COMUNE DI ANZOLA Giovedì, 01 ottobre 2015

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COMUNE DI ANZOLA Giovedì, 01 ottobre 2015
COMUNE DI ANZOLA
 Giovedì, 01 ottobre 2015
COMUNE DI ANZOLA Giovedì, 01 ottobre 2015
COMUNE DI ANZOLA
                                                           Giovedì, 01 ottobre 2015

Cronaca
 01/10/2015 Corriere di Bologna Pagina 2
 Cento minori all' ex Telecom occupata Tutti i nodi dell' operazione­Galaxy                                  1
 01/10/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 21
 La piccola Angela uccisa da una miocardite acuta                                                            3
 01/10/2015 larepubblica.it (Bologna)
 Il New York Times a Bologna, trentasei ore da turisti entusiasti                                            4
Politica locale
 01/10/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 21
 «Il Comune ha subìto danni per 1,3 milioni»                                                                 6
Sport
 01/10/2015 Il Resto del Carlino Pagina 9
 Persiceto avanti con Cumani e Mari, Anzolavino di rigore                                                    7
Pubblica Amministrazione
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7                                                       DAVIDE COLOMBO
 «Pronti a cambiare sulle cure»                                                                              8
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
 «Strutture commerciali della Chiesa pagheranno l' Imu»                                                      10
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
 In 4­5 anni 30 miliardi di risparmi                                                                         11
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
 Tagli, i ministeri frenano «Dote» inferiore al miliardo                                                     13
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 18
 Apprendistato, via al decreto                                                                               15
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 29
 Riforma partita ma il tempo è un' incognita                                                                 17
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 29                                                     ROBERTO GALULLO
 Un tesoro disperso tra troppe mani                                                                          19
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 43
 Voluntary, no a verifiche parziali                                                                          22
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 47                                                        GIANNI TROVATI
 Province, mobilità con corsie preferenziali                                                                 24
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 49                                                  FRANCESCO CLEMENTE
 Limiti agli appalti diretti nelle Asl                                                                       26
 01/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 49                                                       ANGELO BUSANI
 Pa, aumenti di capitale «scritti»                                                                           28
 01/10/2015 Italia Oggi Pagina 1
 La nuova funzione, «Fattura PA», facilita il rapporto tra i...                                              30
 01/10/2015 Italia Oggi Pagina 30                                                         VALERIO STROPPA
 Voluntary multi­segnalazioni                                                                                31
 01/10/2015 Italia Oggi Pagina 36
 Imposte locali, proposta Anutel                                                                             33
 01/10/2015 Italia Oggi Pagina 36                                                         MATTEO BARBERO
 Soldi ai comuni penalizzati                                                                                 34
 01/10/2015 Italia Oggi Pagina 36
 Undici fari italiani arrivano sul mercato                                                                   36
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1 ottobre 2015
Pagina 2                               Corriere di Bologna
                                                           Cronaca

  Cento minori all' ex Telecom occupata Tutti i nodi
  dell' operazione­Galaxy
  I risultati del censimento dei servizi sociali in via Fioravanti. Merola: «Non ci sarà la
  sanatoria degli abusivi»

  Il Galaxy non sarà un residence per gli
  occupanti, sostiene il sindaco Virginio Merola.
  Lo ha detto ieri, all' indomani di un summit con
  il Pd e con i sindaci dell' hinterland dove si è
  parlato proprio di occupazioni. In quella sede è
  stato anche diffuso un monitoraggio sulle
  presenze nell' ex Telecom di via Fioravanti.
  Dentro ci vivono 97 minorenni, un occupante
  su tre. Madri e bimbi, ha sempre spiegato
  Merola, sarebbero stati presi in carico dai
  servizi sociali del Comune. E ora che a breve
  si apriranno le porte dell' ex residence dell'
  Inail, pare difficile che buona parte dei quei
  mini appartamenti possano essere riservati ad
  altri e non a loro.
  Ma ieri Merola ha voluto lanciare due
  messaggi. Il primo ai residenti di via Fantin,
  dove si trova il Galaxy, per tranquillizzarli in
  vista dell' imminente arrivo di nuove famiglie,
  non occupanti, che presto andranno a vivere lì.
  «Sarà nostra premura evitare che questa
  situazione possa ricadere sull' equilibrio
  sociale dell' area interessata, con adeguata
  gestione e informazione», spiega il sindaco. Il
  secondo messaggio riguarda l' uso del Galaxy,
  che non è destinato «agli occupanti, ma a
  quelle persone che i servizi sociali
  certificheranno come persone bisognose. Chi
  non ha diritto di entrare non entrerà, come chi
  ha occupato abusivamente senza averne titolo. Non è una sanatoria».
  Avrà un alloggio, sottolinea Merola, «solo chi ha bisogno, rispettando le graduatorie esistenti per l'
  emergenza abitativa». In questa lista ci sono già 30 famiglie che troveranno di sicuro alloggio in
  altrettanti mini appartamenti in via Fantin ( su un totale di 95). Lo stabile dell' Inail tra l' altro è già pronto
  e potrebbe ospitare i nuovi inquilini già da lunedì.
  E gli occupanti dei cinque immobili sotto le Torri? Dalle parole del sindaco si capisce che per loro
  potrebbero non aprirsi le porte del residence. A partire da quelli che saranno coinvolti nel futuro
  sgombero all' ex Telecom, dove pende un sequestro dell' autorità giudiziaria che prima o poi dovrà
  essere eseguito. Sotto quale tetto andranno a stare queste persone resta un rebus. Complessivamente,
  parliamo di 150 tra mamme e minori. E al Galaxy il posto per loro c' è, dato che resterebbero ancora
  liberi una sessantina di mini appartamenti. Non solo, questi nuclei, sebbene siano occupanti,
  rientrerebbero nelle categorie di cui il Comune deve farsi carico.
                                     Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016

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Pagina 21                       Il Resto del Carlino (ed.
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                                                         Cronaca
  ANZOLA OGGI L' ULTIMO SALUTO

  La piccola Angela uccisa da una miocardite acuta
  ­ ANZOLA ­ UN ARRESTO cardiaco causato
  da una «probabile miocardite acuta». E'
  questo il responso, ancora non definitivo, del
  medico legale Emanuela Segreto, che ha
  eseguito l' autopsia sulla piccola Angela Calin,
  la bimba di un anno morta al Maggiore di
  Bologna il 20 settembre. I genitori, Sergiu e
  Viorela, rumeni residenti ad Anzola, hanno
  presentato denuncia tramite l' avvocato
  Gennaro Lupo e la Procura ha indagato tre
  medici per omicidio colposo. Alla luce dell'
  autopsia, però, la loro posizione potrebbe
  alleggerirsi. Fin dall' inizio, infatti, dal
  Maggiore avevano respinto le accuse
  sostenendo che la bimba era morta per una
  patologia imprevedibile e fulminante, cioè
  appunto una miocardite. Ma l' avvocato Lupo
  non ci sta e chiederà al medico legale, che
  eseguirà gli esami istologici, «di capire se,
  qualora i medici avessero individuato fin da
  subito l' infezione, sarebbe stato possibile
  intervenire tempestivamente per salvare la
  piccola». E ancora: «Furono sottovalutati
  parametri che potevano permettere di
  individuare la miocardite?». Parola al medico legale.
  Oggi infine si terranno i funerali di Angela: partenza alle 11 dall' obitorio della Certosa con destinazione
  Borgo Panigale, a Bologna.

