LA DONAZIONE DEL SANGUE E IL RIFORNIMENTO DI SANGUE IN SLOVENIA

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LA DONAZIONE DEL SANGUE E IL RIFORNIMENTO DI SANGUE IN SLOVENIA
AVIS Veneto e Croce Rossa Slovena di Lubiana     I° Meeting Internazionale - Bibione (VE) 12 ottobre 2002
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Ivan Hvala
Vice Presidente della Croce Rossa Slovena
Associazione area di Lubiana

                        LA DONAZIONE DEL SANGUE E
                  IL RIFORNIMENTO DI SANGUE IN SLOVENIA

La simbiosi dell’altruismo dei donatori del sangue e dell’attività professionale
L’orgoglio personale è il fattore che accompagna la donazione di sangue di ogni persona,
specialmente dei giovani; al contempo si prende coscienza della propria salute e forse anche del
modo di vivere sicuro. Chi ha donato sangue una volta, quasi sicuramente, lo farà ancora.
L’associazione dei donatori di sangue e quelli che hanno ricevuto il sangue si pongono
continuamente domande sul sufficiente rifornimento, se il sangue è stato selezionato, esaminato e
lavorato in modo idoneo e trasmesso al paziente nella giusta composizione e con i metodi giusti;
dall’aspetto del destinatario, è importante che il sangue sia sicuro. Le associazioni dei donatori di
sangue possono pertanto contattare solo individui, gruppi sociali e circoli che hanno
coscientemente adottato il modo di vivere sano. È altrettanto importante per le associazioni
ricevere dalla società, in senso ampio, e particolarmente dalla sanità e dallo Stato, sufficienti
motivazioni per questo lavoro; non meno importante si rende lo sviluppo del settore professionale,
il lavoro degli esperti e degli enti che sovrintendono la raccolta, la lavorazione e l’uso del sangue.
La Regione Veneto e la Repubblica di Slovenia possono essere soddisfatte con il proprio
rifornimento di sangue. La sfida per un esame delle esperienze da discutere non è per questo per
niente minore, ma se mai più interessante.
Dati essenziali
In Slovenia, su due milioni di abitanti, il numero dei donatori di sangue registrati si è stabilizzato
sui cento mila donatori, con circa 95.000 prelievi, sufficienti a coprire i fabbisogni della sanità
slovena. Vengono raccolti circa 42.000 litri di sangue all’anno.
I dati citati rappresentano una media statistica di circa 300 donatori ogni giorno nell’arco di tutto
l’anno, ossia 400 donatori per ogni giorno, in cui vengono effettuati i prelievi. In altre parole, in
Slovenia ogni 5 minuti un paziente ha bisogno di sangue. Con il 5% di donatori di sangue registrati
all’anno su tutta la popolazione, la Slovenia si classifica nella media europea con un terzo di
donatori - donne e due terzi di uomini.
In Slovenia, il gruppo sanguigno più frequente è il gruppo A (40%), seguito dal gruppo sanguineo
0 (38%), si registra il 15% del gruppo sanguineo B, mentre il gruppo sanguineo AB è
estremamente raro, presente solo nel 7% della popolazione. Questi sono i dati dell’Istituto della
Repubblica di Slovenia per la Medicina trasfusionale del sangue a Lubiana, il quale, insieme a 10
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reparti trasfusionali a livello regionale, presso tutti i maggiori ospedali sloveni, provvede al
prelievo, alla raccolta, alla lavorazione e al rifornimento del sangue e dei prodotti di sangue.
L’Istituto raccoglie sangue in tutta la Slovenia, rifornendo il Centro clinico di Lubiana e gli
ospedali dei dintorni, mentre i reparti di trasfusione raccolgono e lavorano il sangue per le
necessità dei propri ospedali.
Reclutamento dei donatori di sangue
Ai sensi della Legge sul rifornimento del sangue, la Croce rossa della Slovenia è il principale
organizzatore della raccolta del sangue dai donatori, resa possibile grazie all’aiuto dei sindacati,
dei media, dei centri di trasfusione e degli enti sanitari. Il concetto comune è il rifornimento
autosufficiente del sangue e dei suoi preparati nei seguenti settori: autosufficienza nel rifornimento
con le componenti cellulari derivate dal sangue e autosufficienza nel rifornimento dei farmaci,
prodotti con il plasma. Anche in questo settore, il programma e gli obiettivi previsti vengono
raggiunti ormai da molti anni. Vogliamo ricordare che la preparazione di farmaci dal plasma
richiede avanzate tecnologie, difficilmente a portata delle piccole nazioni. Per questo motivo il
plasma viene inviato per la lavorazione all’azienda Octapharma a Vienna.
Normativa
Il programma nazionale del rifornimento del sangue è basato sulla legge, e questa a sua volta nel
settore professionale, cioè in quello della trasfusione. Il rifornimento del sangue è stato da sempre
regolato dal legislatore in Slovenia. Le attuali basi normative derivano dalla legislazione, adottata
dopo la proclamazione di indipendenza nel 1991; queste basi sono contenute nella Legge sulla
tutela sanitaria e nella Legge sull’assicurazione sanitaria, nella Legge sull’attività sanitaria e nella
Legge sui medicinali. Nello stesso periodo è stata approvata anche la Legge sulla Croce rossa che
autorizza l’Organizzazione a reclutare donatori di sangue e organizzare campagne di promozione,
gestire i dati e rilasciare tessere ai donatori di organi e tessuti. È in preparazione la politica
nazionale unitaria del rifornimento del sangue, e in questo ambito anche la Legge sul rifornimento
del sangue, la quale terrà in tutto conto delle raccomandazioni dell’Unione europea, del Consiglio
d’Europa e dell’Organizzazione mondiale della sanità. Božidar Voljč, dottore in medicina e
direttore dell’Istituto della Repubblica di Slovenia per la medicina trasfusionale del sangue
afferma che i materiali giuridici sono raccolti e pronti in considerazione di cinque obiettivi
cruciali: sistema di rifornimento del sangue integrale, efficace e sicuro, con la costituzione di
autorità legislative, amministrative, esecutive e di esperti del settore. La legge dovrebbe
implementare i seguenti principi approvati a livello internazionale: autosufficienza, professionalità,
efficacia, sicurezza, controllo, carattere confidenziale dei dati e possibilità di paragonarli a livello
internazionale. Quando la legge sarà approvata, la Slovenia avrà adempiuto uno dei criteri per

