APERTA COMUNITÀ - Pederobba

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APERTA COMUNITÀ - Pederobba
COMUNITÀAPERTA                  dicembre 2018
I 150 ANNI DEL MIO SACERDOZIO
                                      Pagina 4

                                      Pagina 6

LE MATITE COLORATE
                                      Pagina 4

n° 476
APERTA COMUNITÀ - Pederobba
sommario
pg. 3              La lettera
pg. 4              I 50 anni del mio sacerdozio

                                                                                    Magnificate con me il
pg. 5              I lavori dei ragazzi
pg. 6              Le matite colorate
pg. 8              Da un ergastolano …

                                                                                         Signore!
pg. 10             La cresima. Il 18 novembre
pg. 11             Pederobba: d. Bruno e d. Oddo
pg. 13             Il mestiere del genitore
pg. 15             Ciao
pg. 17             La pietà popolare
pg. 17             Racconto: la candela riottosa
pg. 18             Ufficiature
pg. 19             Il sabato mattina …

Parrocchia         Sabato          Domenica                                      Il SITO DELLA PARROCCHIA ha questo indirizzo da cercare in
                   Sera            Mattina                    Sera
                                                                                 GOOGLE  www.ecclesia-pederobba.it
CIANO              18.30           8.00
                                                                                 Aperto il sito, si clicca sul MENU e si scelgono i programmi.
                                   10.30
CORNUDA            18.30           8.00                       18.30
                                                                                 Cliccando sulle parole evidenziate in azzurro, si ottengono gli
                                   10.30                                         AVVISI e COMUNITÀ APERTA di cui si scaricano i PDF.
COVOLO             18.30           9.30                                          Visualizzato, il sito può essere opportunamente salvato. Il sito propone
                                                                                 subito una pagina chiamata HOME dove si trovano gli ultimi inserimenti
CROCETTA           18.30           9.15 c. di riposo                             di articoli o altro. Tuttavia posso scegliere la pagina AVVISI SETTIMANALI , o
                                   10.30
                                                                                 quella di COMUNITÀ APERTA , oppure STORIA DELLA PARROCCHIA che
NOGARÈ             18.30           10.00
                                                                                 dispone anche di due sottocartelle titolate POESIE O BRANI SPIRITUALI e VITE
ONIGO              19.00           8.30                                          DI SANTI E ALTRI ; troverò nel menu anche COMUNICAZIONI , cioè brevi avvisi
                                   10.30                                         o inviti, e una sottocartella con avvisi provenienti da LA COLLABORAZIONE .
PEDEROBBA          19.00           10.00                      18.00              Infine una pagina fissa così chiamata: ORARI MESSE E CATECHESI . A destra
                                                                                 della videata appare sempre una banda con il titolo EVENTI PARROCCHIALI.
MADONNA DI ROCCA                   7.30
                                                                                 Cliccando sulle parole azzurre posso conoscere il contenuto degli eventi o
                                   9.30
                                                                                 appuntamenti. In fondo c’è una FINESTRA SUL MONDO per poter osservare
e-mail del parroco: vepaolobo@gmail.com
collaboratori: chi offre articoli di propria mano su fatti, riflessioni,
                                                                                 il mondo, soprattutto attraverso informazioni missionarie. Ogni
riguardanti soprattutto la realtà cristiana del nostro paese. A                  settimana sarà proposto un articolo dall’OSSERVATORE ROMANO e uno da
corredo: foto, disegni, meglio se in bianco e nero. Si consegni                  AVVENIRE; continuando oltre l’articolo posso sfogliare il quotidiano scelto,
possibilmente in chiavetta o via e-mail. Far pervenire il materiale
entro il 20 di ogni mese.                                                        pagina su pagina, che viene aggiornato ogni giorno automaticamente.
Distribuzione: Edicola Peron di Bonetto Federico e incaricate.                   Abbiamo aggiunto anche LA VITA DEL POPOLO e un filmato su don Giuliano
— STAMPATO IN PROPRIO PRO MANUSCRIPTO —
Pederobba, p/za IV novembre, 14 — tel. 0423/69817                                Vallotto.

                                                                           pg.   2
APERTA COMUNITÀ - Pederobba
Pederobba, 1 dicembre 2018.

                             Carissimi,

                             Si avvicina il Natale: quanti Natali abbiamo ancora in
                          questa vita terrena? Approfittarne!
                              Il Natale è una grazia che il Signore concede a chi si
                          rivolge a Lui per ottenere la gioia.
                             La gioia di Dio si acquista in vari modi e questa gioia
                        – da distinguere accuratamente dall’allegria, buona in sé
ma                      transeunte – è segno sicuro di un paradiso che si sta
formando nel cuore e che si rivelerà alla fine della nostra vita.
   Approfittare, per accumulare gioia per la vita eterna!
                                                               E come allora?

                                                             Invocarla dal Signore
                                                              con frequenza e
                                                              grande desiderio.
                                                             Donare questa gioia
                                                              al marito o alla
                                                              moglie.
                                                             Ai figli.
                                                             Alle persone vicine.
 A chi si sente male.
 Agli ammalati.
 A chi soffre per una ferita “grande” ricevuta in famiglia.
   Chi dona si riempie sempre più di gioia e, donandola, questa non si divide,
ma piuttosto si moltiplica. È come il fuoco: non si divide, ma si sviluppa.
   Dico ancora: la gioia più grande è prendere a braccetto il Signore e farsi
condurre là dove potrò dare il perdono a chi mi ha offeso.

                  Buon Natale!

                                       pg.   3
APERTA COMUNITÀ - Pederobba
Caro don Paolo sei il parroco di questa comunità da molti anni. Hai una missione molto
 importante da svolgere: diffondere la Parola di Dio a noi che siamo la tua parrocchia. Grazie don
 Paolo per la tua presenza. I tuoi ragazzi.

                                I 50 anni del mio sacerdozio
                                   U            na festa con la mia comunità ci voleva, la più importante dopo
                                                altre tre celebrate:
                                   con gli Indiani del nostro territorio il 23 giugno,
                                   con i miei compagni di ordinazione il 1° settembre a Loreggia,
                                 con parenti e paesani a Carbonera il 16 di settembre.
Ma il prete è fatto per il popolo — non vive solo da solo e per se stesso — e allora la festa di Pederobba è
stata la più importante.
         Ne parlai allora al Consiglio Pastorale; tutti d‘accordo per il giorno del Seminario, il 25 di novembre.
Se c‘è un parroco in paese è perché c‘è un Seminario, ma prima ancora del Seminario c‘è una famiglia, un
papà e una mamma. Ecco allora l‘occasione per pregare e ottenere dal Signore tante vocazioni.
         Ore 10.00: chi immaginava tanto? Mi sono
commosso — capiterebbe anche a voi! — e come posso
ora ringraziare tutte le persone che in vario modo hanno
fatto bella questa festa?
         Le alcune che hanno organizzato e diretto tutto con
cura, le catechiste che hanno preparato i bambini a
percepire il valore dell‘evento, i due cori riuniti a dare vigore
e bellezza alla liturgia, le persone che hanno addobbano
con arte la chiesa, la mia classe ‗44 con la loro generosa
offerta, quanti hanno redatto e dato contenuti alla bellissima
stampa straordinaria di Comunità Aperta, con tutti gli auguri
e congratulazioni giunti anche dalle due comunità delle
Opere Pie (gentilissimi!) e poi tutti quelli che hanno pensato
i giorni avanti di offrirmi qualche cosa: innanzitutto per
raggiungere una cifra addirittura di €11 00 con l‘invito a
riprendere un secondo viaggio in Ecuador a trovare l‘amico
don Giuliano. Ma qui ci devo pensare davanti a Dio e col
vostro consiglio fraterno: rifare un viaggio, oppure offrire questa cifra alle necessità missionarie
dell‘Ecuador? Oppure …
           E poi molte persone che da giorni mi offrivano oggetti, cibarie, frutta, telegrammi e pubblicazioni,
cose per dire il loro affetto e la loro stima. Grazie!
           Non voglio dimenticare nessuno. Se succede imputatelo alla mia età che comincia a dare segni
di debolezza, non al cuore, perché tutti siete importanti per me. A questo mi ha educato negli anni il
Signore, ma anche la vostra presenza intelligente e saggia.
           Molti — e questo mi fa sommamente piacere — mi assicurano la loro preghiera addirittura
giornaliera. Allora insieme preghiamo per le vocazioni al sacerdozio, affinché si rinnovi il Vangelo adatto
alla modernità, ma sempre il Vangelo vivo di Gesù.
           Grazie allora … Quante grazie il Signore ci riserva per l‘avvenire!

