IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018

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IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI di arte e cultura   numero 37 - settembre 2018
IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
Istituto Giuliano                              Sommario
                        di Storia, Cultura
                                                                       Francamente intollerabile ...................................... 3
                        e Documentazione
                                                                       di Luca Zorzenon
                                                                       Addio a Ciril Zlobec................................................... 4
                                                                       di Roberto Dedenaro
                                                                       “Su il sipario!” di Giuseppe O. Longo .................. 6
                                                                       di Paolo Quazzolo
                                                                       Fatto a mano ............................................................... 8
                                                                       di Marina Silvestri
                                                                       Italiani in divisa austriaca......................................11
                                                                       di Fulvio Senardi
                                                                       I fantasmi di Dušan Jelinčič .................................14
                                                                       di Walter Chiereghin
                                                                       La patria turrita / 2 ..................................................16
                                                                       di Nadia Danelon
                                                                       Freud e Gadda nel XXI secolo .............................18
                                                                       di Francesco Carbone
                                                                       Dare vita alle pietre ................................................22
                                                                       di Walter Chiereghin
                                                                       Uno stile di pensiero unico e alternativo . ......26
                                                                       di Gianni Cimador

I CANTIERI DELL’ARTE                                                   Il Sacro Monte di Varallo........................................29
                                                                       di Nadia Danelon
Artisti giuliani del nostro presente                                   Due poeti ...................................................................32
                                                                       di Luisella Pacco
                                                                       Un noir esistenzialista per i fratelli Coen..........35
                                                                       di Stefano Crisafulli
                                                                       Il robot perturbante / 9 .........................................36
Associazione Culturale con sede in Via Santa Giustina 11/b a Trieste
                                                                       di Giuseppe O. Longo
 A cura di Aldo Famà e Walter Chiereghin                               Vite regalate ..............................................................38
Dal 13 al 27 ottobre 2018                                              di Anna Calonico
Inaugurazione sabato 13 ottobre alle 17.30                             Le mie suore ..............................................................39
                                                                       di Giuseppe O. Longo
Orario da lunedì a sabato: 10.00-12.30 e 17.00-20.00
               domenica e festivi chiuso                               Uno sguardo al passato per parlare
                                                                       del presente ..............................................................40
                   espongono                                           di Alan Viezzoli
          Franca Batich - Gabry Benci                                  Coen e Nemes, le due perle di Venezia 75 .....42
         Patrizia Bigarella - Villi Bossi                              di Alan Viezzoli
 Alessandro Calligaris - Paolo Cervi Kervischer                        La rose di Slataper per l’infanzia ........................43
    Graziella De Comelli Tretjak - Fulvio Dot                          di Anna Calonico
      Annamaria Ducaton - Franco Dugo                                  Il mondo fuori della mia porta ...........................44
           Aldo Famà - Denise Lister                                   di Michele De Luca
       Gianni Maran - Elettra Metallinò                                Ancora storia in un romanzo di Ribezzi . .........46
            Ugo Pierri - Olivia Siauss                                 di Maria Irene Cimmino
        Claudio Sivini - Deziderij Švara                               La 34ma Stagione De L’Armonia . .......................47
      Enzo Valentinuz - Franko Vecchiet                                di Liliana Bamboscheck
IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
FRANCAMENTE                                                                                         EDITORIALE
                                                                                                    EDITORIALE
                                                                                                             sommario

INTOLLERABILE                                                                                      informazioni web
                                                                 di Luca Zorzenon                     di arte e cultura
                                                                                              a distribuzione gratuita
    «È tempo che gli Italiani si procla-      dirigente, ma il razzismo degli Italiani                            n. 37
mino francamente razzisti. Tutta l’opera      nella vocazione populista del Capo che                   settembre 2018
che finora ha fatto il Regime in Italia è     sa, interpreta e guida senza dubbi ed esi-
in fondo del razzismo. Frequentissimo         tazioni la volontà univoca e uniforme                         Direttore:
è stato sempre nei discorsi del Capo il       di un popolo tutto. Qualcosa risuonava                 Walter Chiereghin
richiamo ai concetti di razza. La que-        nell’aula di vicino, familiare. Troppo
stione del razzismo in Italia deve essere     spesso, anche oggi, i giovani sentono                       Redazione:
trattata da un punto di vista puramente       nei discorsi della classe politica d’ogni               Cristina Benussi
biologico, senza intenzioni filosofiche o     parte l’appropriazione granitica della vo-              Antonia Blasina
religiose. La concezione del razzismo in      lontà degli “Italiani”: “gli Italiani lo vo-             Anna Calonico
Italia deve essere essenzialmente italia-     gliono!”, “questo pensano gli Italiani!”,            Claudio Grisancich
na e l’indirizzo arianonordico».              “gli Italiani sono con me”. Il populismo,                Laura Grusovin
                                              d’oggi e di ieri, questo ha fatto e fa: dà           Giuseppe O. Longo
                                              corpo concreto (concretissimo!) ai pochi                Adriana Medeot
    Quando in aula la mattina del 18 set-     che hanno il potere dello Stato e rende                   Luisella Pacco
tembre ho letto queste righe tratte dal       un’astrazione gregaria i moltissimi che
                                                                                                        Fulvio Senardi
primo numero della rivista La difesa del-     di potere ne hanno sempre meno.
                                                                                                       Marina Silvestri
la razza dell’agosto del 1938, ho visto           Il razzismo in Italia, durante il fasci-
                                                                                                       Luca Zorzenon
ragazze e ragazzi impallidire: in prima,      smo, «è salito in cattedra»: ed è un titolo
in seconda, in quarta classe di un liceo,     vero e giusto. Di una giustezza e verità
allo stesso modo. E simili le domande, i      che non tollerano alcun appello alla «pru-            Posta elettronica:
commenti, i discorsi che ne sono nati. E      denza» e alla «moderazione»: tolleranza              info@ilponterosso.eu
fin dalla prima frase: su quell’avverbio,     in questo caso significa ben l’opposto del
                                                                                                           Per l’invio di
“francamente”, quasi si volesse strac-        valore che vorrebbe indicare.
                                                                                                   comunicati stampa:
ciare il velo ad un razzismo lungamente           E dunque un grazie particolarmente              press@ilponterosso.eu
covato e finalmente libero di esibirsi; op-   intenso alle studentesse e agli studenti
pure sul richiamo schiettamente “biolo-       (e ai loro insegnanti) per aver studiato                  impaginazione:
gico” della teoria razzista, sconcertante     come possa accadere nella Storia che il                Hammerle Editori e
oggi anche allo studente più refrattario      razzismo salga in cattedra e lavorato ad              Stampatori in Trieste
al “sei” in “Scienze”; o, ancora, sul quel    offrire a tutta la città una mostra che ci               Via Maiolica 15/a
non-senso – che se non fosse tragico          insegni e ci ricordi che la Storia a scuola                  34125 Trieste
uscirebbe comico – della concezione           va sempre passata al contrappelo, affin-
«essenzialmente italiana» del razzismo        ché nessun splendore nasconda l’orrore.
in Italia e tuttavia di «indirizzo ariano-    E questo è studiare per divenire maturi e                     In copertina:
nordico», dopo decenni di volgare reto-       consapevoli cittadini.                                    Enzo Valentinuz
rica imperial-romana della civiltà così           Una mostra che “s’ha da fare”: a Trie-                 Gallo arruffato
“francamente” latina! E ancor più su          ste. E una manifestazione sulla Grande                  (particolare), 2016
quell’appellarsi agli “Italiani”, che sa di   Guerra di un partito dichiaratamente ne-                  pietre, pigmenti
vite concrete, di carne, ossa e sentimen-     ofascista che non “s’ha da consentire”.                 e additivi su legno
ti reali. Non l’idea astratta di un razzi-    Pena lo strazio della Costituzione, l’of-
smo di “Stato”, uno Stato troppo spesso       fesa peggiore a giovani che vogliono co-
riducibile alla turris eburnea dell’èlite     noscere e studiare.

