Giornale della Comunità parrocchiale SAN PIO X - Loano (SV)
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PERIODICO MENSILE DI CULTURA E INFORMAZIONE . N.2 GIUGNO-LUGLIO 2019 - Spedizione in abb. Postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n.40) art.1, comma 2 Dir. Business - Savona Giornale della Comunità parrocchiale SAN PIO X Via Bergamo 10 - 17025 Loano (SV) 019.670322 (chiesa) 019.67.79.679 (fax) 019.67.79.680 (viceparroco) e-mail sanpio10@libero.it sito web www.sanpiodecimoloano.it c.c.postale 59735928 - Parrocchia S. Pio X Loano Vita della nostra comunità parrocchiale Come ormai tutti sapete da tempo, con l'inizio del prossimo anno dobbiamo sistemare il tetto della nostra chiesa. Ho pensato che questa possa essere anche l'occasione per sistemare in maniera definitiva il presbiterio: l'altare e tutta la facciata frontale della chiesa. Non sarà un lavoro piccolo, spero però che sia bello e piaccia a tutti. Da oltre un anno l'architetto Daniela Poggi sta studiando sia il tetto sia il presbiterio nei minimi dettagli. Al posto delle tende gialle avremo delle bellissime vetrate che raccontano la storia della Creazione. Spero entro la fine di luglio di poter esporre alla vista di tutti il disegno del progetto in modo che ognuno possa rendersi conto di cosa si tratta. Certo, sarà un grande impegno per la nostra parrocchia, ma contiamo che tale opera venga approvata dalla CEI, e ottenga un contributo del 70% dei lavori. Ciò non toglie che ognuno possa decidere di dare il suo contributo, magari finanziando una parte dell'opera. Don Luciano Il 27 aprile abbiamo celebrato le SS. Cresime dei nostri ragazzi: Basso Giacomo , Castro Nicole, D'Amico Barone Giada Maria, Insirello Francesco, Johnson Joel, Longo Elisabetta, Mangone Alessandro, Ronco Martina, Rubatti Andrea e Travaglia Emanuela Il 4 maggio le Prime Confessioni dei bambini di 3° elementare: Sofia Verga, Rachele Peccenati, Fabiola Pulino, Gabriel Baglio, Samuele D'Amico, Kevin Baglio, Cecilia D'Amico, Luca De Donato, Emma Torrazzini, Alessandro Benvenuti, Matteo Ansione, Valerio Rubatti e Sofia Aurora Fittipaldi Pag.1
Il 5 maggio la festa delle Famiglie: Elena e Stefano (8 anni), Marina e Dorindo (33 anni), Vittoria e Agostino (57 anni), Teresa ed Elio (45 anni), Gabriella e Lucio (55 anni), Daniela e Danilo (35 anni), Tiziana e Matteo (21 anni), Giosetta e Giorgio (42 anni), Laura ed Angelo (51 anni), Marcella e Fiorenzo (60 anni), Maria e Cleto (60 anni), Laura e Franco (50 anni) Il 12 maggio le Prime Comunioni dei bambini di 4° elementa re: Sofia Spagnuolo, Lucrezia Fogliano, Denise Tiani, Alessandra Magallanes, Giorgia Guitto, LuciaAnteghini, Lorenza El Ghadbane, Kristina Vercellino, Anna Polidori, Andrea Peretti, Giuseppe Piazza Del Balzo e Federico Oddicino. 12 maggio 2019: le Prime Comunioni Quest'anno quello della IV elementare era un gruppetto piccolo, se confrontato ad altri anni o ad altre realtà parrocchiali, ma potremmo definirlo di “pochi ma buoni”!! Effettivamente sono stati bambini attenti nell'ascolto, interessati nella preparazione, pronti con domande ed interventi a dimostrare la loro intelligenza! Federico, Lucia, Anna, Denise, Alessandra, Lucrezia, Giuseppe, Sofia, Giorgia, Lorenza, Kristina, Andrea, li ricordiamo così come erano disposti durante la S. Messa della loro Prima Comunione , nella quale ognuno di loro ha avuto una partecipazione attiva, chi con le letture delle preghiere, chi con la presentazione delle offerte. Hanno regalato un'immagine di innocenza, ma anche di speranza, grazie anche ai loro genitori. Ogni anno, vedere il sincero desiderio dei bambini ad accogliere Gesù e la volontà dei genitori di accompagnarli in questo cammino, è incoraggiante per tutta la comunità dei fedeli. Per catechisti ed educatori è l'occasione di conoscere meglio famiglie con le quali magari fino a poco tempo prima si scambiava solo un saluto e poi, agli incontri che ci hanno coinvolti durante l'anno e nella preparazione della cerimonia, ci hanno permesso di scoprire persone disposte a partecipare, a contribuire volentieri affinché ogni momento sia vissuto al meglio, sia di gioco che di festa.Così si creano buone amicizie tra i bambini, tra i genitori e con chi li accoglie in parrocchia! La comunità parrocchiale ogni anno si arricchisce di nuovi fedeli che speriamo trovino sempre in essa un riferimento! Auguri di buona continuazione ai ragazzi della Prima Comunione e alle loro famiglie! Dal prossimo anno inizia la preparazione per ricevere, in seconda media, il sacramento della Confermazione. Ci ritroveremo ancora ogni sabato, anche per giocare, la domenica per la S. Messa e, speriamo, quest'estate al campo parrocchiale! Le catechiste M. Grazia e M. Paola Pag.2
