120 ANNI DI STORIA BRIANZOLA LA FAMIGLIA COLOMBO - ERNESTINACOLOMBO MARCELLOMENNI
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Ernestina Colombo Marcello Menni 120 ANNI DI STORIA BRIANZOLA LA FAMIGLIA COLOMBO 2013- Seconda Edizione A cura della Fondazione Vittorino Colombo Il libro è stato dato alle stampe la prima volta nel 2008
Premessa va da Milano ed era una festa. In quelle parole di coglie quanto dovesse rassicurante la presenza di questo genitore sempre attivo, sorridente, che risolveva i problemi. Dalla prima edizione di questo libro sono passati cinque anni: cinque E quanto dovette essere grane lo smarrimento della moglie: la vita cam- anni di cambiamenti vorticosi per l’Italia, Milano e la Brianza. bio e cambiò anche il carattere della moglie Silvia. La scomparsa della sig.na Colombo all’inizio del 2013 è stato uno dei Credo che con gli anni la sig.na Colombo avesse cominciato ad assomi- cambiamenti più dolorosi per gli amici della Fondazione Vittorino gliarle ancora di più: carattere fermo, pochi peli sulla lingua e coerenza Colombo. Negli ultimi anni era stata la più intransigente custode della soprattutto. memoria dei fratelli Vittorino e Don Pino e del Padre. La sig.na Colombo era consapevole di una certa ineffabile grandezza dei Con don Pino si coglieva il legame più profondo: un don Pino a sui occhi suoi congiunti: si erano travati nel centro della politica e della storia della bravo ragazzo da sempre, ma nello stesso tempo prete moderno, capace Chiesa in momenti complicati e non si erano tirati indietro. di parlare con il suo tempo. Ma da donna pratica, che conosceva il loro lato più famigliare, non ne ha Senza, però, montarsi la testa e coltivando una religiosità, attenta anche mai voluto fare delle icone, ma ne è ha messo sempre il luce il lato uma- ai semplici agli umili, come quando facevano le vacanze ad Albiate. no, le piccole contraddizioni, alcune scelte da lei non condivise. Incarnava i valori cattolici di famiglia. Quando Giuseppe Palmisano nel 2007 ci chiese di mettere su carta una E poi Vittorino, chiaramente la persona che aveva raggiunto i più alti storia familiare che desse semplicemente conto di questo “lessico fami- traguardi di famiglia ma considerato lo scapestrato, l’”originale”. gliare” dei Colombo, come al solito la sig.na Tina si schermì: era un cosa Da tante cose si intuiva che anche lei l’aveva sempre considerato il piccolo nota che i fratelli - conoscendone la grande intelligenza ma allo stesso di casa, che stava troppo in giro a “perdere tempo”, ad ascoltare scoccia- tempo avendo la sua meno grande diplomazia - la tenessero un po’ lon- tori, a dar retta a persone che non gli avrebbero portato nulla. Natural- tana dalle loro attività. mente nemo propheta in patria ma quale migliore e più vivido ritratto di Fu solo per la fermezza del prof. Caloia - per cui aveva un’ammirazione un politico dedito al suo servizio! smisurata - per l’amicizia con Palmisano, e un po’ per la mia insistenza, E poi tante testimonianze di umiltà: la vicenda della mancata riconferma che emersero queste pagine. a presidente del Senato con coda di polemiche sì, ma in punta di fioretto Il posto preferito dove parlarne era a tavola: di solito arrivavo ad Albiate con De Mita; l’attenzione a non essere di intralcio alla famiglia anche da verso mezzogiorno e parlavamo a lunghissimo sotto le volte del Ristoran- Ministro con scorte e stuoli di collaboratori; te Fossati della Canonica di Triuggio per una buona parte del pomeriggio. Quando nel 2008 il libro venne presentato a Villa Biffi di Triuggio, Mons. Più per il cibo, come è noto negli ultimi anni la signorina non mangiava, Brambilla, che aveva conosciuto bene Don Pino e che è ora vescovo di sbocconcellava qualcosa, le piaceva l’atmosfera del posto: le ricordava le Novara, colse bene il senso di questa pubblicazione: un libro di memo- passeggiate con i nonni che la portavano a far merenda d’estate. rie senza pretese, che apre uno spaccato che non sarebbe emerso in una Per parlare di sè faceva un evidente sforzo: le si era fatta la sua vita e la biografia tradizionale, in cui prevale il ricordo affettuoso. sua carriera e questo bastava. E prevale - aggiungo io - il ricordo di persone straordinarie che non Ma la piacevolezza del racconto c’era: io che avevo conosciuto solo super- hanno mai dimenticato la loro ordinarietà, la vicinanza alla gente e alle ficialmente i suoi fratelli, li riuscivo a cogliere la ricchezza molto meglio proprie origini. che dai loro scritti e dai loro discorsi. La Fondazione dedicata a Vittorino Colombo, che è - anche nelle volontà E di quei dieci - o giù di lì - pranzi necessari alla documentazione conser- delle sig.na Tina- l’erede di questa storia, non può che rendere omaggio vo un bel ricordo. alla famiglia Colombo, e in questi momenti difficili ricordare dei Colombo Decidemmo di togliere alcuni episodi, che giudicava troppo personali, la fibra di “lottatori per le cose buone”. ma che meritano di essere raccontati in questa seconda piccolissima edizione. Sul Padre Aquilino, che morì quando aveva solo 7 anni, mi raccontò del Marcello Menni suo affetto di bambina, l’abbraccio rassicurante del genitore che torna- II III
Prefazione Ma nel suo impegno non era distaccato, sfuggente, vago: era invece con- creto, corretto, animato da vera amicizia e simpatia per chi gli si avvici- Siamo cresciuti ed abbiamo lavorato sulle sponde del Lambro: la nostra nava e gli tendeva la mano. Chi gli ha voluto bene e dalla sua amicizia è professione e il nostro impegno ci ha portato spesso lontano ma si può stato onorato, ama ricordarlo sorridente. dire che io e i Signori Colombo siamo stati nutriti dalla stessa terra, dagli stessi valori, dalle stesse emozioni. Da ultimo un ringraziamento doveroso va alla signorina Tina Colombo, che in questo libro ha saputo riversare alcuni dei suoi ricordi più belli, Io, più giovane dei tre fratelli, ho condiviso le gioie e le fatiche con loro come nessun altro avrebbe mai potuto fare, con l’affetto di sorella e figlia delle grandi trasformazioni di un territorio che ha saputo diventare uno ammirata e dedita al ricordo lucido e affettuoso, anche come Presidente dei centri economicamente più vitali del nostro Paese. Onorario della Fondazione Vittorino Colombo, dei suoi cari. Il volume “La Famiglia Colombo – 120 anni di storia brianzola”, che esce Anche grazie a libri come questo si ha la forza – nel ricordare un passato in un anno come il 2008 carico di ricorrenze importanti per i Signori magari difficile, faticoso, ma certo pieno di lezioni per il futuro – per con- Colombo – il 25° anniversario della nomina di Vittorino a Presidente del tinuare l’impegno per rendere più bella, più ricca e più a misura d’uomo Senato e della morte della signora Silvia, il 60° anniversario dell’ordinazi- la nostra terra. one sacerdotale di Don