Epidemiologia dell'obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Epidemiologia dell’obesità in Italia 1 e alcuni aspetti della qualità della vita Lidia Gargiulo, Emanuela Bologna, Laura Iannucci PREMESSA: UNO SGUARDO D’INSIEME La lotta all’obesità e all’eccesso di peso è ormai da tempo nelle agende politiche dei vari paesi, in quanto l’eccesso ponderale costituisce una delle principali cause prevenibili di mortalità e morbilità per malattie cardiovascolari, diabete, tumori e altre malattie croniche.1 L’incremento della prevalenza del diabete di tipo 2 testimonia peraltro gli effetti già in corso delle conseguenze dell’aumento della diffusione dell’eccesso di peso.2 Tra i fattori che determinano l’insorgenza di patologie croniche, alcuni sono di tipo genetico, quindi non modificabili per definizione, altri sono comportamenta- li (tabagismo, consumo a rischio di bevande alcoliche, eccesso di peso, inattività fisica, cattiva alimentazione), quindi modificabili attraverso la promozione di stili di vita salutari, che a loro volta hanno una rilevante interazione con aspetti socio- economici e ambientali, anch’essi rimuovibili attraverso politiche integrate, non strettamente sanitarie. L’ambiente obesogeno, caratterizzato da un’alimentazione sempre più ricca di grassi saturi e zuccheri, la diffusione di lavori fisicamente meno impegnativi, una riduzione di attività fisica con conseguente minor dispendio di energia e crescente uso privato di mezzi di trasporto 3 aumentano il rischio di obesità, in particolare in coloro che sono già geneticamente predisposti, nonché in gruppi di popolazio- ne maggiormente deprivati o con ridotte credenziali formative. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 1980 ad oggi l’obesità nel mondo è più che raddoppiata, gli adulti in sovrappeso raggiungono il 39% e gli obesi sono il 13%.4 5 Secondo le più recenti stime dell’Organizzazione per la coope- razione e lo sviluppo economico (OCSE, 2014) il 64,3% della popolazione adulta degli Stati Uniti ha un problema di eccesso di peso, e tra questi quasi la metà è in stato di obesità. L’epidemia dell’obesità si è diffusa negli ultimi decenni anche in Europa, coinvolgendo la maggioranza della popolazione adulta europea (51,6% media EU-28 nel 2014), con notevole diffusione nei paesi dell’Europa dell’Est (figura 1.1).
4 8° Rapporto sull’obesità in Italia Malta Croazia Repubblica Ceca Grecia Slovenia Lettonia Romania Regno Unito Irlanda Lituania Ungheria Polonia Finlandia Slovacchia Bulgaria Estonia Portogallo Spagna Germania Unione Europea (28 paesi) Svezia Olanda Belgio Cipro Lussemburgo Austria Danimarca Francia Italia 0 10 20 30 40 50 60 70 Obesità Sovrappeso Figura 1.1 - Prevalenza dell’eccesso di peso (obesità e sovrappeso) nelle persone di 18 anni e oltre. Confronti tra i paesi EU-28. Fonte: Data Base Eurostat, EHIS-European Health Interview Survey, 2014. Ormai l’eccesso ponderale sta divenendo un problema di salute pubblica non solo nei paesi a sviluppo avanzato, ma anche in paesi a basso o medio reddito.3 Questi ultimi infatti, pur continuando ad affrontare i problemi di malattie infettive e mal- nutrizione, iniziano anche a sperimentare un rapido aumento dei fattori di rischio per le malattie croniche come l’obesità e il sovrappeso, soprattutto in ambiente urbano. Non è raro trovare malnutrizione e obesità che coesistono all’interno dello stesso paese, della stessa comunità e della stessa famiglia (double burden).
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 5 Il piano d’azione globale per la prevenzione e il controllo delle malattie non tra- smissibili 2013-2020 dell’OMS lancia quindi tra i suoi obiettivi per il 2025 una battuta d’arresto della diffusione di tutti i fattori di rischio; uno dei punti specifici riguarda il contrasto alla crescita di obesità e diabete.1 L’ITALIA NEL CONTESTO EUROPEO Nel confronto dei paesi europei* la situazione degli adulti in Italia appare meno svantaggiata; il nostro paese infatti evidenzia la più bassa prevalenza di persone adulte in eccesso di peso (44,9% per l’Italia vs 51,6% dell’EU-28): in particola- re in Italia la quota di obesi si attesta al 10,8% a fronte del 15,9% della media EU-28 e per il sovrappeso le prevalenze sono rispettivamente 34,1% e 35,7% (figura 1.1). L’incremento nel tempo è stato molto marcato soprattutto nei paesi del Nord-Europa; in circa 20 anni è quasi raddoppiata la prevalenza dell’obesità in Finlandia (18,3% nel 2014), Estonia (20,4% nel 2014), ma anche in Francia e in Spagna, che nel 1994 presentavano stime pressoché simili a quelle italiane (7%), e che invece nel 2014 raggiungono percentuali di obesità superiori al 15%. Anche rispetto al trend, l’incremento che si è registrato in Italia è stato più con- tenuto rispetto agli altri paesi, e ciò presumibilmente a ragione del fatto che gran parte della popolazione ha potuto capitalizzare nel tempo i vantaggi della dieta mediterranea e del consumo moderato di alcol (in particolare vino) soprattutto durante i pasti. Non a caso la dieta mediterranea è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 2010 e promossa nel mondo come modello per favo- rire sane abitudini alimentari, evitando l’eccesso di carni rosse e grassi insaturi e favorendo il consumo di frutta e verdura. Peraltro i benefici derivanti dalla dieta mediterranea sembrerebbero persino compensare gli effetti negativi dell’elevata diffusione di comportamenti sedentari, che pure caratterizzano il nostro paese rispetto al resto d’Europa. IL FOCUS SULLA POPOLAZIONE ADULTA Secondo le ultime stime disponibili dell’Istat,** che tengono conto della classifica- zione dell’OMS*** dell’indice di massa corporea (Body Mass Index – BMI), in Italia nel 2015 la maggioranza della popolazione adulta è in condizione di normopeso (51,8%), circa un terzo è in sovrappeso (35,3%), quasi il 10,0% è obeso e il 3,0% * Per il confronto dei paesi dell’Unione Europea (EU), come fonte dei dati, si ricorre all’indagine European Health Interview Survey (EHIS, wave 2). ** Le stime sull’obesità in Italia, a partire dal 2000, fanno riferimento ai dati dell’indagine “Aspetti della vita quotidiana” (AVQ), che viene condotta annualmente dall’Istat, descritta in appendice. *** I cut-off della classificazione del BMI sono consultabili in appendice.