Sant’Antonio: il santo eucaristico che amava tanto i bambini Nel mese di giugno si è celebrata la festa di Sant'Antonio di Padova e a Lui cogliamo l'occasione di offrire una preghiera speciale per i bambini della Parrocchia, sì perché Lui li amava particolarmente: in loro vedeva il riflesso dello sguardo di Gesù. Loro con la purezza di cuore e la generosità ancora viva, sono sempre un esempio morale da imitare! La nostra Parrocchia si fa simbolo vivente dell'accoglienza verso i piccoli, dandogli uno spazio importante e offrendo loro un'atmosfera festosa durante le celebrazioni eucaristiche. Sant'Antonio è stato un grande predicatore del mistero dell'amore di Dio: era ed è ancora la presenza di Cristo nella quotidianità. Se lo seguiamo, ci innamoreremo anche noi, ogni giorno di più, della nostra missione, del nostro essere presenza di Dio verso la pienezza della comunicazione con Dio. Nel mese di giugno si celebra anche la festa del Corpus Domini. Sant'Antonio è un Santo Eucaristico, perché ha sempre predicato il mistero dell'amore di Dio con la sua vita. Ogni giorno, attraverso il dono dell'Eucarestia, Gesù si china su di noi per incontrarci e sollevarci a sé.Sant'Antonio ci guidi verso la vera luce che illumina i nostri cuori, insegnandoci ad amarci e a rispettarci l'un l'altro con cuore caritatevole, affinché la pace e l'armonia regnino nei nostri cuori. Martina Scarimbolo Perché e come pregare “Io credo che l'uomo non può realizzarsi senza il silenzio e la preghiera . Ciò che più manca a questo nostro tempo, a questa civiltà, è lo spirito di preghiera. Ciò che più ci manca è proprio il rapporto con il mistero, l'apertura sull'infinito di Dio. Occorre scavare in profondità: bisogna ritornare a pregare.” È affidata a padre David Maria Turoldo l'introduzione a questa nostra riflessione. Si può veramente incontrare Dio e si può parlare con Lui; anzi la qualità della vita dipende da questo incontro e da questo dialogo. Tutti, e non occasionalmente, ne abbiamo fatto esperienza. Il Santo Padre Giovanni Paolo II ce lo ha ricordato nella lettera a tutta la Chiesa, nel dopo Giubileo : “ le nostre comunità cristiane siano autentiche scuole di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero 'invaghimento' del cuore. Una preghiera intensa che, aprendo il cuore all'amore, lo apre anche all'amore dei fratelli e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio”. In quanti passi della Bibbia la necessità di pregare e la sua capacità di trasformare è chiaramente affermata. Nel Vecchio Testamento ne apprezziamo il gigantesco potere nell'implorazione reiterata e audace diAbramo che supplica il Suo Signore di risparmiare Sodoma e Gomorra dalla distruzione, per rispetto ai cinquanta, ai venti, ai dieci giusti che vi fossero stati trovati. La preghiera quindi è dialogo, è iniziativa d'amore, è ardimento e può anche permettersi di essere audace e insistente. È la porta che ci introduce nel Cuore di Dio e nel Suo imperscrutabile Mistero. Ancora: l'invocazione benedicente, a braccia alzate, di Mosè ha la forza di cambiare le sorti della battaglia che Giosuè sta combattendo controAmalek. Se davanti ai continui problemi del nostro cammino terreno, invece di cercare soluzioni miseramente umane e desolatamente terrestri, alzassimo più semplicemente le mani al Cielo, giorno e notte, sicuramente otterremmo maggiori e più concreti risultati. Forse il nostro problema più grande è non essere veramente capaci di pregare! Papa Giovanni Paolo I soleva ripetere: “ perdiamo tante battaglie, perché preghiamo poco” (e ….. male, dovremmo per onestà aggiungere). Nel Nuovo Testamento è Gesù stesso che si fa testimone: ”…..e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava”; “congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare”; “poi si allontanò di alcuni passi e, inginocchiatosi, pregava”. Anche nel momento più drammatico della Sua vita, nell'orto del Getsemani, Gesù vede come unica forza ed unica risorsa la preghiera. Pag.3
Da Gesù viene una testimonianza così forte, convincente e trascinante, da far scaturire la richiesta spontanea dei discepoli, affascinati, sconvolti dal modo in cui il Maestro pregava: “Signore, facci partecipi di questo mistero, che traspare nei Tuoi occhi e sul Tuo volto. Gesù insegnaci a pregare!”. Abbiamo bisogno di riprendere e fare nostra questa invocazione. Recuperare significato e valore autentico della preghiera, che non può essere disgiunto da un contestuale cammino di fede, deve diventare una priorità della nostra vita di cristiano. Il primo passo deve scontare il riconoscimento della nostra innata piccolezza e fragilità: il recupero della consapevolezza della nostra condizione di creature. In totale antitesi, quindi, con l'uomo storico, ben incarnato dall'umanità del nostro tempo, che vive il tragico incidente della libertà diventata libertinaggio e orgoglio; pratica dell'esperienza amara del peccato e del rifiuto di Dio. La seconda e decisiva mossa deve, poi, radicarsi nel riconoscimento della valenza del peccato nella storia dell'uomo e nella nostra storia personale. Dobbiamo acquisire contezza del fatto che, nascendo, siamo stati nostro malgrado inseriti in una umanità segnata dal peso della prima ferita del distacco da Dio e che a questa eredità di nascita si sovrappone il peso del nostro personale peccato. Dobbiamo saper accettare, anche, che dal primo peccato è originata una spirale di degrado che ha reso la storia umana sempre più sghemba, contorta, malata ed essere consapevoli di quanta zizzania abbiamo fatto crescere nel piccolo campo della nostra vita. Senza questa consapevolezza, la nostra preghiera non può essere vera: per pregare nella Verità, dobbiamo presentarci davanti a Dio con le ferite scoperte della nostra piccolezza e del nostro peccato. Questo da parte nostra. Dall'altra, c'è Dio a compiere il Miracolo. Davanti all'umiltà, Dio manifesta un desiderio irrefrenabile di perdono e di riconciliazione. Nella preghiera cristiana, di fronte al pianto sincero del figlio oppresso dalla colpa e dalla sua incapacità di risollevarsi, ci sono il sorriso e la tenerezza infinita del Padre. L'evangelista Giovanni ci rincuora: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo Lui”. E c'è di più. Dio non solo ci perdona, ma, abbracciandoci, ci fa dono della possibilità di amare come ama Lui. Siamo al cuore e al vertice della