Teano: Destra o Sinistra? - Il Messaggio Teano

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Teano: Destra o Sinistra?
Esiste da anni, nella nostra città, una evidente discrepanza
tra i risultati delle elezioni politiche e di quelle
amministrative. Le prime hanno sempre palesemente dimostrato,
fin dagli esordi della Repubblica, una compassata tendenza del
popolo teanese alle posizioni di centro destra, le seconde un
forte appiglio alle posizioni di centro sinistra. Cerchiamo di
capirne    il  perché    affacciando     qualche   personale
considerazione. Già la espressione di voto al Referendum
Istituzionale fu, come in gran parte del meridione, a
vantaggio della Monarchia; poi Teano fu dimora della prima
sede del MSI, rifacentesi democraticamente ad alcune posizioni
del fascismo, e monarchico-liberali furono anche le prime
amministrazioni post belliche. Poi venne la DC, e la balena
bianca, per la sua grande capacità di amalgama, fece sempre il
pieno dei voti sia a livello politico che amministrativo, con
maggioranze che sfioravano il 60 % dei voti. Nella seconda
repubblica (?) ecco il gap: nelle politiche trionfano i
partiti di centro destra, nelle amministrativa trionfano le
aggregazioni di centro sinistra, anche se mascherate da liste
civiche. Perché? A Teano, dove non esistono industrie,
aziende, uffici pubblici di rilievo, l’unico “datore di
lavoro” è sempre stato e resta il Comune. La edilizia pubblica
e privata è comunque gestita dal comune, le poche
organizzazioni assistenziali, i lavori di manutenzione idrica
o stradale anche, e così via. E’ sempre stato così; ed è
accaduto che alcuni potentati familiari, conquistato il potere
locale, hanno saputo farne una indistruttibile leva per
l’accaparramento di voti, proprio contando sulla possibilità
di elargire lavoro, e, nei fatti, pur sotto le diverse e
fasulle sfaccettature, è perennemente esistita, ed ancora
esiste, la mentalità della vecchia Dc. Se andate a controllare
nel tempo, e la cosa non è difficile a farsi, la maggioranza
dei consiglieri comunali, assessori e sindaci, è sempre
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appartenuta alla classe degli architetti, ingegneri, geometri,
o comunque addetta al settore diciamo “edilizio” in senso
ampio. Questa classe ha facilmente aggregato, per derivanti
motivi di assegnazione di incarichi, la maggioranza delle
ditte operanti nel settore, dagli idraulici agli imbianchini,
dagli elettrotecnici alle ditte di pulizia e via dicendo. Ai
padri si sono oggi sostituiti i figli, ma il sistema rimane lo
stesso. Basta poco per rendersene conto: farsi un giro dove
c’è un problema e guardare le ditte al lavoro. Un esempio a
sostegno di questa ipotesi è dato dal vicino comune di
Sparanise nel quale, pur esso fino ad allora a dominio
democristiano, subito dopo l’insediamento della industria di
ceramiche Pozzi, agli inizi degli anni settanta, si
insediarono giunte rosse. Da qui derivano, ahimè, notevoli
danni. Data pure per legittima una scelta che garantisca un
proprio tornaconto lavorativo, sempre cosa positiva, sorge il
grave problema dell’interesse specifico per quel settore che
fa trascurare tutti gli altri di carattere generale per la
città. Ecco che passeranno automaticamente in ultimo grado lo
sviluppo generale del paese, le politiche programmatiche, la
difesa degli esercizi pubblici come l’ospedale, le scuole (se
non per la manutenzione degli edifici), il PUC, forse
velatamente e volutamente sempre fatto abortire, una
sistemazione ambientale di ampio respiro e tante altre cose di
carattere “politico” con la P maiuscola. La chiamata
elettorale politica lascia, ma non sempre, un po’ di respiro;
ed allora l’elettore si esprime secondo le sue idee e visioni
reali e l’orientamento risulta diverso, privilegiando, nella
sostanza, partiti ed aggregazioni lontane anni luce da quelle
sistematicamente trionfanti nelle amministrative, Il
gravissimo danno, amici concittadini, è che questo cerchio non
si spezzerà mai. Non illudiamoci, si candidasse persino Cavour
!

