RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - lunedì 13 gennaio 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 13 gennaio 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Fincantieri "jolly anti crisi", spaccatura fra i sindacati (Piccolo, 2 articoli)
L'Inps ha sbagliato i conti a migliaia di pensionati in Fvg (M. Veneto, domenica 12 gennaio)
Pensioni sbagliate. Serracchiani: «L'Inps corregga gli errori» (M. Veneto)
Federsanità, Anci e sindacati a confronto sulla riforma (Piccolo, 4 articoli)
Aumento delle indennità ai sindaci. Ecco la proposta dei Comuni friulani (M. Veneto, 3 articoli)
Le Sardine pacifiste riempiono Aviano. In centinaia per opporsi a ogni guerra (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Sàfilo, l'appello dei lavoratori al Governo: «Serve un investitore per ripartire» (M. Veneto Udine)
Marano, Coop San Vito in crisi. Il sindaco sprona i soci al rinnovamento (M. Veneto Udine)L'Aci volta
pagina con le elezioni del nuovo direttivo. Sfida fra due liste (Piccolo Trieste)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Fincantieri "jolly anti crisi", spaccatura fra i sindacati (Piccolo)
Andrea Pierini - La Uil prende le distanze da Cisl e Cgil mentre da parte del sindaco di Monfalcone, Anna
Maria Cisint, arriva il pesante invito a non sminuire quanto fatto su Fincantieri, dove si sta contrastando
«l'arrivo massiccio di immigrati che hanno devastato l'assetto civile e sociale di Monfalcone». Non si
placano le polemiche dopo l'uscita del segretario regionale della Cisl Alberto Monticco, e in precedenza
dell'omologo della Cgil Valter Pezzetta, i quali avevano sottolineato la totale mancanza, a loro avviso, di
risposte all'emergenza occupazionale da parte della Regione, rea secondo Cisl e Cgil di utilizzare Fincantieri
come "jolly" in presenza di crisi industriali. Gli assessore regionali Alessia Rosolen e Sergio Bini avevano
sottolineato che la priorità è quella di difendere l'occupazione mentre le risposte strutturali stanno
arrivando. Tutto è nato dall'impegno di Fincantieri ad assorbire eventuali esuberi della Ferriera di Servola,
dove gli operai oggi scopriranno se la maggioranza in fabbrica è a favore dell'accordo sindacale sulla
riconversione e sul superamento dell'area a caldo. Monticco ha precisato che il tema non è lo stabilimento
siderurgico, quanto «la mancanza di un tavolo di concertazione complessivo, dove potere almeno capire
quale è l'idea generale di sviluppo di questa Regione». Un concetto condiviso solo in parte dalla Uil, con il
segretario regionale Giacinto Menis che prende le distanze: «La scelta dei tempi è quantomeno
inopportuna considerato che dopo mesi caratterizzati da incontri, da prese di posizione e, infine, da
posizioni contrastanti tra le organizzazioni sindacali sarebbe stato il caso di osservare un rispettoso silenzio
nel momento in cui la parola è passata ai lavoratori, che stanno prendendo parte alla consultazione
referendaria». Secondo il segretario della Uil, inoltre, il ruolo di Fincantieri non è esclusivo «ma
concomitante con altre misure, dove quella prevalente è rappresentata dal potenziamento dell'area a
freddo con un investimento da parte del Gruppo Arvedi di 180 milioni. Dunque un intervento limitato,
quello della Fincantieri, che tuttavia contribuirà a dare garanzie occupazionali a tutti i lavoratori della
Ferriera». Il sindaco Cisint vede invece nell'operazione Fincantieri una soluzione importante che si aggiunge
alle scelte degli ultimi due anni, nei quali si è data una risposta ai bisogni del territorio consentendo ai
lavoratori di Eaton di trovare una collocazione a differenza di quanto avvenuto con altre crisi del passato,
come quelle di Ineos e Detroit quando «gli ex dipendenti sono stati abbandonati a loro stessi». Cisint pone
poi l'accento sul futuro della società della cantieristica che avrà bisogno di 2 mila lavoratori: «Sarebbe
inaccettabile e autolesionistico per tutti mettere in discussione la strada intrapresa. Il fatto che le esigenze
di lavoro dei cantieri navali siano soddisfatte con la massima attenzione verso il mercato del lavoro locale e
regionale evitando il ricorso a nuovi incontrollati arrivi di immigrati, è una conquista frutto della
disponibilità di tutte le parti e un punto di riferimento indispensabile e irreversibile di salvaguardia del
lavoro. In questo modo si cominciano a tutelare i lavoratori anche dalle mancate garanzie sul rispetto dei
propri diritti, diffuse in passato attraverso il sistema del cosiddetto salario globale».
