La Torre della Castagna luogo dantesco e garibaldino
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ANNO XLI - N° 1 GENNAIO - APRILE 2021 Firenze - Piazza S. Martino 1 POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (Conv. in L. 27.2.2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Firenze TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA PERIODICO DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE VETERANI E REDUCI GARIBALDINI IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE ALL'UFFICIO P.T. C.M.P. FIRENZE DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA La Torre della Castagna luogo dantesco e garibaldino
SOMMARIO IN QUESTO NUMERO I lettori si chiederanno perché dedichiamo l’immagine di copertina Arturo Colombo per Sante Garibaldi alla Torre della Castagna, la sede fiorentina e toscana della nostra As- Annita Garibaldi Jallet pag. 3 sociazione. Anzitutto in ragione del fatto che l’antico edificio medieva- le del centro storico della città ospita anche una collezione di cimeli ri- PRIMO PIANO sorgimentali di tutto rispetto la cui inventariazione è tuttora in corso. Si tratta di un lavoro necessario in primo luogo per una corretta conserva- La testimonianza zione dei materiali, buona parte dei quali è stata oggetto di notifica alla di Annita Garibaldi 4 locale Soprintendenza ai fini del vincolo storico-artistico, e poi per farli valere con le istituzioni locali e nazionali come parte di un patrimonio Pensatori del Risorgimento a colloquio unico dell’ANVRG che comprende le collezioni museali di Roma, Rio- con Kant freddo, Bologna, Milano… Un tema che, investendo sul futuro dell’as- Livio Ghelli 6 sociazione, sarà oggetto di discussione al prossimo XXV Congresso nazionale. Le mafie in Italia Oltre a mettere in risalto questo impegnativo progetto, la foto della Alessio Pizziconi 7 Torre vuole essere un omaggio ad uno dei luoghi danteschi di Firenze nell’anno del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta. La Torre ANNIVERSARI della Castagna fu, infatti, luogo di riunione dei Priori delle Arti, l’organo di governo cittadino dell’epoca, e quindi frequentata da Dante, uno dei Un ponte illuminato dedicato a Anita Priori, nel 1300. Dell’ammirazione di Garibaldi per Dante ne ha scritto Garibaldi Gian Biagio Furiozzi nel n. 2-2019 di Camicia Rossa. Luís Claudio Abreu / Traduzione Venendo al numero, che copre il periodo che va da novembre 2020 Adilcio Cadorin 9 ad aprile 2021, si può dire che è caratterizzato dagli anniversari: a cin- que anni dalla scomparsa di Arturo Colombo la presidente ci regala Nel nome di Anita una riflessione e una sua personale testimonianza sul contributo del Annita Garibaldi 10 professore in merito alla figura di Sante Garibaldi, mentre domina il bi- centenario della nascita di Anita degnamente ricordato a Laguna con La battaglia di Rieti-Antrodoco del un ponte a lei dedicato. Si aggiungono poi la ricorrenza della battaglia marzo 1821 di Antrodoco del marzo 1821, la prima del Risorgimento italiano, sulla Gianfranco Paris e Lino Martini 11 quale scrivono Gianfranco Paris e Lino Martini ed infine i 150 anni della Comune di Parigi di cui Andrea Spicciarelli mette in risalto il ruolo avu- I garibaldini a difesa dell’autogoverno to dai garibaldini. popolare Non mancano, nonostante il periodo di eventi ridotti o svolti a distan- Andrea Spicciarelli 13 za a causa della perdurante pandemia, le cronache di iniziative realiz- zate dalle nostre sezioni con impegno e dedizione alla causa. (s.g.) STORIA Garibaldi e Napoleone II I NOSTRI INDIRIZZI EMAIL Gian Biagio Furiozzi 14 -presidenza nazionale: anvrgpres@libero.it -direzione dell’Ufficio Storico: ufficiostoricopsp@gmail.com La misteriosa visita di Garibaldi a -direzione di “Camicia Rossa”: camiciarossa@virgilio.it Perugia nel 1848 camiciarossa@anvrg.org Gian Biagio Furiozzi 16 -posta elettronica certificata (pec): anvrg@pec.it Giuseppe Bandi Silvio Pozzani 17 Camicia Rossa Organo ufficiale dell'ANVRG - Largo Porta S. Pancrazio 9 - 00153 Roma Direttore responsabile - Sergio Goretti Abracadabra di Antonio Ghislanzoni Direzione, redazione e amministrazione - Piazza S. Martino, 1 - 50122 Firenze Luciano Luciani 19 Sottoscrizione permanente - versamenti in c/c postale n. 10420529 intestato a «Ca- micia Rossa» - Piazza S. Martino, 1 - 50122 Firenze - Codice IBAN per bonifici: BIBLIOTECA GARIBALDINA 20 IT68S0760102800000010420529 - Gratis ai soci dell'ANVRG La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Non si restituiscono manoscritti, anche NOTIZIARIO 25 se non pubblicati. La redazione si riserva di pubblicare gli articoli proposti con le modifiche e la veste grafica che ritiene più opportune. È consentita la riproduzione di articoli o parte di essi solo se ne viene citata la fonte. Ogni forma di collaborazione è assolutamente gratuita. LIBRI RICEVUTI 26 Impaginazione e stampa - ITS Sarnub - Cavaglià (BI) Autorizzazione del Tribunale di Arezzo n. 5/84 del 15.3.1984 - Iscrizione R.O.C. n. 9708. RICORDIAMOLI 30 Il numero è stato chiuso il 30-04-2021. In copertina foto la "Torre della Castagna" a Firenze, sede SI SEGNALANO 31 della Sezione ANVRG. 2 CAMICIA ROSSA
ARTURO COLOMBO PER SANTE GARIBALDI A Milano, il 24 ottobre 2017, mi fu dato di parteci- con rispetto, ammirazione, attraverso quanto hanno pare come relatore al convegno indetto per ricordare detto a loro, che sono della mia generazione, i loro Arturo Colombo, amico e maestro, organizzato presso padri. Si fece carico di tornare nell’agone della storia la sede della Società Umanitaria che ha diretto per e dell’azione solo quando i tempi furono maturi, cioè molti anni e davanti ad una sala affollata di amici, col- quando scoppiò la guerra, fino al dono della vita. leghi, allievi suoi e dalla sua famiglia che aveva voluto Il contesto nel quale Arturo Colombo avrebbe af- così premiare la nostra amicizia. Il tema della mia re- frontato lo studio di una personalità assieme semplice lazione era “Arturo Colombo educatore civile. Dall’in- e diversa da quella degli altri antifascisti, lo si trova in segnamento di Riccardo Bauer alla testimonianza per un suo saggio del 1995, “Risorgimento e terza forza Sante Garibaldi.” fra le due guerre. Mito, tradizioni, ideali” pubblicato Mentre si avvicina il quinto anniversario della sua nella rivista Il Risorgimento. Convinto che la lotta an- scomparsa, avvenuta il 6 giugno 2016 - aveva 81 anni tifascista possa dirsi “secondo Risorgimento”, termini - lo ricordo ai nostri soci e lettori con il mio interven- che Sante usava volentieri, avendo analizzato in que- to al convegno, e colgo l’occasione per ringraziare il sto senso il messaggio di “Giustizia e libertà”, inqua- Museo del Risorgimento di Bologna (la dott. Mirtide dra tutti i temi che sono le matrici della sua vita, fino Gavelli), che conserva una camicia rossa di Riccardo all’idea di costituire un esercito volontario all’estero, Bauer avuta dalla nostra Sezione insieme all’archivio. da affiancare agli Alleati per consentire agli italiani di Cosa il prof. Colombo intendesse con “educatore partecipare alla vittoria. L’idea dell’esercito popolare civile”, lo impariamo dalla sua introduzione ad una volontario era, sostiene Arturo, di Ferruccio Parri, che