La Difesa e la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato La componente interforze di supporto aereo alle operazioni speciali: ...

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La Difesa e la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato La componente interforze di supporto aereo alle operazioni speciali: ...
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                                                   2014
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                                                                                                                                                       E DELLA D
                                                                                                                                          STATO MAGGIOR
                                                                                                                                  O DELLO
                                                                                                                          PERIODIC

                                                   INFORMAZIONI DELLA DIFESA
                                                                     Bim - Ed. Ministero Difesa - € 2,80 - Taxe Perçue

                                                                                                                         La Difesa e la protezione dei beni culturali
                                                                                                                         in caso di conflitto armato
                                                                                                                         La componente interforze di supporto aereo
                                                                                                                         alle operazioni speciali: sinergie e prospettive future

                                                                 5
                                                                                                                         La Siria e il Libano: analisi e prospettive
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                    EDITORIALE
                  CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
                                 1914-1918
                           opo la presentazione del

                D          volume storico “Per
                           l’Esercito Serbo - Una
                storia dimenticata”, avvenuta lo
                scorso 14 aprile presso il Sacrario
                delle Bandiere del complesso del
                Vittoriano, alla presenza delle
                più alte autorità civili e militari, il
                13 settembre è stato commemo-
                rato un altro luogo della memo-
                ria: il Sacrario Militare di Redipu-
                glia, il più grande e maestoso mo-
                numento dedicato ai caduti della
                Grande Guerra, sito a ridosso del
                versante occidentale del Monte                      Il direttore responsabile Pier Vittorio Romano
                Sei Busi, che raccoglie circa
                100.000 caduti italiani.
                La commemorazione, presenti il Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti e le più alte ca-
                riche militari, ha avuto il suo culmine con la Santa Messa, celebrata da Sua Santità Papa
                Francesco con i Cardinali Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna e Josip Bozanic,
                Arcivescovo di Zagabria e con numerosi Vescovi provenienti da Slovenia, Austria, Unghe-
                ria e Croazia e dalle diocesi del Friuli Venezia Giulia, oltre dall’Ordinario Militare per l’Ita-
                lia, S.E. Mons. Santo Marcianò, e i Vescovi Ordinari con i cappellani militari.
                È possibile definire la guerra un’“arte” come fa lo stratega militare cinese Sun Tzu vissuto
                tra il VI ed il V secolo a.C. ovvero “la continuazione della politica con altri mezzi […] un atto di
                forza che ha lo scopo di costringere l’avversario a sottomettersi alla nostra volontà” prendendo a
                prestito le parole del Generale dell’esercito prussiano Carl Philipp Gottlieb von Clause-
                witz nel suo trattato di strategia militare “Della Guerra”.
                Al di là delle definizioni, purtroppo, la conflittualità è propria del genere umano e le di-
                spute di potere traggono origine dal controllo di risorse naturali, di confini territoriali,
                per motivi economici, etnici, culturali e non ultimi religiosi, distruggendo l’individuo con
                i suoi valori, la sua cultura.
                Ma occorre fare attenzione a definire “guerra” o “conflitto” la presenza del militare arma-
                to che utilizza in modo proporzionato ed oculato la “forza” a sua disposizione in aree di
                crisi quando il suo scopo, poiché sancito da precise disposizioni della comunità internazio-
                nale cui appartiene, è il ripristino della pacifica convivenza di un popolo, spesso martoria-
                to proprio da fazioni presenti al suo interno.
                Dal 1948 l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
                come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di pa-
                rità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri
                la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali ri-
                volte a tale scopo. Lo sancisce l’art. 11 della Costituzione Italiana. E in quest’ambito le For-

                                                                          Pier Vittorio Romano
                ze Armate italiane partecipano alle operazioni internazionali nei diversi teatri di crisi.

                                                                                                         EDITORIALE    1
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                    SOMMARIO
                                                             INFORMAZIONI DELLA DIFESA
                                                                          Nr. 05/2014

                ■    Editoriale
                     Centenario della Prima Guerra Mondiale - 1914-1918   1
                     Pier Vittorio Romano

                ■    Forze Armate
                     Civilian-Military Integration
                     in the planning and conduct of EU operations                        d
                     Intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa
                     Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli
                     Roma, 1 ottobre 2014                                 4

       2        INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/2014
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                             ■   Forze Armate e Società
                                 La Difesa e la protezione dei Beni Culturali
                                 in caso di conflitto armato                                                   6
                                 di Ferdinando Fedi

                             ■   Forze Armate
                                 L’evoluzione dell’addestramento
                                 nei Combat Training Centers (CTCS)
                                 nell’US Army in risposta ai nuovi
                                 conflitti asimmetrici - (Parte 2)                                         18
                                 di Fabrizio Salerno

                                 La componente interforze di supporto
                                 aereo alle operazioni speciali:
                                 sinergie e prospettive future                                             30
                                 di Gianpaolo Rapposelli

                             ■   Panorama Internazionale
                                 La Siria e il Libano:
                                 analisi e prospettive future                                              42
                                 di Alessandra Mulas

                                 L’acqua tra simbolo e bisogno: i rischi
                                 geo-politici dello sfruttamento idrico                                    54
                                 di Federico Fiorelli

                             ■   Rubriche
                                 Finestra sul mondo                       64         Difesa notizie            76
                                 Osservatorio strategico                  74         Recensioni                79

                                             Periodico                                 Sede                                     Abbonamento
                                       dello Stato Maggiore          Via XX Settembre, 11 - 00187 Roma           Italia: euro 16,40 - estero: euro 24,35.
                                           della Difesa
                                         fondato nel 1981              Tel.: 06 46912818 - 06 46912544          Il versamento può essere effettuato sul
                                                                                Fax: 06 46912950                    c/c postale 27990001 intestato a:
                                      Direttore responsabile
                                                                    e-mail: informazionidifesa@smd.difesa.it         INFORMAZIONI DELLA DIFESA
                                            ed editoriale
                                   Ten. Col. Pier Vittorio Romano               Amministrazione                       Ufficio Amministrazione SMD
                                                                         Ufficio Amministrazione dello            Via XX Settembre, 11 - 00187 Roma
                                             Redazione
                                   Ten. Col. Pier Vittorio Romano          Stato Maggiore della Difesa                Gli articoli investono la diretta
                 Ufficiale                                           Via XX Settembre, 11 - 00187 Roma              responsabilità degli autori, di cui
  dei Carabinieri del PAT             Cap. Giuseppe Tarantino
                                     Capo 1^ cl. Francesco Irde     Realizzazione, distribuzione e stampa             rispecchiano le idee personali.
       in addestramento
   della Polizia Afghana                      Fotografi                          Stilgrafica s.r.l.             © Tutti i diritti riservati Registrato presso
   (Foto Daniel Papagni             M.llo 1^ cl. Fernando Gentile   Via Ignazio Pettinengo, 31 - 00159 Roma              il Tribunale Civile di Roma
        by Cybernaua.it)            M.llo 1^ cl. Maurizio Sanità      Tel. 06 43588200 - Fax 06 4385693               il 19 marzo 1982 (n. 105/982)

                                                                                                                                               SOMMARIO         3
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                           Civilian-Military Integration
                  in the planning and conduct of EU operations
                        Intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa
                                 Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli
                                                      Roma, 1 ottobre 2014