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                                larepubblica.it (Bologna)
                                                          Cronaca

  Il New York Times a Bologna, trentasei ore da turisti
  entusiasti
  Tornare sui propri passi può esporre a
  delusioni, ma non è stato così per Evan Rail,
  giornalista del New York Times, che ha
  dedicato a Bologna la rubrica settimanale di
  v i a g g i ,      " 3 6      H o u r s "

  (http://www.nytimes.com/2015/10/04/travel/what­to­do­in­36­hours­in­bologna­italy.html). L' aveva già
  fatto, nel 2011. Ma a distanza di quattro anni non c' è nulla di Bologna che deluda il quotidiano
  americano. E non è solo questione di un glorioso passato, della sua antica Università, di una
  gastronomia a suo modo leggendaria ­ tortellini, tagliatelle e mortadella, elenca il NYT ­ ma anche del
  suo contario, il Nuovo. Nuovi modi di mangiare, nuovi musei, nuovi locali. E anzi, non c' è proprio, in
  questo itinerario, un luogo di pura tradizione. In realtà soltanto uno, la Torre degli Asinelli. La prima
  serata è dedicata alla pizza di via Ranzani 13 e il dopo cena alla degustazione di birre artigianali, in
  varie tappe. L' indomani mattina, un paio d' ore vanno dedicate alla Motor Valley e a Pavarotti, ma a
  mezzodì si è di nuovo in città per il pranzo da Eataly, una sosta al Mercato di Mezzo, e poi shopping,
  meglio se vintage: le penne Omas, gli abiti di seconda mano delle Leonarda, gli accessori dei Fratelli
  Broche, l' antiquariato di Freak Andò. Un unico appunto, la difficoltà per un turista straniero a
  raggiungere il Museo del Gelato Carpigiani, ad Anzola, con i mezzi publici. Meglio, o comunque più
  facile, ristorarsi da Stefino. E ai tortellini, forse troppo scontati, qui si preferisce una tappa al Red Brick,
  tempio della carne e, nel dopocena, lo spettacolo delle 22 alla Cineteca, un luogo, un quartiere dove
  può capitare di sentirsi immersi in . La visita al Mast vale la domenica mattina, e tra i ristoranti, il NYT si
  è scovato il Sette Tavoli, "il locale più piccolo di Bologna per numero di coperti". E' tutto? no, non
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                                                      Politica locale

  «Il Comune ha subìto danni per 1,3 milioni»
  Anzola La minoranza attacca

  di PIER LUIGI TROMBETTA ­ ANZOLA ­ IL
  CONSIGLIERE regionale Galeazzo Bignami
  (Forza Italia) e il consigliere comunale di
  Anzola, Gabriele Gallerani, della lista civica
  Uniti per Anzola', hanno presentato alla Corte
  dei Conti di Bologna, un esposto riguardo il
  danno di 1.350.000 euro subito dal Comune di
  Anzola in conseguenza del fallimento dell'
  impresa di costruzioni Icea. «L' esposto ­
  spiega Gallerani ­ si è reso necessario dopo
  che il gruppo 'Uniti per Anzola' aveva
  presentato nel luglio dell' anno scorso una
  mozione di censura al comportamento del
  sindaco Loris Ropa e della giunta in carica fino
  al 25 maggio 2014. Ropa aveva sottoscritto la
  permuta di un terreno comunale fabbricabile a
  Icea in cambio di 8 alloggi di edilizia
  residenziale pubblica senza che gli obblighi
  assunti dall' Icea fossero coperti da garanzie
  reali fino al temine dei lavori». La polizza
  fideiussoria sottoscritta da Icea e accettata dal
  Comune, garantiva quest' ultimo dal dicembre
  2009 al dicembre del 2011. Vale a dire sei
  mesi prima della consegna degli 8 alloggi
  pattuiti. Alla scadenza della fidejussione, che non fu rinnovata, la costruzione degli alloggi pubblici non
  era nemmeno iniziata, e il fallimento dell' Icea lasciò il Comune senza appartamenti e senza copertura
  fideiussoria. «Solo quando fu evidente il dissesto dell' Icea ­ aggiungono Bignami e Gallerani ­ il sindaco
  e la giunta intrapresero le azioni tendenti a salvare il salvabile del credito stimato in circa 1.350.000
  euro. A fronte di tutto ciò, il sindaco attuale di Anzola, Giampiero Veronesi, presentò nel luglio dello
  scorso anno un brevissimo esposto alla Corte dei Conti segnalando la vicenda. Ma non allegò alcun
  documento a supporto della sua breve segnalazione. Quindi, abbiamo provveduto noi adesso a fornire
  le opportune documentazioni, presentando un esposto completo».
  «NON ESITO a definire risibili ­ replica Veronesi ­ le affermazioni di Gallerani. In primo luogo, le
  istruzioni su come fare un esposto alla Corte dei conti, ritengo siano ben più necessarie a lui che a me.
  Immediatamente dopo la mia elezione, con grande senso di responsabilità, ho segnalato ciò che
  ritenevo potesse essere passibile di censura: Gallerani, invece è stato semplicemente a guardare. Ma è
  corso ai ripari con un secondo esposto del quale non c' era alcun bisogno». Infine sulla questione l' ex
  sindaco Loris Ropa al momento preferisce non pronunciarsi.

                                   Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016

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  Persiceto avanti con Cumani e Mari, Anzolavino di
  rigore
  Zola Predosa 0 Anzolavino 1 ZOLA PREDOSA: Farnè,
  Gombia, Paone (31' st Puopolo), Tavolari, Fiammati,
  Guiduzzi (15' st Soffritti), Simonaci, Zaza, Cini (15' st
  Ben Bahri O.), Suma, Quarantotto. A disp.Gerardi,
  Rossi, Barbieri, Lambertini.
  All. Colantuomo.
  ANZOLAVINO: Menarini, Sabbi, Ferrarese, Magnani M.,
  Bonetti, Luppi, Pascerini, Sanso (45' st Fantasia),
  Andrean (42' st Bernardi), Perrotta (40' st Bosso),
  Vergnani. A disp.Galletti, Testi, Magnani G., Basyia.
  All. Marrese.
  Arbitro: Finchi di Ferrara.
  Rete: 13' pt Vergnani (rig).
  Note: espulso Zaza. Ammoniti Farnè, Tavolari.
  Simonaci, Sabbi, Ferrarese, Luppi, Sanso.
  Passa l' Anzolavino.