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accedere all’UE - accesso previsto per il 2004 - mantenendo alcune peculiarità in termini di
autorizzazioni alla Croce rossa nel campo delle donazioni del sangue. Tra le peculiarità, va
ricordata la disposizione della Legge sull’attività sanitaria, la quale vieta che il rifornimento del
sangue diventi soggetto a concessioni e che pertanto non può esser espletato da privati. La legge
definisce inoltre che quella trasfusionale non è un’attività di base, né specialistica da attuare in
ambulatori, e nemmeno ospedaliera, e che rientra piuttosto nell’area di altri servizi sanitari. La
legge prevede inoltre che la Repubblica di Slovenia garantisce i mezzi per la realizzazione di
campagne per la donazione del sangue; con questo si dimostra la particolare attenzione verso il
settore del rifornimento del sangue, poiché quasi tutte le altre spese della sanità vengono coperte
con i contributi degli assicurati. Alla Croce rossa della Slovenia vengono per ogni prelievo, ossia
per ogni donatore del sangue, stanziati circa € 5,50, utilizzati per l’organizzazione e per la
motivazione dei donatori.
L’accesso della Slovenia all’UE richiede anche l’entrata in vigore delle modifiche che in parte
eccedono le possibilità della Croce rossa, dei media e degli enti di trasfusione. L’attività della
donazione del sangue dovrà essere integrata con maggiore intensità con i motivi personali e con
l’indirizzo operativo delle varie associazioni. Sulla falsariga della maggioranza dei paesi UE, la
donazione del sangue viene intesa come volontaria e gratuita, se il donatore dona il sangue, il
plasma o le componenti cellulari volontariamente, senza ricevere per questo contanti o altri
compensi. Viene in questo senso inteso come pagamento anche il tempo di lavoro pagato che
superi il tempo ragionevole, impiegato per la donazione del sangue, compreso il tempo impiegato
per la trasferta; il concetto non include tuttavia il pasto e la bibita rinfrescante, il rimborso delle
spese di viaggio dirette e l’omaggio simbolico - azioni conformi ai principi altruistici del lavoro
per la comunità, volontario non retribuito. In Slovenia è attualmente ancora in vigore la giornata
libera per il donatore del sangue, fruita, come dimostrano le esperienze, interamente dai dipendenti
dell’azienda, ma non anche dai produttori agricoli diretti, dagli artigiani e, naturalmente dai
disoccupati o dai numerosi dipendenti della Pubblica amministrazione, dell’esercito e della polizia
o dai lavoratori autonomi.
Come viene vista la donazione del sangue
La donazione del sangue rappresenta un importante fenomeno sociologico che pone numerosi
quesiti sulla nostra sensibile esistenza nelle avanzate società industriali e urbanizzate, nonché sui
rapporti con le altre persone umane all’interno della comunità. Essa può essere paragonata ai nostri
rapporti con i figli, con la famiglia, con il lavoro di beneficenza, nell’ambito dell’espressione dei
sentimenti sociali di solidarietà e patriottismo, della lingua, ecc. In termini di opera umanitaria, la
donazione assume sicuramente maggiore importanza di qualsiasi altro contributo in termini di

