Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018

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Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
Consiglio Nazionale dei Geologi

           28 agosto 2018
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Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
28/8/2018
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                                    Terremoto Molise: Ordine Geologi, messi in secondo piano - Notizie - Molise - ANSA.it

                                                              Molise
       Terremoto Molise: Ordine Geologi, messi in secondo
                             piano
                                      'Solo tre geologi in pianta organica Regione'

     16:08 27 agosto 2018­ NEWS ­ Redazione ANSA ­ CAMPOBASSO

    (ANSA) ­ CAMPOBASSO, 27 AGO ­ "L'area dell'epicentro degli eventi sismici della scorsa settimana è
    altamente vulnerabile, al punto tale da poter subire gravi danni anche con eventi di magnitudo contenuta.
    Ciò si unisce alle parole del Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che non ha escluso la
    possibilità di ulteriori scosse di intensità maggiore, successive a quella di magnitudo 5.1 avvenuta il 16
    agosto nel basso Molise". Lo afferma Domenico Angelone, ex presidente dell'Ordine dei Geologi del
    Molise, secondo il quale "è necessario affrontare il problema della prevenzione sotto aspetti avulsi da
    quelli dell'emergenza, passando per un'oculata pianificazione sia territoriale che di professionalità, dal
    momento che in Italia i geologi presenti nelle piante organiche di regioni, province e comuni sono
    pressoché assenti".
        Sull'argomento interviene anche Giancarlo De Lisio, presidente dell'Ordine dei Geologi del Molise, che
    ricorda come "nella scorsa legislatura siano stati soppressi i servizi geologico e sismico della Regione,
    trasferendo competenze ad altri settori dove non sono presenti geologi". "In Regione ­ prosegue ­ sono
    solo tre i geologi presenti nella pianta organica, oltre a una sola unità per la Provincia di Campobasso, in
    una regione dove il rischio sismico è elevato e il 100% dei comuni è esposto al dissesto idrogeologico.
    Con l'arrivo delle piogge autunnali e invernali al problema viabilità, oggi particolarmente sentito per
    l'interessamento del ponte 'Liscione' dal sisma di pochi giorni fa e dello stesso corpo diga, si aggiungerà il
    problema stabilità dei versanti e relativi fenomeni franosi ad esso connessi".
        "Non ci si spiega, inoltre ­ conclude ­ come il rilascio del permesso di costruire, disciplinato da norme
    tecniche di attuazione dei piani regolatori e programmi di fabbricazione, ancora non sia vincolato a studi
    geologici, che vengono acquisiti pressoché ovunque solo dopo il rilascio delle relative autorizzazioni e al
    solo fine del deposito sismico".(ANSA).

    RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
Rischio sismico e dissesto idrogeologico:
quali inadempienze, quali criticità, quali
soluzioni
Redazione 27 Agosto 2018

  93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il
 tema della prevenzione e della sicurezza delle
scuole e degli edifici strategici e propongono un
   Piano Nazionale Educativo di Prevenzione
    Civile con istituzione di Licei ad indirizzo
geofisico-vulcanologico e geologico-ambientale.
Dal terremoto del 24 agosto 2016 l’Italia ha tremato altre 93.000 volte. Negli ultimi giorni è
stato il Molise a registrare numerose scosse: dal 14 agosto i terremoti in provincia di
Campobasso sono stati oltre 200, il più forte è stato avvertito alle 20.19 del 16 agosto, con
magnitudo 5.2. “L’area dell’epicentro degli eventi sismici della scorsa settimana
(come del resto gran parte della penisola) è altamente vulnerabile, al punto tale da
poter subire gravi danni anche con eventi di magnitudo contenuta. Ciò si unisce alle
parole del Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che non ha escluso la
possibilità di ulteriori scosse di intensità maggiore, successive a quella di
magnitudo 5.2 avvenuta lo scorso 16 agosto nel basso Molise”. Lo
afferma Domenico Angelone, tesoriere del CNG e past president dell’Ordine dei Geologi
della Regione Molise.
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
Geol.
Domenico Angelone, tesoriere del CNG e past president dell’Ordine dei Geologi della Regione
Molise

“Quando si parla di terremoti, ricostruzione e prevenzione, – prosegue Angelone – i
molisani hanno in mente un ricordo ancora vivo, di quando per un sisma di energia
non straordinaria (magnitudo 5.7), nel 2002 fu cancellata un’intera generazione dalla
comunità di San Giuliano di Puglia. Un terremoto che, a un Paese civile, avrebbe
dovuto provocare solamente spavento, e non vittime e distruzione, in cui gran parte
del problema era riconducibile a una allora normativa carente e inadeguata ad
assicurare la pubblica incolumità”. Per questo motivo, per il tesoriere del CNG, si rende
necessario affrontare il problema della prevenzione sotto aspetti avulsi da quelli
dell’emergenza, passando per un’oculata pianificazione sia territoriale sia di
professionalità, dal momento che in Italia i geologi presenti nelle piante organiche di
regioni, province e comuni sono pressoché assenti.

“Alla scorretta pianificazione, troppo spesso non aderente alle reali criticità del
territorio (segnalate nelle ultime carte di microzonazione sismica, del Piano di
Assetto Idrogeologico delle ex Autorità di Bacino, dell’inventario dei fenomeni
franosi d’Italia etc…) si associa quella del costruito sia privato che pubblico,
compreso le strutture strategiche, ed è inaccettabile che a Palata (provincia di
Campobasso), in area epicentrale, la caserma dei carabinieri risulti parzialmente
inagibile in seguito ad un terremoto di magnitudo 5.2, come tra l’altro era già
successo ad Amatrice due anni fa sia con la caserma che con la scuola, a l’Aquila
con l’ospedale San Salvatore, a San Giuliano di Puglia con il crollo della scuola
Jovine”, prosegue Angelone.

“Un ritardo culturale gravissimo per cui si rende necessario un Piano Strategico di
intervento che investa ogni settore della Pubblica Amministrazione, con revisioni
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
normative adeguate ai problemi, istituzione di presìdi geologici territoriali per la
salvaguardia del territorio (assunzione di geologi nelle P.A.) ed intervento nelle
scuole a partire dall’infanzia, mediante un Piano Nazionale Educativo di
Prevenzione Civile che parta dal MIUR per raggiungere ogni angolo del Paese.
Porteremo al Ministro Bussetti la proposta di istituire dei percorsi liceali ad indirizzo
Geofisico–Vulcanologico e/o Geologico-Ambientale – conclude Angelone – al fine di
rendere l’Italia un Paese da imitare non solo sotto il profilo della Protezione Civile
ma anche sotto quello della Prevenzione”.

