Obesità addominale e diabete
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Obesità addominale e diabete Enzo Bonora, Corinna Brangani, Isabella Pichiri Sezione di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Dipartimento di Scienze Biomediche e Chirurgiche, Università degli Studi, Verona Key words: It has been known for about 50 years that different obesity phenotypes do exist. Nonetheless, how ab- Abdominal obesity; dominal, namely visceral, obesity is burdened by metabolic and cardiovascular diseases has been es- Adipokines; tablished only in recent years. The association between abdominal obesity and diabetes, which is well Diabetes mellitus; Free fatty acids; documented, has been mainly explained by the lower insulin sensitivity of subjects with excess vis- Insulin resistance; ceral fat. However, more recent studies support the hypothesis that several molecules released in Insulin secretion. greater or lower amount by visceral adipocytes can exert also a detrimental role on -cell function. Among these molecules free fatty acids and adipokines should be mentioned. The latter include in- flammatory cytokines, such as tumor necrosis factor- and interleukin-6 and hormones synthesized by adipocytes, such as adiponectin, leptin and resistin. Visceral obesity is also associated with an ex- cessive depot of triglycerides and other lipid products (e.g., ceramide) within the key organs of glu- cose metabolism (liver, skeletal muscle, pancreatic islets). This phenomenon seems to contribute to both insulin resistance and -cell dysfunction, favoring abnormalities of glucose homeostasis. (G Ital Cardiol 2008; 9 (Suppl 1-4): 40S-53S) © 2008 AIM Publishing Srl Introduzione scontro di una diversa distribuzione del tes- suto adiposo da un soggetto all’altro hanno Per la corrispondenza: Nel presente articolo saranno presentati dati recentemente portato ad un’organizzazione Prof. Enzo Bonora della letteratura e personali, conoscenze con- nosografica che contempla differenti tipi di Sezione di Endocrinologia solidate, concetti in fase di studio e ipotesi di obesità (o adiposità nel caso dei soggetti e Malattie del Metabolismo lavoro a sostegno dell’idea che un certo fe- non obesi), ognuno dei quali è contraddi- Ospedale Civile Maggiore Piazzale Stefani, 1 notipo di obesità più di ogni altro si accom- stinto da elementi clinici peculiari e gravato 37126 Verona pagna allo sviluppo di diabete e che i mecca- da specifici tassi di morbilità e mortalità. In E-mail: enzo.bonora@univr.it nismi fisiopatologici alla base del fenomeno particolare, la nosografia corrente dell’obe- sono complessi e includono alterazioni a ca- sità distingue l’obesità “gluteo-femorale” (o rico di numerosi organi, tessuti, cellule, vie “periferica” o “ginoide”), in cui l’eccesso di metaboliche e processi molecolari. adipe è prevalentemente localizzato alla re- Dall’epoca delle pionieristiche osserva- gione glutea, alla radice delle cosce e, in mi- zioni di Jean Vague negli anni ’50 del seco- sura minore, alle braccia, dall’obesità “ad- lo scorso1, infatti, è apparso sempre più evi- dominale” (o “centrale” o “androide”), in dente che non esiste un unico tipo di obe- cui l’adipe si localizza preferenzialmente a sità, bensì più varianti, ognuna delle quali livello del tronco (da cui l’ulteriore sinoni- ha propri elementi fenotipici, è caratteriz- mo di “tronculare”). A sua volta l’obesità zata da peculiari aspetti fisiopatologici ed è addominale viene distinta in prevalente- gravata da specifiche complicanze2. Il fe- mente “sottocutanea” e prevalentemente nomeno è stato attribuito al fatto che il tes- “viscerale”. Quest’ultima è caratterizzata suto adiposo sottocutaneo gluteo-femorale, da un accumulo di adipe soprattutto in sede quello sottocutaneo addominale e quello omentale e periviscerale. La distinzione fra viscerale addominale sono morfologica- obesità centrale e obesità periferica è relati- mente e, soprattutto, funzionalmente diffe- vamente agevole e si basa sull’esame obiet- renti. Tali differenze si traducono in diver- tivo del soggetto e, in particolare, sulla mi- se interazioni con il metabolismo glucidico surazione della sola circonferenza dell’ad- e, in ultima analisi, in un diverso impatto dome o del rapporto vita-fianchi (WHR) fra sullo sviluppo di diabete. circonferenza della vita (misurata in genere a livello ombelicale) e dei fianchi (misurata a livello dei grandi trocanteri). Valori di cir- I diversi fenotipi di obesità conferenza addominale >102 cm negli uo- mini e >88 cm nelle donne identificano l’o- Le differenze morfologiche e funzionali de- besità addominale, anche se più recente- gli adipociti dei vari distretti corporei e il ri- mente sono stati raccomandati da alcuni va- 40S
E Bonora et al - Obesità addominale e diabete lori soglia più stringenti di 94 e 80 cm, rispettivamente3. trigliceridi, immagazzinati durante la fase postprandia- Valori di WHR >1.0 negli uomini e >0.90 nelle donne le e mobilizzati sotto forma di acidi grassi liberi (FFA) (oppure, in maniera più stringente, 0.95 e 0.85, rispetti- nella fase interprandiale e, in maniera più importante, vamente) sono indicativi di distribuzione prevalente- nel digiuno prolungato. In realtà il tessuto adiposo in- mente centrale dell’adipe a prescindere dalla quantità terviene nella regolazione di numerose e forse tutte le totale del grasso corporeo e dalla presenza di obesità. La funzioni fisiologiche dell’organismo, possedendo le ca- distinzione fra obesità centrale sottocutanea e obesità ratteristiche di una grande e diffusa ghiandola endocri- centrale viscerale è più complessa e richiede, per essere na7. Da notare anche che il tessuto adiposo, oltre agli affidabile, l’impiego di tecniche di imaging quali la to- adipociti, contiene una componente stromale di tipo mografia assiale computerizzata (TAC), la risonanza connettivale che include cellule capaci di differenziarsi magnetica nucleare (RMN) o, con risultati molto meno in adipociti, altri tipi cellulari, vasi sanguigni e nervi. accurati, l’ecografia addominale. Lo stroma può divenire sede di accumulo di macrofagi e altre cellule del sistema immunitario che secernono molecole aventi azione sia locale che sistemica8. Sesso, età, fattori genetici e distribuzione adiposa Numerose osservazioni sperimentali negli ultimi anni hanno dimostrato che il tessuto adiposo produce È opportuno ricordare che sesso, età e fattori genetici ormoni, definiti “adipocitochine” o “adipochine” (Fi- hanno un notevole impatto sulla distribuzione regionale gura 1). Tali molecole hanno un’azione sia autocrina sia del tessuto adiposo. Le donne hanno una distribuzione paracrina di modulazione delle varie funzioni biologi- di frequenza dei valori di WHR spostata a sinistra ri- che degli adipociti stessi e delle cellule