                                             Claudio Gliottone
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L'anno che verrà.
Tanto tuonò che piovve! Così recita un vecchio detto. Da quasi
un anno si mormorava della possibilità che la Regione
distribuisse nuovi fondi al fine di adeguare l’offerta
sanitaria su tutto il territorio Campano. E così è stato. UN
MILIARDO di euro per la sanità, quindi. Un miliardo da
distribuire a tutte le provincie: da Napoli a Salerno,
passando per Benevento e non dimenticando Avellino. Teano,
tuttavia, come sempre è accaduto nel corso dell’ultimo
decennio, ne esce con un pugno di mosche. La misura economica
messa in campo del Governatore De Luca, infatti, palesa ancora
di più su quali zone del territorio regionale
l’amministrazione targata PD intenda investire… non solo dal
punto di vista sanitario. Andando a guardare nel dettaglio la
misura apprendiamo che in realtà alla Provincia di Caserta
tocca una robusta fetta dell’investimento, ma contrariamente
ai nostri più reconditi sogni, la parte da leone non viene
svolta dal capoluogo sidicino, come detto completamente
escluso, ma dalla vicina Sessa Aurunca, a cui vengono
destinati ben 60 milioni di euro. Segue, a distanza, l’azienda
ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, con 27 milioni per
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l’edificazione di un nuovo edificio e Marcianise con 23
destinati al completamento dell’ospedale. L’alto casertano,
quindi, viene completamente cancellato dalle “rotte” della
Regione, in quanto né Teano, nè Piedimonte Matese, ormai
orfano di un vero e proprio sponsor, rientrano nella misura
economica volta ad adeguare sul territorio l’offerta
sanitaria. Le tante comunità locali della Campania (in)Felix,
sono costrette ad abbassare supine le proprie teste di fronte
ed una programmazione che sembra non avere né capo né coda,
quanto piuttosto volta a favorire un non meglio noto interesse
particolare. Appare, pertanto, evidente lo scarsissimo peso
politico delle nostre comunità, specialmente quella sidicina,
di inclinare le scelte del governo centrale regionale, o
quanto meno di chiedere il rispetto di quei principi egalitari
che non dovrebbero essere così facilmente sacrificati. Eppure,
a cadenza periodica, non ultimo in occasione delle appena
concluse elezioni europee, il popolo elettorale nostrano viene
inondato da promesse volte a fare presagire un roseo futuro,
puntualmente disatteso. Lo stesso governo locale sidicino a
più riprese e all’unisono, manifestava intenzioni di
interessamento proponendo addirittura la (improbabile)
riattivazione dell’offerta ospedaliera in favore della nostra
Teano. Nei mesi scorsi, abbiamo letto sulle pagine di giornali
degli stretti rapporti tra l’amministrazione sidicina e quella
regionale e, troppo spesso si è consentito al Governo
Regionale di venire nella nostra cittadina a compiere soltanto
la più classica passerella senza, mettiamola così, forse per
eccessiva educazione, porre alcuna domanda che potesse essere
ritenuta scomoda per i graditi ospiti politici. Eppure di
occasioni, per perorare pubblicamente la difesa degli
interessi della nostra comunità, non sono mancate. Ricordo,
solo per citare alcuni casi, il congresso sul cece di Teano e
l’inaugurazione della Fiera Campionaria di S. Antonio, dove
sono intervenute personalità del calibro del Vice Governatore,
on.le Bonavitacola, lo stesso presidente della Commissione
Sanità, on.le Graziano o ancora l’Europarlamentare Caputo. Il
nostro Sindaco, a buona ragione, chiede, ormai in maniera
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rutinaria, alla nostra città di essere positivi, di
manifestare speranza per un futuro i cui contorni però non
accennano a schiarirsi. Tuttavia, come si può accettare
passivamente tale ennesimo schiaffo? Come si può credere
ancora a qualsiasi spot politico se prima non si è conseguito
qualcosa di positivo. La fiducia, come ogni cosa, ha il suo
tempo e non è imperitura. D’obbligo, a questo punto, memori
dei millantati stretti rapporti con il Governo regionale, è
chiedersi se l’amministrazione comunale avesse la possibilità
di interagire opportunamente in modo da determinare
diversamente la programmazione sanitaria citata. Se guardiamo
il problema in termini di competenza, sicuramente nessuna
amministrazione periferica ha la possibilità di incidere sulla
programmazione sanitaria centrale. Tuttavia, se si guarda il
problema dal punto di vista strettamente politico o di
colorazione politica, le cose dovrebbero cambiare in maniera
esponenziale. Evidente, infatti, è il canale preferenziale che
questa amministrazione dovrebbe avere presso Palazzo Santa