Sull’argomento interviene anche Giancarlo De Lisio, Presidente dell’Ordine dei Geologi
della Regione Molise, che ricorda come “nella scorsa legislatura siano stati soppressi i
servizi geologico e sismico della Regione, trasferendo competenze ad altri settori
dove non sono presenti geologi. Lo stesso scenario si è verificato in altre regioni
d’Italia. In Regione Molise dichiara De Lisio sono solo tre i geologi presenti nella
pianta organica, oltre a una sola unità per la Provincia di Campobasso, in una
regione dove il rischio sismico è elevato e il 100% dei comuni è esposto al dissesto
idrogeologico. Con l’arrivo delle piogge autunnali e invernali al problema viabilità,
oggi particolarmente sentito per l’interessamento del ponte “Liscione” dal sisma di
pochi giorni fa e dello stesso corpo diga, si aggiungerà il problema stabilità dei
versanti e relativi fenomeni franosi ad esso connessi”. “Non ci si spiega, inoltre –
 prosegue De Lisio – come il rilascio del permesso di costruire, disciplinato da norme
tecniche di attuazione dei piani regolatori e programmi di fabbricazione, ancora non
sia vincolato a studi geologici, che vengono acquisiti pressoché ovunque solo dopo
il rilascio delle relative autorizzazioni ed al solo fine del deposito sismico”.

Geol. Giancarlo De Lisio, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
“Abbiamo inteso estendere la discussione del problema alle regioni limitrofe
invitando i Presidenti degli Ordini Regionali di Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia
oltre quelli delle regioni coinvolte dagli ultimi avvenimenti calamitosi quali Calabria,
Marche ed Umbria, del Presidente della Regione Toma, di parlamentari e
rappresentanti di istituzioni locali”, conclude De Lisio.

Quest’argomento sarà ampiamente trattato nella conferenza stampa indetta dall’Ordine
dei Geologi del Molise il prossimo 28 agosto presso la Provincia di Campobasso alle ore
11:00, nel corso della quale i geologi spiegheranno anche i motivi del ricorso al TAR
avverso la nuova normativa NTC 2018, promosso da 13 regioni italiane oltre allo stesso
Consiglio Nazionale dei Geologi, alla presenza appunto dei Presidenti degli Ordini
Regionali delle regioni su riportate e del Segretario Nazionale e del Tesoriere del Consiglio
Nazionale Arcangelo Francesco Violo e Domenico Angelone.

fonte: ORDINE DEI GEOLOGI DEL MOLISE – Campobasso, 27 agosto 2018
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
Rischio sismico e dissesto
idrogeologico: il 28 agosto conferenza
a Campobasso
Nella sede della Provincia un dibattito di strettissima attualità per l'Italia: negli ultimi due anni sono state 93.000 le
scosse registrate nel nostro Paese

PUBBLICATO IL: 27/08/2018

Martedì 28 agosto alle 11:00 nella sede della Provincia di Campobasso si terrà una
conferenza stampa sul rischio sismico e sul dissesto idrogeologico in Italia. Una
tematica di strettissima attualità per il nostro Paese, considerato che negli ultimi due anni
sono state 93.000 le scosse registrate nello Stivale.
Negli ultimi giorni è stato il Molise a registrare numerose scosse: dal 14 agosto i
terremoti in provincia di Campobasso sono stati oltre 200, il più forte è stato avvertito
alle 20.19 del 16 agosto, con magnitudo 5.2. “L’area dell’epicentro degli eventi sismici
della scorsa settimana (come del resto gran parte della penisola) è altamente vulnerabile,
al punto tale da poter subire gravi danni anche con eventi di magnitudo contenuta. Ciò si
unisce alle parole del Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che non ha escluso
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
la possibilità di ulteriori scosse di intensità maggiore, successive a quella di magnitudo
5.2 avvenuta lo scorso 16 agosto nel basso Molise”. Lo afferma Domenico Angelone,
tesoriere del CNG e past president dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise, che
sarà tra i relatori della conferenza di Campobasso.

“Quando si parla di terremoti, ricostruzione e prevenzione, – prosegue Angelone – i
molisani hanno in mente un ricordo ancora vivo, di quando per un sisma di energia non
straordinaria (magnitudo 5.7), nel 2002 fu cancellata un’intera generazione dalla
comunità di San Giuliano di Puglia. Un terremoto che, a un Paese civile, avrebbe dovuto
provocare solamente spavento, e non vittime e distruzione, in cui gran parte del
problema era riconducibile a una allora normativa carente e inadeguata ad assicurare la
pubblica incolumità”. Per questo motivo, per il tesoriere del CNG, si rende necessario
affrontare il problema della prevenzione sotto aspetti avulsi da quelli dell’emergenza,
passando per un’oculata pianificazione sia territoriale sia di professionalità, dal
momento che in Italia i geologi presenti nelle piante organiche di regioni, province e
comuni sono pressoché assenti.

Tra gli interventi proposti da Angelone, e che saranno oggetto di discussione nel corso
della conferenza stampa, “un Piano Strategico di intervento che investa ogni settore della
Pubblica Amministrazione, con revisioni normative adeguate ai problemi, istituzione di
presìdi geologici territoriali per la salvaguardia del territorio (assunzione di geologi nelle
P.A.) ed intervento nelle scuole a partire dall’infanzia, mediante un Piano Nazionale
Educativo di Prevenzione Civile che parta dal MIUR per raggiungere ogni angolo del
Paese”. “Porteremo al Ministro Bussetti la proposta di istituire dei percorsi liceali ad
indirizzo Geofisico–Vulcanologico e/o Geologico-Ambientale – conclude Angelone – al
fine di rendere l’Italia un Paese da imitare non solo sotto il profilo della Protezione
Civile ma anche sotto quello della Prevenzione”.
Consiglio Nazionale dei Geologi - 28 agosto 2018
28/8/2018          Rischio sismico e dissesto idrogeologico, quali rischi e soluzioni: se ne parla domani a Campobasso 93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il …

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Rischio sismico e dissesto idrogeologico,
quali rischi e soluzioni: se ne parla
domani a Campobasso
93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il tema della prevenzione
e della sicurezza delle scuole e degli edifici strategici e propongono
un Piano Nazionale di Educativo di Prevenzione Civile
Pubblicato il: 27/08/2018, 10:47 | Categoria: Attualità
                                  Dal terremoto del 24 agosto
2016 l'Italia ha tremato altre 93.000 volte. Negli ultimi giorni
è stato il Molise a registrare numerose scosse: dal 14 agosto i
terremoti in provincia di Campobasso sono stati oltre 200, il
più forte è stato avvertito alle 20.19 del 16 agosto, con
magnitudo 5.2. "L'area dell'epicentro degli eventi sismici della
scorsa settimana (come del resto gran parte della penisola) è
altamente vulnerabile, al punto tale da poter subire gravi danni
anche con eventi di magnitudo contenuta. Ciò si unisce alle
parole del Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che
non ha escluso la possibilità di ulteriori scosse di intensità
maggiore, successive a quella di magnitudo 5.2 avvenuta lo
scorso 16 agosto nel basso Molise". Lo afferma Domenico
Angelone, tesoriere del CNG e past president dell'Ordine dei
Geologi della Regione Molise.

http://www.altomolise.net/notizie/attualita/18512/rischio-sismico-e-dissesto-idrogeologico-quali-rischi-e-soluzioni-se-ne-parla-domani-a-campobasso-                 1/4
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"Quando si parla di terremoti, ricostruzione e prevenzione, ­
prosegue Angelone ­ i molisani hanno in mente un ricordo
ancora vivo, di quando per un sisma di energia non
straordinaria (magnitudo 5.7), nel 2002 fu cancellata un'intera
generazione dalla comunità di San Giuliano di Puglia. Un
terremoto che, a un Paese civile, avrebbe dovuto provocare
solamente spavento, e non vittime e distruzione, in cui gran
parte del problema era riconducibile a una allora normativa
carente e inadeguata ad assicurare la pubblica incolumità". Per
questo motivo, per il tesoriere del CNG, si rende necessario
affrontare il problema della prevenzione sotto aspetti avulsi da
quelli dell'emergenza, passando per un'oculata pianificazione
sia territoriale sia di professionalità, dal momento che in Italia
i geologi presenti nelle piante organiche di regioni, province e
comuni sono pressoché assenti.