                                                                    Autorità, gentili ospiti, cari colleghi ed amici, buon po-
                                                                    meriggio!
                                                                    L’Unione Europea ha il potenziale e la legittimità per
                                                                    svolgere un ruolo non secondario per la sicurezza re-
                                                                    gionale e globale in uno scenario internazionale oggi ca-
                                                                    ratterizzato da crescente instabilità e dalla presenza di
                                                                    crisi diffuse ma solidamente interconnesse in molte aree
                                                                    del mondo lontane ma soprattutto vicine.
                                                                    Anche se la chiave di lettura di ciò che è lontano e di ciò
                                                                    che è vicino non è né geografica né temporale, ma stretta-
                                                                    mente legata ai nostri comuni interessi, oggi l’Europa vede
                                                                    ampie zone di instabilità a ridosso dei suoi confini orientali
                                                                    e meridionali e questo comporta rischi diretti e indiretti.
                                                                    Gli accadimenti che si susseguono pongono sempre più
                                                                    l’Unione davanti ad un bivio perché l’UE potrebbe - e
                                                                    lasciatemi dire “dovrebbe” - fare molto di più oppure ras-
                                                                    segnarsi ad un ruolo marginale, anche di fronte alle
                                                                    nuove potenze emergenti.
                                                                    La crisi in Ucraina, così come le diverse situazioni in Medio
                                                                    Oriente e nella regione Nord Africana (in particolare la
                                                                     Libia), così come la non risolta instabilità nella regione del
                                                                     SAHEL chiamano in causa le potenzialità dell’Unione
                    Il Capo di Stato Maggiore della Difesa
                                                                     nella gestione delle crisi, in quanto interessano le aree più
                   Ammiraglio Luigi BINELLI MANTELLI                 prossime ai suoi confini terrestri e marittimi.
                                                                     Per sua stessa natura, l’Unione Europea è costituita da un
                insieme di Stati caratterizzati da diverse radici e da specifici interessi. Questa disomogeneità negli obiettivi
                di politica estera costituisce, di fatto, un severo limite ad un ruolo significativo nel contesto internazionale.
                Esiste ancora la possibilità per invertire questa tendenza?
                I tempi sono ormai maturi perché l’Europa trasformi questo limite in un valore aggiunto, ovvero
                faccia tesoro delle diverse capacità e delle diverse attitudini dei singoli Stati membri e valorizzi la sua
                intrinseca multidimensionalità.
                Una tra le ricette più efficaci per fronteggiare, risolvere o quantomeno mitigare le crisi sempre più
                dinamiche e complesse è costituita da un approccio olistico e coordinato il c.d. Comprehensive appro-
                ach. Un approccio che dovrebbe trovare piena concretizzazione proprio nelle dinamiche dell’Unione,
                multidimensionale nei suoi valori, nella sua vision e nelle sue strutture.
                Ma proprio al momento di operare sul campo, le strutture che, unite, potrebbero fare la differenza,
                palesano la loro inadeguatezza.
                Ciò è dovuto alla natura stessa dell’Unione, sviluppatasi attraverso successive graduali evoluzioni, se-
                condo il principio dell’”integrazione progressiva” di Jean Monnet. Pur condividendo lo spirito che
                ha guidato i nostri Padri Fondatori, credo che questo non sia più sufficiente, né attuale, né idoneo
                per far fronte alle complesse e incalzanti dinamiche oggi in atto.
                È il momento di dare un nuovo impulso alla forte visione europeista di Altero Spinelli attraverso il
                superamento delle barriere settoriali e degli interessi nazionali. E al riguardo posso confermare che
                le nostre Forze Armate, sotto il profilo tecnico- militare, sono già ben integrate e molto più avanti di
                quanto non si immagini.
                La nuova sfida è quella di un vero e proprio “cambiamento culturale”, che implica un approccio si-
                stemico ma supportato da un pensiero “fuori dagli schemi”, aperto ad esaminare e valutare ogni

       4        INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/2014
La Difesa e la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato La componente interforze di supporto aereo alle operazioni speciali: ...
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                possibilità, senza escludere alcuna opzione, né sentirsi eccessivamente vincolato da rigidi schemi bu-
                rocratico-amministrativi.
                L’importanza dell’effettiva integrazione civile-militare nelle operazioni internazionali è testimoniata,
                solo per fare alcuni esempi, dai successi delle recenti operazioni europee nel Corno d’Africa, come
                EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia, EUCAP NESTOR.
                Osservando le dinamiche di queste missioni e il rilevante sforzo fatto per “metterle a sistema”, do-
                vremmo trovare le soluzioni per un più concreto ed armonico sviluppo della Politica di Sicurezza e
                Difesa Comunitaria.
                L’attuale situazione in Mediterraneo ha reso ancora più evidente la necessità di un approccio com-
                plementare e sinergico tra le organizzazioni civili e militari nell’ambito dell’UE e incoraggia anche
                ad una più concreta cooperazione tra NATO ed UE.
                Si pensi al fenomeno dell’immigrazione via mare, radicalmente mutato in relazione ai conflitti e alle
                instabilità di questi ultimi anni. Mutato non solo nelle sue dimensioni e nelle sue dinamiche, ma
                nella sua stessa connotazione, che oggi abbraccia non solo migranti in cerca di migliori condizioni
                di vita, ma intere famiglie di rifugiati e profughi, che favorisce le connessioni tra organizzazioni cri-
                minali ed estremiste, che pone gravi rischi alla sicurezza nella duplice accezione di safety e security
                (tra le tante quella dei “Foreign Fighters”) e alla stessa salute pubblica.
                Come si può circoscrivere questo complesso di rischi alla sola sfera del controllo delle nostre fron-
                tiere? “Mare Nostrum” dimostra che la risposta richiede azioni articolate nelle diverse dimensioni
                della sicurezza collettiva civile e militare, degli interventi umanitari e della salvaguardia della vita
                umana in mare. Aree molto diverse tra loro, non solo sul piano operativo ma anche e soprattutto
                perché investono in primo luogo le responsabilità degli stati membri rivieraschi ma anche quelle
                delle maggiori organizzazioni internazionali, inclusa la NATO.
                Occorre dunque anche qui un approccio olistico, uno sforzo comune per contrastare i traffici illeciti nelle
                acque internazionali prima ancora che alle nostre frontiere, sconfiggere i “mercanti di morte“ e dare so-
                luzioni alla tragedia umanitaria in atto nella consapevolezza che il terrorismo e la criminalità che operano
                al livello trans-nazionale trovano nella fragile legalità internazionale un terreno di fertili sinergie.
                È in questo quadro che occorre leggere tutte le iniziative atte a promuovere una razionalizzazione e
                una revisione delle attuali strutture dell’UE, attraverso un approccio realmente integrato sotto il pro-
                filo civile-militare.
                Mi limito ad indicare alcune carenze già peraltro evidenziate nei numerosi documenti elaborati dall’Italia:
                • la discontinuità nell’architettura di comando e controllo tra il livello politico-strategico e il livello
                   militare-operativo/strategico;
                • la scarsa integrazione fra la componente civile e quella militare nelle strutture di livello politico-
                   strategico e operativo a Bruxelles;
                • una forte compartimentazione tra missioni civili e operazioni militari, ancorché insistenti nella medesima
                   area geografica, sia nell’ambito del comando e controllo sia in quello delle forme di finanziamento.