                                                     pg.   4
APERTA COMUNITÀ - Pederobba
Due disegni raffigurano don Paolo che celebra la Veglia Pasquale e battezza
                                                                  (terza elementare)
                                                                  un altro disegno (prima
                                                                  media) rappresenta il fonte
                                                                  battesimale, da cui cadono
                                                                  gocce d’acqua che siamo noi,
                                                                  a portare refrigerio al mondo
                                                                  intero. Sulle foglie troviamo
                                                                  dei pensieri che si riferiscono
                                                                  al parroco.

                                                   seguirlo, come ha chiamato gli
                                                   Gesù chiama ancora giovani a

                                                   apostoli.

Caro don Paolo sei il parroco di questa comunità da molti anni. Hai una missione molto
                                                                        importante da
                                                                        svolgere: diffondere
                                                                        la Parola di Dio a noi
                                                                        che siamo la tua
                                                                        parrocchia. Grazie
                                                                        don Paolo per la tua
                                                                        presenza.

                                             pg.   5
APERTA COMUNITÀ - Pederobba
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 6 NOV -
                                                     Quest'anno la serie di francobolli di Natale che
                                                     il Vaticano porrà in vendita il 9 novembre
                                                     porta la firma di un detenuto del carcere di
                                                     Milano-Opera. Lo riferisce l'Osservatore
                                                     Romano.
                                                     "Confesso che da bambino, appena un foglio
                                                     bianco mi si presentava davanti, non mancavo
                                                     mai di disegnarci sopra" scrive Marcello
                                                     D'Agata, l'autore dei disegni dei francobolli
                                                     vaticani, parlando della sua passione per
                                                     matite e colori. Da qualche tempo la Direzione
Marcello D'Agata dipinge
                                                     della Casa di reclusione ha permesso a un
gruppo di partecipare a un corso di disegno.
L'iniziativa dei francobolli vaticani progettati nel penitenziario è nata nell'ambito del
progetto Filatelia nelle carceri che il giornalista Danilo Bogoni sta seguendo da anni nel
penitenziario milanese. I tagli - da 1,10 e 1,15 euro - sono stampati in un massimo di
sessantamila pezzi; c'è anche la versione a libretto, comprendente due serie.
                                                                                         Milano 12-11-2018

                                                                     LE MATITE COLORATE
                                                                       NELLE MANI DI DIO

     D
              iceva di sé Madre Teresa di Calcutta che lei si considerava una ―matita‖ nelle mani di Dio.
              Una matita è una piccolissima cosa ma se si trova tra le mani di Dio, Lui fa miracoli! Dio si
              diverte a confonderci con la sua imprevedibile e meravigliosa fantasia onnipotente.
      Di questo siamo testimoni rispetto ai fatti che raccontiamo perché anche noi ci consideriamo ―matite‖,
in questo caso colorate nelle mani di Dio. Tutto è partito con la volontà di aiutare i detenuti che
desideravano passare il tempo vuoto del carcere facendo qualcosa di bello, con la competenza gratuita e
appassionata della Professoressa Chiara Mantovani esperta in arte, la prima matita colorata! Il secondo
passo è stato fatto dal nostro papa Francesco che ha voluto nell‘Anno Santo del 2016 che ci fosse nelle
carceri la porta Santa per i carcerati.
      Ne ha fatto grande esperienza di Grazia anche Marcello D‘Agata, detenuto nel carcere di Opera per
associazione a delinquere. Un passato tenebroso e negativo. Nel tempo la Grazia di Dio e l‘azione
educativa di sacerdoti, catechisti, ecc… lo ha portato al pentimento e a cambiare mentalità e vita. Chiese
perdono a Dio nella confessione, e attraversò la Porta Santa vivendo un secondo battesimo, una rinnovata
identità di Figlio di Dio e di persona rinata nella sua Grazia.
      A questo punto terzo passaggio Marcello desidera ringraziare il Papa di questo dono, come?
Regalandogli un dipinto fatto da lui, la seconda matita colorata nelle mani di Dio. Ma cosa fare? Io avevo
appena iniziato a partecipare alla Santa Messa in carcere e a far catechesi, quindi mi chiese di aiutarlo a
impostare un dipinto che toccasse il cuore del Papa. Facemmo ricerche sulle parole più usate da Lui e ne
scegliemmo tre: odore delle pecore – misericordia – e periferie.
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Quarta matita colorata Fabrizio e Daniela: con il loro aiuto economico ho comprato le due grandi tele,
    ma chi le portava dal centro di Milano in carcere? Ecco la quinta matita una ditta di amici che fa trasporti…
          Ne venne fuori un quadro di più di due metri con un crocifisso che disintegrava le sbarre, con una
    pecora sulle spalle e il mondo ai piedi, il suo sangue dal costato arrivava sul mondo e bonificava dove
    passava… Marcello ne fece anche un altro con il Papa che apriva le porte ai detenuti, e quando la Prof.
    Mantovani gli portò l‘ingrandimento del suo crocifisso notammo che anche il suo portava una pecora sulle
    spalle e lì capimmo di aver capito il suo pensiero.
          A questo punto ecco la sesta matita colorata: Alfonso esperto falegname che fece le cornici dei
    quadri con competenza, maestria e gratuità. Ma come portarli a Roma?
          Ritorna la disponibilità di Fabrizio e Daniela che dal Veneto sono venuti al carcere di Opera di
    venerdì e poi, il martedì seguente, portarono i quadri a Roma, dove i contatti con il Vaticano erano stati
    realizzati dalla settima matita il Dott. Bogoni, presidente della numismatica, volontario al carcere di Opera
    e Bollate con laboratori su questo tema e sempre in contatto con il Dott. Olivieri Mauro della numismatica
    vaticana. E così le due figlie del detenuto ebbero la gioia di presentare al Papa il mercoledì 18 Aprile i
    quadri del loro papà come segno di conversione e di ringraziamento.
                                                                           A questo punto Papa Francesco
                                                                     attentissimo a mettere gli ultimi come primi,
                                                                     fece chiedere non ai grandi pittori di tutto il
                                                                     mondo — e ne avrebbe avuti molti a
                                                                     disposizione — ma al detenuto seppellito per
                                                                     una condanna senza fine, ma convertito, di
                                                                     fare due dipinti per i due francobolli che il
                                                                     Vaticano emette ogni Natale e non solo.
                                                                           Venerdì 9 Novembre il dott. Olivieri
                                                                     Mauro rappresentante del Vaticano venne al
                                                                 carcere di Opera per timbrare i primi francobolli
                                                                 con i dipinti di Marcello per questo Natale 2018.
                                                                        Insieme al Direttore del carcere Dott. Silvio
                                                                 di Gregorio, all‘Arcivescovo di Milano Delpini
                                                                 Mario, al rappresentante delle poste italiane e
                                                                 altre rappresentanze, ci fu la presentazione dei
                                                                 francobolli.
                                                                        Naturalmente come tutte le cose umane ci
                                                                furono difficoltà varie nel seguire queste attività
                                                                ma la Provvidenza di Dio non ha mai smesso di
Il dottor Olivieri si intrattiene con Marcello D'Agata           continuare attraverso le MATITE COLORATE a
                                                                 costruire il bene.
          Io penso di aver perso il conto sulle matite colorate, ma negli uffici del Paradiso i nostri angeli
    registrano tutto, a loro non sfugge niente, sempre tutto perfetto, e quindi insieme con loro e con voi
    cantiamo il nostro attuale Magnificat, perché ―grandi cose ha fatto Dio, con noi ―matite colorate‖, che ora
    ammiriamo il farsi e il realizzarsi del suo DISEGNO d‘amore per noi.
                                      Suor Maristella De Marchi Missionaria dell’Immacolata - catechista al carcere di Opera