"Alla scorretta pianificazione, troppo spesso non aderente alle
reali criticità del territorio (segnalate nelle ultime carte di
microzonazione sismica, del Piano di Assetto Idrogeologico
delle ex Autorità di Bacino, dell'inventario dei fenomeni
franosi d'Italia etc...) si associa quella del costruito sia privato
che pubblico, compreso le strutture strategiche, ed è
inaccettabile che a Palata (provincia di Campobasso), in area
epicentrale, la caserma dei carabinieri risulti parzialmente
inagibile in seguito ad un terremoto di magnitudo 5.2, come
tra l'altro era già successo ad Amatrice due anni fa sia con la
caserma che con la scuola, a l'Aquila con l'ospedale San
Salvatore, a San Giuliano di Puglia con il crollo della scuola
Jovine" prosegue Angelone.

"Un ritardo culturale gravissimo per cui si rende necessario un
Piano Strategico di intervento che investa ogni settore della
Pubblica Amministrazione, con revisioni normative adeguate
http://www.altomolise.net/notizie/attualita/18512/rischio-sismico-e-dissesto-idrogeologico-quali-rischi-e-soluzioni-se-ne-parla-domani-a-campobasso-                 2/4
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ai problemi, istituzione di presìdi geologici territoriali per la
salvaguardia del territorio (assunzione di geologi nelle P.A.)
ed intervento nelle scuole a partire dall'infanzia, mediante
un Piano Nazionale Educativo di Prevenzione Civile che
parta dal MIUR per raggiungere ogni angolo del Paese.
Porteremo al Ministro Bussetti la proposta di istituire dei
percorsi liceali ad indirizzo Geofisico–Vulcanologico e/o
Geologico­Ambientale – conclude Angelone – al fine di
rendere l'Italia un Paese da imitare non solo sotto il profilo
della Protezione Civile ma anche sotto quello della
Prevenzione".

Sull'argomento interviene anche Giancarlo De Lisio,
Presidente dell'Ordine dei Geologi della Regione Molise, che
ricorda come "nella scorsa legislatura siano stati soppressi i
servizi geologico e sismico della Regione, trasferendo
competenze ad altri settori dove non sono presenti geologi. Lo
stesso scenario si è verificato in altre regioni d'Italia. In
Regione Molise dichiara De Lisio sono solo tre i geologi
presenti nella pianta organica, oltre a una sola unità per la
Provincia di Campobasso, in una regione dove il rischio
sismico è elevato e il 100% dei comuni è esposto al dissesto
idrogeologico. Con l'arrivo delle piogge autunnali e invernali
al problema viabilità, oggi particolarmente sentito per
l'interessamento del ponte "Liscione" dal sisma di pochi giorni
fa e dello stesso corpo diga, si aggiungerà il problema stabilità
dei versanti e relativi fenomeni franosi ad esso connessi".
"Non ci si spiega, inoltre – prosegue De Lisio – come il
rilascio del permesso di costruire, disciplinato da norme
tecniche di attuazione dei piani regolatori e programmi di
fabbricazione, ancora non sia vincolato a studi geologici, che
vengono acquisiti pressoché ovunque solo dopo il rilascio
http://www.altomolise.net/notizie/attualita/18512/rischio-sismico-e-dissesto-idrogeologico-quali-rischi-e-soluzioni-se-ne-parla-domani-a-campobasso-                 3/4
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delle relative autorizzazioni ed al solo fine del deposito
sismico".

"Abbiamo inteso estendere la discussione del problema alle
regioni limitrofe invitando i Presidenti degli Ordini Regionali
di Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia oltre quelli delle regioni
coinvolte dagli ultimi avvenimenti calamitosi quali Calabria,
Marche ed Umbria, del Presidente della Regione Toma, di
parlamentari e rappresentanti di istituzioni locali" conclude De
Lisio.

Quest'argomento sarà ampiamente trattato nella conferenza
stampa indetta dall'Ordine dei Geologi del Molise il prossimo
28 agosto presso la Provincia di Campobasso alle ore 11:00,
nel corso della quale i geologi spiegheranno anche i motivi del
ricorso al TAR avverso la nuova normativa NTC 2018,
promosso da 13 regioni italiane oltre allo stesso Consiglio
Nazionale dei Geologi, alla presenza appunto dei Presidenti
degli Ordini Regionali delle regioni su riportate e del
Segretario Nazionale e del Tesoriere del Consiglio Nazionale
Arcangelo Francesco Violo e Domenico Angelone.
                                                                                                                                    Contatti
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Sismicità, 93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il
tema della prevenzione e della sicurezza
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della‑sicurezza                                                                                    August 27, 2018

 93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il tema della prevenzione e della sicurezza delle
scuole e degli edifici strategici e propongono un Piano Nazionale di Educativo di Prevenzione
  Civile con istituzione di Licei ad indirizzo geofisico‑vulcanologico e geologico‑ambientale.
Dal terremoto del 24 agosto 2016 l’Italia ha tremato altre 93.000 volte. Negli ultimi giorni è
stato il Molise a registrare numerose scosse: dal 14 agosto i terremoti in provincia di
Campobasso sono stati oltre 200, il più forte è stato avvertito alle 20.19 del 16 agosto, con
magnitudo 5.2. “L’area dell’epicentro degli eventi sismici della scorsa settimana (come del
resto gran parte della penisola) è altamente vulnerabile, al punto tale da poter subire gravi
danni anche con eventi di magnitudo contenuta. Ciò si unisce alle parole del Capo della
Protezione civile, Angelo Borrelli, che non ha escluso la possibilità di ulteriori scosse di
intensità maggiore, successive a quella di magnitudo 5.2 avvenuta lo scorso 16 agosto nel
basso Molise”. Lo afferma Domenico Angelone, tesoriere del CNG e past president
dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise.
“Quando si parla di terremoti, ricostruzione e prevenzione, – prosegue Angelone – i molisani
hanno in mente un ricordo ancora vivo, di quando per un sisma di energia non straordinaria
(magnitudo 5.7), nel 2002 fu cancellata un’intera generazione dalla comunità di San Giuliano
di Puglia. Un terremoto che, a un Paese civile, avrebbe dovuto provocare solamente
spavento, e non vittime e distruzione, in cui gran parte del problema era riconducibile a una
allora normativa carente e inadeguata ad assicurare la pubblica incolumità”. Per questo
motivo, per il tesoriere del CNG, si rende necessario affrontare il problema della prevenzione
sotto aspetti avulsi da quelli dell’emergenza, passando per un’oculata pianificazione sia
territoriale sia di professionalità, dal momento che in Italia i geologi presenti nelle piante
organiche di regioni, province e comuni sono pressoché assenti.
28/8/2018                  Sismicità, 93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il tema della prevenzione e della sicurezza | Molise Protagonista

