Del PD Quaderni Europei - Lo stato dell'Unione - Silvia Costa
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Quaderni Europei n.3 del PD Quaderni Europei del PD - Lo Stato dell' Lo stato dell'Unione n. 3 Unione Gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e democratici al Parlamento europeo
Quaderni Europei del PD 1 n. 3 Gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e democratici al Parlamento europeo
Sommario Un bilancio europeo, di FRANCESCA BALZANI ..................................................... 5 3 Legalità in Europa, di RITA BORSELLINO ........................................................................... 8 L’Europa per i giovani, di SILVIA COSTA ........................................................................ 12 Le reti infrastrutturali, di DEBORA SERRACCHIANI .......................................... 17 Uscire dalla crisi, di GIANNI PITTELLA .......................................................................... 22 Made In. Una sfida e tanti attori, di GIANLUCA SUSTA .................................... 25 L’UE e lo sviluppo dei Balcani occidentali, di PIERO FASSINO .................. 29 Documenti ...................................................................................................................................................... 33 La socialdemocrazia come ultimo rifugio, di TONY JUDT .................................. 34 Lo stato dell’Unione, di JUAN MANUEL BARROSO ............................................... 43 Lo stato dell’Unione e le priorità del Gruppo S&D, di MARTIN SCHULZ .................................................................................................................................... 53 Lo stato dell’Unione e le priorità del Gruppo ALDE, di GUY VERHOFSTADT ........................................................................................................................... 56 Il Semestre di presidenza belga, di YVES LETERME .................................................... 60 20 anni dopo la riunificazione tedesca, di JACQUES DELORS ............................ 68 20 anni dopo la riunificazione tedesca, Stampato nel mese di novembre 2010 di ENRIQUE BARON CRESPO ......................................................................................................... 74 presso la tipografia Iacobelli srl, via Catania 8, Pavona (Roma) La settimana sociale del PD, di ROSY BINDI ......................................................................... 84
Un Bilancio europeo di FRANCESCA BALZANI Il Bilancio europeo per il 2011 è il primo bilancio dell’Europa di Li- 5 sbona: per la prima volta da quando esiste l’Europa unita, il Parlamento dovrà decidere su tutte le risorse messe in gioco dagli Stati membri e non solo sulla metà, come accadeva fino allo scorso anno. La diffe- renza più significativa riguarda, infatti, la politica agricola comune che vale quasi il 43 per cento del bilancio. Da quest’anno non è più materia di decisione esclusiva del Consiglio ma una delle politiche sulle quali il Parlamento deve esprimere la sua posizione anche in materia finanzia- ria. Ma non è solo questa la grande novità del bilancio che l’assemblea di Strasburgo dovrà approvare entro la fine di quest’anno. Lo scorso mese di maggio, nel mezzo della più grave crisi che abbia mai investito la moneta unica dalla sua nascita, gli Stati membri hanno creato un fondo comune di garanzia per la stabilizzazione dell’euro e avviato una profonda riforma dei rapporti tra le politiche finanziarie nazionali e quella comunitaria. Dal prossimo anno, infatti, attraverso il “semestre europeo”, le scelte finanziarie nazionali dovranno confrontarsi in via preventiva con gli obiettivi dell’Unione, risultando così sottoposte a un nuovo e comune livello di legittimità. In pratica, le politiche di bilancio dei singoli Stati membri si confronteranno, nei primi sei mesi del- l’anno, con gli impegni europei per assicurare che questi siano piena- mente rispettati a livello nazionale. Il senso di questo confronto è evi- dente: la crisi della Grecia e dell’euro hanno dimostrato in modo certo che non esistono più problemi dei singoli Stati, ma che le difficoltà in- dividuali diventano presto difficoltà comuni per le quali è quindi neces- saria una comune risposta. È questo il senso della creazione del fondo di garanzia: la creazione di uno strumento europeo per intervenire in caso di difficoltà del Paese membro ma, al contempo, la fissazione di
un confronto più stringente fra le decisioni di politica economica e gli posta europea sulle transazioni finanziarie o sulle operazioni verso i pa- obblighi assunti con gli altri Stati dell’Unione. Il bilancio cambia così radisi fiscali. Parlare di una nuova imposta non è né facile né comodo. la propria dimensione e assume una nuova centralità sulla scena euro- Per riuscire veramente a creare questa risorsa che diventerebbe una “se- pea. Non è più solo un importante strumento per le politiche di coe- conda moneta unica” è necessario, prima di tutto, riqualificare la spesa, sione e redistributive dell’Europa ma diventa anche il mezzo con cui si ripensare il bilancio, sempre inchiodato dalle dinamiche di spesa di crea una garanzia comune, attraverso il quale prende corpo e forma una vent’anni fa, in un senso più moderno, cioè più vicino alle esigenze dei risposta comune a una crisi. In questo scenario si apre anche il con- cittadini dell’Europa anziché alle politiche europee. Oltre a questo, sa- fronto fra la Commissione e il Consiglio sulle prossime prospettive fi- rebbe necessario anche far diventare chiaro e tangibile quel valore ag- nanziarie. Oggi le decisioni che ogni anno il Parlamento europeo as- giunto della spesa europea che la rende radicalmente diversa da quella sume sul bilancio devono inserirsi nel quadro dei massimali di spesa nazionale. Il bilancio europeo non è mai un bilancio di spesa, è sempre deciso nel 2006 e che scadrà nel 2013. Entro il prossimo anno la Com- un bilancio di investimento, un bilancio dove ogni uscita dovrebbe es- missione e il Parlamento dovranno ridisegnare questo schema e preve- sere in grado di generare un valore aggiunto straordinario. In questo dere la distribuzione delle risorse sulle principali voci di bilancio, poli- senso mi sembra che il semestre europeo sia un passo molto impor- 6 tiche di coesione, agricoltura, politica estera, agenda sociale, per gli tante, al di la della funzione di “controllo preventivo” sulle scelte finan- 7 anni successivi. Non solo: il piano economico di rilancio europeo ha ziarie nazionali. Un più forte coordinamento fra la spesa nazionale e anche evidenziato con forza la necessità di una revisione di medio pe- quella europea, infatti, è la condizione fondamentale perché la spesa riodo dell’attuale quadro pluriennale di spesa. La discussione va diret- europea sia un autentico investimento comune. Per questo, per cercare tamente al cuore del bilancio europeo, cioè tocca il delicatissimo tema di costruire un bilancio davvero “in utile”, quest’anno il Parlamento ha della sua dimensione, della