                                                                                             Il Ponte rosso
                                                                                             informazioni di arte e cultura

                                                                                                     N. 37 - settembre 2018

                                                                                                                         3
IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
PERSONALITà
sommario
                                 ADDIO A Ciril Zlobec
                                                                                              di Roberto Dedenaro

                                                                                vere in sloveno, anzi a compilare una
                                                                                rivista autoprodotta, in lingua slovena.
                                                                                Erano gli anni del fascismo, lo slove-
                                                                                no una lingua proibita, e aveva dunque
                                                                                buone ragioni per disprezzare e rifiu-
                                                                                tare l’Italia, ma non l’ha mai fatto. Mi
                                                                                disse durante un’intervista che gli feci
                                                                                nel 2012:«C’è stato un momento in cui
                                                                                ho identificato l’Italia e tutto quello che
                                                                                era italiano con il fascismo, ma quando
                                                                                ho scoperto dentro di me un’attitudine
                                                                                alla poesia e una possibilità di identi-
                                                                                ficazione personale attraverso la poe-
                                                                                sia, ho capito che lingua e letteratura
                                                                                e politica, come attività pratica, anda-
                                                                                vano giudicate separatamente. Odiavo
                                                                                sempre il fascismo, ma non l’ho più
                                                                                identificato né con la lingua né con un
                                                                                popolo. Ho scoperto che c’erano perso-
                                                                                ne che mi piacevano e altri che non mi
                                                                                andavano a genio sia fra gli italiani che
                                                                                fra gli sloveni».
                                                                                    Anzi, aver studiato la letteratura ita-
                                                                                liana, Dante, Petrarca, Tasso, Ariosto,
                                                                                gli fornì un orizzonte ideale e concreto
                                                                                al tempo stesso, un traguardo da rag-
                                                                                giungere personalmente, come autore
                                                                                e più generalmente per la letteratura
                                                                                slovena nel suo insieme. Ancora: dopo
Ciril Zlobec                         Ciril Zlobec era nato nel 1925 a Po-       esser stato espulso con effetto immedia-
                                 nikve, vicino ad Auber, là dove il Carso       to dal Seminario di Capodistria, dopo la
                                 sembra lentamente arrendersi e dirada-         scoperta dei suoi scritti nella sua madre-
                                 re le sue petraie prima del fertile Vipac-     lingua, all’indomani della caduta del fa-
                                 co. La sua vita è stata incredibilmente        scismo gli fu offerta la riammissione al
                                 ricca, di cose positive, di soddisfazioni,     prezzo di scusarsi davanti a tutti gli altri
                                 di incontri, di eventi e di grandi dolori.     studenti. Slobec, che allora si trovava al
                                 Come altri scrittori sloveni, che in qual-     confino, rispose: “Come posso scusar-
                                 che modo sarebbe giusto dire triestini,        mi se non ho nulla di cui scusarmi?”
                                 ha dovuto aspettare un bel po’ prima               L’insieme del suo lavoro di tra-
                                 di ottenere un riconoscimento del suo          duzione e dei suoi contatti con autori
                                 lavoro nella città di Saba, anche se il        italiani è davvero impressionante, sue
                                 caso di Zlobec, come testimonia il libro       sono traduzioni in sloveno di: Dante,
                                 Lontananze vicine, Incontri e amicizie         Leopardi, Carducci, Ungaretti, Monta-
                                 italiane di un poeta sloveno, è davvero        le, Quasimodo, Spagnoletti, fra i poeti
                                 singolare: si può dire che, a partire dal      e Sascia Moravia e Tomasi di Lam-
                                 Friuli, fino alla Sicilia l’Italia sia stata   pedusa fra i prosatori; un lavoro fon-
                                 per lui una sorta di seconda patria let-       damentale che ha reso disponibile una
                                 teraria. Zlobec, come ha avuto modo di         parte importante della letteratura ita-

Il Ponte rosso
informazioni di arte e cultura
                                 raccontare varie volte, era stato espulso
                                 dal seminario di Capodistria durante gli
                                                                                liana di tutti tempi al lettore sloveno.
                                                                                In italiano sono state tradotte cinque
                                 studi perché era stato scoperto a scri-        sue raccolte di poesia di attuale diffi-
N. 37 - settembre 2018

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IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
Come altri scrittori sloveni, che in qualche modo sarebbe                                 PERSONALITà
  giusto dire triestini, ha dovuto aspettare un bel po’ prima di
                                                                                                           sommario
                     ottenere un riconoscimento del suo lavoro

cile reperibilità, sarebbe dunque molto      gli altri uomini, per incontrarsi e cono-
opportuna una nuova edizione italiana        scersi. Per questo non capiva come si
delle sue poesie. Ciril Zlobec ha scrit-     potesse parlare di crisi della letteratura,
to molto in un genere difficile e com-       se non come crisi dell’uomo, della ci-
plesso, spesso banalizzato, quello della     viltà umana nel suo complesso. Si defi-
poesia d’amore, che è, scrisse Elvio         niva un poeta partigiano, perché aveva
Guagnini recensendo Ljubezen/Amore           combattuto in nome di quel mondo mi-
del 2004, un modo certamente per ri-         gliore che credeva trovasse nell’espres-
flettere sull’amore come atto d’incon-       sione letteraria la sua più alta definizio-
tro fisico ma anche come realizzazio-        ne, aveva avuto importanti incarichi
ne dell’illusione d’eternità, ma anche       politici nella Jugoslavia e nella Slove-
come lente per esplorare quel groviglio      nia, era per quel poco che ho potuto co-
di desiderio, aspirazioni, contraddizio-     noscerlo una persona molto gentile ma
ni, volontà, tensione, annullamento che      ferma nelle sue opinioni, preoccupata
è l’uomo. Quella di Zlobec non è una         per l’evoluzione politica del suo paese
poesia sentimentale, ma una poesia dei       e dell’Europa, l’Italia gli ha conferito
e sui sentimenti: tanti, tutti.              diversi premi ed onorificenze ma cre-
    Ciril Slobec era nato in una famiglia    do sia ancora in debito verso di lui. In
contadina di Ponikve, settimo e ultimo       fondo ci ha insegnato come sia giusto
figlio, forse per queste sue origini la      credere negli uomini nonostante tutto
letteratura non era per lui disgiunta da     e quanto sia importante quella bizzar-
un aspetto reale, concreto del fare, un      ra cosa che chiamiamo letteratura, due
oggetto transizionale per dialogare con      cose non da poco davvero.

              Ciril Zlobec                                 Ciril Zlobec
             Fulvio Tomizza                               Fulvio Tomizza
         (25.1.1935–21.5.1999)                        (25.1.1935–21.5.1999)

    Eri da questa e dall’altra parte,            Bil si na tej in bil na drugi strani,
      in Istria, sul Carso, in città.            bil hkrati tu in tam in še drugje,
   Spaziava ubiqua, vera la tua arte           doma na Krasu, v Trstu, med Istrani,
      ovunque, dove c’è umanità.                povsod, kjer so ljudje res še ljudje.

Serbavi un grande sogno nei tuoi geni,           Veliko upanje, a ne brez sence,
  tra luci e ombre ardeva su, più su:               ti je v srce žarelo in v oči,
       per tutti, italiani e sloveni,            za vse, za Italijane in Slovence,
    un ponte aperto! Architetto: tu.            gradil si most, odprt v obe smeri.

 In quel tuo sogno tanta forza e sfida,         V tem upanju bila je moč privida
  incerta più del cielo, più del mare.          z nezanesljivostjo neba in morja,
    E come Rilke, come Bella Vida              kot Rilke, kot slovenska Lepa Vida

    sapevi l’orizzonte perscrutare              si gledal, videl daleč prek obzorja
     di ogni nostra bega o cecità.             vseh naših temnih zdrah in razprtij.
   Con noi penando quanto vita dà.               In z nami žível muko naših dni.