            “Alla scorretta pianificazione, troppo spesso non aderente alle reali criticità del territorio
            (segnalate nelle ultime carte di microzonazione sismica, del Piano di Assetto Idrogeologico
            delle ex Autorità di Bacino, dell’inventario dei fenomeni franosi d’Italia etc…) si associa quella
            del costruito sia privato che pubblico, compreso le strutture strategiche, ed è inaccettabile
            che a Palata (provincia di Campobasso), in area epicentrale, la caserma dei carabinieri risulti
            parzialmente inagibile in seguito ad un terremoto di magnitudo 5.2, come tra l’altro era già
            successo ad Amatrice due anni fa sia con la caserma che con la scuola, a l’Aquila con
            l’ospedale San Salvatore, a San Giuliano di Puglia con il crollo della scuola Jovine” prosegue
            Angelone.
            “Un ritardo culturale gravissimo per cui si rende necessario un Piano Strategico di intervento
            che investa ogni settore della Pubblica Amministrazione, con revisioni normative adeguate ai
            problemi, istituzione di presìdi geologici territoriali per la salvaguardia del territorio
            (assunzione di geologi nelle P.A.) ed intervento nelle scuole a partire dall’infanzia, mediante
            un Piano Nazionale Educativo di Prevenzione Civile che parta dal MIUR per raggiungere
            ogni angolo del Paese. Porteremo al Ministro Bussetti la proposta di istituire dei percorsi
            liceali ad indirizzo Geofisico–Vulcanologico e/o Geologico‑Ambientale – conclude Angelone –
            al fine di rendere l’Italia un Paese da imitare non solo sotto il profilo della Protezione Civile
            ma anche sotto quello della Prevenzione”.
            Sull’argomento interviene anche Giancarlo De Lisio, Presidente dell’Ordine dei Geologi della
            Regione Molise, che ricorda come “nella scorsa legislatura siano stati soppressi i servizi
            geologico e sismico della Regione, trasferendo competenze ad altri settori dove non sono
            presenti geologi. Lo stesso scenario si è verificato in altre regioni d’Italia. In Regione Molise
            dichiara De Lisio sono solo tre i geologi presenti nella pianta organica, oltre a una sola unità
            per la Provincia di Campobasso, in una regione dove il rischio sismico è elevato e il 100% dei
            comuni è esposto al dissesto idrogeologico. Con l’arrivo delle piogge autunnali e invernali al
            problema viabilità, oggi particolarmente sentito per l’interessamento del ponte “Liscione” dal
            sisma di pochi giorni fa e dello stesso corpo diga, si aggiungerà il problema stabilità dei
            versanti e relativi fenomeni franosi ad esso connessi”. “Non ci si spiega, inoltre – prosegue
            De Lisio – come il rilascio del permesso di costruire, disciplinato da norme tecniche di
            attuazione dei piani regolatori e programmi di fabbricazione, ancora non sia vincolato a studi
            geologici, che vengono acquisiti pressoché ovunque solo dopo il rilascio delle relative
            autorizzazioni ed al solo fine del deposito sismico”.
            “Abbiamo inteso estendere la discussione del problema alle regioni limitrofe invitando i
            Presidenti degli Ordini Regionali di Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia oltre quelli delle
            regioni coinvolte dagli ultimi avvenimenti calamitosi quali Calabria, Marche ed Umbria, del
            Presidente della Regione Toma, di parlamentari e rappresentanti di istituzioni locali”
            conclude De Lisio.
            Quest’argomento sarà ampiamente trattato nella conferenza stampa indetta dall’Ordine dei
            Geologi del Molise il prossimo 28 agosto presso la Provincia di Campobasso alle ore 11 00,
            nel corso della quale i geologi spiegheranno anche i motivi del ricorso al TAR avverso la
            nuova normativa NTC 2018, promosso da 13 regioni italiane oltre allo stesso Consiglio
            Nazionale dei Geologi, alla presenza appunto dei Presidenti degli Ordini Regionali delle
            regioni su riportate e del Segretario Nazionale e del Tesoriere del Consiglio Nazionale
            Arcangelo Francesco Violo e Domenico Angelone.
Sisma, l’allarme dei geologi: l’area dell’epicentro è
vulnerabile, serve una attenta pianificazione territoriale

di ANNA MARIA DI MATTEO
La terra continua a tremare in Molise, a causa di uno sciame sismico che non accenna ad
arrestarsi. Una situazione monitorata dagli esperti che continuano a ribadire la necessità di
mantenere alta la guardia. In particolare, l’attenzione è rivolta all’area del basso Molise
individuata come l’epicentro degli eventi sismici partiti il 14 agosto e culminati con la scossa
di due giorni dopo di magnitudo 5.2. Ebbene, secondo Domenico Angelone, del Consiglio
nazionale dei geologi, quella zona è altamente vulnerabile al punto da poter subire gravi
danni anche in presenza di scosse di magnitudo contenute. Dalla vigilia di Ferragosto ad
oggi i terremoti in provincia di Campobasso sono stati oltre duecento. Secondo Angelone, è
necessario affrontare il problema della prevenzione sotto aspetti che prescindano
dell’emergenza ma che puntino ad una oculata pianificazione sia territoriale che di
professionalità, dal momento che in Italia i geologi presenti nelle piante organiche di Regioni,
Province e Comuni sono pressoché assenti.Nel corso della passata legislatura i servizi
geologico e sismico regionale sono stati soppressi, con il trasferimento delle competenze ad
altri settori. A dirlo è Giancarlo De Lisio, presidente dell’Ordine dei geologi del Molise che
denuncia il numero del tutto insufficiente dei geologi assunti in Regione. Sono appena tre in
pianta organica, oltre ad un quarto assunto alla Provincia di Campobasso. Professionalità
indispensabili in una terra, come il Molise, dove il rischio sismico è altissimo e dove til 100%
del territorio è esposto ad un elevato rischio dissesto idrogeologico. Un aspetto, questo, che
sarà affrontato nel corso della conferenza stampa in programma domani a Campobasso,
organizzato dall’ordine dei geologi del Molise. L’argomento sarà affrontato nel corso della
conferenza stampa, organizzata a Campobasso dall’ordine dei geologi del Molise al quale
parteciperanno anche gli esperti provenienti dalle regioni del centro Italia, sconvolte dal
terremoto del 24 agosto di due anni fa che causò la morte di circa 300 persone.

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CRONACA (/CRONACA.HTML)   27-08-2018 11:22

Terremoto, 93mila scosse
in due anni. Il Molise zona
vulnerabile dell’Appennino

                          Tante le abitazioni dichiarate inagibili dopo i controlli
28/8/2018                     Terremoto, 93mila scosse in due anni. Il Molise zona vulnerabile dell’Appennino

    Lo ha evidenziato l’Ordine dei Geologi, che domani terrà una conferenza stampa a
    Campobasso, per chiedere un Piano strategico e maggiore presenza di professionisti
    nelle pubbliche amministrazioni

    CAMPOBASSO. Dal terremoto del 24 agosto 2016, che devastò i centri di
    Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, l’Italia ha tremato altre 93.000 volte.