Pino – , ricostruisce la storia di una famiglia a cui tanti sono ancora vicini nell’affetto e nel ricordo. Carlo Tremolada Il 2008 è legato anche a una ricorrenza importante per la Banca di Presidente BCC della Valle del Lambro Credito Cooperativo di Triuggio, da quest’anno significativamente BCC della Valle del Lambro: proprio trent’anni fa veniva inaugurata la nuova (introduzione alla prima edizione 2008) sede di Triuggio, a cui ne sono seguite 12, di cui una appena inaugurata. A quell’inaugurazione significativamente era presente il Senatore Vittorino Colombo, che ha sempre sostenuto e appoggiato l’attività cooperativa, con l’amicizia e l’affetto di chi sa che era cosa sua, della sua gente. Suo padre Aquilino era stato uno dei fondatori del cooperativismo bianco della Brianza – con le sue floride cooperative di consumo, le leghe cattol- iche e le prime esperienze di “finanza bianca” come la BCC di Carate Bri- anza tanto voluta da Don Costante Mattavelli – e aveva certo avuto modo di conoscere e apprezzare il lavoro di Don Pietro Meroni, che può essere considerato fra i più importanti ispiratori della nostra realtà. E certo Vit- torino non dimenticò mai l’importanza di istituzioni che concretamente aiutassero la vita dei suoi concittadini, magari più deboli o in difficoltà. Se Don Pino, la cui riservatezza e bonomia appena tradivano la sua sconfinata cultura e profondità intellettuale, è il tipico esempio di sacer- dote della nostra terra, che nelle opere o in cattedra dà il meglio di sé per lo sforzo tenace e la ferrea volontà di dare aiuto al proprio popolo e alla propria Chiesa, Vittorino Colombo ci ha lasciato la testimonianza di un impegno straordinario di politico attento alla società. IV V
Introduzione la loro chiarezza rendono percepibile il senso di vite complesse, rigogliose e laboriose quale esempio per tutti coloro che ricercano testimonianze di impegno al servizio delle persone e della ragione, nel nome della Fede. Ogni mese di Agosto, con passo lento e con lo sguardo ai faggi secolari del Filippo Vigano parco, quasi ad assimilarne la placidità, Vittorino Colombo passeggiava nei pressi di Villa Campello, sede del municipio di Albiate. Sindaco di Albiate dal 2000al 2009 Qui in paese lo ricordiamo anche così. Intento a respirare quell’aria buona e fresca e ristoratrice della sua Bri- anza, dopo un anno di lavoro speso al servizio dell’amministrazione di un Ministero, dopo le fatiche della politica. Aveva attenzioni ed una parola per tutti e tutti lo salutavano da vecchi amici o ed i cittadini lo seguivano con stima. E ricordiamo con ammirazione ed affetto la riservatezza, pronta ad aprir- si al più comprensivo sorriso, di don Pino Colombo, che lasciava intrave- dere una profonda dedizione allo studio ed alla riflessione teologica. La vicenda familiare dei Colombo è stata disegnata dai favori della Provvidenza. Non è facile trovare, in due sole generazioni, una tale dovizia di intelletto, di Fede, di perseveranza nel lavoro e costanza nella modestia. Sarebbe troppo azzardato affermare che la terra di Brianza, o più precisa- mente il sole di Albiate, abbiano determinato una tale favorevole succes- sione di eventi e di circostanze che hanno prodotto splendidi frutti per la Nazione, per la Teologia e per l’imprenditoria; di certo la nostra comunità è onorata di avere avuto la possibilità di veder nascere e crescere i talenti di Aquilino, Pino, Vittorino ed Ernestina Colombo. Nel testo si narrano le vicende storiche della Brianza di fine Ottocento e degli anni più belli del secolo scorso, in quelle vicende si inseriscono gli intrecci della vita della famiglia Colombo e si percorrono, con notizie inedite, le tappe di intelligenze che pensarono pioneristicamente alla Cina di quel tempo ed ai suoi rapporti con il mondo e l’Europa, alla costituz- ione di una Provincia di Brianza, alla più alta scienza teologica e alla vicinanza spirituale con i Sommi pontefici del tempo. Un grande ringraziamento a Tina Colombo che ha raccolto dall’intimo degli affetti la memoria dei fatti e delle circostanze ed agli autori che con VI VII
Capitolo 1 re un laicato più convinto e una rete associativa più solida di quella brianzola. La Brianza e le sue radici: uomini pii e devozioni Grandi personaggi e grandi cattolici, quindi. Un nome su tutti, quello di Papa Pio XI, che tanto ha dato alla Chiesa italiana. Il padre di Achille Ratti, Francesco, era di Desio, e fu attivo quale direttore in vari stabilimenti per la lavorazione della seta, comunicando ai cinque figli La Brianza la concretezza, il realismo e l’importanza del lavoro. La Brianza – oggi provincia a tutti gli effetti - è oggi sinonimo di Il Ratti non dimenticò né la lezione né la sua terrà, dedicandosi con ricchezza e operosità, di piccole fabbriche e abili imprenditori che tal- grande passione prima come Dottore (1888) poi come Prefetto (1907) volta hanno fatto fortuna e aperto aziende in tutto il mondo: Fumagalli della Veneranda Biblioteca Ambrosiana allo studio di Carlo Borromeo Romario, Valli, Caprotti sono nomi noti ormai al grande pubblico, e - che ebbe nella Brianza (come diremo in seguito) uno dei suoi luoghi non solo, per il proprio impegno aziendale. di elezione - pubblicando la monumentale Acta Ecclesiae Mediolan- ensi, ancor oggi uno dei maggiori contributi per la comprensione della Spesso si dimenticano, però, le radici profonde di una terra che in complessa e ricca figura del Santo. Ed adoperandosi, come confidente pochi decenni ha cambiato notevolmente la sua fisionomia geografica e amico di alcune famiglie illustri - i Cornaggia, i Borromeo, i Melzi e la sua composizione sociale. - della Milano a cavallo fra il XIX e il XX secolo, per stemperare non poche tensioni sociali, fra cui quelle terribili del 1898, inaugurando Ancora negli anni ’60, quando già da quasi un secolo fiorivano le così la vocazione di una Chiesa attenta alla società e alle sue dinam- opulente filande - i setifici e i cotonifici - che insieme ai mobili sono a iche, anche politiche, e che sia il suo Papato che la Diocesi di Milano lungo stati il biglietto da visita di quella terra, la Brianza era consid- erediteranno. erata una terra povera ma accogliente, una profonda campagna nel cuore della Lombardia. Per i milanesi era un “buen ritiro”, come nel A Pio XI si affiancano tante vocazioni eclatanti come quella del Settecento e nell’Ottocento, un luogo dove sfuggire al caldo e all’afa Beato Luigi Talamoni o del servo di Dio Luigi Monti o, di Mons. Luigi estiva della città fra le colline verdi della valle del Lambro e del Seveso. Giussani, del Card. Dionigi Tettamanzi. Ma anche quelle poco note - quanto fondamentali per la storia di questa gente. Una terra umile, quindi, ma bellissima e da sempre celebrata come Molte sono nate nelle case del PIME, del Betheramiti, dei Con- un piccolo meraviglioso microcosmo e non