                Occorre ottimizzare la condotta strategica delle missioni, evitare ridondanze e giungere ad una migliore
                distribuzione delle risorse con una più equa ripartizione degli oneri tra tutti i Paesi membri. Tale posi-
                zione è chiaramente richiamata dall’Italia nel non paper del 2012 denominato “More Europe, spending
                and arranging better on Defence to shoulder increased responsibilities for international peace and security.”
                Lo scorso anno la Difesa ha proposto un’unica struttura integrata civile-militare di livello politico-
                strategico e un’altra a livello strategico. Questa proposta sebbene accolta favorevolmente dagli Stati
                membri, non è ancora operante perché si è alla ricerca di un bilanciamento tra le posizioni civili e
                militari all’interno dell’EEAS.
                L’Italia in merito sostiene la volontà, avallata lo scorso dicembre dal Consiglio Europeo in formato
                Difesa, di considerare il più ampio contesto della revisione dell’EEAS come l’ambito più appropriato
                per avviare la discussione sulla possibile riforma della PSDC.
                Mi auguro venga approfondita questa importante prospettiva ricercando, nel modo più bilanciato,
                ulteriori soluzioni con tutti i partner.
                Questo seminario può costituire un significativo passo in avanti in uno spirito di franco e costruttivo
                confronto dal quale potranno scaturire concreti risultati.
                In questo clima di cooperazione - che dovrebbe promuovere il lavoro di squadra tra le componenti
                civili e militari - permettetemi di concludere il mio intervento con una citazione di Franklin D. Roo-
                sevelt : “Competition has been shown to be useful up to a certain point and no further, but cooperation, which is
                the thing we must strive for today, begins where competition leaves off.”

                                                                                                                 FORZE ARMATE       5
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                     LA DIFESA E LA PROTEZIONE
                     DEI BENI CULTURALI IN CASO
                       DI CONFLITTO ARMATO
                                                                                   di Ferdinando Fedi
                          Articolo tratto dall’intervento che l’autore ha svolto durante
                              il XVI Convegno internazionale della Società italiana
                            per la Protezione dei Beni Culturali (SIPBC) in occasione
                 del 60° anniversario della Convenzione dell’Aja (Tortona, 16-19 ottobre 2014)

                                                                                   l ruolo della Di-

                                                                               I   fesa in tema di
                                                                                   protezione dei
                                                                               beni culturali in ca-
                                                                               so di conflitto arma-
                                                                               to è chiaramente
                                                                               definito sin dai pri-
                                                                               mi articoli della
                                                                               Convenzione del-
                                                                               l’Aja del 1954.
                                                                               All’art. 7 per sottoli-
                                                                               neare il dovere delle
                                                                               forze armate di ogni
                                                                               Paese di diffondere
                                                                               la cultura del rispet-
                                                                               to dei beni culturali
                                                                               nell’ambito del per-
                                                                               sonale militare vie-
                                                                               ne usato il verbo ‘in-
                                                                               culcare’ che è un ter-
                                                                               mine forte, brutto
                                                                               esteticamente e ra-
                                                                               ramente usato nel
                                                                               linguaggio giuridico
                                                                               degli accordi. Una
                                                                               scelta sintattica così
                                                                               decisa è forse conse-
                                                                               guente alla conside-
           Direttiva del Gen. Eisenhower sulla protezione dei beni culturali

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La Difesa e la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato La componente interforze di supporto aereo alle operazioni speciali: ...
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                Foto relative alla distruzione dell’Old Bridge sito nella città vecchia di Mostar

                razione che i conflitti armati hanno costituito e costituiscono una delle
                principali cause di danneggiamento e distruzione del patrimonio cultu-
                rale mondiale, non solo per motivi di necessità di conseguire un obietti-
                vo militare ma anche perché nella strategia del soggetto aggressore l’at-
                tacco ai beni culturali equivale al tentativo di annullare l’identità e la me-
                moria storica del nemico, di cui i beni culturali costituiscono viva testi-
                monianza. Esempio di questi giorni è la distruzione da parte di unità del-
                l’ISIS del museo di Mosul, in Iraq, e della tomba del profeta Younis, il bi-
                blico Giona, nella moschea di al –Nabi mentre risale al 2012 l’incendio
                della biblioteca di Timbuctu, nel Mali, sede della più antica università del
                Maghreb, da parte delle milizie islamiche di Aqmi e Ansar. In Siria sono
                stati danneggiati cinque dei sei oggetti patrimonio culturale mondiale
                presenti nel Paese, tra cui l’antica città di Palmira e i vecchi quartieri di
                Aleppo.

                Negli ultimi anni è stata compiuta una vera e propria mattanza di tesori
                mondiali dell’arte: le tombe sufi incendiate in Tunisia, le Chiese carboniz-
                zate e i musei copti saccheggiati in Egitto, Sabratha in Libia. Tra il 2004 e
                il 2008 l’UNESCO aveva elencato sei siti ‘patrimonio dell’umanità’ minaccia-
                ti dalle guerre. Dal 2009 ad oggi la lista è salita a ventuno, e pure con una
                certa dose di ottimismo perché vengono prese in considerazione le mera-
                viglie del mondo più conosciute e non si sa quante altre rovine mai censi-

                                                                                                    FORZE ARMATE E SOCIETÀ   7
La Difesa e la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato La componente interforze di supporto aereo alle operazioni speciali: ...
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                te sono state devastate. Alla base di molti casi di devastazione si può far ri-
                salire anche l’iconoclastia, ovvero la lotta contro il culto dell’immagine da
                parte delle frange più integraliste dell’Islam.

                Gli attacchi contro i beni culturali costituiscono, pertanto, gravi violazioni
                del diritto internazionale umanitario e nell’ambito di un conflitto posso-
                no essere considerati reati nazionali, crimini di guerra o crimini contro
                l’umanità.

                Queste considerazioni non disgiunte dalla riflessione che l’Italia detie-
                ne il 50% di tutto il patrimonio culturale del mondo, ha il numero più
                elevato di beni considerati ‘patrimonio dell’umanità’(49) e con le proprie
                Forze armate è uno dei primi contributori dell’ONU per la partecipazio-
                ne a missioni di supporto alla pace, hanno indotto lo Stato Maggiore
                della Difesa a elaborare una direttiva che delineasse in generale gli ele-
                menti salienti delle norme, delle convenzioni e dei protocolli intervenu-
                ti in materia al fine di diffondere nell’ambito delle Forze Armate sino ai
                minori livelli ordinativi, il regime preventivo e sanzionatorio vigente in
                materia.

                La direttiva è stata esposta in sede di Comitato all’UNESCO, ai cui lavori
                relativi ai beni da sottoporre a protezione rafforzata partecipavano rap-
                presentanti dello SMD, ed ha ricevuto l’apprezzamento delle Autorità
                UNESCO che hanno colto lo spunto per esortare tutti i Paesi a seguire
                l’esempio italiano.

                Essa spiega come negli ultimi sessant’anni si sia verificata una significativa
                evoluzione della materia sia sul piano concettuale che su quello normati-
                vo, con particolare attenzione a quest’ultimo per i risvolti diretti che ha
                sul personale operante.

                L’esperienza della Seconda guerra mondiale, con i risvolti tragici anche
                per il patrimonio culturale, ha mostrato la sostanziale inefficacia degli
                strumenti normativi allora esistenti e ha indotto la comunità internazio-
                nale a un nuovo percorso normativo, il cui esito è la Convenzione dell’Aja
                del 1954.