    Negli ultimi giorni è stato il Molise a registrare numerose scosse: dal 14 agosto i
    terremoti in provincia di Campobasso sono stati oltre 200, il più forte è stato
    avvertito alle 20.19 del 16 agosto, con magnitudo 5.2. Ad evidenziarlo l’Ordine
    dei Geologi del Molise, che domani terrà una conferenza a Campobasso, al Palazzo
    della Provincia, sul tema ‘Rischio sismico e dissesto idrogeologico: quali
    inadempienza, quali criticità, quali soluzioni”.

    “L’area dell’epicentro degli eventi sismici della scorsa settimana (come del resto gran
    parte della penisola) è altamente vulnerabile, al punto tale da poter subire gravi
    danni anche con eventi di magnitudo contenuta. Ciò si unisce alle parole del capo
    della Protezione civile, Angelo Borrelli, che non ha escluso la possibilità di ulteriori
    scosse di intensità maggiore, successive a quella di magnitudo 5.2 avvenuta lo
    scorso 16 agosto nel basso Molise”. Queste le parole pronunciate da Domenico
    Angelone, tesoriere del Consiglio nazionale dei Geologi e past president dell’Ordine
    dei Geologi della Regione Molise.

    “Quando si parla di terremoti, ricostruzione e prevenzione – ha aggiunto Angelone -
    i molisani hanno in mente un ricordo ancora vivo, di quando per un sisma di
    energia non straordinaria (magnitudo 5.7), nel 2002 fu cancellata un’intera
    generazione a San Giuliano di Puglia. Un terremoto che, a un Paese civile,
    avrebbe dovuto provocare solamente spavento, e non vittime e distruzione, in cui
    gran parte del problema era riconducibile a una allora normativa carente e
    inadeguata ad assicurare la pubblica incolumità”. Per questo motivo, per il tesoriere
    del Cng si rende necessario affrontare il problema della prevenzione sotto aspetti
    avulsi da quelli dell’emergenza, passando per un’oculata pianificazione sia
    territoriale sia di professionalità, dal momento che in Italia i geologi presenti
    nelle piante organiche di regioni, province e comuni sono pressoché assenti.
28/8/2018                     Terremoto, 93mila scosse in due anni. Il Molise zona vulnerabile dell’Appennino

    “Alla scorretta pianificazione – ha rimarcato ancora - si associa quella del costruito,
    sia privato che pubblico, compreso le strutture strategiche, ed è inaccettabile che a
    Palata la caserma dei carabinieri risulti parzialmente inagibile in seguito ad
    un terremoto di magnitudo 5.2, come era già successo ad Amatrice due anni fa sia
    con la caserma che con la scuola, a l’Aquila con l’ospedale San Salvatore, a San
    Giuliano di Puglia con il crollo della scuola Jovine”.

    Da qui la richiesta un Piano Strategico di intervento, che investa ogni settore della
    Pubblica amministrazione e un Piano Nazionale educativo di Prevenzione civile che
    parta dal Miur, per raggiungere ogni angolo del Paese. “Porteremo al Ministro
    Bussetti – ha anticipato Angelone - la proposta di istituire dei percorsi liceali ad
    indirizzo Geofisico–Vulcanologico e/o Geologico, per rendere l’Italia un Paese da
    imitare non solo sotto il profilo della Protezione civile, ma anche sotto quello della
    prevenzione”.

    Sull’argomento è intervenuto anche Giancarlo De Lisio, presidente dell’Ordine
    dei Geologi della Regione Molise, che ricorda come nella scorsa legislatura siano
    stati soppressi i servizi geologico e sismico della Regione, trasferendo competenze
    ad altri settori dove non sono presenti geologi. Alla Regione sono solo tre i
    geologi presenti nella pianta organica, oltre a una sola unità per la Provincia di
    Campobasso, in un territorio dove il rischio sismico è elevato e il 100% dei comuni
    è esposto al dissesto idrogeologico.

    “Non ci si spiega, inoltre – ha concluso De Lisio – come il rilascio del permesso di
    costruire, disciplinato da norme tecniche di attuazione dei piani regolatori e
    programmi di fabbricazione, ancora non sia vincolato a studi geologici, che
    vengono acquisiti pressoché ovunque, solo dopo il rilascio delle relative
    autorizzazioni ed al solo fine del deposito sismico”.

    All’incontro organizzato dai Geologi del Molise sono stati invitati anche i presidenti
    degli Ordini Regionali di Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia, oltre a quelli delle
    regioni coinvolte dagli ultimi avvenimenti calamitosi, quali Calabria, Marche ed
    Umbria, il presidente della Regione Donato Toma, parlamentari e rappresentanti
    di istituzioni locali. Nella conferenza stampa di domani saranno anche spiegati i
    motivi del ricorso al Tar, contro le nuove disposizioni sulle Norme tecniche di
    costruzione 2018, promosso da 13 regioni italiane, alla presenza del tesoriere
    Angelone e del segretario nazionale Francesco Violo.
Rischio sismico e dissesto
idrogeologico: quali inadempienze,
quali criticità, quali soluzioni
FLASH NEWS
Termoli lunedì 27 agosto 2018   di La Redazione

C        AMPOBASSO. Rischio sismico e dissesto idrogeologico: quali
         inadempienze, quali criticità, quali soluzioni.

Di questo si parlerà domattina, martedì 28 agosto, al Palazzo della Provincia, con
l'ordine dei Geologi del Molise, dalle 11.

Ordine dei Geologi del Molise © Campobassoweb

93.000 scosse in 2 anni: i geologi rilanciano il tema della prevenzione e della
sicurezza delle scuole e degli edifici strategici e propongono un Piano Nazionale di
Educativo di Prevenzione Civile con istituzione di Licei ad indirizzo geofisico-
vulcanologico e geologico-ambientale

                                                                                      1/4
28/8/2018                    Termoli: Rischio sismico e dissesto idrogeologico: quali inadempienze, quali criticità, quali soluzioni

        Dal terremoto del 24 agosto 2016 l’Italia ha tremato altre 93.000 volte. Negli ultimi
        giorni è stato il Molise a registrare numerose scosse: dal 14 agosto i terremoti in
        provincia di Campobasso sono stati oltre 200, il più forte è stato avvertito alle
        20.19 del 16 agosto, con magnitudo 5.2. “L’area dell’epicentro degli eventi sismici
        della scorsa settimana (come del resto gran parte della penisola) è altamente
        vulnerabile, al punto tale da poter subire gravi danni anche con eventi di
        magnitudo contenuta. Ciò si unisce alle parole del Capo della Protezione civile,
        Angelo Borrelli, che non ha escluso la possibilità di ulteriori scosse di intensità
        maggiore, successive a quella di magnitudo 5.2 avvenuta lo scorso 16 agosto nel
        basso Molise”. Lo afferma Domenico Angelone, tesoriere del CNG e past
        president dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise.

        “Quando si parla di terremoti, ricostruzione e prevenzione, - prosegue Angelone - i
        molisani hanno in mente un ricordo ancora vivo, di quando per un sisma di energia
        non straordinaria (magnitudo 5.7), nel 2002 fu cancellata un’intera generazione
        dalla comunità di San Giuliano di Puglia. Un terremoto che, a un Paese civile,
        avrebbe dovuto provocare solamente spavento, e non vittime e distruzione, in cui
        gran parte del problema era riconducibile a una allora normativa carente e
        inadeguata ad assicurare la pubblica incolumità”. Per questo motivo, per il
        tesoriere del CNG, si rende necessario affrontare il problema della prevenzione
        sotto aspetti avulsi da quelli dell’emergenza, passando per un’oculata
        pianificazione sia territoriale sia di professionalità, dal momento che in Italia i
        geologi presenti nelle piante organiche di regioni, province e comuni sono
        pressoché assenti.