Il referendum in Ferriera: oggi il giorno della verità
Per la Ferriera è arrivato il giorno della verità. Si chiudono infatti oggi le operazioni di voto per il
referendum tra i lavoratori sull'accordo sindacale che deciderà il destino dello stabilimento siderurgico, a
cominciare dalla chiusura dell'area a caldo che il Gruppo Arvedi intende far scattare da febbraio. Dopo lo
stop di ieri in occasione della domenica, la chiamata alle urne riprenderà questa mattina. Due i turni
previsti nella giornata odierna: dalle 5 alle 9 e dalle 13 alle 15. Finora a votare sono stati in 370. Le urne si
erano aperte giovedì alle 21. Nei primi due turni di voto, serale e mattutino, su 513 aventi diritto avevano
votato già 240 lavoratori (220 di Acciaierie Arvedi, 20 di Siderurgica Triestina). Alle urne sono attesi a
questo punto ancora 143 dipendenti. Lo spoglio delle schede comincerà proprio alle 15, alla chiusura
dell'ultimo turno di votazioni. Il risultato ufficiale dovrebbe arrivare entro le 17...

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L'Inps ha sbagliato i conti a migliaia di pensionati in Fvg (M. Veneto, domenica 12 gennaio)
Giacomina Pellizzari - Brutta sorpresa per migliaia di pensionati Inps che, anche in Friuli Venezia Giulia, si
sono ritrovati con cifre da restituire e con la pensione mensile ridotta di qualche decina di euro per l'anno
in corso. Il pasticcio, perché di questo si tratta, è frutto di un errore forse informatico. Un errore che in
regione potrebbe coinvolgere oltre 100 mila pensionati che percepiscono assegni che oscillano tra 1.405 e
2010 euro, da tre e fino a sei volte superiore al minimo. A loro sono stati detratti gli aumenti concessi dal
governo Renzi e pagati lo scorso anno e quindi anche la rivalutazione dell'assegno per il 2020 risulta errata.
«Voglio sperare che non siano tutte sbagliate» afferma Nazario Mazzotti della Cgil pensionati, auspicando
che il pasticcio sia stato provocato da un'errata impostazione delle categorie. Tecnicismi a parte, l'Inps ha
già chiesto la restituzione delle somme che impropriamente ha definito indebite in due rate, entro
febbraio. «Qualcuno ha ricevuto anche 200 euro in meno» conferma Renata Della Ricca, la responsabile
della Cisl friulana, evidenziando i disagi che si stanno creando soprattutto tra chi percepisce gli importi più
bassi.Al momento non si sa con esattezza quanti pensionati siano rimasti coinvolti nel meccanismo.
Sappiamo però che nel 2011, nelle fasce che oscillavano da un minimo di 1.405 a un massimo di 2.810 euro,
si contavano più di 100 mila pensionati. Mazzotti cita un caso per tutti: a un pensionato che lo scorso anno
percepiva 2.283 euro lorde di pensione gli è stato chiesto di restituire 167 euro, 83 a gennaio e altrettanti a
febbraio. A seguito di questa detrazione, per l'anno in corso, gli è stata ricalcolata la pensione annuale in
2.277 euro quando invece dovrebbe risultare pari a 2.290. Perde, insomma, 13 euro per 13 mensilità.
«L'Inps - insiste il sindacalista della Cgil - deve ricalcolare tutto, restituire i due recuperi di gennaio e
febbraio e attribuire la giusta inflazione ai pensionati che sono stati penalizzati». La Cgil fa leva su questo
punto perché l'Inps, pubblicamente, non si è mai scusato con i pensionati a cui ha detratto i soldi. «Il
personale l'ha fatto agli sportelli dove molti pensionati continuano a chiedere informazioni». Mazzotti non
ha dubbi: dai Caf all'Inps, in queste ore, continuano a fioccare le proteste. Le sedi stanno aspettando
istruzioni dalla Direzione centrale su come rimborsare le trattenute indebitamente prelevate dalle pensioni.