dello stroma (ad spetto agli uomini, quindi hanno meno grasso centrale e esempio macrofagi) che, una volta riversate nel torren- più grasso gluteo-femorale rispetto a questi ultimi. A pa- te circolatorio, endocrina, cioè in organi distanti. I tar- rità di età e di grasso addominale, inoltre, le donne han- get delle adipochine sono molteplici e comprendono le no una maggiore quota di grasso sottocutaneo e una mi- cellule del sistema nervoso centrale, del pancreas endo- nore quantità di grasso viscerale rispetto agli uomini4. crino, del fegato, del muscolo scheletrico, dell’appara- Oltre al sesso, anche l’età influenza in misura signifi- to cardiovascolare, dei reni, delle gonadi, dell’osso, del cativa la distribuzione adiposa. Il passaggio dall’età pre- sistema immunitario. Il tessuto adiposo deve pertanto menopausale a quella postmenopausale e senile si ac- essere considerato una sede nevralgica di attiva regola- compagna nelle donne ad uno spostamento a destra del- zione di numerosi e complessi processi fisiologici del- la distribuzione di frequenza dei valori di WHR, ad indi- l’organismo, quali il dispendio energetico, l’omeostasi care che con l’invecchiamento aumenta, in senso almeno glucidica, la riproduzione, il turnover osseo, l’infiam- relativo, la quota di grasso centrale e si riduce la quota di mazione, ecc.7,9. grasso gluteo-femorale. Lo stesso fenomeno, pur se mol- Ormoni prodotti dal tessuto adiposo partecipano al to meno accentuato, si osserva negli uomini, ma è collo- mantenimento dell’equilibrio metabolico attraverso la cato in un’epoca più precoce della vita. Il risultato è che modulazione dell’azione insulinica: alcune adipochine nell’età matura e avanzata la distribuzione di frequenza aumentano la sensibilità insulinica (ad esempio adipo- dei valori di WHR è simile nei due sessi. Quindi nell’età nectina, leptina)10,11; altre, al contrario, la riducono cau- avanzata il dimorfismo sessuale nella distribuzione re- sando insulino-resistenza (ad esempio resistina, fattore gionale del tessuto adiposo è largamente perduto. di necrosi tumorale [TNF]-, interleuchina [IL]-6)12-14. I fattori genetici hanno certamente un ruolo impor- Alterazioni della differenziazione, della proliferazione tante nel condizionare non solo l’accumulo di adipe, e delle funzioni biologiche degli adipociti, inclusa ma anche la sua distribuzione regionale. Fondamentali a tale proposito sono stati gli studi di Bouchard5. Le informazioni sulla genetica dell’obesità, unitamente a quelle sulle differenze nella distribuzione adiposa fra maschi e femmine e fra i soggetti di varia età, possono contribuire a spiegare perché esiste una forte aggrega- zione familiare del diabete, perché in età matura (40-60 anni) la malattia sia più frequente fra gli uomini che fra le donne e perché questa differenza tenda a ridursi nel- le fasce di età più avanzata (60-80 anni)6. Il tessuto adiposo è una grande e diffusa ghiandola endocrina Figura 1. Rappresentazione schematica del tessuto adiposo come ghian- Fino a poco tempo fa il tessuto adiposo è stato conside- dola endocrina. IL-6 = interleuchina-6; PAI-1 = inibitore dell’attivato- re del plasminogeno-1; RBP-4 = retinol binding protein-4; TNF- = fat- rato solo una sede di deposito di energia sotto forma di tore di necrosi tumorale-. 41S
G Ital Cardiol Vol 9 Suppl 1-4 2008 quella endocrina, come quelle che si realizzano in con- dizioni di eccesso (obesità), deficit (lipodistrofia) e/o alterata distribuzione regionale del tessuto adiposo, so- no frequentemente associate a quadri di insulino-resi- stenza e, quindi, di alterazione dell’omeostasi metabo- lica con predisposizione al diabete di tipo 2. Il tessuto adiposo, insieme al muscolo scheletrico e al fegato, è uno dei principali bersagli dell’azione insu- linica. Tuttavia, esso metabolizza una quota di glucosio molto minore di quella utilizzata dal muscolo scheletri- co e, diversamente dal fegato, non produce glucosio. Cionondimeno, il tessuto adiposo rilascia tre prodotti del metabolismo glico-lipidico (FFA, glicerolo e latta- to) che svolgono un ruolo importante nell’omeostasi Figura 2. Rappresentazione schematica delle differenze funzionali dei glucidica e possono, se presenti in eccesso, perturbarla. diversi depositi regionali dell’adipe. FFA = acidi grassi liberi. Ovviamente, FFA, glicerolo e lattato sono rilasciati in misura tanto maggiore quanto più rappresentato nel- l’organismo è il tessuto adiposo e quanto maggiore è osservare con studi sulla lipolisi in vitro che gli adipo- l’attitudine dello stesso a rilasciare questi metaboliti. citi della regione gluteo-femorale sono molto sensibili Ciò significa che l’effetto di disturbo esercitato dal tes- agli estrogeni e all’insulina e poco sensibili alle cateco- suto adiposo sul metabolismo glucidico si realizza in lamine, mentre gli adipociti del sottocute addominale modo compiuto allorché la massa adiposa è aumentata, sono meno sensibili agli estrogeni e all’insulina e più cioè nell’obesità e/o quando, nell’ambito della massa sensibili alle catecolamine16. Gli adipociti omentali adiposa, una quota particolarmente rilevante è costitui- hanno un’elevatissima sensibilità lipolitica alle cateco- ta dagli adipociti fisiologicamente più portati a rilascia- lamine, sono spiccatamente sensibili al cortisolo e al te- re FFA, glicerolo e lattato, cioè gli adipociti viscerali. stosterone e sono assai poco sensibili all’effetto antili- politico dell’insulina17. La captazione del glucosio in- dotta dall’insulina è, in vitro, simile negli adipociti ad- Differenze anatomiche e funzionali degli dominali viscerali e sottocutanei e, in vivo, maggiore adipociti delle varie regioni corporee nel tessuto adiposo viscerale rispetto a quello addomi- nale sottocutaneo18, a conferma di una maggiore viva- Da molti anni è noto che le caratteristiche morfologiche cità metabolica del primo19. Questa diversità nella ri- delle cellule adipose sono differenti a seconda della re- sposta agli stimoli ormonali fra una sede adiposa e l’al- gione corporea. Nelle condizioni fisiologiche le cellule tra è in parte legata ad una differente concentrazione dei della regione gluteo-femorale sono più piccole di quelle recettori di membrana o intracellulari specifici dei vari della regione sottocutanea addominale e queste ultime ormoni20,21. A tale proposito è stato enfatizzato il ruolo sono più grandi di quelle omentali e periviscerali. Inol- svolto nel tessuto adiposo viscerale dai recettori adre- tre, nella situazione di accresciuto accumulo di triglice- nergici 322. Le diversità nella sensibilità insulinica fra ridi nelle cellule adipose che contraddistingue l’obesità, cellule di diversi depositi adiposi troverebbe una spie- le cellule adipose della regione gluteo-femorale tendono gazione biomolecolare in