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                                              Pubblica Amministrazione

  «Pronti a cambiare sulle cure»
  Renzi: nessun taglio alla sanità ­ «Italia fuori dalle sabbie mobili, missione compiuta»

  roma Nel primo anno e mezzo di Governo la
  priorità è stata il salvataggio dell' industria
  manifatturiera e il lavoro dice Matteo Renzi alla
  Camera in apertura del "premier time", l'
  appuntamento per le risposte immediate in
  Aula ai quesiti di maggioranza e opposizione.
  «L' Italia ­ scandisce ­ è fuori dalle sabbie
  mobili e ora possiamo dire: missione
  compiuta». I numeri dell' economia sono voltati
  in positivo, i segnali di fiducia aumentano e la
  percezione del nostro Paese all' estero è
  cambiata: adesso non ci si chiede più come un
  anno fa se faremo o meno la fine della Grecia
  ma che ruolo avremo nel Mediterraneo. Di
  ritorno dalla missione newyorkese il premier
  non vuole lasciare il campo a dubbi o
  retropensieri: la prossima legge di Stabilità,
  che sarà espansiva con un effetto lordo di 27
  miliardi, servirà per segnare la «svolta
  definitiva».
  Nella parte del suo intervento dedicato alla
  politica economica, il premier è tornato ad
  enumerare le misure principali che entreranno
  in manovra rassicurando i deputati su un fatto:
  la politica fiscale si decide a Roma, non a
  Bruxelles. «Dobbiamo uscire da questa
  dinamica per cui ogni battito d' ali di una farfalla bruxellese costituisce elemento di preoccupazione».
  Renzi conferma che nel 2016 ci sarà il taglio di Imu e Tasi per le abitazioni principali e che verrà
  indicato il livello che avrà l' Ires nel 2017 «vogliamo migliorare rispetto a Germania, Francia e Spagna».
  Infine nel 2018 l' intervento sull' Irpef.
  «L' Italia ­ ha insistito Renzi ­ è una delle poche che va in Europa con le carte in regola: la Spagna ha
  fatto sul deficit, nell' ultimo triennio, una media tra il 5,5% e il 6%; il Regno Unito finanzia la riduzione
  fiscale portando il deficit al 5% e la Francia avrà ragionevolmente un deficit tra il 3,5 e il 4%. A noi viene
  chiesto che l' Italia si rimetta in moto. Lo faremo rispettando le regole».
  Tra le novità allo studio, spiega il premier nel corso del domanda­e­risposta, c' è una misura per far
  figurare che gli 80 euro riconosciuti in busta paga un anno fa ai lavoratori con redditi fino a 26mila euro
  lordi non risultino come un sussidio, ma come una riduzione fiscale. E ci sara una misura contro la
  povertà, in particolare quella infantile, cosa diversa dal reddito di cittadinanza: «In Italia la povertà si può
  combattere, si deve combattere, tornando alla crescita. Prima ancora di immaginare sussidi o
  interventi» ha spiegato Renzi poco dopo aver difeso l' Isee, indicatore della situazione economica dei
  nulei familiari, introdotto dai Governi passati: «Sicuramente siamo pronti ad una verifica, a discutere se
  qualcosa non funziona» ma secondo i «dati a disposizione c' è soddisfazione da parte degli utenti». In
  particolare, risulta che per circa l' 80% dei nuclei le nuove modalità di definizione dell' Isee per persone
  con disabilità sono più favorevoli o indifferenti (11,7%), «ma c' è stata anche un' attenzione diversa dove
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  BAGNASCO

  «Strutture commerciali della Chiesa pagheranno l'
  Imu»
  La Conferenza Episcopale assicura: la Chiesa
  rispetta la legge e quando lo prevede paga le
  tasse sui propri immobili ormai adibiti a uso
  commerciale, quindi l' Imu. Nella prolusione al
  Consiglio permanente d' autunno ­ che si tiene
  eccezionalmente a Firenze, in vista del
  Convegno Ecclesiale decennale del prossimo
  novembre ­ il presidente della Cei, cardinale
  Angelo Bagnasco, interviene con un breve
  passaggio su una materia tuttora controversa,
  specie dopo la sentenza della Cassazione che
  ha dato ragione al Comune di Livorno che
  aveva richiesto il pagamento della tassa sugli
  immobili di una scuola cattolica. «Non è inutile
  riaffermare anche che le strutture che sono
  riconducibili a realtà ecclesiastiche e che
  svolgono attività di natura commerciale,
  rispettano gli impegni a cui per legge sono
  tenute» ha detto il porporato. Su questo fronte
  la linea del Vaticano è ormai netta: due
  settimane fa il Papa in un' intervista aveva
  detto chiaramente che se un convento si
  trasforma in un hotel «è giusto che paghi le
  imposte». (Ca.Mar.
  ) © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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  Acquisti Pa. L' obiettivo del nuovo sistema a 34 centrali, 15 miliardi solo da Consip

  In 4­5 anni 30 miliardi di risparmi
  MARCO ROGARI ­ Con il nuovo sistema
  semplificato di 34 centrali di acquisto in 4­5
  cinque anni l' asticella "dell' intermediato" per
  le forniture della Pa, da cui si generano i
  risparmi veri e propri, si potrà posizionare
  attorno a quota 30 miliardi. Circa la metà di
  questa "dote" sarebbe garantita direttamente
  da Consip che già nel triennio 2016­2018
  punta a far salire l' intermediato realizzato con
  i suoi strumenti (gare, mercato elettronico e via
  dicendo) dagli attuali 6,5 miliardi a 10­12
  miliardi, con "risparmi" di circa un paio di
  miliardi già dal prossimo anno.
  Questo obiettivo sarebbe perseguibile facendo
  rapidamente salire la quota di spesa per
  acquisti di beni e servizi presidiata da Consip
  ad almeno circa 50 miliardi rispetto ai circa 40
  miliardi aggrediti fino ad oggi. Un' operazione
  possibile grazie all' ampliamento del suo
  raggio d' azione e andando a incidere
  maggiormente su aree su cui già interviene la
  centralizzazione degli acquisti, come la sanità,
  e toccandone di nuove come ad esempio le
  mense scolastiche, le manutenzioni (comprese
  quelle stradali ad esempio a carico dei
  comuni) e i servizi di vigilanza anche armata. Il
  tutto grazie al nuovo meccanismo centralizzato che rappresenta uno dei pilastri della spending review
  2.0 targata Yoram Gutgeld. Che il Governo sta affinando in vista del varo della prossima manovra.
  Cifre e obiettivi potranno essere limati con la definizione del nuovo piano di spending da parte del
  Governo e la presentazione a metà ottobre del piano industriale di Consip in versione definitiva. Ma le
  coordinate e il punto di approdo della rotta su cui si svilupperà il nuovo dispositivo di centralizzazione
  degli acquisti sono ormai stati individuati. «Siamo al servizio degli obiettivi del Governo», dice con
  chiarezza l' ad di Consip, Luigi Marroni. Che aggiunge: «Stiamo migliorando la nostra attività sia sotto il
  profilo della qualità che della quantità in funzione del miglioramento dei conti dello Stato ma prestando
  anche molta attenzione all' innovazione e alle esigenze del mondo delle imprese, soprattutto delle Pmi».
  Una mission rivista, insomma, quella di Consip anche tenendo conto delle altre centrali
  prevalentemente regionali che viene sviluppata ­ sottolinea Marroni ­ «con l' indirizzo del nostro
  azionista che è il ministero dell' Economia e in totale sintonia con il lavoro del commissario per la
  spending Gutgeld».
  L' operazione per centrare l' obiettivo dei 30 miliardi entro il 2019­2020 con il nuovo sistema semplificato
  a 34 stazioni appaltanti non appare però del tutto in discesa. Anzitutto perché le centrali regionali non si
  presentano tutte allo stesso livello: quelle di Toscana, Emilia Romagna, Campania e Veneto sembrano
  essere meglio attrezzate delle altre. Resta poi tutta da giocare la partita con i Comuni che di fatto non
  sono vincolati in toto al nuovo meccanismo centralizzato. E proprio per i Comuni passa una fetta
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  Verso la legge di stabilità. Il governo valuta se inserire in manovra parte della riforma Pa

