I CEO ITALIANI DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE 4.0 - COME CONOSCERLA E GUIDARLA Marzo 2017
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I CEO ITALIANI DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE 4.0 COME CONOSCERLA E GUIDARLA Marzo 2017 In collaborazione con: Il futuro oggi
Rapporto realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con SAP Italia. I contenuti del presente rapporto sono di esclusiva responsabilità di The European House - Ambrosetti. © 2017 SAP Italia S.p.A. e The European House - Ambrosetti S.p.A. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Il presente documento è di proprietà di SAP Italia S.p.A. e The European House - Ambrosetti S.p.A. Nessuna parte di esso può essere in alcun modo riprodotta senza l’autorizzazione scritta di SAP Italia S.p.A. e The European House - Ambrosetti S.p.A.
La presente Ricerca è stata realizzata da The European House - Ambrosetti per SAP Italia. Hanno contribuito alla Ricerca per conto di SAP Italia: ― Carla Masperi (Chief Operating Officer) ― Matteo Pozzuoli (Direttore Marketing) ― Livio Iannizzi (Head of Industry Value Engineering Team – Financial Services) ― Enrico Molinari (Industry Value Engineering – Energy) ― Claudio Coradeschi (Industry Value Engineering – Discrete Manufacturing) ― Cristina Spagarino (Industry Value Engineering – Consumer Industries) ― Marco Vatteroni (Industry Value Engineering – Services) ― Sandro Marcotto (Industry Value Engineering – Natural Resources) ― Anita Greco (Marketing & Communications Manager) ― Grazia Bruschi (Managing Partner, Imageware) Il Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti che ha curato la Ricerca è formato da: ― Paolo Borzatta (Senior Partner) ― Lorenzo Tavazzi (Direttore dell’Area Scenari e Intelligence; Project Leader) ― Pio Parma (Senior Consultant e Project Coordinator) ― Andrea Brugora (Analyst) ― Niccolò Seidita (Analyst) ― Ines Lundra (Staff) Per la realizzazione di questa Ricerca, abbiamo sviluppato una approfondita mappatura di casi di studio d’interesse e di soluzioni innovative adottate in Italia e all’estero e ascoltato in qualità di opinion leader alcuni Capi Azienda di riferimento del sistema produttivo del Paese. Desideriamo ringraziare per i contributi, gli stimoli e i suggerimenti offerti nel corso del progetto: ― Gianni Vittorio Armani (Presidente e Amministratore Delegato, Anas) con Carmela Tagliarini (Direttore Amministrazione e Bilancio, Anas) ― Eugenio Aringhieri (Amministratore Delegato, Gruppo Dompé) ― Aldo Bisio (Chief Executive Officer, Vodafone Italia) ― Alberto Bombassei (Presidente, Brembo) 2
― Sonia Bonfiglioli (Presidente, Bonfiglioli Group) ― Luca Valerio Camerano (Amministratore Delegato, A2A) ― Giacomo Campora (Direttore Generale, Allianz) ― Andrea Ferrero (Amministratore Delegato, Miroglio Textile) ― Aldo Fumagalli (Presidente, Candy Hoover Group) con Maurizio Previtali (Direttore Industriale Washing Appliances Business Sector, Candy Hoover Group) ― Luca Ghidotti (Direttore Generale, Coop Consorzio Nord Ovest) ― Pietro Gorlier (Chief Executive Officer, Magneti Marelli; President and CEO MOPAR Brand Service, FCA Group) con Dario Castello (CIO, Magneti Marelli) ― Alberto Irace (Amministratore Delegato, Acea) ― Claudio Marani (Direttore Generale, Gruppo SACMI) ― Emma Marcegaglia (Presidente, ENI; Vice Presidente e Amministratore Delegato, Gruppo Marcegaglia) ― Barbara Morgante (Amministratore Delegato, Trenitalia) con Federica Santini (Chief Strategy Officer, Trenitalia) ― Francesco Starace (Amministratore Delegato e Direttore Generale, Enel). Un sentito ringraziamento va anche ai Chief Executive Officer e ai Vertici delle grandi imprese italiane e multinazionali operanti in Italia del network dei servizi Ambrosetti Club e Aggiornamento Permanente di The European House – Ambrosetti che hanno partecipato alla rilevazione empirica realizzata per questa Ricerca e dato un importante contributo al progetto. I contenuti del presente rapporto di Ricerca sono riferibili esclusivamente al lavoro di analisi e di ricerca di The European House - Ambrosetti e possono non coincidere con le opinioni e i punti di vista delle persone intervistate. Si precisa inoltre che la casistica analizzata è stata sviluppata sulla base di dati e informazioni di pubblico dominio (siti web aziendali, presentazioni pubbliche, bilanci e altra documentazione pubblica) disponibili al momento della redazione del Rapporto con l’obiettivo di informare su temi di rilievo ai fini dello Studio, senza la pretesa di esaustività e senza voler dare indicazioni sulle strategie dei singoli operatori. The European House - Ambrosetti non è responsabile dell’eventuale inesattezza di dati e informazioni di pubblico dominio, non essendo la verifica di tali dati oggetto dell’incarico. © SAP Italia e The European House - Ambrosetti – 2017 3
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INDICE PREFAZIONE 6 I 10 PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL RAPPORTO 8 CAPITOLO 1 LA GRANDE SFIDA CHE I CHIEF EXECUTIVE ITALIANI DEVONO COGLIERE PER TRARRE VANTAGGIO DALLA RIVOLUZIONE 4.0 … 11 1.1. Come abbiamo misurato il sentiment dei decisori aziendali sulla rivoluzione 4.0 11 1.2. Come i business leader del Paese vedono la nuova rivoluzione 13 1.3. Quale sarà l’impatto della rivoluzione 4.0 a livello aziendale secondo i Chief Executive del Paese 18 CAPITOLO 2 …PERCHÉ LA RIVOLUZIONE 4.0 STA CAMBIANDO IL MODELLO DI BUSINESS E DI SERVIZIO DELLE IMPRESE… 26 2.1. Servizi finanziari 27 2.2. Beni di largo consumo 38 2.3. Industria di trasformazione e di assemblaggio 48 2.4. Grande distribuzione organizzata e retail 56 2.5. Energia e utility 65 CAPITOLO 3 ...E QUESTO RENDE IL CAMBIAMENTO UNA NECESSITÀ PER L’INDUSTRIA E I SERVIZI 72 3.1. Oggi le economie avanzate devono adottare un nuovo paradigma di crescita e di produzione 72 3.2. Alcune tecnologie abilitano la “rivoluzione 4.0” a 360 gradi… 77 3.3. … attraversando trasversalmente tutti i settori economici 83 PRINCIPALI FONTI DI RIFERIMENTO 86 5