Lucia rispetto ad altre compagini politiche. La nostra
amministrazione, infatti, indipendentemente da quanto si
voglia dire, è una amministrazione chiaramente ad anima Pd,
con sponsor politici ben determinati. Basti ricordare che,
senza scomodare la nostra locale onorevole: il nostro Primo
Cittadino rientra a pieno titolo nell’élite dirigenziale dello
stesso partito del Governatore Campano; il Capogruppo di
maggioranza è stato per lungo tempo segretario cittadino del
partito democratico e continua ad essere tesserato di partito,
il Presidente del Consiglio Comunale, oltre ad occupare un
ruolo di prima levatura del partito locale, ha vantato
lusinghieri incarichi negli organi direttivi provinciali e
così discorrendo. Solitamente, infatti, i “membri della stessa
famiglia” ( perché i partiti politici questo dovrebbero
essere), prima di prendere decisioni si consultano, o quanto
meno sono a conoscenza in anticipo delle scelte del proprio
pater familias. Grave, se le scelte erano conosciute in
anticipo e si sono taciute. Gravissimo, se si sono barattate
le aspettative di un territorio a vantaggio delle istanze di
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pochi. Ormai manca poco. Poco meno di un anno e le elezioni
regionali faranno capolino alle porte della nostra città e con
esse si affolleranno i soliti politici a caccia di voti e
dispensatori di promesse. Ricordiamolo…per il resto, chi
vivrà, vedrà…con la speranza che i nostri concittadini non
siano più disponibili a credere ( ancora!!) alla luna nel
pozzo.

                                             Carlo Cosma Barra

Non sono mai stato entusiasta
di Saverio Borrelli
Non sono mai stato entusiasta di Francesco Saverio Borrelli,
neppure nei tempi in cui lo strapotere dei partiti si era
lentamente trasformato in una vacca grassa da mungere per
spese folli a danno degli italiani. Erano i tempi dei mega
congressi di Bettino Craxi, incastonati in una cornice
scenografica da mille e una notte (ricordate la famosa
piramide telematica del congresso di Milano del 1989?); erano
i tempi dei quattro miliardi donati al Ministro della Sanità
da una casa farmaceutica, del pio albergo Trivulzio, degli
yuppies col Rolex stretto sul polsino della camicia, dei
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maneggioni politici che di pseudo politica, e grazie alla
pseudo politica, campavano brillantemente in una società falsa
e falsata. Non mi piaceva il pool “mani pulite” né le loro
plateali sortite; gli interrogatori di Forlani, di Andreotti e
via discorrendo. C’era un certo che di saccenteria da unici
uomini onesti che in fondo in fondo dava fastidio. Ma c’era
soprattutto una mal celata appartenenza politica, al limite
della delegittimazione di tutto quanto andavano facendo: Di
Pietro fondò subito dopo un suo partito, la stesso Borrelli,
che si dichiarava un “liberale crociano” , pur se a toga
appesa al chiodo, sostenne pubblicamente Walter Veltroni nelle
primarie del Pd del 2007. E la loro azione, conclusasi con la
distruzione, almeno a parole, della prima Repubblica, continuò
nel 2002 contro Berlusconi e il suo partito ampiamente
maggioritario, cercandone la delegittimazione personale prima
che politica, e poi via con tutti i personaggi emergenti, fino
a Renzi e a Maria Elena Boschi. Molti fatti accaduti dopo
hanno fortificato la mia convinzione circa uno scantonamento
dall’ambito strettamente giudiziario ed una invasione a gamba
tesa in quello politico, oltretutto con scarsissimo successo
sulla corruzione che dall’ aspetto verticistico assunse quello
trasversale, sicuramente aumentando e coinvolgendo un maggior
numero di addetti. Ma questa è storia passata. Le sentenze,
dicono quelli di sinistra quando a loro fa comodo, vanno
rispettate ed accettate, mai discusse! Allora glielo andate a
dire voi a Stefano Binda, di Varese, arrestato nel gennaio del
2016 e condannato in primo grado all’ergastolo nel 2017 ,
accusato dell’omicidio di Lidia Macchi, avvenuto nello stesso
mese, ma del 1987, ventinove anni prima, e poi assolto per
“non aver commesso il fatto” qualche giorno fa, dopo tre anni
di detenzione in carcere? Glielo andate a dire voi che le
sentenze non si discutono, o glielo facciamo dire da
Zingaretti e dallo stesso Veltroni? Io, come Veltroni o
D’Alema, non voglio discutere alcuna sentenza, ma, dotato di
un mimino di facoltà raziocinante, non posso condividere come
un burattino avvenimenti tragici, messi in atto con la legale
certezza di non doverne rispondere a chicchessia. Un pseudo
colpevole viene incriminato e portato a giudizio 29 anni dopo
il presunto reato (e questo già la dice lunga); viene
condannato all’ergastolo, e rinchiuso in galera per tre anni!