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lavoro, denaro o assistenza varia a scopi caritatevoli. Si tratta di prendere coscienza della
dipendenza reciproca, nella comune cura per la salute che richiede aiuto immediato e insostituibile,
in casi, nei quali spesso si tratta di vita o di morte. La donazione del sangue rappresenta pertanto
un atto di profonda coscienza, difficilmente, o per nulla paragonabile al modo di vivere, vissuto
nella produzione, nello scambio e nei consumi, cioè sul mercato, nell’ambito di una produzione
forzata in forza delle leggi implementate dallo Stato.
Alcune caratteristiche sociologiche derivanti da sondaggi d’opinione pubblica (Facoltà di
umanistica, Opinione pubblica slovena, Dott. Niko Toš; Istituto della Repubblica di Slovenia
per la medicina trasfusionale del sangue, Dott. Leo Šešerko)
La più attiva tra i donatori di sangue è la fascia di età compresa tra i 30 e i 45 anni. Sono meno
coinvolti i gruppi di età tra i 18 e i 34 anni; ciò nonostante, il ben 60% della giovane generazione
si è dichiarato disposto a diventare donatori di sangue - fatto che testimonia del grosso potenziale
della donazione. L’alto grado di urbanizzazione dell’intera Slovenia è il motivo della struttura
relativamente omogenea dei donatori in base alle dimensioni del paese della loro residenza. E’ di
importanza decisiva, nel sistema della donazione del sangue, la prontezza che dipende dalla
professione o dallo status professionale. I lavoratori autonomi coinvolti nell’attività della
donazione del sangue registrano una quota superiore alla media, seguiti dai lavoratori dipendenti
nell’industria e dai produttori agricoli diretti, dai dipendenti del settore scolastico, della sanità,
della pubblica amministrazione e dai disoccupati. In considerazione dell’età è rilevante la quota
del 10% dei donatori di sangue tra i pensionati. È in calo il numero dei produttori agricoli diretti e
delle casalinghe, aumenta invece la quota di studenti e alunni. Due terzi degli studenti e alunni
hanno dichiarato di essere disposti a diventare donatori del sangue ed entrare a far parte del
sistema della donazione del sangue. In questo senso si delineano con chiarezza alcuni possibili
indirizzi per il reclutamento dei donatori anche per il futuro, particolarmente in considerazione
della forte aderenza a varie associazioni per vivere intensamente il tempo libero, nonché a vari
gruppi sociali. Dati statistici segnalano inoltre il continuo incremento del potenziale della
donazione di circa mezzo punto percentuale della popolazione adulta all’anno negli ultimi
trent’anni, con maggiori cambiamenti positivi dopo l’ottenimento dell’indipendenza della
Slovenia, in seguito alla nascita dei dibattiti sull’identità sociale, sul carattere sociale e sui valori
umanitari. È certamente essenziale che la donazione del sangue rafforzi le migliori componenti
della sanità pubblica.