  Tagli, i ministeri frenano «Dote» inferiore al miliardo
  ROMA La partita sui tagli ai ministeri è entrata
  nel vivo. Con i dicasteri che, anche se non in
  toto, frenano di fronte alle nuove ipotesi di
  spending review. Dati ufficiali non ne
  circolano. Ma al momento i tagli a carico delle
  amministrazioni centrali non raggiungerebbero
  quota 1 miliardo. Anche se il commissario per
  la spending review, Yoram Gutgeld, continua
  nel suo pressing. Anche perché l' obiettivo
  resta quello di non allontanarsi troppo da quell'
  obiettivo dei 10 miliardi complessivi per il 2016
  dalla revisione della spesa indicato per il 2016
  dal Def di aprile. Un obiettivo rivisto al ribasso
  perché come si afferma nella recente Nota di
  aggiornamento del Def la nuova spending sarà
  più graduale rispetto a quanto immaginato
  originariamente anche per evitare il rischio di
  ricadute recessive. Ma se il contributo dei
  ministeri si rivelerà limitato diventerà difficile
  allestire una revisione della spesa
  complessiva da almeno 7­8 miliardi visto che
  anche l' intervento sulle tax expenditures è
  destinato ad assumere proporzioni contenute
  se non addirittura ad essere rinviato.
  Lo scorso anno fu Matteo Renzi in persona a
  imporre la regola del 3% per obbligare ogni
  ministro a fare la sua parte. Una regola che qualcuno vorrebbe che venisse rispolverata anche quest'
  anno. Ma, almeno a tutt' oggi, la rotta resta quella di un' operazione da realizzare agendo su tre leve:
  potatura delle cosiddette spese per missioni, individuazione delle autorizzazioni di spesa anche micro
  da considerare superflue, ricaduta del processo di centralizzazione degli acquisti.
  Proprio il nuovo meccanismo di centralizzazione degli acquisti modellato su sole 34 stazioni appaltanti
  con Consip perno centrale, dovrebbe garantire direttamente per il 2016 risparmi per 2­2,5 miliardi. Altri
  2­2,5 miliardi dovrebbero arrivare dalla sanità.
  In tutto da 4 ai 5 miliardi, ai quali si dovrebbero aggiungere minori spese per almeno altri 1,5­2 miliardi
  dai ministeri (per ora sotto quota 1 miliardo) e revisione tax expenditures. Che però potrebbe essere
  congelata o limitata a un intervento da poche centinaia di milioni. Fino ad ora la dote garantita dalla
  nuova revisione della spesa oscillerebbe attorno ai 6 miliardi ma con buone possibilità di arrivare a 7­8
  miliardi.
  Alcune risorse, ma non particolarmente significative, dovrebbero arrivare dal piano di razionalizzazione
  degli immobili pubblici e dal nuovo intervento su invalidità e interventi di tipo assistenziale.
  C' è poi tutto il capitolo dell' attuazione della riforma Pa. Il Governo sta ancora valutando se inserire
  direttamente nella legge di stabilità alcune delle misure su partecipate, enti inutili e servizi pubblici locali
  che dovrebbero diventare operative con i decreti attuativi della legge Madia. Sulle partecipate scatterà
  per le amministrazioni pubbliche l' obbligo di compiere una ricognizione entro tre mesi dall' entrata in
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  Formazione. Dopo l' intesa tra Regioni, Welfare e Istruzione arriva il documento interministeriale

  Apprendistato, via al decreto
  Tetto massimo fino al 70% per le ore di apprendimento in azienda

  CLAUDIO TUCCI ­ I percorsi didattici
  dovranno essere co­progettati: l' alunno che
  entra in azienda con il nuovo contratto di
  apprendistato "formativo" avrà diritto a un
  "piano individuale", concordato tra istituzione
  scolastica e impresa, in cui dovrà essere
  dettagliato il programma di studio e di lavoro
  (compresi, livello di inquadramento e
  retribuzione). Aumentano, poi, le ore di
  formazione "on the job": oggi la quota di
  flessibilità curriculare è del 20­25%, adesso
  può salire fino al 30­35% (ma può crescere
  ancora di più, visto che per le ore di
  formazione in classe viene indicato solo un
  "tetto massimo" del 70% in seconda superiore,
  e del 65% in terza, quarta e quinta). Si
  irrigidiscono, invece, i requisiti richiesti alle
  imprese chiamate ad assumere gli studenti­
  apprendisti: oltre al possesso di parametri
  strutturali e tecnici, peseranno pure le capacità
  "organizzative" e "formative" dell' azienda
  (cioè il datore dovrà dimostrare di possedere
  mezzi e personale adeguati a svolgere i
  compiti di tutor per il giovane ­ c' è, ancora una
  volta, una eccessiva regolamentazione
  burocratica).
  I ministeri del Lavoro e dell' Istruzione hanno ultimato il decreto interministeriale che, sulla scia della
  sperimentazione Enel iniziata lo scorso anno, dettaglia, su tutto il territorio nazionale, gli standard
  formativi e i diritti e doveri degli studenti­apprendisti alla luce delle novità introdotte da Jobs act e
  riforma Renzi­Giannini. Il provvedimento è atteso oggi in Conferenza Stato­Regioni per il via libera
  definitivo. Le nuove regole aprono pure alla possibilità di utilizzare il nuovo apprendistato "formativo"
  anche per il praticantato per l' accesso alle professioni ordinistiche (purché in coerenza con i rispettivi
  ordinamenti professionali e i ccnl). E viene chiarito che l' apprendistato di alta specializzazione varrà
  pure per le attività di ricerca: il rapporto, però, non potrà durare più di tre anni e mansioni e piano
  formativo individuale dovranno essere calibrate in base allo specifico progetto di studio. Per il
  sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba, »il decreto interministeriale rappresenta un altro tassello per
  avvicinare scuola e imprese»; e ciò «permetterà di dare ai ragazzi le competenze che il mondo
  produttivo richiede», aggiunge il collega, sottosegretario all' Istruzione, Gabriele Toccafondi.
  Rispetto alla sperimentazione Enel (che ha assunto circa 150 studenti­apprendisti di sette istituti tecnici
  sparsi in tutt' Italia), le nuove regole danno più autonomia ai presidi: per attivare contratti d i
  apprendistato è sufficiente un protocollo tra istituzione formativa e azienda (non serve più la previa
  convenzione quadro generale con ministero del Lavoro e Miur). In caso di studenti universitari, poi, l'