antologia di testi di Riccardo Bauer, pubblicata nel disse a sua volta di averla tratta da Mazzini, e dalla 1996, intitolata proprio “L’itinerario di un educatore ci- pre-risorgimentale guerra per bande. Sollevare le for- vile”. Una introduzione importante, di ben 34 pagine, ze sane della nazione era idea di molti, inquadrare il attraverso la quale si raccoglie il pensiero di chi, in- patriottismo nella tradizione del Risorgimento era dare contrando il suo maestro, Bauer appunto, ha trovato ad una nazione allo sbando una nuova coscienza del- se stesso. La lunga analisi del legame tra democrazia la sua storia per e del suo futuro. e libertà, l’idea di un buon governo, si contrappone Ma l’incontro tra Arturo Colombo e Sante Garibaldi con l’esperienza fatta da Bauer delle violenze, degli ebbe diversi passaggi, anche casuali, dove io fui in abusi, del disprezzo dei diritti di ogni uomo, durante il qualche modo strumento della ricerca, sempre vigi- fascismo, e delle condizioni troppo formali nelle quali le, del professore, per uno studio che una figlia non rinasce la democrazia negli anni del dopoguerra. può fare in prima persona. Successe a cavallo del bi- Arturo Colombo educatore civile lui stesso, ripren- centenario garibaldino del 1982 che, per una di quelle de e ripropone nel tempo il messaggio del maestro. coincidenze che s’incontrano nelle vicende storiche, è Proprio sul tema dell’educatore credo che Arturo Co- anche l’anno della scomparsa di Riccardo Bauer. La lombo abbia trovato un legame tra i suoi interessi e la mia testimonianza di quell’incontro è raccontata nelle ragioni di vita di mio padre Sante Garibaldi. pagine che seguono. Sante Garibaldi, vissuto appartato rispetto agli am- Nel frattempo, il seme ha germogliato. Da un gruppo bienti dell’antifascismo costituitosi a Parigi tra le due di docenti universitari, per la maggior parte giovani, è guerre, poteva essere da parte sua oggetto di qualche stato messo in cantiere un secondo volume del nostro perplessità. Ma, scrive invece Arturo Colombo, “Star- “I Garibaldi dopo Garibaldi” del 2005, il quale ha tratta- sene nel “privato”, o addirittura rinchiudersi nella pro- to essenzialmente della seconda generazione, quella pria “privacy” non ha mai voluto dire, in senso positivo, dei figli di Garibaldi, Menotti, Ricciotti e Teresita con garantirsi un luogo protetto, assicurarsi un posto sicu- Stefano Canzio, con l’aggiunta, su temi precisi, dei più ro; ma comporta piuttosto una scelta o una costrizione noti esponenti della terza generazione, Sante, Ezio, negativa, perché “privato” suona “privazione” e quindi Bruno e Costante. Tre lustri dopo si vuole estendere la isolamento, lontananza dagli altri. Certamente lo ha conoscenza a vite tutte particolari come furono quel- intrigato la figura di un uomo che, nato con un illustre le di tutti i figli di Ricciotti, dunque anche Giuseppe cognome, si era realizzato nella professione, non solo (Peppino), Ricciotti jr, Menotti Jr e le loro tre sorelle, come rifugio nella “privacy” appunto, ma come espres- interpreti in vario modo di una “tradizione garibaldina” sione di un altro modo di portare nella società tal co- talvolta oscura nella definizione anche perché ricca di gnome, quando alcuni dei suoi più prossimi parenti ne sfumature ma inevitabilmente tesa, e non è contrad- facevano un uso diverso. Ancora oggi nella lontana dittorio, all’unità delle interpretazioni. Un tentativo che provincia francese dove visse il suo esilio, Sante Ga- non ebbe successo ma che si iscrive nella storia del ribaldi è ricordato, ne ho avuto testimonianza tre anni nostro paese, e nel travagliato percorso della sua de- or sono da alcuni discendenti, da coloro che lo hanno mocrazia. conosciuto, che hanno lavorato con lui: lo ricordano Annita Garibaldi Jallet CAMICIA ROSSA 3
PRIMO PIANO LA TESTIMONIANZA DI Nuova Antologia del luglio-settembre 1985, dove scri- ve: “chiunque è in grado di verificare come incontri del ANNITA GARIBALDI genere non contrassegnano inutili minuetti di accade- mia, ma riescono ad acquistare una valenza immedia- «Negli ultimi giorni del febbraio 1982 mi arriva a Bor- ta …Qui si coglie abbastanza alla svelta, trasparente, deaux l’invito per il convegno che si sta per tenere a quasi palpabile quanto giovino questi “contatti”, que- Bergamo dal 5 al 7 marzo, dal titolo “Garibaldi cento sti “scambi”, che al riparo di tematiche apparentemen- anni dopo”. E’ uno dei primi convegni di studi svoltosi in te “neutre” (qui Mazzini e Garibaldi) diventano spunti Italia in occasione del centenario della morte di Gari- d’avvio e fattori di spinta, per mantenere, o addirittu- baldi. La relazione di apertura mi piace per il suo titolo ra promuovere, delle “aperture” altrimenti impensabili originale, direi allegro: l’Eroe dei due mondi ha ispirato eppure utili da entrambi le parti.” Il ruolo della cultura, Arturo Colombo ad intitolarla “I due mondi dell’Eroe”. insomma, e particolarmente quella risorgimentale che Passa un po’ di vento fresco sulla retorica nazionale. vide Mazzini letto nell’Europa orientale più di quanto, In giornata il professore mi chiede, col suo modo forse, lo fosse da noi, e Garibaldi “aspettato” dai po- gentilmente brusco e diretto, che Garibaldi sono, per- poli dei Balcani, prima e dopo la Spedizione dei Mille, ché ce ne sono tanti e ci si perde. Lo dico, e la sera come la spada che avrebbe liberato tutti i popoli schia- stessa sono ospite di Arturo e di sua moglie Elena a vi. Ripensai a questa sua osservazione lungimirante casa loro con i relatori al convegno. Sento l’interesse qualche anno fa in Ucraina quando un mio giro di con- per la figura di un Garibaldi dimenticato, mio padre. Un ferenze voluto dalla nostra Ambasciata fu bruscamen- poco intimidita da tanti professori, io che sono appe- te interrotto. Forse non sfuggiva più l’impatto possibi- na “Maitre de conférence” a Bordeaux, sono messa a le di un discorso storico-culturale relativo a Garibaldi mio agio da Arturo che narra ridendo che a Bergamo si a Costantinopoli, forse non tanto neutro se i ragazzini aspettava con una qualche apprensione una Garibaldi delle scuole mi consegnarono poi in ricordo i loro dise- sicuramente in camicia rossa, ed un poco rossa in ge- gni… rappresentavano tutti la ninfa Europa che caval- nerale, mentre io, da buona militante dell’Unione euro- cava il suo toro. pea, ero arrivata con il distintivo di Solidarnosc, spiaz- Ma non eravamo patiti del solo Garibaldi, si parlava zando così i cronisti sia de “l’Eco di Bergamo” che di di Gobetti, dell’emigrazione antifascista in Francia. A “Bergamo oggi”. Avendo rotto il ghiaccio con la risata, questo proposito Arturo riassumeva così il suo mon- mi ritrovo l’indomani con il professor Colombo a narrar- do ideale e morale: “Con Gobetti, scrive, ho un rappor- gli di mio padre, della sua odissea culminata nei campi to degli anni giovanili: ho scritto non so quante volte, di concentramento di Dachau e con la morte il 4 luglio ho fatto un saggio dedicato a Gobetti e a Matteotti… 1946 per le sofferenze patite. Da lì nascono due ricer- ho girato persino un documentario per la TV svizze- che, una specifica su Sante, e l’altra sulla configurazio- ra, facendone un profilo a più voci … con Montale