal regista, da Valia Santella, da Edoardo Albinati, non dall'autore
 del romanzo: «Ho chiesto a Bellocchio di cambiare tutto, ma gli ho anche detto che mi sarebbe piaciuto
 ritrovare l'umore del libro. Chi vedrà il film ne ritroverà lo spirito». Per Mastandrea la prova con Bellocchio
 era un appuntamento importante, atteso da tempo: «Io e Marco ci conoscevamo da molto, la sua chiamata
 è arrivata improvvisa, ho capito subito che era l'occasione giusta per lavorare insieme». Il primo passo non
 è stato leggere il romanzo: «L'ho fatto volutamente, proprio per non incappare in facili tentazioni imitatorie,
 che avrei comunque disatteso, e soprattutto perché volevo cercare il personaggio di Massimo sul copione,
 non tra le pagine del racconto. Un film e un libro hanno due differenti caratteri espressivi. È sempre bene
 tenerlo a mente». Ma il punto non è solo questo: «Ho un mio problema di deficit tecnico, non mi affido mai a
 questo aspetto della recitazione, non l'ho fatto nemmeno quando ho interpretato Ru gantino anche se tutti
 mi raccomandavano di guardare le versioni precedenti. E poi non avrei mai potuto essere un ve ro G
 ramellini, per p rovenienza territoriale e fede calcistica. Anzi, forse in quel campo siamo accomunati dal
 vivere il tifo con dolore». Sul set di Fai bei sogni (da giovedì in 250 sale e a Natale nei cinema francesi,
 dopo essere stato venduto in 30 Paesi del mondo) Mastandrea ha recitato al fianco di Miriam Leone,
 legame passeggero di «un Massimo che non ha ancora imparato ad amare», e soprattutto di Bérénice
 Bejo, la diva francese di The Artist che qui interpreta Elisa, la donna della rinascita: «Quando si fa un film
 che parla di un dolore tanto profondo - dice l'attore - si tende a escludere l'idea che ci si possa divertire. E
 invece quello del cinema è un mestiere incredibile. Noi durante le riprese ci siamo divertiti tantissimo». Un
 clima di complicità che traspare anche adesso, durante la presentazione romana dell'opera, con Bejò e
 Mastandrea che non smettono di ridere e scherzare: «Mi sono trovata sul set - rivela l'attrice - con un
 signore come Bellocchio che mi ha incantato e che mostrava più energia di tutti noi insieme. Vorrei arrivare
 alla sua età con un entusiasmo così intatto». Adesso il giudizio sulla trasposizione d'autore di un best seller
 che ha venduto un milione 350 mila copie, spetta al pubblico: «Un film - avverte Mastandrea - serve a
 emozionare. Come i libri. Ma un libro te lo immagini, un film lo vedi». Marco Bellocchio lo ha girato partendo
 dall'amore immenso «non patologico, non nevrotico» che, nella storia, lega la madre al suo bambino: «Un
 amore che non ho conosciuto, ma in cui, da autore, mi sono immedesimato». c
 Foto: Il regista Marco Bellocchio: «Il mio film parte dall'amore immenso che lega la madre al suo bambino»
 Foto: In sala da giovedì Sopra, Valerio Mastandrea in una scena di «Fai bei sogni» ambientata nella
 redazione de La Stampa Il film, dopo Cannes, arriva in sala da giovedì in oltre 250 copie con 01 Distribution
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                    19
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 Foto: La diva L'attrice francese Bérénice Bejo in «Fai bei sogni» è la donna che segna la rinascita del
 protagonista

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 Anteprima
 Una famiglia e la tragedia della finanza Torna Lehman Trilogy, l'ultimo
 Ronconi
 Da domani a Torino la saga lunga cinque ore a cui il regista lavorò poco prima di morire Gifuni: "Non
 immaginavamo la sua fine, ma questo spettacolo è sempre stato speciale"
 ALESSANDRA COMAZZI TORINO