              Da: Ciril Zlobec,                           Da: Ciril Zlobec,
             Lontananze vicine,                          Samo ta dan imam,
        Editoriale Stampa Triestina,
            Trieste 2012, p. 275.
                                                         Prešernova družba,
                                                        Ljubljana 2000, p. 103             Il Ponte rosso
                                                                                           informazioni di arte e cultura
  Traduzione dallo sloveno di Miran Košuta
                                                                                                   N. 37 - settembre 2018

                                                                                                                       5
IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
TEATRO                            “SU IL SIPARIO!” L’ALTRO TEATRO
sommario
                                  DI Giuseppe O. Longo di Paolo Quazzolo
                                       A meno di un anno di distanza            si concentra sul fallimento del matrimo-
                                  dall’uscita de La scienza va a teatro,        nio con l’intento di rivelare allo spettato-
                                  Giuseppe O. Longo torna in libreria con       re ciò che si nasconde dietro la facciata di
                                  un nuovo volume, ancora una volta de-         ipocrita rispettabilità: tradimenti, perver-
                                  dicato al teatro, dal titolo La stagione      sioni, libertà di ogni tipo e, quando tutto
                                  dei viaggi. Edito da EUT, il nuovo la-        ciò non è possibile, allora viene descritto
                                  voro completa il percorso drammaturgi-        il celebre “inferno coniugale”, in cui il
                                  co dell’autore pubblicando una serie di       matrimonio è visto come un’angosciante
                                  pièce pensate non solo per il palcosceni-     prigione che rende impossibile la vita a
                                  co, ma anche per la radiofonia. Si tratta,    coloro che vi sono rimasti intrappolati.
                                  come suggerisce il titolo del volume, di      In sostanza Longo si interroga su qua-
                                  una serie di viaggi metaforici alla sco-      li possano essere le origini oscure delle
                                  perta dell’animo umano, in cui vengono        insoddisfazioni e dei mali che tormenta-
                                  rivelati, in modo talora divertente e talo-   no la società contemporanea, portando
Giuseppe O. Longo                 ra drammatico, i misteri, le pulsioni, le     sulla scena una serie di interni borghesi
                                  incertezze, le aspirazioni.                   in cui i protagonisti sono costantemente
La stagione dei viaggi
                                       La nuova pubblicazione raccoglie         in lite tra loro, spesso per motivi futili
A cura di Walter Chiereghin
                                  dieci commedie – per lo più in un atto        e inconsistenti. Si tratta di pièce per lo
Con un saggio di Paolo Quazzolo
                                  – e diciannove radiodrammi, ossia delle       più divertenti, spesso sarcastiche e talo-
EUT, Trieste 2018                 pièce pensate non per uno spazio fisico       ra anche un po’ maligne, in cui il gioco
pp. 750, euro 16,00               qual è il palcoscenico, ma per un mezzo       scenico serve tuttavia a denunciare i ma-
                                  ove l’azione teatrale rinuncia all’impor-     lesseri della nostra quotidianità, a inda-
                                  tante codice visivo puntando esclusiva-       gare i motivi di eterne insoddisfazioni, a
                                  mente sulle suggestioni trasmesse dalle       cercare di comprendere come il rappor-
                                  voci degli attori e da una sofisticata co-    to tra due persone sia potuto giungere a
                                  lonna sonora.                                 situazioni di estrema inconciliabilità. E
                                       Dopo la silloge dedicata alla parti-     così il commediografo ci presenta casi
                                  colare forma del teatro-scienza, in cui       tra i più disparati che vanno dal deside-
                                  Longo ha narrato vicende che vedono           rio di evadere dall’inferno domestico in
                                  quali protagonisti scienziati, nonché gli     Ma che Australia d’Egitto!, alla difficoltà
                                  entusiasmi e le paure per le conseguen-       dei rapporti tra genitori e figli in Diva-
                                  ze delle loro scoperte, i testi pubblicati    no a banana o Domenica in famiglia. La
                                  in questo nuovo volume abbandonano il         trasformazione del rapporto coniugale in
                                  mondo della scienza per offrire al lettore    una sorta di convivenza in cui un coniuge
                                  una grande varietà di soggetti, situazioni    ignora l’altro è presentata nel dramma-
                                  e personaggi, in contesti per lo più quoti-   tico Il casellante, mentre l’incapacità a
                                  diani. Nonostante la loro varietà, i lavo-    porre fine a una storia d’amore è narrata
                                  ri presentati nel volume possono essere       nel divertente Risotto con gli scampi. La
                                  raggruppati, in qualche modo, per filoni      rappresentazione di rapporti familiari che
                                  tematici, suggerendo così alcuni motivi       si complicano quando qualcuno, creden-
                                  conduttori che percorrono trasversalmen-      do di agire a fin di bene, cerca di intro-
                                  te l’intera raccolta. L’argomento che sem-    mettersi negli affari sentimentali altrui, è
                                  bra essere tra i più cari a Longo è quello    rappresentata in Tutto si aggiusta e in Mi
                                  in cui sono presentate storie del disamore    fai venire l’anima verde, mentre Il fratel-
                                  attraverso lo scontro tra uomo e donna,       lo maggiore porta sulla scena una storia
                                  marito e moglie, genitori e figli. Numero-    altamente drammatica, in cui odi repressi
                                  se pièce di Longo, infatti, indagano uno      e incomprensioni familiari si mescolano
                                  dei temi più affascinanti dell’esistenza      tra loro in un contesto di grande tensio-

Il Ponte rosso
informazioni di arte e cultura
                                  umana quello, appunto, dei rapporti fami-
                                  liari. Secondo una formula perseguita più
                                                                                ne.
                                                                                    Le commedie di Giuseppe O. Longo
                                  volte dal teatro borghese europeo, Longo      raccolte in questo volume tuttavia non
N. 37 - settembre 2018

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IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
La stagione dei viaggi completa con le prove                                                 TEATRO
        drammaturgiche che esulano dall’ambito scientifico                                                     sommario
l’articolato affresco che lo scrittore ha prodotto per il Teatro