solo in Italia. Il grande cezionisti (molto amati e favoriti dall’Arcivescovo Achille Ratti), dei Stendhal, l’aveva eletta a proprio luogo ideale, magnificando così un Barnabiti, punti di riferimento importante ed umili, vero humus in cui suo viaggio fra la valle del Lambro e il lago di Pusiano: la Fede di un popolo è cresciuta e si è corroborata. “La Brianza è il paese più delizioso di tutta l’Italia, per la placidez- Ma anche luoghi simbolicamente fondamentali. Uno fra tutti Villa za dei suoi fiumi, per la moltitudine dei suoi laghi, ed offre il rezzo dei S. Cuore di Triuggio - un nome che ritornerà in questa storia - in boschi, la verdura dei prati, il mormorio delle acque, e quella felice antico “Zuccone” (collina) San Giovanni, centro si spiritualità e di rif- stravaganza che mette la natura né suoi assortimenti”. lessione fin dal ‘500, quando l’ultimo erede del patrimonio dei nobili, Morigia, Giacomo Antonio, la lascerà all’ordine dei Chierici Regolari di Ma più ancora la Brianza era uno dei cuori pulsanti del cattolic- S. Paolo, comunemente noti come Barnabiti. esimo ambrosiano. Non c’è plaga della grande diocesi lombarda che Morigia, vescovo di S. Miniato prima, di Firenze e Pavia poi e abbia dato più vocazioni sacerdotali e religiose, che abbia fatto fiori- Cardinale di Santa Romana Chiesa, fu un teologo e un filosofo molto 12 13
stimato. Vi soggiornò pure il Venerabile Cosimo Dossena che aveva com- Insofferente ai condizionamenti dei sovrani temporali - e del Gran- battuto accanto a di Ottavio Gonzaga e al Gran Duca d’Austria contro duca di Toscana in particolare - preferì ritirarsi in Lombardia piuttosto i Turchi a Lepanto, di cui certo si ricorderà Achille Ratti quando, che subire i pesanti “dazi” che gli venivano imposti. nominato Nunzio Apostolico in Polonia, chiederà gli venga affidato Spirito libero, quindi come Sant’Antonio Maria Zaccaria, uno dei la dignità arcivescovile con il titolo in partibus infidelium di Lepanto. santi più amati dai milanesi, insieme a lui fondatore dei Chierici Dossena si fece poi barnabita, divenne Generale dell’Ordine e Vescovo regolari. Ordine questo tutto dedito al sapere e alla formazione in un di Tortona. tempo in cui la Chiesa, sotto l’attacco di Lutero e di Calvino è percorsa da molti mali: pastori miopi, ignoranza religiosa, fede di superficie. Anche Giuseppe Parini veniva spesso a Zuccone riverire i suoi Sant’Antonio Zaccaria combatte tutto questo, denuncia, mobilita, antichi maestri. Infatti fu iniziato alle belle lettera proprio dai padri porta la parola di Dio alle persone e negli ambienti più diversi, sor- Barnabiti. E pure il Manzoni, prima allievo dei Somachi e poi dei prende, ravviva la fede in molti; e viene persino denunciato, come Barnabiti, giovanissimo, vi fece qualche passaggio sulla strada per la eretico e come ribelle. Ma i due processi si concluderanno con due tri- sua villa di Lecco. onfali assoluzioni e con un motto “Correre verso Dio e verso gli altri”, atteggiamento tanto caro a questa “Brianza bianca”, sempre attiva e in Poi le requisizioni napoleoniche faranno calare il silenzio e la rovina fermento. su questi luoghi: venne persino impiantato un allevamento di bachi da seta e una filanda. Villa S. Cuore era la casa di preghiera, di studio e anche di riposo dei Religiosi che amavano prepararsi proprio qui nella loro opera mis- Solo il 3 febbraio 1917 la Compagnia di Gesù con Padre Beretta di sionaria di evangelizzazione delle campagne. Sirone, riscatta la Casa. Dopo anni di paziente restauro il 4 giugno 1922 viene inaugurata e chiamata “Villa Sacro Cuore” giacché in quella Lo splendido paesaggio, un poggio che da sulla Brianza e che apre occasione fu posta la statua del Sacro Cuore, alta 5 metri sulla torretta il cuore, la tranquillità del luogo e la salubrità dell’aria, l’hanno fatta della casa. diventare per secoli un ritrovo per tanti protagonisti della storia reli- giosa - e non solo - della Brianza: San Carlo Borromeo, ad esempio, Fu proprio in quegli anni che iniziarono le pie visite e i ritiri e gli es- che amava rifugiarsi nei pochi momenti di riposo delle sue lunghe ercizi spirituali di tanti uomini e donne della Diocesi - che la acquisirà visite pastorali. O Sant’Alessandro Sauli figlio del Senatore di Milano nel 1987 e la farà, con le parole del card. Martini, “un luogo nel quale confessore di San Carlo e di Niccolò Sfondrati, poi Papa Gregorio XIV. accogliere il popolo di Dio per accostarlo alla Parola del Signore, per fargli gustare, per insegnargli a leggere la propria vita nella Sua Luce” Questa Casa ospitò anche il Segretario del Borromeo, il Venerabile - alla Villa. Fra di essi molti di Albiate, una piccolo borgo, fra i più Carlo Bascapè il quale prima di diventare Vescovo di Novara proprio piccoli della Brianza, ma le cui storie saranno centrali nel nostro libro. in questa Casa scrisse la vita del San Carlo: “Qui sono venuto oggi per ridurmi a Zuccone san Giovanni a scrivere la vita del Santo Cardinale, Una famiglia albiatese, che molto ebbe a che fare con la Villa ci non potendo se non altrove…”. Così si legge in una sua lettera. interessa in particolare: i Colombo. Bastano questi nomi per fare di questo luogo uno dei veri centri - anche se negletto - della Controriforma in Italia, inaugurando un periodo di fervore religioso e di riflessioni fra i più importanti per la Chiesa e a cui la Brianza deve tanto. 14 15
Albiate I sacerdoti e i numerosi religiosi sul territorio albiatese non sono insensibili a questi - per certi versi - turbinosi mutamenti sociali, ed anzi diventano i più attivi promotori di nuove opere. Albiate, ora come alla fine dell’Ottocento, era una piccola cittadina di poche migliaia di abitanti a cavallo delle due sponde del fiume Lambro. Il Tre sacerdoti, in particolare, furono fra i più attivi, con i loro coadiuto- fiume in questa zona ha scavato nei millenni un solco profondo contribu- ri, di molte delle più significative opere di Albiate: Don Carlo Martinelli, endo così a dare al territorio la caratteristica e suggestiva forma di una Don Felice Milanese, Mons. Giuseppe Sala (tuttora vivente). I tre parroci valle bordata di magnifici e secolari alberi secolari. che per quasi 100 anni (dal 1896 al 1993) ressero le sorti della comunità. Ma il fiume non ha segnato solo la geografia ma pure il tessuto eco- Don Martinelli inaugurerà la nuova Chiesa parrocchiale nel 1903 e nomico dello zona: sfruttando la forza del fiume erano nati numerose l’oratorio maschile nel 1911, e il suo collaboratore Don Edoardo Bonzi filande - di seta e di cotone poi- che occupavano una abbondante man- - che rimase ad Albiate fino al 1923 per poi essere rimosso in odore di odopera e davano alla zona - anche nell’ottocento - un sapore di piccola “modernismo” per le sue posizioni sociali e politiche d’avanguardia - fu isola industriale in mezzo alle sterminate - e occorre dirlo sovrappopolate il fondatore e primo segretario della sezione albiatese del Partito Popo- e povere - campagne brianzole. lare e fra i fondatori della prima cooperativa la consumo fra Albiate e A cavallo della II guerra mondiale - un quadro non molto dissimile Triuggio. Sotto il dottissimo Don Milanese - autore fra l’altro della prima all’inizio del secolo le tessiture erano molto più numerose delle cascine: storia di Albiate - si inaugurò - per l’interessamento di don Giuseppe Sala per le prime le più famose e organizzate Bernardo Caprotti SA, la filatura - si inaugurò nel 1944 la prima scuola serale professionale, di cui fu per di Albiate, la filatura Lino Canapa al Lambro, la Standartex e le più anni direttore il prof. Aldo Zelioli. piccole - dal nome dei proprietari - Gatti, Abele, Alessandro, Carlo e figli, Emilio, e Giuseppe Tettamanzi; per le seconde le Cascine Canzi, Dosso, Ma anche ai religiosi si devono opere importantissime: se alle suore Fornacetta, Malpensata, Manzoli, Marianna e Pressosa. Ancelle della Carità di Brescia, ad Albiate dal 1900, si deve la fondazione dell’asilo e a lungo la cura delle opere femminili (oratorio e catechismo), Un dato interessante è che all’inizio del ‘900 agiva una Lega Cattolica dal 1899 le suore figlie di S. Eusebio, si sono concentrate sulla cura e la del Lavoro, una istituzione antesignana del sindacato i cui membri erano pastorale dei poveri e degli infermi. 380 operai e 125 contadini, quasi a significare una maggiore presenza di manodopera industriale in un’Italia ancora prevalentemente agricola. Da ultima la comunità dei Betheramiti, presente dal 1947 che a lungo ebbe ad Albiate il Seminario Maggiore per l’Italia, ma che si specializzò Un contesto così particolare ha da subito portato ad un fermento negli anni come casa d’accoglienza per il mondo cattolico organizzato sociale, amministrativo e religioso. La fine di una società contadina e della diocesi (aclisti, ai democristiani, ai ciellini…), diventando un centro patriarcale in cui i figli restavano nella grande famiglia allargata della molto importante per la formazione spirituale e culturale, specialmente cascina, aveva portato nuovi e pressanti problemi: l’individuazione di dei giovani. luoghi per la cura e l’educazione dei figli fuori dalle mura domestiche, la creazione di scuole di formazione che venissero incontro ai bisogni delle Senza questa lunga premessa sarebbe del tutto incomprensibile una fabbriche, la costruzione di occasioni di socializzazione, svago, ma anche storia sulla famiglia Colombo, una famiglia albiatese fortemente radicata di formazione spirituale in un contesto, come quello industriale che por- nella realtà sociale, culturale e religiosa del suo territorio. tava nuove situazioni, come l’emancipazione femminile, il deterioramen- to della famiglia allargata, la nascita di una riflessione sui propri diritti Le pagine che seguono solo la storia - incompleta e frammentaria - sociali e sul lavoro. ma il più possibile viva della vita di Aquilino, Sindaco di Albiate, di sua moglie Silvia e dei loro figli Don Giuseppe, Vittorino e Ernestina. 16 17
Capitolo 2 trasmissione si concluse con il bollettino meteorologico, la borsa e le notizie. L’impegno sociale e politico dei cattolici in tempi difficili: Aquilino Colombo Con una buona dose di inventiva e coraggio i due ingegneri lancia- rono una linea di ricevitori radiofonici di altissima qualità e prestigio come il modello Radioalba R82 e il Mod. 53. Per i primi anni fu una Ci sono personaggi della storia della Brianza che hanno lasciato un produzione di nicchia: l’alto costo degli apparecchi - circa 3.000 lire segno profondo, anche se sono oggi poco ricordati, per la loro eredità quando il reddito medio annuo non superava le 1.000 lire - ne limitava prima di tutto spirituale e morale. l’uso alle famiglie più abbienti e a un anno dalla prima trasmissione, si contavano in tutto il territorio nazionale solo 26.855 utenti. Nel 1890 nasce ad Albiate Aquilino Colombo: la sua famiglia è modesta, come ricorda Don Felice Milanese, ma assai dignitosa. È una Aquilino era un impiegato coscienzioso: partiva ogni mattina facen- famiglia contadina, di mezzadri, che da generazioni faticavano sulla dosi accompagnare con un biroccio alla stazione di Triuggio sulla linea terra difficile della Brianza, coltivando granturco e gelsi per i bachi da Milano - Molteno e arrivava puntuale con il treno e un viaggio in tram. seta per le filande lì attorno. Ed un uomo curioso delle cose del mondo, della politica e della soci- Aquilino è, però, intelligente e operoso: se ne accorge Don Bonzi età: si ricorda come uno dei pochissimi lettori di Albiate de “Il Corriere all’Oratorio maschile che si tiene ancora sulla piazza di S. Fermo, non della sera”, nel periodo dell’antifascista e grande liberale Senatore essendo ancora costruito l’Oratorio del 1911. Albertini a cui era abbonato. Una lettura che faceva nascere lung- Lo sprona così a continuare gli studi, per quel poco che era possibile he - ma bonarie - discussioni con il parroco, fedele abbonato, invece, allora, a conseguire “la sesta”, un vero traguardo. E poi a cercare un dell’”Osservatore romano” lavoro a Milano, come impiegato. Il Colombo ha fortuna: proprio nella Dell’Ing. Allocchio, suo principale, era diventato anche uomo di città ambrosiana diventa impiegato. fiducia, tanto che quando la famiglia si trovò, pochi anni dopo, in diffi- Negli anni ‘20 la sua vita famigliare e lavorativa ha due importante coltà quest’ultimo non esitò ad intervenire. svolte: conosce la moglie Silvia, milanese, che sposerà nel 1921; trova, Ma non dimenticò nemmeno la sua “piccola patria” albiatese. Pro- inoltre, anche una nuova e innovativa azienda, la Allocchio Bacchini, prio a cavallo della Grande Guerra il mondo sociale di matrice cattol- che fondata nel primo dopoguerra, diventa ben presto uno dei più bei ica era in profondo fermento: la fine dell’Opera dei Congressi (1904), nomi della industria manifatturiera italiana. il progressivo attenuarsi del non expedit, il radicarsi della coscienza di Gli ingegneri Antonio Allocchio e Cesare Bacchini si interessaro- una dottrina sociale della Chiesa di straordinaria modernità e l’af- no, su modello di quanto stava succedendo nel Regno Unito (prime facciarsi sulla scena di alcuni personaggi che domineranno la scena trasmissioni nel 1919 e nascita della BBC nel 1921) e negli Stati Uniti italiana per lunghi anni per statura e dirittura morale, avevano infiam- (prima radio, la 8MK di Detroit, nel 1920),e cominciarono progettare mato i cuori dei giovani brianzoli. ricevitori radiofonici di buon design e grande qualità. Non fu un caso che proprio negli anni della prima maturità del Colombo cominciò ad agire nel territorio brianzolo uno dei più emble- Nel 1924 Costanzo Ciano, Ministro delle Poste nel primo governo matici personaggi della storia del movimento sociale italiano: Achille Mussolini, intuendo l’enorme potenzialità della radio, favorì, con Grandi. diversi provvedimenti legislativi, la nascita della prima emittente ital- Costui - che molti anni dopo sarebbe divenuto uomo di punta del iana: l’Unione Radiofonica Italiana. L’URI esordì il 6 ottobre 1924, in sindacato cattolico e delle ACLI, nonché punto di riferimento, ideale e una sala in Via Maria Cristina a Roma, con un annuncio letto in diretta non solo, per Vittorino Colombo - si impegnò sia nella Direzione delle da Ines Viviani Donarelli. Opere Cattoliche di Como, città dove era nato, sia nella Lega Cattolica Fu poi trasmessa un quartetto d’archi di Haydn e, infine, la prima del Lavoro di Monza. 18 19