                Le norme internazionali e nazionali da applicare sono rivolte prevalente-
                mente ai militari, che pertanto devono essere preparati e conoscere le
                convenzioni di base, secondo una tradizione che per l’Italia si deve far ri-
                salire alla emanazione di un codice militare di guerra nel 1941, contenen-
                te un capitolo dedicato alle violazioni del diritto umanitario, unico per
                quel tempo.

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                Danneggiamento di monumenti in Bosnia Erzegovina

                In proposito il Codice Militare Penale di Guerra al Capo III del titolo IV,
                “degli atti illeciti di guerra” reca una disciplina sanzionatoria che, in partico-
                lare all’art. 187, prevede una reclusione non inferiore a quindici anni per
                chiunque, in paese nemico, senza essere costretto dalla necessità delle
                operazioni militari con qualsiasi mezzo distrugge o provoca grave danneg-
                giamento a monumenti storici, opere d’arte o scientifiche, stabilimenti
                destinati ai culti, all’istruzione, alle arti e alle scienze.
                Pur in assenza di specifici strumenti nazionali o internazionali spesso i mi-
                litari si sono comunque volontariamente assunti responsabilità con diret-
                tive e iniziative personali.
                Eisenhower in una famosa circolare alle truppe del dicembre 1943 dichia-
                rava: “Oggi noi combattiamo in un paese che ha grandemente contribuito alla no-
                stra eredità culturale, un paese ricco di monumenti che con la loro creazione hanno
                aiutato, ed ora nella loro veneranda età illustrano la crescita di una civiltà che è la
                nostra. Siamo chiamati a rispettare questi monumenti nella misura in cui la guer-
                ra lo consente….cercando di risparmiarli senza alcun detrimento per le esigenze
                operative. Niente può reggere al confronto con le necessità militari, questo è un prin-
                cipio accettato. Ma la frase ‘esigenze operative’ è usata qualche volta in casi in cui
                sarebbe più veritiero parlare di convenienze militari, o persino di convenienze perso-
                nali. Io non voglio dare questa patente a casi di mollezza od indifferenza.”
                E così Harold Nicolson, ambasciatore inglese noto anche come scrittore :
                “Non sono tra quanti ritengono che i siti religiosi siano, in quanto tali, più impor-

                                                                                  FORZE ARMATE E SOCIETÀ   9
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                tanti delle vite umane (…); né esiterei, in quanto comandante militare, a ridurre
                in polvere qualche edificio di sola importanza storica se pensassi che in questo modo
                potrei guadagnare un vantaggio tattico, o diminuire il pericolo cui sono esposti i
                miei uomini. Le opere di maggiore valore artistico ricadono, tuttavia, in una cate-
                goria completamente diversa. È assolutamente desiderabile, ai miei occhi, che queste
                opere siano preservate dalla distruzione, anche ove la loro preservazione dovesse
                comportare il sacrificio di vite umane. Io sarei assolutamente pronto a farmi fuci-
                lare, se fossi certo che con questo mio sacrificio io potrei preservare gli affreschi di
                Giotto … La mia scelta sarebbe governata da un principio sicuramente incontro-
                vertibile: ciò che non è rimpiazzabile è più importante di ciò che è rimpiazzabile, e
                persino la perdita della più preziosa delle vite umane è in definitiva meno disastro-
                sa che non la perdita di un bene che mai più, in nessun caso, potrà essere creato di
                nuovo.”
                Sir Charles Portal, raffinato Capo di Stato Maggiore della Raf, ammonì se-
                veramente il Comandante dei bombardieri inglesi dopo l’incursione su
                Milano del 24 ottobre 1942 durante la quale il Duomo rischiò di essere ab-
                battuto, poiché “ aveva messo pesantemente e senza necessità a dura prova la le-
                altà di qualsiasi ufficiale che avesse a cura la sorte dei tesori artistici e la reputazio-
                ne della RAF al cospetto del mondo civilizzato di oggi e del giudizio dei posteri”.

                Tomba di Askia, costruita nel 1485 per la sepoltura di Toure, l’antico Re dell’Impero Songhai, sita nella città
                di Gao, in Mali

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                Esemplare poi l’esperienza del Cap. Anthony Clarke. Di assedio nel 1944
                con la sua compagnia di fanteria inglese a Sansepolcro, vicino ad Arezzo,
                decise di non ottemperare agli ordini di cannoneggiamento della città.
                L’ufficiale sfidava un processo presso la Corte Marziale poiché, da uomo
                colto e innamorato del Bello in tutte le sue manifestazioni, ricordava di
                aver letto in un libro di Aldous Huxley che in quella cittadina si trovava la
                Resurrezione di Piero della Francesca, ‘il miglior dipinto al mondo’. Rifiutò
                pertanto di bombardarla e salvò il dipinto da sicura distruzione. Non fu
                condannato.

                CONTENUTI
                Rispetto alle precedenti Convenzioni, quella del 1954 è il primo strumen-
                to di portata generale esclusivamente dedicato al tema della protezione
                del patrimonio culturale in cui compare, per la prima volta in un trattato
                internazionale, la definizione di «beni culturali». In ordine alla categoria
                di «conflitto armato», la Convenzione opta per una definizione ampia: so-
                no ricompresi non solo i casi di guerra dichiarata tra Stati ma è recata
                l’estensione ai «conflitti di carattere non internazionale».

                La Convenzione prevede due livelli di protezione dei beni culturali, quel-
                lo «generale», relativo ai beni compresi nella definizione di cui all’art. 1,
                che possono essere identificati in tempo di guerra da un apposito segno
                distintivo e quello «speciale», da applicare solo ad alcuni beni purché in-
                seriti in un apposito «Registro» internazionale tenuto dal direttore gene-
                rale dell’UNESCO, per i quali è obbligatoria la segnalazione durante il
                conflitto attraverso il segno distintivo.

                La protezione generale si fonda su due principi, di salvaguardia e di ri-
                spetto dei beni culturali. Il principio di salvaguardia si traduce nell’obbli-
                go in capo agli Stati membri di predisporre un’adeguata tutela dei beni
                culturali già in tempo di pace, attraverso l’adozione di misure «appro-
                priate» mentre per rispetto si intende che le Parti si impegnano a rispet-
                tare i suddetti beni sia sul proprio territorio che su quello delle Parti con-
                traenti, astenendosi dall’utilizzarli per scopi che potrebbero esporli a di-
                struzione o deterioramento in caso di conflitto e impedendo furti e sac-
                cheggi. La disposizione è particolarmente significativa perché estende
                l’ambito di applicazione della Convenzione dal momento bellico al tem-
                po di pace, dimostrandosi in linea con la più accorta impostazione della
                tutela dei beni culturali, che, per essere efficace, deve fondarsi sul princi-
                pio di prevenzione.

                Il sistema normativo del 1954 interviene anche, per la prima volta in un
                testo giuridicamente vincolante in relazione a uno degli aspetti più pro-

                                                                           FORZE ARMATE E SOCIETÀ   11
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                blematici della tutela dei beni culturali in tempo di guerra: l’illecito tra-
                sferimento dei beni mobili. Accanto al divieto sancito dalla Convenzione
                «di furto, di saccheggio o di sottrazione di beni culturali sotto qualsiasi
                forma», rileva la disciplina introdotta dal Protocollo. Lo Stato occupante
                è obbligato a impedire l’esportazione dei beni culturali dal territorio oc-
                cupato e, in caso di violazione di questo obbligo, lo Stato nel cui territorio
                si trovano i beni importati ha l’obbligo di sequestrarli e restituirli alla fine
                delle ostilità.