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  Disegno di legge delega. Per il relatore Davide Mattiello (ex dirigente di Libera) al nuovo ente
  deve essere assegnata «una potenza di fuoco» come quella dell' Autorità anticorruzione

  Riforma partita ma il tempo è un' incognita
  «Bindi ed altri»: il Parlamento chiama così,
  senza tanti fronzoli, l' atto della Camera 2786
  con il quale il presidente della Commissione
  bicamerale antimafia Rosy Bindi (Pd) il 18
  dicembre 2014 ha presentato il ddl che delega
  il Governo «in materia di misure per il
  sostegno in favore delle imprese sequestrate e
  confiscate sottoposte ad amministrazione
  giudiziaria e dei lavoratori da esse dipendenti,
  nonché di organizzazione dell' Agenzia
  nazionale per l' amministrazione e la
  destinazione dei beni sequestrati e confiscati
  alla criminalità organizzata».
  Dal 17 settembre è in corso di esame alla
  Commissione Giustizia e a questo progetto si
  legano le speranze di un cambio di rotta nelle
  gestione dei beni sottratti alle mafie.
  Relatori sono Claudio Fava (Psi/Pli) e Davide
  Mattiello (indipendente Pd).
  Mattiello, dal 2002 al 2010 è stato referente
  regionale di Libera Piemonte e dal 2009 a
  luglio 2012 è stato membro dell' Ufficio di
  presidenza di Libera ­ che promuove in
  collaborazione con l' Agenzia, le Prefetture e i
  Comuni i percorsi di riutilizzo dei beni ­ con
  responsabilità sull' organizzazione territoriale
  nazionale. Dall' associazione fondata da don Luigi Ciotti passa la supervisione della gran parte dei beni
  sequestrai e confoiscati. Sarà proprio Mattiello ­ che fino al 4 marzo 2013 era il braccio destro di don
  Ciotti ­ a spiegare iin Aula il senso di una riforma per la quale, il 31 agosto, si è speso così con l' Ansa:
  «l' Agenzia per i beni sequestrati e confiscati deve avere una potenza di fuoco pari almeno a quella dell'
  Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone».
  Obiettivi della riforma sono rendere più veloce, tutelante ed efficace il procedimento che conduce dal
  sequestro alla confisca definitiva dei beni; potenziare l' Agenzia in modo tale che questa possa
  procedere con maggior efficienza alle destinazioni dei beni definitivamente confiscati; predisporre
  strumenti di sostegno economico dedicati alle aziende, a tutela di lavoratori, fornitori e clienti.
  Soddisfatta la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi: «La riforma del sistema dei beni
  confiscati è stata fin dall' inizio della legislatura un nostro obiettivo e abbiamo dato un contributo
  importante. Il testo base all' esame della Commissione è in sostanza il risultato dell' abbinamento tra
  una proposta di legge di iniziativa popolare e la proposta di legge elaborata dalla Commissione
  antimafia, che aveva svolto un approfondito lavoro d' indagine e presentato la prima relazione proprio
  sulle lacune normative e le carenze organizzative che frenavano una buona gestione dei beni sottratti
  alle mafie. Siamo soddisfatti, il lavoro che si sta facendo in Commissione può dare nuovo slancio e
  nuova forza a un settore strategico della lotta alle mafie, in cui tra l' altro si gioca buona parte della
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  Un tesoro disperso tra troppe mani
  Sul patrimonio tolto alla mafia regna l' incertezza: la posta in gioco sono beni per 25
  miliardi

  Il monito «conoscere per deliberare» lanciato
  nel 1955 al Paese da Luigi Einaudi ben si
  adatta anche alla gestione dei beni sequestrati
  e confiscati alla mafia. Si aggiunga che l' ex
  presidente della Repubblica lo lanciò
  attraverso il volume «Le prediche inutili» e si
  capisce ancora meglio che il paragone non è
  poi così azzardato, visto che sono anni che
  esperti e analisti si sperticano per dire che
  così com è, proprio non va.
  Poco o nulla possono i direttori dell' Agenzia
  nazionale (Anbsc) che per ultimi si sono
  alternati alla guida di questo (otto)volante, se
  non denunciare le mille storture e i molti
  scandali (come è accaduto al prefetto
  Giuseppe Caruso) o tentare di indirizzare una
  macchina statale complessa (come fa il
  prefetto Umberto Postiglione dal 13 giugno
  2014).
  Come possa conoscere e dunque gestire al
  meglio il tesoro miliardario sottratto alle mafie,
  deve essere un rovello della stessa Agenzia,
  se è vero che alla voce "statistiche", fino a
  qualche ora fa si leggeva: «In aggiornamento.
  Riallineamento in corso con dati del ministero
  della Giustizia».
  Buio fitto I dati, già. Buio (spesso) fitto. E dire che la legge 109/96 nacque solo con lo scopo di creare
  una banca dati per governare il patrimonio sottratto alle mafie. Il ministero della Giustizia, a pagina 3
  della relazione consegnata a febbraio di quest' anno al Parlamento su "Consistenza, destinazione ed
  utilizzo dei beni sequestrati o confiscati ­ Stato dei procedimenti di sequestro o confisca", scrive che l'
  esigenza della banca dati «derivava anche dal fatto che, sino a quel momento, la raccolta dei dati era
  stata rimessa all' iniziativa delle amministrazioni a vario titolo interessate, le quali, senza alcun raccordo
  tra loro, avevano provveduto a creare autonomi sistemi di rilevazione, talvolta privi di precisi criteri
  procedurali».
  I milioni di euro spesi in questi anni (compreso un bando da sette milioni per l' informatizzazione)
  devono però aver fruttato poco se è vero che, paradossalmente, i dati tra Agenzia e ministero sono «in
  corso di riallineamento».
  Numeri e pallottoliere. C' è da perdersi tra le pieghe ma come dato di partenza fissiamo ciò che
  sottoscrive lo stesso ministero: i beni inseriti nella banca dati sono, a fine febbraio 2015, 139.187. Dopo
  una crescita continua fino al 2013, nel 2014 si è registrata una certa flessione, con gli uffici giudiziari che
  hanno posto la loro attenzione su 16.701 beni (circa 1.400 al mese).
  I beni sequestrati sono 17.973 (la stragrande maggioranza in Sicilia) e quelli confiscati sono 46.799

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  Rientro dei capitali. Il decreto legge di proroga, pubblicato ieri sulla «Gazzetta Ufficiale», rivede
  anche il calendario dei controlli

  Voluntary, no a verifiche parziali
  Le Entrate dovranno notificare entro il 31 dicembre 2016 gli anni non in scadenza nel
  2015