Proprio la sua profonda conoscenza del territorio e della sua gente diventare luogo di scorribanda di squadracce fasciste, che sotto la scu- lo porterà a diventare Vice Presidente del Sindacato Italiano Tessile sa di portare ordine, seminavano terrore e intimidazioni. La Brianza (SIT), che aveva contribuito a far nascere nel 1908. Da questo momen- non fu indenne da questa situazione: il 12 luglio fu devastata la sede to in poi comincerà la sua esperienza sindacale che lo porterà nel 1918 della Casa del Popolo di Albiate. alla Presidenza del SIT e nell’esecutivo nella Confederazione Italiana Suo malgrado Aquilino si dimise e concentrò tutte le sue energie dei Lavoratori (CIL), la neonata organizzazione sindacale cattolica, nell’attività delle “sue cooperative”. guidata da Giovanni Gronchi fino al 1922. Grandi guiderà la CIL 1922 al 1926, e le farà raggiungere quasi due Non mancò, di partecipare ad una isolata rivincita sui fascisti: alle milioni di iscritti. Nel 1919 fu tra i fondatori del Partito Popolare e fu politiche del 1924 il Blocco Nazionale di Mussolini - che aveva ottenu- eletto Deputato nelle sue liste nella Provincia di Como. to uno schiacciante 66,8% mettendo le premesse per il Ventennio della dittatura - in Brianza non andò oltre il 16,8%: i Popolari avevano vinto Aquilino Colombo incontrò più volte Achille Grandi: come Presi- la loro ultima battaglia. dente e animatore di diverse cooperative della zona (fra cui quella di Un intervento del figlio Vittorino del 1981, in occasione della ded- consumo - fondamentale per gli operai degli opifici di Albiate - quella icazione della locale sede della Democrazia Cristiana, ci consente di edilizia- che contribuì a cambiare il volto anche urbanistico del piccolo capire meglio questo personaggio e la sua eredità:“Egli fu cristiano e borgo brianzolo - e quella dei coltivatori diretti la “Concordia”) e uno credette; egli fu cittadino ed agì”disse. In effetti il suo più forte inseg- degli interlocutori più importanti sul territorio. namento trasmesso ai figli - che erano felicemente nati nella prima E - anche se non è rimasta documentazione a proposito - queg- metà degli anni ‘20 (Ernestina nel 1922, Giuseppe nel 1923 e Vittorino li incontri si saranno certamente tenuti nella “casa del popolo” - il nel 1925), fu proprio questo: vivere seriamente impegnati nel lavoro, primo vero punto di aggregazione non ecclesiale della cittadina - tanto nel sociale o nella politica sotto la luce di una Fede non di facciata ma fortemente voluto da Don Bonzi e da Aquilino. di sostanza “la Fede che senza le opere è vana”, ricorda il figlio. E ques- Aderì subito al Partito Popolare di Sturzo, all’inizio del 1919, ne to - sempre nelle parole di Vittorino - con uno sguardo antesignano “di fondò la Sezione albiatese e la guidò allo schiacciante successo elet- uno stile umano che poi si sarebbe chiamato “umanesimo integrale” torale delle elezioni politiche del 16 novembre dello stesso anno: i tutto rivolto “all’attuazione dei comandamenti evangelici della carità e popolari ottennero 442 voti, più del doppio di socialisti (135) liberali della giustizia”. (38) e combattenti (18). L’anno dopo in autunno Aquilino si candidò e venne eletto Sinda- La famiglia Colombo era una buona famiglia brianzola, serena e co quasi plebiscitariamente: lui, i suoi amici, la fitta rete del mondo operosa: la moglie Silvia Caspani era la spalla del marito, decisa e cattolico della zona, erano l’unica scelta seria in un periodo di grande concreta, tutta dedita ai suoi tre figli e all’attività della Parrocchia, confusione e di incertezze. dell’Azione Cattolica, della Sagra di S. Fermo, che ancor oggi e l’orgo- Il Colombo si comportò subito con risolutezza ed energia, risolven- glio e il vanto di Albiate. do alcuni problemi importanti come quello della viabilità e mettendo mano alla riorganizzazione dei servizi sociali. Ma soprattutto diede un In una rara fotografia li si vede sorridenti e felici, Aquilino con i forte impulso alle opere di formazione: la scuola popolare per gli anal- suoi caratteristici baffi e con la sua aria dinoccolata ed elegante e Silvia fabeti, l’aiuto a quei pochi che volevano e potevano studiare… nella sua florida bellezza di ventenne insieme ai loro bimbi. Per questo ancora Don Milanese lo ricorda nei suoi scritti di storia Ma un lutto improvviso ed inaspettato sconvolge questa tranquil- albiatese: “… lasciò non meno dei suoi predecessori un’orma profonda lità: il 23 febbraio 1929 Aquilino muore. del suo passaggio; la tomba di lui è ancora oggi oggetto di venerazi- Tutto sembra crollare: la famiglia - senza mezzi - sembra sul punto one”. di disgregarsi. Ma fra il ’22 e ’23 le città e le campagne d’Italia cominciarono a Silvia non si dà per vinta: con il lutto ancora al braccio decide che 20 21
deve lavorare, tenere unita la famiglia, garantire un futuro ai figli. Nel 1943 la famiglia si trasferirà per due anni ad Albiate. Sa che la vita non sarà facile: nell’ottobre di quell’anno il crollo della Ma è soprattutto in famiglia che i Colombo si formano: la madre borsa americana nell’ormai tristemente noto “martedì nero” con un Silvia è severa ed esigente; ma instaura con i figli un dialogo continuo: seguito di diminuzione dei prezzi, crolli in borsa, fallimenti e chiusura si parla soprattutto a tavola: ottima cuoca ci tiene che i figli parlino fra di industrie e banche, aumento di disoccupati, fatti che colpiranno di loro della famiglia, dei loro problemi e non si occupino di faccende quasi subito anche l’Italia. di scuola o di lavoro. E sa che sarà ancora più difficile in Brianza: con un raro coraggio Nel 1940 Tina Colombo si diploma: vorrebbe iscriversi all’Univer- decide di trasferirsi in città - a Milano - dove abitano ancora i suoi gen- sità - magari alla facoltà di matematica - ma le esigenze famigliari itori e vende la sua casa ad Albiate. Chiede un lavoro all’ing. Allocchio, glielo impediscono: nel periodo bellico la Allocchio Bacchini trasformò alla fabbrica di suo marito e questi le trova pure una piccola casa nelle la produzione nella costruzione