                PROTOCOLLO DEL 1999
                L’effettiva applicazione della Convenzione nel corso degli anni si è dimo-
                strata problematica, pertanto, nel 1999 una nuova conferenza diplomati-
                ca ha adottato il II Protocollo che ha introdotto un nuovo regime, detto
                di protezione rafforzata (enhanced protection), che ha sostituito quella
                speciale.

                Per inserire tali beni nell’apposito elenco presso l’UNESCO è prevista
                una procedura molto rigorosa e complessa che vede impegnati il Segreta-
                riato, il Bureau e il Comitato.

                I beni da proporre, che devono essere un patrimonio culturale della mas-
                sima importanza per l’umanità è necessario che siano protetti da adegua-
                te misure giuridiche e amministrative nazionali e che non siano usati per
                scopi militari o per proteggere siti militari.

                Le proposte che soddisfano le suddette caratteristiche vengono istruite
                dal Bureau dell’UNESCO, cui fanno parte a turno nove Paesi, e poi sotto-
                poste al Comitato Intergovernativo per la definitiva iscrizione.

                Al momento risultano iscritti solo dieci beni in tutto il mondo e in Italia
                gode di questo regime Castel del Monte, in Puglia.

                L’art. 15 del Secondo Protocollo del 1999 ha sancito inoltre il principio
                della responsabilità penale individuale dell’autore della violazione con ri-
                ferimento ad una serie di condotte, configurabili come reati, poste in es-
                sere contro i beni culturali, quali, ad esempio il fare oggetto di un attacco
                un bene culturale sotto protezione ai sensi della Convenzione e del Se-
                condo Protocollo; utilizzare un bene culturale sotto protezione o la zona
                circostante a sostegno di un’azione militare; distruggere o appropriarsi di
                beni culturali protetti dalla Convenzione o dal Secondo Protocollo; com-
                piere furti, saccheggi, appropriazioni indebite o atti di vandalismo contro
                beni culturali.

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                Bombardamento della Cattedrale di Rheims

                Le norme legislative devono stabilire, inoltre, la giurisdizione e norme di
                estradizione per i fatti compiuti all’estero. La legge n. 45/2009 di ratifica
                del Secondo Protocollo ha adempiuto tale obbligo da parte del nostro
                Paese in modo molto soddisfacente.

                LIMITAZIONI
                I beni protetti, chiamati anche a protezione generale, in tempo di pace
                non sono soggetti ad alcuna limitazione nell’utilizzo da parte delle Auto-
                rità Militari, infatti in Italia alcuni edifici prestigiosi sono sede di scuole o
                Unità Militari, vedasi ad es. la Reggia di Caserta che ospita la scuola sot-
                toufficiali dell’Aeronautica Militare, il palazzo Ducale di Modena che
                ospita l’Accademia militare o il complesso di Santa Maria Novella a Firen-
                ze che ospita la Scuola Marescialli dei Carabinieri.
                Divieto di utilizzo militare, anche in tempo di pace, è invece previsto per
                i beni a protezione speciale (art. 9 della Convenzione) e, soprattutto, per
                i beni a protezione rafforzata (Art.10 del Secondo Protocollo) per i quali
                una specifica dichiarazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa ne
                esclude l’uso assoluto, anche temporaneo ed occasionale, sia per fini ad-
                destrativi che per fini operativi.
                Al fine di procedere al rilascio della suddetta dichiarazione sarà necessario
                prima di tutto escludere che il bene non sia interessato ad alcuna pianifica-
                zione operativa e che lo stesso e le aree immediatamente adiacenti non sa-
                ranno utilizzate per fini militari o per proteggere postazioni militari.

                                                                             FORZE ARMATE E SOCIETÀ   13
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                GIURISPRUDENZA
                Facendo un percorso a ritroso ed esaminando le condanne dei criminali
                che hanno violato norme sulla protezione dei beni culturali, meglio si
                può intendere a quale categoria di reati appartengono le violazioni stesse.

                Il Tribunale di Norimberga non prevedeva incriminazioni specifiche per i
                beni culturali, al di là delle generiche indicazioni quali ‘saccheggio di beni
                pubblici e privati’, ‘distruzioni senza motivo di città’ o ‘devastazioni non giustifi-
                cate da esigenze militari’, pertanto, aveva condannato Hermann Goring per
                saccheggio, il feldmaresciallo Keitel per distruzioni e Hans Frank per ‘eco-
                nomic exploitation’.

                Esso aveva confinato la categoria dei crimini contro l’umanità in una nor-
                ma che configurava il reato di ‘persecuzione’. L’attacco ai beni culturali è
                stato considerato ‘persecuzione’ nel caso di Alfred Rosenberg, condannato
                poiché su ordine di Hitler aveva organizzato e diretto le ‘Eisatzstab Rosem-
                berg’ per depredare e saccheggiare sistematicamente musei, biblioteche e
                collezioni d’arte. Anche Baldur Von Schirach fu condannato per aver tele-
                grafato a Martin Bormann l’ordine di bombardare una citta di cultura in-
                glese per rappresaglia all’uccisione di Heidrich.

                Rilevante contributo alla precisazione dei contorni dei crimini commessi
                a danno dei beni culturali – post Convenzione – è offerto dalla copiosa
                giurisprudenza del Tribunale dell’Aja per i crimini commessi nell’ex Yu-
                goslavia. Le sentenze del tribunale hanno sancito l’applicabilità delle nor-
                me sia ai conflitti internazionali che a quelli interni e l’applicabilità delle
                stesse in materia di responsabilità penale individuale per gravi attacchi a
                beni culturali e artistici, spesso in connessione con quelli religiosi.

                Inoltre, la giurisprudenza presenta una significativa evoluzione sotto il
                profilo del diritto penale sostanziale, prendendo in considerazione in pri-
                mis i crimini di guerra poi estendendo alcune gravi violazioni a crimini
                contro l’umanità, quando i beni culturali sono anche simboli religiosi, si-
                no ad arrivare a delineare il crimine di genocidio quando “gli attacchi ai be-
                ni culturali artistici e religiosi sono realizzati con l’intendimento di distruggere, in
                tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale.”

                In tale direzione sono andate molte sentenze ove sono state qualificate le
                azioni armate contro beni culturali come attacchi con lo scopo di distrug-
                gere l’identità del gruppo, tra cui quelle nei casi Milosevic e Mladic, impu-
                tati di persecuzione razziale, che sono stati condannati per crimini contro
                l’umanità anche per la sistematica distruzione di edifici religiosi della co-
                munità musulmana e croata comprese moschee, chiese e biblioteche.

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                Bombardamento dell’Abbazia di Monte Cassino

                I conflitti nei Balcani dell’ultimo decennio del secolo scorso si sono carat-
                terizzati anche per la ferocia con la quale sono stati condotti attacchi con-
                tro i Beni Culturali simbolo. Essi non sono stati meri danni collaterali nel-
                l’ambito di un attacco ad obiettivo militare legittimo. In molte situazioni,
                è stato valutato, che sono stati considerati oggetto di pulizia etnica intesa
                come volontà di distruggere oggetti che costituiscono il patrimonio che
                rappresenta l’identità più profonda di un popolo. Non possono essere di-
                versamente interpretati gli attacchi alla Biblioteca di Sarajevo o al ponte
                di Mostar, in quanto privi di qualsiasi possibile collegamento con la neces-
                sità militare.