Non è escluso che la restituzione possa avvenire tra marzo e aprile di quest'anno. Queste però sono solo
ipotesi che, al momento, non trovano conferma. Quello che appare certo è che i pensionati per rientrare in
possesso delle somme che sono state prelevate, non sono chiamati a presentare alcun documento. L'Inps fa
da sé. «L'Inps - insiste Mazzari - deve ricalcolare tutto, restituire i due recuperi di gennaio e febbraio e
attribuire la giusta inflazione». La Cgil non fa sconti: «Comprendo che un errore possa accadere, ma prima
di attivare il sistema informatico qualcuno avrebbe dovuto testarlo. Un dirigente Inps si sarebbe accorto
subito che qualcosa non andava, invece ora a pagare sono sempre i pensionati». Non va dimenticato,
infatti, che le maggiori cifre sono state detratte ai titolari delle pensioni più basse.

Pensioni sbagliate. Serracchiani: «L'Inps corregga gli errori» (M. Veneto)
«L'Inps corregga subito l'errore nel calcolo effettuato sulle pensioni e si scusi con le migliaia di persone che
sono state danneggiate da questa situazione ricevendo meno del dovuto. Una struttura come l'Inps è al
servizio dei cittadini e non sono accettabili errori di questo tipo, ma ancor meno un silenzio che sembra
arroganza». Lo chiede la deputata dem - ed ex governatrice del Friuli Venezia Giulia - Debora Serracchiani,
facendo seguito alle denunce dei sindacati dei pensionati del Friuli Venezia Giulia, che ha segnalato un
errore commesso dall'Inps che potrebbe coinvolge circa 100 mila persone che percepiscono assegni tra i
mille 405 e 2 mila e 10 euro, cui sono stati detratti gli aumenti concessi dal Governo guidato da Matteo
Renzi e pagati lo scorso anno, con la rivalutazione dell'assegno errata anche per il 2020.Per la
parlamentare, che annuncia un'interrogazione al ministero dell'Economia e delle Finanze, «l'Inps deve
garantire immediatamente dettagliata informazione su tempi e modi del rimborso a chi non ha percepito il
dovuto. A parti invertite, quando è un cittadino a dovere anche una piccola cifra allo Stato, finisce in una
morsa che calcola i minimi interessi sul ritardo. Faccia lo stesso l'Inps con i pensionati e valuti il danno del
ritardo».«Come apprendiamo oggi dal presidente dell'Inps Giuseppe Tridico - aggiunge Serracchiani - è in
corso una riorganizzazione dell'Ente: speriamo che possa contribuire ad evitare il ripetersi di simili brutti
errori, oltre a eliminare sacche di privilegio nella dirigenza pubblica».

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Federsanità, Anci e sindacati a confronto sulla riforma (Piccolo)
Attuazione della riforma del sistema sanitario sul territorio, rafforzamento dell'integrazione socio-sanitaria,
ruolo dei Comuni, riduzione delle liste di attesa, qualità delle case di riposo e dei servizi per le persone
anziane, disabili e non autosufficienti, superamento delle carenze di personale (medici, infermieri e
operatori sociosanitari) nelle strutture sanitarie e sociosanitarie e coordinamento degli interventi con
l'atteso Piano sociale. Sono stati questi i temi principali al centro dell'incontro tra i componenti dell'Ufficio
di presidenza di Federsanità Anci Fvg e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil del Friuli
Venezia Giulia, che si è tenuto, nei giorni scorsi, nella sede Anci Fvg a Udine. A seguito del protocollo
congiunto con Anci Fvg (luglio 2016), i rappresentanti di Federsanità Anci Fvg e dei sindacati hanno
concordato di organizzare, entro breve, incontri tematici sugli argomenti prioritari per condividere
proposte utili per l'attuazione sul territorio della riforma regionale della sanità. Hanno partecipato alla
riunione, per Federsanità Anci Fvg il presidente Giuseppe Napoli, il responsabile sociosanitario dell'Azienda
sanitaria universitaria Friuli Centrale Denis Caporale, il presidente dell'Asp di Tolmezzo Andrea Marzona, la
vicepresidente di Itis Trieste Pamela Rabaccio e i direttori generali delle Asp di Pordenone, Giovanni Di
Prima, Pradamano e San Pietro al Natisone, Fabrizia Titon, e il segretario regionale di Federsanità Anci Fvg,
Tiziana Del Fabbro. Per le organizzazioni sindacali: Orietta Olivo, Roberto Treu, Rossana Giacaz e Gino
Dorigo (Cgil), Renato Pizzolitto e Renata Della Ricca (Cisl), Magda Gruarin, Ferruccio Viotto e Giuliano
Folchini (Uil).