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Milano: creati da un ergastolano del carcere di
Opera i francobolli per il Vaticano
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                                                            Corriere della Sera, 6 novembre 2018

      Lo Stato di San Pietro sceglie i dipinti di un condannato Marcello D’Agata, da 25 anni in
carcere e convertito I soggetti? Una Natività e una Annunciazione La filatelia e i carcerati: gli ultimi
a usare la posta “L’arte mi ha ridato la vita persa dietro falsi maestri”.
      E che effetto le fa? “Di grande gioia. Portare pace anche attraverso un francobollo è un modo di
riscattare il mio passato oscuro. Che non sento più appartenermi, ma che non posso ignorare. E mi fa
male”. Così ha risposto Marcello D’Agata a chi gli ha chiesto di commentare la notizia che diverrà
ufficiale fra tre giorni: e cioè che due dei suoi quadri, una Natività e una Annunciazione, sono stati
scelti dall’Ufficio filatelico del Governatorato della Città del Vaticano per illustrare i francobolli di
Natale che verranno emessi il 9 novembre in presenza dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini.
      Con una cerimonia che si terrà nel carcere di Opera, dove Marcello D’Agata da oltre un quarto
di secolo sta scontando l’ergastolo per reati di mafia. Ergastolo ostativo, tecnicamente. Quello con la
scritta ufficiale sul foglio: “Fine pena mai”.
      Eppure. C’è sempre da riscoprire qualcosa degli uomini e cioè di noi quando si scende, si fa per
dire, tra i (con)dannati. Per esempio appunto i francobolli, partendo dal piccolo. Perché in questo
tempo che parla (quasi) solo a chi è online, dice ti amo (quasi) solo in whatsapp e governa comunque
i popoli con un tweet è rimasta un’unica classe sociale - collezionisti a parte - a sapere ancora che i
francobolli esistono. Ed è la classe dei carcerati.
      Una città di poco meno di 60mila abitanti in Italia. Gli ultimi cittadini dell’Occidente che per
chiedere a qualcuno “come stai” devono ancora prendere carta e penna, scrivere, imbustare. E
affrancare, già. Sarà anche per questo che ha avuto un certo seguito tra diversi di loro, sparsi un po’
qua e là, un protocollo intitolato “Filatelia nelle carceri” siglato ancora nel 2013 tra Ministeri della
Giustizia e dello Sviluppo economico con Poste italiane, Unione della stampa filatelica e
Federazione delle Società filateliche italiane.
      A monte c’era già stato tre anni prima un progetto-pilota nel carcere di Bollate ad aver
dimostrato l’efficacia - una volta di più - di programmi basati sulla cultura, l’arte e la bellezza ai fini
del recupero personale e sociale di chi sta in galera.
      L’allora presidente della Federazione Danilo Bogoni - tra i firmatari del protocollo insieme con
Luigi Pagano in quel periodo era vicecapo dell’Amministrazione penitenziaria in Italia - si impegnò
personalmente a seguire il Gruppo filatelico che nel carcere di Opera riunisce oggi dodici detenuti
dalla categoria “As1”, alta sicurezza. Riunione settimanale ogni lunedì. Da quattro anni. Il risultato
sono state diverse collezioni, dalla prima realizzata in occasione di Expo 2015 a quell’altra
inaugurata l’anno dopo dal cardinale Angelo Scola.
      E il disegno di un carcerato di lunga pena quale Matteo Boe, uscito da Opera l’anno scorso
dopo avere scontato i 25 della sua condanna fino all’ultimo, era già stato trasformato in francobollo
sempre nel 2015 dal Ministero dello Sviluppo economico. Ma con Marcello D’Agata è la prima volta
che il Vaticano sceglie addirittura due dipinti di un ergastolano ostativo quali soggetti per altrettanti
francobolli speciali da emettere per Natale come Stato di San Pietro: il cui simbolo con le famose
chiavi (del Paradiso) stampato in alto a destra appare qui più significante di quanto non sarebbe una
intera conferenza. Ovvio che la scelta di un carcerato come pittore del Natale ha inteso riconoscere
da parte della Santa Sede, più dell’aspetto artistico pur non privo di una sua rilevanza, il compimento
di un percorso. A prescindere dall’aspetto giudiziario, qui neppure toccato.
      Come dice Mauro Olivieri, direttore dell’Ufficio filatelico e numismatico del Governatorato del
Vaticano: “Affidare la realizzazione dei francobolli di Natale a Marcello D’Agata è stato un segno di

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speranza, fiducia e fede nel prossimo e nella sua possibilità di comprendere il male fatto e di
recuperare. Sono proprio gli ultimi degli ultimi quelli che, secondo l’insegnamento di Gesù, meritano
la nostra attenzione”.
      Già lo scorso luglio D’Agata, attraverso le sue figlie, aveva fatto pervenire a papa Francesco
due suoi dipinti tra cui un Crocifisso. L’ispettore generale dei cappellani dell’Amministrazione
penitenziaria, don Raffaele Grimaldi, con una lettera da Roma gli fece sapere che il Papa non solo
aveva “apprezzato il suo dono” ma sottolineava che “creare opere d’arte” può portare “attraverso il
linguaggio della bellezza una scintilla di speranza e fiducia proprio lì dove le persone sembrano
arrendersi all’indifferenza e alla bruttezza”.
      “Qualcosa è scattato in me - ha raccontato lui - in occasione del Giubileo della Misericordia,
quando papa Francesco concesse ai detenuti la facoltà, per la prima volta, di attraversare la Porta
Santa e ottenere con l’indulgenza plenaria la “certezza del perdono”. Da lì - dice - ho cominciato a
prendere in mano i pennelli”.
      Nella lettera che le sue figlie avrebbero consegnato al Papa più avanti scrive tra le altre cose che
“il passaggio della Porta Santa vissuto nella più totale solitudine, Santità, è stato un momento
emozionantissimo, difficile da descrivere. Esso mi ha ridato quella vita e quella gioia perse quando,
convinto da un falso maestro, avevo lasciato che il male si impadronisse di me”. Poi eccolo
“ringraziare le due persone straordinarie, la professoressa Chiara Mantovani e suor Maria Stella De
Marchi, che mi hanno accompagnato in questo percorso artistico di crescita personale e spirituale”:
che “mai avrebbe avuto uno sbocco senza il sostegno dell’Amministrazione penitenziaria e della
Direzione dell’Istituto di Opera”.
      Proprio all’Amministrazione ha regalato uno dei suoi quadri più grandi, un gigantesco Albero
della conoscenza del bene e del male. Dice che della sua “precedente vita” gli sono rimasti quattro
piccoli quadretti fatti da ragazzo: ora ce li hanno le figlie. C’è voluta una “altra vita” in carcere prima
di ritrovare quella passione. “Quando mi trovo a dipingere - dice - è come se mi guardassi allo
specchio.
      Nella pittura riverso tutte le mie emozioni, per permettere a ciò che ho imprigionato dentro di
uscire fuori. E quando non posso dipingere amo sognare a occhi aperti. Il solo modo di arrivare in
luoghi per me irraggiungibili”.
      Cita la frase di Maria all’angelo per descrivere non solo l’attimo ma l’atteggiamento di vita che
ha inteso rappresentare in quella sua Annunciazione che da venerdì sarà un francobollo del Vaticano:
Avvenga di me quello che hai detto. “Il mio augurio - conclude - è che il francobollo porti nel mondo
un segno di pace. E ringrazio tutti coloro che hanno permesso anche a me di dare un messaggio
finalmente positivo nei confronti della società civile”.