Dico tre anni! Poi una sentenza di appello lo scagiona
completamente per “non aver commesso il fatto”! Mi
consentirete, ma qui non stiamo parlando di aggiustamento di
pena o di presa in considerazione di aggravanti o di
attenuanti: qui stiamo parlando di aver commesso o non
commesso il reato, in “termini manichei” di bianco o nero,
senza veruna sfumatura. Dall’ergastolo, che presuppone senza
ombra di dubbio la realizzazione del reato, al non aver
commesso il fatto, che presuppone con altrettanta certezza che
l’imputato non ha commesso alcun reato. E, sempre in termini
manichei, una delle due corti giudicatrici, o quella
dell’ergastolo o quella dell’assoluzione, avrà sicuramente
commesso un formidabile palese errore, e sulla pelle di un
povero cristo. Ed alla fine chi pagherà per quell’errore
commesso? Il popolo italiano, cioè voi, io, i nostri amici,
risarciranno in denaro un danno che non è quantificabile con
nessuna moneta al mondo: quello della detenzione di un
innocente sia pure per soli tre anni. Ma anche per un solo
giorno non sarebbe stata da meno. O in caso contrario avremmo
un colpevole in libertà: ma sempre meglio che un innocente in
galera!

                                             Claudio Gliottone
Poc 2014/2020, semaforo rosso
per       l'Amministrazione
D'Andrea.
Pioggia di soldi regionali per finanziare eventi turistico-
culturali per numerosi comuni della Provincia, tuttavia il
Comune di Teano resta ferma al palo. Con la deliberazione n.
236 del 04/06/2019, pubblicata sul BURC n. 34 del 17/06/2019,
la Giunta della Regione Campania aveva approvato le direttive
per la definizione, a valere sulle risorse del POC 2014-2020
linea strategica “Rigenerazione urbana, politiche per il
turismo e cultura”, di un unitario programma regionale di
eventi, articolato in specifiche Azioni da realizzarsi sul
territorio regionale nel periodo “giugno 2019 – giugno 2020”.