Sale operatorie "complementari" per una chirurgia sempre più veloce
Andrea Pierini - Un ruolo sempre più importante dei Distretti sanitari, l'aumento dell'attività operatoria per
ridurre liste d'attesa e fuga dei pazienti, la riduzione dei tempi nei Pronto soccorso per i codici verdi e una
implementazione del progetto di odontoiatria pubblica. L'Azienda sanitaria universitaria integrata giuliano
isontina, guidata dal direttore Antonio Poggiana, nelle linee di gestione per il 2020 pone una serie di
obiettivi importanti alla luce anche di un percorso di fusione operativa tra l'area triestina e quella isontina,
che arriverà a reale compimento entro la fine dell'anno. Al centro del sistema ci sarà il nuovo ruolo dei
Distretti che sulla base delle riforme Serracchiani/Telesca e Fedriga/Riccardi avranno una funzione centrale
al punto che l'obiettivo di Asugi è di proseguire nella riduzione del tasso di ospedalizzazione mantenendolo
entro il limite del 125 per mille, e proprio sull'ospedalizzazione il Friuli Venezia Giulia ha sempre avuto
valori molto sotto la media nazionale. Il primo obiettivo, entro il 31 marzo, sarà quello di mappare la
popolazione sulla base della complessità della malattia cronica e della fragilità, questo per poter garantire
l'appropriatezza della presa in carico. L'analisi verrà effettuata sulla base di strumenti come l'Adjusted
clinical groups creato dall'Università Johns Hopkins di Baltimora (Usa)...
Maxi appalto di Cattinara: arriva la causa civile di Clea
Zalukar: «Nel sistema del Fvg Trieste sempre più marginale»
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Aumento delle indennità ai sindaci. Ecco la proposta dei Comuni friulani (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Questa volta, e al netto di nuovi slittamenti al momento però non in programma, ci siamo
e la norma che autorizzerà la giunta ad aumentare le indennità dei sindaci della nostra regione - i quali
molto spesso svolgono più funzioni contemporaneamente per poche centinaia di euro al mese - è pronta a
essere inserita all'interno della legge SemplificaFvg in Aula a fine mese. Un passaggio fondamentale per
consentire, come detto, alla giunta di adeguare gli stipendi dei primi cittadini.LA SITUAZIONE ATTUALEFino
a questo momento la situazione attuale prevede sette scaglioni di indennità. Si parte da 893 euro lordi al
mese senza maggiorazione per i sindaci dei Comuni fino a mille abitanti, che diventano mille 333 euro da
mille 1 residenti a 3 mila; mille 691 euro da 3 mila 1 a 5 mila; mille 945 euro da 5 mila 1 a 10 mila; 2 mila
893 euro da 10 mila 1 a 20 mila; 3 mila 677 euro oltre 20 mila, per arrivare ai 5 mila 52 euro dei Comuni ex
capoluogo di Provincia. Sette scaglioni - gli importi, ricordiamo, sono tutti al lordo delle tasse - con il
corollario dello stop, introdotto all'epoca di Debora Serracchiani, alla maggiorazione per i sindaci-
pensionati. Una situazione, questa, che la Regione, appoggiata dal Consiglio delle autonomie locali (Cal), ha
intenzione di modificare.la partitaI temi di fondo della discussione sono, in fondo, essenzialmente due. Il
primo riguarda la tipologia di aumenti, perché certamente ci sono differenze enormi tra amministrare un
Comune capoluogo e uno di piccole centinaia di residenti dove il sindaco veste spesso anche i panni del
tecnico vero e proprio a causa dell'annosa mancanza di personale negli enti locali. Il secondo, invece, si lega
alla decisione da prendere su quale bilancio fare ricadere gli aumenti visto che, anche in questo caso, un
discorso è mettere in conto un esborso da qualche migliaia di euro a realtà come Udine oppure Trieste, un
altro è invece andare a incidere sul budget di un ente locale che si muove attorno ad appena una manciata
di milioni, se non addirittura meno. Inutile dire, infatti, come uno dei ragionamenti principali sul tavolo sia
legato proprio al fatto di chiedere alla Regione di farsi carico di almeno una parte del maggior costo per i
Comuni.la proposta del calTenendo in considerazione - come peraltro si evince dalla tabella in pagina - che
le indennità dei sindaci del Friuli Venezia Giulia sono le più basse tra le Regioni Autonome del Nord, il Cal ha
predisposto una proposta di aumento depositata nelle mani dell'assessore Pierpaolo Roberti. Nel concreto,
e sempre al lordo, questa prevede il passaggio a un'indennità da mille 550 euro per i sindaci dei Comuni