        “Alla scorretta pianificazione, troppo spesso non aderente alle reali criticità del
        territorio (segnalate nelle ultime carte di microzonazione sismica, del Piano di
        Assetto Idrogeologico delle ex Autorità di Bacino, dell’inventario dei fenomeni
        franosi d’Italia etc…) si associa quella del costruito sia privato che pubblico,
        compreso le strutture strategiche, ed è inaccettabile che a Palata (provincia di
        Campobasso), in area epicentrale, la caserma dei carabinieri risulti parzialmente
        inagibile in seguito ad un terremoto di magnitudo 5.2, come tra l’altro era già
        successo ad Amatrice due anni fa sia con la caserma che con la scuola, a l’Aquila
        con l’ospedale San Salvatore, a San Giuliano di Puglia con il crollo della scuola
        Jovine” prosegue Angelone.

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28/8/2018                   Termoli: Rischio sismico e dissesto idrogeologico: quali inadempienze, quali criticità, quali soluzioni

        “Un ritardo culturale gravissimo per cui si rende necessario un Piano Strategico di
        intervento che investa ogni settore della Pubblica Amministrazione, con revisioni
        normative adeguate ai problemi, istituzione di presìdi geologici territoriali per la
        salvaguardia del territorio (assunzione di geologi nelle P.A.) ed intervento nelle
        scuole a partire dall’infanzia, mediante un Piano Nazionale Educativo di
        Prevenzione Civile che parta dal MIUR per raggiungere ogni angolo del Paese.
        Porteremo al Ministro Bussetti la proposta di istituire dei percorsi liceali ad
        indirizzo Geofisico–Vulcanologico e/o Geologico-Ambientale – conclude Angelone
        – al fine di rendere l’Italia un Paese da imitare non solo sotto il profilo della
        Protezione Civile ma anche sotto quello della Prevenzione”.

        Sull’argomento interviene anche Giancarlo De Lisio, Presidente dell’Ordine dei
        Geologi della Regione Molise, che ricorda come “nella scorsa legislatura siano
        stati soppressi i servizi geologico e sismico della Regione, trasferendo
        competenze ad altri settori dove non sono presenti geologi. Lo stesso scenario si
        è verificato in altre regioni d’Italia. In Regione Molise dichiara De Lisio sono solo
        tre i geologi presenti nella pianta organica, oltre a una sola unità per la Provincia di
        Campobasso, in una regione dove il rischio sismico è elevato e il 100% dei comuni
        è esposto al dissesto idrogeologico. Con l’arrivo delle piogge autunnali e invernali
        al problema viabilità, oggi particolarmente sentito per l’interessamento del ponte
        “Liscione” dal sisma di pochi giorni fa e dello stesso corpo diga, si aggiungerà il
        problema stabilità dei versanti e relativi fenomeni franosi ad esso connessi”. “Non
        ci si spiega, inoltre – prosegue De Lisio – come il rilascio del permesso di
        costruire, disciplinato da norme tecniche di attuazione dei piani regolatori e
        programmi di fabbricazione, ancora non sia vincolato a studi geologici, che
        vengono acquisiti pressoché ovunque solo dopo il rilascio delle relative
        autorizzazioni ed al solo fine del deposito sismico”.

        “Abbiamo inteso estendere la discussione del problema alle regioni limitrofe
        invitando i Presidenti degli Ordini Regionali di Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia
        oltre quelli delle regioni coinvolte dagli ultimi avvenimenti calamitosi quali Calabria,
        Marche ed Umbria, del Presidente della Regione Toma, di parlamentari e
        rappresentanti di istituzioni locali” conclude De Lisio.

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        Quest’argomento sarà ampiamente trattato nella conferenza stampa indetta
        dall’Ordine dei Geologi del Molise il prossimo 28 agosto presso la Provincia di
        Campobasso alle ore 11:00, nel corso della quale i geologi spiegheranno anche i
        motivi del ricorso al TAR avverso la nuova normativa NTC 2018, promosso da 13
        regioni italiane oltre allo stesso Consiglio Nazionale dei Geologi, alla presenza
        appunto dei Presidenti degli Ordini Regionali delle regioni su riportate e del
        Segretario Nazionale e del Tesoriere del Consiglio Nazionale Arcangelo
        Francesco Violo e Domenico Angelone.
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Frane e terremoti, la prevenzione che non c’è. I geologi:
     “Norme inadeguate e poco personale negli enti”
     Lunedì 27 agosto 2018

     C’è chi ha perso tutto dopo il sisma di magnitudo 5.2 dello scorso 16 agosto. Da undici
     giorni vive nella paura, nell’angoscia di sentire ancora tremare una terra che dal 14 agosto
     ha registrato oltre 200 scosse. Centinaia di persone che abitano nelle tende allagate ieri –
     26 agosto – da un’eccezionale ondata di maltempo. Bombe d’acqua e terremoti assieme ad
     un territorio fragilissimo, dissestato al 100 percento: ecco i disastri del Molise.

     Calamità che con frequenza periodica si abbattono sulla nostra regione. “Il Molise non
     ha imparato nulla da San Giuliano di Puglia”, ha sentenziato pochi giorni fa uno
     dei massimi esperti nazionali, Gianluca Valensise, intervistato da Primonumero.

     Prevenzione, prevenzione, prevenzione: i geologi lo ripetono come un mantra. Ma i loro
     appelli sono rimasti inascoltati per sedici anni. Anzi: anche se dopo la tragedia di San
     Giuliano la normativa è stata adeguata in tutta Italia, paradossalmente nel tempo la
     situazione non è migliorata.

     “L’approccio della problematica deve essere razionale, senza farsi trascinare dai fatalismi
     nè dagli sciacalli mediatici che tentano di cavalcare l’onda dell’emotività della
     popolazione”, spiega Giancarlo De Lisio, presidente dell’Ordine dei geologi. “Per questo
     insisto tanto sulle esercitazioni di Protezione Civile da fare sistematicamente e
     periodicamente nei Comuni: educando la popolazione si riesce a gestire meglio
     l’emergenza e in maniera più ordinata. Anche una materia come “educazione ambientale”
     da introdurre nelle scuole aiuta a crescere le nuove generazioni con coscienza del rischio e
     quindi una maggiore resilienza”.

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     La realtà è diversa. Pianificazione carente, figure professionali insufficienti.

     Innanzitutto, nelle piante organiche degli enti pubblici (Regioni, Province e Comuni) i
     geologi sono “pressoché assenti” rendendo dunque di fatto impossibile uno studio
     attento del territorio. Lo denuncia Domenico Angelone, tesoriere del Consiglio
     nazionale dei Geologi ed ex presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise.