PREFAZIONE I periodi di grande crescita economica sono stati sempre accompagnati da profonde trasformazioni produttive. In “rivoluzioni industriali” le innovazioni tecnologiche hanno determinato sensibili miglioramenti. Oggi sta accadendo di nuovo, uno straordinario balzo tecnologico: la rivoluzione 4.0 promette catene di montaggio progressivamente “autonome”, dotate di sensori interconnessi e dispositivi IoT, robot sempre più efficienti, un’intelligenza artificiale e cognitive service sempre più sviluppati, per tassi di crescita a due cifre. Non si tratta soltanto di produrre di più a costi inferiori, ma anche e soprattutto di arrivare ad una produzione intelligente, flessibile, nella direzione della personalizzazione di massa fino a ieri impensabile. La rivoluzione 4.0 investirà tutti i settori di mercato e le diverse aree aziendali, offrendo grandi opportunità. Le nostre organizzazioni dovranno trasformarsi per diventare parte attiva del cambiamento. Dovranno acquisire una visione “live” dei flussi di business per poter prendere decisioni in tempo reale. E non sarà sufficiente disporre delle migliori tecnologie. Ciò che serve è visione, capacità di immaginare nuovi scenari e nuovi modi di fare impresa. Serviranno leader responsabili, capaci di gestire gli impatti che questo cambiamento è destinato a generare a livello di processi, organizzazione e gestione delle risorse, finanziarie e soprattutto umane. Voglio ringraziare tutti i business leader che hanno collaborato alla realizzazione di questo Rapporto di The European House - Ambrosetti, condividendo la loro visione della rivoluzione 4.0 e le sfide che sono chiamati ad affrontare ogni giorno. Il loro punto di vista ci aiuta a conoscere meglio il fenomeno e a individuare i percorsi che possono dare nuovo slancio al mercato e all’economia di questo Paese. Le testimonianze e i casi citati rappresentano uno strumento di riflessione a favore di una trasformazione culturale necessaria per cogliere tutte le opportunità della rivoluzione 4.0 Luisa Arienti Amministratore Delegato, SAP Italia 6
Oggi ci troviamo alle soglie di un cambiamento di portata epocale e sistemica, perché la rivoluzione che stiamo vivendo subirà una accelerazione esponenziale (gli oggetti connessi passeranno da 6,3 a 25 miliardi entro il 2020) e avrà un impatto profondo e trasversale su industria, servizi, mercati, modelli di business e perfino sul nostro modo di lavorare e vivere. Come Colombo quando varcò le “Colonne d’Ercole”, il nostro occhio non vede in modo nitido tutte le implicazioni di questa “rivoluzione 4.0”, ma la nostra mente intuisce che c’è un grande spazio di opportunità che si dispiega di fronte a noi. Queste opportunità sono particolarmente rilevanti per le economie avanzate, la cui crescita era rallentata già prima della lunga crisi, un fenomeno che ha portato a temere il profilarsi all’orizzonte di una “stagnazione secolare”. La rivoluzione 4.0 può essere l’occasione decisiva per il nostro Paese, bisognoso di tornare a crescere e di colmare il gap di competitività e di produttività verso le altre principali economie del pianeta. Nel 2015 la produttività del lavoro in Germania era superiore del 23,7% rispetto all’Italia, del 27,5% in Francia e del 31,9% negli USA. Già oggi alcune imprese hanno riportato le produzioni in Italia per aumentare innovazione e qualità. L’accelerazione impressa dalle tecnologie 4.0 può essere il tassello più importante di una exit strategy dalla stagnazione. Le rivoluzioni tecnologiche aumentano in velocità: ad esempio, alla radio per raggiungere i 50 milioni di utenti sono serviti 38 anni, alla TV 13 anni, a Internet ne sono bastati 3, a Facebook 1 e ad Angry Birds è stato sufficiente solo un mese. Questa velocità e accelerazione del cambiamento rende la sfida innanzitutto culturale: per avere una organizzazione 4.0 occorre che anche le persone abbiano una “testa 4.0”. Il lavoro si sposterà dalle mansioni ripetitive (affidate all’intelligenza artificiale), a quelle a valore aggiunto per cui l’uomo è indispensabile. Ma anche il Chief Executive ha un ruolo-chiave: quando una trasformazione è di tipo culturale serve tempo, e se questo è limitato, il cambiamento deve essere guidato da un leader con grande capacità di visione. La rivoluzione 4.0 significa maggiore competitività, velocità di gestione del business e capacità di essere in presa diretta con il Cliente, solo per citare i maggiori benefici che possono scaturire lungo tutta la catena del valore. Quello che non è scontato è cosa pensa chi sta ai “posti di comando” e si trova a dover guidare la trasformazione dell’azienda. In questo Rapporto, che abbiamo realizzato per conto di SAP Italia, desideriamo offrire un contributo sviluppato dai nostri consulenti anche attraverso una mappatura del punto di vista dei Capi Azienda sulle sfide da affrontare. Dall’indagine che abbiamo condotto presso la business community del Paese, sembra emergere uno scarto tra la consapevolezza dei Chief Executive dell’importanza della rivoluzione 4.0 (riconosciuta dall’86% dei rispondenti) e del fatto di doverne essere i protagonisti assoluti (solo poco più della metà attribuisce un ruolo-chiave al CEO, mentre l’87% lo attribuisce ai CIO). Una consapevolezza che auspichiamo venga riequilibrata, viste la pervasività e la trasversalità dell’innovazione che richiedono un impegno in prima persona dei Vertici aziendali. Un ringraziamento particolare va all’Amministratore Delegato di SAP Italia, Luisa Arienti, per la fiducia che ci ha dimostrato e all’Ing. Paolo Borzatta, Senior Partner e Project Leader, al Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti e SAP Italia, nonché ai Capi Azienda delle grandi realtà italiane e multinazionali operanti in Italia che, con il loro punto di vista, ci hanno permesso di fare chiarezza su un tema prioritario per la competitività delle nostre aziende e del sistema-Paese. Valerio De Molli Managing Partner & CEO, The European House - Ambrosetti 7
I 10 PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL RAPPORTO 1._____________________________ Il “4.0” è una rivoluzione di forte discontinuità tecnologica che determina impatti strutturali sull’organizzazione dell’azienda, sui modelli di business e di servizio e sulle modalità di relazione con il Cliente finale. Questo nuovo paradigma risponde all’esigenza di una domanda che cambia (personalizzazione di prodotti e servizi, nuove customer experience, ecc.), alla necessità di rafforzare la relazione diretta con il Cliente (“Cliente al centro”) e di reagire alle dinamiche competitive (ingresso di nuovi player non tradizionali, pressioni sui costi, riduzione del time-to-market, ecc.). 2.____________________________ I benefici della rivoluzione 4.0 tagliano trasversalmente il sistema-Azienda con impatti sull’efficacia strategica (migliore pianificazione delle attività, maggiore velocità del business, offerta di soluzioni integrate, creazione di nuovi revenue stream, investimenti 4.0 di minore dimensione e con ritorni in tempi più rapidi, ecc.), sull’efficacia, efficienza e qualità dei processi operativi (produzione, supply chain, R&S, ecc.) e sull’efficacia commerciale (maggior capacità di essere vicini al Cliente e di analizzarne i feebdback, offerta di prodotti/servizi a maggior valore aggiunto, guadagni sulla reputation, ecc.). 