6 8° Rapporto sull’obesità in Italia Tabella 1.1 - Popolazione adulta per indice di massa corporea, classe di età e sesso (per 100 persone di 18 anni e oltre). Anno 2015. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana. Indice di massa corporea Classi di età Sottopeso Normopeso Sovrappeso Obesi Sesso Maschi 18-24 3,4 75,9 18,1 2,6 25-44 0,6 52,0 39,3 8,1 45-64 0,4 36,8 49,6 13,2 65-74 0,1 31,3 52,6 16,0 75 e più 0,6 36,6 50,9 11,9 Totale 0,7 44,5 44,0 10,8 Femmine 18-24 15,9 72,5 9,6 2,0 25-44 7,1 70,1 17,8 5,0 45-64 3,3 56,8 29,8 10,1 65-74 1,7 43,2 40,3 14,8 75 e più 3,1 45,3 38,6 13,0 Totale 5,2 58,5 27,3 9,0 Maschi e femmine 18-24 9,5 74,2 14,0 2,3 25-44 3,9 61,1 28,5 6,5 45-64 1,9 47,0 39,5 11,6 65-74 1,0 37,7 46,0 15,3 75 e più 2,1 41,8 43,6 12,6 Totale 3,0 51,8 35,3 9,8 è sottopeso (tabella 1.1). Complessivamente, quindi, la popolazione in eccesso di peso (obesità e sovrappeso: BMI ≥25,0 kg/m2) risulta pari al 45,1%, con una netta prevalenza maschile (infatti tra gli uomini 1 su 2 è in eccesso di peso, men- tre tra le donne il rapporto scende a 1 su 3). L’eccesso di peso aumenta con l’età, contestualmente si ampliano anche le differenze di genere fino ai 65 anni, per poi tendere nuovamente a ridursi tra i più anziani. Per entrambi i sessi la fascia di età
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 7 in cui si registrano le prevalenze maggiori è quella compresa tra i 65 e i 74 anni: gli uomini in sovrappeso sono il 52,6% e gli obesi il 16,0%; per le donne le stime sono rispettivamente del 40,3% e del 14,8%. Anche il fenomeno del sottopeso, pur riguardando complessivamente una parte esigua della popolazione adulta, può però rappresentare un campanello d’allarme in quanto il sottopeso non fisiologico può esporre a seri problemi di salute. Una quota importante di persone in sottopeso si osserva soprattutto tra le donne più giovani: nella classe 18-24 anni il sottopeso è molto più diffuso dell’eccesso di peso e raggiunge una prevalenza del 15,9%, mentre tra i 25 e i 44 anni scende al 7,1%. Il trend in Italia Confrontando le prevalenze dell’eccesso di peso rispetto ai 20 anni precedenti, l’incremento ha riguardato sia il sovrappeso (che nella popolazione adulta si at- testa al 35,5% nel 2015, con un incremento di circa il +10% rispetto al 1994),* sia l’obesità (stimata intorno al 9,8%, con un incremento del +34% rispetto a 20 anni fa; vedi figura 1.2). Le differenze maggiori si riscontrano soprattutto nel primo decennio tra il 1994 e il 2005, mentre sono decisamente più contenute 60 50 10,1 10,8 7,5 40 9,9 9,8 7,3 30 9,7 9,0 7,0 20 39,8 43,9 44,0 32,2 34,7 35,3 25,2 26,2 27,3 10 0 1994 2005 2015 1994 2005 2015 1994 2005 2015 Maschi Femmine Totale Obesità Sovrappeso Figura 1.2 - Prevalenze dell’eccesso di peso (obesità e sovrappeso) nella popolazione adulta, per sesso. Anni 1994, 2005 e 2015. Fonti: Istat, Indagine sulla salute 1994 e Aspetti della vita quotidiana 2005 e 2015. * Le stime sull’obesità relative al 1994 si riferiscono all’indagine dell’Istat “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, descritta in appendice.