sua flessibilità e, soprattutto, della sua ca- messo le esigenze dei cittadini al centro delle priorità di spesa. Lo pacità di esprimere un reale valore aggiunto alle politiche europee. A sforzo è quello di orientare la crescita del bilancio soprattutto sulla differenza dei bilanci nazionali, infatti, quello europeo non ha avuto nel prima rubrica, quella che contiene le politiche sociali, per l’occupa- corso degli anni nessuna dinamica di crescita, rimanendo “bloccato” al zione, ma anche i fondi strutturali, la coesione. Lo scenario è difficilis- valore dell’1,5% del reddito nazionale lordo dei Singoli Stati. Durante simo perché gli Stati membri hanno serie difficoltà di bilancio che met- l’ultimo decennio, inoltre, si è assistito a un profondo mutamento delle tono in crisi anche la contribuzione a quello europeo. Proprio que- fonti del bilancio: le risorse proprie sono state progressivamente sosti- st’anno, quindi, il primo anno di Lisbona, gli Stati membri riuniti nel tuite da quelle a carico dei bilanci nazionali lasciando esposte le fi- Consiglio e il Parlamento europeo si confronteranno su posizioni molto nanze comunitarie alle politiche di austerity dei Paesi membri. Un bi- distanti sul delicatissimo tema del bilancio e con il Parlamento in una lancio senza o con pochissime risorse proprie è un bilancio troppo pe- inedita posizione di pari forza. santemente condizionato dalle situazioni nazionali e in ogni caso, non riesce a svolgere quella fondamentale funzione anticiclica che invece dovrebbe essere, oggi, la sua funzione più importante. Ecco allora che diventa urgente trovare una risposta al problema di nuove entrate per fi- nanziare l’Europa che abbiamo solo disegnato con il trattato di Li- sbona. Trovare risorse perché le nuove competenze, come quella di po- litica estera, trovino piena attuazione, ma anche per finanziare quegli investimenti, come il piano di rilancio economico, che solo la dimen- sione europea consente di attuare. Lo scorso mese di febbraio, il Parla- mento europeo ha votato un importante documento, nel quale chiede alla Commissione di valutare a fondo l’impatto che potrebbero avere sui movimenti di capitali e sugli investimenti l’introduzione di un’im-
che l’Europa può fare tanto in questa direzione: promuovere il cambia- mento, cambiare la rotta, orientare comportamenti, dettare leggi e Legalita'in Europa norme destinate a raggiungere un obiettivo comune: combattere ogni forma di crimine organizzato in nome della legalità, appunto. Il deficit di RITA BORSELLINO dei Paesi in questione è notevole. L’Italia non fa eccezione. Non è di certo consegnando nelle mani dei boss i beni confiscati che si aiuta la lotta alla mafia. Il ministro Maroni non fa che ripetere che i beni confi- scati alla mafia non torneranno ai boss ritenendo l’ipotesi “una pole- mica assolutamente infondata’’. Vorrei poter credere che sia così. Ma non lo è. È la storia a ricordarcelo. È strano che se ne siano accorti in Italia, dai magistrati alle associazioni di categorie, dai consigli comu- nali di destra a quelli di sinistra, per arrivare agli studenti e così via. Ma Molto spesso si parla di legalità. Lo si fa in occasione di un anniversa- ancora più strano è che finora non se ne sia accorto il governo Berlu- rio o di una commemorazione, e il calendario purtroppo di date in cui sconi. Ma forse il governo Berlusconi ha trascurato un fattore fonda- 8 9 commemorare vittime di mafia e di Stato purtroppo ne è pieno. Se ne mentale. Ovvero che la legge in vigore sui beni confiscati alla mafia, la parla talvolta anche in maniera abusata e con estrema superficialità. 109 del 1996, una legge – va ricordato – di iniziativa popolare votata Una parola che spesso si prende in mano come si fa con una bandiera e all’unanimità dal Parlamento, è diventata persino un modello a cui at- si sventola. L’effetto prodotto è solo quello di muovere l’aria. Senza tingere in Europa. produrre vento. Senza produrre effetti che durino nel tempo, in parole Accade, infatti, che mentre il Parlamento europeo riconosce la ne- che si traducano in comportamenti reali, in dettati normativi, in fatti cessità di adottare uno strumento legislativo europeo per il riutilizzo a concreti insomma. Legalità vuol dire tante cose e non vuol dire niente fini sociali dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, il Parla- se tra parlarne ed applicarla in concreto, si crea un abisso, un vuoto mento italiano lavora a una norma che fa a pezzi questo stesso princi- fatto di comportamenti, atteggiamenti che nulla hanno a che fare con il pio. È così che si fa a pezzi la legalità. Vendere all’asta i beni confiscati rispetto e il senso di giustizia. Una voragine che molto spesso – cosa alle mafie, così come indicato dall’emendamento votato dal Parla- ancora più grave – si crea proprio da leggi dello Stato e limitazioni che mento italiano e ampiamente contestato da più parti, non farebbe altro non possono che minacciarne il contenuto e il significato. Oggi tutti che consegnare nelle mani delle organizzazioni mafiose ville, case e parlano di antimafia, eppure gli strumenti a disposizione per contra- terreni appartenuti ai boss. E non è certo un caso che Strasburgo ha ri- stare la criminalità diminuiscono e si insinuano tarli che minano i capi- tenuto opportuno seguire l’esempio della legge italiana, la 109 del ’96 saldi stessi della Costituzione italiana, come la libertà di informarsi e di appunto, quella stessa legge che oggi proprio l’Italia rischia di stravol- essere informata. Per me legalità vuol dire innanzitutto impegnarsi e gere. Ma forse il governo Berlusconi ha anche dimenticato come si è percorrere una strada talvolta piena di ostacoli per fare in modo che il arrivati a quella legge. Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini gui- senso dell’etica sia intriso nelle azioni e nel pensiero del tessuto sociale dati dalle associazioni che operano sul territorio contro la mafia, far cui che ci circonda. Siamo noi, le istituzioni e la società tutta, che dob- “Libera” di Don Ciotti, firmarono la petizione che chiedeva al Parla- biamo fare in modo che non si perda la memoria e che non si smarrisca mento di approvare la legge per l’uso sociale dei beni confiscati alle mai la cultura della legalità. Ma oggi purtroppo le istituzioni sono più mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono al- lontane dal tessuto sociale e l’altalena di impegno e disimpegno che si l’unanimità la legge 109/96. Si trattò della prima legge antimafia nata perpetua da anni permette alle mafie di avere il tempo di riorganizzarsi in Italia non sull’onda emotiva di una strage, che di fatto coronava, il e di cambiare pelle, mentre le istituzioni non riescono a dare le giuste e sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria concrete risposte alla società e ai giovani, che più di tutti chiedono il vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegal- cambiamento. Laddove l’Italia è manchevole, pecca di incoerenza, è lì mente. Oggi quell’impegno rischia di essere tradito, offeso, umiliato.