e ne della famiglia Garibaldi che sfugge a tanti, anche ai con Prezzolini, con Bobbio e con Valiani, con Terracini più rigorosi tra gli studiosi. e con Sapegno, con Spadolini e con Bauer. Insomma In una sua lettera a me indirizzata dell’11 mar- con chi l’aveva conosciuto di persona e con chi lo ha zo 1983, Arturo evoca il convegno siciliano della So- studiato.” cietà di Storia Patria a Palermo, “Garibaldi in Sicilia Ma devo passare al secondo punto. Inattesa negli nel 1860" al quale mi fa tosto invitare, e ancora una studi del prof. Colombo fu l’attenzione alla figura di un volta osservo il suo dono per i titoli, nati dal suo esse- Garibaldi, Sante. O forse non inattesa, perché dedi- re anche giornalista, dal saper comunicare. “Garibaldi, candomi una copia del suo “Riccardo Bauer, le radici un pensiero per l’azione” scrive, molto più efficace del ideologiche dell’antifascismo democratico” scrisse: “A solito “il pensiero e l’azione”. Svolge un’attenta analisi Annita, perché ritrovi, forse, anche un po’ degli ideali in del pensiero di Garibaldi, con le sue ingenuità e le sue cui ha creduto il suo grande Papà”. Era il legame del- tortuosità, ma sempre, sottolinea, con il senso dell’e- la Resistenza, una resistenza se posso dire così “libe- tica della responsabilità, la religione della lealtà, l’ap- ra”, libera dai vincoli di partito, dalle scelte ideologiche pello al risveglio della coscienza pubblica. Un bel ri- precostituite, che lo portava verso mio padre. E capi- chiamo per i tempi, e non solo quelli, di più di trenta sco meglio ancora il dono se leggo la dedica, origina- anni fa. Mi apre anche le porte del convegno su “Gari- le questa, dell’autore “Alla memoria di mio Padre, che baldi e l’America Latina” a Roma presso l’Istituto Lati- durante gli anni della dittatura mi ha educato a cresce- no Americano. Non posso qui citare tutte le occasioni re nel segno dei principi di giustizia e libertà”. La lezio- che ha creato per me. Evoco però un convegno a Bu- ne dei nostri padri ci univa, il mio mai conosciuto, il suo carest del 1985, dove incontro Luigi Lotti e rinnovo gli educatore, ma legati da valori che passano dai miste- incontri con studiosi europei ed oltre, iniziati al conve- riosi fili di una coscienza umana che mai si perde se gno romano del 2 giugno 1982, quello del Bicentena- talvolta si disperde. rio. In occasione del convegno di Bucarest, tanto ricco Devo dire subito che il suo interesse mi aiutò a su- di insegnamenti sui rapporti tra l’Europa orientale e l’I- perare le difficoltà legate al fatto che nessuno aveva talia, ci regala un “Diario di Bucarest” pubblicato nella evocato la cesura, o meglio la ferita, della divisione tra 4 CAMICIA ROSSA
fascismo e antifascismo che aveva attraversato la no- tisti, e mi regalò il suo saggio intitolato appunto “Una stra famiglia. Come tante famiglia italiane, certo, ma famiglia di artisti”, pubblicato nella Nuova Antologia del la mia aveva una certa visibilità. Fu facile costringere luglio-settembre 2009, con una dedica un poco scher- all’esilio nel 1925 il più coerentemente antifascista dei zosa, forse: “I cromosomi, cosa vuoi…”. figli di Ricciotti, Sante appunto, privandolo del lavoro e Grande successo anche a Bordeaux quando Ele- in prospettiva della libertà. Fu una lunga e difficile rico- na e Arturo vennero nel 2006 a ricordare Sante, or- stituzione di un itinerario rimasto semi sommerso, per mai uscito dall’ombra, in occasione del 60° della mor- la volontà dello stesso Sante di non accentuare la rot- te, con una mostra voluta dal Comune della capitale tura dell’unità familiare che era come dire quella della dell’Aquitania, dove si ricordava l’opera dell’imprendi- tradizione garibaldina, sperando che in quel modo, in tore e dell’uomo che aspettava in quella terra bella e un futuro dove avrebbe vinto la democrazia e la liber- ospitale, ma sempre terra d’esilio, il ritorno della liber- tà - su questo Sante non aveva dubbi - si sarebbe più tà. facilmente potuto ricucire un tessuto risorgimentale del Non posso andare avanti ancora nella cronologia Paese. delle tante occasioni culturali vissute assieme, ma non Abbiamo camminato passo passo, assieme come posso non ricordare un ultimo articolo nella Nuova An- se si fosse creato attor- tologia, del luglio-settem- no alla figura di Sante bre 1988, intitolato “Il Ga- Garibaldi un luogo co- ribaldi di Bauer”. Arturo vi mune tra i nostri altri im- pubblica uno degli ultimi pegni. Il primo passo in scritti del quasi novan- Italia fu compiuto con tenne Bauer del 1982, un convegno a Roma dove analizza i temi del nel centenario della na- Garibaldi pacifista e in- scita di Sante, il 16 ot- ternazionalista, torna- tobre 1985, con Ran- to di attualità nel 2017, dolfo Pacciardi, Enrico centocinquantesimo del Serra, la testimonianza Congresso di Ginevra, di mons. Giovanni Falla- che Bruxelles, nella sede ni sui deportati cattolici a di Parlamento Europeo Dachau, tra i quali mons. e la Svizzera a Ginevra Piguet che narrò del co- hanno ricordato, l’Italia raggio e della solidarietà Elena e Arturo Colombo con Annita Garibaldi immemore. Il tema della del nipote di Garibaldi tra guerra e della pace è uno i disperati del campo. Fu tutto organizzato da Arturo di quelli che lo coinvolgono profondamente, e lo uni- Colombo che pubblicò poi per l’Archivio Trimestrale gli scono ancora a Sante Garibaldi che si rifiutò fino all’ul- atti del convegno con il nome “Sante Garibaldi e la tra- timo nel credere che l’Italia potesse entrare in guerra, dizione democratica garibaldina”. sia per non avere i mezzi di affrontarla sia per l’antica Il progetto “famiglia Garibaldi” si allargò, direi inevita- civiltà, l’amore dell’arte e della vita del suo popolo, e il bilmente, fino a concretarsi un’altra prospettiva, quella messaggio stesso del Risorgimento. dei “Garibaldi dopo Garibaldi”, alimentata mi sia con- Infine un ultimo punto meno malinconico. “Mi è pia- sentito dirlo, dalle ricerche fatte attorno alla rinascita ciuta - scrive Arturo rispondendo ad una mia cartolina della casa-museo di Riofreddo, nel Lazio, casa di Ric- da Parigi - quell’immagine della Parigi “rive gauche”, ciotti Garibaldi, il padre di Sante, rinascita da me ap- con la Senna dolce, indolente e accattivante; con quel- passionatamente voluta. Per questa impresa sperico- le bancarelle di libri dove trovi tutto…con quel “profu- lata ebbi tutto l’appoggio di Arturo. Il libro che uscì nel mo” che mischia arte e intelligenza, genio e sregola- 2005 con quel titolo, oggetto di numerose presentazio- tezza, “intelligentsia” e “joie de vivre”. ni, aiutò sicuramente a sostenere l’iniziativa che si tro- Si, le affinità elettive, con la loro irrazionalità, con vò così suffragata dai prof. Colombo, Lotti, Ciuffoletti, e i lunghi silenzi ed i periodi più intensi, sempre a scri- numerosi altri autori, tra i quali il prof. Monsagrati. Artu- verci perché le mail e il telefono non avevano la sua ro diede al libro il suo saggio più compiuto “Sante Ga- preferenza con Elena, tormentata, si presume, dalle ribaldi in tre tempi”. Contemporaneamente nacque una chiacchierate, e i figli loro, Augusto, Claudio, Chiara mostra, che circolò in Italia e in America Latina, che giovanissimi, sempre affettuosi con me. Arturo, che si narrava la storia della famiglia che credeva di poter es- diceva convinto “femminofilo” mi ha aperto la strada sere una dinastia. La più bella presentazione di questa dell’incontro con le sue migliori amiche, in nome di una mostra rimane quella di Milano, in occasione del 2007, parità, anche nell’amicizia, che sentiva e praticava pro- bicentenario della nascita di Garibaldi, che vide prota- fondamente. gonisti Arturo Colombo ed un grande impresario della La parte migliore di me non ci sarebbe, Arturo, sen- cultura, Decio Canzio, mio cugino. In quell’occasione i za il tuo insegnamento e la tua amicizia. Ringrazio i due intellettuali improvvisarono un dialogo di straordi- tuoi cari di avermi consentito di continuare così le no- nario livello ed Arturo mi disse che bravo era stato De- stre passeggiate in questo mondo». cio Canzio, ma che anche lui era di una famiglia di ar- o CAMICIA ROSSA 5