di materiale ad uso militare, e Silvia vicinanze. preferisce rimanere a casa. Tina troverà un posto nella prestigiosa fab- Silvia si rimbocca le maniche. Per molti anni, tornata dal lavoro, brica di tessuti e filati francese Textilose, come segretaria del Direttore tiene la casa, segue i figli nei loro studi. generale, il Commendator Minzolini. Non fu una cattiva scelta: per la A casa Colombo Silvia non fa mancare nulla: i soldi non sono molti figlia fu l’inizio di una magnifica carriera. ma ci tiene che tutti siano ben vestiti e che abbiano un diploma: Tina - che è già avanti di un anno con gli studi - si iscrive alle Magistrali, Giuseppe fa il liceo classico al seminario e Vittorino si iscrive ad un Silvia Colombo continuerà a seguire con affetto e fermezza i figli istituto per periti chimici. fino agli anni ‘80: morirà fra l’affetto dei cari nel 1983 per le compli- I figli dei Colombo sono svegli ed educati: all’Oratorio della Parroc- cazioni di una polmonite: di lì a pochi mesi il figlio Vittorino sarebbe chia del S. Cuore di Gesù della Cagnola, dove sono di casa, si notano diventato Presidente del Senato della Repubblica. subito le loro doti. Vittorino è un capobanda, parla bene e per il suo grande senso di giustizia e del dovere è ben voluto da tutti; Giuseppe, Proprio lui ha voluto ricordare a proposito dei propri genitori le per tutti Pino, è riflessivo ed intellettuale; Ernestina, Tina, è efficiente parole che Paolo VI aveva confidato all’amico filosofo Jean Guitton: e una buona organizzatrice. “A mio padre devo gli esempi di coraggio, l’urgenza di non arrendersi Tutti eccellono negli studi e si diplomano a pieni voti. All’ombra supinamente al male, il giuramento di non preferire mai la vita alle dell’Azione Cattolica, l’unica istituzione laicale - pur con numerose ragioni della vita. A mia madre debbo il senso del raccoglimento, della limitazione e umiliazioni (come il sequestro delle bandiere del 1931) vita interiore, della meditazione e della preghiera. A mio padre devo sopravvissuta libera dal regime - costruiscono senso critico si formano gli esempi di coraggio, la volontà di non arrendersi mai al male, la con- come cristiani adulti e responsabili. Sono gli anni (1934 - 1945) della vinzione che le ragioni della vita valgono più della vita stessa”. Gioventù di Azione Cattolica di Giuseppe Lazzati, che pagò la sua fermezza di posizioni contro il Fascismo con la deportazione nei Lager tedeschi. I Colombo tornano spesso ad Albiate, specialmente durante le vacanze estive: coltivano amicizie e conoscono l’attività del padre, che tutti ricordano con affetto. Non staranno mai lontani da Albiate più di qualche mese. Pino e Vittorino cercano di dare una mano alla famiglia: per avere qualche soldo in tasca e non pesare sulla madre danno una mano ad uno zio che ha una filanda. Conosceranno così fin da subito la fatica del lavoro manuale e il rispetto che si deve avere per chi lo presta. 22 23
Capitolo 3 L’Italia è in Guerra da pochi mesi e si appresta ad invadere la Grecia e l’alleato tedesco sta perdendo la sua prima grande battaglia sui cieli Due Vocazioni a confronto: della Manica. L’Europa è insanguinata e un grande senso si incertezza e Giuseppe e Vittorino Colombo di precarietà è diffuso, specialmente fra i giovani. Il quindicenne Vittorino è alla conclusione di un ritiro spirituale: in poche righe riassume - forse con l’enfasi del periodo - ma certo con Giuseppe e Vittorino Colombo sono sempre stati molto legati nella la decisione e - lo vedremo negli anni successivi - la coerenza che l’ha loro vita: le loro strade sono state, per certi versi ed apparentemente, sempre contraddistinto i pensieri che lo determineranno per una vita: diametralmente opposte: se il primo ha seguito una vocazione religio- sa e di studio che l’ha portato ad essere - certamente uno dei più noti teologi internazionali ma - fuori dalle luci della ribalta; il secondo ha “Ricordi degli esercizi spirituali dato seguito ad una passione politica che l’ha reso noto in Italia - come Deputato, Senatore, Sottosegretario, Ministro di vari dicasteri ed infine Villa S. Cuore 1940 Presidente del Senato della Repubblica - in Europa - come membro per ben due volte del Consiglio d’Europa - e nel mondo. Oh Signore, fa che io abbia sempre ad appartenere alla schiera dei tuoi eroi e fa che qualche volta trovandomi un disertore, rileggendo Eppure la vicinanza - più che una “normale” simpatia fraterna - era questo mio scritto, abbia a ritrovare una nuova forza che mi faccia prima di tutto una comunione ideale e spirituale. I fratelli Colombo ritornare ancora nella schiera dei tuoi eroi. avevano ereditano uno sconfinato amore per la Chiesa e una fiducia I miei propositi sterminata nei suoi pastori da una parte e una religiosità profonda, complessa, assorbente d’altra dai loro genitori. Una purezza angelica, adoperandomi tutto per farsi che sempre abbia di essere contenta di me la povera mamma mia.” Negli anni ‘40 maturano le speciali vocazioni dei due fratelli. Di una si è conservato uno straordinario documento autografo, oggi Vittorino rispetterà a fondo questa scelta vocazionale della sua conservato presso la Fondazione Vittorino Colombo. giovinezza e più in là. Fu sempre una presenza attivissima nel mondo cattolico milanese ed italiano. Si tratta di un piccolo foglio ingiallito dal tempo e consumato Abbiamo detto della sua presenza all’interno della GIAC del prof. dall’uso. Reca sul retro una bella immagine della Madonna Coronata Lazzati. Questa adesione si trasformò negli anni in una bella amicizia col bambino, che si conserva nella cappella gentilizia di Villa S. Cuore con il futuro Rettore dell’Università Cattolica. di Triuggio. Dopo la Guerra Vittorino si iscriverà ai corsi serali di Economia e Nel primo capitolo abbiamo parlato a lungo di questo luogo di spir- Commercio, seguendo con la fatica e l’impegno dello studente lavora- itualità, tanto importante per la Diocesi di Milano e per la gente della tore i corsi del prof. Franceschini e del prof. Fanfani (di cui conservò Brianza e di Albiate in particolare. Anche i fratelli Colombo da adoles- sempre il manuale di economia politica), che considererà sempre centi erano assidui frequentatori di questo luogo e avevano fra i Gesuiti propri grandi maestri. che abitavano la Casa i loro Direttori Spirituali. All’interno di questo piccolo foglietto ci sono poche righe: la grafia Fu proprio in quegli anni di studio e di fatica che entrerà in contatto chiara ed elegante è di Vittorino Colombo; la data è emblematica, l’Ot- con il prof. Lazzati, quasi suo coetaneo. Lazzati dopo il ritorno dalla tobre del 1940. Germania si era dedicato con grande decisione alla politica su invito di 24 25