3.____________________________ A livello aggregato di sistema-Paese, i benefici sono altrettanto apprezzabili: maggiore produttività e competitività delle produzioni nazionali, possibilità di reshoring, accumulazione di know-how innovativo, anche da “esportare”, qualificazione del profilo di competenze della forza lavoro. In uno scenario di basso dinamismo per le economie avanzate, il 4.0 offre la possibilità di agganciare una nuova curva di crescita sostenibile. 4.____________________________ Alcuni settori sono particolarmente beneficiati dalla rivoluzione 4.0: servizi finanziari, beni di largo consumo, industria di trasformazione e di assemblaggio, grande distribuzione organizzata e retail, energia e utility. Ciascuna di queste industry si trova oggi a fronteggiare specifiche esigenze strategiche e trend di cambiamento e i casi di chi sta già applicando le tecnologie 4.0 confermano le ampie opportunità e potenzialità associate alla business transformation in questa direzione. 5.____________________________ I business leader italiani giudicano la rivoluzione 4.0 una priorità immediata per lo sviluppo delle proprie Aziende. In accordo con la survey realizzata da The European House - Ambrosetti, l’86% dei Chief Executive la ritiene il fenomeno di massima portata strategica, associandola ad un nuovo paradigma nella gestione manageriale e nelle logiche di competizione e dell’operatività day-by-day. 8
6.____________________________ Il 4.0 è un processo organico di evoluzione dell’Azienda, alimentato da feedback continui “a ritroso” e guidati dalla prospettiva del Cliente finale, pianificato nell’obiettivo e nei tempi secondo una visione di medio periodo. Tale trasformazione è abilitata da alcune tecnologie-chiave di digitalizzazione, automazione e connettività: Internet of Things (IoT), Big Data analytics, cybersecurity, cloud computing, additive manufacturing (stampa 3D), robotica avanzata, realtà aumentata, integrazione orizzontale/verticale delle informazioni e cognitive computing. 7.____________________________ Il CEO ha il ruolo guida nella trasformazione. Occorre una forte presa di consapevolezza della sfida, la volontà di “mettersi in gioco” e di dotarsi degli strumenti concettuali, manageriali e di conoscenza specifica del nuovo contesto 4.0. Tale ruolo non può essere delegato ad altri. Il CEO deve coltivare un “senso di inadeguatezza” per poter essere più reattivo, riformando l’organizzazione dell’Azienda e creando la flessibilità e l’apertura necessarie per rispondere con efficacia all’innovazione. 8.____________________________ Il cambiamento 4.0 interessa tutte le funzioni aziendali e i ruoli di chi li presidia. È necessario individuare le aree di resistenza al cambiamento e gestire la naturale “reazione immunitaria” dell’organizzazione. Alcune aree sono prioritariamente impattate: Marketing e servizi post-vendita, Logistica, Produzione e Qualità, attività amministrative. In questo quadro, le Risorse Umane hanno una sfida estremamente delicata, anche se questa consapevolezza non è ancora pienamente percepita. 9.____________________________ I tempi e l’entità della trasformazione 4.0 sono una variabile critica da pianificare alla luce dei mercati e delle catene del valore che si stanno frammentando. Questo impatta sui modelli di investimento e sui relativi orizzonti temporali, che si accorciano, e sulle attività di R&S, sempre più integrate con le operation e con obiettivi di breve o brevissimo termine (1-3 anni), così da favorire la massima flessibilità e reattività dell’Azienda e rendere più fluido il processo creativo e produttivo lungo tutta la catena del valore. 10.___________________________ Le principali barriere ad oggi riconosciute dai business leader italiani rispetto alla transizione 4.0 – e che rappresentano specifici cantieri di lavoro per il management aziendale – sono: mancanza di competenze digitali, limiti delle infrastrutture tecnologiche esistenti e legacy delle architetture IT, percezione circa tempi e costi del cambiamento, difficoltà di implementazione pratica dei nuovi modelli 4.0, problemi di riconversione e assorbimento della forza lavoro, timore per la sicurezza dei dati. Più in generale, si tratta di un grande cambiamento della cultura aziendale: non si può avere un prodotto 4.0 senza un’azienda anch’essa 4.0. 9
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CAPITOLO 1 LA GRANDE SFIDA CHE I CHIEF EXECUTIVE ITALIANI DEVONO COGLIERE PER TRARRE VANTAGGIO DALLA RIVOLUZIONE 4.0… 1.1. COME ABBIAMO MISURATO IL SENTIMENT DEI DECISORI AZIENDALI SULLA RIVOLUZIONE 4.0 1. La quarta rivoluzione industriale, da cui è scaturito il paradigma dell’“Industria 4.0”, sta cambiando – e continuerà a cambiare – il contesto in cui viviamo e lavoriamo, così come l’ambiente competitivo in cui le imprese operano. L’era delle macchine interconnesse e collegate con Internet e della digitalizzazione diffusa porta con sé un profondo mutamento delle modalità con cui le imprese progettano, producono e immettono sul mercato beni e servizi. Questa trasformazione strutturale innesca un processo socio-economico che interviene tanto sulle dinamiche organizzativo-manageriali, quanto sui processi di produzione e approvvigionamento, nonché sulle relazioni con i clienti finali, generando nuove opportunità e sfide e chiamando all’azione chi in azienda ha la responsabilità di gestire la transizione verso i nuovi assetti 4.0, a partire dai Chief Executive. 2. Con questo Studio abbiamo voluto indagare il punto di vista dei business leader del Paese sul cambiamento in corso, al fine di: delineare un quadro di alta sintesi strategica sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie (hardware e software) in Italia, a partire da alcuni settori dell’industria e dei servizi1; comprendere la prospettiva dei Chief Executive del Paese sulle conseguenze di questa trasformazione sul sistema produttivo nazionale e sui rispettivi settori di appartenenza; investigare quali saranno, secondo la visione dei business leader, gli impatti della rivoluzione 4.0 all’interno dell’azienda (funzioni, ruoli, processi); individuare i fattori abilitanti su cui intervenire e le barriere da abbattere affinché le aziende italiane siano in grado di gestire al meglio il cambiamento e trarre vantaggio dalla rivoluzione 4.0. 3. Con l’obiettivo di aprire questa finestra di osservazione e riflessione, abbiamo ascoltato i Capi Azienda di alcuni tra i gruppi di riferimento dell’industria e dei servizi in Italia che stanno già declinando in realtà le nuove logiche 4.0. Le aziende coinvolte sono attive su scala nazionale ed internazionale nei settori dell’energia, automotive, meccanica e automazione, servizi e reti di trasporto, finanza, moda, farmaceutica e grande distribuzione organizzata. 1 Nel dettaglio: servizi finanziari (banche e assicurazioni), beni di largo consumo, industria di trasformazione e di assemblaggio, grande distribuzione organizzata e retail, energia e utility (si veda il successivo capitolo 2). 11