PENSATORI DEL RISORGIMENTO A COLLOQUIO CON KANT Königsberg, letteralmente: Monte del Re, è la cit- del '48. La polizia borbonica, che lo aveva vigilato in tà dove visse e morì Immanuel Kant (1724-1804), il vita, vietò ai giornali di dare la notizia della sua morte, più grande rappresentante tedesco dell‘Illuminismo, che volò comunque di bocca in bocca. Scolari e amici, autore di una rivoluzione filosofica che viviamo tutto- tra cui i fratelli Spaventa, trassero occasione dal fune- ra. Oggi la città fa parte della Federazione Russa e si rale per una dimostrazione di significato politico. chiama Kaliningrad. Nel mondo i pensatori che, assieme alla loro inda- Pescocostanzo invece è un borgo della Maiella. gine filosofica, hanno di pari passo portato avanti ri- Sulla facciata di una casa una lapide ricorda che vi cerche avanzate di matematica e fisica, da Pitagora nacque e visse lunghi periodi Ottavio Colecchi, filoso- a Bertrand Russell, passando per Galileo, Cartesio, fo e matematico, primo interprete italiano del pensiero Pascal, Leibniz ed altri non così noti, come appunto il di Kant. Colecchi, sono meno numerosi rispetto ai filosofi con Ottavio Colecchi (1773-1847) è poco ricordato, ma una formazione prevalentemente umanistica (in que- fu una delle menti matematiche e filosofiche più stra- sto caso il termine forse non è del tutto appropriato, mi ordinarie della fase pre-risorgimentale e del primo ri- riferisco a una formazione teologica, storica, giuridica, sorgimento, apertissimo a quanto di più avanzato, in psicologica, estetica, che usa soprattutto questi stru- campo scientifico e filosofico, germogliava sulla sce- menti e che si muove su questi binari). na mondiale, tradusse e commentò splendidamente Ma applicare il metodo matematico alla filosofia, Kant, fra i primi in Italia discusse appassionatamente soprattutto all‘etica, penso all‘Ethica more geometrico l‘opera dei grandi esponenti dell‘idealismo tedesco, demonstrata di Baruch Spinoza, nella seconda metà Fichte, Shelling ed Hegel, ma soprattutto fu maestro del Seicento, fu lavoro geniale e generoso di chi aveva di almeno due generazioni di giovani meridionali, ma- sotto gli occhi le tragedie causate da una visione teo- estro di libertà e di rigore scientifico e morale. Aven- logica, assoluta e autoritaria della realtà. do abbandonato l‘abito domenicano nel 1809, dopo Spinoza volle applicare all‘etica un metodo mate- la Restaurazione fu malvisto dall‘autorità borbonica matico per liberarla dalle verità rivelate e dalle mo- come ex-frate in odore di agnosticismo e di liberali- rali codificate, che in ambienti religiosi diversissimi, smo; controllato dalla polizia per le sue opinioni libe- nell‘Europa cattolica dominata dall‘Inquisizione e nella rali, non poteva aspirare ad una cattedra universitaria Ginevra di Calvino, nel Massachusset puritano scate- nel Regno borbonico: insegnò filosofia e matematica nato nella caccia alle streghe come nella Sinagoga di all‘estero, in Svezia e a San Pietroburgo, dopo il 1815 Amsterdam, agivano in modo sorprendentemente si- fu precettore dei figli dello zar per un paio d‘anni, al mile, distruggendo spietatamente chi aveva il coraggio ritorno soggiornò un anno a Königsberg, dove Kant di esporre i propri dubbi e voleva capire. era morto pochi anni prima. Senza la matematica-etica di Spinoza anche l‘etica L‘incontro con la filosofia kantiana fu per Colecchi di Kant, l‘idealismo tedesco, le lotte dell‘Ottocento per un‘illuminazione: impadronitosi perfettamente del te- la libertà e l‘indipendenza, la resistenza al nazismo desco tradusse in lingua italiana e commentò le opere avrebbero seguìto percorsi diversi, in qualche modo del grande filosofo. Colecchi, col suo lavoro, costruì un meno forti e maturi. solido ponte tra l‘Italia e la filosofia europea contem- Perché certe idee straordinarie filtrano comunque, poranea: in Abruzzo, da giovane frate, era riuscito ad vengono interiorizzate e rielaborate da milioni di per- evadere dalle carceri della mente dove le gerarchie sone che a volte nemmeno conoscono il nome e l‘e- ecclesiastiche volevano obbligarlo, ed era incorso nei sistenza di chi le ha prodotte, ma che un giorno, in rigori dell‘Inquisizione. Proprio per questo non amava nome di queste idee, sapranno battersi per la libertà, le morali rivelate, non credeva che l‘obbedienza cieca la giustizia e l‘uguaglianza. fosse una virtù, e fu pronto ad accogliere il messaggio Una rivoluzione non nasce senza una nuova filo- di Kant, di emancipazione attraverso la coscienza. sofia; senza una riflessione che ponga le basi di un A Napoli attorno al 1820, condivise la sorte comune mondo nuovo e di un‘etica nuova. Eppure gran parte tra i migliori tra gli intellettuali e scienziati napoleta- degli storici, oggi purtroppo anche degli storici del Ri- ni, tenne corsi di insegnamento privati e quasi clan- sorgimento, è portata a dare un peso importante, nel- destini; ma se ciò lo costringeva ad un tenore di vita la loro indagine, a eventi e dati statistici riguardanti la abbastanza precario, gli permetteva però una libertà cronaca, l‘economia, i rapporti diplomatici, il costume didattica impensabile in una pubblica facoltà. sociale e l‘arte, e questo è giusto, ma analizzano ben A partire dagli anni '20 collaborò con le riviste che poco le idee scientifiche e filosofiche alla base dei fatti a Napoli, in vivace scambio culturale, trattavano di fi- che, da storici, stanno cercando di ricostruire. losofia, economia, scienza e politica, e regolarmente E i pensatori del Risorgimento che tradussero, com- venivano chiuse d‘autorità, assieme a Galluppi, Bian- mentarono e seppero sviluppare un fertile dialogo con chini, de Augustinis... Tra i molti suoi uditori e allievi la filosofia e la scienza contemporanee non devono c‘erano i fratelli Bertrando e Silvio Spaventa, Luigi assolutamente essere dimenticati. Perché il Pensiero Settembrini, Francesco De Sanctis e moltissimi altri. è Azione. Morì il 25 agosto 1847, pochi mesi prima dei moti Livio Ghelli 6 CAMICIA ROSSA