8 8° Rapporto sull’obesità in Italia tra il 2005 e il 2015, quando anche in Italia sono state attivamente promosse politiche di contrasto all’eccesso di peso, ad esempio grazie alla strategia mul- tisettoriale europea “Guadagnare salute”, avviata nel 2007 per rendere facili scelte salutari, e attraverso i diversi piani nazionali di prevenzione che si sono succeduti, agendo sulla responsabilizzazione individuale per adottare stili di vita meno sedentari, più attenti all’alimentazione e al consumo di alcol, e volti a ridurre il tabagismo. Le differenze di genere, che hanno sempre fatto registrare un vantaggio per le donne, si sono leggermente acuite nel tempo; infatti l’aumento dell’obesità ha riguardato in misura maggiore gli uomini (+44%), con un trend lievemente crescente anche nell’ultimo decennio che invece non si è registrato tra le donne (figura 1.2). La geografia dell’eccesso di peso La distribuzione sul territorio dell’obesità tra gli adulti evidenzia il persistente gradiente Nord-Sud anche nel 2015: l’eccesso di peso al Nord raggiunge una prevalenza del 42,1%, nel Centro è pari al 45,1% e nel Mezzogiorno è del 49,2% (figura 1.3). La macroarea dell’Italia del Nord nel 2015 registra livelli inferiori anche a quelli che si osservavano nel Mezzogiorno 20 anni fa (44,3%). Il dettaglio regionale consente di apprezzare nette differenze anche tra regioni della stessa macroarea, con le Province autonome di Bolzano e Trento in cui si 60 50 11,5 11,1 40 9,1 9,6 8,4 9,1 9,0 6,6 6,9 30 20 34,8 35,5 35,9 37,8 38,2 29,9 32,3 33,1 31,3 10 0 1994 2005 2015 1994 2005 2015 1994 2005 2015 Nord Centro Mezzogiorno Obesità Sovrappeso Figura 1.3 - Prevalenze dell’eccesso di peso (obesità e sovrappeso) nella popolazione adulta, per area geografica. Anni 1994, 2005 e 2015. Fonti: Istat, Indagine sulla salute 1994 e Aspetti della vita quotidiana 2005 e 2015.
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 9 100 10,1 7,8 8,7 8,9 9,5 10,7 9,8 10,2 10,1 9,6 10,2 8,8 9,5 9,5 9,2 10,4 10,6 11,7 12,7 12,3 90 14,1 80 27,1 31,8 31,9 32,1 31,5 30,4 32,6 70 33,2 33,5 34,5 34,2 36,3 35,8 36,6 38,7 37,8 36,2 39,9 38,6 39,3 38,6 60 50 40 30 20 10 0 Emilia-Romagna Trento Bolzano/Bozen Lombardia Piemonte Marche Valle d’Aosta Sardegna Liguria Veneto Umbria Toscana Lazio Sicilia Calabria Abruzzo Basilicata Puglia Campania Molise Friuli-Venezia Giulia Obesità Sovrappeso Normopeso Sottopeso Figura 1.4 - Graduatoria delle regioni italiane per indice di massa corporea nella popola- zione adulta (per 100 persone). Anno 2015. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana. osserva la più bassa prevalenza di eccesso ponderale in Italia, a fronte dell’Emilia- Romagna che presenta livelli simili alla media nazionale (45,1%) (figura 1.4). Pu- glia, Campania e Molise sono invece le regioni con il tasso più elevato di eccesso di peso (rispettivamente 50,9%, 51,0% e 52,7%), e insieme alla Basilicata sono le regioni con la maggioranza della popolazione adulta in eccesso di peso. È però una regione dell’Italia centrale quella in cui si registra la prevalenza più elevata di obesità tra gli adulti: l’Abruzzo con un valore del 12,7%, che si contrappone al dato più basso registrato a Trento (7,8%). QUANTO PESANO LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI In Italia, come già evidenziato in molti paesi dell’OCSE, obesità e sovrappeso sono maggiormente diffusi nei gruppi di popolazione con deprivazione sociale ed economica.6 7 Nell’area dell’Unione Europea, si stima che il 26% dell’obesità negli uomini e il 50% dell’obesità nelle donne possa essere attribuito alle disu- guaglianze nei livelli di istruzione raggiunti.8 Inoltre le persone di basso livello socioeconomico sembrano avere probabilità doppie di diventare obese.9
10 8° Rapporto sull’obesità in Italia 25-64 anni 65 anni e più 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Laurea Diploma Obbligo Laurea Diploma Obbligo Laurea Diploma Obbligo Laurea Diploma Obbligo Maschi Femmine Maschi Femmine Obesità Sovrappeso Normopeso Sottopeso Figura 1.5 - Persone di 25 anni e più per indice di massa corporea, titolo di studio, sesso e classe di età. Anno 2015. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana. Anche in Italia le persone con migliori credenziali formative presentano tassi di obesità e sovrappeso nettamente inferiori a quelle meno istruite: tra gli adulti di 25-64 anni la prevalenza di eccesso ponderale scende dal 51% tra coloro che han- no solo la licenza di scuola media al 30,3% tra le persone con almeno una laurea; tra gli anziani di 65 anni e oltre la differenza tra i due gruppi si riduce comunque di circa il 20% (figura 1.5). Analogo andamento si osserva rispetto al reddito, an- che se con un gradiente minore: diminuisce la quota di persone obese o in eccesso di peso passando dal livello di reddito più basso (primo quinto 47,8%) a quello più alto (quinto quinto 41,8%) (figura 1.6). Le disuguaglianze sociali nell’obesità e nel sovrappeso sono molto più marcate tra le donne che tra gli uomini.6 Tra gli adulti di 25-64 anni con basso titolo di studio (al massimo la scuola dell’obbligo), confrontati con i coetanei che hanno conseguito al- meno una laurea, la prevalenza dell’obesità è quasi quadrupla per le donne (11,0% contro 2,9%) e doppia per gli uomini (13,7% contro 6,3%). Tra gli anziani, invece, le differenze di genere delle disuguaglianze sociali sono meno rilevanti.