L’emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria prevede la all’asta sembra la peggiore che il governo potesse intraprendere, lo vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei stesso che dice di essere stato l’unico e il migliore a combattere la ma- mesi. Mi piacerebbe credere alle parole del ministro Maroni quando fia in maniera più incisiva snocciolando numeri, cifre e dossier che da- dice che ‘’ci sono dei beni che non si riescono ad assegnare, per una se- vanti a provvedimenti come questo, che arrivano dopo lo scudo fiscale rie di motivi; beni che oggi rimangono lì e deperiscono” e che sono “in e dopo il dl sul processo breve non vanno nella direzione di una politica questi casi e con le dovute precauzioni che prenderà il prefetto, quei efficace contro la criminalità organizzata. E soprattutto non vanno nella beni potranno essere messi all’asta – e aggiunge – che sarà accurata- direzione della legalità. mente evitato che rientrino nelle mani della criminalità organizzata”. A A fronte dello svuotamento da parte del governo italiano di stru- giudicare dai precedenti trascorsi, è facile e legittimo pensare che le or- menti importanti per la lotta alla criminalità organizzata, dall’Europa ganizzazioni mafiose, grazie alle loro capacità di occultare la loro pre- può partire un impulso importante per coordinare il lavoro comune senza, si serviranno di tutti i mezzi a loro disposizione, prestanome in delle magistrature e delle forze di polizia e definire azioni comuni a so- testa, per comprare i beni confiscati appartenuti ai boss e riprendersi stegno di una cultura della legalità. E il cuore di questo processo sarà quel patrimonio immobiliare, costruito con la violenza, il sangue e i so- proprio il Parlamento europeo che, con il Trattato di Lisbona, è dive- 10 prusi, che faticosamente lo Stato gli ha strappato, grazie al lavoro della nuto legislatore a pieno titolo anche nel settore della cooperazione giu- 11 Magistratura e delle forze dell’ordine. Vendere quei beni significa rega- diziaria e di polizia, al pari dei 27 governi. Nei prossimi mesi discute- lare alla mafia la possibilità di riprenderseli e che lo Stato fa un passo remo di come aggiornare la legislazione europea in materia di congela- indietro, davanti alle effettive difficoltà a utilizzare a fini sociali gli mento e confisca dei beni della criminalità organizzata e di come stessi come prevede la legge. Alla luce di questo io non la definirei af- dotarla di una nuova legislazione in materia di riutilizzo sociale dei fatto “una preoccupazione infondata’’, per usare le parole del ministro. beni confiscati. Esamineremo inoltre un pacchetto legislativo di misure È facile immaginare chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni a sostegno e protezione su scala europea delle vittime della criminalità, appartenuti ai boss e che rappresentavano simboli del loro potere. Non sulle quali mi impegnerò per prevedere una tutela speciale per i testi- sono pochi gli episodi già avvenuti in Sicilia, in Campania, in Calabria, moni di giustizia, al momento non coperti da nessun provvedimento nel Lazio che attestano questa capacità dei clan. Vi sono comuni sciolti europeo. per mafia proprio per aver assegnato beni confiscati a prestanome dei Per dare la necessaria dimensione europea all’azione di contrasto mafiosi colpiti dalla confisca, come ad esempio è accaduto a Canicattì, della criminalità è necessario potenziare la collaborazione e il lavoro in provincia di Agrigento. Si attesta, ed è un fatto di dominio pubblico, investigativo congiunto di magistrati e polizie, attraverso il rafforza- che patrimonio annuo della cosiddetta «Mafia s.p.a.» ammonta dai 130 mento delle agenzie europee di coordinamento dell’azione giudiziaria e ai 150 miliardi di euro, con un utile che oscilla dagli 85 ai 100 miliardi di polizia, Eurojust e Europol. Ce ne occuperemo il prossimo anno, in- di euro, pari al 7/8% del Pil dell’Italia. Basterebbe pensare che la ma- sieme con la necessità di fare funzionare efficacemente le squadre inve- novra economica proposta dal Ministro Tremonti in questi giorni è di stigative comuni, un altro importante strumento per il coordinamento circa 28 miliardi. Una holding finanziaria, quella mafiosa, che non ha dell’azione operativa contro il crimine, fino ad ora inutilizzato. rivali e che può permettersi di riacquistare qualsiasi bene all’asta. Inol- Occorre spezzare il muro di diffidenza tra le forze investigative eu- tre, sul 75% complessivo dei beni confiscati gravano spesso ipoteche ropee e dare alla cooperazione giudiziaria e di polizia la piena dimen- bancarie, pignoramenti; altri beni sono intestati a più persone (spesso sione europea, che sola può combattere un fenomeno, quale la crimina- incensurate) e in altre situazioni sono ancora occupati dai familiari dei lità organizzata, che è sempre più transnazionale e non conosce fron- mafiosi. Motivi che impediscono o ritardano la destinazione sociale. tiere. Chi acquisterebbe all’asta dei beni così mal ridotti? Come verrebbe davvero da chiedersi che fine abbiano fatto finora quei «fini sociali» che costituivano il battito vitale della legge del ’96 e l’obiettivo di quel milione di firme. La strada di fare cassa facile con i soldi delle vendita
sotto la soglia di povertà, con Francia e Italia che presentano valori intorno al 45%. L' Europa per i giovani Pur con rilevanti differenze tra i Paesi disoccupazione, sottoccupa- zione, precariato, sottosalario, esclusione, insicurezza, dispersione dei di SILVIA COSTA talenti e delle capacità, sono dunque attualmente le “cifre” della condi- zione giovanile in Europa e il prezzo pagato alla crisi dalle nuove gene- razioni. Le misure in corso di adozione per mettere a posto i conti pubblici, attraverso inflazione contenuta, deficit ridotti e debito basso, da sole perciò non bastano. È sempre più urgente che rientrino nei parametri corretti anche il livello di disoccupazione e la crescita. Le politiche “re- sponsabili” che generano maggiore disoccupazione a lungo termine L’Europa deve compiere un atto di qualità ponendo al centro della sua non sono sostenibili. agenda politica la questione delle nuove generazioni per farle diventare Si tratta perciò di non privilegiare un meccanismo che impone solo 12 13 una nuova prospettiva da considerare nell’attuale forza di lancio della aggiustamenti asimmetrici e deflattivi, che potrebbe rivelarsi causa ul- strategia “Europa 2020” e della nuova politica di coesione 2014-2020. teriore dei problemi da risolvere, ma di investire nelle nuove genera- Non bastano le azioni o i programmi mirati ai giovani (Erasmus, zioni, nella scuola, nell’università, nella ricerca, come alcuni paesi vir- Comenius, Leonardo, ecc...), che pure hanno avuto un successo straor- tuosi e lungimiranti stanno già facendo (Germania, Francia, USA) e dinario, ma sono troppo sottofinanziati. Serve una riconsiderazione di come anche l’OCSE, nei suoi più recenti Rapporti, ci raccomanda, as- tutte le politiche comunitarie alla luce dell’impatto sui giovani e delle sociando a tale strategia un accresciuto impegno per l’aumento della nuove condizioni da creare per garantire più equità, più opportunità di base occupazionale e l’inserimento nel mercato del lavoro. lavoro di qualità e un welfare che li accompagni in modo personaliz- L’Europa più competitiva, richiede, infatti, di non limitarsi a quello zato, flessibile e “portabile”. che Keynes chiamava l’“incubo del contabile”: certamente è necessario Il barometro del mercato del lavoro giovanile continua, infatti, a mettere a posto i conti, per