In aggiunta, abbiamo realizzato un’indagine strutturata rivolta ai business leader appartenenti ad Ambrosetti Club e finalizzata a rilevarne il punto di vista2. La survey, pur non avendo finalità statistiche, presenta un alto valore qualitativo, in quanto ha coinvolto un campione molto qualificato e rappresentativo della classe dirigente italiana. Focus – Il campione dell’indagine sulla rivoluzione 4.0 presso i business leader delle community di The European House - Ambrosetti L’indagine ha beneficiato del network delle aziende appartenenti ai servizi di The European House - Ambrosetti riservati alle Alte Direzioni, Ambrosetti Club e Aggiornamento Permanente. In particolare, il servizio Ambrosetti Club, nato nel 1999 e riservato ai massimi responsabili di gruppi e imprese nazionali e multinazionali operanti in Italia (oggi riunisce più di 350 Capi Azienda), persegue diversi scopi, tra cui contribuire al progresso civile ed economico dell’Italia in un’epoca di competizione globale. Le risposte ottenute hanno interessato per il 78% Amministratori Delegati e Presidenti, e per il restante 22% Direttori Generali e Consiglieri di Amministrazione di grandi imprese italiane e multinazionali operanti in Italia. Con riferimento a dimensioni aziendali e tipologia di business, il 30% circa dei rispondenti appartiene a imprese grandi o medio-grandi (fatturato superiore a 250 milioni di Euro), mentre le realtà con ricavi inferiori ai 50 milioni di Euro rappresentano circa un terzo del campione dell’indagine. Hanno preso parte all’indagine i diversi settori dell’economia italiana: attività manifatturiere, con una prevalenza dei settori dell’automotive, meccanica ed automazione, seguiti dai comparti della chimica-plastica, dell’industria alimentare, della siderurgia e metallurgia e del sistema moda e arredo; le realtà della finanza (banche, assicurazioni e servizi finanziari); energia e utility; telecomunicazioni e ICT; trasporti e logistica; Pubblica Amministrazione e agricoltura. Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 4. Il panel degli intervistati, formato da alcuni Capi Azienda tra i più innovativi nel panorama nazionale, e il campione dei rispondenti all’indagine del progetto compongono un segmento rappresentativo dei decisori aziendali che, nei prossimi anni, dovranno guidare l’implementazione della rivoluzione 4.0 nel nostro Paese. L’analisi ha permesso di delineare la percezione dei Chief Executive – comune su alcuni aspetti e più variegata su altri punti – toccando i principali ambiti legati all’affermazione delle tecnologie 4.0: i benefici attesi, gli ostacoli al cambiamento, l’impatto su funzioni e ruoli aziendali, le politiche di investimento e le modalità con cui le aziende preparano l’innovazione. È stato così possibile avere un osservatorio di alto livello sui punti di forza e le criticità (e, talvolta, i preconcetti) che i business leader del Paese attribuiscono a quella che sarà la maggiore trasformazione dell’industria e dei servizi nei prossimi anni. 2 L’indagine è stata condotta, attraverso una piattaforma online dedicata, tra febbraio e marzo 2017. 12
1.2. COME I BUSINESS LEADER DEL PAESE VEDONO LA NUOVA RIVOLUZIONE I CHIEF EXECUTIVE RICONOSCONO L’IMPORTANZA PRIORITARIA DEL 4.0 5. Grazie alla interconnessione tra dimensione fisica e digitale, la rivoluzione 4.0 permette alle aziende di ragionare, pianificare e interagire in modo nuovo, innestando soluzioni creative e funzionalità alternative nei prodotti e servizi esistenti (core o affini) e ripensando sistemi, processi produttivi, canali distributivi e relazioni con il Cliente. 6. In una fase, come quella attuale, caratterizzata da un significativo salto tecnologico, per molte realtà imprenditoriali la differenza fra avere la capacità di sfruttare queste opportunità e non averla si tradurrà in un bivio molto pesante sul piano delle conseguenze: lasciare la propria “confort-zone” e ridefinire il proprio business attraverso le nuove potenzialità della tecnologia digitale, o vedersi spinti progressivamente verso la marginalizzazione da competitor più reattivi. Non stupisce quindi che tra i business leader italiani vi sia una grande consapevolezza rispetto alla portata strategica della rivoluzione 4.0 come fattore determinante che le imprese devono presidiare per aumentare (o difendere) la loro competitività. Ad esempio, l’86% dei Capi Azienda reputa la digitalizzazione 4.0 del business “importante” (35%) o “molto importante” (51%), a fronte di nessun rispondente che lo dichiara “poco importante” e meno di 1 su 10 che non ne riconosce la rilevanza (“molto poco importante” al 6%). Molto poco importante 6% Mediamente importante 8% Molto importante Importante 51% 35% 86% Figura 1. Risposte alla domanda “Quanto giudica importante, per la crescita e la competitività della sua Azienda, la digitalizzazione dei processi produttivi e dei servizi?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 7. Il riconoscimento della centralità di questa trasformazione è diffuso trasversalmente tra tutti i settori, sebbene alcuni più di altri (come telecomunicazioni, servizi finanziari e industria dell’automotive) stiano già subendo un impatto immediato e rilevante del nuovo paradigma. Segmentando il campione, si osserva un diverso orientamento in funzione delle dimensioni aziendali: la consapevolezza circa l’importanza della rivoluzione 4.0 appare più accentuata nelle realtà di piccole dimensioni (92,5% delle risposte “importante” e “molto importante”) rispetto ai grandi gruppi (sopra i 500 milioni di Euro di fatturato, con il 75% delle risposte). 13