una ridotta attivazione delle generalmente ad aumentare di numero più che di di- tappe prossimali del segnale insulinico (fosforilazione mensioni (“obesità iperplastica”) mentre le cellule sotto- in tirosina del recettore insulinico e, successivamente, cutanee addominali tendono soprattutto ad aumentare le del suo substrato insulin receptor substrate-1 [IRS-1], loro dimensioni (“obesità ipertrofica”). Per le cellule con successiva attivazione dell’enzima fosfatidil-inosi- adipose del cavo addominale sembra che si realizzi un tolo-3-chinasi [PI3K])23 oppure in un differente profilo processo sia di ipertrofia che di iperplasia, ma i dati so- di attivazione delle principali vie di trasduzione del se- no più limitati e controversi15,16. Di fatto, queste nozioni gnale insulinico (quella di PI3K/Akt, che controlla le hanno portato in passato a classificare come “iperplasti- risposte di tipo metabolico ed antiapoptotico, e quella ca” l’obesità in cui l’accumulo di tessuto adiposo è pre- di ERK, che controlla soprattutto le risposte prolifera- valente in sede gluteo-femorale e “ipertrofica” quella in tive e differenziative)24. Inoltre, gli adipociti delle di- cui l’accumulo è prevalente in sede addominale. verse regioni hanno profonde diversità nell’espressione Più recentemente è stato riscontrato che, oltre a di molti geni25,26. Da notare che il tessuto viscerale di- quelle morfologiche, anche le caratteristiche funziona- mostra una risposta all’insulina più intensa e rapida, ma li delle cellule adipose sono differenti da sede a sede più transitoria, mentre il tessuto adiposo sottocutaneo è (Figura 2), essendo infatti la specificità biologica dei caratterizzato da un’attivazione più graduale, ma più vari adipociti determinata da morfologia cellulare, in- prolungata nel tempo24. Ciò, tuttavia, è stato finora os- nervazione, vascolarizzazione, profilo di espressione servato nei soggetti sani, mentre negli obesi la situazio- genica, capacità secretoria. In particolare, si è potuto ne potrebbe essere diversa. 42S
E Bonora et al - Obesità addominale e diabete La particolare sensibilità del tessuto adiposo tipo di distribuzione adiposa fra i diabetici, valutando omentale e, in misura minore, addominale sottocuta- quale fenotipo è più rappresentato e quale meno. neo alle catecolamine, ormoni lipolitici per eccellen- Nella Figura 3 sono riassunti i dati osservati recen- za, e la minore sensibilità di tali tessuti all’insulina, il temente in uno studio eseguito sulla popolazione di principale ormone antilipolitico, fanno sì che nelle si- Brunico, cittadina dell’Alto Adige, esaminando un tuazioni in cui vi è un aumento di adipe in sede addo- campione randomizzato di soggetti di età compresa fra minale, soprattutto a livello viscerale, vi sia un ab- 40 e 79 anni. Nei 936 soggetti esaminati è stato misu- bondante rilascio di FFA e glicerolo per idrolisi dei rato anche il WHR ed è stato eseguito un carico orale di trigliceridi di deposito. A conferma di ciò, il turnover glucosio per riconoscere la presenza di diabete nei sog- ed i livelli ematici degli FFA, entrambi aumentati nel- getti in cui la malattia non era già nota. I soggetti sono l’obesità rispetto alla situazione di normopeso, sono stati poi categorizzati a seconda del tipo di distribuzio- particolarmente elevati allorché l’accumulo di grasso ne adiposa (periferica, mista o centrale). Sia fra gli uo- è prevalente a livello addominale27. È interessante no- mini che fra le donne, la prevalenza di diabete era più tare che nel caso del tessuto adiposo omentale e peri- alta fra coloro i quali avevano una localizzazione pre- viscerale, FFA e glicerolo vengono rilasciati in venu- valentemente centrale dell’adipe (elevato WHR), men- le tributarie del sistema portale e, quindi, raggiungo- tre era decisamente bassa fra i soggetti con distribuzio- no il fegato, organo chiave del metabolismo glucidico ne prevalentemente periferica dell’adipe (più basso e lipidico e che quanto maggiore è la massa grassa vi- WHR). Dati simili sono stati osservati da altri autori sia scerale tanto maggiore è l’esposizione del fegato agli all’estero che in Italia34. FFA28. Come discusso più dettagliatamente in segui- La quantità assoluta di grasso localizzata nei vari de- to, tale fenomeno ha importanti implicazioni fisiopa- positi regionali sembra avere un’importanza maggiore tologiche. della quantità relativa. A sostegno di tale conclusione, Il tessuto adiposo addominale, sia omentale che ipo- sono i dati di Hartz et al.35. Questi ultimi hanno esami- gastrico, rilascia anche una maggiore quantità di latta- nato un’ampia casistica di circa 15 000 donne, stratifi- to rispetto al tessuto adiposo gluteo-femorale29. Il feno- cate in categorie di BMI (normopeso, moderatamente meno è verosimilmente legato alla minore sensibilità obese e severamente obese) e in quartili di WHR. La all’insulina e al conseguente aumento della glicolisi prevalenza di diabete aumentava passando da una cate- anaerobia rispetto a quella aerobia. Anche il lattato ri- goria all’altra di BMI, ma il fenomeno era molto più lasciato dal tessuto adiposo omentale raggiunge il fega- spiccato fra le donne con distribuzione mista o centrale to tramite il circolo portale, rendendosi più facilmente dell’adipe. Nello studio NHANES III circa 15 000 sog- disponibile per la neoglucogenesi. getti sono stati stratificati in tre categorie di BMI (nor- mopeso, sovrappeso ed obesi) e in due categorie di cir- conferenza addominale (102 cm per gli uomini Rapporti fra obesità, distribuzione regionale e 88 cm per le donne). I risultati dimostrano che, del tessuto adiposo e diabete mellito di tipo 2 in entrambi i sessi e in tutte le categorie di BMI, la pre- valenza di diabete di tipo 2 era maggiore nei soggetti con L’obesità è la più frequente patologia metabolica e una elevata circonferenza addominale36. Da questi dati delle malattie croniche a maggior prevalenza nella po- emerge il concetto che non è solo l’accumulo predomi- polazione occidentale. Negli Stati Uniti la prevalenza nante di tessuto adiposo a livello centrale, ma anche la dell’obesità ha raggiunto e superato il 30%30. In Italia, quantità assoluta di tessuto adiposo presente in tale sede gli studi epidemiologici più recenti31 hanno indicato a favorire lo sviluppo di diabete. Questa conclusione è una prevalenza complessiva dell’obesità (indice di fortemente avvalorata dalle osservazioni longitudinali. massa corporea [BMI] >30 kg/m2) fra gli adulti intorno al 15%, valore molto più elevato di quello riscontrato in passato32. Riguardo alla prevalenza dei vari tipi di obe- sità, i dati disponibili in ambito epidemiologico sono pochi a causa della scarsa propensione a misurare la circonferenza della vita e dei fianchi e alla difficoltà ad impiegare tecniche di imaging. Dati recenti suggerisco- no una prevalenza dell’obesità (adiposità) addominale del 24% nei maschi e del 37% nelle femmine adulti con cut-off di circonferenza addominale di 102 e 88 cm, ri- spettivamente33. I rapporti fra distribuzione regionale del tessuto adi- poso e diabete possono essere valutati con due moda- lità: suddividendo la popolazione generale in categorie di distribuzione adiposa e valutando prevalenza e inci- Figura 3. Prevalenza del diabete mellito di tipo 2 in funzione del rap- porto vita-fianchi (WHR) nella popolazione generale di età 40-79 anni. denza di diabete in tali categorie, oppure analizzando il Studio di Brunico. 43S