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 11 100 11,8 10,2 10,4 10,1 9,2 7,5 10,9 9,7 9,0 12,1 12,7 12,7 12,1 12,5 12,4 90 22,6 80 27,2 24,1 27,7 27,4 34,1 32,8 34,3 33,9 70 42,0 44,4 42,3 35,4 44,9 43,0 60 50 40 30 20 10 0 Primo quinto Secondo quinto Terzo quinto Quarto quinto Quinto quinto Primo quinto Secondo quinto Terzo quinto Quarto quinto Quinto quinto Primo quinto Secondo quinto Terzo quinto Quarto quinto Quinto quinto Maschi Femmine Totale Obesità Sovrappeso Normopeso Sottopeso Figura 1.6 - Popolazione adulta per indice di massa corporea, quinti di reddito e sesso. Fonte: Istat, Indagine EHIS 2014. Anche il ricorso a modelli statistici multivariati,* che consentono di tenere sotto controllo i vari fattori che concorrono a studiare l’associazione tra eccesso pon- derale e contesto socio-demografico, conferma le differenze di genere – a parità di età – a svantaggio degli uomini (OR**=2,29), le disuguaglianze sociali declinate attraverso il titolo di studio – laddove le persone con al massimo la licenza media inferiore hanno a parità di altri fattori un rischio maggiore di eccesso ponderale (OR=1,77) – e le disuguaglianze di status economico con i quinti di reddito, così come le differenze geografiche a parità dei fattori socio-economici considerati. Seb- bene alcuni studi evidenzino il ruolo dello status sociale come rilevante moderatore delle differenze territoriali tra Nord e Sud nelle condizioni di salute e negli stili di * L’associazione tra eccesso ponderale e caratteristiche socio-demografiche degli individui è stata analizzata con modelli di regressione logistica. ** Per la definizione dell’odds ratio (OR) si rinvia all’appendice metodologica.
12 8° Rapporto sull’obesità in Italia vita,10 11 i risultati dell’analisi multivariata condotta sull’eccesso di peso, utilizzando le variabili di contesto socio-demografico disponibili nella fonte, evidenziano che il loro effetto riduce senz’altro tali differenze, ma non le annulla completamente: a parità degli altri fattori considerati la probabilità dell’eccesso ponderale aumenta comunque di circa il 40% per chi risiede al Sud rispetto al Nord-Ovest. Stratificando poi per grandi macroaree (Nord, Centro e Mezzogiorno), le relazio- ni si mantengono pressoché simili, si rileva però che nell’Italia Centrale la dimen- sione del comune di residenza, a parità di fattori quali età, genere, titolo di studio e risorse economiche, gioca un ruolo rilevante: chi vive in un piccolo comune fino a 2000 abitanti vede più che raddoppiato il rischio di eccesso di peso (OR=2,50) rispetto a chi vive nel comune dell’area metropolitana. Le disuguaglianze sociali delineate permangono sostanzialmente invariate negli ultimi 20 anni. L’ECCESSO PONDERALE NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI A destare forte preoccupazione è l’eccesso di peso tra i minori che, in modo particolare in Italia tra i paesi europei, assume ormai da diversi anni dimensioni rilevanti. Nell’Assemblea Mondiale della Sanità del maggio 2016 uno dei temi affrontati è stato quello di porre fine all’obesità infantile, con specifiche racco- mandazioni affinché i paesi membri avviino azioni di contrasto concrete dell’am- biente obesogenico per ridurre il rischio di obesità lungo tutto il corso della vita e sostengano i bambini già obesi a migliorare la loro condizione per salvaguardare la loro salute futura.12 L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea come il sovrappeso e l’obesità tra bambini e ragazzi siano connessi all’insorgenza di numerose patologie croniche nell’età adulta.13 Evidenze scientifiche riconoscono inoltre all’obesità in età preado- lescenziale e adolescenziale una forte capacità predittiva della presenza di obesità in età adulta.14 Più di un terzo dei bambini e circa la metà degli adolescenti che sono in sovrappeso permangono in questa condizione da adulti.15 Dal 2007 la Regione Europea dell’OMS ha lanciato la Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) proprio per monitorare l’andamento dell’eccesso di peso e di fattori associati, tra cui la sedentarietà, nei bambini dai 6 ai 9 anni dei paesi europei.16 L’Italia partecipa a questa iniziativa con il Sistema di Sorveglianza OKkio alla SALUTE 17* sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità che, ogni 2 anni, misura e raccoglie informazioni su un campione di bambini di 8-9 anni. Per gli adolescenti i dati su * Il progetto è promosso e sostenuto dal Ministero della Salute/CCM (Centro nazionale per la pre- venzione e il Controllo delle Malattie), in collaborazione con tutte le regioni italiane e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 13 eccesso di peso, attività fisica e altri aspetti della salute e dei comportamenti sono raccolti a livello internazionale dallo studio Health Behaviour in School-aged Chil- dren (HBSC), effettuato su un campione di ragazzi di 11, 13 e 15 anni ogni 4 anni.18 L’Italia partecipa a questa raccolta dal 2001.19 A livello europeo, confrontando le stime di eccesso di peso rilevate per il proget- to COSI nel 2009-2010, secondo i cut-off dell’International Obesity Task Force (IOTF), l’Italia si colloca tra i paesi con le più elevate prevalenze, in particolare per i maschi, dopo altri due paesi dell’Europa Meridionale, quali la Grecia e la Spagna: per i bambini di 9 anni in Italia la quota è pari al 32,9% per i bambini e al 31,4% per le bambine, in Grecia le percentuali ammontano rispettivamente a 45,1% e 42,3%.16 Anche l’Istat rileva tramite l’indagine “Aspetti della vita quotidiana”, condotta annualmente, i dati relativi all’eccesso di peso dei minori, disponibili a partire dal 2010 in poi. In Italia, i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso si stima