fino a mille abitanti che salgono a 2 mila 200 in quelli fino a 3 mila residenti. Un primo cittadino di un
municipio compreso tra 3 mila e 1 e 5 mila abitanti, quindi, prenderebbe 2 mila 600 euro che
diventerebbero 3 mila nei Comuni fino a 10 mila residenti. Da 10 mila e 1 a 20 mila abitanti, inoltre,
l'indennità sarebbe pari a 4 mila 300 euro, aumentata a 5 mila 400 nei Comuni fino a 30 mila abitanti con i
sindaci degli ex capoluoghi di provincia, infine, che riceverebbero 6 mila 800 euro.bonus e malusLa
proposta del Cal non si ferma qui, ma abbraccia un'altra serie di variabili. Si prevede, infatti, che l'indennità
sia aumentata del 10% nell'eventualità in cui il sindaco sostituisca il responsabile di posizione organizzativa
per la prima funzione, e di un ulteriore 5% per ogni ulteriore servizio, fino a un massimo che porti a un
incremento del 20%: solitamente questa situazione si materializza soltanto per i Comuni molto piccoli. Il
rimborso forfettario - dimezzato per chi dispone di un auto di servizio - sarebbe poi pari al 20%
dell'indennità per i Comuni fino a 5 mila abitanti (con un massimo previsto di 500 euro mensili) e del 15 %
per quelli superiori a 5 mila (fino a 750 euro al mese). Potranno essere considerate missioni, nel caso in cui
il progetto del Cal divenga legge, esclusivamente i tragitti di distanza superiore ai 50 chilometri complessivi
- quindi andata e ritorno - dalla sede municipale. Per i Comuni con meno di 15 mila abitanti, infine,
l'indennità verrebbe ridotta di un quinto nel caso in cui il sindaco fosse lavoratore dipendente e non avesse
richiesto l'aspettativa oppure fosse in pensione.
«Sono in municipio dieci ore al giorno, ma con le spese non mi resta nulla»
Roberti: «Stipendi troppo bassi. Noi siamo pronti a intervenire»
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Le Sardine pacifiste riempiono Aviano. In centinaia per opporsi a ogni guerra (M. Veneto)
Sigfrido Cescut - Il flash-mob delle Sardine, convocato ieri sera ad Aviano con il passaparola, tramite social e
web, si è trasformato in una manifestazione numerosa che ha riempito piazza Duomo: oltre 300 pacifisti
secondo le forze dell'ordine, più di 400 per gli organizzatori. Assieme ai tanti avianesi presenti,
particolarmente felici della partecipazione, sono stati gli organizzatori, soprattutto il pratese Antonio Di
Capua, coordinatore e riferimento delle Sardine per il Pordenonese.Alla vigilia dell'appuntamento di
Aviano, Di Capua aveva sottolineato che «i contenuti pacifisti dell'iniziativa valgono più dei numeri dei
partecipanti». Contenuti e partecipazione si sono sommati, lasciando tutti oltremodo soddisfatti. Intanto le
Sardine stanno già pensando al prossimo appuntamento di sabato, alle 10.30 a Pordenone, per
commemorare alle "Casermette" di via Molinari, assieme all'Anpi provinciale, la fucilazione di nove
partigiani eseguita dai fascisti della "Brigata Nera" il 14 gennaio 1945.Pacifisti, avvolti nelle coperte
termiche dei naufraghi salvati nel Mediterraneo, e avianesi sono affluiti i piazza oltre mezz'ora prima
dell'inizio del "flash-mob. Famiglie con bambini, avianesi protagonisti, per la pace, di molte manifestazioni
sin dagli anni Settanta, pacifisti dei tanti centri pedemontani si sono mescolati a parroci, amministratori -
Piero Colussi, Tizano Centis, Eleonora Frattolin, già consigliera in Regione - rappresentanti delle
amministrazioni comunali del Pordenonese e della Pedemontana.Il parroco di Aviano, don Franco Corazza,
ha fornito l'impianto voce agli organizzatori. «Abbiamo voluto chiamare il flash-mob - ha annunciato Di
Capua - "Articolo 11 della Costituzione-Sardine per la Pace"». Per dare un segnale di semplice
comprensione a tutti e di sicuro effetto la manifestazione si è aperta leggendo l'articolo 11 della
Costituzione e sottolineando la lettura con undici impegnativi minuti di silenzio per ricordare le assurde
morti nelle guerre. Dopo aver srotolato un grande striscione azzurro a forma di sardina retto da decine di
manifestanti, Di Capua ha scandito che «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». La piazza ha risposto con un
lungo momento silenzioso. Subito dopo, il suono di una chitarra ha trascinato i presenti a cantare in coro i
versi immortali di "Imagine" di John Lennon. («Imaginate tutta la gente. Che vive la vita in pace. Ed il mondo
sarà come un'unica entità. Immaginate che non ci siano proprietà. Nessuna necessità di cupidigia o brama.