G Ital Cardiol Vol 9 Suppl 1-4 2008 Nello studio di Goteborg, eseguito in maschi di 54 anni seguiti per oltre 13 anni37, la probabilità di svilup- pare diabete aumentava poco da un terzile all’altro di WHR quando si prendevano in considerazione i sogget- ti non obesi, cioè quelli del primo terzile di BMI, men- tre aumentava notevolmente passando da una distribu- zione periferica ad una centrale dell’adipe nei soggetti in sovrappeso e, in misura ancora maggiore, negli obe- si. È interessante notare che gli obesi con distribuzione periferica dell’adipe in questo studio non sviluppavano quasi mai il diabete. L’importanza dell’obesità addomi- nale, come fattore di rischio per il diabete, è stata con- fermata da studi longitudinali più recenti. Nell’Health Professional Study sono stati reclutati circa 27 000 sog- Figura 4. Prevalenza dell’obesità addominale nel diabete mellito di tipo 2. Verona Diabetes Complications Study. WHR = rapporto vita-fianchi. getti e confrontati il BMI, la circonferenza addominale e il WHR nel predire il diabete durante un follow-up di 13 anni. È stato osservato che la circonferenza addomi- nale e il BMI hanno una capacità di predire il diabete la TAC è stato osservato che il primo è un fattore di ri- superiore al WHR e che è la circonferenza addominale schio e il secondo un fattore di protezione nello svilup- ad aver la massima capacità predittiva38. Nel Nurses’ po di diabete43,44. In accordo con tali osservazioni, si è Health Study sono state esaminate oltre 40 000 donne visto che gli obesi diabetici hanno una maggiore quan- alle quali sono stati misurati BMI, circonferenza addo- tità di grasso viscerale e una minore quantità di grasso minale e WHR. Tali parametri antropometrici sono ri- sottocutaneo addominale rispetto agli obesi con norma- sultati tutti predittori indipendenti di sviluppo di diabe- le tolleranza glucidica (Figura 5) (Bonora et al., dati te nei successivi 8 anni. Tra essi il migliore è risultata non pubblicati). Sembra quindi che un eccesso di gras- ancora una volta la circonferenza addominale39. Nel- so viscerale contraddistingua i soggetti con diabete di l’Hoorn Study sono stati esaminati 1357 soggetti di età tipo 2. D’altro canto, negli obesi la quantità di grasso compresa tra 50 e 75 anni, seguiti per 6 anni riscontran- viscerale è inversamente correlata alla quantità di glu- do che un’elevata circonferenza fianchi e un’elevata cir- cosio utilizzata durante clamp iperinsulinemico45, so- conferenza cosce, indipendentemente dal BMI, dall’età prattutto nel muscolo scheletrico46. Poiché la ridotta e dalla circonferenza addominale, sono associate ad un utilizzazione di glucosio da parte del muscolo è un ele- più basso rischio di diabete, mentre un’elevata circon- mento fisiopatologico peculiare e un determinante pa- ferenza addominale è associata ad un elevato rischio di togenetico essenziale di molti soggetti con diabete di ti- sviluppare tale patologia40. Nello studio di Brunico la po 247, non è sorprendente rilevare che gli obesi diabe- circonferenza addominale prediceva lo sviluppo di dia- tici hanno una maggiore quantità di grasso viscerale. bete nei 10 anni successivi indipendentemente dalla gli- Il ruolo deleterio esercitato dal grasso addominale cemia e da altri caratteri della sindrome metabolica viscerale e il ruolo neutro del grasso addominale sotto- (Bonora et al., dati non pubblicati). cutaneo sono sostenuti da studi nell’animale da esperi- Se è vero che sono i soggetti con obesità centrale che mento e nell’uomo, che hanno mostrato che, mentre la tendono a sviluppare più facilmente il diabete, si dovreb- rimozione del primo, mediante omentectomia associa- be riscontrare che la grande maggioranza dei diabetici di tipo 2 ha una distribuzione di tipo centrale e che quasi nessuno fra essi ha una distribuzione di tipo periferico. Questo è esattamente quanto abbiamo potuto osservare misurando il WHR in circa 1700 soggetti con diabete di Tessuto adiposo (cm2) tipo 241. Fra tali soggetti erano rarissimi i casi di adipo- sità periferica, sia fra gli uomini che fra le donne, mentre vi era una netta predominanza di casi di adiposità centra- le, soprattutto fra le donne (Figura 4). Risultati analoghi sono stati osservati in altre casistiche italiane34. Fra gli obesi centrali e fra coloro che sono solo in sovrappeso ma con una distribuzione centrale dell’adi- pe, vi sono soggetti che hanno un accumulo adiposo predominante a livello sottocutaneo e vi sono soggetti che hanno un accumulo di adipe predominante a livel- lo viscerale. Ciò può essere ben evidenziato mediante metodiche di imaging quali la TAC e la RMN42. Misu- Figura 5. Tessuto adiposo addominale sottocutaneo e viscerale nei sog- getti normopeso, obesi e diabetici di tipo 2 (DMT2), misurato mediante rando il grasso viscerale e sottocutaneo addominale con risonanza magnetica nucleare. 44S
E Bonora et al - Obesità addominale e diabete ta a lap-band, ha effetti metabolici positivi con riduzio- FFA, induce un aumento dell’attività della piruvato car- ne dell’insulino-resistenza a livello muscolare ed epati- bossilasi, enzima chiave del processo di neoglucogene- co48,49, al contrario la rimozione con la liposuzione del- si. Anche a livello muscolare l’eccessiva disponibilità l’adipe sottocutaneo non migliora la sensibilità insuli- di FFA si accompagna ad aumento della -ossidazione nica50. lipidica e, in caso di normale richiesta energetica, por- ta ad accumulo di molecole di acetil-CoA. In accordo con l’ipotesi originaria di Randle, questo fenomeno de- Adipe viscerale e metabolismo glucidico: termina un’inibizione dell’attività dell’enzima piruvato aspetti fisiopatologici e molecolari deidrogenasi, con conseguente riduzione dell’ossida- zione del glucosio. Inoltre, l’eccesso di acetil-CoA con- Diverse ipotesi sono state proposte per spiegare come duce ad un’eccessiva formazione di citrato, con accu- un eccesso di grasso viscerale si traduca in un maggior mulo dello stesso e inibizione dell’attività della fosfo- rischio di diabete. Tali ipotesi, parzialmente embricate fruttochinasi, enzima limitante della via glicolitica. A fra loro, includono: un aumentato