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Avv. Maurizio Bonotto
Presidente AVIS ABVS Regionale Veneto

                    LE REALTA’ ASSOCIATIVE A CONFRONTO

L’AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue) nasce a Milano nel 1927 per iniziativa del
Dr. Formentano che pubblica un’inserzione sul Corriere della Sera per raccogliere l’adesione di
donatori: da ciò nasce il primo gruppo organizzato che poi verrà ufficializzato nel 1929; altri
gruppi di donatori volontari di sangue, riconducibili ad Avis, risultano presenti, sempre nel 1927,
anche a Treviso e ad Ancona.
Obiettivi dell’associazione vengono da subito individuati nel soddisfacimento della crescente
necessità di sangue e nella lotta per eliminare la compravendita dello stesso.
Dopo il periodo della guerra mondiale, l’Avis viene formalmente riconosciuta dallo Stato italiano
con la legge n. 49 del 1950, che fornisce personalità giuridica alla stessa.
In forza di tale normativa, Avis deve considerarsi un Ente privato, senza scopo di lucro, con
personalità giuridica a finalità pubblica. In tal modo lo Stato riconosce all’associazione natura
privata e quest’ultima concorre ai fini del Servizio Sanitario nazionale in favore della collettività.
L’Avis ha attualmente oltre 900.000 donatori effettivi che forniscono il loro prezioso contributo in
tutte le regioni italiane (circa l’80% del complessivo nazionale).
Per quanto attiene la struttura, l’Avis si distingue in una Nazionale, 22 regionali (due sedi in
Trentino Alto Adige e una in Svizzera, quest’ultima fondata da emigranti italiani negli anni 60) 91
Provinciali e circa 2.800 Comunali. Tali livelli, che godono di autonomia patrimoniale, sono
governati da un Consiglio, al cui interno vengono nominati un Comitato Esecutivo, un Presidente,
uno o due vice-presidenti, un Segretario ed un Amministratore. Ogni struttura è inoltre dotata di un
collegio dei Revisori del Conti, per il controllo contabile, e di un collegio dei Probiviri, che viene
incaricato della soluzione di eventuali controversie interne all’associazione. Tali organismi
vengono rinnovati con cadenza triennale a mezzo di Assemblee dei soci, che godono, tutti, sia di
elettorato attivo che passivo.
L’Avis regionale del Veneto nasce nell’imminenza dell’avvio dell’Ente amministrativo Regione e
quindi a ridosso del 1970, precisamente nel 1968, anno in cui, il 18 febbraio, risulta formalmente
costituito il primo Consiglio.
Attualmente è diretta da un Consiglio di 25 componenti, rappresentanti delle Avis provinciali di
Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza e dell’Associazione Bellunese Volontari del
Sangue che, pur non aderendo al livello nazionale, fa parte dell’Avis regionale; vi sono poi poco