garantire l’affidabilità dei vari paesi, ma con indicare area depressionale in aumento. Gli ultimi dati Eurostat con- in mente un “progetto” per un futuro migliore. fermano un trend che non si arresta nonostante alcuni segni di ri- Tale progetto è indicato nella strategia “Europa 2020”, con le parole presa, ancora troppo debole e incerta: la disoccupazione degli under d’ordine RIPRESA E CRESCITA (crescita intelligente, sostenibile, in- 30 risulta il doppio di quella totale e viaggia sopra il 20%, con punte clusiva), declinate nei 5 obiettivi – il 75% delle persone tra i 20 e 64 del 43% in Spagna mentre si rileva un preoccupante incremento dei anni dovrà avere un occupazione; il 3% del PIL dovrà essere investito giovani inattivi che non lavorano, non si formano, non studiano, il in R&S; il contenuto dell’accordo 20/20/20 sul clima dovrà essere rea- cui acronimo NEET sta ad indicare una categoria sociale presente or- lizzato; il tasso di dispersione scolastica dovrà diminuire al 10% e mai numerosa in tutta Europa e di cui l’Italia detiene il triste pri- quello dei laureati salire al 40%; vi dovranno essere 20 milioni in meno mato, con circa due milioni di persone coinvolte. In crescita espo- di persone a rischio di povertà – e nei 10 Orientamenti relativi, raffor- nenziale nell’economia europea anche i contratti a termine che inte- zati recentemente dal Parlamento per affrontare meglio l’attuale pro- ressano il 55% della popolazione giovanile di paesi come la spettiva. Germania, Francia, Italia, Svezia, Finlandia, con un record che E anche se molti osservatori competenti continuano ad avere il ti- spetta alla Spagna che sfiora il 70% e che, da storiche forme flessi- more che si ripetano l’esperienza e gli insuccessi di Lisbona 2010 – gli bili di primo inserimento, sono diventati i principali elementi patolo- obiettivi non sembrano sufficientemente supportati da meccanismi e gici del dualismo del mercato del lavoro. Sempre dai dati Eurostat strumenti idonei e cogenti di monitoraggio e di realizzazione, allineati emerge anche che il 41% dei giovani economicamente attivi si trova con quelli della manovra economica – le direttrici di marcia sono co-
munque senz’altro valide: investire in infrastrutture nei settori strate- siano controbilanciate da meccanismi di welfare, di formazione, di gici per lo sviluppo (trasporti, energia, ambiente, ma anche tecnologie) orientamento, tendenti alla stabilizzazione. e contemporaneamente in innovazione e ricerca, rafforzando le politi- Il salario di ingresso (eccessivamente basso, da riparametrare se- che mirate per le risorse umane, a livello di istruzione, formazione, condo funzioni e merito. Se è vero che uno dei problemi è rappresen- educazione, cultura, per mettere in relazione le competenze e le capa- tato dalla lunghezza della transizione e che è comunque importante per cità, le figure e i profili professionali da acquisire con i fabbisogni del il giovane trovare “un’occupazione” dopo la scuola o la formazione, sistema produttivo da rilanciare. Tale linea individua, infatti, nell’ap- anche se sottopagata, il rischio è di accentuare in tal modo, forme di prendimento uno dei motori essenziali dello sviluppo. dualismo del mercato del lavoro). Riaffermare l’“Europa della conoscenza”, significa allora portare a La previdenza (con l’adozione di un modello che tenga conto delle compimento una serie di processi (le riforme) che riguardano la messa discontinuità lavorative, posto che sui giovani pesano tra l’altro gli a punto di sistemi di apprendimento efficaci e adatti alla modernità per oneri crescenti di una popolazione che invecchia). ridurre, attraverso integrazioni virtuose tra scuola e formazione, la di- La tutela in assenza di lavoro (con l’introduzione del reddito di base spersione e gli insuccessi scolastici che hanno ripreso a crescere; in in senso universalistico, collegato non con il lavoro ma con la cittadi- 14 grado di offrire, attraverso la lettura del lavoro e delle sue trasforma- nanza). 15 zioni, opportunità formative di buona qualità, per i giovani e gli occu- Il nuovo welfare (in termini di prestazioni e di servizi sociali in par- pati, non autoreferenziali ma rispondenti alle concrete necessità delle ticolare alle giovani famiglie, non standardizzati ma rispondenti alle imprese; in cui sia possibile coniugare la formazione sia teorica che necessità e ai bisogni delle persone, specialmente delle donne). pratica al lavoro nell’ambito di un rinnovato rapporto di apprendistato; Se dunque l’Europa deve garantire ai suoi cittadini, per meritarne il in cui si costruiscano relazioni non episodiche tra mondi della scuola, consenso, la tenuta dei sistemi economici, tale solidità va inserita in della formazione, del lavoro, per sostenere, facendo massa critica e una cornice più ampia, in cui cruciale sia la salvaguardia dei diritti al- contando su adeguate dotazioni in termini di mezzi e strumenti, lo svi- l’istruzione, al lavoro, ad un salario adeguato, ad una vita dignitosa, luppo produttivo locale (v. l’esperienza italiana dei Poli professionali), alla partecipazione attiva per tutti, a cominciare dai giovani. in cui si creino rapporti collaborativi e sinergici tra università e im- L’UE non è infatti solo mercato e vincoli di bilancio, ma anche una prese, per il trasferimento delle conoscenze e la ricerca applicata; in cui comunità politica basata sui diritti di cittadinanza per i suoi residenti. infine si attivino meccanismi di riconoscimento e validazione dei cre- Lo sforzo sull’economia e sulla finanza deve perciò essere accom- diti e delle competenze, ovunque e comunque conseguiti, sulla base pagnato da qualche misura di alto profilo, volta a confermare l’impe- della piattaforma condivisa europea (EQF), per agevolare la mobilità gno anche sul versante sociale. professionale e del lavoro. Su questi temi c’è l’ambizione di giungere Potrebbe essere un’iniziativa forte, di grande impatto comunicativo anche a definire degli schemi europei che orientino similmente le poli- sull’opinione pubblica quale l’adozione di uno schema europeo di red- tiche degli Stati, sostenute selettivamente dai Fondi Strutturali e da dito di base, erogato universalmente a determinate condizioni, per cui il azioni e programmi comunitari robusti a cui destinare adeguati finan- Parlamento si è già espresso a favore, da accompagnare con la moder- ziamenti nel budget comunitario. nizzazione e la razionalizzazione di altri settori riguardanti innanzitutto Significa anche proporre un patto di “fiducia” con le nuove genera- l’educazione e la formazione e poi i servizi per la famiglia, la salute, zioni, che deve riguardare istituzioni, imprese, parti sociali, impegnati l’alloggio, i trasporti. Ciò non solo per corrispondere a principi di a realizzare riforme strutturali indispensabili, rivedendo e trovando so- equità sociale ma anche per dare ossigeno alla spesa, sostenere la do- luzioni, con un’attenzione particolare alle differenze di genere, a: manda, incentivare di conseguenza la produzione. Il lavoro di ingresso (superandone la precarietà diffusa e la flessibi- Il messaggio è semplice. L’economia ha una funzione vitale da lità senza limiti e garanzie: le flessibilità generano infatti ulteriori fles- svolgere: deve produrre ricchezza da distribuire tra il maggiore nu- sibilità, sempre più economiche per le imprese. Si tratta di adottare re- mero di persone, offrire condizioni di impiego, da retribuire in modo gimi di flexicurity in cui l’atipicità e la discontinuità delle prestazioni decente, moltiplicare i posti di lavoro per assorbire i nuovi arrivati.