Il Comune di Teano, tuttavia, iscritto ritualmente entro i
termini del bando, è stato clamorosamente escluso dalla misura
con cui la Regione Campania ha inteso finanziare oltre cento
progetti comunali per eventi turistici, culturali e di
promozione territoriale. Il Progetto, fortemente voluto dal
Sindaco D’Andrea, denominato “Teano le radici storiche
dell’antica civiltà Sidicina: dall’unità d’Italia alle
tradizioni culturali ed enogastronomiche dell’Alto Casertano”,
classificatosi soltanto al 197° posto (su 278 domande),
riscuote un misero punteggio di 47,20 e resta dunque escluso
dai finanziamenti regionali. Un duro colpo per
l’Amministrazione Comunale Sidicina che a questo punto dovrà
finanziare con risorse proprie il progetto o, rinunciare a
parte delle iniziative già ampliamente pubblicizzate. Sono
trascorsi pochi giorni dal mini rimpasto di giunta con cui il
Sindaco ha attribuito “nuovi poteri istruttori” ai propri
amministratori nella speranza di evitare ciò che puntualmente
è accaduto. A tal riguardo, ricordiamo, che in un precedente
comunicato, il Sindaco attribuiva alla Consigliera Zanga il
compito di seguire il progetto comunale iscritto alla misura
Poc 2014/2020, poi bocciato dall’amministrazione regionale
campana. Viene meno così da subito uno degli obiettivi “ a
tempo” posti dal Sindaco ed attribuiti ai singoli consiglieri
comunali. A chi saranno attribuite le colpe per il mancato
risultato? All’Assessore o al Consigliere di turno? Agli
Uffici Comunali, per non avere predisposto un adeguato
progetto ossequioso degli indirizzi politico amministrativi? O
alla “vicina” amministrazione De Luca, per avere premiato
maggiormente altre zone del territorio campano a scapito delle
istanze sidicine? In ogni caso, qualunque sia la risposta agli
interrogativi posti in precedenza, crediamo che, almeno questa
volta, le tanto vituperate amministrazioni precedenti la
faranno franca da possibili colpe.

                                             Carlo Cosma Barra

Teano fuori dall' Ente Idrico
Campano.
Non avrà più nessun consigliere il comune di Teano all’
interno del distretto casertano “Terra di Lavoro” che fa parte
dell’ Ente Idrico Campano. Emerge questo infatti dall’unica
lista presentata per il rinnovo dei membri decaduti . E
proprio la nostra città esprimeva un consigliere decaduto e
precisamente Domenico Laurenza, eletto durante la sindacatura
di Di Benedetto e non riconfermato in consiglio comunale. A
leggere nei fatti, la bocciatura sarebbe da attribuire ad una
chiara scelta dei vertici regionali e provinciali di
centrosinistra che hanno scelto i nomi e presentato l’unica
lista ( saranno eletti tutti ) denominata ” Acqua Democratica
“. Nella fascia di riferimento del nostro comune, e cioè la B
, sono stati scelti il sindaco di Capua Luca Branco, l’ex
sindaco di S. Maria La Fossa Papa,    Diana per Casal di
Principe, Piantieri per Casapulla, Cipro per Calvi Risorta,
Vigliotti per Maddaloni e Di Lauro per Pietramelara. Ma che
cos’è l’ente idrico Campano e perché era importante la
presenza di un nostro rappresentante? L’ ente idrico Campano è
l’ ente che gestirà nei prossimi anni l’intero ciclo delle
acque in regione Campania, subentrando ai comuni nella
gestione. E lo stesso distretto di Caserta per cui si stanno
svolgendo le elezioni, sarà chiamato a decidere le forme di
gestione da adottare in provincia di Caserta . Misureremo con
il tempo quanto peserà la mancanza di un rappresentante
Sidicino in questo ente.

                                           Alessandro De Fusco
- "....quasi quasi mi faccio
uno shampoo..."!