       E che effetto le fa? «Di grande gioia. Portare pace anche attraverso un francobollo è un modo
di riscattare il mio passato oscuro. Che non sento più appartenermi, ma che non posso ignorare. E mi
fa male». Così ha risposto Marcello D’Agata a chi gli ha chiesto di commentare la notizia.

     Poi eccolo «ringraziare le due persone straordinarie, la professoressa Chiara Mantovani e
suor Maria Stella De Marchi, che mi hanno accompagnato in questo percorso artistico di crescita
personale e spirituale»: che «mai avrebbe avuto uno sbocco senza il sostegno dell’Amministrazione
penitenziaria e della Direzione dell’Istituto di Opera».
                                      A scuola
                                — Pierino, cos’è una radice quadrata?
                                Uno scherzo della natura!
                                         Colmo
                                         Qual è il colmo per un grillo?
                                         Spegnere le lucciole prima di andare a dormire!

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Caro Paolo , ieri sono stato a trovare le
                                 Guadalupanas per portar loro l’altra
                                 parte dei soldi che a suo tempo mi avevi
                                 dato. A Casco Valenzuela c’era
                               solamente una. Tutte le altre si trovavano
 a Ambato per un corso. Le due aspiranti continuano bene.
     Grazie per quello che hai fatto per loro. Volevo dirti anche che il
Rotary locale mi ha già consegnato altre 20 casette di legno e caña. 12 di
queste le offriremo a 12 famiglie che vivono in tuguri nella periferia di
                                                 Atacames.
 Preghiera in preparazione alla S. Cresima             Non potrò farle sul
                                                 modello delle altre. Ma mi
                  Signore Gesù,
                                                 assicurano che sono
           mio maestro e mia guida,              sempre meglio di un
     i miei genitori hanno scelto per me il      tugurio. Delle altre 8 una
                    Battesimo                    andrà nella periferia di
     e io desidero confermarne gli impegni       Esmeraldas per evitare che
                 con la Cresima.                 una mamma di 8 figli
                                                 senza casa si veda privare
      Sono giovane e mi affaccio alla vita.
            Inizio a fare scelte mie,            dei figli da parte delle
             a farmi delle opinioni              istituzioni. Una forse
      ma le difficoltà del mondo adulto mi       andrà a una mamma a cui
                   spaventano.                   domenica scorsa hanno
            Con il dono dello Spirito            ammazzato due figli di 24
      saprò essere fedele al tuo Vangelo.        e di 26 anni (a loro volta
          Fammi brillare di trasparenza,
                                                 con tre e con 4 figli), le
        fa’ della mia vita un canto di lode      altre le passeremo nel
                  alla tua bellezza.             villaggio che abbiamo
            Sostienimi nella tentazione          costruito. Ciao.
            e concedimi, mio Signore,
     di riconoscerti presente nella mia vita           Un abbraccio bien
      e nella vita della comunità cristiana.     latinoamericano.
                                                       Giuliano.
    Sostienimi con la tua mano premurosa,
  accompagnami nella fedeltà agli impegni del           LA CRESIMA
                  Battesimo.
                                                    IL 18 DI NOVEMBRE.
         Donaci guide innamorate di Te,
         che siano la memoria continua           Qui a lato la bella preghiera
     della tua dolce ma esigente presenza.       preparata dai catechisti
                                                 (Bonetto Danillo e Fiorenza)
                     Amen.                       per la festa della cresima dei
                                     pg.   10
loro ragazzi, quelli della seconda media.
Li ringraziamo tantissimo per quanto hanno fatto e faranno ancora, collaborando con i
loro genitori.
I ragazzi siano veri amici di Gesù, capaci di crescere nella vera libertà di Cristo che
dona gioia, rifuggendo dalla falsa libertà di satana che inocula tristezza. Sappiano
sentirsi parte attiva della Chiesa nel diffondere il Vangelo negli ambienti di scuola e
tra gli amici, con scelte di vera onestà. Forse non andranno tanto lontano nelle diverse
parti del mondo, come lo è stato per il vescovo che li ha consacrati a Cristo: lui,
nunzio apostolico, ha conosciuto popoli di Africa, Medio Oriente, Asia, America…
O anche no. I giovani oggi viaggiano molto lungo le rotte aeree del mondo.
Auguriamo loro di essere messaggeri di pace e di gioia cristiana, sempre.

                                                                 Ringraziamo Sergio Ramon —

                                                                 2^ puntata e ultima

                                                     I
                                                       n un contesto di polemiche e di difficile
                                                       ricostruzione don Fraccaro non riesce
                                                       ad esercitare la rappresentanza e guida
                                                       che aveva prima e durante la guerra. Di
                                                      qui        la      stanchezza,       forse
                                                      l‘allontanamento. Già in agosto del 1920
                                                      in una predica aveva fatto capire di
                                                      volersene andare, suscitando allarme e
                                                      la solita lettera di supplica al vescovo
                                                      con raccolta di firme. A dicembre 1922
                                                      Sabbione, a nome dei Pederobbesi,
                                                      chiede a Mons. Longhin una visita al
                                                      Cav. don Bruno Fraccaro e ai
                                                      Pederobbesi, afflittissimi per la dipartita
                                                      del parroco.
                                                                É il momento di
                                                      don Oddo Stocco. Inizia un
                                                      nuovo periodo contrassegnato da
                                                      raccoglimento e preparazione, svolto in
                                                      ambito pastorale, alieno dallo scontro
                                                      politico aperto, che tuttavia permane con
                                                      le caratteristiche che saranno più
                                                      evidenti a San Zenone. E‘ una fase, non
                                                      solo del sacerdote Oddo Stocco, ma
                                                      dell‘intero movimento cattolico, che si