siano circa 1 mi- lione e 700mila, pari al 24,9% della popolazione di 6-17 anni (media 2014-2015) (tabella 1.2). Rispetto al biennio 2010-2011 si osserva una lieve tendenza alla di- minuzione del fenomeno, sebbene le differenze non risultino statisticamente si- gnificative. L’eccesso di peso raggiunge la prevalenza più elevata tra i bambini di 6-10 anni, dove si attesta al 34,2%. Al crescere dell’età il sovrappeso e l’obesità diminuisco- no, fino a raggiungere il valore minimo tra i ragazzi di 14-17 anni (14,6%). Emergono forti differenze di genere; il fenomeno è più diffuso tra i ragazzi che tra le ragazze (28,3% contro 21,3%). Tuttavia tali differenze non sussistono tra i bambini di 6-10 anni, mentre si osservano in tutte le altre classi di età e sono più marcate tra gli adolescenti (14-17 anni). Tabella 1.2 - Bambini e ragazzi di 6-17 anni in eccesso di peso per sesso e classe di età - Anni 2010-2011 e 2014-2015 (per 100 persone di 6-17 anni dello stesso sesso e classe di età). Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 2010-2011 e 2014-2015. Classi di età Sesso Totale Maschi Femmine 2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015 6-10 37,2 34,6 35,8 33,7 36,5 34,2 11-13 28,2 29,2 20,1 18,4 24,4 23,9 14-17 21,7 20,2 11,0 8,7 16,4 14,6 Totale 29,7 28,3 23,5 21,3 26,7 24,9
14 8° Rapporto sull’obesità in Italia Come per l’eccesso di peso degli adulti, anche per quello dei minori si osserva un forte gradiente Nord-Sud (figura 1.7). Le prevalenze di sovrappeso e obesità tra i minori aumentano significativamente passando dal Nord al Sud del paese (19,7% del Nord-Ovest, 22,5% del Nord-Est, 23,8% del Centro, 24,8% delle Isole, fino al 33,0% del Sud), con percentuali particolarmente elevate in Campania (36,1%), Molise (31,9%), Puglia (31,4%), Basilicata (30,3%) e Calabria (30%). L’abitudine da parte dei genitori ad avere comportamenti a rischio per la salute può influenzare il comportamento dei figli. Questo perché la famiglia fin dall’in- fanzia e dall’adolescenza assume un ruolo determinante, essendo uno dei princi- pali ambiti in cui avviene lo scambio intergenerazionale di conoscenze, pratiche comportamentali, norme e valori. I bambini e ragazzi che vivono in famiglie in cui almeno uno dei genitori è in eccesso di peso sono più spesso anch’essi in sovrappeso od obesi; in particolare se entrambi i genitori sono in eccesso di peso la percentuale di giovanissimi nella 15,4 20,8 15,40 - 18,85 20,1 18,85 - 22,30 19,9 20,2 22,9 22,30 - 25,75 25,75 - 29,20 18,1 23,9 29,20 - 32,65 32,65 - 36,10 21 22,9 24,2 20,7 28,4 24,6 31,9 36,1 31,4 30,3 21 30 25,8 Figura 1.7 - Bambini e ragazzi di 6-17 anni in eccesso di peso per regione. Anni 2014-2015 (per 100 bambini e ragazzi di 6-17 anni della stessa regione).
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 15 stessa condizione è pari al 34,4% mentre quasi si dimezza (18,2%) se entrambi i genitori sono normopeso (tabella 1.3). Nel caso di un solo genitore in eccesso di peso l’influenza della madre appare leggermente maggiore rispetto a quella del padre: i ragazzi in eccesso di peso sono il 27,8% se lo è anche la madre e il 25,4% se invece lo è il padre. Gli effetti delle disuguaglianze sociali degli adulti nell’eccesso ponderale si riper- cuotono evidentemente anche sull’eccesso di peso nell’età evolutiva: i ragazzi che vivono in famiglie caratterizzate da un livello socio-culturale più elevato o buone risorse economiche presentano prevalenze di eccesso di peso più basse rispetto a coloro che al contrario vivono in famiglie in condizioni socio-economiche più svantaggiate. QUALITÀ DELLA VITA E INDICE DI MASSA CORPOREA L’obesità, essendo quasi sempre associata a diverse patologie croniche (diabete, malattie cardiovascolari, malattie della tiroide e dislipidemia), determina spes- so un quadro clinico di multicronicità o anche disabilità, peggiorando la qualità della vita delle persone in tale condizione. Una vasta letteratura ha documentato l’associazione tra indice di massa corporea e qualità della vita, con particolare riferimento alla qualità della vita correlata alla salute (HRQoL),20 i cui indici sin- tetici di stato fisico (PCS) e psicologico (MCS), sono calcolabili in forma ridotta anche su dati italiani dell’indagine Istat sulle condizioni di salute rilevati con il questionario dell’SF12.* Per l’interpretazione del PCS, occorre precisare che un valore medio molto basso sta ad indicare: sostanziali limitazioni nella cura di sé e nelle attività che richiedono impegno fisico (camminare, salire le scale ecc.); presenza di dolore fisico; salute fisica generale giudicata scadente. Per l’MCS un valore medio molto basso sta ad indicare: scarsa energia; limitate attività sociali; sofferenza psicologica; limitazioni funzionali dovute a problemi emotivi. Un in- dice elevato fa riferimento a: frequente attitudine psicologica positiva; assenza di disagio psicologico e di limitazioni nelle attività sociali e personali dovute a problemi emotivi; salute giudicata eccellente. Quando ci si allontana dalla condizione di normopeso, a parità di altri fattori, peggiorano gli indici sintetici dello stato fisico e dello stato psicologico. Focaliz- zando l’attenzione sull’obesità** (figura 1.8), si può osservare come questa con- dizione agisca negativamente in misura maggiore sull’indice di stato fisico (con un peggioramento di 4,8 punti medi) rispetto a quello di stato psicologico (-1,3 punti medi). L’obesità sembra essere una condizione che crea maggiore disagio * L’interpretazione degli indici è disponibile nell’appendice metodologica. ** Le analisi fanno riferimento ai dati dell’indagine dell’Istat “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” del 2013, descritta in appendice.