Quando il meccanismo si inceppa, anzi si inverte, occorrono correttivi robusti sul piano fiscale, riforme strutturali, investimenti mirati nei Le reti infrastrutturali settori dello sviluppo, considerando tali, nella modernità, anche quelli dei beni immateriali, quali istruzione, formazione, innovazione, ri- cerca, cultura, per rafforzare la capacità di competere ed evitare il de- di DEBORA SERRACCHIANI clino. A ciò è indispensabile affiancare un meccanismo di sostenibi- lità, che richiede attraverso la garanzia del reddito minimo, il supera- mento dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, che non è rivolto ai disoccupati senza primo impiego, agli inoccupati, ai precari, ai discontinui. Una tale iniziativa avrebbe anche lo scopo di rinsaldare i legami con le nuove generazioni, spostando dalle loro spalle il peso e le re- sponsabilità di quanto è accaduto, limitando il disagio (se non il I trasporti sono stati una delle prime politiche comuni della Comunità danno), dell’attesa del lavoro iniziale, dopo la scuola, per tempi lunghi, Europea. Gli obiettivi sono la creazione di un mercato unico dei tra- 16 17 mettendo di nuovo in sintonia la formazione ricevuta con gli sbocchi sporti, una mobilità competitiva, sicura, protetta e rispettosa dell’am- professionali e con le opportunità offerte dallo sviluppo, combattendo biente, pienamente compatibile con la nuova agenda di Lisbona per efficacemente sia la povertà, sia il più insidioso nemico della stabilità e l’occupazione e la crescita e con la nuova strategia per lo sviluppo so- della democrazia nella società contemporanea e cioè l’insicurezza so- stenibile. L’armonizzazione delle legislazioni e delle procedure ammi- ciale ed economica. nistrative è in gran parte realizzata. Dal momento che le finalità che Naturalmente devono essere rafforzati e rilanciati i programmi co- guidano le azioni comunitarie in questo ambito sono la mobilità soste- munitari rivolti ai giovani (Erasmus, Comenius, Leonardo, ecc...) per i nibile, con cui si vuole garantire libertà di movimento a prezzi accessi- quali vanno aumentati significativamente gli stanziamenti. Va, inoltre, bili e efficienza; sicurezza; riduzione del consumo energetico e dell’im- segnalata la nuova iniziativa “Youth on the move” che, presentata uffi- patto ambientale, l’UE promuove l’utilizzo di modi di trasporto ecolo- cialmente a metà settembre dai commissari Androulla Vassiliou e La- gici, reti di trasporto integrato e la creazione di un sistema di mercato di szlo Andor, propone 28 azioni chiave tese a rendere l’istruzione e la tariffe ambientali per gli operatori del trasporto, il trasferimento di formazione rispondenti alle esigenze dei giovani e a incoraggiarne un merci e passeggeri dalla strada a forme di trasporto meno inquinanti. maggior numero ad avvalersi delle borse Ue per studiare e ricevere una La situazione europea dei trasporti ricalca quella economica, con le formazione in un altro Paese. Ciò accrescerà l’occupabibilità dei gio- note disparità tra l’Europa occidentale e l’Europa orientale. In più, ogni vani e ne agevolerà l’accesso al mercato del lavoro. Stato ha imposto o scelto stili differenti che rendono problematico il trasporto, quale ad esempio, la larghezza tra i binari, oppure l’altezza dei binari o il materiale delle traverse che possono essere diversi, ren- dendo impossibile ad un treno di partire da un luogo e arrivare in un al- tro. Ancora, la segnaletica può essere differente, e macchinisti e autisti trovarsi in difficoltà. Già solo il lavoro di armonizzazione in questi set- tori è enorme e importantissimo. Inoltre, tra le varie tipologie spesso non c’è scambio. Può accadere che in una città ci sia un ottimo porto, ma pessime vie stradali. La con- seguenza di questo tipo di programmazione è che spesso non ci sono punti di interscambio, cioè dei luoghi in cui si può scambiare facil- mente il mezzo di trasporto (da strada a ferrovia, da aereo a nave, ecc.).