                                        pg.   11
appresta a fare i conti con la nuova forza di governo, il fascismo. Nessuno scontro frontale, ma
rivendicazione della propria autonomia in campo religioso ed educativo. Dirada anche la documentazione
reperibile negli archivi e nella stessa Vita del popolo, così abbondante per don Fraccaro. Il 2 febbraio 1923
(le date spesso divergono) è nominato vicario spirituale di Pederobba don Stocco, professione di fede il 19
febbraio alla presenza di don Vitale Gallina vicario e del cappuccino P. Leone da Villafranca; nomina a
parroco l‘8 ottobre. Vita del popolo non porta notizie del suo ingresso. Il 24 maggio 1924 Benito Mussolini
è dichiarato cittadino onorario anche a Pederobba. Su 20 consiglieri 9 sono assenti. Sul finire del 1929
arriva in Comune una ispezione prefettizia che redige un rapporto molto negativo sul commissario
Vincenzo Mazzoccato, originario di Crocetta. Gli si addebita una serie di dabbenaggini amministrative. Il
23 dicembre il prefetto gli consiglia di andarsene prima di essere destituito d‘ufficio. Il Rapporto ci
interessa, perché afferma che il Mazzoccato è diretto dal parroco di Pederobba, che manda il proprio
cappellano a scortare i ragazzi dalla scuola alla chiesa, impedendo loro di frequentare una diversa
educazione, del resto impossibile, perché mancano a Pederobba le corrispondenti strutture fasciste di
educazione, quali palestre e campi sportivi. Il particolare è interessante ed indica una costante. Il regime
accuserà don Stocco anche a San Zenone di voler educare i ragazzi all‘interno del campi sportivi
parrocchiali, non permettendo loro di frequentare i locali corrispondenti gestiti dalle organizzazioni fasciste.
         Don Stocco quindi interpreta bene la fase di raccoglimento del movimento cattolico che si chiude in
se stesso, rivendica una propria separatezza rispetto al regime di cui però condivide gli obbiettivi generali,
specie dopo il concordato del 1929. La sua attività si svolge soprattutto sul piano pastorale. Favorisce in
Pederobba un seminario della Consolata. La sua opera è apprezzata da Mons. Perla Francesco,
segretario generale degli Istituti Canossiani, che chiede il 20 giugno 1928 a Longhin di nominarlo
monsignore, proposta rifiutata in quanto tanti sacerdoti e più anziani erano nelle condizione di don Oddo
Stocco.
         Sono i tempi in cui nel nostro paese si dibatte sulla collocazione di un monumento ai caduti.
Questione di non poco conto: la memoria dei caduti della guerra deve essere religiosa o civile? Don Oddo
Stocco è accusato nella ispezione dell‘ispettore di Questura a fine 1928 di voler erigere il campanile come
monumento a ricordo dei caduti, contro chi nel paese vorrebbe invece un monumento a San Bastian. La
questione sarà risolta dal successore che erigerà il campanile.
         E‘ nella visita pastorale del 21 novembre 1928 che ritroviamo alcuni dati interessanti. La visita è
stata preceduta da una missione. Sono fabbricieri Baratto Giosuè, Foggiato Arcangelo, Bresolin
Beniamino. Gli abitanti sono 2.300, le famiglie 514, 80 nati, 30 morti. Annualmente si celebrano 10
matrimoni. Tra i giovani c‘è qualche caso difficile, alcuni sono incorreggibili da antica data, molto presente
la pratica del rosario ma anche bestemmie e ubriachezza, ma non disonestà matrimoniale, rilassatezza
nella frequenza alla chiesa nei giorni di lavoro, una unione illegittima, soppressi i balli e il teatro esistenti
un tempo, esiste, all‘atto della visita pastorale, un cinema parrocchiale. Uno o due figli illegittimi. Non vi
sono in parrocchia massoni, socialisti o spiritisti. A dire il vero non si capisce oggi che cosa significasse
allora la parola spiritisti.
         Un terzo della popolazione è emigrata in America e Australia. Si fa il massimo possibile per
combattere l‘emigrazione che ha fatto diminuire di 200 unità la popolazione rispetto alla visita pastorale del
1921, suscitando sorpresa del vescovo Longhin. L‘emigrazione è vista come fattore negativo.
         Vi è solo qualche giornale cattivo, cioè Corriere della sera e Gazzettino. Vita del popolo ha 20
copie, 200 il foglietto parrocchiale, 300 l‘Angelo della famiglia, Fiamma 26 copie e Aspirante 20. La Chiesa
è aperta alle 4 del mattino e si chiude all‘Ave Maria. Si cerca di far cantare bene i ragazzi sotto la guida del

                                                   pg.   12
maestro Giovan Battista Renosto. Ci sono buoni rapporti con il comune, il parroco ha come cooperatore
Don Pasquale Roncato; Don Tancredi Rocca è direttore della Colonia, vi è un sacerdote mobile nel
collegio Consolata. Il parroco ha in casa una sorella nubile, e Baratto Regina come domestica, di 39 anni.
Vi sono due lasciti, la questua del granone.
        Esiste l‘organizzazione Uomini Cattolici, Missioni Consolata, Suore Cottolengo e Suore
Canossiane (7), asilo opere pie. Non ci sono matrimoni o funerali laici, non si battezza oltre gli 8 giorni, si
fa quanto è possibile perché i padrini siano degni, i fidanzamenti non eccessivamente lunghi, 100
comunioni al giorno, 300 nelle festività, un mese di preparazione alla cresima, tutti cresimati, due mesi per
la comunione, parecchi però non fanno Pasqua.

         Con il Concordato non cessa la contrapposizione politica tra la Chiesa e il Fascismo. Il terreno di
scontro rimane però l‘educazione dei ragazzi. Le violenze alle sedi cattoliche continuano anche se in
misura ridotta rispetto agli anni del fascismo nascente. Le contrapposizioni cesseranno con la Guerra in
Etiopia.
         Don Stocco a Pederobba rappresenta il momento di raccoglimento sul terreno propriamente
pastorale con rare e silenziose incursioni nel terreno amministrativo locale. La sua è una interpretazione
diversa del ruolo di sacerdote da quella che ne aveva dato il predecessore . Non si tratta però di semplici
sfumature psicologiche personali bensì di due modi diversi di confrontarsi con la realtà sociale e politica
assunti dai cattolici in due momenti differenti della storia provinciale e nazionale. FINE

 A CURA DELLA CARITAS
                                 Alcune riflessioni emerse dall’incontro svolto a Montebelluna — Centro
                                 Pastorale — il giorno 6 Ottobre sul tema:

      IL MESTIERE DEL GENITORE
      Padri, madri e figli nel tempo del “tutto è possibile” — 2^ puntata e ultima
                                                                                      dott. Francesco Stoppa

      L’istituzione famiglia è un luogo in cui si gioca la partita della vita.
      Capita spesso di trovare figli che fanno fatica a pensare la propria autonomia, come se la
costruzione della propria individualità, il seguire un proprio desiderio, fosse qualcosa che può
produrre un danno nei genitori. Come se i figli fossero programmati per fare quello
che soddisfa i genitori, come se la famiglia non fosse propedeutica a che il
ragazzo diventi cittadino.
      La famiglia sembra oggi dover ricacciare il figlio all’interno delle
proprie mura come se fosse problematico il distacco.
      “Questo tipo di genitori che faticano a pensare all’autonomia
del figlio, non è vero che non amano i figli, ma hanno grosse
difficoltà a concepire la vitalità dei propri figli. Odiano la vita che c’è
nell’esistenza del figlio”.
      L’amore dei genitori non è amare il figlio come proiezione del proprio narcisismo.
Amare il figlio significa amare la sua vita, dare alla sua vita una chance, una possibilità di
costruirsi. Noi siamo una società che ha paura della vita, anche quella di figli.

      Il mondo di oggi, della tecnica e del mercato, non ha una grande simpatia per il conflitto:

                                                   pg.   13
tutto deve appianarsi, deve passare attraverso la logica dell’appagamento, della soddisfazione,
della deresponsabilizzazione dei cittadini. Anche questo è un attacco che viene fatto alla
famiglia.
       La famiglia invece è un luogo di confronto, di conflitto e di ricomposizione, non del
“Vogliamoci bene perché bisogna volersi bene”. Il percorso dell’amore deve contemplare al
proprio interno anche l’odio, che non è il contrario dell’amore. Contrario dell’amore è
l’indifferenza. L’amore è sempre qualcosa di vitalizzante.
       In una famiglia è necessario che il genitore rappresenti un salto antropologico, non un
andamento naturale, automatico. Per passare dalla natura alla cultura ci deve essere qualcosa
che richiede un attivarsi dei soggetti in modo che la situazione diventi critica, reale, vita. Oggi
invece si vuol credere che tutto possa avvenire naturalmente senza alcun dramma, traumi,
senza conflitti.
       I traumi sono quelli che ci insegnano a vivere, ci risvegliano a noi stessi, ci fanno
interrogare, ci lasciano sorprendere dal mondo, dalle cose, dagli altri, che ci fanno vedere gli
altri come dei soggetti non come dei beni che devono servirci per completare il nostro
narcisismo. Non usiamo solo le merci per bastare a noi stessi, per costruirci forme di
godimento autistico, ma usiamo anche gli altri oggi. Siamo una società che cerca di evitare le
complicazioni, società della sicurezza . Etimologia della parola sicurezza = sine-cura senza cura,
ci pensa qualcun altro, non preoccupatevi.
       È come se i figli, in questa mentalità moderna, potessero crescere solo con la devozione
dei genitori, attenti che nessuno si faccia male all’interno dello scambio della trasmissione
generazionale. Mentre invece è importante per i bambini ritrovare le cicatrici di quella volta
che si son fatti male: sono le medaglie della vita che si è incisa nel corpo. Il rischio della
famiglia oggi è che cada nella privatizzazione del figlio che non diventa cittadino ma rimane
sempre figlio, bambino. In questo modo la famiglia cessa di essere quella istituzione
fondamentale perché si producano dei cittadini responsabili. Oggi la famiglia è oggetto di
attacco, dovrebbe uscire fuori, ritrovare l’orgoglio di essere, in una società come la nostra, un
punto di resistenza civile e umana.