Una fratellanza di uomini. Immaginate tutta le gente condividere tutto il mondo».Una voce distinta ha
gridato: «Aviano vi ringrazia e vi abbraccia tutti». All'applauso è seguita "Bella Ciao", prima che i
manifestanti alzassero il grande striscione a forma di sardina sulle casette di Natale, illuminato dagli
smartphone con al centro il simbolo universale della pace: il fucile spezzato nel cerchio. «Noi non siamo
contro le persone che, magari loro malgrado, lavorano e operano nella base Usaf di Aviano - ha affermato
Di Capua -. Noi siamo contro le armi nucleari che la base custodisce, noi siamo con tutti coloro che alle
guerre preferiscono la pace, la diplomazia agli scontri, l'amore all'odio».E proprio nel finale, c'è stata una
sorpresa. Di Capua ha invitato le Sardine e tutti gli intervenuti in piazza Duomo a partecipare, assieme
all'Anpi provinciale, sabato alle 10.30, nelle "Casermette' di via Molinari a Pordenone, alla
commemorazione di nove giovani partigiani fucilati dai fascisti della "Brigata nera". Le "Casermette"
ospitavano la "Brigata nera" che le aveva trasformate in centro di torture e sevizie contro i partigiani e gli
appartenenti alla Resistenza. «Dopo la cerimonia alle "Casermette" - ha concluso Di Capua - ci saluteremo
con un brindisi ai futuri impegni». La manifestazione si è conclusa con tanti commenti positivi sulla crescita,
anche nel Pordenonese, delle Sardine.

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CRONACHE LOCALI

Sàfilo, l'appello dei lavoratori al Governo: «Serve un investitore per ripartire» (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - "Investitore cercasi". L'appello è lanciato. Consegnato direttamente dalle maestranze
nelle mani del sottosegretario allo Sviluppo economico, Alessandra Todde (M5S), che in vista del tavolo al
Mise, convocato per il 16 gennaio, ieri ha incontrato a Martignacco i dipendenti friulani del gruppo Safilo.
«Sappiamo fare occhiali. Sappiamo farli bene. Abbiamo solo bisogno di un imprenditore che creda in noi e
nello stabilimento» hanno detto i lavoratori al sottosegretario aprendo un incontro affollato di oltre 110
persone in una sala consiliare che di posti a sedere ne ha poco più di 60. Molti sono rimasti in piedi per
tutta la durata dell'incontro, alcuni hanno riunificato e fatto dietrofront, altri hanno atteso fuori fino alla
fine, accontentandosi di un veloce saluto all'esponente pentastellata cui consegnare l'ennesima, accorata,
richiesta d'aiuto. Stesso leitmotiv: «Siamo un'azienda capace di produrre un alto numero di occhiali e di
gestire l'intero processo: dalla materia prima al prodotto finito. Safilo ha deciso di tagliare? Passi le chiavi in
mano ad altri. Il mercato dell'occhiale è in crescita - hanno aggiunto i lavoratori - ci sarà ben qualcuno
disposto ad investire a Martignacco, a rilevare il sito, a darci una nuova possibilità. Noi gli porteremo una
dote fatta di entusiasmo, passione e know how. In fondo oggi produciamo occhiali per Dior. Siamo pronti a
dare il nostro meglio, ci serve solo una nuova guida». Todde, al pari dei deputati pentastellati eletti in Fvg,
Luca Sut e Sabrina De Carlo, ha ascoltato con attenzione i lavoratori facendo tesoro di ogni intervento.