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più di 350 Avis comunali per un numero complessivo di 114.498 soci, che effettuano 180.512
donazioni di emocomponenti all’anno (dati riferiti all’anno 2001)
Per seguire al meglio alcuni ambiti della nostra attività, abbiamo creato alcune Commissioni
(Sangue, Giovani, Scuola, Formazione-Comunicazione e Stampa, Promozione e Propaganda,
Terzo Settore, Forze Armate e Sport), composte da consiglieri regionali e da altri soci indicati
dalle provinciali, che costituiscono momento di approfondimento delle singole tematiche e di
ideazione di diverse iniziative che poi vengono portate all’attenzione e all’approvazione del
Consiglio.
Come regionale pubblichiamo il periodico trimestrale “Dono & Vita”, inviato ai nostri soci, alle
altre Avis d’Italia e agli operatori del settore, che è seguito da un Comitato di Redazione di cui
fanno parte consiglieri regionali e altri soci rappresentanti le diverse realtà provinciali.
Oltre all’Avis, che attraverso i suoi soci fornisce poco più del 70% degli emocomponenti raccolti,
in Veneto esistono altre associazioni di volontari, tra le quali la Federazione Italiana Associazioni
Donatori di Sangue (FIDAS) che, con le sue federate, garantisce circa il 25% della raccolta, e che
è quindi l’altra grande associazione presente sul territorio. Con quest’ultima associazione, da anni
esiste una stretta collaborazione. In particolare, nel 1996 è stato attivato un fondo economico
comune che viene utilizzato da un Comitato di Gestione misto, per favorire e sostenere iniziative
atte a promuovere la cultura della solidarietà e del volontariato, con particolare riferimento alla
donazione del sangue.
La maggior parte dei nostri soci dona il proprio sangue recandosi nei centri trasfusionali pubblici
dislocati negli ospedali delle nostre 21 Unità Locali Socio Sanitarie che gestiscono la sanità nel
nostro territorio regionale. Esiste anche un’organizzazione di alcune nostre associazioni provinciali
(Padova, Treviso e Venezia) che provvede autonomamente alla raccolta del sangue (circa 31.000
sacche all’anno); tale raccolta avviene con l’autorizzazione ed il controllo delle Aziende Sanitarie
di riferimento e tutto il sangue raccolto viene consegnato a queste ultime.
Le attività associative sono regolate da uno Statuto e da un Regolamento associativo.
Nel corso degli anni lo Statuto è rimasto pressoché invariato ed in particolare fedele ai principi del
proprio fondatore.
Come precisato dagli articoli 1, 2 e 3, l’associazione è apartitica, aconfessionale, senza
discriminazioni di sesso, razza, lingua, nazionalità, religione, ed è costituita da persone che donano
il loro sangue volontariamente (è un atto di coscienza e di solidarietà verso chi soffre),
periodicamente (perché deve essere fornito con continuità il supporto ematico), gratuitamente
(perché il donare non è un dare per avere), anonimamente (perché non deve esserci esibizione

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nella donazione) e responsabilmente (perché il donatore deve essere attento alla qualità di ciò che
viene donato).
Con il passare degli anni poi è maturata una nuova cultura della donazione che ha sostituito agli
ideali di eroismo, sacrificio e generosità caritatevole, lo spirito di consapevolezza del bisogni, di
responsabilità, di coscienza civica e di partecipazione.
Oggi Avis è in Italia, e quindi a maggior ragione nel Veneto, garante del sangue perchè
rappresenta, insieme alle altre associazioni di volontariato, chi, ispirato a principi solidaristici,
mette a disposizione la materia indispensabile per il funzionamento e l’autosufficienza del sistema
trasfusionale.
Inoltre, riafferma la centralità e il ruolo attivo del donatore del sistema sangue e si fa promotore di
una nuova cultura della donazione e del volontariato e di una moderna ed efficiente gestione della
politica trasfusionale. Per questo ai vari livelli, dalle singole Aziende sanitarie locali agli organismi
regionali nel nostro caso, partecipa attivamente con i propri rappresentanti per assicurarsi del buon
utilizzo del dono e per un miglioramento del sistema, a tutela principalmente del malato, ma anche
del donatore. In particolare, per quel che riguarda la situazione veneta, Avis è presente con propri
rappresentanti, in tutte le Aziende Sanitarie territoriali, in appositi comitati, composti da volontari,
medici e responsabili amministrativi, con lo scopo di fornire indicazioni, suggerimenti e
valutazioni sull’andamento dei singoli Centri trasfusionali; è presente inoltre, con tre soci,
all’interno della Commissione Regionale Servizi Trasfusionali, che è deputata a vagliare, per conto
dell'Assessore, il sistema trasfusionale veneto.
Avis opera anche per la creazione e lo sviluppo di una rete di collaborazioni e programmi comuni
con le altre associazioni di Volontariato; la sfida di Avis è racchiusa nella consapevolezza che, in
collaborazione con le organizzazione del terzo settore, può svolgere un’azione di grande interesse
per tutta la cittadinanza facendo capo all’esempio donazionale, allo spirito altruistico, ai valori
della solidarietà e dell’aggregazione sociale.
Questo comporta necessariamente una ridefinizione del ruolo di donatore che, mantenendo come
mission la donazione del sangue, si deve rapportare con le altre forme del volontariato che opera
direttamente con la persona in difficoltà, a quello che agisce per la salvaguardia dell’ambiente, del
beni culturali e tradizionali, al volontariato che opera nella cooperazione sociale e
nell’associazionismo, in uno spirito di mutua collaborazione surrogando le Istituzioni nei casi di
loro carenza.
In chiusura di questa mia breve relazione, voglio ringraziare tutti gli ospiti per la loro presenza ed
in particolare i dirigenti della Croce Rossa slovena per aver offerto la loro disponibilità a creare
questo rapporto.