propongono solo l’“eterna lite” tra moglie      dell’esistenza, ossia la pazzia. Numerosi
e marito: vi è anche un secondo filone ca-      tra i suoi personaggi presentano compor-
ratterizzato da un forte senso del mistero      tamenti bizzarri che se da un lato sono
con una serie di drammi che spaziano dal        testimonianza di forti egocentrismi,
caso poliziesco a quello in cui l’inquietu-     dall’altro dimostrano come la nostra
dine e la suspense giocano un ruolo pre-        società sia caratterizzata, in molte delle
ponderante. Anche in questo caso emergo-        sue espressioni, da atteggiamenti giusti-
no le due anime di Longo, quella che cede       ficabili solo attraverso lo squilibrio men-
al divertimento del gioco scenico e quella      tale. A questo argomento sono dedicate
che viceversa guarda al drammatico. Alla        alcune commedie piuttosto divertenti
prima tipologia appartiene Duetto, singo-       ma al tempo stesso inquietanti, come Lo
lare storia dell’anziana Anita che riceve       spinato dev’essere grande, in cui un’ap-
la visita del proprio vicino il quale, un po’   parente normalità si rivela essere invece
alla volta, assume le fattezze dell’assassi-    la realtà di un manicomio; Era una roc-
no, salvo poi a divenire lui stesso vittima     cia, il colonnello, delirante monologo di
dell’amabile vecchietta. Nella vena dram-       una vedova che nell’esaltare i pregi del
matica si collocano invece La piccola           defunto marito ne finisce per descrivere
Inge, autentico caso poliziesco; l’inquie-      tutte le deformanti manie.
tante e a tratti sconvolgente Sulla rotta di         Il volume trae il titolo da un radio-
Città del Capo caratterizzato da una vaga       dramma scritto nel 2000, La stagione dei
atmosfera horror; il tenebroso La casa sul      viaggi, appunto, che appartiene a un grup-
canale, caso poliziesco in cui l’ambiente       po di lavori dal carattere più meditativo,
e le atmosfere giocano un ruolo decisivo;       in cui prevale un’atmosfera melanconica
Il cavaliere insonne e Fornace vecchia,         e il dolore per ciò che si è definitivamente
in cui predominano elementi fantastici e        perduto. Ma nella raccolta trovano posto
surreali.                                       anche un dramma storico, Il mandarino
    In tale contesto, uno dei drammi più        di Dio, in cui viene rievocata la storia del
avvincenti è sicuramente Treno di notte,        missionario gesuita Martino Martini, e un
storia di un viaggio da incubo, in cui il       lavoro del tutto particolare, La città inte-
protagonista incontra una misteriosa            riore, in cui si narra di un viaggio inizia-
viaggiatrice che sotto i suoi occhi assu-       tico di tre pellegrini verso un imprecisato
me imprevedibilmente gli aspetti più di-        Oriente, un difficile percorso verso la co-
versi e raccapriccianti.                        noscenza che può essere conquistata solo
    Un terzo tema che circola attraverso        da colui che ha saputo affrontare sino in
i drammi de La stagione dei viaggi, è la        fondo il lungo cammino.
paura verso lo straniero e l’imperscru-              Se ai lavori contenuti in questa pub-
tabilità del destino che ci aspetta. Lo ri-     blicazione accostiamo quelli appartenen-
troviamo in Prove di città desolata, ove        ti al filone del “teatro-scienza”, raccolti
gli ultimi superstiti di una civiltà rimasta    nel precedente La scienza va a teatro,
vittima del suo eccessivo sviluppo tec-         otteniamo il ritratto artistico di un au-
nologico stanno cercando di difendersi          tore estremamente versatile, capace di
da invasori che vivono secondo modelli          affrontare tematiche tra le più diverse,
molto più rudimentali. In Molossi alla          abile nel passare con agilità da un genere
frontiera viene invece presentata una           all’altro, efficace nel creare per la scena
società ormai anziana e poco prolifica          personaggi portatori di tematiche sempre
accerchiata da invasori giovani, forti          interessanti. Una drammaturgia che nel-
e spavaldi, che riescono ad avere il so-        le sue molteplici articolazioni diviene,
pravvento sugli autoctoni.                      ancora una volta, specchio incisivo del
    Un osservatore attento della psiche
umana qual è Giuseppe O. Longo, non
                                                mondo che ci circonda e spunto di rifles-
                                                sione sugli atteggiamenti della società        Il Ponte rosso
                                                                                               informazioni di arte e cultura
poteva tralasciare uno dei grandi temi          contemporanea.
                                                                                                       N. 37 - settembre 2018

                                                                                                                           7
IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
GRANDI MOSTRE
sommario
                                 FATTO A MANO
                                                                                                           di Marina Silvestri

                                                                                      della creatività e dell’artigianalità.
                                                                                          Realizzata dalla Michelangelo Founda-
                                                                                      tion for Creativity and Craftsmanship di
                                                                                      Givevra in collaborazione con Fondazione
                                                                                      Cologni dei Mestieri d’Arte, Fondazione
                                                                                      Giorgio Cini, la Triennale di Milano Design
                                                                                      Museum e Fondation Bettencourt Schueller,
                                                                                      l’esposizione era ospitata all’interno della
                                                                                      Fondazione Giorgio Cini, con sede a San
                                                                                      Giorgio Maggiore.
                                                                                          Nello spettacolare complesso architetto-
                                                                                      nico monumentale, testimone della grande
                                                                                      arte italiana, gli artigiani presenti con le loro
                                                                                      produzioni, spiegavano metodi e valore del-
                                                                                      le lavorazioni attraverso dimostrazioni dal
                                                                                      vivo, ma anche con l’ausilio delle più sofi-
                                                                                      sticate tecnologie di realtà virtuale. L’obiet-
                                                                                      tivo: incentivare un ‘rinascimento’ delle arti
                                                                                      applicate e a far conoscere ai giovani il va-
                                     C’è da augurarsi che possa rappresentare         lore storico e attuale di una produzione non
                                 un punto di svolta per l’eccellenza artigia-         comparabile con la tecnologia. Una rivincita
                                 na, come è nella volontà dei promotori, la           della manualità nei confronti della serialità
                                 mostra-evento Homo Faber. Crafting a more            della produzione industriale. Dagli orafi, agli
                                 human future, progettata per dare impulso            intagliatori, alle ricamatrici, agli orologiai
                                 ed incoraggiare un movimento culturale che           e tagliatori di pietre preziose, dalla stampa
                                 valorizzi i principi insiti nei mestieri d’arte      d’arte ai filati su telaio. Il percorso toccava
                                 applicata. Pubblicizzata some “celebrazione          il chiostro, le gallerie, le biblioteche, l’ex pi-
                                 dell’estro creativo e del talento manuale” ha        scina, spazi di norma non aperti al pubblico;
                                 premiato le aspettative.                             una superficie di 4.000 metri quadri, 16 per-
                                     Palpabile l’impatto con la bellezza, con il      corsi a tema, 400 artigiani, 85 mestieri, 300
                                 rapporto che si crea fra i diversi materiali, le-    abilità uniche. Con 900 oggetti già realizzati
                                 gno, pietra, metallo, preziosi, stoffe e l’uomo      e 91 maestri all’opera davanti al pubblico.
                                 che li plasma e trasforma in forme ‘uniche’          Questi i numeri di un impatto con la qualità
                                 che ne esaltano la diversa natura e le poten-        e l’esperienza del ‘fatto a mano’ difficile da
                                 zialità espressive, a volte la criticità del lega-   raccontare.
                                 me fra la natura e l’oggetto creato. Un evento           Nella Sala degli Arazzi nella sezione Best
                                 culturale di rilevanza internazionale, in una        of Europe, hanno esposto 150 artisti artigiani
                                 città internazionale come Venezia, in uno dei        europei selezionati dal gallerista francese Jean
                                 mesi di maggior afflusso turistico dell’anno,        Blanchaert messi in mostra nell’allestimento
                                 che ha inteso valorizzare il meglio dei me-          dell’architetto Stefano Boeri. Un crinale quel-
                                 stieri d’arte tradizionali assieme alle pratiche     lo fra arte e artigianato che Blanchaert così
                                 contemporanee più innovative e il loro lega-         descrive: “Immaginiamo una montagna con
                                 me con il mondo del design. Presenti maestri         due versanti, uno l’artigianato, l’altro l’arte.
                                 artigiani di tutti i paesi europei, rappresen-       Per comprendere meglio prendiamo un libro,
                                 tanti di antiche competenze, di mestieri rari        apriamolo leggermente e appoggiamolo a un
                                 che stanno scomparendo ed eccellenze del             tavolo con il dorso rivolto verso l’alto. Consi-
                                 lusso. E poi strumenti e laboratori che rico-        deriamo la prima di copertina come il versante
                                 struivano il microcosmo ‘bottega’, nonché            artigianale e la quarta di copertina come quel-

Il Ponte rosso
informazioni di arte e cultura
                                 l’opportunità per il pubblico di ascoltare opi-
                                 nioni ed esperienze, e partecipare a un fitto
                                                                                      lo artistico. Best of Europe mostra il lavoro di
                                                                                      quegli artigiani artisti la cui opera si colloca in
                                 programma di conferenze e incontri sul tema          un territorio simile al dorso del nostro libro,
N. 37 - settembre 2018