«Perché oggi - ha detto - l'importante era ascoltare le loro parole, che cambiano la percezione delle cose,
raccontano quanto importante sia l'azienda per il territorio e quanta sia la determinazione nel volerla
mantenere in attività. Di tutto questo - ha proseguito - terremo conto nel confronto con l'azienda che
avremo il 16 gennaio al Mise». Il sottosegretario si è detta possibilista rispetto a una soluzione, pur
ricordando la difficile contingenza economica. «L'occhialeria - ha precisato Todde - è un comparto in
crescita e questo a mio giudizio ci dà una chance, una possibilità di trasformare la tipologia di lavoro per lo
stabilimento di Martignacco che potrebbe operare come terzista, magari per i competitor. Siamo aperti a
qualsiasi soluzione, fatti salvi quelli che per noi sono gli assi portanti: la salvaguardia dei posti di lavoro e il
mantenimento della realtà produttiva». Parole apprezzate tanto dai lavoratori che dai rappresentanti delle
istituzioni Fvg. Seduti in prima fila si sono contati i consiglieri regionali Mariagrazia Santoro (Pd), Cristian
Sergo e Mauro Capozzella (M5s) nonché diversi sindaci e assessori di Martignacco, Pagnacco, Moruzzo, San
Daniele e Fagagna. «L'incontro con Todde è stato un momento importante per far capire quali sono le
esigenze e capacità del sito di Martignacco» ha detto a margine dell'incontro il padrone di casa, Gianluca
Casali, sottolineando il dramma nel dramma delle famiglie con marito e moglie entrambi occupati in
azienda. «Qui non abbiamo sentito gente che vuol restare a casa, ma persone pronte a impegnarsi ancora
di più nel proprio lavoro. Aiutiamo queste persone - ha concluso il sindaco Casali -, ma facciamolo insieme,
come sistema». Buone intenzioni che saranno messe alla prova da qui a pochi giorni. I lavoratori stanno
pensando di organizzare una spedizione nella Capitale, il 16 gennaio in occasione del tavolo al Mise, con
sindaci al seguito.

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Marano, Coop San Vito in crisi. Il sindaco sprona i soci al rinnovamento (M. Veneto Udine)
Francesca Artico - «La Coop San Vito sta affrontando un momento molto difficile e complesso. Molto
positivo il fatto che i soci abbiano deciso, attraverso la ricapitalizzazione, di impegnarsi ancora una volta per
salvaguardare questa società che tanto ha dato e darà a Marano. Era il momento di sentire propria la Coop
e i pescatori hanno risposto prontamente. L'amministrazione comunale è al fianco dei pescatori e in
costante contatto con il presidente e i consiglieri per seguire da vicino l'evolversi della situazione». A dirlo è
Mauro Popesso, da pochi mesi sindaco di Marano Lagunare, da sempre vicino a quella che è la più
importante realtà economica della cittadina lagunare: la Coop pescatori San Vito, marineria di pesca oggi in
crisi a causa dell'esposizione debitoria e per il calo delle pesca. La San Vito, tramite il suo presidente
Riccardo Milocco, a fine dicembre 2019 ha presentato al tribunale di Udine il piano concordatario in
continuità che, se verrà approvato, rifonderà la Coop. Uno dei passaggi più importanti del piano di
concordato in continuità, come sottolinea lo stesso Popesso, è la ricapitalizzazione per 600 mila euro della
compagine, che ha già ottenuto l'adesione di quasi la totalità dei pescatori, ma anche una nuova visione
degli asset produttivi. La Coop San Vito, 110 imprese con 18 dipendenti che gestisce anche il Mercato ittico
e il Centro molluschi, «è una realtà nata dal tessuto socio-culturale maranese e da sempre ad esso legata
per la sua importanza in termini di tradizione, occupazione, servizi offerti ai pescatori, rappresentatività
della categoria a livello regionale e nazionali - rimarca Popesso -. La Cooperativa San Vito nei suoi 68 anni di
vita ha passato momenti di splendore e momenti di grave difficoltà. Non serve che ribadisca quale
momento stia vivendo oggi. Un periodo, questo, che ha richiesto, e richiederà, gli sforzi degli
amministratori e di tutti i pescatori perché la Cooperativa San Vito continui a essere quella che tutti
conosciamo». Il sindaco fa sapere che l'amministrazione comunale viene costantemente aggiornata sulla
situazione dal direttivo e dai tecnici ed è vicina a chi deve prendere decisioni difficili e talvolta drastiche.