      Figure genitoriali
      Buona madre, buon padre, sono soggetti che riescono a contenere il loro amore, sanno
dare un limite al proprio amore perché il figlio possa trovare il proprio spazio. Il bambino
deve attraversare la sua solitudine, vivere momenti di attesa, saper aspettare. Oggi tanti giovani
soffrono dell’incapacità di attendere, devono riempire subito il vuoto. Sembra che non abbiano
incontrato una madre che abbia saputo rivelarsi nella sua umanità, non sempre disponibile,
non perfetta.
      C’è sempre un limite, qualcosa che sfugge al tutto, che completa la relazione. È molto
importante che la madre contenga questo eccesso di devozione al figlio. Non è tutto per il figlio
perché in qualche modo ha una sua soggettività, non si rovescia tutta sul figlio. E il bambino
dovrà accettare il fatto che la madre non è tutto.

      Spesso i figli diventano la ragione di vita dei genitori soprattutto oggi che ci sono tanti figli
unici. Si sente spesso dire dai genitori “è lui che dà un senso alla nostra vita”: è tremendo per
un bambino pensare di essere venuto al mondo per dare un senso alla vita dei genitori.
Dovrebbe essere il contrario.
      Questo figlio non è mai come l’abbiamo immaginato, è sempre qualcosa di misterioso,

                                               pg.   14
che costringe i genitori a rivedere il loro desiderio, a pensare. L’arrivo di un bambino
scompagina. Un buon genitore è qualcuno che non si sottrae a questa inquietudine: deve
incontrare un mistero vivente, questo bambino che viene da chissà dove. La genitorialità deve
essere sempre qualcosa che sorprende, non ci lascia come prima, ci chiede di rimodellare la
nostra umanità.

       Nel Vangelo troviamo una figura paterna straordinaria nella Parabola del figliol prodigo .
È un padre che abita il conflitto e tollera la libertà del figlio. Il degno erede ai suoi occhi è
quello che ha sperperato tutto, ha creato un buco nella catena delle generazioni, non è l’altro
che era disposto ad ereditare senza uscire di casa. Il figlio che va, che ha la capacità di toccare il
fondo, che non si accontenta di ricevere automaticamente, consentirà al padre di sperare in un
futuro di sé stesso e delle sue opere. Il figlio ci ha messo del suo, ha rotto le briglie ed è quello
che deve accadere nel momento del passaggio generazionale.
       Ogni generazione è chiamata a creare un punto di discontinuità per poter costruire poi
una continuità, perché in questa discontinuità il figlio rinnova, rilancia, rivitalizza l’eredità. Non
la riceve passivamente. È quello che fanno tutte le generazioni dei giovani: tentano sempre una
reinvenzione della lingua, dei costumi, che è l’unico modo per rivitalizzare una società, una
civiltà.

Ciao

        T         itolo non proprio originale, lo ammetto.
                          Ciao è un saluto facile, immediato,
familiare, informale, perfino un po‘ trasandato e quasi universale.                                        Nelle
sue variazioni è diventato un saluto internazionale che si trova bene nelle bocche di giovani e adulti in
Francia e in Russia, in Vietnam come in Brasile e in tanti altri paesi del mondo, anche dove si parla
inglese. Usato originalmente nel Veneto, nell‘Ottocento ha conquistato la Lombardia e poi anche la
Toscana, diventando il saluto informale comune di tutta l‘Italia del Novecento. Ma se i Veneti di un tempo
(forse) ne conoscevano bene il significato, abituati com‘erano a togliersi il cappello di fronte ai signori
quando li salutavano, dubito che i giovani e meno giovani che lo usano con disinvoltura in ogni angolo del
mondo siano preoccupati di saperne il significato etimologico. Se questo saluto fosse davvero capito e
messo in pratica alla lettera, potrebbe innescare la più grande rivoluzione pacifica del pianeta e cambiare
le relazioni tra persone e popoli. Sì, proprio il semplice ―ciao‖. Ma andiamo con ordine.
          Ciao «deriva infatti dal termine veneto (più specificatamente veneziano) s’ciao, proveniente dal
tardolatino sclavus, traducibile come ―[sono suo] schiavo‖. Si trattava di un saluto assolutamente
reverenziale». Così su Wikipedia e, similmente, su la Treccani, su Focus e su altri dizionari facilmente
consultabili online. Ovvio che in origine era il saluto dei servi ai padroni, soprattutto i grandi proprietari
terrieri e latifondisti che controllavano gran parte delle terre di tutta Europa fin dai tempi dei Romani.
          Retaggio di tempi in cui il fattore, longa manus del padrone, poteva entrare nelle case dei
contadini e controllare quello che mangiavano per verificare che non ci fossero cibi non autorizzati e
riservati soltanto ai signori. Era il saluto da servo a padrone, ma il tempo e l‘uso l‘hanno modificato e reso
patrimonio comune. Nessuno oggi ne ricorda la dimensione servile, ma solo la familiarità, la gioiosità e
l‘uguaglianza tra persone che esso esprime.
          Eppure il significato che questo saluto nasconde è davvero rivoluzionario. Immaginate solo per un
                                                   pg.   15
momento che quello che si dice con la bocca (ciao = «sono suo/tuo schiavo») esprima davvero quello che
si porta nel cuore, che davvero voglia dire: «Mi metto al tuo servizio» e, quindi, non penso ai miei interessi
ma faccio tutto quello che è necessario per la tua felicità, il tuo benessere, la tua pace e la tua gioia. E che
chi risponde al saluto con il suo «ciao» abbia gli stessi sentimenti e sia pronto ad aiutare, sostenere,
accogliere, «servire» la persona che lo ha salutato.
        Immaginate un «ciao (= sono tuo servo)» che non sia di maniera né di opportunità, libero da timore
e dipendenza, non corrotto da relazioni di tipo mafioso. Un «ciao» che esprima rapporti nuovi tra le
persone, nei quali ognuno metta il benessere e la felicità dell‘altro al centro. Un «ciao» che faccia sentire
benvenuta, accolta, rispettata e, perché no?, servita la persona che è salutata.