     “L’area dell’epicentro degli eventi sismici della scorsa settimana (come del resto gran
     parte della penisola) è altamente vulnerabile – rimarca Angelone – al punto tale da poter
     subire gravi danni anche con eventi di magnitudo contenuta. Ciò si unisce alle parole del
     Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che non ha escluso la possibilità di ulteriori
     scosse di intensità maggiore, successive a quella di magnitudo 5.2 avvenuta lo scorso 16
     agosto nel basso Molise”.

     Ogni volta siamo punto e a capo. Per i geologi è arrivato il momento di affrontare la
     questione in maniera seria e con interventi strutturali, uscendo fuori dalla logica
     dell’emergenza. Anche perché “è inaccettabile” che pure “strutture strategiche” ed edifici
     pubblici vengano danneggiati dal terremoto. La lista degli esempi citata dai geologi è
     lunga: dalle macerie della ‘Jovine’ di San Giuliano di Puglia all’Aquila dove crollarono la
     Casa dello studente e ha subìto danni importanti l’ospedale San Salvatore. E poi, Amatrice.
     Infine, a Palata – pochi chilometri dall’epicentro – è in parte inagibile la caserma dei
     Carabinieri.

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     Situazioni che dimostrano il “gravissimo ritardo culturale che rende necessario un
     piano strategico di intervento che investa ogni settore della pubblica amministrazione”
     in cui siano previsti “l’adeguamento delle normative e l’istituzione di presìdi geologici
     territoriali per la salvaguardia del territorio”. L’ordine dei geologi chiede l’assunzione di
     nuove figure professionali nelle pubblica amministrazioni.

     Eppure, denuncia il presidente Giancarlo De Lisio, “nella scorsa legislatura sono stati
     soppressi i servizi geologico e sismico della Regione, trasferendo competenze ad
     altri settori dove non sono presenti geologi. Lo stesso scenario si è verificato in altre
     regioni d’Italia. Nella Regione Molise solo tre geologi sono presenti nella pianta
     organica, la Provincia di Campobasso ne ha uno solo”. Un paradosso dunque “in
     una regione dove il rischio sismico è elevato e il 100% dei comuni è esposto al
     dissesto idrogeologico. Con l’arrivo delle piogge autunnali e invernali al problema
     viabilità, oggi particolarmente sentito per l’interessamento del ponte “Liscione” dal sisma
     di pochi giorni fa e dello stesso corpo diga, si aggiungerà il problema stabilità dei versanti
     e relativi fenomeni franosi ad esso connessi”.

     Così come bisognerebbe frenare la cementificazione selvaggia di un territorio così fragile.
     E invece “non ci si spiega – insiste De Lisio – come il rilascio del permesso di costruire,
     disciplinato da norme tecniche di attuazione dei piani regolatori e programmi di
     fabbricazione, ancora non sia vincolato a studi geologici, che vengono acquisiti
     pressoché ovunque solo dopo il rilascio delle relative autorizzazioni ed al solo fine del
     deposito sismico”.

     I geologi, dunque, provano a dettare l’agenda alla politica chiedendo un piano nazionale
     educativo di prevenzione civile, iniziando dalle scuole e dalla formazione: al
     ministro dell’Istruzione sarà proposto di istituire dei percorsi liceali ad indirizzo

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     geofisico–vulcanologico e/o geologico-ambientale “al fine di rendere l’Italia un Paese da
     imitare non solo sotto il profilo della Protezione civile – rilancia Angelone – ma anche sotto
     quello della prevenzione”.

     Ma la battaglia sarà condotta a 360 gradi coinvolgendo anche le altre regioni italiane, il
     governo regionale, i parlamentari e i rappresentanti delle istituzioni locali. Tredici Regioni
     poi hanno giù sottoscritto un ricorso al Tar contro le nuove norme per le costruzioni.

     Argomenti al centro della conferenza stampa indetta dall’Ordine dei Geologi del Molise
     domani, 28 agosto, nella sede della Provincia di Campobasso alle ore 11.

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28/8/2018                             Appalti, sull’esclusione per grave illecito Palazzo Spada chiama (ancora) la Corte Ue

            28 Ago 2018

            Appalti, sull’esclusione per grave illecito
            Palazzo Spada chiama (ancora) la Corte Ue
            Laura Savelli

            Alla Corte di giustizia, una nuova domanda sul grave illecito professionale. Con la recentissima
            ordinanza della Quinta sezione del Consiglio di Stato n. 5033, depositata lo scorso 23 agosto,
            arrivano infatti a quattro le questioni poste ai giudici comunitari in merito all'interpretazione
            dell'articolo 80, comma 5, lettera c), del Codice.

            Il caso
            Questa volta, l'occasione di interrogare la Corte di giustizia si è presentata nell'ambito di un
            giudizio in cui è venuta in esame l'esclusione di un concorrente da una gara disposta a seguito
            della decisione assunta dalla stessa stazione appaltante, nel corso del procedimento, di risolvere
            un precedente contratto per grave inadempimento: ragion per cui, è stato ritenuto che tale
            comportamento costituiva un'inadempienza che non garantiva il necessario rapporto fiduciario
            nelle attività negoziali con la Pubblica amministrazione.
            Non essendo stata contestata in giudizio la risoluzione contrattuale, il giudice di primo grado ha
            respinto il ricorso; e ciò, sul presupposto che l'articolo 80, comma 5, lettera c), del Codice
            qualifica come escludenti i soli provvedimenti risolutivi che non siano contestati in giudizio o
            che siano stati confermati all'esito di un giudizio.

            L’ordinanza del Consiglio di Stato
            Il giudice d'appello non ha tuttavia ritenuto condivisibile l'assunto della decisione di primo
            grado, sul presupposto che l'impresa non aveva prestato acquiescenza al provvedimento di
            risoluzione. In questo senso, infatti, non solo non erano ancora decorsi i termini per la
            contestazione in giudizio, ma la richiesta di accesso agli atti e la predisposizione dello stesso
            atto di citazione - in corso di ultimazione - da parte dell'impresa manifestavano la sua volontà di
            non aderire al contenuto di tale provvedimento.
            Dopo aver citato anche alcuni precedenti dello stesso Consiglio di Stato che si sono espressi in
            termini analoghi (Consiglio di Stato, sez. V, 27 aprile 2017, n. 1955 e 2 marzo 2018, n. 1299), i
            giudici di Palazzo Spada si sono così dedicati alla formulazione del quesito per la Corte Ue, con il
            quale hanno ribadito la mancanza di omogeneità tra la norma interna e quella comunitaria. Da
            un lato, infatti, l'articolo 57, paragrafo 4, della direttiva 2014/24/Ue consente di escludere
            un'impresa se la stazione appaltante è in condizione di dimostrare la sussistenza di un grave
            illecito professionale «anche prima che sia adottata una decisione definitiva e vincolante sulla
            presenza di motivi di esclusione obbligatori» (in questo senso, si esprime il Considerando 101),
            dall'altro lato, invece, l'articolo 80, comma 5, lettera c), del Codice ha stabilito che tale illecito
            non comporta l'esclusione in caso di contestazione in giudizio.