preghiera cristiana. “Amare come ama Dio”.Al di fuori di ogni schema e logica umana. Ce ne dà un'idea, nei vangeli, il padre amorevole del figliol prodigo. Commenta monsignor Angelo Comastri: “questo padre, che la prova non ha cambiato, che resta incrollabilmente padre, che ha un cuore con una riserva inesauribile di amore”. Prima riaccoglie, e in che maniera, il figlio dissoluto, che lo aveva rinnegato. Poi, di fronte al rischio di una nuova crisi familiare, con il figlio maggiore che non ne accetta il comportamento, è capace di un'ulteriore rigurgito di tenerezza: esce fuori e va addirittura a pregarlo. “Egli sa soltanto amare ed ama totalmente e senza condizioni”. “La preghiera cristiana approda a questa grandezza: all'amore stesso di Dio. Non c'è preghiera cristiana se non si crea il contatto tra la nostra povertà e la ricchezza infinita della Carità di Dio”. Impegniamoci con tutto il cuore per assaporare il tanto di “mistero” che c'è nel nostro interloquire con Dio, rimanerne stupiti, venirne rapiti ed essere così capaci di realizzare il “miracolo” rendendo le nostre preghiere “più vere, più nutrite di Vangelo, più aperte all'ascolto, meno appesantite di richieste, più presenti nel nostro quotidiano”. Giuseppe M. eAdulti diA.C. Pag.4
Azione Cattolica per chi? La nostra associazione ha vissuto venerdì 31 maggio un momento speciale: è venuto il Presidente Nazionale Matteo Truffelli. Già nel pomeriggio ha incontrato i presidenti parrocchiali, il Consiglio diocesano e le equipes nelle opere parrocchiali di San Michele ad Albenga. E prima, con Don Luciano e la presidenza, è andato a trovare lo storico presidente diocesano Franco Gallea, il presidente che ha accompagnato l'AC dopo il Concilio Vaticano II e il nuovo statuto. Franco rappresenta un pezzo importante della nostra Associazione e con lui, con la sua lucida memoria, la sua straordinaria capacità di collegare la “piccola” storia della nostra Associazione alla storia della Chiesa e del mondo, che riusciamo a riconoscere il nostro ruolo nella parrocchia e nella città. Matteo (Truffelli) ci ha ricordato per chi siamoAC, non soltanto per i soci o la parrocchia ma per quanti sono fuori, per quanti sono indifferenti. Non importa dare risposte a domande che non ci fanno, occorre essere presenti partendo dalla realtà che, come dice Papa Francesco, è sempre superiore all'idea. Nella nostra Diocesi, che il Vescovo Mons. Guglielmo definisce un arcipelago, l'AC è chiamata a costruire ponti, a fare da “collante” per costruire la comunione. L'AC da sempre costruisce legami: tra generazioni diverse (vecchi e giovani), tra ricchi e poveri, tra laureati e analfabeti, tra paesi e città, tra destra e sinistra, da sempre lavora per fare unità: è il suo compito. A ottobre il fare le Assemblee Parrocchiali, Diocesane e, in primavera, Nazionale, è l'occasione per capire come muoversi, che cosa si aspettano da noi gli altri. Partendo da quello che siamo “ora”, (non da come vorremmo o dovremmo essere) e da lì ripetere l'assemblea oltre a ricambiare le responsabilità (ed essere responsabili è gioia!) è una scuola di autentica democrazia che ci insegna a viverla anche in ambito politico. Una nota interessante è stata per noi “adultissimi” meno presenti nel fare, nell'organizzare, nel costruire materialmente ma indispensabili nel fornire il “carburante” ad ogni iniziativa con la preghiera (per la quale abbiamo più tempo…), con la memoria e con la capacità di indicare sempre l'essenziale. Alla sera poi nel salone S. Carlo, sempre di Albenga, Matteo ha presentato il suo libro “La P maiuscola: fare politica sotto le parti”, un’ intervista in cui Matteo risponde a precise domande per chiarire il ruolo dell'AC in questo ambito. Non dare risposte o indicazioni di merito, ma formare coscienze critiche capaci di vivere le complessità dell'oggi con la bussola sempre puntata a Cristo. (e quel “sotto” del titolo, indica proprio questo lavoro che è la base per una politica con la P maiuscola) Giosetta Una pagnotta di pane: parafrasi del nostro Centro d’Ascolto Come non rendere grazie alla fedeltà di Dio che – come ricorda il profeta Zaccaria (cfr. Zc 4,10) – non ha disprezzato i nostri modesti inizi? Ancora una volta il Signore non si è smentito: fa grandi cose con... nulla. E il grano di senape è diventato un albero frondoso. Prendiamo in mano una pagnotta di pane. E proviamo a guardarla per qualche minuto. Lo so, le pagnotte non si guardano, si mangiano. Effettivamente funziona così. Sul tavolo, ogni giorno troviamo pagnotte di pane. Sono la cosa più ovvia, più scontata. Sono talmente ovvie e scontate che non attirano di certo il nostro sguardo. Stanno lì sul tavolo, assieme ai piatti, ai bicchieri, alle posate. Sono già lì quando ci sediamo a tavola. Noi ci sediamo e aspettiamo la prima portata. Quando arriva iniziamo a mangiare, accompagnando il cibo con un po’ di pane, che prendiamo automaticamente, senza pensarci. Ecco: il pane si mangia senza pensarci. E, soprattutto, senza guardarlo. Senza dire mai: “Oh, che bello, oggi c’é anche il pane”. Non desta meraviglia, non suscita stupore. Oggi invece prendiamo in mano una pagnotta e la guardiamo. Ci accorgiamo che non l’abbiamo fatta noi. Arriva da lontano. Dalla terra. Questa pagnotta è un dono della Madre Terra. È lei che ha prodotto il grano. Il contadino, che lavora la terra, lo sa. Lui ara, prepara il terreno, semina, irriga, miete... ma sa benissimo che non è lui a produrre il grano. È la terra. Inoltre, questa pagnotta vede il lavoro di tante persone: il contadino, il mugnaio, il