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Abbiamo iniziato cercando prima di tutto di conoscerci reciprocamente, e credo che questa
giornata porterà un notevole contributo in tal senso; auspico che questo sia l’inizio di uno scambio
permanente che, oltre a creare un sentimento di amicizia tra le due associazioni e tra i rispettivi
soci donatori, porti frutti concreti anche nel miglioramento dei nostri sistemi trasfusionali.

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Dr.ssa Marjeta Potočnik
Medico trasfusionista

            APPROVVIGIONAMENTO DEL SANGUE IN SLOVENIA
In Slovenia esiste una rete di centri trasfusionali composta dal Centro per la medicina trasfusionale
della Repubblica di Slovenia (CMT) e da dieci reparti trasfusionali presso i maggiori ospedali
sloveni. Il servizio trasfusionale è responsabile della raccolta e lavorazione del sangue e di tutte le
attività necessarie per provvedere all'assistenza sanitaria del sangue sicuro.
Il Centro nazionale per la medicina trasfusionale raccoglie il sangue nell'intero territorio dello
Stato e lo fornisce al Centro clinico di Ljubljana ed ospedali vicini. I reparti trasfusionali
ospedalieri invece, raccolgono e lavorano il sangue necessario agli stessi ospedali. Circa la metà
del sangue raccolto in Slovenia viene raccolta dal Centro nazionale ed il resto dai reparti
trasfusionali. Il Centro e i reparti sono collegati e possono aiutarsi con scambi e forniture del
sangue in caso di bisogno (Quadro 1).
Quadro 1: Organizzazione del servizio trasfusionale in Slovenia

Raccolta del sangue

L'organizzatore principale della donazione di sangue in Slovenia è la Croce Rossa Slovena, la
quale è responsabile dell'organizzazione diretta delle raccolte di sangue. In collaborazione con il
servizo trasfusionale prepara un piano annuale delle raccolte regolari in tutta la Slovenia secondo il
previsto bisogno del sangue della sanità.