            Tuttavia, la conseguenza di questa decisione normativa - rilevano ancora i giudici nazionali - è
            la necessaria subordinazione dell'azione amministrativa agli esiti del giudizio; e quindi, se da un
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28/8/2018                             Appalti, sull’esclusione per grave illecito Palazzo Spada chiama (ancora) la Corte Ue

            lato la stazione appaltante sarà tenuta ad avviare una nuova procedura di gara a seguito della
            risoluzione contrattuale, dall'altro lato all'impresa sarà sufficiente contestare in giudizio il
            provvedimento per accedere comunque alla procedura bandita, dovendo l'amministrazione
            attendere l'esito del processo per poter legittimamente procedere alla sua esclusione. Ma, a
            questo punto, la parola passa alla Corte, la quale dovrà stabilire se sia comunitariamente
            compatibile una previsione che consente di escludere un'impresa solo se la risoluzione non è
            stata contestata o è stata confermata all'esito di un giudizio.

            Le precedenti ordinanze di rimessione
            Allo stato attuale, dinanzi alla Corte sono pendenti altre tre questioni pregiudiziali
            sull'interpretazione dell'articolo 80, comma 5, lettera c), del Codice.
            In particolare, le prime due ordinanze di rimessione ai giudici Ue (Tar Campania, Napoli, sez. IV,
            3 dicembre 2017, n. 5893; Consiglio di Stato, sez. V, 3 maggio 2018, n. 2639) sono state formulate
            nell'ambito di controversie del tutto analoghe a quella recentemente sottoposta al Consiglio di
            Stato. Anche in questi casi, infatti, le imprese risultavano essere destinatarie di un
            provvedimento di risoluzione di un precedente contratto di appalto, che veniva contestato in un
            giudizio ancora pendente. Ma, in un caso, la stazione appaltante ha ritenuto di ammettere
            l'impresa, sulla base della mancata definitività dell'accertamento giudiziale; mentre, nell'altro
            caso, non è stata consentita la sua partecipazione, proprio a causa della pendenza del giudizio
            sull'episodio risolutivo.

            Con una terza ordinanza (Tar Piemonte, Torino, sez. I, 21 giugno 2018, n. 770), è stato posto
            invece posto il problema della qualificazione di un illecito antitrust come errore professionale
            nell'esercizio dell'attività, ai sensi del previgente articolo 38, comma 1, lettera f), del d.lgs. n.
            163/2006 (confluito, seppur con profonde modifiche, nella generale ipotesi del grave illecito
            professionale). In questo caso, la questione pregiudiziale è stata sollevata dinanzi ad una
            aggiudicazione che è stata annullata per avere la stazione appaltante accertato che l'affidatario
            era stato colpito da una multa dell'Agcom di importo pari a 56 milioni di euro (confermata con
            sentenza passata in giudicato), avendo partecipato ad un'intesa restrittiva della concorrenza con
            diverse forme di condotta, tra cui accordi, scambi di informazione e pratiche concordate in
            senso stretto, al fine di condizionare gli esiti di una gara mediante l'eliminazione del confronto
            concorrenziale e la spartizione dei lotti più appetibili; e quindi, partendo dal presupposto che,
            nella vigenza del precedente Codice, la giurisprudenza ha escluso i comportamenti antitrust dal
            perimetro del grave errore professionale, i giudici italiani sono tornati sul problema - anche alla
            luce della evoluzione della disciplina - chiedendo alla Corte se non sia maggiormente
            compatibile con il diritto dell'Unione consentire alle P.a. di valutare autonomamente tali
            violazioni.

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28/8/2018                                 Concessioni autostradali/1. Nel contratto con Aspi capitale remunerato al 10,21%

            28 Ago 2018

            Concessioni autostradali/1. Nel contratto
            con Aspi capitale remunerato al 10,21%
            Maurizio Caprino e Simone Filippetti

            Se qualcuno cercava la conferma che le autostrade siano una miniera d'oro, le oltre 200 pagine
            dell'Allegato E, il Piano finanziario (con stime fatte nel 2012 fino alla scadenza) dimostra come i
            caselli italiani siano un grosso creatore di ricchezza. Forse nemmeno tanto per quel tasso di
            remunerazione del capitale (Wacc) che arriva a un robusto 10,21%, quanto per il tesoretto che gli
            azionisti si ritroveranno in tasca a fine concessione. Un Wacc al 10,21% impressiona il pubblico,
            ma in realtà è un dato molto tecnico che sarebbe da valutare in rapporto alla concorrenza
            europea e al fatto che teoricamente le autostrade italiane - che spesso si snodano in montagna -
            sono più costose da mantenere. Più significativo è il fatto che a fine concessione, i soci di Aspi -
            la Atlantia dei Benetton (e Black Rock, fondo GIC di Singapore, Fondazione Crt più piccoli
            investitori), i tedeschi di Allianz e il fondo cinese Silk Road Fund - avranno incassato una
            montagna di cedole: 14 miliardi in 25 anni.

            La convenzione del 2012 stimava che Aspi avrebbe dato ai soci un assegno da 560 milioni l'anno.
            Oltre al maxi-assegno, spalmato negli anni, ci sarà un altro forziere ad attendere al traguardo gli
            azionisti: nel 2038 (questi allegati non tengono ancora conto della proroga condizionata al 2042
            concessa dalla Ue) Aspi avrà in cassa quasi 9 miliardi. Sono il frutto di una doppia curva:
            fabbisogno in calo e flussi di cassa in aumento. Man mano che la concessione si avvicina alla sua
            naturale scadenza i debiti saranno rimborsati dall'immenso polmone finanziario che sono i
            pedaggi, liberando liquidità. A inizio della convenzione, sei anni fa, Aspi era gravata da circa 10
            miliardi di debiti: nel tempo l'esposizione si ridurrà a 845 milioni nel 2032, ultimo anno di
            posizione finanziaria netta negativa. Da lì in poi, i debiti diventeranno cassa. Ancor prima,
            invece, Aspi si emanciperà dal fabbisogno: era di 3,5 miliardi nel 2012, ma dal 2025 (quando sarà
            sceso a 1,6 miliardi) sarà totalmente spesato in autofinanziamento. Negli ultimi 13 anni di
            concessione, i flussi di cassa non solo ripagheranno costi, debiti e oneri, ma ci sarà un avanzo.

            La curva dei profitti è emblematica: gli utili, che erano 644 milioni, dovrebbero toccare il picco
            nel 2035 con un faraonico 1,4 miliardi (quanto oggi fa l'intera Atlantia), per poi scendere verso la
            fine della concessione per arrivare a un “misero” 285 milioni l'ultimo anno. In tutto fa un maxi-
            tesoro da 23 miliardi: è quanta ricchezza le autostrade italiane gestite da Aspi avranno creato in
            26 anni dopo aver spesato investimenti e manutenzione (rispettivamente 10,3 e 7,5 miliardi). Il
            dato che tutto riassume è il 27% di rendimento (ipotizzato all'epoca come IRR) dell'investimento.
            Ma non è il guadagno di Benetton & soci, bensì il rendimento per lo Stato, calcolato sui 2
            miliardi di capitale che l'Iri versò negli anni 50 e che l'ex istituto ha già di fatto incassato quando
            nel 1999 privatizzò la società per 8 miliardi. I Benetton comunque possiedono tramite Atlantia
            anche quote di altre concessionarie. Sul fronte investimenti, l'unico capitolo in cui la
            convenzione (allegato E) è sfavorevole ad Aspi pare la Variante di Valico (assieme ad altri
            potenziamenti minori): nessuna remunerazione aggiuntiva.
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