panettiere. Ma anche chi ha raccolto il sale dal mare, chi ha costruito l’acquedotto che porta l’acqua al panettiere, chi ha costruito i canali che portano l’acqua nei campi, chi ha costruito le strade attraverso le quali ha viaggiato il grano, la farina. Quanto lavoro in questo pezzo di pane! Quante persone hanno speso ore per questa pagnotta! È un regalo della terra e di tante persone. E noi dobbiamo essere grati di appartenere ad una comunità di uomini e di donne che lavorano per se stessi e per gli altri! Questa pagnotta ci ricorda il cibo in generale: quel cibo che anche noi come “Centro” distribuiamo insieme a tante altre cose che facciamo. Noi restiamo in vita soltanto grazie ad un pezzo di pane, grazie al cibo. Senza cibo non siamo niente, senza cibo moriamo, inesorabilmente. Siamo dei bisognosi, siamo dei mendicanti! Non bastiamo a noi stessi! Questa pagnotta ci fa pensare alle fatiche e ci ricorda il lavoro. Spesso usiamo l’espressione: “Guadagnarsi il pane”. Questa espressione dice la fatica del vivere, del sopravvivere. Ricorda i tanti problemi legati al mondo del lavoro: disoccupazione, disuguaglianza, sfruttamento, crisi, povertà, migrazioni. Pag.5
Ci ricorda il tema serio della giustizia. Mangiare significa condividere, significa sentirsi in alleanza con la terra e con la comunità degli uomini. Mangiare è sempre fare un patto con la terra e la comunità degli uomini. Un patto in cui ciascuno di noi riceve in regalo questo pane, ringrazia, riconosce che “l’altro” é più importante del pane che mangia, e ciò impegna ciascun a condividere, ad assumersi la responsabilità per la giustizia e l’equità. Questa pagnotta ci ricorda Gesù che dice: “Prendete e mangiate”. Ci ricorda che abbiamo bisogno di un Pane che ci salvi. Non bastiamo a noi stessi. Abbiamo bisogno di un Pane che non ci lasci morire, che ci faccia “rinascere” e riaccenda in noi il gusto di amare e la speranza. Abbiamo bisogno di sentirci “parte di una comunità di fratelli”. Per questo ci troviamo alla Messa per celebrare l’Eucaristia. Perché lì un Padre, da buon Padre, ci dia il Pane che ci sostiene e ci doni gli altri come fratelli e sorelle. Per poi ripartire grati. Quante cose ci ha detto questa pagnotta! Amo molto una bella poesia di D.M. Turoldo che ci potrà accompagnare in questo anno in cui ci fermiamo a pensare al nostro modo di “aiutare” insieme. "Tempo è di ritornare poveri per ritrovare il sapore del pane E la gente, l'umile gente abbia ancora chi l'ascolta, e trovino udienza le preghiere. E non chiedere nulla” per reggere alla luce del sole per varcare sereni la notte e cantare la sete della cerva”. Non auguriamo a nessuno la miseria. Ci mancherebbe! Ma credo sia importante, durante il nostro servizio, fare l’esperienza della nostra povertà, senza sentirci superiori a quelli che serviamo. Non siamo onnipotenti, ma piccoli: bisognosi ogni giorno di un pezzo di pane, dipendenti, ogni giorno, da un pezzo di Pane. Questo ci aiuta a non vivere in perenne stato di “pretesa” vorace e prepotente. Spesso ci si sente al centro del mondo e pretendiamo che tutto e tutti girino attorno a noi. Spesso pretendiamo che ogni nostro piccolo diritto sia soddisfatto, subito. Diventiamo prepotenti, voraci. Usiamo gli altri. Pretendiamo su ogni fronte: che gli altri ci ascoltino, che ci capiscano, che ci aiutino, che ci amino, che ci rispettino; pretendiamo che lo stato risolva tutti i problemi, che coloro che incontriamo siano perfetti e ci diano ragione, che la sanità faccia passare noi prima di tutti gli altri; pretendiamo che il cibo sia in tavola quando lo decidiamo noi, che sia cucinato come piace a noi. Pretendiamo... ed invece dobbiamo imparare ad essere poveri, cioé a non pretendere ma a chiedere, a non pretendere ma attendere. Grati per ciò che abbiamo, fiduciosi per il futuro. Ogni volta che terminiamo il nostro servizio dovremmo provare la densa sensazione della gratitudine: anche oggi ho ricevuto in regalo tempo per la mia fame e acqua per la mia sete. Anche oggi ho provato sulla mia pelle la bellezza di sentirmi come persona amata: appartenente alla “Madre Terra” che mi ha sfamato e mi ha permesso di sfamare i miei fratelli! Grazie Figlio del Padre che Ti sei preso cura di me, fratello che ha trovato e incontrato altri fratelli sul sentiero della vita. Quest’anno allora fissiamo il nostro sguardo e viviamo queste parole come fossero un binomio: Gratitudine Relazione Appartenenza Condivisione Desiderio Gusto Non spreco Perdono Educazione Eucaristia Don Renato La Sacra Scrittura per le ferie Per le vostre vacanze mi permetto di consigliarvi un bel libro che parla di Dio: il Vangelo. Tramite la Parola della Sacra Scrittura conosciamo Gesù, quel Gesù storico che camminò per le strade della Palestina ,e che oggi cammina sulle nostre strade, carissimi amici del giornale parrocchiale di San Pio X, come ogni libro della Bibbia, il Vangelo non si legge come un libro uguale agli altri o come un racconto di fatti straordinari, leggere la Bibbia è ascoltare Dio, leggere la Sacra Scrittura è pregare ; leggere il Vangelo è avere il filo diretto con Dio, mettersi in contatto con lui, comunicare con lui , lasciarsi interpellare da lui significa entrare in contatto vivo con lui, con quel Gesù signore che tanti secoli fa ha detto: “oggi si e compiuta questa scrittura “. Come lascia capire l'evangelista Luca, questo si compie ogni volta che noi leggiamo il vangelo. Perciò carissimi amici: leggete il vangelo, e la Sacra Scrittura: “Chi non conosce la Sacra Scrittura non conosce Gesù”. Gesù è pronto a spiegarci le sue parole, a liberarci dalle nostre ansie, a ridare la vista ai nostri occhi accecati, a togliere i pesi che ci opprimano. Tutto ciò richiede che noi si abbia fede in lui. Buone vacanze. pace e gioia accolito Lucio Telese. Pag.6