LE MAFIE IN ITALIA Lo storico e politologo Nicola Tranfaglia, ha dato rimarcare, non si può parlare di un’eclissi totale del recentemente alle stampe per l’editrice Claudiana di fenomeno mafioso, pur coi meriti che vanno indubbia- Torino il saggio Le mafie in Italia. Classi dirigenti e lot- mente riconosciuti al prefetto Mori, noto come “il pre- ta alla mafia nell’Italia unita (1861-2008) che ha come fetto di ferro”, ma semmai di un duplice fenomeno: da obiettivo quello di ricostruire i problemi e le vicende un lato l’emigrazione di una parte ragguardevole della più significative che hanno caratterizzato la nascita e manovalanza mafiosa nei paesi europei e americani, lo sviluppo del fenomeno mafioso, ma soprattutto la dall’altro una dinamica che comparve per la prima vol- rilevanza e la sua persistente centralità nel nostro Pa- ta e che è tuttora presente nelle principali organizza- ese, mantenendo nello stesso tempo una stretta con- zioni criminali italiane, e cioè l’inabissamento in attesa nessione tra le storie della mafia e la storia dell’Italia di tempi migliori. Proprio questo rese possibile il ritor- postunitaria. Gli anni sessanta dell’Ottocento videro no, altrimenti inspiegabile, all’azione della mafia nel l’allora Destra storica impegnata su rilevanti problemi secondo dopoguerra. Un periodo complesso, tuttora di organizzazione e costruzione dello Stato unitario, oscuro e problematico da ricostruire, nel quale la fal- che ebbero dal punto di vista politico, la precedenza su limentare opera di epurazione dei fascisti nelle sfere tutti gli altri. Ma già in quel decennio nacquero le prime della vita pubblica e amministrativa si intrecciò, al di commissioni governative di inchiesta, che avrebbero là delle divisioni politiche pubbliche, con la contigui- portato nel 1877 al lavoro di Franchetti e di Sonnino. tà emersa tra la classe dirigente e la mafia dopo lo Entrambi colsero un aspetto centrale che purtroppo sbarco anglo americano in Sicilia che si accompagnò verrà volontariamente accantonato nei decenni suc- alla mobilitazione, in appoggio alla coalizione nata col cessivi: l’elemento decisivo su cui si fondava la mafia Partito cattolico, di fronti conservatori alimentati dai era l’incapacità dello Stato di esercitare il monopolio servizi segreti americani in chiave anticomunista, da- della forza lasciando ai privati il potere di controllo di ta la particolare posizione strategica dell’Italia. In anni vasti settori della società. così tumultuosi, la mafia riuscì bene a riprendersi il Nel corso degli anni le future classi dirigenti votate suo vecchio ruolo di forza garante dell’ordine costitu- al trasformismo non ebbero alcuna intenzione di orga- ito. La strage di Portella della Ginestra del 1° maggio nizzare una concreta lotta politica e culturale contro 1947 e l’assassinio di Salvatore Giuliano assumono le associazioni mafiose, preferendo che si parlasse di un forte significato simbolico nella storia repubblicana semplice delinquenza individuale. Tuttavia voci isolate con cui la classe dirigente del nostro paese dovette mettevano in evidenza la pericolosità del fenomeno: fare in qualche modo i conti. Del banditismo, dei sepa- già alla fine dell’Ottocento il questore di Palermo scri- ratisti ci si poteva liberare a prezzi non troppo alti ma veva una serie di rapporti al Ministero degli Interni sot- non così della mafia che dimostrò una grande dina- tolineando le tendenze fortemente organizzative della micità e riuscì a passare dalla società agraria a quel- mafia. Sarebbe dovuto passare quasi un secolo prima la industriale, dalle lotte per la terra al traffico degli che il paradigma ottocentesco dei mafiosi locali e iso- stupefacenti che avrebbero fatto diventare ricca Cosa lati fosse sostituito da una concezione del fenomeno nostra proiettandola in primo piano nel panorama in- mafioso come verrà intesa dopo il 1982, cioè un’orga- ternazionale delle organizzazioni criminali. nizzazione criminale strutturata e unitaria denominata Negli anni Cinquanta e Sessanta l’ottica dei governi Cosa Nostra. Ci vollero le ampie rivelazioni di Buscetta nei confronti della mafia rimase quella di circoscriver- e di altri pentiti, e nel 1990 la sentenza della Corte di la a un fatto locale, che interessava prima i siciliani Cassazione che confermò l’impianto del maxiproces- e poi gli italiani; in diverse interpellanze parlamentari so istruito da Falcone condannando definitivamente i Scelba si oppose nettamente alla richiesta di commis- boss. Nel primo Novecento il lavoro più importante fu sioni perché queste avrebbero potuto portare ad agi- sicuramente quello del giurista siciliano Santi Romano tazioni contro le forze dello Stato. I mutamenti all’in- nel quale si sosteneva la tesi della pluralità degli ordi- terno del gruppo dirigente democristiano avvenuti con namenti giuridici e si accennava alle “istituzioni dello l’ascesa di Moro videro un cambiamento di strategia Stato considerate illecite”. Oggi appare di particolare rispetto alla chiusura totale che aveva caratterizzato il importanza perché rappresenta l’unica teorizzazione quindicennio precedente. Tuttavia è proprio negli anni del tempo esplicita, sul piano giuridico istituzionale, Sessanta e Settanta che le associazioni mafiose com- di uno spazio politico, apertamente proclamato come pirono il salto decisivo penetrando nel mondo politico ammissibile, soprattutto per le associazioni mafiose, ed economico della Penisola, acquistando un ruolo teorizzazione difficile da accettare. centrale in quel complesso sistema di poteri leciti e Nel periodo fascista, contrariamente a quanto la illeciti che ha governato l’Italia e che in parte tuttora la maggioranza della pubblicistica dell’epoca tendeva a influenza condizionandone la realtà quotidiana. Fu in CAMICIA ROSSA 7
questo periodo che, conseguentemente al boom eco- altri che andarono a comporre il pool palermitano. La nomico, mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona conclusione del maxiprocesso appare come la scelta riuscirono a mettere le mani su enormi quantità di de- di una parte della classe politica, che la coabitazione naro che stava piovendo nel Meridione sotto forma di tra mafia e politica era finita almeno con le forme e le appalti pubblici, con un’ulteriore accelerazione dopo il modalità del quarantennio precedente, e le stragi del terremoto del 1980. Questo meccanismo fu espressio- 1992-93 significano a loro volta che la mafia, presa ne e conseguenza del più stretto rapporto con una par- ripetutamente a schiaffi da straordinari uomini dello te delle classi dirigenti meridionali e nazionali che, di Stato, non aveva intenzione di accettare le nuove con- fronte al controllo del territorio raggiunto dalle organiz- dizioni imposte, e i corleonesi decisero di colpire i pro- zazioni criminali, individuarono in esse l’interlocutore tagonisti della più forte repressione giudiziaria degli idoneo a garantire loro un consenso stabile. Dall’altra ultimi venti anni, uomini di legge il cui operato viene parte le commissioni parlamentari di ancora studiato nelle scuole di polizia inchiesta che si succedettero in quei e nelle università di tutto il mondo per decenni apparivano dominate da un l’impianto innovativo e l’efficacia della atteggiamento di eccessiva prudenza loro incessante azione giudiziaria. Nel e pur proponendo pacchetti di misure biennio successivo, a fronte di grandi dalle quali si evince una reale presa cambiamenti a livello internazionale di coscienza del fenomeno