flusso di FFA dal tes- ciò fa seguito un accumulo di glucosio-6-fosfato, con suto adiposo viscerale con risvolti negativi sulla funzio- conseguente inibizione dell’esochinasi II, l’enzima re- ne degli organi chiave del metabolismo glucidico, cioè sponsabile della fosforilazione del glucosio una volta fegato, muscolo e -cellula (lipotossicità metabolica); che esso è stato trasportato all’interno della cellula mu- un accumulo di lipidi in sedi ectopiche per saturazione scolare scheletrica. In tal modo si viene a determinare dei depositi di grasso tradizionali con alterazioni strut- una ridotta fosforilazione del glucosio. D’altro canto turali e funzionali degli organi sopra menzionati (lipo- l’accumulo di glucosio-6-fosfato non riesce a incre- tossicità ectopica); una disfunzione del tessuto adiposo mentare, come atteso, la sintesi di glicogeno in quanto con anormale produzione di adipochine ed eccesso o de- anche l’attività dell’enzima glicogeno-sintetasi viene ficit di azione delle stesse a livello di fegato, muscolo e inibita dall’eccesso di acetil-CoA. È stato successiva- -cellula (disfunzione endocrina adiposa). Tali ipotesi mente ipotizzato che l’insieme di questi fenomeni o sono presentate e discusse qui di seguito. un’azione diretta degli FFA a livello dei trasportatori del glucosio sia responsabile di una riduzione del tra- Ipotesi della lipotossicità metabolica o dell’eccesso sporto del glucosio all’interno della cellula e/o di un au- di acidi grassi liberi sistemici mento del flusso del glucosio dall’ambiente intracellu- Uno dei motivi per cui un eccesso di tessuto adiposo vi- lare allo spazio interstiziale. A livello muscolare, quin- scerale si traduce frequentemente in diabete di tipo 2 di, un’aumentata ossidazione di FFA, riverberandosi può essere identificato nelle caratteristiche metaboliche dal mitocondrio fino alla membrana cellulare, determi- degli adipociti omentali e periviscerali e nelle interrela- na molteplici effetti negativi sull’utilizzazione del glu- zioni esistenti fra metabolismo glucidico e metaboli- cosio (Figura 6). smo lipidico. L’ipotesi originaria di Randle è stata sostenuta da Come precedentemente riferito, gli adipociti del ca- numerosi lavori pubblicati negli ultimi 30 anni a con- vo addominale rilasciano una notevole quantità di FFA, clusione di studi eseguiti nell’animale e nell’uomo. glicerolo e lattato in vasi tributari del circolo portale28. Tuttavia, studi più recenti eseguiti nel muscolo umano Queste molecole a livello epatico e, nel caso degli FFA, hanno mostrato che gli effetti deleteri esercitati da un anche a livello del muscolo scheletrico, svolgono azio- eccesso di FFA possono prescindere dalla competizio- ni metaboliche potenzialmente iperglicemizzanti e ne glucosio-FFA a livello del ciclo di Krebs. Infatti, sul- quindi, estremizzando il concetto e trasferendolo dal- la base di studi sofisticati in cui sono state eseguite an- l’ambito fisiologico alla fisiopatologia, di tipo “diabe- togeno”. Tali azioni non vanno intese esclusivamente in senso fisiopatologico, in quanto esse sembrano rivesti- re un ruolo significativo nel normale mantenimento dell’omeostasi glucidica e nel fenomeno di recupero dall’ipoglicemia51. Il meccanismo biochimico è molto semplice per il lattato e per il glicerolo, che vengono utilizzati a livello epatico per sintetizzare glucosio tra- mite la via neoglucogenetica, mentre è più complesso per gli FFA che non sono un precursore diretto di glu- cosio ma che svolgono un’azione di stimolo sulla neo- glucogenesi epatica e di competizione di substrato a li- vello muscolare nell’ambito di quello che è noto come ciclo di Randle52. Più in dettaglio, a livello del fegato l’aumentata concentrazione intramitocondriale di ace- til-coenzima A (CoA), che fa seguito all’esagerata - Figura 6. Sedi di interferenza degli acidi grassi liberi (FFA) sul meta- ossidazione lipidica secondaria all’eccesso cellulare di bolismo intracellulare del glucosio nel muscolo scheletrico. 45S
G Ital Cardiol Vol 9 Suppl 1-4 2008 che biopsie muscolari53 o è stato valutato il metaboli- smo muscolare del glucosio per mezzo della RMN/ spettroscopia54, si è concluso che un eccesso di FFA può determinare una ridotta sintesi di glicogeno e di trasporto transmembrana/fosforilazione del glucosio con meccanismi indipendenti da quelli ipotizzati da Randle. Tali meccanismi possono essere inquadrati in un fenomeno più ampio che viene definito “lipotossi- cità metabolica”, alludendo al fatto che l’esposizione delle cellule muscolari scheletriche ai lipidi (FFA) de- termina una compromissione del metabolismo del glu- cosio. La lipotossicità si allarga a coinvolgere il fegato, in quanto gli acil-CoA a lunga catena sono in grado di inibire la glucochinasi epatica, con conseguente ridu- Figura 7. Correlazione fra quantità di grasso viscerale, misurata con la zione dell’utilizzazione glucidica nel fegato55. risonanza magnetica, e la sensibilità all’insulina, misurata mediante clamp euglicemico iperinsulinemico, in donne obese non diabetiche. Una conferma dell’effetto deleterio esercitato dal- l’eccesso di FFA sul metabolismo glucidico e del loro coinvolgimento nella fisiopatologia del diabete di tipo 2 viene dagli studi che hanno dimostrato che in tale pa- diabetogeno esercitato dall’obesità e dalla distribuzio- tologia i livelli ematici di FFA e l’ossidazione lipidica ne centrale del tessuto adiposo sia mediato dall’insuli- sono direttamente correlati con la produzione epatica di no-resistenza. glucosio e inversamente correlati con l’utilizzazione L’insulino-resistenza muscolare ed epatica, tuttavia, muscolare del glucosio durante infusione di insulina56. non sarebbe l’unico anello di congiunzione fra obesità Questi risultati affiancano la ricca letteratura che dimo- centrale e diabete di tipo 2. Infatti, studi recenti sosten- stra come nel soggetto non diabetico l’elevazione far- gono l’ipotesi che elevati FFA potrebbero esercitare, macologica degli FFA si traduca in ridotta utilizzazio- con vari meccanismi, un’azione deleteria anche sull’at- ne del glucosio, per compromissione sia dei processi tività delle -cellule pancreatiche. Gli FFA sarebbero ossidativi che di quelli non ossidativi, e in aumentata quindi implicati in entrambi i difetti patogenetici re- produzione epatica di glucosio. Inoltre, questi risultati sponsabili dell’iperglicemia propria del diabete di tipo ben si accordano con l’osservazione che una riduzione 2: l’insulino-resistenza e la disfunzione -cellulare (Fi- farmacologica degli FFA plasmatici mediante acipi- gura 8). Gli FFA esercitano un differente ruolo sulla se- mox si accompagna ad incremento dell’effetto insulini- crezione insulinica in funzione della durata dell’esposi- co di stimolo dell’utilizzazione del glucosio57 e di sop- zione ai