 Luca Ronconi morì il 21 febbraio 2015, mentre era in scena l'ultima delle sue regie, quella Lehman Trilogy»
 di Stefano Massini, realizzata per il Piccolo Teatro di Milano, del quale lo stesso Massini è ora consulente
 artistico. È la saga lunga 160 anni di una delle famiglie più potenti d'America: dall'Alabama schiavista alla
 New York post 11 settembre. Il capitalismo, i giochi di potere, le banche, il denaro, i mutamenti sociali,
 economici, familiari, in un secolo e mezzo di storia sono al centro del racconto: dalla Guerra di Secessione
 al definitivo fallimento del 15 settembre 2008, passando per la crisi del '29, tra continue ascese e
 improvvise cadute. Lehman Trilogy è al Carignano di Torino per la stagione dello Stabile da domani al 20
 novembre, scene di Marco Rossi, costumi di Gianluca Sbicca, interpreti Massimo De Francovich, Fabrizio
 Gifuni, Massimo Popolizio, Paolo Pierobon, e ancora Fabrizio Falco, Fausto Cabra, Francesca Ciocchetti,
 Laila Maria Fernandez. Lo spettacolo dura quasi 5 ore, Ronconi suddivise i tre capitoli della Trilogia in due
 parti. Si può seguire tutto insieme il sabato e la domenica, o una parte per sera. Esperienze ronconiane
 «Passati i tempi di Strano interludio di O'Neal - ricorda Massimo De Francovich - il mio primo Ronconi a
 Torino, 1990. Lo spett acolo du rava quasi sei ore, e noi recitavamo tutto il tempo con le maschere in
 faccia. Che esperienza. Anche per questo è una grande emozione portare qui il suo ultimo spettacolo.
 Quando morì, eravamo nel pieno delle recite. Fu doppiamente traumatizzante». De Francovich è Henry, il
 primo L ehman che arrivò in America dalla Germania. «Era soprannominato la Testa. Emanuel il Braccio e
 Mayer la Patata. Testa inizia a vendere stoffe, panni, pezze. E con gli altri fonda Lehman Brothers, società
 di compravendita di cotone». Poi arriva Mayer, Massimo Popolizio, attore ronconiano per eccellenza.
 «Ricordo quando, nei mitici Ultimi giorni dell'umanità di Kraus, al Lingotto, recitavo appeso a 20 metri
 d'altezza, una volta anche a testa in giù». Popolizio interpreta spesso ruoli da cattivo, «soprattutto in tv, a
 teatro meno. Qui sono una Patata dolce, un po' furbetto». Lei che ha lavorato tanto con lui: ma la famosa
 recitazione ronconiana, quella delle frasi spezzate, esiste o è leggenda? «È soprattutto un equivoco. È la
 semplificazione di un tema interpretativo complesso. Perché, se c'è talvolta un eccesso di spezzettamento,
 c'è pure l'eccesso opposto, quello di continuare le frasi senza interromperle mai. Ronconi aveva
 autorevolezza: ogni sua richiesta, giustificata. Va pure detto che poi le cose erano cambiate anche per lui,
 nella consapevolezza che la soglia dell'attenzione si andava inesorabilmente abbassando». Infatti la
 Trilogy, che dura 5 ore, nasce programmaticamente divisa in due. Fabrizio Gifuni è il terzo fratello Lehman,
 Emanuel: per lui, il Basaglia televisivo, il protagonista della Meglio gioventù, questo è il primo Ronconi.
 «Naturalmente non sapevamo che sarebbe diventato l'ultimo spettacolo di Luca, ma c'era nell'aria qualcosa
 di molto speciale. Le prove, le sue famose prove, meravigliose. Erano dure. Noi cercavamo di
 materializzare le sue intuizioni, e lui non era mai soddisfatto. "No" era la parola più ricorrente. Ma poi lo
 spettacolo prendeva corpo. Anche grazie a questo cast: abbiamo fatto un vero gioco di squadra. Il fatto che
 tra noi non ci fosse nessuna gara, ma un reale spirito di collaborazione, lo commuoveva». Ma l'albero
 genealogico dei fratelli Lehman si ingemma e prolifica. Ecco il figlio di Gifuni, in realtà i due attori sono
 quasi coetanei: Paolo Pierobon, pure lui tanto Ronconi alle spalle, è stato protagonista quest'anno, per lo
 Stabile torinese, della Morte di Danton di Büchner, regista Martone, dove faceva un grande, premiatissimo
 Robespierre. «Lavorare con Ronconi: aveva una tale cultura, una tale carica di esperienza, che alla fine te
 lo rendeva persino facile, il lavoro. Con lui, nello studio di un personaggio, c'era tutto, dalle soluzioni
 pragmatiche alle motivazioni psicoanalitiche. Nella Trilogy io arrivo dopo i tre fratelli, nasco a New York,

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 08/11/2016 - 08/11/2016                                                   21
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