mafioso, quali la fine della Guerra fredda e il questi non vennero quasi mai attuati. conseguente smantellamento dei due Negli ultimi quarant’anni la storia blocchi, nel nostro Paese si verificò repubblicana ha inoltre registrato la un brusco calo della tensione succes- presenza di Cosa nostra e delle altre sivo alla stagione delle stragi. Da una associazioni mafiose nel mondo fi- parte la magistratura non seppe lega- nanziario, con ruoli politico-economi- re con la società civile, dall’altra, co- ci sempre crescenti. Tra i tanti episodi me la definì il procuratore Caselli, una appare utile ricordarne tre fondamen- diffusa sensazione di come troppa tali: lo scandalo Calvi-Banco Ambro- legalità in Italia “fa venire l’orticaria”. siano, quello Sindona e l’assassinio In generale tranne alcune eccezioni, di Giorgio Ambrosoli, tutti casi che sembra che le classi dirigenti italiane mostrarono i legami tra gli ambienti abbiano cessato di porre la lotta al- finanziari e quelli politici. La crudeltà dei fatti, con gli la mafia al centro della loro agenda di governo. Tutto omicidi politico-mafiosi di Pier Santi Mattarella, Cesa- questo, nonostante le commissioni e le inchieste degli re Terranova, Giovanni La Torre e Carlo Alberto dalla ultimi anni abbiano frequentemente dimostrato come Chiesa avrebbe dimostrato come la mafia aveva este- mafia, camorra e ‘ndrangheta, ripiegando su una stra- so i propri rapporti con le altre associazioni criminali tegia carsica di opportunismo senza atti clamorosi e rinsaldando la propria presenza nel mondo politico. di lavoro oscuro nel sottobosco della politica e degli Una commissione parlamentare costituiva una pre- affari, continuino a esercitare la propria azione paras- senza scomoda, e sarebbe perciò dovuto passare un sitaria che genera profitti miliardari. altro decennio prima che venisse condotta una nuova Perciò un volume come quello esaminato, che evi- inchiesta governativa. E fu un decennio pieno di san- denzia come la mafia abbia coabitato con ben tre di- gue. La debolezza della politica e la sua crescente dif- verse forme di governo che si sono succedute negli ficoltà di governare una società in rapido cambiamen- ultimi 150 anni di storia del nostro Paese, trova il suo to, fu alla base della crescita del fenomeno mafioso. In senso al fine di indurre una seria riflessione civile nei una realtà dove i principali partiti si erano trasformati confronti della lotta alla criminalità organizzata. Una lotta che andando ben oltre il momento repressivo, in centrali di potere istituzionale ma soprattutto clien- come più volte sottolineato da Falcone, Borsellino e in telare, andando in direzione contraria al funzionamen- tempi recenti dal procuratore Gratteri, debba in primo to di uno Stato di diritto quale è quello disegnato dalla luogo essere un movimento morale e culturale che, Costituzione repubblicana, mancò ancora una volta partendo dalle scuole, si indirizzi alle giovani genera- una chiara strategia di lotta alla criminalità organizza- zioni per renderle consapevoli, attraverso l’educazio- ta: l’unico vero avamposto fu costituito dall’iniziativa e ne e lo studio, della propria forza, delle pagine scritte dall’indimenticabile sacrificio di poliziotti e magistrati dai grandi uomini di questo Paese, del potere di sce- autori di indagini e istruttorie che, per i metodi innova- gliere sempre da quale parte stare, della necessità di tivi e le intuizioni nate da una grande conoscenza del difendere i principi di libertà, di democrazia e di legali- fenomeno, preparò in maniera straordinaria la grande tà sanciti nella nostra Carta Costituzionale. impresa del maxiprocesso seguito da Giovanni Fal- cone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto e molti Alessio Pizziconi 8 CAMICIA ROSSA
ANNIVERSARI Per il bicentenario della nascita di Anita UN PONTE ILLUMINATO DEDICATO AD ANITA GARIBALDI Più di 5.000 spettatori hanno ammirato su internet Garibaldi è un esempio di fibra e di artiglio”, ha osser- un ponte autostradale illuminato per l’apertura delle vato l’artista. Per la prima volta è stato eseguito l’inno celebrazioni del Bicentenario di Anita Garibaldi in La- delle Guardiane. “È una composizione che ci unisce guna (Brasile), città natale dell’eroina a cui il ponte è ad Anita Garibaldi”, ha sintetizzato la compositrice intitolato. L’evento si è svolto in occasione della gior- Vanere Rocha, una delle guardiane e discendente di nata internazionale della donna, l’8 marzo, ed è sta- una delle sorelle dell’eroina. La presentazione è stata to organizzato dall’Istituto CulturAnita e dalla società accompagnata dalla fisarmonica di Geraldo Teixeira. CCR ViaCosteira che gestisce l’autostrada. “L’evento ha superato tutte le aspettative. La por- Anita forma con Giuseppe una delle coppie più fa- tata è stata molto maggiore di quanto immaginassi- mose della storia. “È un esempio per molte donne. Sia- mo ed ha varcato i confini brasiliani”, ha esclamato mo onorati di partecipare a questo live, che porta luce lo storico Adilcio Cadorin, responsabile della regia e ai suoi 200 anni”, commenta la direttrice delle Guar- della sceneggiatura dell’iniziativa. “Questa portata è diane di Anita, Ivete Scopel. Stesso pensiero condi- misurata dalla partecipazione virtuale delle autorità in vide l’attrice che interpreta l’eroina dall’adolescenza. rappresentanza degli enti che promuovono il Bicente- “Non riesco più a separare chi è Lize, chi è Anita. Sia- nario in Italia”. Tra queste si segnala il Museo Renzi mo una cosa sola. Per me è motivo di grande orgoglio in Emilia-Romagna diretto da Andrea Antonioli, che poter dare vita a un personaggio così importante per in un messaggio ha ricordato il viaggio dei brasiliani la storia”, dice l’attrice lagunense Lize Souza. in Italia nel 2018 ed ha ringraziato per la traduzione e La diretta ha avuto un minuto di silenzio per le stampa in tre lingue del libro “Due mondi e una rosa vittime del nuovo coronavirus. A causa di restrizioni per Anita”. Al progetto hanno aderito anche Uruguay sanitarie, l’evento non ha potuto avere un pubblico in e San Marino. La Repubblica, che ha emesso un fran- presenza, essendo presenti solo le autorità e il team cobollo commemorativo, ha partecipato all’evento con tecnico, ma l’augurio di tutti i cittadini dello Stato del l’ambasciatore in Brasile, Filippo Francini, che ha ri- Santa Catarina era quello della riaccensione delle luci cordato come il Ponte Anita Garibaldi rappresenti un del Ponte, come ha sottolineato il direttore-presidente collegamento tra i paesi (Italia, San Marino, Brasile, del CCR Via Costeira, Fausto Camillotti. Uruguay), in cui Anita ha costruito il suo mito, oltre “Era una guerriera senza paura e che rappresenta l’amicizia che lega San Marino al Brasile. bene le donne brasiliane”, ha detto l’ex governatore Si rammenta infine che un anno fa Laguna fu visi- Carlos Moisés. “Anita è la nostra grande eroina che ci tata da Annita Garibaldi, pronipote dell’eroina e presi- ha lasciato una grande eredità” ha aggiunto la gover- dente dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci natrice ad interim Daniela Reinehr. Garibaldini durante un viaggio nel Rio Grande do Sul La musica dal vivo è stata ben interpretata dal teno- e nel Santa Catarina. re João Rodrigues Junior. “Per tutti i lagunensi, Anita Luís Claudio Abreu / Traduzione Adilcio Cadorin Laguna 8 marzo 2021 – Foto di gruppo dei presenti all’apertura delle celebrazioni del Bicentenario di Anita – Sullo sfondo si intravede il ponte intitolato all’eroina brasiliana (Foto Elvis Palma) CAMICIA ROSSA 9