         Ve la vedete la scena di un qualsiasi ufficio pubblico dove l‘impiegato/funzionario di turno ti dice
«ciao» e veramente ti guarda e ti serve come una persona e non un numero o un rompiscatole? Un
avvocato che dicendoti «ciao» pensa «come posso aiutare questa persona?» e non «quanto ci posso
guadagnare?». Un prete che ti vede con gli occhi di Gesù e non con quelli del diritto canonico? I vicini di
casa che non aumentano i divieti e i cancelli, ma dicano veramente «ciao» ai vivaci figli del vicino che
hanno voglia di giocare in cortile e sappiano gioire della loro vitalità sbarazzina senza appellarsi ai
regolamenti condominiali? Che succederebbe se i politici italiani incontrando la gente dicessero «ciao»
perché vogliono fare un reale servizio al bene comune, con speciale attenzione a chi è più debole della
società? E un G20 del «ciao», nel quale i vari Trump, Putin, Xi, Merkel, May e tutti gli altri non pensino
ciascuno a portare a casa il massimo vantaggio per la propria popolarità e il proprio paese, ma vogliano
essere servi dell‘umanità, della pace e della giustizia? Una pazzia?
         Qualcuno, quasi duemila anni fa, ha osato sognare un mondo così. Nella cena in cui ha salutato
per l‘ultima volta i suoi amici, si è tolto il vestito della festa, ha indossato un grembiule da servo e si è
messo a lavare i loro piedi. Alle loro reazioni scandalizzate ha detto che quello che lui faceva non era
un‘eccezione, ma mostrava quello che doveva essere il loro comportamento normale, quotidiano: «Lavarsi
i piedi a vicenda» (Gv 13,14), «diventare servi gli uni degli altri» (cfr. Mc 9,35), come ha fatto lui che «non
è venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28). Facendosi servo Gesù ha rivelato quello che è il
vero volto di Dio, il volto dell‘Amore. E ha anche mostrato agli uomini cosa significa essere davvero
uomini, figli di quel Dio che è Amore, che è Misericordia
         Un sogno? A tutti un buon Natale ricco di ciao!
                                                                                               — A cura di Antonio Bresolin —

                        Approfitto per augurare ogni bene al caro Maestro Antonio Bresolin,
   persona tanto stimata da me e da tutta la parrocchia per il bel servizio svolto come maestro di coro nella liturgia
                                                   da molti decenni,
                          e ancor oggi nel suo prestarsi a guidare il canto nelle domeniche.
                             Abbiamo inoltre in lui un raro esempio di coerenza cristiana
                                            che torna a vantaggio di tutti.

                                          Tra cani
                                          Due cani si incontrano. Il primo dice:
                                          — Ciao, come ti chiami?
                                          E l’altro: — Lessie, e tu?
                                          — Scrissi!

                                                          pg.   16
LA PIETÀ POPOLARE È IL SISTEMA IMMUNITARIO DELLA
                               CHIESA
                                                                                             Racconta il Papa

                                R      icordo quando ero maestro dei novizi: andavo tutti gli anni - come
                                       provinciale anche con i novizi - al Santuario di Salta, al nord
                                       dell‘Argentina, alle feste del Señor del Milagro.
                                 Uscendo dalla Messa - io confessavo, durante la Messa - c‘era tanta gente,
                                 e una signora del popolo si avvicinò a un
                                 altro prete con alcuni santini:
―Padre, li benedice?‖, e quel prete, un teologo molto in gamba, dice: ―Ma
signora, lei è stata alla Messa?‖ - ―Sì‖ - ―E lei sa che alla Messa c‘è il
sacrificio del calvario, Gesù Cristo è presente?‖- ―Sì, padrecito, sì‖ - ―E lei
sa che tutte queste cose sono più che benedette?‖ –―Sì, padrecito‖ - ―E lei
sa che nella benedizione finale si benedice tutto?‖ - ―Sì, padrecito‖.
E in quel momento, usciva un altro prete, e la signora: ―Padre, me li
benedice?‖. E lui li ha toccati e li ha benedetti. Ha ottenuto quello che
voleva: che li toccasse.
Il senso religioso del tatto. La gente tocca le immagini, ―tocca Dio‖.

                                           Questo non si era mai visto: una candela
                                                    che rifiuta di accendersi. Tutte le candele dell'armadio
                                                    inorridirono. Una candela che non voleva accendersi era
                                                     una cosa inaudita! Mancavano pochi giorni a Natale e tutte
le candele erano eccitate all'idea di essere le protagoniste della festa, con la luce, il profumo, la bellezza
che irradiavano e comunicavano a tutti.
Eccetto quella giovane candela rossa e dorata, che ripeteva ostinatamente: «No e poi no! Io non voglio
bruciare. Quando veniamo accesi, in un attimo ci consumiamo. Io
voglio rimanere così come sono: elegante, bella, e soprattutto
intera!».
«Se non bruci è come se fossi già morta senza essere vissuta»
replicò un grosso cero, che aveva già visto due Natali. «Tu sei
fatta di cera e stoppino, ma questo è niente. Quando bruci sei
veramente tu e sei completamente felice».
«No, grazie tante» rispose la candela rossa. «Ammetto che il
buio, il freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che
soffrire per una fiamma che ti brucia».
«La vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole,
bisogna passarci dentro» continuò il cero. «Solo chi impegna il
proprio essere cambia il mondo e nello stesso tempo cambia se
stesso. Se lasci che solitudine, buio e freddo avanzino, avvolgeranno il mondo».
«Vuoi dire che noi serviamo a combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?»

                                                   pg.   17
«Certo» ribadì il cero. «Ci consumiamo e perdiamo eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati. Siamo i
cavalieri della luce.» «Ma ci consumiamo e perdiamo forma e colore.»
«Sì, ma solo così possiamo vincere il buio della notte e il gelo del mondo» concluse il cero.
Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere. Brillò nella notte con tutto il suo cuore e
trasformò in luce la sua bellezza, come dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo. La
cera e lo stoppino si consumarono piano piano, ma la luce della candela continuò a splendere a lungo
negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.
                                                                         La più bella preghiera che conosco:
                          «Signore, fa’ di me una lampada: brucerò me stesso, ma avrò dato luce agli altri».

data       ora     nome                                                     ANNIVERSARIO, ADA, MARIA E
                      mese di dicembre 2018 Pederobba
                                                                            FERNANDA
01/12/18   19.00   BORTOLETTO GIORDANO E
                                                                            SARTOR MIRCO E GENITORI
                   FAMILIARI
                                                                            ANTONIO FRAGOSA ANNIVERSARIO
                   FASTRO ALDO
                                                                            GEMIN ARTURO
                   MARCHESE PIETRO
                                                                            SECONDO UN'INTENZIONE DI N.
02/12/18   10.00   CONIUGI GALILEO E GIUSEPPINA
                                                                            UCCELLA SECONDO Vicini di casa
                   BAZZACO E LORO FAMILIARI
                                                                            BRESOLIN NAZZARENO
                   ZANINI EUGENIO 3° ANNIVERSARIO
                                                                            COMPLEANNO
                   DEFUNTI DELLA CLASSE 1936, IN
                                                                            SUMAN MARIA, BORTOLO
                   PARTICOLARE SECONDO
                                                                            PIAZZETTA E FAMILIARI
                   UCCELLA E ELEONORA VIVIANI
                                                                            SMANIOTTO CLELIA E FAMILIARI
                   MARTINA CARLO Coscritti classe 1946
                                                                            E BOF MARIA
           18.00   BRESOLIN SEBASTIANO 15°
                                                                    18.00   ANTONIA E ROMANO; IDA E
                   ANNIVERSARIO
                                                                            ORLANDO
                   LUBAN ANGELINA, PANNO
                   ERMENEGILDO E SUSANNA                 09/12/18   10.00   PALAZZO PASQUALE E
                                                                            FRANCESCO
03/12/18   10.00   ESEQUIE DI DE FRANCESCHI
                                                                            GILBERTO BARATTO COMPLEANNO
                   FRANCESCO
                                                                            E RENATA
04/12/18    8.30   SOTTANA MARIA
                                                                    18.00   PIAZZETTA VITTORIO La borgata
                   FRANCESCO MARCHESIN. LEDA E
                                                                            ELVIRA COMPLEANNO, QUINTO E
                   ANGELO
                                                                            FRANCO DE MARTIN
                   ANTONIO SARTORELLO E LENA
                   BERNARDELLI, ROMANO                   10/12/18   19.00   DEFUNTI SEMENZATO
                   VENDRASCO E PAROLIN ANTONIA           11/12/18    8.30   PAPÀ ATTILIO COMPLEANNO