Dossetti, divenendo prima membro della Assemblea Costituente e poi più intensamente la propria Fede nel mondo, avrebbe potuto creare deputato durante la prima legislatura. imbarazzi, incomprensioni, opposizioni preconcette, deferenze immoti- vate. E specialmente per un personaggi pubblico come lui - lo vedremo Ma non aveva dimenticato il mondo in fermento dell’Università Cat- presto - impegnato nel sindacato, sul lavoro e poi, con alte responsabil- tolica, che era stata uno dei bastioni della resistenza contro il fascismo ità pubbliche. e proprio nel dopoguerra stava vivendo uno dei periodi di più straordi- Lo si sapeva, lo si mormorava, questo status suscitava anche il sar- naria fioritura. casmo di qualche avversario come Marcora. Ma Vittorino era fermis- simo nel non parlarne, giungendo persino fino a far distruggere dalle Il giovane docente di letteratura cristiana non viveva, però, l’Ate- segreteria tutti gli scritti che riguardavano questo aspetto della sua vita. neo come un semplice luogo di erudizione fine a se stessa. Nel solco La famiglia, gli amici, i suoi collaboratori hanno voluto mantenere il del pensiero di Maritain era allora forte il senso dell’importanza di un riserbo su questa scelta, anche per rispetto ad un’istituzione che fino a luogo che contribuisse alla formazione di un “uomo integrale”, che non non molto tempo fa “non amava il clamore della notorietà”. fosse immerso nella schizofrenia novecentesca che dipingeva un uomo scisso, incapace di trovare un senso al proprio agire e un ordine del L’inaugurazione di un sito internet “istituzionale” ci consente oggi di mondo. parlarne senza molti degli scrupoli del passato. Senz’altro, poi, Lazzati condivideva con Vittorino Colomboun’im- postazione antielitaria della cultura, che non doveva essere appan- Istituto Secolare Cristo Re è un istituto secolare della Chiesa cattoli- naggio di una “classe borghese” destinata al governo del Paese e della ca, cioè una comunità di laici che pronunciano i voti di povertà, castità società civile: era quel forte afflato che l’Azione Cattolica aveva riassun- ed obbedienza, ma non conducono vita comune e si impegnano in tutti to in un motto: “Educare il popolo”. Colombo l’aveva vista senz’altro gli ambiti della vita quotidiana. nelle carte del padre Aquilino, il quale nel suo piccolo, ad Albiate, aveva cercato di applicarlo con la “casa del popolo”. Vittorino come gli altri membri di questa comunità destinò sempre una consistente parte del proprio reddito - anche da Ministro e Parlam- Ma questa massima oltre a questo significato di apertura della entare - alle opere di carità dell’Istituto, proprie e al sostentamento dei cultura a tutti, missionariamente e quasi francescanamente, implicava confratelli in difficoltà. una coscienza forte dell’importanza della “formazione dei formatori”, la consapevolezza di dovere sempre dare ragione delle proprie affer- E c’è da dire che la sua obbedienza alla Chiesa fu tanto scrupolosa mazioni, della proprie opere, della propria fede: è l’antecedente logico che non solo ebbe - e anche questo lo si vedrà più avanti - il rispetto della grande idea lazzatiana della costruzione della “città dell’uomo per profondo di tutta la gerarchia, ma divenne uno dei consiglieri più fidati l’uomo”, la sua espressione preferita, e che pure piaceva a Vittorino. di tre Arcivescovi di Milano e di due Papi . Fu naturale che quando Vittorino Colombo entrò in Università fu Leggendo ancora fra le descrizioni dell’Istituzione leggiamo uno stile presto introdotto fra gli amici di Lazzati. Fu poi breve il passo per che fu essenziale nelle vita di Vittorino: i suoi membri si impegnano entrare nel sodalizio cui avrebbe - con grande riserbo - partecipato per “per testimoniare la propria fede e modificare le strutture sociali sec- tutta la vita: l’Istituto Secolare Cristo Re. ondo i valori del Vangelo”. E ancora che l’Istituto si ispira “a Cristo Re perché i suoi membri intendono testimoniare la sovranità di Cristo, una Colombo fu sempre molto restio a parlare di questa adesione: forse regalità diversa da quella umana, perché si caratterizza come servizio si rendeva conto che il proprio stato di consacrato senza segni esteri- ed umiltà”. ori - come i tradizionali abiti dei religiosi o la chierica - frutto dello “spirito conciliare” che attraversava quei decenni e che invitava a vivere Da una parte il desiderio di cambiare la società, rivolgendola al bene, 26 27
alla carità e alla giustizia; dall’altro una modalità silenziosa fatta di Vittorino incarna questo stile lazzatiano. Da una parte è rigoro- rinunce e sacrifici, di abnegazione al servizio per gli altri. so, pronto ad estenuanti campagne elettorali - da cui esce prostrato fisicamente - in cui in una sera è capace di tenere fino a quattro comizi, Vittorino Colombo sapeva che per contare nella società bisognava a giornate di lavoro senza fine che conclude magari senza cenare, a esserci, apparire, anche lottare, magari aspramente. Ma sapeva che il viaggiare di notte in macchina fra Milano e Roma per non perdere una protagonismo smodato, l’arrivismo e la brama di potere fine a se stessa seduta al parlamento. Il suo stile è chiaro anche nel suo ufficio di piazza non avrebbero portano a nulla: era meglio un passo indietro che la S. Ambrogio, 15 in cui dagli anni ‘60 ha il suo punto di riferimento: perdita della propria coerenza. ben lontano dagli sfarzi da certi palazzi della politica Vittorino Colom- Piccoli e grandi fatti, spesso incomprensibili prima di tutto ai propri bo vuole un ambiente sobrio, etereo, con pochi semplici mobili e un collaboratori segnano la sua vita: viene spesso e volentieri trovato alle grande crocifisso, copia di quello di Cimabue accanto alla sua poltrona. ultime file dei convegni e dei Seminari e - quasi a forza - i suoi segretari Recentemente la Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli ha ricordato lo trascinano nelle prime file; nel 1952 gli viene offerta la Segretaria l’area di serena semplicità “francescana” che si respirava in quei locali. nazionale dei giovani delle ACLI, una posizione che gli avrebbe garan- Spesso non smette di lavorare e per pranzo si fa portare un panino tito di avvicinarsi velocemente a Roma e di diventare giovanissimo La sua camera della casa di Ruggero di Lauria, in cui la famiglia Co- deputato nelle elezioni dell’anno dopo: Vittorino rifiuta le moltissime lombo si trasferì negli anni ‘50, era persino claustrale: un letto minus- pressioni anteponendo l’importanza del sostegno alla famiglia e alle colo, una poltrona e una scrivania e tutto attorno scrivanie traboccanti organizzazioni milanesi a cui appartiene. O ancora quando più volte gli di libri, di ricordi, di appunti, severamente stipati in piccoli cassetti si presenta l’occasione di battere nei Congressi della corrente democ- scuri ristiana Forze Nuove, Donat Cattin (di cui spesso non condivide metodi e un linguaggio brusco - caro a una certa sinistra democristiana) si tira Ma Colombo ama stare con