LA RIVOLUZIONE 4.0 SIGNIFICA MAGGIORE COMPETITIVITÀ, VELOCITÀ DI GESTIONE DEL BUSINESS E CAPACITÀ DI ESSERE IN PRESA DIRETTA CON IL CLIENTE 8. Nell’opinione comune, l’applicazione delle tecnologie 4.0 viene associata prevalentemente ai risultati ottenibili in termini di maggiore efficienza: quasi 4 rispondenti su 5 (78% del campione) individuano nella nuova rivoluzione la leva strategica per ridurre i costi operativi e massimizzare l’efficienza dei processi. Se si considerano le cariche dei rispondenti alla survey, emerge che l’intero cluster dei CEO si è espresso uniformemente sul vantaggio ottenibile in termini di efficienza dell’azienda (100% delle risposte “rilevante” e “molto rilevante”). 9. La trasformazione secondo logiche 4.0 sposta il focus delle aziende verso un approccio Cliente-centrico: al crescere della digitalizzazione della società e dei processi produttivi, le aziende devono rendersi conto dell’importanza di “connettersi” con il Cliente finale e di tener conto dei cambiamenti delle aspettative di quest’ultimo nella definizione delle proprie policy. Infatti, l’indagine mostra che i Capi Azienda riconoscono anche la possibilità di incidere positivamente sul fronte dell’efficacia commerciale e di relazione Azienda-Cliente: Più del 73% pone l’accento sulla possibilità di avvicinarsi maggiormente alle esigenze del Cliente. In tal caso, il 100% dei rispondenti appartenenti al settore bancario- assicurativo riconosce l’importanza di questo aspetto. Per il 69% rileva l’opportunità di offrire soluzioni integrate, creando così nuovi flussi di ricavi. 10. È proprio negli ambiti che esulano dall’impatto sulla riduzione dei costi operativi e sui processi che si manifesta il più alto potenziale della digitalizzazione 4.0, in quanto l’azienda può sviluppare e offrire nuovi prodotti e soluzioni, estendendo il perimetro di attività e ripensando il proprio “DNA”. Tuttavia, tra i business leader italiani non si riscontra ancora piena consapevolezza su questo punto: in media solo 3 rispondenti su 5 indicano l’opportunità di ripensare il proprio modello di business/servizio alla luce delle potenzialità offerte dal digitale. Nel segmento dell’energia, la quota di queste risposte è sensibilmente più alta (90%) rispetto al campione complessivo (61%): ciò si spiega alla luce della possibilità per gli operatori energetici di aprirsi all’integrazione e all’ibridazione con altre industrie di rete – come telecomunicazioni, ICT e trasporti – grazie alle applicazioni del digitale e della connettività. 14
Una leva strategica per ridurre i costi operativi e 77,6% massimizzare l’efficienza dei processi Un nuovo paradigma per essere più vicini alle 73,5% esigenze del Cliente Una modalità per offrire soluzioni integrate e 69,4% creare nuovi revenue stream Una opportunità per ripensare il proprio modello di 61,2% business/servizio Una trasformazione radicale delle logiche di 53,1% competizione e collaborazione tra le imprese Un rischio per il mantenimento degli attuali livelli 14,6% occupazionali Figura 2. Cosa significa la rivoluzione 4.0 per i Chief Executive italiani (scala crescente da 1 a 6; somma delle percentuali di risposta 5 = “rilevante” e 6 = “molto rilevante”). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 11. La trasformazione modifica anche le logiche di competizione e collaborazione tra imprese attraverso lo scambio di dati e informazioni, ma una percentuale ridotta di Chief Executive (poco più della metà del campione) attribuisce rilevanza a questa possibilità. 12. È d’interesse notare anche che meno di 1 rispondente su 5 esprime preoccupazione per i rischi associati al mantenimento dei livelli occupazionali attuali a seguito dell’automazione e digitalizzazione di determinate attività o mansioni. Pur con valori relativamente bassi, questo elemento rappresenta però un punto di attenzione e, in potenza, un elemento molto delicato nella gestione della transizione 4.0. Come verrà rappresentato più avanti, soprattutto per alcuni settori, la ristrutturazione della forza lavoro – anche in termini di nuove mansioni – e l’aggiornamento delle skill costituiscono un aspetto critico per poter realizzare con successo la rivoluzione tecnologica in corso. DALLA NUOVA RIVOLUZIONE POSSONO SCATURIRE BENEFICI LUNGO TUTTA LA CATENA DEL VALORE PER L’AZIENDA 13. L’applicazione delle tecnologie 4.0 può dispiegarsi su molteplici fronti (si veda anche il capitolo 2), attraversando trasversalmente l’azienda e generando miglioramenti sul lato dell’efficienza e dell’efficacia. In coerenza con la visione espressa al quesito precedente, l’attenzione dei business leader italiani è posta soprattutto sui vantaggi associati al recupero di produttività a 360°. In particolare, i benefici cui oltre 4 Chief Executive intervistati su 5 attribuiscono maggiore importanza sono: la flessibilizzazione dei processi produttivi, declinabile in maggiore scalabilità e velocità e riduzione del time-to-market (85%); 15
la pianificazione/programmazione in tempo reale dei processi (ad esempio, controllo della qualità, manutenzione predittiva degli impianti, ecc.), che ottiene in media l’83% delle risposte con i punteggi più alti. Seguono, in terza e quarta posizione, la semplificazione e la razionalizzazione dei flussi informativi (come la riduzione di sovrapposizioni e lo snellimento delle verifiche interne a livello amministrativo) e l’efficientamento dei costi operativi dovuto all’utilizzo di minori input produttivi e a minori scarti di lavorazione ed emissioni. Flessibilizzazione dei processi produttivi 84,8% Pianificazione/programmazione in tempo reale dei processi 82,6% Semplificazione/razionalizzazione dei flussi informativi nei processi 76,6% amministrativi Efficientamento dei costi operativi 74,5% Migliore capacità di business intelligence e pianificazione strategica grazie 72,3% alla maggiore disponibilità di informazioni Maggiore collaborazione/integrazione tra gli attori lungo la filiera del valore 71,7% Elevato grado di personalizzazione dell’offerta di prodotti/servizi 67,4% Ottimizzazione della capacità di lavoro delle risorse umane 59,6% Figura 3. Risposte alla domanda “Secondo Lei, quali saranno i principali benefici associati alla trasformazione delle aziende secondo logiche 4.0?” (scala crescente da 1 a 6; somma delle percentuali di risposta 5 = “rilevante” e 6 = “molto rilevante”). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 14. I benefici che si possono ottenere grazie alla miglior conoscenza del Cliente, alla personalizzazione dell’offerta, allo sviluppo di diverse dinamiche competitive e collaborative e all’evoluzione della forza lavoro, sono ancora percepiti come determinanti-chiave da una quota inferiore di Capi Azienda. È interessante notare alcune polarizzazioni delle risposte per settore di attività all’interno del campione: La totalità dei rispondenti (100%) proveniente dal settore bancario-assicurativo esprime ampio apprezzamento per la possibilità di ridurre i costi operativi, potenziare le attività di business intelligence e di pianificazione strategica – grazie alla maggior disponibilità di informazioni – e semplificare i processi amministrativi. Questo orientamento del top management appare in linea con le policy di razionalizzazione e contenimento dei costi attuate dalle banche negli ultimi anni (si veda il sotto- capitolo 2.1), anche per effetto dell’inasprimento del contesto regolamentare. Per contro, si nota una certa “chiusura” dell’industry finanziaria a logiche di co-opetition: solo il 33% del cluster bancario-assicurativo attribuisce importanza alla maggiore collaborazione e integrazione tra gli attori lungo la filiera. Le aziende energetiche e le utility puntano l’attenzione non solo sulle attività di business intelligence abilitata dai Big Data analytics (si veda il sotto-capitolo 2.5), ma anche sull’elevato livello di personalizzazione dell’offerta permessa dalle tecnologie 4.0 (89% delle risposte 5 = “rilevante” e 6 = “molto rilevante”). 16