                Anche nel conflitto del Kossovo del 1999 si può ravvisare la presenza di
                questo intento deliberato di colpire nel profondo la cultura e l’identità di
                una comunità. Basti pensare alla distruzione di circa 200 moschee e di cir-
                ca 90 monasteri ortodossi.

                CONCLUSIONI
                Lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale, ispi-
                ratosi soprattutto alla giurisprudenza di Norimberga, è in vigore dal 1°
                luglio 2002 e all’art.8 prevede come crimine di guerra ‘l’attacco diretto
                intenzionalmente contro edifici dedicati al culto, all’educazione, all’arte,

                                                                          FORZE ARMATE E SOCIETÀ   15
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                Mali: tomba distrutta

                a monumenti storici, a ospedali...purchè tali edifici non siano utilizzati
                per fini militari’. L’Italia, pur avendo ratificato lo Statuto, solo nel 2012
                ha approvato una legge di adeguamento senza risolvere, però, il proble-
                ma della doppia incriminazione non avendo introdotto nel nostro ordi-
                namento un catalogo di delitti speculari a quello per cui ha la giurisdizio-
                ne la Corte.

                La specifica fattispecie è stata inserita nella legge delega di approvazione
                del nuovo codice penale militare delle missioni all’estero.

                Ad oggi le forze armate italiane partecipano con circa 5000 uomini a 33
                missioni che si svolgono in 25 Paesi del mondo. Tra i compiti anche quelli
                di training and mentoring, ove nei programmi formativi spiccano con fre-
                quenza le materie dedicate alla protezione dei beni culturali. È doveroso,
                pertanto, che la normativa del settore sia più che mai conosciuta e diffusa
                tra i militari.

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                Lettera del Gen. Eisenhower sulla protezione dei beni culturali

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                       L’EVOLUZIONE
                  DELL’ADDESTRAMENTO
                  NEI COMBAT TRAINING
                 CENTERS (CTCS) NELL’US
                ARMY IN RISPOSTA AI NUOVI
                 CONFLITTI ASIMMETRICI
                                                                           di Fabrizio Salerno
                                                         (Parte 2)

                US Army Asymmetric Warfare Group - photo by www.army.mil

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                         addestramento condotto presso i Combat Training Centers dell’US

                L’       Army è in continua e costante evoluzione, tanto da suddividere le
                         operazioni in Non Lethal Operations e Lethal Operations (JP1-02
                Dictionary of Military and Associated Terms Ed. Nov 2010 aggiornata 15 Jun
                14 del Department of Defence USA).

                1. Non Lethal Operations
                In questa tipologia di Operazioni, prevale l’elemento umano.
                Si riconducono a tale classificazione le non lethal resources quali il Civil Af-
                fairs (CA), le Psycological Operations (Psyops) e il Public Affairs (PA). Grazie al
                ruolo svolto dai role players, si è in grado di addestrare le unità in rotazione
                in un ambiente caratterizzato dalle pubbliche relazioni, negoziazioni,
                contrattazioni, scambi e divulgazioni d’informazioni.
                Svolgono un ruolo molto importante in tale contesto le Info Ops1.
                Rientrano nel Non Lethal Training le seguenti aree: Language, Culture, Di-
                plomacy, Negotiations, History, Religion, PRTs, Reconstruction, Information Ope-
                rations, Human Terrain Teams, Economics, Detention Operations in COIN, Elec-
                tions, Policing, Finance and Contracts. Il key point è rappresentato dalla neces-
                sità di saper bene integrare l’addestramento tra queste aree d’impiego.
                Secondo l’approccio dell’US Army, un’unità dovrebbe essere addestrata a svi-
                luppare una comune visione operativa nel Non Lethal Environment nonché, es-
                sere in possesso di un piano di sviluppo integrato politico-militare che accor-
                pi tutti questi elementi.
                Questo perché occorre
                approcciare il problema
                secondo una completa
                visione delle Non Lethal
                Operations che possa nel
                suo complesso generare
                comprensione globale e
                non confusioni.
                In sintesi si sta cercando
                di giungere, con il Non
                Lethal Training, ad adde-
                strare le unità sviluppan-
                do una comune visione             A Tour Through the Simulated Battlefields of the U.S. Army National
                operativa del Non Lethal          Training Center - photo by Venue “In the Box”

                1
                    Ad oggi, secondo la dottrina NATO Military Policy on Information Operations MC 0422/4 Ed. 19 July
                    12:“La funzione Information Operations è una funzione operativa di coordinamento che mira ad
                    analizzare, pianificare, verificare ed integrare le attività nell’ambiente dell’informazione, al fine
                    di creare effetti desiderati sulla volontà, comprensione e capacità degli avversari, dei potenziali av-
                    versari e altri soggetti selezionati definiti Target Audience, a supporto degli obiettivi della missione”.

                                                                                                              FORZE ARMATE       19
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                Environment, con un piano integrato politico-militare all’interno della
                propria Area of Operations (AOO), che possa incorporare tutti le aree in
                precedenza evidenziate.
                Media Operations. Presso i CTCs svolgono un ruolo molto importante le
                operazioni Media, svolte sia dalle televisioni e sia dalla carta stampata. Le
                tv sono rappresentate dalle imitazioni di Al Jazeera e dall’International News
                Network (INN).
                Mentre quest’ultima usa uno stile d’informazione tipicamente americano
                (CNN), la prima cerca di riportare le informazioni secondo l’approccio e
                la percezione del mondo arabo. Entrambe le tv producono giornalmente
                dei telegiornali riportando l’evolversi della situazione corrente, nel pieno
                realismo con interviste e servizi curati da personale civile e militare dotato
                di expertise nel settore del Public Affairs.
                Scopo del Media Training, è quello di far correttamente interagire coman-
                danti e public information officers (PIOs) con reporters incalzanti davanti a una
                telecamera.
                In tal modo le unità imparano non solo a organizzare le informazioni, ma
                a riconoscere e prevenire Misinformation, Speculations & rumors e saper ge-
                stire soprattutto con tempestività le crisi mediatiche.
                Stesso discorso viene applicato con la carta stampata, mediante la pubbli-
                cazione di due giornali (Arabic Newsletter) e un altro di stile occidentale
                (Talatha Times), con articoli curati giornalmente da personale esperto nel
                settore, per lo più veri giornalisti ed esperti del settore, che costituiscono
                la cosiddetta Simulated Press Cell (SimPress).
                Fiscal Operations. Con tali operazioni, le unità si esercitano a usare fondi as-
                segnati includendo il Commander’s Emergency Response Program relativi alle
                opere di ricostruzione, richieste di risarcimento danni, pagamenti di ono-
                ranze funebri, ricompense per informazioni acquisite, etc. Compito degli
                O/C-Ts è anche quello di verificare il corretto utilizzo dei fondi assegnati
                alle unità.