Campo Biblico “GUARDATE I CAMPI CHE GIA' BIONDEGGIANO” (Gv 4,35) questo è il brano del Vangelo che guiderà il campo adulti dell'Azione Cattolica che quest'anno si svolgerà ad Ormea dal 15 al 18 agosto. Sarà un campo biblico guidato da padre Fernando Armellini incentrato sulla meditazione e riflessione degli Atti degli Apostoli alla luce della nostra realtà diocesana. Infatti saremo chiamati a fare diversi esercizi di discernimento non su cose astratte, ma su come nel 2019 nella diocesi di Albenga – Imperia e nelle nostre parrocchie può e deve essere una comunità che annuncia la Parola di Dio agli uomini e le donne del nostro tempo. Le giornate saranno divise in due momenti: la prima è l'ascolto di padre Ferdinando che ci aiuterà ad entrare al meglio nel testo degli Atti degli Apostoli. Scegliendo alcuni brani che andrà ad analizzare in profondità, avremo la possibilità di comprendere meglio il sotto titolo del campo: “La prima comunità cristiana matura nell'oggi”. La seconda parte ci permetterà, attraverso un discernimento personale e comunitario, a far nostre le parole ascoltate e quelle meditare. L'intenzione di questi giorni di campo è capire e poi agire cu come la comunità cristiana matura oggi e soprattutto non in se stessa. Una maturazione completa devo portare un frutto che deve essere colto dagli altri per gustarlo e assaporarlo. Inutile sarebbe una nostra riflessione su tale argomento se non ci fosse già una predisposizione a testimoniare con le parole, ma soprattutto coni fatti quanto la Parola di Dio ci insegna. Durante il campo avremo la possibilità di vivere momenti di raccoglimento, di silenzio e di festa. Proprio perché ogni comunità, gruppo o compagnia che si rispetti sa avere momenti di gioia da condividere con gli altri e momenti in cui ognuno può fare del silenzio dentro se stesso. Allora alziamo il nostro sguardo e guardiamo i campi che già biondeggiano per la mietitura. Paolo Ferrando Pag.7
Ragazzo, dico a te, alzati! Lui vive e ti vuole vivo! “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! […] Se hai perso il vigore interiore, i sogni, l'entusiasmo, la speranza e la generosità, davanti a te si presenta Gesù come si presentò davanti al figlio morto della vedova, e con tutta la sua potenza di Risorto il Signore ti esorta: “Ragazzo, dico a te, alzati!” (Lc 7,14).” È questo l'inizio della premessa e la parte finale del primo capitolo dell'Esortazione Apostolica post-sinodale “Christus Vivit” del Santo Padre Francesco ai giovani e a tutto il popolo di Dio. Papa Francesco ha scritto questa lettera rivolgendosi in particolar modo ai giovani cristiani, quale frutto delle riflessioni e dei dialoghi scaturiti dal Sinodo dell'ottobre 2018. L'Esortazione Apostolica è composta da nove capitoli, 299 paragrafi per un totale di 64 pagine. Io l'ho letta attentamente e ne sono rimasto semplicemente affascinato, sono stato colpito dai concetti espressi e dalle parole usate. Ogni pagina è fonte di profonda riflessione, ma anche e soprattutto di grande gioia. È nata in me l'idea di tentare, tramite questo articolo, di dare un piccolissimo contributo alla divulgazione di questa meravigliosa lettera. Vi invito perciò a scaricarla, o a farvela scaricare da Internet e leggerla. Vi consiglio, se potete, di leggerla lentamente, senza premura, nei momenti più tranquilli e di maggiore serenità affinché il vostro spirito non sia turbato dai soliti affanni e possiate così apprezzare ogni singolo paragrafo. Per farvi “ingolosire”, vi proporrò anche diversi passi della lettera. Metaforicamente è come se io avessi visitato un posto stupendo e lì avessi scattato delle foto e ora ve le mostrassi dopo averle inserite in un album (come si faceva una volta, ricordate?) aggiungendo sotto un mio pensiero. Ovviamente i miei pensieri sono quelli di un uomo qualunque, lasciano il tempo che trovano, ma non sono riuscito a rimanere muto al cospetto di tale opera. Chiedo perdono al Santo Padre se, per ragioni di spazio, ho avuto l'ardire e la presunzione di poter spezzettare la Sua lettera; non è stato facile, ma l'ho fatto in buona fede mirando alla bontà del fine. Vi prego ancora una volta, leggete la versione integrale. Solo così il mio obiettivo potrà considerarsi raggiunto. Okay, siete pronti? Iniziamo! Il capitolo secondo si intitola: “Gesù Cristo sempre giovane” e Papa Francesco ci parla della giovinezza di Gesù citando molti passi del Vangelo. Gesù è morto per noi sulla croce poco più che trentenne, periodo in cui oggi si è considerati giovani-adulti; ma quello che è più importante è che “Gesù è giovane tra i giovani per essere l'esempio dei giovani e consacrarli al Signore”. Dopo aver parlato della giovinezza di Gesù che ci illumina, Papa Francesco affronta l'argomento sulla giovinezza della Chiesa e scrive: “…il Concilio Vaticano II affermava che “ricca di un lungo passato sempre in essa vivente, e camminando verso la perfezione umana nel tempo e verso i destini ultimi della storia e della vita, essa è la vera giovinezza del mondo”. In essa è sempre possibile incontrare Cristo il compagno e l'amico dei giovani”. Per quanto riguarda il rinnovamento della Chiesa, Egli inizia scrivendo: “Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un'altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell'Eucaristia, della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno. È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte. Per