medesimi. Essi sono importanti secretagoghi, pressione della produzione epatica di glucosio58. soprattutto in assenza di glucosio, in esperimenti a bre- Come già precedentemente accennato, la struttura ve termine mentre se le -cellule sono esposte agli FFA ritenuta maggiormente responsabile dell’eccesso di per periodi prolungati la capacità di secernere insulina FFA nel diabete è il tessuto adiposo viscerale. A con- in risposta allo stimolo glucidico si riduce61. È stato ferma di ciò, si è potuto osservare59 che fra gli obesi la suggerito che una competizione di substrato FFA-glu- quantità di adipe viscerale, misurata mediante RMN, da cosio nelle -cellule, attraverso l’inibizione dell’atti- un lato è strettamente correlata con i livelli ematici di vità della piruvato deidrogenasi, si traduce in una com- FFA e l’ossidazione lipidica e dall’altro è direttamente promissione della secrezione insulinica62. È stato anche correlata alla produzione epatica di glucosio e inversa- osservato che un’aumentata esposizione delle -cellule mente correlata all’utilizzazione totale e ossidativa del glucosio durante infusione di insulina (Figura 7). Una conferma che l’effetto deleterio dell’adipe cen- trale (viscerale) è mediato soprattutto dall’insulino-re- sistenza viene da studi epidemiologici. Infatti, uno stu- dio longitudinale eseguito negli indiani Pima america- ni60 ha mostrato che l’accumulo centrale dell’adipe, va- lutato dal rapporto circonferenza vita-coscia è un pre- dittore significativo dello sviluppo di diabete di rango statistico superiore alla massa grassa totale, alla glice- mia basale e dopo glucosio orale e alla risposta acuta insulinemica allo stimolo. Tuttavia, nell’analisi multi- variata tale parametro, così come la massa grassa tota- le, non era un predittore di diabete indipendente dalla Figura 8. Rappresentazione schematica degli effetti deleteri esercitati sensibilità insulinica, misurata mediante clamp iperin- dagli acidi grassi liberi (FFA) sugli organi chiave dell’omeostasi gluci- sulinemico. Ciò suggerisce che gran parte dell’effetto dica. 46S
E Bonora et al - Obesità addominale e diabete ai FFA determina una ridotta utilizzazione e ossidazio- ne del glucosio e un accumulo di trigliceridi, oltre che un aumento dei fenomeni apoptotici63. È interessante sottolineare che l’effetto deleterio esercitato sulle - cellule dall’esposizione ad elevate concentrazioni di FFA viene antagonizzato dalla metformina63 e dai gli- tazoni64. Gli FFA inducono apoptosi delle -cellule con un meccanismo di attivazione non ancora completamente noto, ma che sembra coinvolgere la sintesi e l’accumu- lo di ceramide e l’attivazione del fattore di trascrizione nucleare NF-B, con aumentata espressione dell’enzi- ma inducibile ossido nitrico-sintetasi, interazione tra Figura 9. Rappresentazione schematica degli effetti negativi esercitati ossido nitrico e specie reattive dell’ossigeno e forma- dall’accumulo di diacilglicerolo (DAG) sulle vie di trasduzione del se- zione di radicali liberi dell’ossigeno che, danneggiando gnale insulinico. IRS-1 = insulin receptor substrate-1. il DNA, favoriscono l’apoptosi. Ciò suggerisce che la ceramide svolga un ruolo nell’indurre lipotossicità sul- la -cellula65. L’aumentato afflusso di FFA mediante il circolo portale determina un accumulo di lipidi anche a livello Ipotesi della lipotossicità ectopica o dell’accumulo epatico dove, una volta saturata la capacità ossidativa di grasso ectopico dei medesimi, essi vengono utilizzati per sintetizzare L’eccesso di FFA circolanti determina un’eccessiva trigliceridi e altri prodotti lipidici. La steatosi epatica è sintesi di trigliceridi e di altri prodotti di origine lipidi- una condizione che spesso si associa all’eccesso di adi- ca in vari organi e tessuti, fra i quali quelli chiave per la pe viscerale e rappresenta sia una conseguenza che una regolazione dell’omeostasi glico-lipidica: muscolo causa dell’insulino-resistenza. Il sovraccarico lipidico scheletrico, fegato, -cellula pancreatica. Nell’obesità intracellulare riduce la risposta degli epatociti all’insu- viscerale depositi lipidici in eccesso sono stati osserva- lina con conseguente minore inibizione della gluconeo- ti in tali sedi mediante tecniche di imaging e correlati genesi72. Inoltre, l’accumulo di trigliceridi induce uno alla severità dell’insulino-resistenza muscolare ed epa- stato di flogosi cronica. Recenti studi hanno evidenzia- tica66,67. to a livello del fegato steatosico espressione dell’mRNA L’accumulo di trigliceridi intorno ed entro i miociti di diverse molecole infiammatorie, incluse IL-6, IL-1, determina un’aumentata concentrazione di diacilglice- TNF-, aumentata e proporzionale alla quantità di rolo e ceramide. Quest’ultima è coinvolta nella patoge- grasso ectopico intraepatocitario73. Tale fenomeno è si- nesi dell’insulino-resistenza attraverso l’inibizione del- mile allo stato di subinfiammazione cronica che è stato l’attivazione di Akt/PKB con due meccanismi: a) l’atti- evidenziato a livello del tessuto adiposo nell’obesità vi- vazione della fosfatasi 2A con conseguente defosforila- scerale e rappresenta un importante induttore di insuli- zione e inattivazione di Akt/PKB; b) il blocco della tras- no-resistenza. Una possibile spiegazione del quadro di locazione di Akt/PKB dai depositi citoplasmatici alla steatoepatite riscontrabile nelle condizioni di obesità membrana plasmatica. L’inibizione di Akt/PKB com- addominale e di insulino-resistenza potrebbe risiedere porta la mancata traslocazione del trasportatore del glu- nell’aumentato afflusso al fegato, tramite il circolo por- cosio (GLUT-4) e pertanto la ridotta utilizzazione del tale, di citochine proinfiammatorie ed altre molecole glucosio. Inoltre il diacilglicerolo, gli acil-CoA e la ce- prodotte dagli adipociti viscerali oppure nella capacità ramide possono indurre insulino-resistenza attraverso intrinseca degli epatociti, sede di accumulo lipidico, di l’attivazione di PKC, , , isoforme che fosforilano i evocare infiammazione locoregionale e sistemica. Gli residui in serina e treonina del recettore insulinico e di FFA sono infatti in grado di aumentare nell’epatocita la IRS-1 con impossibilità alla fosforilazione delle tirosi- produzione di citochine pro-infiammatorie, in partico- ne e conseguente inattivazione delle due molecole68,69 lare TNF-. Studi recenti hanno evidenziato la presen- (Figura 9). La conseguente insulino-resistenza è testi- za, a livello del fegato steatosico, di molteplici tipi cel- moniata, ad esempio, da una riduzione della fosforila- lulari oltre agli epatociti, potenzialmente coinvolti nei zione insulino-indotta del glucosio a glucosio-6-fosfa- processi di steatoepatite, rappresentati da cellule di to e dalla diminuzione di circa il 50% della sintesi di Kuppfer, macrofagi, cellule dendritiche e altre cellule glicogeno e dell’ossidazione del glucosio70. Nei sog- del sistema immunitario sia residenti nel sistema reti- getti con incremento dei depositi adiposi intramuscola- colo-endoteliale, sia provenienti dalla circolazione si- ri si osserva anche una ridotta ossidazione dei grassi, stemica, attivando un quadro di flogosi sistemica da soprattutto nel periodo postprandiale71. Accanto all’i- molti considerata un possibile anello di legame tra obe- perafflusso di FFA, l’accumulo lipidico in sede musco- sità viscerale e insulino-resistenza74. lare è stato spiegato proprio con questa ridotta ossida- L’eccesso di FFA circolanti determina un progressi- zione lipidica71. vo accumulo di trigliceridi e altri prodotti lipidici anche 47S