  GIOVANNI IASELLI, ANTONIO TOMASSINI ­
  La proroga "vera", decisa con il decreto legge
  approvato due giorni fa dal Governo e senza
  sanzioni o aggravi aggiuntivi, cancella quella
  tecnica e sposta tutto al 30 novembre, nuovo
  termine finale per presentare le istanze,
  aumentate esponenzialmente negli ultimi
  giorni, e unifica il termine di conclusione delle
  procedure di rientro dei capitali, per tutti gli
  anni coinvolti, al 31 dicembre 2016.
  Il decreto di proroga (decreto legge 153 del 30
  settembre 2015, con le «Misure urgenti per la
  finanza pubblica» , pubblicato i e r i s u l l a
  «Gazzetta Ufficiale» 227) prevede, inoltre, l'
  inapplicabilità delle sanzioni in materia di
  antiriciclaggio previste dalla legge 231/2007
  per le violazioni del divieto di utilizzo in
  qualunque forma di conti o libretti di risparmio
  in forma anonima o con intestazione fittizia
  aperti presso Stati esteri.
  Ciò evidentemente per incentivare il più
  possibile le operazioni di rientro.
  La riscrittura dei termini significa che i
  contribuenti che non hanno ancora fatto nulla
  avranno due mesi per la presentazione dell'
  istanza, anche se bisogna prestare attenzione
  alle cause ostative, che ovviamente non sono sospese dalla proroga. Quindi si potrà procedere con più
  calma ma sempre nella consapevolezza che al momento di presentazione non vi devono essere
  condizioni di inammissibilità (tipo controlli fiscali in corso o procedimenti penali avviati sull' ambito
  applicativo della procedura).
  Interessante la situazione anche per chi ha già presentato l' istanza, che avrà tempo sino al 30 dicembre
  per correggere la stessa e presentare la relazione e anche per chi ha presentato sia istanza che
  relazione che comunque potrà integrare l' una e l' altra (forse addirittura se la procedura si è già
  conclusa con il pagamento del dovuto, a questo punto ritenuto erroneo).
  Unificato al 31 dicembre 2016 il termine di conclusione. Si scongiura così il rischio di accertamenti
  parziali (la norma sulla voluntary disclosure rinvia agli accertamenti parziali) notificati anno per anno a
  seconda della scadenza del periodo di imposta. Sotto questo profilo, la proroga fornisce il giusto lasso
  di tempo per analizzare e valutare le singole posizioni nel più ampio spirito di reciproca collaborazione.
  L' unificazione del termine proroga di un anno il potere di accertamento in favore dell' Agenzia, che avrà
  tempo sino al 31 dicembre 2016 per notificare: gli atti relativi al 2004, in caso di raddoppio dei termini,

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  Pubblico impiego. Precedenze in base a vicinanza e presenza di handicap ­ Per i sindacati
  «rischio caos»

  Province, mobilità con corsie preferenziali
  MILANO Mobilità sì, ma con giudizio.
  Per non mettere a rischio il limite dei 50
  chilometri fissato lo scorso anno (articolo 4,
  comma 2 del Dl 90/2014), il decreto sui «criteri
  generali» per la mobilità, pubblicato ieri sulla
  Gazzetta Ufficiale, apre una fitta rete di "corsie
  preferenziali", destinate a tutelare le categorie
  deboli e, più in generale, la vicinanza
  territoriale fra il vecchio e il nuovo posto. Prima
  di tutto, ovviamente, la questione riguarda gli
  " e s u b e r i " d e l l e Province, p e r c h é i l
  provvedimento rappresenta l' ultimo (e più
  importante) tassello per provare ad attuare la
  riforma. Più scoperto è il versante regionale,
  perché 9 Regioni su 15 a Statuto ordinario non
  hanno ancora approvato il riordino delle
  funzioni.
  I n o g n i c a s o , i l d e c r e t o d e l l a Funzione
  pubblica fissa una doppia griglia di "priorità",
  individuali e generali. Prima di tutto, chi oggi
  lavora nelle Città metropolitane capoluogo di
  Regione hanno la preferenza nei posti collocati
  nella stessa città.
  Un' altra precedenza è riconosciuta ai portatori
  di handicap grave (lo impone del resto l'
  articolo 21 della legge 104/1992) e ai lavoratori
  che assistono parenti portatori di handicap, mentre una quarta riguarda chi ha figli con meno di tre anni.
  Il Portale nazionale della mobilità tratterà queste precedenze in ordine di priorità (la più importante,
  quindi, è quella territoriale), e a parità di condizioni saranno determinanti il numero di famigliari a carico
  e l' età anagrafica.
  Tra i criteri generali, invece, il primo parametro è quello del personale in distacco o in comando,
  chiamato a dire «sì» al trasferimento definitivo, e due corsie ad hoc sono previste per la Polizia
  provinciale (destinata in parte a essere assorbita negli organici comunali, previa espressione della
  preferenza per il mantenimento della funzione) e per i dipendenti impegnati nella gestione dell' Albo
  degli autotrasportatori, che dovrebbero essere indirizzati al ministero delle Infrastrutture (sul passaggio
  dei centri per l' impiego, invece, si farà il punto oggi in Stato­Regioni). Per il resto del personale si
  guarderà all' inquadramento, alla categoria e, «possibilmente», alle funzioni svolte.
  Funzionerà tutto l' impianto? Forti dubbi sono stati espressi ieri dai sindacati, che parlano di «rischio
  caos». Forte preoccupazione si respira anche negli stessi enti di area vasta, alle prese con bilanci all'
  osso e una spesa di personale che, se tutto andasse per il meglio, comincerebbe a ridursi solo dalla
  prossima primavera.
  gianni.trovati@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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  Consiglio di Stato. Stop alle corsie preferenziali in caso di bandi per servizi estranei al core
  business