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IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
Affascinante mostra alla Fondazione Cini                                         GRANDI MOSTRE
                                                                                                                        sommario

proprio in quel sottile altopiano, che si trova
fra artigianato ed arte. In sostanza si tratta di
creazioni artigianali così splendide da essere
diventate arte, e di creazioni artistiche la cui
essenza è costituita da una grande sapienza
artigiana. Intendo mostrare l’eccellenza arti-
giana tuttora presente in quel grande quadrato
chiamato Europa, i cui quattro angoli sono
l’Islanda, il Portogallo, Cipro e la Russia. Nel
Vecchio continente, ogni venti, trenta chilo-
metri cambiano l’accento, il vino e il modo
di essere. I piemontesi sono diversi dai lom-
bardi, i lombardi non somigliano ai veneti, gli
slovacchi si distinguono dai cechi, gli irlan-
desi del nord da quelli del sud e così via per
tutte le nazioni. Insieme al vino e all’accento
cambia anche il carattere dell’artigiano e que-
sto in mostra si può notare. I materiali, siano
essi vetro, ceramica, ferro, cuoio, carta, pla-
stica o legno, sono interpretati dagli artigiani    gner e Maestri ospitata nel cenacolo palla-
artisti in modo assai diverso. L’allestimento       diano, curata da Michele De Lucchi con una
di Stefano Boeri ha espresso magnificamente         serie di opere commissionate per l’evento a
l’anima e il corpo dell’Europa, una volta tanto     coppie di artisti e progettisti per far incontra-
veramente unita. Meravigliosi manufatti, ope-       re la tradizione con le forme contemporanee
ra di creatori e nazionalità e religioni diverse,   (sotto la riproduzione con tecniche digitali
disposti, come alle Olimpiadi, gli uni vicino       dell’artista inglese Adam Lowe dell’affresco
agli altri, pacificamente.                          di Paolo Veronese Le nozze di Cana già bot-
     Una delle più belle novità del terzo mil-      tino di guerra di Napoleone e restituito nella
lennio, in Europa, è la rinascita delle antiche     fattispecie a Venezia nel 2007).
città d’arte, che, dopo anni di crisi, si stanno         Inoltre la Fondazione Bettencourt Schuel-
rivitalizzando: penso a Kilkenny in Irlanda,        ler promotrice del Prix Liliane Bettencourt
Vallauris in Francia, Mafra in Portogallo,          pour l’intelligence de la main ha proposto
Dubi nella Repubblica ceca, Mettlach in             Singular Talents/Talenti Rari nell’era della
Germania, Daugavpils in Lettonia, Murano            serialità; Natural Talent/Talento naturale,
in Italia. Allo stesso modo, oggi, quando un        collezione di oggetti in legno dei maestri
genitore scorge nel figlio un talento manua-        Viganò e Meloni e della Creative Academy;
le, una tendenza artistica, non la reprime più,     Poetry of wood/Poesia del legno dei maestri
ma lo incoraggia a seguire il suo destino,          di Bottega Ghianda; Doppia Firma 2018, re-
che, come nel Rinascimento, spesso parte            alizzata da Living Corriere della Sera, Fon-
da una bottega artigiana. Come fu quella di         dazione Cologni e Michelangelo Founda-
Domenico Ghirlandaio per Michelangelo; il           tion, nata da una collaborazione fra designer
luogo ideale dove mantenere viva la tradi-          di fama internazionale e artigiani veneti;
zione, assicurandosi che continui a guardare        nella Sala Carnelutti, Imaginary Architec-
verso il futuro”.                                   ture/Architetture per interni, della designer
     Da citare, oltre alle Stanze del Vetro, le     iraniana India Madhavi, con due ‘caroselli’
sezioni Centuries of Shape/Evoluzione della         in rattan, smarlo e seta. Ed ancora Fashion
Forma, nella biblioteca del Longhena, cura-         inside and aut/Nelle trame della Moda, pro-
ta da Silvana Annicchiarico, una riflessione        poste di couturier quali Dolce &Gabana,
su forma, spazio e contenuto attraverso vasi
prodotti in Europa dall’inizio del Novecento
                                                    Capucci e Chanel, nell’ex piscina Gandi-
                                                    ni, la rassegna fotografica Venetian Way di         Il Ponte rosso
                                                                                                        informazioni di arte e cultura
ad oggi; Creativity & Craftmanship/Desi-            Susanna Pozzoli nel Chiostro dei Cipressi;
                                                                                                                N. 37 - settembre 2018

                                                                                                                                    9
IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
GRANDI MOSTRE                    Per un Rinascimento europeo delle arti applicate
sommario

                                                                                   naria, che farà ritorno in ottobre a Ca’ d’Oro
                                                                                   nella raccolta Franchetti.
                                                                                       La Michelangelo Foundation for Cre-
                                                                                   ativity and Craftsmanship promotrice
                                                                                   dell’evento è istituzione con sede in Svizzera
                                                                                   che si dedica alla promozione della maestria
                                                                                   artigiana a livello internazionale. Avvicina
                                                                                   i mondi della progettazione e dell’alto arti-
                                                                                   gianato, del design e dei mestieri d’arte, al
                                                                                   fine di assicurarne la futura sopravvivenza.
                                                                                   «Per questa manifestazione abbiamo scel-
                                                                                   to Venezia, baluardo di cultura, di arte e di
                                                                                   eccellenze artigiane, nonché luogo di impa-
                                                                                   reggiabile bellezza», ha dichiarato Franco
                                                                                   Cologni, co-fondatore della Michelangelo
                                                                                   Foundation «perché Venezia continua a es-
                                                                                   sere, oggi come in tutto il corso della sua
                                                                                   storia, un centro nevralgico di scambi e con-
                                                                                   nessioni». Mentre Johann Rupert, anch’egli
                                 Workshop Exclusive/Mestieri in movimento          co-fondatore della Michelangelo Foundation
                                 con mezzi di trasporto personalizzati fra cui     ha sottolineato che «L’espressione Homo
                                 un elicottero, una Ferrari F40, una Vespa e       Faber, originariamente coniata nel Rinasci-
                                 biciclette su misura.                             mento, coglie ed esalta l’incommensurabile
                                     Migliaia i visitatori che hanno seguito       creatività dell’uomo e l’esposizione rende
                                 le dimostrazioni in tempo reale di Restoring      evidente che gli esseri umani sanno fare me-
                                 art’s Masters/Restaurando a cura di Isabella      glio delle macchine. Nell’era dell’intelligen-
                                 Villafranca, interventi di esperti su arazzi,     za artificiale e della robotica industriale – ha
                                 pale d’altare, opere lignee, sculture in poliu-   detto - quello che possiamo fare è mettere in
                                 retano espanso e lo storico yacht Eilean, ed      connessione fra loro gli artigiani europei».
                                 infine Discovery and Rediscovery/ Scoprire        Alberto Cavalli, co-direttore esecutivo, ha ri-
                                 e riscoprire, il volto umano del lusso: venti     marcato: «Le mani saranno sempre in grado
                                 tecniche artigianali ispirate all’elenco di me-   di fare meglio della macchine. Più digitali di-
                                 stieri d’arte elaborato dall’Institut National    ventano le nostre vite, più analogici saranno
                                 des Métiersd d’Art: dall’incisione del cristal-   i nostri sogni».
                                 lo di J.& L. Lobmeyer (Austria) alla glittica         Per il mondo dell’artigianato c’è un fu-
                                 di Carier (Francia), all’incastonatura di Van     turo possibile scrive Stefano Micelli, profes-
                                 Cleef & Arplels (Francia), alla lavorazione       sore di Economia e Gestione delle Imprese,
                                 della pelle di Dunhill (Regno Unito), all’oc-     all’Università Ca’ Foscari di Venezia: «Gli
                                 chialeria su misura di Bonnet (Francia),          artigiani che vogliono porre sul mercato le
                                 all’orologeria di Jaeger-Le Coultre (Svizze-      loro creazioni, frutto di tecniche ereditate dal
                                 ra) alla pittura su porcellana di Nymphenburg     passato e di tecnologia d’avanguardia, impa-
                                 (Germania) al ricamo di Luneville di Lasage       rano a dialogare in modo nuovo con appas-
                                 (Francia) al ricamo su lino di Madeira, dai       sionati e curiosi. Il processo creativo non è
                                 tessitori di tappeti Aubusson di Robert Four,     più un segreto da celare. Il racconto del saper
                                 ai creatori di profumi per Aquaflor, ai venta-    fare costituisce una spetto essenziale della
                                 gli di Duvelleroy (Francia), fra cui la sezione   creazione del valore. Trasmette la profondità
                                 Mesmerizing Embroidery/Incantevoli ricami         di un percorso in grado di bilanciare in modo
                                 nell’arte di Lesage. Nel padiglione, ‘ospite      originale il gusto della tradizione con l’inno-