Ogni Stato quindi ha costruito o sta costruendo i cosiddetti “interporti”, fondi di coesione ISPA e del Patto di Stabilità – fondo CARDS –, la cioè dei porti in cui si ricongiungono le terminazioni delle vie stradali, Commissione Europea, ha previsto che per ciascun Corridoio venisse ferroviarie, marittime, aeree. sottoscritto un protocollo d’intesa da parte dei Paesi interessati (Memo- Per rispondere alla necessità di un sistema di trasporti e di una rete randum of Understanding). di infrastrutture plurimodali efficiente, tale da facilitare la circolazione L’importanza di ogni Corridoio sta certamente nei collegamenti in- delle merci e delle persone nonché di ridurre la perifericità di alcune ternazionali che esso apre attraverso il territorio delle singole nazioni. zone dell’Unione particolarmente svantaggiate, è stato lanciato dal In molti casi però, i corridoi assumono rilevanza anche per il forte mi- Consiglio Europeo di Essen del 1994 il progetto TEN-T (Trans-Euro- glioramento delle infrastrutture viarie e dei trasporti, che servono a so- pean Network Transports). Esse comprendono grandi progetti prioritari stenere e incentivare l’economia locale su piccola scala. che concernono il trasporto su strada e quello combinato, le vie naviga- I corridoi paneuropei non hanno solo la funzione di ripristinare i bili e i porti marittimi nonché la rete europea dei treni a grande velocità. collegamenti tra Est e Ovest: fanno parte di un progetto ancora più am- Anche i sistemi intelligenti di gestione dei trasporti rientrano in questa pio e più ambizioso, quello del network paneuropeo dei trasporti. È categoria, tra cui il progetto Galileo di posizionamento geografico via utile avere uno sguardo d’insieme sui corridoi, anche perché normal- 18 satellite. mente ogni Paese si focalizza sulla struttura che lo riguarda in modo di- 19 Nel 2004 le TEN – T, le Reti Trans-Europee di trasporto, sono state retto, ed è facile perdere di vista la strategia complessiva dell’Ue. Il modificate per rispondere alle difficoltà incontrate nel primo decennio Corridoio 1 è il Corridoio baltico: la sua importanza risiede nel collega- e per aggiornare il piano alle nuove esigenze dell’Europa allargata. Al- mento delle aree industriali baltiche e polacche con Helsinki e, da qui, l’interno delle TEN-T sono stati individuati 30 progetti prioritari, la cui con il resto dell’Europa. Il Corridoio 2 è uno degli assi che, insieme ai data di completamento è stata prevista entro il 2020. Tali progetti prio- corridoi 5 e 10, rappresentano l’attraversamento verso est dell’asse ritari sono stati dichiarati di interesse europeo rendendo così di prima- nord-sud dei corridoi 10 e 4. Il Corridoio 3 è centrato su Berlino, uno ria importanza la loro realizzazione e per ognuno di essi è stata prevista dei crocevia più importanti, e costituisce il collegamento privilegiato la figura di un coordinatore, per superare le difficoltà dovute all’as- della Polonia e dell’Ucraina con l’Europa Centrale. Il Corridoio 4, asse senza di coordinamento tra amministrazioni degli Stati membri. portante nord-sud, è stato per lungo tempo considerato più importante A seguito delle Conferenze Paneuropee di Praga (1991), Creta del Corridoio 10, essendo quasi parallelo ad esso, perché evitava l’al- (1994) ed Helsinki (1997), sono stati identificati dieci Corridoi multi- lora Jugoslavia, che è stata teatro di grandi conflitti. L’avvento della de- modali paneuropei. mocrazia a Belgrado ha riproposto fortemente il Corridoio 10. Il Corri- Il percorso seguito per giungere a ciò è iniziato nel 1990, quando la doio 5 è considerato dall’Italia di massima importanza per lo sviluppo Commissione europea ha istituito un’Unità di Coordinamento del dei porti dell’Adriatico e di tutto il Nord-Est italiano. Esistono infatti Gruppo G24 formato dai rappresentanti dei paesi comunitari e da quelli stretti e consistenti rapporti commerciali dell’area con Croazia, Slove- dell’est europeo al fine di estendere verso est le reti di trasporto del- nia, Ungheria e gli altri Paesi di quell’area. Inoltre, il Corridoio 5 costi- l’Unione Europea. L’obiettivo della Commissione europea era quello tuisce la naturale prosecuzione della linea ferroviaria ad alta capacità di estendere verso i Paesi centro-orientali dell’Europa la rete di tra- (Torino-Milano-Venezia-Trieste) che attraversa una zona dell’Italia ad sporto di interesse comunitario, dando priorità alla componente ferro- alta produzione. Il Corridoio 5 è collegato anche al progettato tunnel viaria opportunamente potenziata fino a raggiungere velocità commer- ferroviario Torino-Lione, e questo sarebbe utile alla Spagna che così si ciali di 120/160 km/h, prevedendo l’elettrificazione delle linee e l’au- congiungerebbe ai Paesi dell’ex-Unione Sovietica. Il Corridoio 6 è il mento del carico assiale consentito fino a 22,5 tonnellate. Tutto ciò Corridoio polacco, e la sua importanza si è ovviamente accresciuta con nella prospettiva di estendere l’alta velocità sui principali collegamenti l’entrata della Polonia nell’EU. Costituisce inoltre un raccordo tra i della rete. Corridoi 5, 4 e 1 sul mar Baltico. Il Danubio (Corridoio 7) è forse la Per coordinare i lavori relativi a tali progetti e per facilitare l’ac- “strada” più ricca di storia dell’intero est europeo. Negli anni, molta cesso ai finanziamenti comunitari dei Programmi PHARE, TACIS e dei dell’industria dell’Europa Occidentale e Sudorientale si è sviluppata
lungo le rive di questo grande fiume – acciaierie, raffinerie di petrolio, in particolare per il nordest. il Il regolamento contiene infatti il trac- cementifici, industrie petrolchimiche – perché il costo del trasporto su ciato del corridoio Baltico-Adriatico e comprende l’importantissima chiatta è un terzo di quello su strada o ferrovia. Con i suoi 2.857 km, il diramazione Vienna-Klagenfurt-Udine-Venezia/Trieste/Bologna/Ra- fiume è un’arteria vitale. Il Corridoio 8 costituisce un importante fat- venna, il cui rilievo strategico è stato sottolineato da tutti gli operatori tore di integrazione economica tra est ed ovest all’interno della regione della logistica e dagli attori istituzionali. Assieme alle altre grandi in- balcanica, perché connette Mar Adriatico a Mar Nero che sono a loro frastrutture aperte sull’Adriatico questo corridoio offre la possibilità di volta collegati ad altri mari e ad altri porti e quindi al resto d’Europa da intercettare grandi flussi di traffico provenienti dalle regioni russe e una parte e al Medio Oriente, al Caucaso e all’Asia centrale dall’altra. dall’area asiatica, che oggi si indirizzano soprattutto verso i porti tede- Dalla caduta del mondo sovietico e con la transizione dei Paesi dell’Eu- schi del Mar del Nord e della Finlandia, e di incanalarli verso gli scali ropa centrale e orientale verso l’economia di mercato, il Corridoio 8 è baltici e adriatici. stato riconosciuto dall’EU come un veicolo efficace per ottenere un’in- tegrazione economica con la regione balcanica meridionale così come con le regioni adiacenti. Questo Corridoio est-ovest nel sud dei Balcani 20 acquisisce inoltre maggiore importanza a causa dello sviluppo delle 21 economie del Caspio e dell’Asia centrale. Il Corridoio paneuropeo 5 (Lisbona – Lione – Torino – Venezia – Trieste/Koper – Lubiana – Budapest – Lvov) e