16 8° Rapporto sull’obesità in Italia Tabella 1.3 - Bambini e ragazzi di 6-17 anni in eccesso di peso per titolo di studio più alto tra i genitori, risorse economiche della famiglia, eccesso di peso dei genitori e genere. Anni 2010-2011 e 2014-2015. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 2010-2011 e 2014-2015. Maschi Femmine Totale 2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015 Titolo di studio più alto tra i genitori* Dottorato di 26,9 21,6 18,8 14,0 23,0 17,9 ricerca e laurea Diploma di 27,4 24,3 22,9 16,1 25,2 20,3 scuola superiore Scuola 33,0 31,8 26,0 21,1 29,6 26,5 dell’obbligo Risorse economiche della famiglia Risorse 27,6 25,0 20,2 19,4 24,1 22,3 economiche ottime-adeguate Risorse 32,2 31,7 27,6 23,2 29,9 27,6 economiche scarse o insufficienti Eccesso di peso dei genitori* Né il padre né la 23,5 21,4 17,9 14,9 20,7 18,2 madre in eccesso di peso Solo la madre in 29,7 28,6 26,6 27,0 28,2 27,8 eccesso di peso Solo il padre in 30,0 29,2 23,3 20,9 26,7 25,4 eccesso di peso Sia il padre che la 38,9 39,4 31,8 29,6 35,5 34,4 madre in eccesso di peso * Si considerano solo i bambini e ragazzi che vivono con almeno un genitore.
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 17 -1,3 MCS -2 -1 -4,8 PCS -6,7 -3,3 0 -1 -2 -3 -4 -5 -6 -7 Totale Femmine Maschi Figura 1.8 - Differenze dei punteggi medi degli indici di stato fisico (PCS) e degli indici di stato psicologico (MCS) dell’SF12 delle persone obese e normopeso per sesso. Fonte: Istat, Indagine sulla salute 2014. alle donne sia dal punto di vista fisico (-6,7 punti medi contro -3,3 per gli uomini) che mentale (-2 punti medi contro -1 per gli uomini) (figura 1.8). Anche quando si controllano tali relazioni, attraverso un modello multivariato, con la presenza di patologie croniche, oltre che al sesso e all’età, man mano che ci si allontana dalla condizione di normopeso verso quella di obesità peggiorano sia lo stato fisico che quello psicologico, e per le donne con un’intensità che varia più del doppio. Considerando l’indice di vitalità (VT), un indicatore di benessere soggettivo ri- levato mediante il questionario SF36 e che misura il livello di energia e quello di affaticamento, si osserva una forte diminuzione nei punteggi medi delle persone obese rispetto a chi è normopeso. Anche la qualità del sonno è noto abbia un impatto notevole sulla qualità della vita e per le persone con elevati livelli di eccesso di peso può più spesso essere compromessa a causa di problemi respiratori, soprattutto in concomitanza dello snoring o della sindrome riconosciuta come sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS).21 Sebbene i dati raccolti nelle fonti utilizzate non consentano di poter approfondire tale dettaglio informativo, appare comunque interessante mostrare l’esistenza di una relazione tra qualità del sonno e indice di massa corporea, che resta evidente
18 8° Rapporto sull’obesità in Italia 25 20 9,9 15 6,6 10 5,1 4,1 3,8 3,7 3,1 10,7 5 9,6 7,8 5,3 5,8 5,2 4,2 0 meno da 18,5 da 25 da 30 da 35 40 e oltre Totale di 18,5 a 24,9 a 29,9 a 34,9 a 39,9 Indice di massa corporea (BMI) Disturbo del sonno per oltre la metà dei giorni Disturbo del sonno quasi ogni giorno Figura 1.9 - Persone adulte che hanno dichiarato problemi di qualità del sonno, secon- do l’indice di massa corporea, e frequenza del disturbo nelle due settimane precedenti l’intervista. Fonte: Istat, Indagine Ehis 2014. anche aggiustando tale relazione rispetto al sesso e all’età. Alle persone adulte è stato somministrato un questionario per la valutazione dei sintomi depressivi,* contenente uno specifico quesito sulle difficoltà con il sonno in riferimento alle due settimane precedenti l’intervista. Tra gli adulti la quota di chi ha dichiarato di avere avuto tali tipi di problemi quasi ogni giorno è il 5,2%, ma raggiunge il 7,8% quando l’obesità è di 1° grado (30≥BMI
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 19 CONCLUSIONI Nel contrasto alla diffusione dell’obesità, che rappresenta uno degli obiettivi per ridurre il Global Burden of Disease, accanto al ruolo attivo delle politiche sani- tarie giocano un ruolo determinante anche le politiche non sanitarie e le strategie multisettoriali, nonché l’empowerment delle persone, facilitando scelte e compor- tamenti salutari. L’investimento sulla salute inizia sin dalla prima infanzia, consi- derando l’intero arco della vita (long life approach).22 In Italia la prevalenza dell’obesità nella popolazione adulta si attesta a livelli più contenuti rispetto agli altri paesi europei e, dopo un incremento tra il 1994 e il 2005, la tendenza nell’ultimo decennio appare stabile. Nel tempo comunque permangono le note differenze territoriali che penalizzano il Sud del paese, e non si attenuano le disuguaglianze sociali, a scapito delle persone socialmente più svantaggiate. Un aspetto molto critico del fenomeno nel nostro paese riguarda la diffusione dell’eccesso di peso tra bambini e adolescenti che è tra i livelli più alti in Europa,23 anche per le ricadute sulla salute pubblica nei prossimi decenni, sebbene qualche primo segnale positivo si stia già registrando negli ultimissimi anni. La necessità di salvaguardare i guadagni di salute, ottenuti dalle preceden- ti generazioni