Il Ponte rosso
informazioni di arte e cultura
                                 d’onore’, Il “Ritratto di Marcello Durazzo”
                                 di Anton Van Dyck, la celebre tela da poco
                                                                                   vazione del design e della tecnologia». Homo
                                                                                   Faber è stato il primo grande evento cultura-
                                 restaurata e restituita alla sua cromia origi-    le dedicato ai mestieri d’arte in Europa.
N. 37 - settembre 2018

10
ITALIANI IN DIVISA                                                                                                      STORIA

AUSTRIACA
                                                                                                                         sommario
                  di Fulvio Senardi

     A volte mi chiedono perché, con diabo-        mismo della volontà (ahimé, la adottò anche
lica perseveranza, continuo a occuparmi di         Craxi in casacca da maître nello spot eletto-
libri, di saggistica anzi, quello scabroso set-    rale del 1983). Ma forse è soltanto la scusa
tore della produzione editoriale che su molti      per un edonistico e disincantato piacere del
giornali, quando appaiono le classifiche dei       fare. Che in questo caso alimenta la curio-
“top ten”, non viene nemmeno indicato. La          sità per un libro, ci apprestiamo a parlarne,
speranza di far conoscere un libro e di con-       che viene a colmare un imbarazzante vuoto
seguenza le tesi che propone ai cittadini del      nelle ricerche sugli austro-italiani nella fase
Paese meno colto d’Europa? Il desiderio di         del crepuscolo asburgico: Fra due divise -
contribuire a diffondere delle visioni che         La Grande Guerra degli italiani d’Austria
spaccano la crosta del pregiudizio, quando         di Andrea Di Michele.
oramai sappiamo - i politici vengono votati             Già negli anni Novanta Lawrence Son-
dal popolo, gli storici no, per far eco a una      dhaus autore di un saggio che continua ad
peregrina esternazione dell’attuale Ministro       essere, per il periodo che precede la Grande
degli Interni - che il senso comune, anche         Guerra, opera di riferimento (In the Service
in campo storico, è influenzato piuttosto dai      of the Emperor - Italians in the Austrian Ar-                     Andrea Di Michele
borborigmi degli eletti che dalle riflessioni      med Forces 1814-1918, Boulder, East Euro-                              Fra due divise
documentate e ponderate degli esperti? (Chi        pean Monograph, 1990, distributed by Co-
                                                                                                          La Grande Guerra degli italiani
vive a Trieste sa di che cosa parlo, anche se      lumbia University Press, New York, pp. IX,
                                                                                                                               d’Austria
temo che la situazione cittadina si ripeta pari    217, $ 28), lamentava la scarsità della biblio-
                                                                                                               Laterza, Roma-Bari 2018
pari all’ombra di molti dei mille campanili.       grafia sull’argomento. E fino ad oggi poco
Un po’ alla rinfusa: una sfilza di assessori, a    era cambiato, anche perché Sondhaus ave-                         pp. 237, Euro 24,00
destra e a sinistra, per i quali “cultura” non     va scelto di concentrarsi sul cinquantennio
è, se va bene, che il termine che completa         1814-1866, “quando l’Austria ha governato
agri-, esternazioni amplificate dai Media che      gran parte dell’Italia del Nord e incorporato
sanno di parole in libertà - il cavalier Renzo     un gran numero di italiani nell’esercito e nel-
Codarin che si improvvisa storico della peni-      la marina” (p. VI). Comunque l’importanza
sola istriana - , Enti ben noti per la faziosità   pionieristica del volume dell’americano è
delle posizioni - la Lega Nazionale - che as-      stata tale che, prima di venire alla Grande
sumono la gestione di musei dal forte valore       Guerra degli italiani d’Austria, è il caso
simbolico e di grande rilievo pedagogico: il       di riassumerne alcune conclusioni, peraltro
Museo del Risorgimento di Trieste, persona-        confermate, nella sua ottica più cronologi-
lità di fresca nomina alla massima responsa-       camente circoscritta, da Andrea Di Miche-
bilità della cultura regionale che proclamano      le. Nella sua ampia prospettiva storica (solo
il 2019 anno di Leonardo, minacciando di           l’ultimo dei sei capitoli è dedicato agli anni
negare il finanziamento a chi, fra le associa-     della Doppia Monarchia) Sondhaus si sen-
zioni del Nord-est, siano pure titolate, non       te dunque di poter concludere che “esempi
si occupasse di Rinascimento: anche l’As-          di ciò che gli storici italiani chiamerebbero
sociazione volontari della stazione-museo          patriottismo e gli austriaci tradimento sono
di Campo Marzio, per dire? Anche il Centro         state eccezioni, per quanto di grande visibi-
studi “Scipio Slataper” dunque?).                  lità, rispetto a un abituale buon adattamento,
     Ai margini di un incubo orwelliano (ri-       con punte perfino di lealtà tra i soldati italia-
cordate? Ignorance is strength, motto che          ni” inquadrati nell’esercito asburgico (ivi).
regge le pratiche del “Ministero della veri-            Detto questo, rassicuriamo: non si segui-
tà”, anticipazione perfetta della fake-History     rà passo passo la complessa analisi dello sto-
con cui i politici alimentano la canea dema-       rico statunitense, ma qualche punto merita,
gogica che fingono di condannare), un in-          lo ripetiamo, di venir illuminato. In primo
cubo cui solo l’endemico (e in questo caso         luogo il fatto che lungo tutto il Risorgimen-
provvidenziale) disordine italiano imprime
una movenza piuttosto di farsa che di tra-
                                                   to le diserzioni di italofoni dai reggimenti
                                                   austriaci rimasero entro limiti fisiologici, e      Il Ponte rosso
                                                                                                       informazioni di arte e cultura
gedia, ci si rifugia nella formula dell’otti-      divennero massicce solo dopo l’occupazio-
                                                                                                               N. 37 - settembre 2018

                                                                                                                                      11
STORIA                           Militari italiani tra patriottismo e lealismo
sommario                         nei confronti della duplice monarchia