05/12/18           FASTRO NARCISO, ANNA E                12/12/18    9.30   FASTRO NARCISO, ANNA E
            9.30
                   ROMANO                                                   ROMANO
06/12/18   19.00   BARDIN ROCCO E BAZZACO                13/12/18   19.00   PUTTON RAFFAELE E GINO
                   MARIA                                 15/12/18   19.00   BUSNELLO LUCIA
                   DEFUNTI CARNIELLO E                                      BRESOLIN GIOVANNI E
                   MARANGON                                                 GIUSEPPINA
                   RICHIEDEI DANTE                                          COMARON ALBERICO E ASSUNTA;
07/12/18           CHARLY, NONNI, IMELDA E                                  ZANESCO DOMENICO E DE
           10.00
                   BRUNO                                                    LUNARDO IRMA

08/12/18           ANTONIETTA E FAMILIARI                                   GUADAGNIN GUIDO E MARIA
           10.00
                   COMAZZETTO SIMONE,                                       FRATELLI VENDRAMIN E
                   GIOVANNI, MARIO E PIVA ELVIRA                            GENITORI
                   DAL BUSCO TARCISIO 3°                                    MICHIELON MARIO E GENITORI
                                                         16/12/18   10.00   FOGGIATO ARCANGELO E

                                                   pg.   18
DORETTA                               23/12/18   10.00   BARDIN MARIA COMPLEANNO E
                   ANGELICA E LE PERSONE                                    PANNO GIACOMO
                   DERELITTE                                                COSCRITTI VIVI E DEFUNTI
                   CHINAZZO ELIO, EMILIO, SAVINA,                           CLASSE 1944
                   LUIGINA E RITA E DEF.                                    FACCHIN LUIGI, GUADAGNIN
                   BATTOCCHIO                                               FERNANDA, DOTTOR
                   COMAZZETTO VERCELLINO E                                  SARTORELLO E LENA
                   SANTA                                            18.00   ANTONIO COMPLEANNO E FRANCO
                   CHARLY E CECI                                            DE MARTIN
17/12/18   19.00   DEFUNTI SCATTOLIN E NASATO            24/12/18    8.30   GIACOMO BRESOLIN
                   FOGGIATO GIOVANNI E BARDIN                               ELISABETTA E FAMILIARI
                   VITTORIA                                                 MARIA, RICCARDO E FAMILIARI
18/12/18   19.00   BOTTARO SANTE                         26/12/18   10.00   STEVEN E FAMILIARI
                   BUSNELLO GIOVANNI, PIEROTTO                              BRESOLIN STEFANO, GIOVANNA,
                   GIOVANNI E FAMILIARI                                     GUIDO E MARIA
19/12/18    9.30   ANTONIO SARTORELLO                    27/12/18   19.00   ZIA LINA
20/12/18   19.00   RINO, AMALIA, TECLA E                                    PAPÀ ATTILIO
                   TERESINA                              29/12/18   19.00   MAMMA EMILIA
22/12/18   19.00   SACCHET MIRO                                             ANTONIA E ROMANO; IDA E
                   DE MARTIN GIANCARLO E                                    ORLANDO
                   FAMIGLIA AZZANO                       30/12/18   10.00   ANIME DIMENTICATE
                   ANTONIO, CECILIA, LINO, IVO E                    18.00   RITA GUADAGNIN
                   PAPÀ SANDRO                           31/12/18   19.00   COMAZZETTO SIMONE 10°
                                                                            ANNIVERSARIO

             calendario pastorale del mese di dicembre 2018
Nel    tempo di avvento e di natale: colletta diocesana ―Un posto a
                        tavola‖ per le missioni della diocesi
 Sb.    1     2^ e 3^ media in seminario, per una confessione che aiuti a vivere l‘avvento / partenza ore
              14.30
              Ore 20.30 in san Nicolò a Treviso: veglia diocesana dei giovani.
Dm.     2     Messa delle ore 10.00 animata dal gruppo caritas
 Ln.    20.30 Consiglio dell‘oratorio
Gv.     6     Adorazione eucaristica (dalle 15.00 alle 21.00). preghiera per le vocazioni al matrimonio
Sb.     8     Ore 15.00  omaggio dei bambini dell‘asilo a Gesù, Giuseppe e Maria: preparazione al
              natale. In chiesa.
              Santa messa della sera alle ore 18.00
Dm.     9     Facciamo festa per i 90° compleanno del m° Antonio Bresolin (messa delle 10.00)
              Santa messa delle 10.00 animata da un gruppo parrocchiale
 Ln.    10    Consiglio Pastorale Parrocchiale
 Mc.    12    Ore 15.00 presso le opere parrocchiali: riunione generale delle persone che si dedicano
              alla pulizia e al decoro della nostra chiesa. Sono invitati/e anche altri/e che volessero
              dedicare un po‘ del loro tempo alla casa di Dio.
 Gv.    13    Congrega dei sacerdoti del vicariato a Pederobba (ore 9.00).

                                                   pg.   19
Dm. 16      Santa messa delle 10.00 animata da un gruppo parrocchiale
            Inizia la Novena di Natale, che sarà animata via via da diverse classi di catechismo.
 Mt.   18   Giornata del migrante
 Gv.   20   Arriva p. Giorgio per le confessioni
 Vn.   21   Ore 20.00: in chiesa  preparazione alla confessione natalizia per GIOVANI E ADULTI
 Sb.   22   Ore 10.00: confessioni delle classi elementari
            Ora 15.00: confessioni delle classi medie
Dm. 23      Possibilità di confessioni individuali tra le messe (con la presenza anche del sacerdote
            indiano)
 Ln. 24     Santa messa alle ore 8.30 — confessioni individuali durante il giorno (9.00/12.00-15.00-
            19.00)
            Santa messa della notte di natale: inizio ore 23.00 con una veglia. Segue la messa.
 Mt.   25   S. NATALE
Mc.    26   S. Stefano: messa in chiesa (ore 10.00) e presso il centro servizi (ore 9.30)
Dm.    30   Festa della S. Famiglia di Gesù.
 Ln.   31   Ore 19.00  santa messa vigiliare della solennità di Maria Madre di Dio. Canto del Te
            Deum a rigraziamento per i benefici ricevuti nell‘anno che si chiude.

                             Una festa alla settimana, quella delle ore 9.30
                             sul cortile delle opere parrocchiali.
                             Aspettiamo davanti alla porta, vediamo giungere i
                             bambini che, scaricati dalle auto delle mamme, si
                             precipitano a giocare e poi entrare con irruenza nelle
                             stanze del loro catechismo.
                         Quest’anno abbiamo raggiunto quota tre classi per il
                         sabato mattina, dalla 1^ elementare alla terza. I bambini,
propiziati dalla vacanza scolastica del sabato, possono finalmente partecipare
alla catechesi con animo sgombro da preoccupazioni e non gravato da
sonnolenza o stanchezza.
Dico la verità: fermarmi in mezzo a loro è per me come entrare nella stagione
primaverile, quando nel mattino di buon’ora si possono ascoltare con sommo
piacere i cinguettii degli uccelli.
I nostri bambini sono felici della vita, come e più degli uccelli.
Siano benedetti dal Signore, il quale, con tanta sapienza li ha forniti di brave
mamme catechiste. Sanno fare, per un’ora sono i «loro bambini».
Se entriamo nelle aule comprendiamo perché i bambini vengano tanto volentieri a
catechismo: le lezioni si svolgono con la manualità del disegno, dei ritagli, dei
giochi didattici, con uscite alla chiesa per salutare Gesù.

                                             pg.   20
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