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In Slovenia il sangue viene raccolto tramite raccolte regolari, supplementari e straordinarie.
Raccolte regolari sono quelle pianificate per tutto l'anno e per tutto il territorio nazionale sulla base
del previsto bisogno. Le raccolte regolari vengono eseguite in giorni feriali, preferibilmente la
mattina. Nei casi di un breve periodo di scarsa disponibilità di sangue a causa di presentazione
meno numerosa dei donatori alle raccolte regolari, oppure in seguito a maggiore consumo del
sangue, vengono organizzate raccolte supplementari per regolare le riserve del sangue.
Un'ulteriore misura adottata nelle circostanze di acuta insufficienza del sangue, sono le raccolte
straordinarie.
I donatori di sangue si presentano al prelievo del sangue anche fuori delle raccolte regolari. Per i
programmi supplementari, cioè per le aferesi del plasma o citoaferesi, oppure nel caso di ordini
speciali, i donatori di sangue vengono anche chiamati, sia fuori delle raccolte regolari, sia nei
giorni di raccolta, nel caso di bisogno di sangue di un certo gruppo sanguigno. L'organizzazione
delle raccolte straordinarie deve poi tenere conto degli intervalli minimi tra le chiamate stabiliti
nella normativa.
Per quanto riguarda il luogo dei prelievi del sangue, questi vengono effettuati presso i centri
trasfusionali oppure eseguiti fuori sede da una
squadra specialistica. I prelievi fuori sede vengono organizzati negli ambulatori, nelle scuole ed in
altri luoghi del genere, che però devono soddisfare alle richieste minime stabilite nella normativa.
Nel 2001 la Croce Rossa Slovena ha organizzato 229 raccolte del sangue regolari per il Centro
nazionale per la medicina trasfusionale, di cui 180 sono state eseguite fuori sede, con la
partecipazione media del 186 donatori di sangue al giorno. Il problema è, che la risposta dei
donatori di sangue varia causando oscillazione della riserva del sangue e difficoltà
nell'approvvigionamento normale degli ospedali. Anche gli organizzatori delle raccolte sono in
difficoltà perché devono ridistribuire i donatori.
Le raccolte del sangue fuori sede vengono eseguite anche dai reparti trasfusionali a Maribor e
Celje. Nel 2001 vi erano 85 raccolte fuori sede a Maribor e 50 a Celje.
L'esame della donazione del sangue in Slovenia dal 1991 dimostra un numero assai costante della
presenza dei donatori, cioè circa 100.000 donatori in un anno, il che significa il 5 % della
popolazione. Questo numero è sufficiente per provvedere al bisogno in modo che possiamo
adempire alla raccolta riguardante l'autosufficienza del paese nel provvedimento del sangue e degli
emocomponenti cellulari (Tabella 1).

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Tabella 1: Presentazione dei donatori di sangue in Slovenia – comparazione annuale – Centro
nazionale e reparti trasfusionali.

Istituzio-
              1991    1992    1993   1994    1995     1996     1997     1998    1999      2000     2001
ne
Reparti       47829   45432   43551 44189 45814       45098    46156 48172 48920          47605    47432
CMT           56557   54014   56178 56823 54034       55607    54689 55056 55060          53161    52789
Totale       104386   99446   99729 101012 99848     100705   100845 103228 103980       100766   100221
Indice a
             100,0    95,3    95,5    96,8   95,6     96,5     96,6     98,9     99,6     96,5     96,0
catena

Anche il rapporto tra il numero dei donatori di sangue che si presentano alle raccolte del Centro
per la medicina trasfusionale della Repubblica di Slovenia e quello dei reparti trasfusionali è
stabile (Diagramma 1).

Diagramma 1: Distribuzione della presentazione dei donatori di sangue nel 2001

Per quanto riguarda il motivo della presentazione, c'è una notevole differenza tra il Centro
nazionale ed i reparti trasfusionali. In questi la percentuale dei donatori che si presentano al
prelievo del sangue di propria iniziativa è di 32 % e il 59 % sono donatori che partecipano alle
raccolte di sangue regolari. Nel Centro nazionale invece la percentuale dei donatori che si
presentano alle raccolte di sangue regolari è di 81 % (Diagramma 2).

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Diagramma 2: Presentazione dei donatori di sangue secondo il motivo

Nel 2001 la percentuale dei donatori che si sono presentati e non sono stati accettati era di 8,1 %.

Nelle raccolte di sangue del Centro nazionale nel 2001 sono stati registrati circa il 10 % (5140) di
donatori del sangue nuovi, tra i quali un considerevole numero degli appartenenti alle forze armate
slovene, degli studenti di scuole medie e studenti universitari.
Preparazione e utilizzo dei componenti e medicinali derivati dal sangue
Nel 2001 abbiamo eseguito 94.461 prelievi del sangue. Sono state raccolte 89.558 unità del sangue
intero, di cui nel Centro nazionale per la medicina trasfusionale 46.109 e nei reparti trasfusionali
43.449 unità del sangue intero.
Sono state eseguite 543 citoaferesi e 1941 aferesi del plasma. Inoltre sono state effettuate 2283
autotrasfusioni, le quali pure fanno parte del servizio trasfusionale (Tabella 2).
Tabella 2: Specificazione annuale dei prelievi di sangue in Slovenia