essere credibile agli occhi dei giovani, a volte ha bisogno di recuperare l'umiltà e semplicemente ascoltare, riconoscere in ciò che altri dicono una luce che la può aiutare a scoprire meglio il Vangelo. A queste parole mi viene spontaneo dire “Signore, è bello per noi essere qui” (Matteo 17:1-9) nella Tua Chiesa insieme a Papa Francesco. Purtroppo però Papa Francesco scrive anche: “Una Chiesa sulla difensiva, che dimentica l'umiltà, che smette di ascoltare, che non si lascia mettere in discussione, perde la giovinezza e si trasforma in un museo.” È questa una triste prospettiva ma, con amarezza, non ho potuto fare a meno di riscontrare, tramite scritti e video, come ci siano nella Chiesa e fuori di essa, oppositori che attaccano duramente l'operato del Papa, quali sostenitori di un incomprensibile immobilismo. Una Chiesa viva e giovane è certamente aperta al dialogo ma questo, come in tutte le discussioni, deve essere sempre responsabile, pacato, senza astio e soprattutto senza inimicizia; ma di quest'ultima cosa Papa Francesco ce ne parlerà più avanti. Il capitolo terzo è intitolato: Voi siete l'adesso di Dio. Qui Papa Francesco tira un po' le orecchie a noi adulti. Infatti nella maturità l'uomo è più propenso a cogliere gli aspetti negativi dei giovani facendoli prevalere su quelli positivi. Quante volte ho sentito dire in occasione di una manifestazione giovanile queste parole: “tutte le scuse sono buone per non andare a scuola… Perché le manifestazioni non le fanno mai nei giorni in cui la scuola è chiusa?”. Questo è solo un esempio, ma sinceramente quante volte abbiamo prestato la giusta attenzione ai messaggi dei giovani? Leggete cosa dice a tal proposito nella lettera Papa Francesco: “Oggi noi adulti corriamo il rischio di fare una lista di disastri, di Pag.8
difetti della gioventù del nostro tempo. Alcuni forse ci applaudiranno perché sembriamo esperti nell'individuare aspetti negativi e pericoli. Ma quale sarebbe il risultato di questo atteggiamento? Una distanza sempre maggiore, meno vicinanza, meno aiuto reciproco. […] Alcuni giovani sentono le tradizioni familiari come opprimenti e ne fuggono sotto la spinta di una cultura globalizzata che a volte li lascia senza punti di riferimento. […] Talora gli adulti non cercano o non riescono a trasmettere i valori fondanti dell'esistenza”. È proprio così! Ai miei tempi (e parlo di più di mezzo secolo fa) i valori fondanti e l'educazione ai giovani erano impartiti dalla famiglia, dalla scuola, dalla chiesa che agivano in stretta collaborazione. Oggi le cose sono un po' cambiate, spesso sono proprio gli adulti a contestare la scuola e la chiesa, senza accorgersi che sono, sempre di più, i “social” ad educare i nostri figli, i nostri nipoti. Riguardo all'ambiente digitale Papa Francesco scrive: “Internet e le reti sociali […] costituiscono comunque una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all'informazione e alla conoscenza. […] In molti paesi web e social network rappresentano ormai un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani, anche in iniziative e attività pastorali. […] Tuttavia, per comprendere questo fenomeno nella sua totalità, occorre riconoscere che, come ogni realtà umana, esso è attraversato da limiti e carenze. […] Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d'azzardo. […] La proliferazione delle fake news è espressione di una cultura che ha smarrito il senso della verità e piega i fatti a interessi particolari. […] La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana. L'immersione nel mondo virtuale ha favorito una sorta di “migrazione digitale”, vale a dire un distanziamento dalla famiglia, dai valori culturali e religiosi, che conduce molte persone verso un mondo di solitudine e di autoinvenzione, fino a sperimentare una mancanza di radici, benché rimangano fisicamente nello stesso luogo. La vita nuova e traboccante dei giovani, che preme e cerca di affermare la propria personalità, affronta oggi una nuova sfida: interagire con un mondo reale e virtuale in cui si addentrano da soli come in un continente sconosciuto.” In questo capitolo, dopo una rigorosa analisi riguardo le migrazioni e le responsabilità della Chiesa circa ogni forma di abuso e un severo esame sulla “piaga” del clericalismo, si conclude con il paragrafo: “C'è una via d'uscita”, nel quale è riportato “affinché la giovinezza realizzi la sua finalità nel percorso della tua vita, dev'essere un tempo di donazione generosa, di offerta sincera, di sacrifici che costano ma ci rendono fecondi.” Il capitolo quarto fa riferimento al grande annuncio per tutti i giovani. Un annuncio composto da tre grandi verità: la prima “Dio ti ama”, la seconda “Cristo ti salva”, la terza “Egli vive”. Un secondo annuncio è dato dalla certezza che tutti noi abbiamo un Padre divino che ci accoglie, ci sostiene, ci dà sicurezza ma soprattutto ci ama. Scrive Papa Francesco: “In queste tre verità – Dio ti ama, Cristo è il tuo salvatore, Egli vive – compare Dio Padre e compare Gesù. Dove ci sono il Padre e Gesù, c'è anche lo Spirito Santo. È Lui che prepara e apre i cuori perché accolgano questo annuncio, è Lui che mantiene viva questa esperienza di salvezza, è Lui che ti aiuterà a crescere in questa gioia se lo lasci agire. Lo Spirito Santo riempie il cuore di Cristo Risorto e da lì si riversa nella tua vita come una sorgente. E quando lo accogli, lo Spirito Santo ti fa entrare sempre più nel cuore di Cristo, affinché tu sia sempre più colmo del suo amore, della sua luce e della sua forza. Il capitolo quinto ci introduce nei percorsi di gioventù. Il nostro papa mette in guardia i giovani: “… La giovinezza, più che un vanto, è un dono di Dio: “Essere giovani è una grazia, una fortuna”. È un dono che possiamo sprecare inutilmente, oppure possiamo riceverlo con gratitudine e viverlo in pienezza […] Apprezzare la giovinezza significa vedere questo periodo della vita come un momento prezioso e non come una fase di passaggio in cui i giovani si sentono spinti verso l'età adulta. […] Giovani, non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo […] Non sopravvivete con l'anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete!”