anche grazie ai benefici della dieta mediterranea, raccomanda di contrastare in modo efficace il fenomeno in età evolutiva, evitando l’eccesso nel consumo di zuccheri semplici e bevande zuccherate o il frequente consumo di alimenti eccessivamente proteici. Studi scientifici mostrano l’associazione tra ec- cesso di peso nell’infanzia e maggior rischio di essere adulti obesi, con maggiore insorgenza di malattie cardiovascolari o complicazioni muscoloscheletriche.14 Inoltre, non sembra arginarsi il fenomeno della sedentarietà o di inadeguati livelli di attività fisica, che pure caratterizzano i nostri stili di vita, nel confron- to con altri paesi europei, e negli ultimi anni si stanno contemporaneamen- te diffondendo modelli di consumo di bevande alcoliche tipici dei paesi del Nord-Europa (caratterizzati da un consumo massiccio e occasionale, in parti- colare tra giovani e ragazzi, che si discosta dal modello della tradizione italiana del consumo moderato ai pasti). La combinazione di tali comportamenti non salutari, oltre ad essere responsabile della maggioranza delle morti evitabili,24 ha un notevole impatto sulla diffusione di patologie croniche; lo testimonia l’in- cremento del diabete di tipo 2,25 con la previsione di un suo ulteriore aumento e con la sua maggiore precocità rispetto al passato. È pertanto indispensabile mantenere sempre alto il livello di attenzione nella lotta al contrasto di tali com- portamenti non salutari, anche per poter migliorare la qualità della prospetti- va di vita; l’invecchiamento attivo rappresenta, infatti, una delle possibili sfide strategiche di sostenibilità del sistema del nostro paese, caratterizzato da un notevole invecchiamento della popolazione.
20 8° Rapporto sull’obesità in Italia APPENDICE METODOLOGICA Per dare un quadro più esaustivo delle diverse fonti si illustrano qui le principali caratteristiche delle indagini Istat utilizzate e si forniscono alcuni dettagli meto- dologici di supporto alla lettura del capitolo 1. Indice di massa corporea L’indice di massa corporea o body mass index (IMC o BMI) è dato dal rapporto tra il peso e il quadrato dell’altezza espressa in metri. Viene utilizzato per classifi- care i vari gradi di peso nella popolazione adulta secondo i criteri di valutazione indicati dall’OMS: BMI
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 21 maggiore di 1, il fattore di rischio è o può essere implicato nella comparsa dell’e- vento; se il valore dell’OR è minore di 1 il fattore di rischio in realtà è una difesa contro la comparsa dell’evento. L’indagine Aspetti della vita quotidiana (AVQ) viene condotta annualmente dall’Istat, dal 1993, su un campione teorico di 24.000 famiglie residenti in Italia distribuite sull’intero territorio nazionale, per un totale di circa 45.000 indivi- dui intervistati tramite questionari con intervista diretta o per autocompilazione (http://www.istat.it/it/archivio/91926). I dati sulle dimensioni antropometriche di peso e statura sono disponibili dal 2000. L’indagine Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari viene condotta, a par- tire dal 1980 con cadenza pressoché quinquennale, su un campione di famiglie re- sidenti in Italia. L’ultima edizione è del 2013 ed è stata realizzata su un campione ampliato di 60.000 famiglie, per un totale di circa 120.000 individui intervistati. Sin dal 2000 l’indagine contiene il questionario SF12, derivante da una versione più estesa dell’SF36, che consente di costruire un indice di stato di salute fisico (PCS) ed un indice di stato di salute psicologico (MCS). Inoltre dal 2005, con l’inserimento di ulteriori quesiti del questionario SF36, è stato possibile indagare la dimensione della salute mentale mediante l’indice Mental Health (MH) e l’in- dice di Vitalità (VT). Per l’interpretazione di tali indici (PCS, MCS, MH, VT) si precisa che a valori più elevati del punteggio medio corrisponde un migliore stato di salute.* L’indagine European Health Interview Survey (EHIS, wave 2) è stata condotta in tutti i paesi dell’Unione Europea, tra il 2014 e il 2015, sulla base di strumenti di rilevazione armonizzati.** In questa indagine è presente il Patient Health Questionnaire (PHQ-9), costituito da 9 item che consentono di valutare i sintomi depressivi. In questa edizione sono stati rilevati solo i primi 8 item e il terzo item rileva informazioni sul sonno: “Nelle ultime due settimane con quale frequenza ha avuto problemi ad addormentarsi o a dormire tutta la notte senza svegliarsi, o dormire troppo?” con modalità di risposta: mai, per alcuni giorni, per oltre la metà dei giorni, quasi ogni giorno.* * * Per saperne di più vedi: http://crc.marionegri.it/qdv/index.php?page=sf36/ ** Per saperne di più vedi: https://circabc.europa.eu/webdav/CircaBC/ESTAT/health/Library/ workingsgroup/working_28-29_2011/document/Item%2007.2%20Indicators%20worked%20 out%20with%20the%20new%20mental%20health%20instrument.pdf/