Reduce da un brevissimo soggiorno in alcune città della
Puglia, non posso esimermi da esprimere giudizi e sensazioni
che, ahimè, depongono sempre male per il nostro modo di
organizzarci e di vivere sociale. Premetto che non parto con
un animo esterofilo per cui tutto ciò che non è nostrano è
pregiudizialmente migliore, ma con l’animo semplice e sereno
di chi si accosta a realtà diverse dalla sua solo e
semplicemente per imparare ed eventualmente proporre. E la
conclusione si concretizza sempre in un giudizio negativo
verso la nostra costituzione sociale locale, che ci porta a
vivere in maniera retrograda e priva di serie speranze per il
futuro. Ho visitato paesi bellissimi, anche più piccoli del
nostro, ma tutti socialmente progrediti; parlo di città come
Alberobello, Monopoli, Grottaglie, Ostuni e via dicendo. Salta
subito agli occhi, in tutte, una organizzazione cittadina
irreprensibile: ordine e pulizia dappertutto, case tutte
simili per dimensioni e colore delle facciate, strade pulite e
ben lastricate, piano parcheggi ampio e disponibile con
pagamento del ticket di sosta, chiusura al traffico nei punti
centrali e nelle ore di passeggio, attività di intrattenimento
pubblico discrete e non chiassose, traffico regolamentato da
percorsi a senso unico, e via discorrendo. Poi scopri che
esiste dappertutto un piano urbanistico che impone una colore
unico, il bianco nella fattispecie, che non consente la
costruzione di edifici di altezza e cubatura oltre quella
esistente, dall’aspetto discutibile per gusto e sontuosità,
che non consente addirittura lo scavo di piscine private. E ti
chiedi: ma perché questo da noi non esiste? Perché è diventato
splendida chimera un “piano colore” che risale all’epoca della
sindacatura Mancini? Perché dal 1975 abbiamo più volte
provato, spendendo centinaia di milioni di lire prima e
centinaia di migliaia di euro poi, a darci un “piano
regolatore”, e non ci siamo riusciti? Così come non siamo
riusciti a darci un “PUC” tanto sbandierato dai vicesindaci
D’Aiello prima e Corbisiero dopo ( cito i vicesindaci solo per
chiarezza cronologica visto che il sindaco era sempre ed
indiscutibilmente lo stesso, Raffaele Picierno). Perché
nessuno è mai riuscito ad attuare un piano parcheggi che
consentisse soste brevi a pagamento a quante più persone
possibili e non solo al negoziante che occupa il posto
pubblico di fronte al suo locale per una intera giornata?
Perché quando, in una mia breve esperienza assessoriale, nel
lontano 1991, mi feci promotore di una sistemazione del
traffico, diventato insostenibile nel pieno centro storico,
con la applicazione di un senso unico da Piazza Marconi per le
piazze Vittoria, Umberto I e corso Vittorio Emanuele, il
giorno dopo, con atto incivile ed intimidatorio, i Vigili
trovarono tutti i cartelli segati e gettati a terra da qualche
commerciante neppure tanto ignoto? Perché non riusciamo a
spazzare le strade per bene, a togliere se non saltuariamente
le erbe che crescono ai lati delle vie anche cittadine, ad
esporre l’immondizia fuori dalle case già dalle sette di sera,
a non stabilire un’area di circolazione limitata almeno nelle
serate estive o quantomeno nelle festive? Non mi si venga a
dire che le città citate appartengono ad un territorio molto
più ricco del nostro, o che sono meta di incessante turismo,
perché ho parlato comunque, da parte nostra, di spreco immane
di soldi senza alcun risultato (piano regolatore) o di cose
organizzative che non comportano alcun esborso di soldi
pubblici, ma piuttosto di entrate (parcheggi a pagamento) o di
iniziative a costo zero (isola pedonale serale). Ed ecco che
infine il cane si morde la coda: in quale turismo si può
sperare per una città, che pure ne avrebbe le premesse, ma che
offre una recettività infima? Vogliamo darne la colpa ai
nostri governanti, o a noi stessi? Credo di aver chiarito che
la colpa è di entrambi, sia perché i governanti sono quelli
che noi esprimiamo, sia perché li condizioniamo con la nostra
individualità che pensa solo ai propri interessi, sia perché
tarpiamo subito le ali alle iniziativ e che qualcuno di loro,
particolarmente non influenzato, prova ad attuare. Dobbiamo
rassegnarci; non c’è via si scampo …. “quasi quasi mi faccio
uno shampoo” ! (G. Gaber).

                                             Claudio Gliottone
QUESTIONE DI PRIORITÀ.
                      L’altra sera in Consiglio comunale si è
                      parlato, tra le altre cose, della crisi
                      idrica causata da acquedotti fatiscenti
                      che disperdono gran parte del prezioso
                      liquido. Ci è stato detto che, in
                      alcuni casi, è necessario rifare
                      completamente le tubazioni, che non ci
                      sono soldi sufficienti e che quindi le
                      situazioni critiche come, ad esempio,
                      quella delle frazioni di Fontanelle, S.