G Ital Cardiol Vol 9 Suppl 1-4 2008 in sede insulare75 alla quale fa seguito dapprima iper- l’accumulo di trigliceridi nei tessuti periferici, soprat- plasia della -cellula e in seguito apoptosi76. L’accu- tutto fegato, muscolo, -cellula pancreatica82. L’azio- mulo dei lipidi intracellulari a livello del reticolo endo- ne insulino-sensibilizzante della leptina si svolgerebbe plasmatico delle -cellule determina l’innesco di pro- proprio tramite la riduzione del grasso depositato negli cessi apoptotici attraverso il rilascio di calcio77. organi bersaglio dell’insulina. È da rimarcare che nel- l’obesità sono riscontrabili in genere livelli di leptina Ipotesi della disfunzione endocrina adiposa aumentati anziché ridotti, cosicché l’alterazione del- Studi eseguiti negli animali da esperimento e nell’uo- l’equilibrio energetico e l’eccesso ponderale sarebbe mo hanno evidenziato nell’obesità viscerale un incre- imputabile anche ad una condizione di leptino-resi- mento nella secrezione di alcune adipochine quali resi- stenza più che ad una carenza di tale ormone83. A con- stina, TNF- e IL-6, che hanno un effetto negativo sul- ferma di questa ipotesi, nel muscolo scheletrico di sog- la sensibilità insulinica e una riduzione nella produzio- getti obesi, in vitro, è stata dimostrata una ridotta ca- ne e/o nell’azione biologica di adipochine aventi effet- pacità della leptina di attivare l’ossidazione degli ti metabolici positivi (leptina e adiponectina)78,79. FFA84. Fra i probabili meccanismi di compromissione La leptina è un ormone prodotto prevalentemente dell’attività biologica della leptina ci sono alterazioni dagli adipociti, di cruciale importanza per la regola- delle vie di trasduzione del segnale a livello intracellu- zione del bilancio energetico, avente bersagli sia a li- lare. vello del sistema nervoso centrale sia a livello dei tes- L’adiponectina è una proteina sintetizzata esclusiva- suti periferici. Tale polipeptide è la più nota tra le mo- mente dagli adipociti. I livelli plasmatici di tale protei- lecole elaborate dal tessuto adiposo. La sua secrezione na correlano con l’insulino-sensibilità e sono inversa- è direttamente proporzionale all’entità dei depositi di mente proporzionali a vari indici di insulino-resistenza grasso corporeo e dipende dallo stato nutrizionale80. (BMI, insulinemia a digiuno, quantità di grasso corpo- Una volta elaborata, la leptina viene riversata nella cir- reo)85. L’adiponectina è ridotta nell’obesità e nel diabe- colazione sistemica e, oltrepassata la barriera emato- te ed i suoi livelli circolanti sono inversamente correla- encefalica, è in grado di agire su specifici bersagli a li- ti al rischio di sviluppo di diabete86. Inoltre, la sommi- vello del sistema nervoso centrale, in particolare ipota- nistrazione dell’ormone nell’animale da esperimento lamico. Le risposte biologiche all’azione della leptina migliora l’insulino-resistenza e riduce i livelli di gluco- a livello di tali siti comprendono variazioni nell’introi- sio, FFA, trigliceridi87. Gli effetti di tale ormone sono to alimentare, regolazione dell’appetito, del dispendio mediati dall’interazione con due tipi di recettori di calorico e azioni periferiche sul metabolismo glico-li- membrana: Adipo R1, espresso prevalentemente nel pidico oltre che effetti neuroendocrini. In particolare muscolo scheletrico, e Adipo R2, espresso nel fegato88. l’effetto meglio conosciuto è dato dall’inibizione del Analogamente a quanto osservato per la leptina, l’azio- centro della fame a livello ipotalamico81. I target della ne insulino-sensibilizzante a livello cellulare è mediata leptina a livello dei tessuti periferici comprendono le dall’attivazione delle AMP-chinasi, con conseguente -cellule delle isole pancreatiche, cellule del sistema stimolo alla -ossidazione degli acidi grassi, riduzione immunitario, del sistema riproduttivo, del midollo os- dei livelli di FFA circolanti e riduzione del deposito ec- seo e altri tipi cellulari. La scoperta della leptina e dei topico di trigliceridi nei tessuti periferici (muscolo suoi recettori rappresenta storicamente il punto di par- scheletrico, fegato, pancreas). La mancanza dell’effet- tenza degli studi sull’attività endocrina del tessuto adi- to protettivo dell’adiponectina rappresenta un impor- poso e sul ruolo regolatorio degli ormoni prodotti da- tante momento fisiopatologico nella genesi dell’insuli- gli adipociti su numerosi organi e apparati. Modelli no-resistenza. Nell’obesità e nel diabete, oltre ai ridotti sperimentali animali caratterizzati da un difetto gene- livelli circolanti di tale ormone, si verifica una ridotta tico di produzione della leptina (topi ob/ob) o da un de- espressione dei recettori Adipo R1 e Adipo R288. Ciò è ficit del suo recettore (topi db/db), sono caratterizzati stato osservato a livello del muscolo scheletrico nei to- da quadri di severa obesità e insulino-resistenza. Inol- pi obesi ob/ob e sembra contribuire ad un ridotto effet- tre le condizioni di lipodistrofia umana o sperimentale, to di stimolo dell’attivazione dell’AMP chinasi. Recen- nelle quali i livelli di leptina circolante sono ridotti o ti evidenze hanno mostrato in cellule muscolari schele- assenti, sono caratterizzate da severa obesità ed insuli- triche umane, prelevate da soggetti con obesità viscera- no-resistenza, che migliorano dopo somministrazione le, un’alterazione dei meccanismi di trasduzione del se- di leptina ricombinante. L’azione insulino-sensibiliz- gnale intracellulare dell’adiponectina, evidenziando zante della leptina dipende sia dall’azione di regola- quindi un’adiponectino-resistenza89. La somministra- zione centrale dell’introito alimentare, sia dai suoi ef- zione di adiponectina a roditori diminuisce la massa fetti biomolecolari intracellulari. L’attivazione del re- grassa attraverso la stimolazione dell’ossidazione degli cettore della leptina è infatti associata all’attivazione FFA a livello del muscolo. L’adiponectina possiede di una serie di chinasi intracellulari rilevanti per l’o- quindi molteplici effetti favorevoli sul metabolismo meostasi metabolica, quali PI3K/Akt, ERK e soprat- glucidico. tutto AMP-chinasi, con effetti di stimolo del metaboli- La resistina è una citochina infiammatoria prodotta smo ossidativo degli acidi grassi e di inibizione del- dalle cellule del sistema immunitario e anche dagli adi- 48S