22 8° Rapporto sull’obesità in Italia BIBLIOGRAFIA 1. World Health Organization. Global action plan for the prevention and control of noncommunicable diseases 2013-2020. 2. Hossain P, Kawar B, El Nahas M. Obesity and diabetes in the developing world - a growing challenge. N Engl J Med 2007; 356:213-5. 3. Caballero B. The global epidemic of obesity: an overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 4. World Health Organization. Obesity: preventing and managing the global epidemic. Report of a WHO consultation on obesity, Geneva 3-5 June 1997. Geneva: WHO Publications, 1997. 5. James WPT et al. Overweight and obesity (high body mass index). In: Ezzati M et al., eds. Comparative quantification of health risks: global and regional burden of disease attribution to selected major risk factors. Vol. 1. Geneva: WHO, 2004; 497-596 (www.who.int/publications/ cra/en/ accessed May 26 2017). 6. World Health Organization, Regional Office for Europe. Obesity and inequities: guidance for addressing inequities in overweight and obesity, 2014. 7. Lobstein T. Strategic review of health inequalities in England post-2010 (Marmot Review) - Priority public health conditions. Final report, 2009. 8. EUROTHINE. Tackling health inequalities in Europe: an integrated approach. EUROTHINE final report. Rotterdam: Erasmus University Medical Centre, 2007. 9. Review of social determinants and the health divide in the WHO European Region: final report. Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2013 (www.euro.who.int/__data/assets/ pdf_file/0006/215196/Review-of-social-determinants-and-the-health-divide-in-the-WHO- European-Region-final-report-Eng.pdf/ accessed May 26 2017). 10. Costa G, Marinacci C, Caiazzo A, Spadea T. Individual and contextual determinants of inequalities in health: the Italian case. Int J Health Services 2003; 33(4):635-67. 11. Ferrante M, Cernigliaro A, Immordino P, Scondotto S. Prevalenza di sovrappeso e obesità in italia: questione meridionale o disagio sociale? In: Costa G, Crialesi R, Migliardi A et al., eds. Salute in Italia e livelli di tutela: approfondimenti dalle indagini ISTAT sulla salute. Roma: Istituto Superiore di Sanità, 2016; 80-93. 12. World Health Organization. Report of the commission on ending childhood obesity, 2016. 13. Reilly JJ, Methven E, McDowell ZC et al. Health consequences of obesity. Arch Dis Child 2003; 88:748-52. 14. Serdula MK, Ivery D, Coates RJ, Freedman DS, Williamson DF, Byers T. Do obese children become obese adults? Prev Med 1993; 22:167-77. 15. Rolland-Cachera MF, Deheeger M, Bellisle F, Guilloud-Bataille M, Patois E. Adiposity rebound in children: a simple indicator for predicting obesity. Am J Clin Nutr 1984; 39:129-35. 16. World Health Organization. WHO European Childhood Obesiy Surveillance Initiative. Implementation of round 1 (2007/2008) and round 2 (2009/2010). Geneva: WHO, 2014. 17. Nardone P, Spinelli A, Buoncristiano M et al., eds. Il Sistema di sorveglianza OKkio alla Salute: risultati 2014. Roma: Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, 2016. 18. World Health Organization. Health Behaviour in School-aged Children (HBSC). Disponibile all’URL: www.hbsc.org/ (ultima consultazione 11/11/2016). 19. Health Behaviour in School-aged Children-Italia. Stili di vita e salute dei giovani italiani, 11-15 anni. Rapporto sui dati italiani dello studio internazionale HBSC 2001-2002. Torino: Minerva Medica, 2004. 20. Jia H, Lubetkin EI The impact of obesity on health-related quality-of-life in the general adult US population. J Public Health (Oxf) 2005; 27(2):156-64.
Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 23 21. Xiao Q, Gu F, Caporaso N, Matthews CE. Relationship between sleep characteristics and measures of body size and composition in a nationally-representative sample. BMC Obes 2016; 3:48. 22. Blane D, Netuveli G, Stone J. The development of life course epidemiology. Rev Epidemiol Santé Publique 2007; 55:31-8. 23. World Health Organization. Inchley J, Currie D, Young T et al. Growing up unequal: gender and socioeconomic differences in young people’s health and well-being. Health behaviour in school-aged children (HBSC) study: international report from the 2013/2014 survey, 2016. 24. Rapporto MEV(i) 2016: mortalità evitabile. Nebo Ricerche PA. Disponibile all’URL: www. mortalitaevitabile.it/ 25. Tamayo T, Rosenbauer J, Wild SH et al. Diabetes in Europe: an update. Diabetes Res Clin Pract 2014; 103:206-17. 26. Cole TJ, Lobstein T. Extended international (IOTF) body mass index cut-offs for thinness, overweight and obesity. Pediatr Obes 2012; 7:284-94. 27. Tolonen H, Kaponen P, Mindell JS et al. European Health Examination Survey Pilot Project. Underestimation of obesity, hypertension and high cholesterol by self-reported data: comparison of self-reported information and objective measures from health information survey. Eur J Public Health 2014; 24(6):941-8. 28. Iannucci L, Pugliese A, Qualiano V, Bologna E. Fattori di rischio per la salute tra i bambini e adolescenti: eccesso di peso e sedentarietà. In: Costa G, Crialesi R, Migliardi A et al., eds. Salute in Italia e livelli di tutela: approfondimenti dalle indagini ISTAT sulla salute. Roma: Istituto Superiore di Sanità, 2016; 106-20. 29. Istituto Nazionale di Statistica. Bologna E. Fattori di rischio per la salute: fumo, obesità, alcol e sedentarietà. Statistiche report. Roma: Istat, 2016. Disponibile all’URL: www.istat.it/it/ archivio/189498/ 30. Istituto Nazionale di Statistica. La vita quotidiana nel 2005. Informazioni 2007; 4.
Puoi anche leggere