  Limiti agli appalti diretti nelle Asl
  Anche se le norme sui risparmi dispesa in
  sanità consentono di affidare senza gara
  pubblica la stessa fornitura all' impresa che ha
  già contratti con la Pa, quest' ultima non può
  abusare di questa deroga affidando in via
  diretta servizi diversi.
  È di fatto un richiamo al corretto uso e
  risparmio dei fondi per beni e servizi quanto
  precisato dal Consiglio di Stato nella sentenza
  n. 4133 depositata dalla terza sezione il 7
  settembre, che ha annullato un affidamento
  disposto da un' azienda sanitaria locale con le
  norme speciali per la sanità del decreto
  "spending review­bis" (lettera b e d, comma
  13, articolo 15, Dl n. 95/2012, convertito in
  legge n. 135/2012) In base a tali disposizioni,
  le Asl «che abbiano proceduto alla rescissione
  del contratto, nelle more () delle gare indette in
  sede centralizzata o aziendale, possono, al
  fine di assicurare comunque la disponibilità
  dei beni e servizi indispensabili (), stipulare
  nuovi contratti accedendo a convenzioni­
  q u a d r o a n c h e d i a l t r e regioni, o t r a m i t e
  affidamento diretto a condizioni più convenienti
  in ampliamento di contratto stipulato da altre
  aziende sanitarie mediante gare di appalto o
  forniture».
  Nel caso di specie, come contestato da un' impresa di strumenti medici, l' Asl ­ nata dalla fusione di due
  ex aziende ­ anziché indire una nuova gara per la vicina scadenza degli appalti di due ditte fornitrici di
  dispositivi diagnostici, aveva assegnato in via diretta a quest' ultime anche un distinto contratto per
  uniformare il sistema informatico radiologico dei vecchi enti. Per la Pa, la deroga era giustificata da un
  appalto già bandito per tali sistemi, ma in realtà per il globale riordino della tecnologia ­ il servizio in
  esame ­ non vi era alcuna delle prescritte convenzioni Consip o regionali.
  Per i giudici, la deroga ammette «l' utilizzo di altre convenzioni () sempre che tale utilizzo risulti più
  conveniente sotto il profilo economico (richiesto risparmio superiore al 20%, ndr) comparazione questa
  che presuppone logicamente la sostanziale omogeneità delle prestazioni richieste dall' amministrazione
  in entrambi i contratti».
  In particolare, essa «va applicata nei limiti ristretti indicati dal legislatore senza possibilità di
  interpretazioni estensive che sarebbero in contrasto con la portata precettiva della normativa
  comunitaria che obbliga l' affidamento degli appalti solo a mezzo di apposite gare a procedura aperta».
  Nel caso in esame, si è accertato che «non vi è identità di prestazioni» poiché oltre alla «gestione
  ordinaria del servizio» si bandiva anche un «servizio () più complesso di quello che era stato affidato da
  altre stazioni appaltanti».
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  Tribunale di Roma. La delibera non basta: è necessaria la dichiarazione di adesione dei
  «partecipanti»

  Pa, aumenti di capitale «scritti»
  Il negozio di sottoscrizione si perfeziona con lo scambio del consenso

  Q u a n d o u n a p u b b l i c a amministrazione
  sottoscrive un aumento di capitale sociale
  occorre derogare al principio secondo il quale
  il contratto di sottoscrizione è un contratto a
  forma libera, in quanto deve essere rispettata
  la regola della necessaria forma scritta, a pena
  di nullità, dei contratti nei quali sia parte una
  pubblica amministrazione; e ciò in quanto l'
  assunzione, da parte dello Stato o di enti
  pubblici, di partecipazioni in società di capitali
  implica che tali partecipazioni comportano l'
  assunzione di impegni verso la società.
  È quanto stabilito dal Tribunale di Roma nella
  sentenza n.
  16930 del 31 luglio 2015, in una fattispecie in
  cui la Regione Lazio aveva sottoscritto un
  aumento di capitale sociale deliberato dalla
  società per azioni che gestisce l' aeroporto di
  Frosinone.
  Secondo il Tribunale di Roma, quando una
  società delibera l' aumento del suo capitale
  sociale, l' effetto modificativo del contratto
  sociale non si produce automaticamente con la
  deliberazione di aumento del capitale, ma per
  effetto del concorso della volontà della società
  emittente (espressa con la deliberazione d i
  aumento del capitale e con la conseguente offerta di sottoscrizione) con la volontà dei sottoscrittori del
  nuovo capitale deliberato e quindi, in una fase successiva e diversa da quella in cui la deliberazione di
  aumento del capitale sociale è stata assunta dall' assemblea dei soci della società emittente.
  Pertanto, ai fini del perfezionamento dell' operazione di aumento di capitale, la deliberazione
  assembleare, con la quale è stato approvato l' incremento quantitativo del capitale, è sicuramente
  necessaria, ma non sufficiente, in quanto è pur sempre necessaria la dichiarazione di adesione dei soci
  ovvero, se prevista, anche dei terzi; detta dichiarazione si manifesta appunto con la sottoscrizione di
  una quota dell' aumento deliberato.
  A sua volta, il negozio di sottoscrizione (con il quale il socio o il terzo aderiscono all' emissione delle
  nuove azioni) ha natura consensuale e si perfeziona con lo scambio del consenso fra il socio
  sottoscrittore o il terzo, da un lato, e la società emittente, dall' altro, per il tramite dell' organo
  amministrativo; pertanto, la deliberazione di aumento di capitale ben può configurarsi come una
  proposta contrattuale e la sottoscrizione del socio o del terzo come una accettazione di detta proposta,
  secondo il classico schema del contratto di natura consensuale.
  A tale riguardo, il Tribunale rammenta che il contratto di sottoscrizione di nuove azioni, emesse in sede

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  La nuova funzione, «Fattura PA», facilita il rapporto
  tra i rapporti dei consorziati e l' Agenzia delle Entrate
  Il 2 settembre scorso è entrato in vigore il dlgs
  sulla fattura elettronica tra privati: dal 1° luglio
  2 0 1 6 l ' A g e n z i a d e l l e Entrate m e t t e r à a
  d i s p o s i z i o n e i l servizio g r a t u i t o p e r l a
  preparazione e l' invio dei documenti. Dal 2017
  prenderà il via il regime opzionale con
  vantaggi fiscali per gli aderenti.
  I n t e m a d i fattura elettronica l ' i n d u s t r i a
  bancaria è all' avanguardia, e in particolare il
  Consorzio CBI, ha sviluppato una nuova
  funzione CBI "Fattura PA", attiva dal 6
  dicembre 2013, che consente ad un
  Consorziato di interfacciarsi con il Sistema di
  Interscambio dell' Agenzia delle Entrate gestito
  da Sogei per l' invio di Fatture Elettroniche per
  conto dei propri clienti aziende creditrici o per
  la ricezione di fatture elettroniche per conto
  delle proprie clienti Pubbliche Amministrazioni
  debitrici.
  Il valore del servizio di fatturazione elettronica
  offerto dagli intermediari sulla rete CBI sia
  nella tratta B2B che nella tratta B2G, consiste
  nel supportare l' integrazione completa dell'
  intera financial value chain.
  L' efficienza derivante dalla
  dematerializzazione si ripercuote
  positivamente sull' intera collettività: Se si
  considera che con ogni fattura ricevuta in
  formato digitale si risparmiano circa 17 euro, 14 euro per il minor impiego di manodopera e 3 euro per
  la riduzione dei materiali e dello spazio utilizzato, il passaggio progressivo al formato digitale avrà un
  beneficio potenziale per la pubblica amministrazione di circa 1 miliardo di euro l' anno, grazie alla
  riduzione dei costi legati alle attività svolte, alla migliore accuratezza del processo, alla riduzione degli
  archivi e all' abbattimento dei tempi di esecuzione dei processi e quindi anche di pagamento.