l’asse ferroviario Adriatico-Baltico sono le due linee di traffico che maggiormente inte- ressano il nord d’Italia, e specie il nordest, ma che hanno poderosi ri- flessi su tutta la penisola. Il Corridoio 5 rappresenta un collegamento est-ovest a sud delle Alpi, particolarmente importante per lo sviluppo dei paesi dell’Europa centrale ed orientale. Esso prevede il potenziamento delle strutture stra- dali e ferroviarie già esistenti nonché la costruzione di nuove infrastrut- ture e lo scioglimento di alcuni nodi viari che attualmente rallentano i traffici commerciali. Il corridoio 5 è divenuto di importanza cruciale per l’Italia, in quanto interessa aree vastissime che, nella parte centrale del Corridoio 5, sono supportate a Sud dai porti del sistema tirrenico e del sistema adriatico e a Nord dagli assi stradali e ferroviari dei valichi del Sempione, del Gottardo e del Brennero, che consentono al corridoio di essere collegati con l’Europa centrale. Il 13 ottobre 2010, con la firma dell’accordo tra Italia e Slovenia per il tracciato transfrontaliero, è stato compiuto un decisivo passo avanti, anche se sono tuttora aperti gli interrogativi sulle risorse necessarie. Il 12 ottobre 2006 il governo italiano ha firmato con i governi euro- pei interessati una dichiarazione di sostegno all’inserimento dell’Asse ferroviario europeo adriatico baltico nella lista dei progetti prioritari europei. Con l’approvazione a larga maggioranza in assemblea plenaria del regolamento relativo alla «Rete ferroviaria europea per un trasporto merci competitivo» è stato posto un paletto fondamentale per l’Italia e
un rilancio degli investimenti pubblici europei che possano dare slan- cio all’occupazione. Uscire dalla crisi Consiglio e Commissione sembrano ipnotizzati e fermi su se stessi. Cosa si aspetta a proporre la tassa sulle transazioni finanziarie? Una di GIANNI PITTELLA soluzione che viene citata nelle conclusioni del recente vertice del G20 che non è certamente un covo di rivoluzionari di sinistra. La tassa sulle transazioni finanziarie sarebbe un primo passo verso una reale demo- cratizzazione dei mercati finanziari. Un’efficace azione fiscale sulle transazioni finanziarie consentirebbe, infatti, di recuperare le risorse necessarie per proteggere i cittadini dagli effetti negativi della crisi e di fare investimenti capaci di favorire ripresa e sviluppo, realizzando un’economia sostenibile. Una maniera per mettere davvero, e non solo Uscire dalla crisi economica significa ridare speranza alle giovani ge- a parole, la finanza al servizio della crescita economica, dell’impresa e nerazioni di poter trovare un lavoro, riportare entusiasmo e soldi da in- del lavoro. 22 23 vestire nelle casse delle imprese e assicurare un’opera di democratizza- Cosa attendono i governi ad accordarsi sugli Eurobond? Uno stru- zione dei mercati finanziari. mento che renderebbe possibile raccogliere quelle risorse sui mercati La cosiddetta “Exit Strategy” europea rimane un puzzle confuso di finanziari necessarie per promuovere un piano europeo di investimenti interventi e buoni propositi che sino ad ora non ha convinto né i mercati capace di rivitalizzare settori strategici come le reti infrastrutturali e le né tantomeno i semplici cittadini che all’orizzonte non vedono certo energie rinnovabili e di conseguenza anche l’indice occupazionale. rose e fiori. Se, da una parte, si chiede ai governi di stringere la cinghia bisogna Stiamo pagando il prezzo del predominio dei governi di destra in Eu- essere coscienti che i soldi per investire bisognerà pure prenderli da ropa e l’applicazione di ricette sbagliate per affrontare seriamente un per- qualche parte altrimenti l’economia non ripartirà mai e la tanto cele- corso di risalita della china. È una visione distorta centrata unicamente brata “Strategia 2020” rimarrà carta morta. sull’austerità di bilancio e sull’introduzione di nuove sanzioni per i Paesi Ma una strada obbligata per permettere di superare al meglio le che gestiscono male le proprie finanze, ma priva di qualsiasi molla ca- conseguenze della crisi finanziaria ed economica resta anche il com- pace di rilanciare l’occupazione e gli investimenti e dare ossigeno alle pletamento del mercato interno. L’Europa ha adesso bisogno di un imprese. Si sta producendo un’enorme esclusione fiscale in nome di un vero e proprio patto strategico fondato sulla convergenza delle econo- consolidamento delle finanze pubbliche europee che rischia di rimanere mie e sul completamento dell’integrazione dei mercati così da prose- fine a se stesso, con il rischio di approdare ad una situazione ancora più guire nel percorso di costruzione europea senza perdere pezzi lungo il drammatica di quella attuale dove i tassi di disoccupazione giovanile cammino. Un complicato nodo da sciogliere è rappresentato dalla sono arrivati a livelli mai raggiunti prima. Assistiamo, nei principali frammentazione dei sistemi fiscali, elemento questo che rappresenta Paesi europei, all’applicazione di riforme e tagli alla spesa che calpestano il vero freno al processo di integrazione. Non si tratta di discutere di l’uguaglianza sociale e non offrono alcuna prospettiva di reale crescita. un’armonizzazione fiscale a livello europeo che non è certo all’ordine Troppo, di questa crisi economica, è stato caricato sulle spalle dei del giorno e che richiederà un ben più lungo percorso di integrazione cittadini e troppo poco su quelle ben più larghe del sistema bancario eu- politica, ma di affrontare il problema di alcune limitazioni alla con- ropeo reo di comportamenti irresponsabili che hanno influito larga- correnza fiscale e di proporre forme di coordinamento in settori mente sull’espandersi della crisi stessa. chiave. Questo perché la crisi economica non deve portare l’Europa a Bisogna affrontare differenti problematiche e farlo in maniera coe- mettere da parte, neppure provvisoriamente, i principi della concor- rente. Partendo dalla securizzazione e democratizzazione dei mercati renza, cosa che nemmeno gli Stati Uniti hanno ritenuto di dover fare. finanziari, e passando per il completamento del mercato interno e per Si rischierebbe altrimenti di falsare la parità di trattamento per le im-
prese che operano sul mercato e di conseguenza di limitare i poten- ziali benefici per i cittadini. ''Made in'': una sfida e tanti attori. È ora che Commissione europea e Consiglio escano da questo stato Riflessioni tra l'Italia, confusionale puntando alle reali priorità, a cominciare dal lavoro defi- nendo un percorso per la crescita e l’occupazione, ponendo quest’ul- la UE ed il mondo... tima come principale indice a cui guardare al momento di prendere de- cisioni politiche. Non possono essere solamente deficit e debito a det- tare l’agenda politica. di GIANLUCA SUSTA Si guardi, infine, al di fuori dei nostri confini per cogliere quei se- gnali di cambiamento che non devono rimanerci estranei. Penso al Me- diterraneo. Si tratta di un’opzione strategica ampiamente motivata da interessi economici e commerciali. L’UE deve dimostrarsi capace di af- frontare in maniera più coerente di quanto abbia fatto sino ad ora la di- Dopo anni di attesa e grazie ai nuovi poteri conferiti dal Trattato di Li- 24 mensione economica delle relazioni con la sponda sud del Mediterra- sbona, il Parlamento