Focus – I first mover nell’automazione e nel digitale sono i settori cui i Chief Executive italiani guardano con maggiore interesse Nella transizione dell’organizzazione verso il cambiamento digitale, alcune industry, svolgendo il ruolo di capofila e first mover, possono esercitare un’azione di traino e stimolo anche a livello di sistema-Paese nell’innovazione dei processi e nella produzione e offerta di beni e servizi secondo logiche 4.0. In media, un Capo Azienda italiano su 5 (19,8%) considera il mondo dell’automotive e della meccanica un benchmark da cui trarre ispirazione e nuovi stimoli sulla applicazione delle tecnologie 4.0. Questa tendenza si rileva in particolare nel manifatturiero (31,9% del sottocampione) ed è imputabile al fatto che il settore della meccanica è stato tra i primi a recepire le nuove soluzioni abilitate dalla digitalizzazione (filiere produttive automatizzate, sensoristica di controllo, ecc.) e, grazie a cospicui investimenti in R&S, è in grado di immettere sul mercato soluzioni all’avanguardia. Tra i settori di maggiore stimolo per i business leader sono indicati anche l’e-Commerce (12,9% del campione complessivo), in considerazione della capacità di essere vicini al Cliente finale e di esplorare nuovi ambiti di business, così come il comparto bancario-assicurativo (12,1%), che negli ultimi anni sta sperimentando approcci innovativi per ripensare prodotti/servizi, canali e processi (si veda anche il sotto-capitolo 2.1). 20,7% 19,8% 12,9% 12,1% 10,3% 9,5% 7,8% 6,9% Banche / Assicurazioni e-Commerce ICT Logistica Altri settori Telecomunicazioni Energia / Utilities Automotive / Meccanica Figura 4. Risposte alla domanda “A quale industry la Sua organizzazione guarda con maggiore interesse come esempio di modello innovativo e di successo in ambito digitale?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 17
1.3. QUALE SARÀ L’IMPATTO DELLA RIVOLUZIONE 4.0 A LIVELLO AZIENDALE SECONDO I CHIEF EXECUTIVE DEL PAESE IL CHIEF EXECUTIVE HA IL RUOLO GUIDA NELLA BUSINESS TRANSFORMATION 4.0 15. La consapevolezza circa la necessità di adeguare priorità, ruoli e responsabilità di fronte alle sfide della rivoluzione 4.0 è un elemento di successo per governare il processo di trasformazione di ogni azienda. Poiché gli impatti si eserciteranno trasversalmente su tutte le funzioni aziendali, l’organizzazione è chiamata a giocare un ruolo attivo, ma il cambiamento nelle imprese deve partire dall’alto, con un ruolo guida del CEO. L’intera organizzazione, dal top management al personale amministrativo, deve interiorizzare l’importanza della digitalizzazione e della connettività per applicarla nell’azienda. In questo momento di grande trasformazione connotata, più che in passato, da aspetti molto “tecnici”, i Chief Executive devono rendersi conto di eventuali inadeguatezze in ambito digitale e provvedere a colmare questo gap per dotarsi di una “testa 4.0”, anziché delegare la gestione della trasformazione digitale agli “addetti ai lavori”: L’integrazione del digitale nella strategia aziendale deve essere una prerogativa del Vertice. Ciò è centrale per garantire la sostenibilità e la competitività del business nel medio-lungo termine, attraverso il ripensamento del modello di business o di servizio e l’ampliamento della base Clienti. Il CEO, quale attore e stimolatore del cambiamento, è la figura deputata a capire in prima persona la rivoluzione 4.0 e a far capire, all’interno dell’azienda, la portata della sfida e dell’opportunità che si presenta. 16. Ad oggi, non sembra esserci ancora una piena consapevolezza del profondo cambiamento che il 4.0 comporterà direttamente sulle figure apicali. Infatti, secondo la maggioranza dei business leader intervistati, la rivoluzione 4.0 determinerà un ripensamento di priorità, compiti e responsabilità innanzitutto a partire dal responsabile dell’area innovazione tecnologico-digitale – il Chief Innovation Officer (CIO), il Chief Technology Officer (CTO) o il Chief Digital Officer (CDO). Nel campione complessivo tale percezione interessa l’88% delle risposte attribuite ai punteggi più elevati, raggiungendo il 100% nel settore finanziario, nell’energia, nei trasporti e nelle telecomunicazioni. L’importanza attribuita al responsabile IT aumenta al crescere delle dimensioni aziendali: nelle realtà più piccole (con ricavi inferiori ai 50 milioni di Euro) tale figura ottiene l’85% delle risposte prioritarie, mentre sale al 92% tra le aziende sopra i 500 milioni di Euro di fatturato. 17. Le figure dei CIO, CTO e CDO generalmente si focalizzano sulla gestione day-by- day (fondamentale per la business continuity) e non sono direttamente responsabili della business transformation, ma possono agire da facilitatori per una maggiore sensibilizzazione nell’azienda sulle nuove tecnologie. L’istituzione di un Chief Transformation Officer, in presa diretta con il CEO, può supportare e favorire il cambiamento nelle varie funzioni, secondo un approccio olistico, in termini di diffusione di nuove idee e condivisione di standard di natura tecnologica e innovativa, sfruttando al meglio gli sviluppi delle tecnologie digitali per ridefinire processi e risultati. 18