«Stiamo aiutando, per quanto è possibile e concesso all'ente pubblico, questo percorso di rinnovamento
aziendale - afferma - che deve partire dall'interno e che spero si concretizzi in una rinascita. La Cooperativa
San Vito è dei pescatori di Marano e deve continuare ad esserlo». E conclude: «È dura chiedere sacrifici a
una categoria che ne ha fatti tanti. Ma - dice Popesso ai pescatori - sentite vostra la Cooperativa, sentitela
come strumento di rappresentatività e di lavoro. Non sarà facile, ma è l'unico modo per mantenere in vita
la tradizione peschereccia maranese, la tradizione del nostro paese di pescatori».

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L'Aci volta pagina con le elezioni del nuovo direttivo. Sfida fra due liste (Piccolo Trieste)
Pier Paolo Garofalo - Da "attore" quasi monopolista in un settore di larghissima diffusione a piccolo
"comprimario" in attesa di un rilancio che, sebbene possibile, richiede capacità organizzative e impegno
non comuni, doti peraltro condivise da tutti gli otto candidati. È la "fotografia", con relativo "flash-back"
dell'Aci Trieste, la sezione locale dell'Automobile Club d'Italia che giovedì uscirà ufficialmente dal
commissariamento con l'elezione di un nuovo direttivo.Tutti gli automobilisti over 40 ricordano quando gli
uffici dell'Aci di via Cumano erano il punto di riferimento, per alcune pratiche obbligatorio, per tutta una
serie di pratiche burocratiche e attività connesse al possesso e alla gestione della propria vettura. Uffici
spaziosi su almeno due piani, un numero consistente di impiegati, l'autolavaggio sotterraneo... Quei tempi
sono ormai lontani. A Trieste, ma la situazione è più o meno comune ad altre città italiane, l'ente pubblico
non economico non ha retto l'"assalto" della liberalizzazione, della concorrenza sempre più agguerrita delle
agenzie di pratiche auto e delle compagnie assicurative, che sempre più avevano iniziato a offrire e offrono
la copertura del recupero dell'auto in panne a condizioni vantaggiose se non gratuite.Da tempo chiusa la
grande sede vicino l'ippodromo, nel novembre 2012 l'allora presidente Giorgio Cappel «a causa di nuovi
importanti impegni di lavoro» dopo circa 10 anni lasciava la carica. L'Aci, ora ridotto a un piccolo ufficio in
via Fabio Severo e alla "delegazione" (una realtà che opera con una sorta di concessione) di via Franca,
veniva commissariato dai vertici di Roma e affidato a un professionista fuori regione. Ora la svolta: alle
elezioni di giovedì si presentano due liste con quattro candidati ciascuna. «Per fare qualcosa bisogna
pensare in grande, siamo carichi di entusiasmo» afferma fiducioso Enrico Lena, della Lista 1, campione
europeo di velocità in salita con autostoriche. E a leggere il "programma elettorale" ci sarebbe da fare
tremare i polsi a più di un manager di alto livello, come del resto è il "capocordata" Gian Paolo Brini,
residenza extraregionale, ex Montepaschi e una miriade di cariche in realtà economiche e associative. Si va
da un'auspicata nuova sede nientemeno che al Magazzino 26 all'ambizione d'inserirsi nel "grande gioco"
della Nuova via della seta con servizi agli autotrasportatori. Accanto, iniziative di promozione della sicurezza
stradale con attività in un'area apposita in zona demaniale a Pese, l'attrazione dei turisti in auto d'epoca.
Fino a ipotizzare l'Aci come guida di un'Associazione temporanea di scopo per una candidatura Unesco di
Trieste. Completano la rosa Riccardo Novacco, presidente dell'Ater Trieste, e Luca Olivi.«Abbiamo senz'altro
un buon radicamento sul territorio e vogliamo ascoltare le esigenze dei soci, che speriamo d'incrementare,
per potere offrire loro servizi aggiuntivi» racconta Alberto Agosti, della Lista 2, commercialista e pilota in
salita con vetture moderne. «Nel mio caso - aggiunge - professione e passione si sono felicemente
sovrapposte. Sinceramente, ora come ora anche i nostri iscritti collegano l'Aci alla semplice fruizione del
carroattrezzi ma già non è così e noi vorremmo ancora ampliare i servizi e i vantaggi offerti dalla tessera».
Agosti, che "corre" insieme a Elisabetta Fabris, Andrea Maiani e Maela Tercon, candidata alla presidenza e
anch'essa con una passione sportiva, cita esami precollaudo, sconti su servizi tecnici, autolavaggio,
aumento delle convenzioni già esistenti con altri enti. Non manca l'aspetto culturale e ludico, con serate a
tema, «sempre con i piedi per terra».

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