                                 ne della Lombardia da parte dei franco-pie-        sissimi casi di diserzione o ammutinamento
                                 montesi, nella prospettiva del cambiamento         nelle forze armate (a Radkersburg e a Cat-
                                 di sovranità. A dimostrazione che l’appello        taro, nell’ultimo anno di guerra, fu decisiva
                                 patriottico diceva poco a soggetti reclutati in    la spinta ribellistica degli slavi del sud). Il
                                 gran parte nelle campagne. Peraltro è stato        timore dell’irredentismo, in special modo
                                 ben documentato il valore dei reggimenti ve-       dopo il maggio del 1915, sfociò in forme
                                 neti a Königgrätz, come a smentire una certa       di esasperata paranoia (“full scale parono-
                                 diffidenza austriaca nei confronti degli italia-   ia”, p. 116): “la maggioranza degli italiani
                                 ni che vestivano la divisa dell’Impero. Così       del Litorale e del Tirolo”, conclude Son-
                                 Sondhaus: “negli anni 1814-1848 l’Austria,         dhaus, “si erano mostrati indifferenti alla
                                 pur senza vere ragioni, diffidò dei suoi sol-      sirena irredentista per quasi cinquant’anni,
                                 dati italiani, mentre ebbe piena fiducia, nello    massimamente perché patriottismo e iden-
                                 stesso periodo, nei suoi marinai di lingua         tità nazionali stringevano nodi complessi
                                 italiana, che, relativamente almeno agli uffi-     in queste regioni. Ma durante gli anni della
                                 ciali, non la meritavano” (p. 81). La marina,      guerra una diffusa diffidenza nel Litorale e
                                 dunque, per la quale va fatto un discorso dif-     l’internamento dei civili del Trentino furono
                                 ferente: nata in un contesto di pretta italiani-   abbastanza per lasciare un sapore amaro an-
                                 tà lungo la linea Repubblica veneta-Regno          che nella bocca del più convinto austrofilo e
                                 d’Italia-Impero d’Austria (italianità sotto il     kaisetreu austro-italiano” (p. 116).
                                 profilo linguistico ovviamente, nell’apoteosi           E qui mi pare Sondhaus anticipi un tema
                                 - un tema che Sondhaus non tocca - del dia-        sul quale va riflettendo la più moderna sto-
                                 letto veneto in tutte le sue declinazioni) vie-    riografia, e a cui ha dato voce, con maggior
                                 ne progressivamente “de-italianizzata” dopo        chiarezza, un professore olandese attivo
                                 l’incidente dei fratelli Bandiera. Nonostante      all’Istituto Universitario Europeo di Firenze,
                                 ciò il ruolo dei marinai di lingua italiana nel    Pieter Judson. Gli si devono le dense pagi-
                                 corso delle vittoriose campagne navali del         ne di The Habsburg Empire. A new History
                                 1864 e del 1866 fu grande, anche se non in         (2016), volume che chiude una serie di ricer-
                                 posizione di comando. Se sarebbe sbaglia-          che sull’universo asburgico suggerendo che
                                 to - afferma Sondhaus - vedere in Lissa una        furono gli anni della guerra a dissipare un
                                 vittoria “veneta”, si trattò certo di un trionfo   capitale ingente di reciproca fiducia tra au-
                                 della “marina multinazionale postquarantot-        torità asburgiche e popoli soggetti, quando
                                 tesca”, “in cui la presenza italiana giocò una     il potere fu consegnato ai militari, lo stato di
                                 parte molto importante” (93), tanto è vero         diritto venne del tutto sospeso e l’intera so-
                                 che - a scorno degli storici o degli pseudo-       cietà militarizzata con eccessi polizieschi ed
                                 storici della giovane Repubblica di Croazia        inquisitoriali, rendendo difficili le condizio-
                                 dove Lissa è ormai vista in luce patriottica -     ni di etnie non tedesche (i cechi, i ruteni, gli
                                 appena negli anni Ottanta la presenza croata       italiani, e siamo in Cisleithania, la parte più
                                 nella marina militare austriaca supera quella      civile della doppia monarchia) considerate
                                 italiana (p. 97), con una percentuale pratica-     all’ingrosso (ed erroneamente), simpatiz-
                                 mente uguale di italiani e slavi del sud nel       zanti del nemico. Per esse, nonostante secoli
                                 corpo ufficiali dal 1885 al 1907, come indica      di fedeltà, liberarsi dell’aquila bicipite alla
                                 la tabella VII (dopo un periodo, 1802 -1848,       fine del 1918 fu come uscire da un incubo.
                                 di assoluta prevalenza italiana). Più vicino            È in fondo la visione che, pur senza la lu-
                                 ai temi del libro di cui passeremo subito ad       cidità d’analisi resa possibile solo dal senno
                                 occuparci è l’ultimo capitolo, in parte dedi-      di poi, propone Giani Stuparich nella prima
                                 cato alla Grande Guerra. Vi si registra una        edizione della Nazione czeca raccontando
                                 condizione complessiva di crescente sospet-        la tragica battuta d’arresto che la guerra
                                 to da parte della autorità militari asburgiche     scatenata dall’Austria impone al processo,

Il Ponte rosso
informazioni di arte e cultura
                                 nei confronti della popolazione di lingua
                                 italiana, tale da portare a veri e propri episo-
                                                                                    che egli giudica in fieri attribuendogli buo-
                                                                                    ne possibilità di successo, di trasformazio-
                                 di di discriminazione, a fronte però di scar-      ne della monarchia in uno stato dalle basi
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“Essere italofoni significò per i soldati patire                                                            STORIA
                      un pregiudizio negativo da parte                                                                  sommario
              delle autorità militari austro-ungariche”
più solide e moderne: “con lo scatenare la          codardia, dell’inaffidabilità e della predispo-
guerra europea l’Austria impero ([…] l’Au-          sizione al tradimento che più che di dati e
stria tradizionale del governo […] la crosta        comportamenti reali si nutriva di scetticismi
ammuffita […]) ha sorpassato l’Austria dei          di antica data, oltre che di sedimentati pre-
popoli”. Più che sorpassata, soffocata, con         giudizi circa l’inaffidabilità e la pigrizia dei
i risultati che sappiamo. Conferma questa           popoli meridionali” - p. 95), quanto, dopo
lettura Fra due divise - La Grande Guerra           il crollo dell’Impero, all’affabulazione irre-
degli italiani d’Austria, dove il discorso è        dentista che (in Italia, in Cecoslovacchia, in
articolato in quattro capitoli. Il primo fa il      Romania, ecc.) volle interpretare ogni atteg-
punto degli studi sugli italiani d’Austria con      giamento di fastidio verso la guerra e ogni
sintesi riuscita ma senza sprazzi di origi-         diserzione (atti, nella sostanza, per lo più pri-
nalità (utile ripetizione però per coloro che       vi di contenuto politico) come gesti di valore
ancora considerano l’Impero, dove già nel           nazionale. A rendere inutile le proteste, che
1906 viene concesso il suffragio universa-          non mancarono, da parte di funzionari dello
le, una mazziniana “prigione dei popoli”),          stato austriaco contro misure discriminatorie
il secondo, In guerra per l’Austria, segue          ritenute sbagliate e controproducenti giocò il
le vicende degli italiani in feld-grau, il ter-     fatto che l’Impero in armi optò per “l’istau-
zo e il quarto, In Russia, tra Austria e Italia     razione immediata di un regime ditattoriale
e Diventare italiani approfondisce un tema          di guerra senza paragoni con gli altri paesi
poco noto, ma che proprio a Trieste, grazie         coinvolti nel conflitto” (p. 61), con il risulta-
fra gli altri a Marina Rossi, è stato oggetto       to di un totale “asservimento del potere civi-
di indagini specifiche: il destino dei prigio-      le a quello militare” (p. 79). In conclusione:
nieri austro-italiani in terra russa, uomini        “essere italofoni significò per i soldati patire
che la stato italiano cercò di guadagnare alla      un pregiudizio negativo da parte delle auto-
propria causa organizzando selezioni e tra-         rità militari austro-ungariche” e “i maltratta-
sferimenti. E da qui le stazioni di un’amara        menti subiti e la marginalizzazione sofferta
“anabasi” sempre sul filo del malinteso, con        nell’esercito contribuirono a determinare
prigionieri pronti, per sfuggire alle impervie      l’allontanamento di molti di loro dall’idea
stagioni siberiane, ad accettare un’etichetta       di patria austriaca” (p. 224). Il volume di Di
nazionale assai spesso inadeguata rispetto          Michele, che raccomandiamo caldamente,
ad appartenenze prettamente locali, la regio-       si chiude sul paradosso di due destini, ben
ne, la valle, la città. “Gli italiani d’Austria”,   rappresentativo dei malintesi e delle misti-
spiega Di Michele, “pagarono il disinteresse        ficazioni che, anche sul piano storiografico,
e la disorganizzazione della autorità russe         hanno accompagnato il tema di cui ci occu-
da una parte, ma anche le titubanze e le dif-       piamo: quello del goriziano Mondolfo, che,
fidenze nei loro confronti di quelle italiane       ancorché di fede irredentista, sceglie, prigio-
dall’altra” (p. 131). Lo storico approfondisce      niero in Russia, di non passare dalla parte
con indagini più mirate e avvalendosi di una        dell’Italia per non nuocere ai familiari rima-
ricca bibliografia in tedesco (di solito pre-       sti a casa, e di Cislin, un contadino anch’egli
clusa agli studiosi italiani) e di ben ragionate    originario del goriziano che, pur sentendosi
incursioni negli Archivi di Stato di Vienna         patriota austriaco e fedele “al mio caro Im-
e di Roma, nell’Archivio diplomatico del            pero”, opta per l’Italia, soprattutto per la
MAE e nell’Ufficio storico dello Stato mag-         delusione provata per la disistima espressa
giore la percezione che di questi soldati si        nei suoi confronti, in quanto italiano, dai
ebbe in Austria, dove vennero giudicati inaf-       compagni di prigionia (si noti l’amara ironia
fidabili, creando così un mito duro a morire,       di ritrovare in lui tracce dell’esperienza di
funzionale tanto, in un primo tempo, alla           molti volontari giuliani nell’esercito italia-
dura discriminazione condotta nei loro con-         no, di cui dà testimonianza Giani Stuparich
fronti (e verso le comunità da cui proveniva-
no) da parte delle autorità militari austriache
                                                    in Guerra del ’15, ora sospettati di essere
                                                    spie, ora disprezzati per aver spinto sulla via     Il Ponte rosso
                                                                                                        informazioni di arte e cultura
(“si impose immediatamente lo stigma della          della guerra un Paese che voleva la pace).
                                                                                                                N. 37 - settembre 2018