                Sangue
     Anno                   Citoaferesi   Plasma     Speciali      Altri     Autotrans.   Totale
                intero
     1997       91900       414           1541       14            66        1036         94971
     1998       94978       502           1797       16            49        1188         98530
     1999       94389       598           1306       15            102       1649         98059
     2000       91111       737           1007       12            35        1954         94856
     2001       89553       543           1941       32            35        2283         94461

Dal sangue raccolto sono state preparate 81.921 unità di eritrociti concentrati, di cui 46.118 nel
Centro nazionale e 35.803 nei reparti trasfusionali, e 31.000 unità di trombociti concentrati; 8.207
nel Centro nazionale e 22.793 nei reparti trasfusionali.
Inoltre sono state preparate 83.362 unità del plasma fresco congelato; 44.862 nel Centro nazionale
e 38.480 nei reparti trasfusionali (Tabella 3).

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Tabella 3: Emocomponenti preparati in Slovenia nel 2001
   Servizio trasfusionale            Numero delle unità        Numero delle unità     Numero delle unità
                                     eritrociti concentrati    trombociti             plasma fresco
                                                               concentrati            congelato
   CMT Ljubljana                     46.118                    22.793                 44.862
   Reparti trasfusionali             35.803                      8.207                38.480

   Slovenia                          81.921                    31.000                 83.362

A causa della mancanza dello scambio di dati con gli ospedali non siamo in grado di presentare dei
dati sicuri relativi al consumo effettivo del sangue. La collezione dei dati è prevista con
l'introduzione dei principi della qualità nell'utilizzo del sangue e di un sistema informatico più
avanzato anche negli ospedali.
Sono invece sicuri i dati dell'approvvigionamento e per conseguenza anche del consumo dei
medicinali derivati dal sangue, perché le forniture vengono effettuate tramite il Centro nazionale
per la medicina trasfusionale. Nel 2001 in Slovenia abbiamo consumato 6.867.429 UI del Fattore
VIII, 890.290 UI del Fattore IX, 746.780 g di albumina e 28.637 g di immunoglobulina (Tab. 4).
Tabella 4: Medicinali derivati dal sangue rilasciati in Slovenia nel 2001

                            Emoderivati                       Quantità rilasciata
                            Fattore VIII (unità)                          6.867.429
                            Fattore IX (unità)                              890.290
                            Albumina ( g )                                  746.780
                            Immunoglobulina (g )                             28.637

Prospettive dello sviluppo
Nel futuro sarà accentuata sempre di più la selezione del donatore di sangue sicuro, la qualità nella
lavorazione del sangue e derivazione dei preparati puri e concentrati nonché gli esigenti esami di
laboratorio per il controllo del sangue. Perciò sarà necessario introdurre dei cambiamenti
nell'organizzazione del servizio trasfusionale. Nella strategia dello sviluppo di essa ci sono dei
compiti di particolare importanza che per maggior parte sono già in corso: la preparazione della
nuova legislatura per la sfera della medicina trasfusionale, la riorganizzazione del servizio
trasfusionale, l'assicurazione della qualità globale, l'autosufficienza del paese in relazione ai
preparati di sangue, la modernizzazione della raccolta e lavorazione del sangue, la collaborazione
nell'eseguire una buona prassi di clinica e anche la modernizzazione del sistema informatico
computerizzato.
Lo sviluppo dell'uso clinico del sangue non si sta dirigendo verso un maggior consumo, bensí
verso un utilizzo mirato, verso preparati concentrati e l'alta qualità di essi, il che pone dei nuovi
impegni e presenta una sollecitazione per il servizio trasfusionale.
Il donatore del sangue però rimane sempre al primo posto.

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Dr.ssa Giorgina Maria Vaselli
Delegata SIMTI Veneto

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