gli amici, meglio se a tavola, e proprio indietro non volendo incrinare una amicizia di lungo corso che si era a tavola viene da tutti ricordato come persona deliziosa, divertente, costruita nella prima legislatura - del 1958 - con cui avevano inaugura- rilassata. to insieme la loro vita politica nazionale. A Milano preferisce “I Tre Fratelli” di via Terraggio e “Bagutta”, che Due ultime notazioni storiche sull’Istituto o fondato da Giuseppe La- ha salvato dallo sfratto: le sue compagnie sono sempre piene di risate e zzati ci consentono di comprendere meglio Vittorino Colombo. Lazzati chiassose e tutti se ne vanno allegri. iniziò la sua vocazione all’interno dei “Missionari della Regalità di Cris- to”, istituto secolare d’ispirazione francescana fondato da frate Agosti- Vittorino è spesso ospite degli amici: lo si vede spesso a casa dei no Gemelli. Nel 1939, però, insieme ad un gruppo di amici e sostenuto Buttè, dei Calvi - Suoi amici di corrente - ma anche dei Milites, dei suoi da monsignor Schuster, cardinale di Milano, diede vita a un sodalizio di amici delle ACLI. laici denominato “Milites Christi” che verrà poi eretto a Istituto seco- Ma anche casa sua è un luogo di ritrovo e di festa: la madre e la lare di diritto diocesano nel 1952, nel 1963 avrà l’avallo pontificio ed sorella invitano spesso e volentieri gli amici di Vittorino e sono rimaste assumerà il nome definitivo di Istituto secolare Cristo Re nel 1969. molte fotografie di persone sedute a parlare sui larghi divani di belle che dominavano il grande e luminoso salotto di Ruggero di Lauria. Il “contrasto” fra Gemelli e Lazzati, forse dettato da divergenze per- Nello stesso salotto i due fratelli Colombo, magari di ritorno dalle sonali, fu quasi senz’altro dovuto a una differenza di stile. Se Gemelli loro lunghe giornate di lavoro si trattenevano lungamente a parlare, considerava la propria “ispirazione francescana” soprattutto come di fino alle due o alle tre di notte. sacrificio e di mortificazione, Lazzati voleva recuperare di essa la pro- fonda gioia e letizia del vivere del Santo di Assisi. Vittorino e Don Pino avevano un rapporto schietto e asciutto ma affettuoso: entrambi sempre in giro per l’Italia e per il mondo gioivano 28 29
nell’incontrarsi come quando erano ragazzi, ma non si scrivevano mai e raramente si telefonavano, quasi volessero dirsi tutto di persona, con Presto otterrà la licenza in Teologia (1953) cominciando ad inseg- il cuore in mano, senza mediazione. Condividevano fino in fondo un nare - nel contempo - nel Seminario di Seveso: quegli anni saranno grande amore per la Chiesa, per la gente, per il lavoro ma le loro strade fondamentali per il futuro di Don Pino che si sentì sempre oltre che ben presto si erano biforcate. studioso e intellettuale anche e soprattutto insegnate. E forse il deside- rio di rendere il più possibile e meno “chiesastico” il sapere teologico Vittorino appena dopo il diploma si era impiegato alla Montecatini, fu uno dei motivi per cui si appassionò tanto ad il progetto a cui fu nei laboratori della Bovisa con il suo amico Orsenigo dell’Oratorio della più legato per tutta la vita: la riforma della Facoltà Teologica dell’Italia Cagnola, dove aveva lavorato per quasi quindici anni. settentrionale. In quella grande fabbrica aveva sentito l’eco dei grandi scioperi op- erai alla fine degli anni di guerra, era entrato nel sindacato ed era stato La Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale per le Regioni Lom- eletto nel comitato di fabbrica quasi subito. Era nata la sua passione bardia, Piemonte e Tre Venezie - cui s’è aggiunta successivamente sociale, a difesa dei lavoratori e un po’ a modello di suo padre. Una anche la Liguria - era nata dalla decisione di Leone XIII il 15 Novembre passione che l’aveva ben presto fatto entrare nella dirigenza del Sinda- 1892 di istituirla nel Seminario Arcivescovile di Milano, a servizio della cato e delle neonate ACLI che proprio in quegli anni nascevano sotto la Regione Conciliare Lombarda, decisione riconfermata da Pio XI il 7 guida di uno dei riferimenti ideali di famiglia - Achille Grandi - e sotto Dicembre 1938, a norma della Costituzione Apostolica “Deus scien- gli auspici di un personaggio che lo sarebbe diventato - il sostituto alla tiarum Dominus”. Segreteria di Stato Giovanni Battista Montini. Se la Facoltà Teologica era il frutto della fortissima volontà di due Giuseppe scelse una strada affatto diversa: la vocazione sacerdotale Pontefici assai cari alla famiglia Colombo - il primo per la sua Rerum maturò in lui non superficialmente, e anzi la sua entrata in seminario Novarum e l’inizio della dottrina sociale della Chiesa, il secondo come fu ritardata di due anni dal desiderio di una riflessione in più. Papa brianzolo difensore dei diritti della Chiesa e dei cattolici sotto il Fascismo - questo Don Pino lo sapeva e lo apprezzava. I suoi anni di formazione al Seminario di Vengono sono comple- tamente dediti allo studio - a cui viene distolto quasi di forza per la Non fu difficile per lui, appena ottenuta la docenza, sposare appie- socializzazione con i suoi compagni -: si dedica con particolare amore no l’idea del suo maestro e conterraneo don Carlo Colombo, che si lì a alla lettura dei teologi francesi, letti in lingua originale, che amava e poco sarebbe divenuto uno dei più importanti padri conciliari, con- dominava alla perfezione già nell’adolescenza: De Lubac, Blondel- il sigliere di Paolo VI e uno dei più fervidi assertori della cesura data dal cui pensiero sarà poi oggetto della sua tesi di dottorato. Ma anche Karl concilio Vaticano II alla storia della Chiesa. Bart, il noto pastore protestante svizzero. L’iniziativa del trasferimento della Facoltà Teologica Milanese da Nomi questi che ci fanno da una parte capire che Don Pino non am- Venegono a Milano fu presa con l’Arcivescovo di Milano Card. Giovan- ava la teologia da chevet ma quella impegnativa, quella che suscitava ni Colombo nel 1966, con la piena approvazione da parte del Sommo grandi e feroci dibattiti nella Chiesa Cattolica, e con essa quei teologi Pontefice, che ne apprezzava lo spirito. coraggiosi che non temevano l’isolamento, talvolta la condanna, in nome della coerenza scientifica del loro studio. Gli scopi del trasferimento, infatti, furono: sottolineare e potenz- iare la finalità di istituto di ricerca scientifica, propria di una Facoltà Don Pino è il più brillante studente del suo anno di messa, il 1948, Teologica; coinvolgere le altre Regioni dell’Italia Settentrionale al fine quando viene ordinato dal Beato card. Schuster tutti sanno già che avrà di costituire una Facoltà Teologica più ricca di docenti, di studiosi, di una brillante carriera di studioso e di teologo. ricercatori e di mezzi di ricerca scientifica; instaurare un assiduo dialo- 30 31
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