Un ponte in Brasile, una rosa e una medaglia in Italia NEL NOME DI ANITA Agli eroi si fanno monumenti, si dedicano targhe, a poesie, a medaglie, a musiche, ha le sue “guardia- si innalzano mausolei. Succede di solito poco dopo la ne a cavallo” che fanno scorta all’anima leggera e morte, quando il rimpianto o per lo meno l’omaggio è romantica, le sue feste in ogni luogo, specialmente ancora di circostanza. Poi ci sono gli eroi dimenticati, nella Romagna che ne ha cullato dall’ora della morte o riscoperti quando le loro gesta prendono, finalmen- il ricordo…ebbene non è solo una pagina di storia, è te, un senso in una storia rinnovata, strumentale che presente tra noi con l’opera più bella della civiltà uma- sia o meno. Il ponte dedicato ad Ana Maria de Jesus na, i ponti, antichi come l’umanità, a testimoniare della Ribeiro, Anita, non ripropone solo un ricordo, intro- nostra conquista non violenta dei fiumi e della libertà duce la memoria della giovane in un’opera moderna, di muoversi, di conoscere, di civilizzare. funzionale ai bisogni della cittadinanza, modello di ar- L’incontro della nostra Associazione con Adilcio Ca- chitettura in un paesaggio che la sua bellezza adorna. dorin, allora Sindaco di Laguna, rinnovato tante volte Anita è ancora oggi simbolo di valori e fatti che nella ed ancora solo 14 mesi fa, sull’orlo della pandemia, storia di Laguna, del Brasile tutto, sono vivi e noti ai per preparare l’inaugurazione del ponte, per piantare cittadini. Un fenomeno straordinario in quanto non vi Rose di Anita, per discutere anche del Bicentenario di è dubbio che, nei primi decenni successivi alla sua Anita che sarà diverso ma si celebrerà, ha dimostrato morte, Anita sia entrata solo di sfuggita, nei libri di che una memoria non si compra, nemmeno con gradi storia, come compagna di Giuseppe Garibaldi, lega- opere: o vive o è solo un nome. Anita vive, ringrazia le ta più alla storia dell'immigrazione portoghese prima, autorità con l’eleganza della sua figura snella, quella italiana poi, nel sud del Brasile; lasciato il Brasile poi del monumento a lei dedicato da Laguna, come em- l’Uruguay per seguire infine il Generale in Italia. Lei blema di un futuro giovane come il Brasile, come lo fu difficilmente poteva essere ricordata nella terra natìa e lo rimane l’Italia migliore, la giovine Italia: un futuro se non quando le gesta di Garibaldi e dei suoi com- che ci chiede, ci esorta ad attraversare molti fiumi, con pagni entrarono a fare parte della storia stessa del molti ponti, ad andare verso terre e uomini nuovi, con Brasile. La rivoluzione farroupilha era, volendo fare un tanti timori, senza paura. (A.G.J.) sorvolo azzardato, una piccola guerra di Secessione sulla quale si fondò l’unità del Brasile. Ed ecco che il protagonista più celebre dell’Unità d’Italia si ripropone al mondo con una compagna, moglie, soldato, marti- re, brasiliana. La storia del Brasile che manca singo- larmente di figure femminili, ha bisogno di lei. Ma la sua luce non si spegne, dopo che le dittature di Mus- solini e di Getulìo Vargas l’avevano strumentalizzata al massimo, perché lei è entrata ormai in un’altra di- mensione, quella della donna che, italiana o brasiliana che sia, conduce la lotta per la vita non solo accanto al suo uomo ma con gli uomini, uguale a loro, come saranno le donne seppur lontane dalle trincee durante la Grande Guerra, come lo saranno le donne com- battenti nella Resistenza durante il secondo conflitto mondiale. E poi il mondo ripropone oggi un’altra tra- gedia femminile, quella dell’emigrazione, che colpisce uomo e donna, in pari modo, nella ricerca di un futuro migliore ma prima ancora in fuga davanti all’oppres- sione e all’ingiustizia. Anita, la ragazzina quattordicenne che sposa il con- cittadino, lasciando la casa dei suoi che, se era come si dice, una capanna su palafitte a Morrinhos, è oggi frazione della bella, importante, fiorente città di Lagu- na. Anita che s’innamora di un altro, che fugge con lui, da il suo nome da sposa, nome d’arte se si vuole, non solo al ponte di Laguna ma ad un infinità di luoghi, Il monumento dedicato ad Anita nella città brasiliana di La- strade, edifici, nel mondo intero, persino ad un fiore, guna nello Stato del Santa Catarina (flickr.com) 10 CAMICIA ROSSA
Nel bicentenario della prima battaglia del Risorgimento LA BATTAGLIA DI RIETI-ANTRODOCO DEL MARZO 1821 di Gianfranco Paris e Lino Martini La storia non ha riservato un grande spazio allo cio nei pressi della città di Rieti, guidata dal gen. Gu- scontro che avvenne nei giorni dal 7 al 9 marzo del glielmo Pepe che si era fatto le ossa al servizio degli 1821 tra l’esercito napoletano dei Costituzionali gui- eserciti napoleonici. dato dal gen. Guglielmo Pepe e l’esercito austriaco in- Il gen. Pepe, alla guida di circa 10.000 soldati dell’e- viato dall’Imperatore Francesco II per indurre i napole- sercito regolare e di circa 5.000 volontari messi in- tani alla rinuncia della costituzione, da poco concessa sieme durante il trasferimento delle truppe sul luogo dal re Ferdinando I di Borbone. Eppure quell’evento, prescelto, raggiunse prima L’Aquila, capoluogo della a buona ragione, ha motivo di ritenersi la prima batta- provincia dell’Abruzzo ulteriore e di lì scese nell’alta glia del Risorgimento perché fu il primo ad impegnare valle del Velino facendo una prima sosta ad Antrodo- truppe italiane per ottenere un mondo diverso da quel- co, all’epoca centro importante della provincia, dove lo disegnato dalla Restaurazione del 1815. effettuò una prima ricognizione della truppa. Il 6 marzo Alcuni ritengono che la prima battaglia sia quella radunò lo stato maggiore dell’esercito a Cittaducale, sostenuta dal re di Napoli Gioacchino Murat contro gli importante città di confine a pochi km. da Rieti. austriaci a Tolentino nel 1815. Ma Gioacchino Murat Considerata la netta sproporzione delle forze in si impegnò in quella battaglia per mantenere il proprio campo il Generale elaborò una strategia di attacco regno ed usò in modo strumentale la promessa che al fine di prendere gli austriaci di sorpresa occupan- Napoli sarebbe diventata il primo tassello di un’Italia do prima Rieti da sud, città dello Stato Pontificio dife- unita. La sua provenienza e la sua storia personale sa solo da truppe papaline, per poi respingere gli au- erano legate strettamente a Napoleone, la cui presen- striaci, provenienti da Terni, nelle balze delle colline za in Italia ebbe i connotati di un tassello dell’Impero dell’Annunziata dopo averli martellati con le artiglie- francese. rie durante la marcia allo scoperto nella piana reatina. Con la Restaurazione iniziò una nuova era per gli Tutto però era basato sulla sorpresa. La città di Rieti stati europei, al cui interno lo sconquasso napoleoni- doveva essere aggredita poco prima dell’alba e subito co aveva lasciato i germi di una nuova civiltà politica dopo occorreva