europeo ha recentemente approvato a stragrande 25 neo che sta tornando ad essere protagonista sulla scena internazionale. maggioranza il regolamento sul marchio di origine (“Made in”), a con- Soprattutto grazie all’ingresso sui mercati di Cina e India, quest’area clusione di un intenso percorso parlamentare. La parola passa ora al sta riacquistando centralità nello sviluppo economico. La globalizza- Consiglio, dove bisognerà sconfiggere nuove resistenze. A Bruxelles, zione dell’economia e la stessa crisi economica hanno poi rafforzato deputati europei e governo italiano sono comunque impegnati, in modo questa tendenza e l’Europa non può non cogliere l’opportunità di inse- “bipartisan”, per raggiungere l’importante traguardo dell’approvazione rirsi in tale percorso virtuoso. definitiva del regolamento. La proposta di regolamento approvata dal Parlamento europeo non si limita a tutelare tessile-abbigliamento, pelletterie e calzature come la legge “Reguzzoni-Versace” (dal nome dei primi firmatari) approvata a inizio 2010 dal Parlamento italiano, ma si estende al valvolame e alle rubinetterie; all’arredamento, ai gioielli ed altre importanti categorie di prodotti. A questo regolamento europeo guardano, dunque, con grande speranza molti distretti produttivi del nostro paese, poiché tende a estendere quella trasparenza e quella tracciabilità della qualità del pro- dotto che abbiamo già ottenuto nel settore alimentare e che deve diven- tare una delle forze dell’Europa del futuro. Non c’è dubbio che se i Governi dell’Unione europea avessero per tempo approvato il regolamento proposto nel dicembre 2005 dalla Commissione Barroso non si sarebbe forse sentito il bisogno di pro- porre e approvare una legge italiana che presenta molti aspetti proble- matici, ma il cui fine è quello di tutelare le produzioni nazionali, come stimolo per l’Europa a darsi, finalmente, quelle regole di reciprocità al pari dei suoi grandi competitori. È utile precisare come ci siano almeno due accezioni del concetto di “Made in Italy”: l’una secondo cui esso sta ad indicare lo “stile”, il modo di essere, la “cultura” di un prodotto che trae origine dalla tradi-
zione manifatturiera italiana, ma che si è così diffuso nel mondo glo- La legge approvata pochi mesi fa dal Parlamento italiano non è bale che è “Made in Italy” anche se non è più del tutto “fatto” in Italia. certo il toccasana, ma ancor meno lo sarebbe quella invocata dai “puri- L’altra, invece, che ritiene che il “fatto 100% in Italia” debba segnare sti” che appesantirebbe gli oneri delle aziende italiane, obbligate a mar- ancora il discrimine tra ciò che è “Made in Italy” e ciò che non lo è. chiare in modo differenziato a seconda che il prodotto sia venduto in Gli italiani, che per anni sono stati “i cinesi d’Europa” (vale a dire Italia, in Europa o nel mondo. prezzi bassi, “santa” moneta svalutata, nessuna pretesa di “marchiare” i Tuttavia non si può non condividere il senso “politico” dell’inizia- prodotti come “Made in Italy”, dumping sociale dovuto a lavoro nero, tiva parlamentare italiana, che mirava ad “alzare il tiro”, anche cor- nessuna attenzione all’ambiente, bassi salari ecc…), hanno col tempo rendo consapevolmente il rischio di scatenare infiniti ricorsi giudiziari, capito che potevano giocare in proprio; che, dopo aver superato l’indu- per costringere le Istituzioni europee a introdurre il “Made in” obbliga- stria manifatturiera (tessile in particolare) inglese e in parte anche in torio sulle merci extra UE. francese e tedesca, potevano diffondere e difendere il loro stile (il E così la palla è tornata nei mesi scorsi a Bruxelles ed alla legisla- “Made in Italy”) e i loro marchi nel mondo. zione UE, che resta la strada maestra per introdurre un regolamento sul L’avanzare della Cina e del “Far East” ha poi imposto nuove strate- marchio di origine davvero “europeo”. 26 gie; ha portato molte imprese a delocalizzare, pur preservando in loco So benissimo che alcuni “puristi” del “Made in” ritengono di scarsa 27 (a Biella, Prato, Bergamo, Varese, ecc.) un tessuto manifatturiero che fa rilevanza il regolamento europeo appena approvato. ancora dell’Italia, pur nella crisi, il secondo esportatore europeo e l’ot- Ma sbagliano. tavo mondiale (e non lo sarebbe senza il “Made in Italy”). La prima prova del loro errore sta nel fatto che i nostri principali Ma molte di quelle aziende che hanno aggredito i mercati mondiali competitori (USA, Cina, Giappone, Canada..) hanno norme simili che negli ultimi dieci anni, per difendere “lo stile”, la “cultura”, la “tradi- impongono di indicare il Paese di origine dei prodotti importati. zione” che li ha fatti “vincere”, hanno sacrificato, seppur parzialmente, La seconda prova è data dal fatto che non ci sarebbero state tante la produzione in Italia, rinunciando al “100% Made in Italy”; ciò che opposizioni in Germania, Gran Bretagna e nord Europa alla nostra bat- alcuni imprenditori, il movimento dei “contadini del tessile” e i “puri- taglia per introdurre l’obbligo di etichettare le merci importate da Paesi sti” del “Made in Italy” vorrebbero vedere tutelato nella sua integralità. extraeuropei, se fosse così poco utile. Una riflessione però s’impone: si potrebbe parlare oggi di “Made in La terza prova, per me esaustiva, sta nella risposta a questa do- Italy” se non ci fosse stata la capacità di grandi imprenditori italiani, di- manda elementare: tra un abito contrassegnato da un brand “nostro”, ventati poi “globali”, di diffondere il gusto italiano nel mondo, racco- di fama mondiale, di nome e “stile” italiano, con un’etichetta “Made gliendone le sfide? in China” (perché confezionato là) e un abito senza etichetta (dal che Con un po’ di onestà intellettuale, dovremmo rispondere di no. si evince che è quantomeno fatto in Europa) o con un marchio volon- Senza la capacità da parte di “qualcuno”, la “nostra” industria manifat- tario (non vietato dal diritto commerciale internazionale) “Made in turiera sarebbe già scomparsa, perché nulla oggi esisterebbe più se i Italy”, – a parità o a minime differenze di costo – il consumatore cosa grandi marchi non avessero trascinato l’export dal brand “Made in compra? Quello che è “fatto in Cina” o l’altro (europeo o italiano)? Io Italy”. non ho dubbi. Il consumatore non sceglie quello fatto in un Paese ex- Poteva, dunque, il Parlamento italiano ignorare quanto avvenuto nel traeuropeo! mondo in questi anni? Poteva ignorare che per il diritto commerciale Di fronte ai dati drammatici che stanno segnando l’industria tessile internazionale ciò che conta ai fini della riconducibilità al luogo di un ed altri importanti comparti produttivi è facile pensare che la soluzione prodotto è quello dell’ultima “lavorazione sostanziale”? È sbagliata la stia in misure legislative protezionistiche. Non è così o, meglio, non è norma internazionale? Forse. Ma essa rappresenta il “minimo comun solo così. denominatore” condiviso da tutti i membri dell’OMC. Se così non Nella comunità globale di questo inizio di XXI secolo, dove la re- fosse, molto più facile sarebbe la nostra battaglia in Europa e all’in- gola di base è l’interconnessione, nuovi flussi commerciali permeano terno dell’OMC. con sempre maggior facilità le tradizionali frontiere nazionali.
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