18. La figura del CEO e di altri ruoli apicali si pone solo in quarta posizione (54%), dietro al Responsabile Produzione e al Responsabile Marketing (più di 7 risposte su 10 relative ai punteggi 5 e 6). In particolare, le aziende del settore bancario-assicurativo e finanziario si presentano compatte (100%) nel riconoscere la rilevanza della sfida 4.0 per il ruolo di Responsabile Marketing, a conferma della crescente peso delle attività di relazione e ingaggio del Cliente nel nuovo scenario digitale. Chief Innovation/Technology/Digital Officer 87,8% Responsabile Produzione 75,0% Responsabile Marketing 74,5% CEO e ruoli apicali 54,2% Responsabile Risorse Umane 45,8% Figura 5. Risposte alla domanda “Pensando alla Sua organizzazione, quanto la rivoluzione 4.0 comporterà un ripensamento di priorità, compiti e responsabilità per i principali ruoli aziendali?” (scala crescente da 1 = “minore impatto” a 6 = “maggiore impatto”; somma delle risposte 5 e 6, valori percentuali). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 19. Una punto d’attenzione è legato alla percezione dell’impatto della nuova rivoluzione sul Responsabile delle Risorse Umane, che appare sottostimato dai Capi Azienda partecipanti alla survey: solo il 45% reputa che il cambiamento 4.0 avrà conseguenze “rilevanti” o “molto rilevanti” per questa figura. Come è stato messo in evidenza anche nel corso delle interviste con i CEO, al contrario, l’evoluzione delle competenze (da meccaniche/manuali a digitali) e la necessità per l’azienda di dotarsi di profili dotati di competenze più “rotonde” e nuovi skill, rafforzano le responsabilità dell’HR Manager in virtù della sua capacità di: Ripensare le policy di selezione del personale, per cercare e assumere profili con competenze nuove. Formare e valorizzare le risorse già presenti nell’organizzazione, nell’ottica di un upgrade professionale (competenze più elevate e maggiore responsabilità e autonomia nel proprio ruolo). Ingaggiare e sensibilizzare le persone su temi di leadership condivisa e di comprensione dei trend indotti dal 4.0. La consapevolezza su questi aspetti aumenta al crescere del grado di complessità gestita dalle imprese: mentre solo il 39% delle aziende sotto i 50 miliardi di Euro di fatturato riconosce l’importanza della sfida per il Responsabile HR, tale valore raggiunge il 67% tra i Capi Azienda alla guida delle aziende di maggiori dimensioni. 19
TUTTE LE AREE FUNZIONALI DELL’AZIENDA SARANNO COINVOLTE NEL CAMBIAMENTO 20. La rivoluzione 4.0 richiederà alle imprese grande capacità di adattamento, in un contesto ricco di opportunità e di sfide: tutte le funzioni aziendali sono coinvolte, secondo livelli diversi di intensità e complessità gestionale e tecnologica. Alcuni degli impatti attesi sono connaturati all’applicazione delle nuove soluzioni digitali, tra cui: flessibilizzazione ed efficientamento della produzione, con l’evoluzione verso la personalizzazione delle linee produttive in customizzazione di massa e la possibilità di rendere più fluido il processo creativo e produttivo lungo tutta la catena del valore, eliminando i colli di bottiglia e il capitale circolante collegato; velocizzazione dei tempi di R&S di prodotti e servizi; efficientamento della manutenzione di impianti e macchinari; maggiore rapidità nella gestione del magazzino e della logistica; migliore presidio delle funzioni legate a Vendite e Customer Care, grazie alla capacità di saper rispondere con tempestività ai bisogni del Cliente e contestualizzarli adeguatamente (proporre un’offerta commerciale di un nuovo prodotto/servizio al momento giusto in cui serve al Cliente). 21. L’indagine presso i Capi Azienda italiani conferma l’allineamento sulla percezione delle opportunità offerte dalle logiche 4.0 per il Marketing (71% delle risposte con i punteggi più alti) e i Servizi post-Vendita (69%). Inoltre, quasi 7 Chief Executive su 10 indicano come prioritari gli effetti della digitalizzazione su Magazzino e Logistica e sulla filiera produttiva. Le aree funzionali che, nell’opinione del campione, saranno meno impattate dalla trasformazione digitale sono i Servizi Amministrativi (52%) e l’Approvvigionamento di Materie Prime (33%). Marketing e Vendite 70,8% Servizi post-vendita 69,5% Magazzino e Logistica 68,8% Produzione (beni/servizi) 67,3% Ricerca & Sviluppo 60,4% Servizi amministrativi 52,1% Approvvigionamento materie prime 33,3% Figura 6. Risposte alla domanda “Quali aree funzionali lungo la catena del valore aziendale saranno più interessate, a Suo parere, dai benefici dall’applicazione delle nuove soluzioni digitali?” (scala crescente da 1 = “minimo beneficio” a 6 = “massimo beneficio”; somma delle percentuali di risposta 5 e 6). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 20
22. L’analisi per settore mostra che: Le aziende manifatturiere e le realtà di grandi dimensioni – anche in considerazione dell’attività di business e delle economie di scala ottenibili – attribuiscono un maggior rilievo all’impatto sulla Produzione di beni e servizi (88% e 83% delle risposte “beneficio elevato” e “massimo beneficio” rispetto al 67% del campione di riferimento). Le stesse aziende della manifattura valutano la funzione Magazzino e Logistica mediamente più sensibile ai benefici del digitale rispetto al campione (84% delle risposte con i punteggi più alti rispetto al 69% del campione). Il comparto finanziario nel suo complesso e l’industria energetica puntano invece con decisione sulla rilevanza di Marketing e Vendite (100% delle risposte con punteggio più alto rispetto al 71% medio del campione). Anche con riferimento ai Servizi post-Vendita, le risposte sui valori di maggiore rilevanza si attestano al 100% nella Finanza e all’89% nell’Energia (69% nel campione). LE AZIENDE DEVONO SUPERARE VINCOLI CULTURALI E ORGANIZZATIVI 23. La rivoluzione 4.0 impatta su alcuni fattori che, se non gestiti tempestivamente ed efficacemente, possono rappresentare delle barriere alla trasformazione di processi, sistemi e persone. Per cogliere i benefici della rivoluzione 4.0, occorre realizzare un cambiamento – non solo culturale – in tutta l’azienda, superando le resistenze insite nell’organizzazione. Le risposte ottenute dai Capi Azienda nella survey confermano la necessità di intervenire su due fronti prioritari: il primo di tipo “soft” (le persone), il secondo di tipo “hard” (l’infrastruttura e i sistemi). 24. Il 67% delle risposte di priorità (5 e 6 su una scala da 1 a 6) individua nella mancanza di competenze digitali adeguate il principale freno all’adozione delle innovazioni digitali nei processi e all’interno dell’azienda, con un valore che sale al 92% nelle aziende di maggiori dimensioni e al 100% nel segmento bancario-assicurativo. Come detto, la rivoluzione in corso rimette in discussione le competenze di tutti (dal manager all’operaio), con riferimento non solo alla capacità di interfacciarsi con i diversi device tecnologici, ma soprattutto alla reattività necessaria per cogliere gli spunti che arrivano dall’esterno e alla capacità analitica e interpretativa delle grandi masse di informazioni e dati (strutturati e non) generati dalla maggior connettività. Cambieranno di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: in futuro, il “problem solving” rimarrà la soft skill più ricercata e, parallelamente, diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività. 21