partire per affrontare gli austriaci il più non basata più sul potere assoluto, ma quanto meno lontano possibile da Rieti nella direzione di Terni, da su una sua limitazione che consentisse ai ceti emer- dove l’esercito imperiale avanzava. genti di partecipare alla vita pubblica. Lo scontro tra i napoletani e gli austriaci del 1821 avvenne appunto perché, sulla spinta di tali novità, il popolo napoletano aveva ottenuto da Ferdinando I una costituzione che ne limitava, sia pur moderata- mente, i poteri a favore del Parlamento. Il moti del 1820-21 avevano per scopo non l’abo- lizione dell’istituto della monarchia, ma una lotta per gradi tesa a temperarne l’assolutismo sull’esempio della monarchia inglese che aveva adottato tale meto- do da tempo. E’ così che inizia il Risorgimento italiano. La battaglia si svolse tutta nella parte nord ovest del regno, al confine tra le Due Sicilie e lo Stato Pontificio a ridosso della città di Rieti, ed ebbe come linea dello scontro le colline che vanno dal colle di Lesta, situa- to in località Villa Reatina, e le colline dell’Annunziata fino alla frazione di Castelfranco. Il confine politico tra i due stati correva lungo tutto il fosso Ranaro, sotto- stante alle predette colline, fino al fiume Velino di cui è tributario. Il Parlamento napoletano, di fronte alla notizia che l’imperatore aveva spedito un esercito per imporre la rinuncia alla costituzione da poco concessa di mala- voglia da Ferdinando I, decise di resistere con le armi. Furono approntate due armate. Una guidata dal gen. Carrascosa, che avrebbe dovuto difendere il regno a sud ovest in caso di attacco proveniente dal mare Tir- reno e l’altra a nord ovest nella provincia dell’Abruzzo Guglielmo Pepe nelle gole di Antrodoco. Illustrazione di ulteriore, dove il regno confinava con lo stato pontifi- Edoardo Matania (it.wikipedia.org) CAMICIA ROSSA 11
Purtroppo la manovra verso Rieti non riuscì perché la piana reatina verso il confine del Regno delle due la colonna arrivò con molto ritardo, quando i papali- Sicilie. Pepe infatti aveva sfruttato al massimo le alture ni avevano potuto organizzarsi. Intanto il resto delle esistenti a ridosso della città di Rieti per posizionare truppe, appostato sulla linea di confine, dette inizio al le sue artiglierie nei migliori punti strategici, per espu- bombardamento della Piana reatina, ma non riuscì a gnare i quali gli austriaci dovettero soffrire non poco fermare l’avanzata degli austriaci malgrado l’accanita pur essendo più del doppio dei napoletani. resistenza delle truppe guidate dal gen. Villata. Inoltre il gen. Frimont riconobbe che non si trattò di Il gen. Pepe, che stazionava sul colle di Lesta, dal una fuga dell’esercito napoletano, ma di una ritirata quale controllava tutto il campo della battaglia, si rese ordinata e che gli austriaci dovettero penare non poco presto conto che le truppe austriache avrebbero so- per espugnare la resistenza di Antrodoco, dove i na- praffatto quelle ai suoi ordini e dette subito ordine di poletani si difesero in modo onorevole. ritirarsi retrocedendo prima a Cittaducale e successi- Il fatto è che le truppe regolari dell’esercito napo- vamente ad Antrodoco dove iniziavano le gole che ri- letano rientrarono ordinatamente a Napoli. Furono i salivano verso L’Aquila, manovra che avvenne il gior- soli volontari, dopo la risalita a L’Aquila, a tornare nel- no 8 marzo. le loro case. Giunti ordinatamente ad Antrodoco, fu possibile or- Ma v’è un altro aspetto che merita di essere svelato ganizzare una efficace resistenza per tutto il 9 marzo di questa vicenda del Risorgimento, non ancora emer- utilizzando il castello, ivi esistente in posizione difen- sa dagli studi, che chiarisce con quali mezzi l’Austria siva, dal quale si dominava tutta la valle e consenten- ha tenuto sotto il suo dominio imperiale per tre secoli do all’esercito napoletano di risalire indisturbato fino a gli stati italiani non solo imponendo prìncipi di stretta L’Aquila, e da lì fare ritorno a Napoli. osservanza. Tutta la protezione militare dei piccoli tro- Il racconto di questi fatti d’arme fino a pochi anni ni veniva fatta a totale spese dei protetti e di quelli che fa ha fatto affidamento sulla relazione dei fatti del mi- per avventura si trovassero sulla strada delle truppe nistro della guerra del parlamento costituzionale Col- inviate a protezione. letta e da alcune lettere del gen. Carrascosa scritte Al gen. Frimont fu concesso un premio di scudi successivamente. Ma la loro versione dei fatti non è 220.000 (spropositato per quei tempi) e tutte le spese suffragata da documenti di riscontro, entrambe viziate della spedizione e tutti i danni procurati dalle truppe da due moventi di sicuro affidamento. austriache (che spesso si comportavano duramente) Il Colletta era ministro della guerra di un esercito per arrivare a Napoli furono posti a carico delle casse che era stato sconfitto, aveva per questo tutto l’inte- del Regno delle due Sicilie che per ripianare il bilan- resse ad addossare la responsabilità della confitta al cio tartassò il popolo di tasse e gabelle per i decenni generale che lo aveva guidato ed alle sue truppe. In- a seguire. fatti egli parla di una disfatta e di una fuga dell’esercito C’è un’ampia documentazione conservata negli ar- di fronte al nemico mettendo in evidenza la poca peri- chivi vaticani delle richieste di risarcimento avanzate zia della condotta di Guglielmo Pepe. dai sudditi del Papa per i danni ricevuti dalle truppe Le fonti storiche inconfutabili ci parlano poi di una del Gen. Frimont, quasi sconosciuti agli studiosi, che guerra sotterranea tra generali napoletani subito dopo dimostrano come l’ordine voluto dalla restaurazione la notizia della partenza da Vienna delle truppe au- del 1815 fu mantenuto a spese di coloro che non lo striache verso il napoletano. Carrascosa paventava volevano. che le cose potessero finire male e fu lieto di essere Ma questa è la legge della storia. E ai cosiddetti po- spedito a guidare il contingente che avrebbe dovuto steri non resta che prenderne atto. o difendere le rive a sud della Campania dove era meno probabile che gli austriaci avrebbero attaccato. Anche lui dopo la sconfitta raccontò una versione che mette- va in dubbio le capacità strategiche militari del collega concorrente. La storiografia non si è molto occupata di questo evento, ritenuto minore e poco interessante dal punto di vista storico e non è andata molto al di là di questi reperti, mentre la relazione dei fatti redatta dal Gen. Pepe è stata ritenuta di parte e viziata dall’interesse personale dello sconfitto. Fatto sta che la vulgata Colletta-Carrascosa con- trasta in modo molto evidente con la versione dei fat- ti contenuta nella relazione del gen. Frimont inviata all’Imperatore. Dalla stessa emerge una descrizione dei fatti bellici che evidenzia come il gen. Pepe aves- se predisposto un piano strategico che consentiva alle sue truppe, pur minori di numero, di utilizzare al me- glio le caratteristiche del territorio che misero in se- Vecchio cippo di confine tra Rieti e Cittaducale dove avvenne ria difficoltà le truppe austriache che avanzavano sul- lo scontro principale 12 CAMICIA ROSSA
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