                Altra importante evoluzione nell’addestramento condotto e di nuova
                concezione, è il sempre più importante ruolo affidato ai Provincial Recon-
                struction Teams (PRTs) training.
                Gli obiettivi finalizzati a tale addestramento sono:
                - Fornire una conoscenza del PRT (mission, organization, tasks and operations
                  of PRTs, including both “paired” and “embedded” Iraq PRTs and Afghanistan
                  PRTs, PRT support requirements and effective interaction between BCTs &
                  PRTs, work plans and key programs);
                - Incoraggiare e promuovere una corretta mentalità volta a un’effettiva
                  collaborazione Civile Militare (understand differences in mission, approach,
                  culture, and resources between the military and civilian agencies in the field, uni-
                  ty of effort, best practices and friction points, integrated/coordinated BCT and
                  PRT planning, operations, battle rhythm);

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                - Accrescere e migliorare la conoscenza del processo di Stabilizzazione e
                   Ricostruzione (key concepts, organizations, and programs in S&R, Iraqi/Af-
                   ghan government and politics, S&R and COIN: Targeting political effects that
                   promote stability).
                In sintesi tale addestra-
                mento si prefigge lo sco-
                po di dimostrare che il
                PRT si concretizza in “va-
                lore aggiunto” al lavoro
                svolto dalle unità ope-
                ranti in Teatro, in quan-
                to non organismo a se
                stante ma interagente
                con essa.
                Intelligence driven opera-
                tions. Lavorando con la            PRT Training through the Simulated Battlefields of the U.S. Army
                Defense Advanced Research          National Training Center - photo by Venue “In the Box”
                Projects Agency, il NTC ha
                sviluppato un nuovo pro-
                gramma definito Reactive Information Propagation and Planning for Lifelike
                Exercises (RIPPLE), con il compito di migliorare il realismo dello scenario
                giocato.
                Il RIPPLE è un network-modeling & artificial-intelligence software, che ha il com-
                pito di tracciare per tutti i role players impiegati nei CTCs, i loro ruoli e le loro
                relazioni interpersonali, determinando tutti gli aspetti da quello familiare a
                quello storico, comunicativo, sociale, culturale, religioso, motivazionale etc.
                Basato su questo continuo rilevamento, il NTC può quindi dinamicamen-
                te valutare e modellare a seconda dei casi, gli effetti dell’interazione di
                un’unità con i role players abitanti di un dato villaggio all’interno del CTC.
                Quindi sulla base dell’influenza positiva o negativa dell’unità sulla popo-
                lazione locale, il RIPPLE può velocemente determinare delle azioni im-
                partendo di conseguenza delle istruzioni ai role players.
                Lo scopo del RIPPLE è quello di osservare e valutare, determinando la
                giusta causa-effetto tra le relazioni interpersonali che intercorrono tra i
                membri dell’unità e i role players.
                Il NTC ha recentemente lavorato con l’University of Southern California’s In-
                stitute for Creative Technology (ICT) e con un team di produttori e registi ci-
                nematografici, tecnici di effetti speciali di Hollywood, per migliorare la
                qualità e il realismo dei giochi di ruolo, e degli scenari da proporre duran-
                te gli addestramenti condotti presso i CTCs.

                2. Lethal Operations
                Queste operazioni sono designate per esercitare e migliorare le skills delle
                unità utilizzate in Teatro, in particolare: Cordon & Search, Raids on high va-

                                                                                                     FORZE ARMATE     21
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                lue targets, SOF, Combat Patrolling, Convoy & Security. L’impiego delle Force-
                on-Force & Live-Fire si prefiggono proprio l’intento di stressare l’abilità del-
                l’unità al fuoco e alla manovra.
                Detainee Operations. Le unità in rotazione si addestrano presso i CTCs an-
                che a detenere e interrogare suspected insurgent role players. In particolare
                alle unità, viene richiesto di compilare tutti i documenti previsti in caso di
                detenzione, permettendo durante la rotazione, delle continue ispezioni
                da parte di altri role players dell’International Committee of the Red Cross.
                IEDs defeat. In partnership con il Joint IED Defeat Organization, il NTC è di-
                ventata la casa madre del Joint IED Defeat Center of Excellence. Questa nuova
                e importante risorsa attribuisce ulteriore importanza all’addestramento
                Counter IED. Ad oggi, presso i CTCs si conducono corsi di addestramento
                specifici individuali e per piccole unità, utilizzando IED battle drills, into
                mounted and dismounted combat patrols, includendo continui updates, alle at-
                tuali ed emergenti tecnologie IED impiegate in Teatro dagli insurgents.
                Personnel Recovery (PR). Presso i CTCs si è dato ultimamente risalto al Perso-
                nal recovery training. In particolare questo tipo di addestramento condotto
                con l’ausilio di SOF, sviluppa tre diversi scenari: 1) downed Coalition pilots;
                2) captured US soldiers; 3) captured civilian contractors and aid workers. Il NTC
                conduce questo tipo di addestramento secondo quanto previsto dal FM 3-
                50.1, fornendo O/Cs che abbiano frequentato con successo un apposito
                corso presso il Joint Personnel Recovery Agency e siano di conseguenza, abili-
                tati e accreditati a poter osservare le unità durante tutte le fasi di pianifi-
                cazione, preparazione e condotta del PR training.
                Joint Integration Training. Presso i CTCs si sta sempre di più sviluppando un
                approccio all’addestramento joint. Questo grazie all’impiego simultaneo

                Units on training through the Simulated Battlefields of the U.S. Army National Training Center - photo by nco-
                journal.dodlive.mil

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                in esercitazione di F-16, C17, AC-130, E-8 Joint surveillance Target Attack Ra-
                dar System, EA-6b Prowler, e una varietà di UAVs. Seppur si stia cercando di
                utilizzare tutti questi enablers in un virtual or constructive environment (sem-
                pre più sviluppati e costosi), l’obiettivo resta quello di utilizzare live assets.
                Inoltre presso il NTC si addestrano simultaneamente unità in rotazione
                dell’US Army, SOF, Marines e distaccamenti di Navy Seals. L’approccio definito
                NTC’s Joint Orientation, ha lo scopo di integrare other-service capabilities in pre-
                visione di un loro simultaneo impiego in operazione, sempre più richiesto.
                Air-ground integration. Recentemente i CTCs hanno inoltre implementato
                e migliorato l’integrazione air-ground TTPs, grazie alle ultime LsL prove-
                nienti dal Teatro iracheno del passato e, le ultime LsL, provenienti dal
                Teatro afghano.
                Presso il NTC’s airspace C2, si è sviluppato lo studio per il controllo dello spa-
                zio aereo coordinato a diverse altitudini. Questo al fine di garantire il corret-
                to utilizzo di aerei, elicotteri, sistemi UAVs e fuoco. Durante una recente eser-
                citazione una BCT in rotazione, ha simultaneamente impiegato e integrato
                con successo, 13 diverse air platforms in supporto ad una ground operations.
                Training with Iraqi Security Forces (ISF) Afghan National Police (ANP) e Afghan
                National Army (ANA). Una delle maggiori priorità dei CTCs e’ quella di cer-
                care l’approccio migliore per preparare e addestrare le unità in rotazione,
                che lavoreranno e si addestreranno con queste unità in operazione.
                Attualmente presso il NTC ed il JRTC molti role players dell’Iraqi police, del-
                l’Iraqi Army battalion dell’Afghan National Army (ANA) e dell’Afghan National
                Police (ANP), sono anch’essi di origine araba, costruendo un serio rappor-
                to di collaborazione con dette unità, con le quali potersi addestrare con-
                giuntamente non solo in Teatro.