                      Giuliano e Cappelle non possono
                      risolversi nell’immediato. Ci siamo
permessi di far notare che non è così, semplicemente perché
l’Amministrazione ha fatto una scelta diversa: preferisce
spendere tutti i soldi che ci sono, più di 300.000 euro resi
disponibili da una legge regionale di fine 2018, per asfaltare
le strade. Qualche perplessità sembrerebbe legittima visto che
garantire l’arrivo costante dell’acqua nelle case della gente
dovrebbe essere un po’ più importante di una lingua nera di
asfalto scintillante. Forse quando si ha la fortuna di
ricevere danari insperati sarebbe bene spenderli per risolvere
qualche criticità che non è possibile fronteggiare con le
proprie risorse economiche. Ma capiamo che è più redditizio,
da un punto di vista elettorale, accontentare gli occhi di
molti cittadini piuttosto che risolvere i disagi atavici di
alcune piccole frazioni che hanno la sfortuna di essere
“figlie di un dio minore”.

                                           Associazione Futura
L'autority boccia il Comune:
aumenti    dell'acqua    non
autorizzati e illegittimi.
Il Comune di Teano non poteva aumentare le tariffe idriche
negli anni scorsi ( poche notizie al riguardo ma pare che
l’anno di riferimento sia il 2012) . È questo in sostanza il
verdetto dell’autorità che controlla le tariffe del servizio
idrico in Italia e cioè l’ARERA. A darne comunicazione il
Codacons di Caserta (ente di tutela dei consumatori)
attraverso l’ avv. Gallicola che sta preparando una pioggia di
ricorsi per la restituzione degli aumenti pagati dai
contribuenti. Sarebbe l’ ennesimo colpo alle già disastrate
casse comunali. La situazione a dire il vero è uguale per
numerosi comuni del casertano, quasi tutti quelli che
gestiscono in proprio il servizio idrico. Perché nelle
motivazioni espresse dall’autority, tese alla bocciatura degli
aumenti, emerge la mancanza di documentazione necessaria a
giustificare gli aumenti. E qui si apre l’ennesimo capitolo di
una situazione paradossale. Oggi nessuna legge italiana
permette ai comuni di gestire in proprio il servizio idrico. E
in provincia di Caserta , a parte i comuni che hanno affidato
ai gestori detto servizio, tutti gli altri non riescono a
produrre in proprio tutte le documentazioni necessarie per il
rispetto della normativa in materia di determinazione delle
tariffe. Sostanzialmente bisogna attenersi alle tariffe
standard .E in soccorso non è ancora intervenuto l’ente Idrico
Campano, di cui il comune di Teano fa parte, ma che ha
regolarizzato solo le tariffe dei gestori con un atto tecnico
denominato di “sottomissione” , lasciando numerosi comuni
casertani in “acque agitate” . Situazione complessa che vede
fra l’altro lo stesso Ente Idrico Campano costretto nei
prossimi mesi ad affrontare un delicato aumento retroattivo
delle tariffe, come pare sia stato chiesto dalla stessa
Autority. In una situazione di inapplicazione generale della
legge nazionale e regionale in materia, inutile dire che a
Teano qualcuno aveva già sollevato la questione , chiedendo
approfondimenti in merito. È il caso di dire: Alessandro Lepre
lo aveva detto.

                                          Massimiliano Stefàno
Il Punto del lunedì.