E Bonora et al - Obesità addominale e diabete pociti. La sua espressione è soppressa dai farmaci insu- tamento cronico con una molecola in grado di inibire lino-sensibilizzanti mentre risulta aumentata nel topo l’attività del TNF- si accompagna ad un aumento del- con obesità genetica e indotta dalla dieta90. La neutra- la sensibilità insulinica. In vitro il TNF- inibisce l’at- lizzazione dell’azione della resistina mediante anticor- tività fosforilasica della subunità del recettore insuli- pi specifici in topi obesi ed insulino-resistenti si è asso- nico e, nelle cellule adipose e muscolari, sembra anche ciata al miglioramento dell’iperglicemia e della sensi- essere in grado di ridurre l’espressione dell’mRNA del bilità all’insulina esogena. Nell’uomo tuttavia la resi- trasportatore del glucosio (GLUT-4). La neutralizza- stina è prodotta principalmente da monociti/macrofagi zione del TNF- determina un aumento dell’attività fo- del sangue periferico. Inoltre i livelli circolanti e l’e- sforilasica del recettore insulinico. Nel loro insieme spressione genica dell’adipochina non correlano in ma- questi dati hanno portato a sviluppare la tesi che il niera significativa con l’insulino-sensibilità e il BMI, TNF- potrebbe essere uno dei tramiti che, attraverso ponendo pertanto in discussione il potenziale contribu- l’insulino-resistenza, legano l’obesità al diabete94. È to della resistina nella patogenesi dell’insulino-resi- stato ipotizzato che a livello del tessuto adiposo il TNF- stenza nell’uomo. agisca con meccanismo autocrino e determini una mi- La visfatina è una proteina di recente identificazio- nore sensibilità degli adipociti all’insulina, con conse- ne, prodotta e secreta soprattutto nel tessuto adiposo guente minore inibizione della lipolisi e maggiore rila- viscerale, la cui espressione tissutale e i cui livelli pla- scio di FFA, con quanto ne consegue. Per quanto ri- smatici sono direttamente proporzionali al grado di guarda il tessuto muscolare, la molecola potrebbe agire obesità addominale ma non del grasso sottocutaneo91. con meccanismo paracrino, provenendo dagli adipociti La visfatina eserciterebbe i suoi effetti metabolici a va- frammisti alle cellule muscolari, o endocrino. Lo svi- ri livelli, contribuendo alla regolazione della differen- luppo della ricerca in questa area sembra essere in gra- ziazione del tessuto adiposo mediante un’azione pro- do di fornire un interessante contributo alle conoscenze adipogenica e lipogenica, prevalentemente a livello sui meccanismi che, attraverso l’insulino-resistenza, le- del grasso viscerale. A livello dei tessuti periferici la gano il tessuto adiposo, e quindi l’obesità viscerale, al visfatina condivide molte delle azioni dell’insulina, diabete di tipo 2. come dimostrato da alcuni studi sperimentali nei qua- Nel tessuto adiposo il TNF- viene secreto soprattut- li la somministrazione di alte dosi di visfatina ricom- to dai macrofagi il cui numero è aumentato nei soggetti binante ha ridotto i livelli di glucosio sia nei topi insu- con obesità viscerale. L’espressione di TNF- nel tessu- lino-resistenti sia in quelli insulino-deficienti. Inoltre, to adiposo correla con il BMI, con la massa grassa e con quando somministrata in topi diabetici, la visfatina mi- i livelli di insulina circolante93. Il tessuto adiposo visce- gliora l’insulino-sensibilità, riducendo sia la glicemia rale esprime più TNF- di quello sottocutaneo con una che l’insulinemia. Tali effetti della visfatina sono me- modesta differenza nei livelli circolanti della citochina diati dal recettore insulinico stesso, del quale l’adipo- nei vari fenotipi di obesità. Ne è stato dedotto che il TNF- china è un ligando, pur con un sito di legame diverso agisca soprattutto in modo paracrino. Nel contesto del da quello dell’insulina. L’effetto della visfatina sem- tessuto adiposo il TNF- causa insulino-resistenza attra- bra essere addizionale a quello dell’insulina, probabil- verso l’attivazione di serin/treonin-chinasi come IKK-, mente mediante l’attivazione di cascate alternative di PKC- e PKC-. Tali molecole determinano la fosforila- trasduzione del segnale ormonale. Tuttavia, mentre zione in serina sia del recettore insulinico che di IRS-1. l’affinità di legame al recettore insulinico è simile a Ciò dà luogo ad una ridotta attività di PI3K, la molecola quella dell’insulina, in condizioni fisiologiche le con- intracellulare che governa la maggior parte delle azioni centrazioni plasmatiche della visfatina sono nettamen- metaboliche dell’insulina. Nel muscolo scheletrico il te inferiori (3% della concentrazione insulinica), es- TNF-, prodotto dai macrofagi frammisti alle cellule sendo inoltre non influenzate dall’alimentazione e dal adipose presenti tra le cellule muscolari, determina pro- digiuno. Il drammatico aumento dei livelli di visfatina babilmente insulino-resistenza con lo stesso meccani- riscontrabile negli stati di obesità viscerale nei model- smo paracrino. Più recentemente si è visto che TNF- in- li murini suggerisce un possibile ruolo di tale adipo- duce insulino-resistenza anche riducendo la secrezione china nella fisiopatologia dell’obesità anche se rimane di adiponectina da parte degli adipociti94. ancora da chiarire se tale aumentata produzione sia Tra tutte le citochine infiammatorie, IL-6, che è se- una risposta compensatoria all’insulino-resistenza op- creta per il 60-70% dal tessuto adiposo, è quella che è pure un puro marker di accumulo viscero-addominale stata più strettamente correlata con studi in vivo all’in- dell’adipe92. sulino-resistenza e al diabete mellito di tipo 2. I livelli Studi recenti hanno suggerito che il TNF-, una ci- plasmatici di IL-6 che, a differenza di quelli di TNF-, tochina prodotta da vari tipi cellulari, potrebbe essere sono elevati nell’obesità addominale, soprattutto visce- coinvolta nella genesi dell’insulino-resistenza propria rale, correlano positivamente con l’insulino-resistenza e dell’obesità umana. Il TNF-, infatti, viene prodotto con l’alterata tolleranza glucidica14. Mentre le altre cito- anche dalle cellule adipose e l’espressione del suo mRNA chine agiscono con meccanismo paracrino od autocrino, è aumentata in numerosi modelli animali di obesità vi- IL-6, a causa della sua più alta concentrazione plasma- scerale93. Inoltre, nel ratto è stato osservato che il trat- tica, è in grado di esplicare la sua azione a distanza, sia 49S
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