Mancanza di competenze digitali adeguate 67,3% Limiti della infrastruttura esistente (es. legacy dell’architettura 61,2% digitale, problemi di integrazione tra sistemi) Percezione di elevati tempi e costi per realizzare il cambiamento 55,3% Difficoltà di implementare nella pratica i nuovi modelli 4.0 52,1% Difficoltà nella riconversione / riassorbimento della forza lavoro 50,0% Timore per la sicurezza nel trattamento/archiviazione dei dati 30,6% gestiti Figura 7. Risposte alla domanda “Secondo Lei, quali sono le principali barriere che possono frenare l’adozione delle innovazioni digitali nei processi e all’interno dell’azienda nel Suo settore di attività?” (scala crescente da 1 = “minore rilevanza” a 6 = “maggiore rilevanza”; somma delle percentuali di risposta 5 e 6). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017 Case study – Come favorire la transizione 4.0: soluzioni innovative per promuovere l’innovazione dal basso e il cambiamento digitale dentro l’organizzazione Un numero crescente di aziende sta adottando meccanismi organizzativi per promuovere la creatività e l’adeguamento delle competenze digitali ai diversi livelli della scala gerarchica. La creazione di una cultura aziendale “pro-digital” aiuta la struttura a sensibilizzare e ingaggiare i dipendenti e a farli sentire parte di una sfida comune, mettendo in gioco le persone e attirando risorse talentuose e innovative. Per esempio, nella GDO, Coop ha lanciato un progetto cui partecipano persone provenienti dal mondo cooperativistico, con l’obiettivo di fare emergere nuove idee e declinarle in modo vicino alle esigenze del settore retail. L’attività si struttura in gruppi di lavoro interfunzionali e interdirezionali, finalizzati a discutere sui nuovi bisogni del settore in un ambiente libero da pregiudizi e rigidi vincoli gerarchici*. Simili meccanismi sono stati adottati anche in Acea per contribuire ad accelerare il percorso di cambiamento digitale del Gruppo, attraverso l’integrazione del modello gerarchico funzionale con quello tipico delle “start-up”, con una struttura agile di tipo reticolare che mette al centro l’idea e sfrutta la passione delle persone (si veda il sotto-capitolo 3.3). Vodafone ha avviato un programma (l’iniziativa “Digital Ninja”) volto a cambiare la cultura delle persone sul tema digitale: sono stati selezionati 200 top manager del Gruppo nel mondo, ognuno dei quali ha a disposizione un digital native con cui portare avanti un programma personalizzato di aggiornamento digitale con sessioni di lavoro periodiche. Si crea così un percorso positivo di continuo scambio di esperienze e costruzione della cultura aziendale: i più giovani istruiscono i manager più senior sulla continua evoluzione dell’ecosistema digitale, facendo luce sulle nuove app e sugli aggiornamenti dei software, mentre questi ultimi illustrano ai digital native le logiche di funzionamento di una grande multinazionale. ________________________ * Da questo approccio “dal basso” basato sul confronto tra professionalità diverse sono emerse, ad esempio, le idee per l’allestimento del punto vendita (il distretto del cibo del futuro) e la strategia di comunicazione di Coop ad EXPO 2015 e per il concept store FiorFood aperto a Torino. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Coop (www.e-coop.it), Acea (www.acea.it) e Vodafone (www.vodafone.it), 2017 22
25. Un secondo fattore critico, per oltre il 61% dei rispondenti, è rappresentato dai limiti della infrastruttura esistente (in particolare, legacy dell’architettura digitale e problemi di integrazione tra sistemi). A riprova degli importanti investimenti in tecnologia effettuati in passato – e dei limiti legati alla relativa stratificazione – nelle aziende sopra i 500 milioni di Euro di fatturato questo aspetto ottiene la totalità delle risposte. 26. Tempi, costi e modalità di implementazione operativa dell’innovazione sono percepiti come tendenzialmente più complessi rispetto a quanto lo siano effettivamente, nonostante la tecnologia sia sempre più avvicinabile ormai da aziende grandi e piccole. Il 55% delle risposte alla survey indica una barriera nei possibili tempi e costi elevati per realizzare il cambiamento, mentre in un caso su 2 preoccupa la difficoltà di implementare nella pratica i nuovi modelli 4.0 (per esempio, nel settore dell’energia, tale valore aumenta al 78% rispetto al 52% medio del campione complessivo). 27. Infine, i business leader non sembrano individuare un fattore ostativo nella necessità di riconversione o riassorbimento della forza lavoro dovuta alla progressiva automazione e digitalizzazione dei processi (in media 1 su 2) o di garantire adeguati livelli di sicurezza al trattamento e all’archiviazione dei dati gestiti (media del 31% delle risposte), in un mondo sempre più interconnesso e con scambi di flussi informativi continui, su più fronti e in tempo reale. Con riferimento alla sfida della cybersecurity (gestione di temi quali Data security, privacy, IP-security, ecc.) si nota tuttavia una polarizzazione in funzione delle dimensioni delle aziende rispondenti (14% nelle PMI e 42% nelle aziende sopra i 500 milioni di Euro di fatturato), principalmente dovuta alla mole di dati posseduti e archiviati nei database delle aziende più grandi e strutturate. ANCHE IL MODELLO D’INVESTIMENTO DELLE AZIENDE DEVE CAMBIARE 28. Per sfruttare le potenzialità della digitalizzazione e della connettività, le aziende devono ripensare l’allocazione delle risorse, orientando gli investimenti sulle aree da cui possono sprigionarsi i maggiori benefici per l’efficienza operativa e l’efficacia commerciale. Abbiamo chiesto ai business leader italiani di indicare gli ambiti su cui stanno realizzando (o intendono effettuare) investimenti con tecnologie 4.0. I risultati evidenziano una preferenza per i processi produttivi (31,7% delle prime scelte) e per l’offerta di nuovi servizi (26,8%), seguiti da investimenti volti a migliorare i processi organizzativi. 29. Diventa fondamentale definire la tempistica della realizzazione di questi interventi e scegliere se l’azienda intende porsi come early adopter, first mover o follower, in funzione della maturità del mercato. Questo impatta sui modelli di investimento e determina un orizzonte d’azione più ristretto, che obbliga gli operatori ad essere più reattivi e seguire le logiche del “live business”. Ad esempio, nella Ricerca e Sviluppo, riduzione del time-to-market e integrazione con le operations diventano sempre più un aspetto cruciale, in quanto l’orizzonte degli investimenti per nuovi progetti si sta riducendo drasticamente (in media, da 5-10 anni a 1-3 anni) e cambia anche l’entità degli stessi. 23
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