                       Nel 1748 Montesquieu pubblica il
                       trattato “Lo Spirito delle leggi”, un
                       sontuoso saggio etico – politico in
                       due corposi volumi, scritto in
                       quattordici anni di studio, nel quale
                       individua, per il corretto e
                       democratico governo del popolo, tre
                       poteri: il legislativo, l’esecutivo e
                       quello    giudiziario.    Fondamento
indispensabile per la libertà di un popolo è che questi tre
poteri restino assolutamente distinti e separati l’uno
dall’altro. Nel 1787, durante una seduta della Camera dei
Comuni del Parlamento inglese, il deputato Edmund Burke,
rivolgendosi ai cronisti presenti, dichiara: “voi siete il
quarto potere!”. Non conosciamo il tono col quale pronunciò la
frase, se di rimbrotto o di stima, ma è certo che il deputato
inglese aveva individuato un “quarto” potere, forse più
importante degli altri: quello della informazione pubblica,
oggi proveniente da parte di tutto il mondo dei media (termine
latino e non inglese: va letto così come scritto) che ha
ampiamente sostituito la pagina scritta, la sola esistente a
quei tempi. A ben guardare è oggi forse il potere più forte,
quello che unito al potere economico, genera, guida e
stravolge tutti gli altri: la forza sta nella sua grande
capacità di forgiare le opinioni personali e poi pubbliche con
informazioni sovente artefatte, modificate, insinuanti, poco
veritiere, porte in maniera sibillina, se non addirittura
inventate di sana pianta, al servizio di altri potentati poco
democratici. A questo si aggiunga che, bombardati nel vero
senso della parola da un mare di siffatte informazione,
attraverso un altro mare di mezzi di comunicazione, seguiamo
solo l’ultima notizia fornitaci, dimenticando del tutto quella
arrivateci magari solo il giorno prima, e rinunciamo quasi “de
facto” ad ogni confronto di idee e di fatti prima di formarci
un nostro preciso giudizio. Questo resta invece importante: la
formulazione di un proprio giudizio, al quale si arriva solo
se la notizia scavalca il suo essere “informazione” sic et
simpliciter, e diventa, per il tramite di infiniti confronti
dialettici, “formazione” a tutti gli effetti. A questo da oggi
mireremo con “Il Punto del lunedì”, una rubrica fissa, aperta
ad ogni intervento, volta semplicemente a stimolare qualsiasi
confronto,     qualsiasi     approfondimento,      qualsiasi
contraddittorio che, comparandosi sui più possibili aspetti di
una “informazione ”, possa tradurla, prima o poi, e sempre in
massima libertà, in valida “formazione”. Seguiteci: cercheremo
di fare qualcosa di utile per la nostra comunità.

                                             Claudio Gliottone

UN ALTRO GOAL, MESSO A SEGNO!
Qualche giorno fa si è tenuto a Teano, comune capofila
dell’Ambito Sociale C03, un convegno sui “TIROCINI REI:
PROMOZIONE D’INCLUSIONE ATTIVA. BUONE PRASSI” presso la sala
del Loggione del Museo Sidicino. Il Comune di Teano torna a
distinguersi, non solo mantenendo il posto di Capofila
rispetto agli altri comuni limitrofi, ma classificandosi come
il migliore. I dati emersi oggi sono notevoli, 215 le persone
inserite nella programmazione dei tirocini di inclusione
attiva. Lo scopo del tirocinio è quello di formare il target
destinatario, attraverso un’articolata attività di rete che
vede coinvolti il Servizio Sociale Professionale, il Centro
per l’impiego e l’azienda. L’ obiettivo strategico dello
strumento utilizzato è individuare e superare tutte le
difficoltà di carattere sociale, familiare e personale che
ostacolano l’ingresso e soprattutto la permanenza del
beneficiario nel mondo del lavoro. Come ricordava in apertura,
il Coordinatore dell’ambito C03 dott. Carlo D’Angelo, e
l’Assessore al lavoro e Risorse Umane della regione Campania
Sonia Palmeri, lo strumento del REI- reddito di inclusione – è
stato una manovra vincente che ha permesso il passaggio
dall’etica sociale all’etica economica di persone con un
disagio sociale, riuscendo a coinvolgere nella società attiva
coloro che si trovavano ai margini. Tutto questo è stato
possibile grazie all’instancabile sinergia dei professionisti
che hanno lavorato al progetto, creando tutto da zero,
ricordiamo Maria Cristina Tari, Angela Zanfagna, RogèScorpio
Torti, Giancarlo Maione e tanti altri. Muovere i primi passi
per ridurre la disoccupazione sul nostro territorio ? fatto!
La lungimiranza e la caparbietà del capitano della squadra
Alfredo D’Andrea, di questa vincente amministrazione, Hanno
permesso ancora una volta di riuscire a mettere a segno un
altro goal, questa volta in ambito sociale grazie al supporto
e alla collaborazione dell’Assessore Bruna Balbo e della
Consigliera Antonella Compagnone. Raggiungendo un ottimo
risultato il Sindaco è riuscito a suscitare tutta
l’ammirazione di chi deve investire supportando il comune nei
suoi progetti di crescita e sviluppo, la regione Campania.
Onore, ancora al merito al Sindaco di Teano.
​
​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​
​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Chiara Marchini
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