                Ad oggi i CTCs, hanno completato il loro accreditation process e sono stati ac-
                creditati per l’addestramento di 8 particolari tasks connessi alla GWOT quali:
                - Counter IED operations;
                - Joint urban operations;
                - Development and sharing of intelligence;
                - Communications;
                - Joint personnel recovery;
                - Tactical information operations;
                - Close air support;
                - Joint fires.

                CONCLUSIONI
                Le esperienze condotte in termini di lezioni apprese, hanno evidenziato
                enormi benefici per le unità impegnate in rotazione. Lo scopo non è
                quello di enfatizzare cosa le unità sono in grado di fare, quanto quello di
                individuare cosa “non sanno fare” e porre immediato rimedio con la pra-
                tica e l’addestramento, al fine di essere pronti per il successivo step, la fase

                                                                                        FORZE ARMATE   23
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                cruciale, ossia l’impiego dell’unità nel vero Teatro delle operazioni.
                I CTCs sono gli unici luoghi che permettono alle BCTs di operare nel ri-
                spetto delle TTPs, in un ambiente pre-costituito, quanto più realistico di
                tipo live-fire & force-on-force.
                Il tutto è focalizzato a riproporre l’addestramento (Mission-Rehearsal Exer-
                cises), quanto più simile possibile a quello che sarà l’impiego dell’unità in
                Teatro, al fine di facilitare la fase di preparazione psicologica del pre-de-
                ployment con la successiva fase di immissione dell’unità in zona di combat-
                timento senza particolari problemi.
                Grazie al tipo di addestramento realistico Non Lethal Ops (Media, reazioni
                della popolazione locale e organizzazioni umanitarie NGOs e GOs), si è
                giunti a constatare le conseguenze di un uso eccessivo della forza da parte
                delle unità impegnate in Teatro con effetti negativi a volte devastanti sulla
                popolazione locale, compromettendo seriamente il supporto alla missio-
                ne, con perdita di consensi, da parte dell’opinione pubblica nazionale.
                L’esperienza condotta e maturata presso i CTCs dimostrano la necessità di
                rivedere continuamente l’addestramento e la dottrina.
                I CTCs si muovono in tale direzione, continuando a lavorare su nuove ini-
                ziative quali:
                1) Improved urban operations facilities.
                A tal riguardo già durante l’anno fiscale 2006 l’US Army aveva commissio-
                nato 12 milioni di dollari al fine di iniziare la costruzione di ulteriori ur-
                ban operations facilities all’interno dei CTCs. Negli anni a seguire, pur nel-
                l’ottica di un ridimensionamento del budget militare, l’US Army ha cercato
                di proseguire su questo trend.
                Il progetto finale prevede non solo un ampliamento delle facilities ma an-
                che il completamento di ulteriori progetti volti al miglioramento dei
                CTCs, sulla politica intrapresa di accorpamento di vecchie installazioni or-
                mai in dismissione verso nuovi Centri denominati di Eccellenza.
                Ne è un esempio concreto lo spostamento avvenuto nel 2010, dell’US Ar-
                my Armor School (USAARMS) di Fort Knox in Tennessee, presso il Maneuver
                Center of Excellence (MCoE) di Fort Benning in Georgia già casa dell’US Ar-
                my Infantry School (USAIS)2.

                2) Media, Interagency and NGO training.
                I continui feedback positivi raccolti indicano di dover continuare a perse-
                guire e migliorare tali delicatissimi settori. È indubbio che l’addestramen-
                to condotto in tali aree comporti enormi benefici.

                2
                    Since 2005, Fort Benning has been transformed into the Maneuver Center of Excellence, as a result of the
                    2005 Base Realignment and Closure (BRAC) Commission’s decision to consolidate a number of schools and
                    installations to create various “centers of excellence.” Included in this transformation was the move of the Ar-
                    mor School from Fort Knox to Fort Benning.

      24        INFORMAZIONI DELLA DIFESA • 5/2014
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                Per quanto concerne l’Interagency & NGO training, l’US Army ritiene di do-
                ver migliorare l’addestramento Interagency/Non Lethal Training.
                L’integrazione di personale del comparto civile che si addestra sul campo
                con le unità fin dal Pre-deployment Rehearsal Mission, fa si che s’instaurino
                tra militari e civili rapporti di fiducia e di amicizia, i quali si fortificano
                missione durante. L’addestramento simulato Interagency, garantisce
                un’osmosi di esperienze e informazioni senza paragoni.
                Se per un soldato il semplice dover dormire in tenda e garantirsi una prote-
                zione alla possibile offesa è un fattore del tutto normale, non è così per il
                contractors civile impegnato al suo fianco nell’opera di ricostruzione in un
                PRT. Parimenti è anche vero che se per il contractor civile può appare chiaro
                il piano di ricostruzione da dover sviluppare, ciò potrebbe non essere parti-
                colarmente chiaro al soldato, seppur di maturata esperienza sul terreno.
                Per poter giungere alla vera stabilizzazione e ricostruzione di un dato Pae-
                se, occorre necessariamente passare attraverso il lavoro congiunto e inte-
                grato della cooperazione civile-militare.
                Il “pool of trainers” approach, permette di avere pertanto O/Cs sia appartenen-
                ti all’US Army, sia appartenenti al comparto civile che si riflette su un netto
                miglioramento dei rapporti tra comparto civile e militare. Questo determi-
                na come conseguenza, già nel tempo di pace, la necessità di dover coopera-
                re fianco a fianco, sviluppando congiuntamente dei piani di operazione
                che prevedano la fattiva collaborazione e cooperazione civile-militare non
                solo in fase di pianificazione ma anche in fase di organizzazione e condotta.
                Ad oggi le BCTs svolgono un Pre-deployment Training presso il NTC, il JRTC
                e il JMRC, addestrandosi con personale del comparto civile che lavoreran-
                no nei PRTs.
                In particolare, il personale dei PRTs che lavoreranno in Afghanistan, fre-
                quentano un ulteriore preventivo corso, tenuto direttamente presso lo
                State Department Foreign Service Institute (FSI) o presso l’United States Army
                Special Operations Command (USASOC) in Ft. Bragg (corso nato nel 2007), con
                il supporto dell’United States Agency for International Development (USAID).

                IL FUTURO È GIÀ REALTÀ
                Ad oggi, il processo di addestramento condotto presso i CTCs è in conti-
                nua evoluzione.
                Lo studio e l’analisi fin qui condotta, evidenzia in conclusione, il perché
                l’US Army attribuisca enorme importanza allo sviluppo dei CTCs, rivesten-
                do essi, un cambiamento epocale nel processo di addestramento delle
                unità impegnate in Teatro, al fine di rispondere prontamente alle nuove
                minacce imprevedibili scaturite dai nuovi conflitti asimmetrici.
                Le ultime guerre in Iraq, in Afghanistan, in Siria, in Crimea e Ucraina, la
                forte instabilità nell’area africana (Egitto, Libia e Somalia) e medio orien-
                tale (Israele - Hamas), ISIS, degli ultimi tempi, evidenziano il passaggio da
                un tipo di conflitto denominato convenzionale a uno di tipo prettamente

                                                                                   FORZE ARMATE   25
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