. Questa è la verità, purtroppo per tanti giovani è proprio così. Pare che la loro vita sia risucchiata da uno smartphone o da un tablet e per quello che succede intorno regna l'indifferenza più totale. Di seguito Papa Francesco ci parla dell'amicizia tra i giovani e dell'amicizia con Cristo. In questo periodo nel quale i giovani abusano della parola amicizia, specialmente su internet, dove si contano centinaia di amici e si ascoltano frasi tipo: “gli ho chiesto l'amicizia… gli ho tolto l'amicizia…”, sembrano non accorgersi che con la maggioranza di quegli “amici” non c'è mai stata una stretta di mano, tantomeno una pacca sulla spalla. A tal proposito, Papa Francesco ci dice “… L'amicizia è un regalo della vita e un dono di Dio. Attraverso gli amici, il Signore ci purifica e ci fa maturare. Allo stesso tempo, gli amici fedeli, che sono al nostro fianco nei Pag.9
momenti difficili, sono un riflesso dell'affetto del Signore, della sua consolazione e della sua presenza amorevole. […] Così come ti preoccupi di non perdere la connessione a Internet, assicurati che sia attiva la tua connessione con il Signore, e questo significa non interrompere il dialogo, ascoltarlo, raccontargli le tue cose, e quando non hai le idee chiare su cosa dovresti fare, domandagli: Gesù, cosa faresti Tu al mio posto?”. Già, cosa faresti al mio posto? Quante volte secondo le situazioni della vita ho posto questa domanda. Ma a chi?Ad un parente stretto, ad un amico fidato, ad un collega per un problema di lavoro. Spesso ho chiesto, nella preghiera, a Gesù di aiutarmi ma mai, dico mai, ho chiesto a Gesù: “Cosa faresti Tu al mio posto?” E voi? Io, forse non ci ho mai pensato, ci penso ora e dico che a questa domanda seguirebbero delle giuste e rasserenanti risposte. Papa Francesco chiude il paragrafo con un proverbio africano: “Se vuoi andare veloce, cammina da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina con gli altri”. A questo punto Papa Francesco ci parla dell'inimicizia di cui vi ho già accennato e dice: “L'inimicizia sociale distrugge. E una famiglia si distrugge per l'inimicizia. Un paese si distrugge per l'inimicizia. Il mondo si distrugge per l'inimicizia. E l'inimicizia più grande è la guerra”. Siamo così arrivati al capitolo sesto nel quale Papa Francesco ci parla della memoria, della storia. Un uomo che non conosce la storia non ha radici e se non ha radici non ha futuro. Egli scrive: “A volte ho visto alberi giovani, belli, che alzavano i loro rami verso il cielo tendendo sempre più in alto, e sembravano un canto di speranza. Successivamente, dopo una tempesta, li ho trovati caduti, senza vita. Poiché avevano poche radici, avevano disteso i loro rami senza mettere radici profonde nel terreno, e così hanno ceduto agli assalti della natura. Per questo mi fa male vedere che alcuni propongono ai giovani di costruire un futuro senza radici, come se il mondo iniziasse adesso. Perché è impossibile che uno cresca se non ha radici forti che aiutino a stare bene in piedi e attaccato alla terra. È facile “volare via” quando non si ha dove attaccarsi, dove fissarsi. […] Se una persona vi fa una proposta e vi dice di ignorare la storia […] quella persona ha bisogno che siate vuoti, sradicati, diffidenti di tutto, perché possiate fidarvi solo delle sue promesse e sottomettervi ai suoi piani. […] Atale scopo hanno bisogno di giovani che disprezzino la storia, che rifiutino la ricchezza spirituale e umana che è stata tramandata attraverso le generazioni, che ignorino tutto ciò che li ha preceduti.” È triste e doloroso pensare a quanti giovani sono “volati via”, vittime di loro stessi e di personaggi senza scrupoli. Perché non siamo riusciti a proteggerli? Ogni pianta giovane per avere il tempo di mettere radici ha bisogno di un terreno fertile e di un paletto che gli serva da tutore, che lo tenga ben fissato al suolo, che lo aiuti e lo difenda dagli assalti della natura. Noi adulti dobbiamo essere i tutori-difensori dei nostri giovani ed è un compito ben difficile. Disgraziatamente ci sono giovani che non ci vogliono più ascoltare, che pensano di esprimere la loro forza nell'essere volutamente maleducati, volutamente ignorano la storia, volutamente pensano di autogestire la fede, volutamente seguono gli esempi peggiori; rifiutano ogni aiuto ed entrano nel tunnel dell'insoddisfazione che genera quel malessere da cui è ben difficile uscire. Papa Francesco viene in nostro aiuto e dà degli ottimi consigli su come devono essere i rapporti tra i giovani e gli anziani e viceversa. Tra questi consigli ne ho scelto uno che chiude il capitolo sesto: “Non lasciamoci portare fuori strada né dai giovani che pensano che gli adulti siano un passato che non conta più, che è già superato, né dagli adulti che credono di sapere sempre come dovrebbero