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  Chiarimenti della Direzione regionale Lombardia ai quesiti dei professionisti

  Voluntary multi­segnalazioni
  L' Agenzia trasmetterà in procura due comunicazioni

  Doppia segnalazione in Procura per chi
  aderisce alla voluntary disclosure.
  Ma nulla da temere per il contribuente che non
  ha niente da nascondere oltre a quanto già
  raccontato al fisco in sede di collaborazione
  volontaria: la prima comunicazione effettuata
  dall' Agenzia delle entrate alla Procura della
  Repubblica serve per accertarsi che non vi
  siano cause ostative all' attivazione della
  procedura (indagini penali, rinvii a giudizio
  ecc.). La seconda comunicazione, invece,
  avverrà entro 30 giorni dalla data di
  versamento del quantum dovuto all' erario, al
  fine di escludere la punibilità per i reati
  individuati dalla norma. È quanto evidenzia la
  Direzione regionale Lombardia delle Entrate,
  che ha emanato ulteriori risposte ai quesiti
  trattati nell' ambito dell' osservatorio sulla
  voluntary disclosure costituito dagli ordini dei
  commercialisti della Lombardia (Codis). Una
  delle domande poste era volta a conoscere la
  portata operativa dell' obbligo di
  comunicazione al pm introdotta dalla legge n.
  186/2014 per chi aderisce alla disclosure. La
  Direzione regionale ricorda che la
  presentazione dell' istanza «avvia, in modo
  naturale, una rete di rapporti molto stretta tra l'
  Agenzia delle entrate e l' autorità giudiziaria».
  Vi sono poi altre tipologie di comunicazioni che, invece, comportano effetti ben diversi per il
  contribuente.
  Una è la «ordinaria» trasmissione della notitia criminis ex articolo 331 cpp, da effettuare qualora la
  disclosure metta in luce illeciti penali non coperti dalla regolarizzazione. Da ultimo, laddove il
  contribuente abbia esibito atti o documenti falsi all' ufficio, sarà data apposita evidenza di tale
  circostanza, per l' eventuale configurabilità dello specifico reato introdotto dalla legge n. 186/2014.
  Revoca fiduciaria. Un altro quesito posto durante i lavori dell' osservatorio riguardava il caso di un
  contribuente che aveva già presentato e definito la voluntary disclosure.
  Il patrimonio detenuto in Svizzera era stato oggetto di rimpatrio giuridico, con mandato di gestione a una
  fiduciaria italiana in regime di risparmio amministrato.
  Ciò ha consentito quindi di beneficiare delle sanzioni ridotte a 1/6 del minimo.
  Tuttavia, nonostante i molti mesi trascorsi dal momento della chiusura della pratica, l' intestazione alla
  società fiduciaria risulta ancora in corso di perfezionamento, a causa di lungaggini di natura burocratica.
  Da qui la richiesta se fosse possibile revocare il mandato fiduciario e produrre il «lasciapassare fiscale»

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  Imposte locali, proposta Anutel
  L' imposta patrimoniale locale proposta da chi
  l a v o r a n e g l i u f f i c i tributi. L ' A n u t e l , l '
  Associazione nazionale uffici tributi degli enti
  locali, ha elaborato e messo a disposizione dei
  4.300 uffici iscritti una proposta normativa di
  una nuova imposta patrimoniale locale, inviata
  anche alle massime cariche dello Stato, a tutti i
  p a r l a m e n t a r i e a l l ' Anci, l' Associazione
  nazionale dei comuni italiani.
  La proposta normativa si articola in due titoli e
  pone le basi per un Testo unico della finanza
  locale, « a f f i n c h é » , s p i e g a i l p r e s i d e n t e
  Francesco Tuccio, «si faccia finalmente ordine
  rispetto all' attuale puzzle di norme tributarie e
  offrendo al contempo la possibilità di integrare
  e armonizzare il testo con ulteriori titoli riferiti
  alle altre entrate comunali (tassa s u i rifiuti,
  tributi minori)». Il primo titolo contiene le
  disposizioni generali, trattando ad ampio
  raggio la gestione dei tributi locali e le regole
  generali comuni a più tributi; il secondo titolo
  entra nel merito della struttura di una ipotetica
  «imposta patrimoniale locale», analizzando nel
  dettaglio le criticità emerse in più di 20 anni d'
  imposizione locale ( t r a Ici, Imu e Tasi),
  cercando di fornire una soluzione normativa
  che tenga altresì in considerazione la
  giurisprudenza formatasi in questi anni sulle
  diverse tematiche.

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  Oggi il via libera in Conferenza stato­città e autonomie. Premi agli enti in regola

  Soldi ai comuni penalizzati
  Trasferimenti compensativi per chi ha avuto più tagli

  Sono in arrivo i trasferimenti compensativi
  destinati ai comuni maggiormente penalizzati
  dal riparto del fondo di solidarietà 2015. La
  Conferenza stato­città e autonomie locali,
  infatti, dovrebbe dare oggi il via libera alla
  distribuzione dei 29,2 milioni messi a
  disposizione dall' art. 3, comma 4­bis, del dl
  78/2015 per ristorare parzialmente gli enti che
  hanno subito tagli più elevati a causa dell'
  applicazione del criterio dei fabbisogni
  standard.
  Quest' anno, per la prima volta, il fondo
  destinato ai sindaci (ormai alimentato
  interamente da risorse comunali) è s t a t o
  assegnato tenendo conto anche del parametro
  (introdotto dalla normativa sul federalismo
  fiscale) che misura il «costo giusto» dei
  servizi. Anzi, più esattamente, si è considerata
  la differenza fra le capacità fiscali dei singoli
  comuni (che indica il livello standard delle
  entrate su cui si può fare conto) e i fabbisogni
  standard.
  Tale criterio, decisamente innovativo, è stato
  applicato a una quota del fondo pari al 20%.
  Questa metodologia, tuttavia, ha amplificato l'
  impatto del riparto con effetti di riduzione di
  risorse particolarmente incisivi su numerosi
  comuni, per lo più di minore dimensione
  demografica. A fronte di un ammontare oggetto di riparto pari a 740 milioni di euro (il 4,8% circa delle
  risorse complessive di riferimento dei comuni delle regioni a statuto ordinario), l' effetto del riparto (in
  positivo e in negativo) arriva a superare il doppio di tale percentuale.
  Al fine di contenere tale effetto, in sede di conversione del dl 78, è stata prevista la messa a
  disposizione delle economie residue sul fondo 2014, pari a 29,2 milioni di euro.
  Secondo Ifel, l' intervento coinvolge oltre 2.600 comuni, di cui quasi 2.400 al di sotto dei 10 mila. Gli enti
  più significativamente beneficiati saranno quelli che registrano una riduzione di risorse da perequazione
  maggiore del ­3% delle risorse di riferimento.
  Si tratta di sono oltre 1.200 comuni, di cui circa 1.150 inferiori ai 10 mila abitanti. Il beneficio
  approssimativamente stimabile per questa fascia di enti ammonta, sulla base delle risorse rese
  disponibili, intorno al 35% del maggior taglio subito.
  Le somme assegnate ai beneficiari non saranno inglobate nel fondo, ma erogate come trasferimento
  erariale una tantum, da contabilizzare a titolo II (mentre il fondo va a titolo I). Esse saranno valide ai fini
  del Patto di stabilità interno.

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