comportarsi i giovani. Piuttosto, saliamo tutti sulla stessa canoa e insieme cerchiamo un mondo migliore, sotto l'impulso sempre nuovo dello Spirito Santo”. Il capitolo settimo affronta il tema relativo alla pastorale dei giovani e dà ulteriori e importanti indicazioni su come affrontare certi loro problemi, per poterli aiutare accompagnandoli in un cammino di ricerca e di crescita che possa “suscitare e radicare le grandi esperienze che sostengono la vita cristiana.” Papa Francesco dà preziosi consigli sul modo di operare della Chiesa, della scuola cattolica e della famiglia affinché possa nascere nei giovani il desiderio di partecipare a gruppi o comunità in cui siano “accolti, motivati, incoraggiati e stimolati.” Scrive Papa Francesco: “Al Sinodo sono emerse molte proposte concrete volte a rinnovare la pastorale giovanile e liberarla da schemi che non sono più efficaci perché non entrano in dialogo con la cultura attuale dei giovani. […] Bisogna avvicinarsi ai giovani con la grammatica dell'amore, non con il proselitismo. […] L'esperienza di gruppo costituisce anche una grande risorsa per la condivisione della fede e per l'aiuto reciproco nella testimonianza. I giovani sono capaci di guidare altri giovani e di vivere un vero apostolato in mezzo ai propri amici.” Nel capitolo ottavo Papa Francesco ci introduce nel tema della vocazione. Essa acquisisce significati e valori diversi in funzione delle scelte di vita operate dai giovani per la realizzazione del progetto che Dio ha per ognuno di loro. In tal caso la vocazione si manifesta e si realizza attraverso la chiamata di Dio, l'orientamento e il cammino di risposta. Alla base di tutto però c'è la chiamata all'amicizia con Lui, “la cosa Pag.10
fondamentale è discernere e scoprire che ciò che vuole Gesù da ogni giovane è prima di tutto la sua amicizia”. Ognuno di noi ha avuto da Dio una chiamata, una vocazione ben precisa e se noi l'abbiamo ascoltato allora ci siamo orientati per compiere quel cammino per fare le cose “non tanto per farle, ma con un significato come risposta a una chiamata”. Papa Francesco ci ricorda che: “Il Concilio Vaticano II ci ha aiutato a rinnovare la consapevolezza di questa chiamata rivolta ad ognuno: tutti i fedeli d'ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità, la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste.” Tante possono essere le chiamate, certamente all'amicizia con Lui, alla santità, al servizio missionario verso gli altri, all'amore e alla famiglia, al lavoro, a una consacrazione speciale a Dio nel sacerdozio. Papa Francesco nella sua lettera ci rivela i concetti fondamentali per ogni chiamata e scrive: “In definitiva, si tratta di riconoscere per che cosa sono fatto, per che cosa passo da questa terra, qual è il piano del Signore per la mia vita. […] Ogni vita è vocazione. La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri. […] Questo “essere per gli altri” nella vita di ogni giovane è normalmente collegato a due questioni fondamentali: la formazione di una nuova famiglia e il lavoro. […] Quando uno scopre che Dio lo chiama a qualcosa, che è fatto per questo – può essere l'infermieristica, la falegnameria, la comunicazione, l'ingegneria, l'insegnamento, l'arte o qualsiasi altro lavoro – allora sarà capace di far sbocciare le sue migliori capacità di sacrificio, generosità e dedizione. […] Nel discernimento di una vocazione non si deve escludere la possibilità di consacrarsi a Dio nel sacerdozio, nella vita religiosa o in altre forme di consacrazione. Perché escluderlo? Abbi la certezza che, se riconosci una chiamata di Dio e la segui, ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita.” Siamo così arrivati al capitolo nono, l'ultimo capitolo, dal titolo: “Il discernimento”. Il discernimento è la via per riconoscere la propria vocazione, è lo strumento per riconoscere ciò che è buono e viene da Dio da ciò che è ingannevole e nella tentazione viene dal male. Per un giusto riconoscimento del discernimento si può ricorrere ad alcuni aiuti quali la preghiera, l'ascolto da parte di sacerdoti o laici preparati che possono accompagnare i giovani. Scrive Papa Francesco: “Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento”. Siamo quasi arrivati al termine di questa Esortazione Apostolica. Ho cercato di fare del mio meglio per concentrarla e ricucire in modo armonico i vari pezzi. Se vi siete annoiati, credetemi, è solo colpa mia! mo Concludo questo lungo articolo con l'ultimo paragrafo, il 299 . Sono parole che toccano il cuore risvegliando emozioni intense. Evviva Papa Francesco!“E per concludere… un desiderio – Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte “attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”.” Camillo Nel cuore dell’estate e delle vacanze un momento di spiritualita’ Mercoledì 14 agosto, vigilia della Solennità di Maria Assunta in Cielo, grazie alla disponibilità delle Suore di San Giuseppe, celebreremo una Santa Messa sulla spiaggia. Ci ritroveremo alle ore 19.00 presso il loro stabilimento balneare e appena creato il giusto raccoglimento celebreremo la Santa Messa in onore della Vergine Maria. Il tempo di vacanza è una buona occasione per dedicare un po' del nostro tempo alla preghiera; mentre ritempriamo il corpo, dobbiamo anche prenderci cura dello Spirito. Non dimentichiamo che i nostri doveri di buoni cristiani non vanno in Vacanza e neanche il Signore .Al termine della Celebrazione ci sarà un rinfresco. Buone vacanze a tutti DonAntonello Pag.11
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