                                                                                                                                   13
NARRATIVA
sommario
                                 I FANTASMI DI Dušan Jelinčič
                                                                                            di Walter Chiereghin

                                                                              raltro dotata di un già cospicuo e ben
                                                                              impostato catalogo), è uscito un nuovo
                                                                              volume, stavolta di racconti: I fantasmi
                                                                              di Trieste, con il quale l’autore ripren-
                                                                              de il filo della narrazione di sé e della
                                                                              sua città, coadiuvato anche dalle belle
                                                                              illustrazioni di Elisabetta Damiani. Ne
                                                                              risulta, alla fine, un quadro articolato
                                                                              e composito, né poteva essere diver-
                                                                              samente, considerando le pluralità che
                                                                              connotano di sé l’autentica realtà di
                                                                              questa città in qualche misura inafferra-
                                                                              bile, pur se ampiamente indagata e illu-
                                                                              strata nelle pagine dei suoi scrittori.
                                                                                  Come ha rivelato l’autore stesso nel
                                                                              corso di una presentazione del volume,
                                                                              la sua idea originale era quella di scri-
                                                                              vere un romanzo, progetto in seguito
                                                                              abbandonato, in considerazione del tu-
                                                                              multuoso affollarsi sulla scena di una
                                                                              quantità di personaggi e di situazioni
                                                                              difficilmente gestibili per mezzo di una
                                                                              scrittura sorvegliata e incisiva. La forma
                                                                              racconto, così, si è rivelata più adatta
Dušan Jelinčič                       C’eravamo incontrati una prima           all’enucleazione di una piccola serie di
                                 volta a un’assemblea di studenti al liceo    figure e di storie (i racconti sono nove,
                                 Prešeren di Trieste, negli anni Settanta,    corredati da una nota conclusiva) che,
                                 ma ho avuto modo di conoscere meglio         come le tessere di un mosaico, com-
                                 soltanto alcuni anni fa Dušan Jelinčič       pongono nel loro insieme un’immagi-
                                 e la sua opera narrativa che, all’epoca,     ne della città, di alcune personalità che
                                 era relativamente circoscritta, in buo-      l’hanno abitata e del suo divenire storico
                                 na parte confinata all’interno della sua     nella frazione temporale che attraversa
                                 esperienza alpinistica, che lo aveva por-    quasi per intero il Novecento. La narra-
                                 tato a scalare - primo tra quanti abitano    zione procede in forma autobiografica,
                                 in Friuli-Venezia Giulia - un Ottomila,      partendo spesso da un ricordo persona-
                                 al quale negli anni successivi se ne ag-     le, risalente magari all’infanzia, che è
                                 giunsero altri due. Seguì poi, nelle li-     pretesto per dischiudere una finestra su
                                 brerie, altro, molto altro, al punto che     un luogo o un ambiente, di norma tra i
                                 Jelinčič è diventato uno degli autori        meno rappresentativi e riconoscibili di
                                 sloveni che vanta il maggior numero di       Trieste, oppure sulla vicenda umana di
                                 traduzioni in italiano. Lo scorso anno       qualche personaggio storico che per tali
                                 un romanzo molto triestino, recensito        luoghi sembra aggirarsi ancora, come
                                 su queste pagine da Anna Calonico (Il        un fantasma, appunto.
                                 Ponte rosso n. 28, ottobre 2017), nar-           Il primo di questi - in ordine di appa-
                                 rava con riflessi palesemente autobio-       rizione - è la singolare figura di Diego
                                 grafici, la storia di alcuni giovani negli   de Henriquez, introdotto dalla curiosità
                                 anni Settanta, tra impegno politico, stu-    dell’autore bambino, che abitava con la
                                 dio, scoperta di relazioni sentimentali      famiglia sul colle di San Vito, in prossi-

Il Ponte rosso
informazioni di arte e cultura
                                 ed erotiche con l’altro sesso.
                                     Ora, pubblicato da Bottega errante,
                                                                              mità di un fondo dove il bizzarro colle-
                                                                              zionista immagazzinava alcuni dei suoi
                                 una giovane casa editrice friulana (pe-      più ingombranti reperti bellici: cannoni,
N. 37 - settembre 2018

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«Trieste è una collana con tante perle,                                       NARRATIVA
                         tutte diverse tra loro, ma ognuna                                                  sommario
                         con il suo fascino sempre nuovo»
autoblindo, carri armati. De Henriquez       dei sogni spezzati, dove si esercitavano
viene rappresentato nell’ultima sua          diffidenze e rancori tra ragazzi di lingua
serata, accompagnato dal fido amico          italiana e altri sprezzantemente appella-
a quattro zampe Pax, mentre nel con-         ti s’ciavi, in ossequio a un pregiudizio
sumare la sua cena frugale vive come         etnico duro a morire ben al di là dell’in-
un’oscura premonizione la presenza           felice periodo del fascismo imperante,
attorno a sé di brutti ceffi, presumibil-    quando, come testimonia Boris Pahor,
mente neofascisti, che sembrano spiare       vi era chi teorizzava una pulizia etnica
le sue mosse. Morirà poche ore dopo,         nella quale gli sloveni avrebbero dovu-
nell’incendio di un suo magazzino-           to essere sterminati “come cimici”. La
abitazione di via San Maurizio, adagia-      percezione della città, nell’articolazio-
to all’interno della bara che gli serviva    ne della sua topografia come pure nel
da giaciglio, né le indagini, abbastanza     fluire della sua storia non sconfina in
approssimative, hanno mai condotto a         Jelinčič in una tranquillizzante e cheta
una verità certa sulle reali cause della     contemplazione di quanto di indiscuti-
sua morte. Ciò che invece è certo è che      bilmente bello è rinvenibile nel suo pa-                        Dušan Jelinčič
sono spariti i suoi diari e le trascrizio-   esaggio o di quanto di positivo è nella                   I fantasmi di Trieste
ni eseguite da lui delle scritte graffia-    comunità composita che la anima: la
                                                                                               Bottega errante, Udine 2018
te sui muri della Risiera di San Sabba       sua è una visione che, per quanto ap-
                                                                                                       pp. 184, euro 14,00
all’indomani della Liberazione, che          passionata, tiene conto di una gamma
avrebbero potuto gettare una luce chia-      estesa e chiaroscurale di realtà spesso
rificatrice su molti aspetti della vicenda   contraddittorie le une rispetto alle altre.
legata all’unico lager nazista sul suolo     D’altra parte, oltre che scrittore, Dušan
italiano e magari anche qualche verità       Jelinčič è anche giornalista e si ritiene
processuale su quanti ne portavano la        eticamente costretto a non celare par-
responsabilità.                              ti o dettagli che apparirebbero stonati
    Spesso sulla medesima falsariga gli      in una rasserenante cartolina, sapendo
altri racconti raccontano di questo mi-      bene, per averlo personalmente vissuto,
crocosmo giuliano, passando attraverso       che essi sono invece consustanziali alla
l’evocazione di figure rappresentative       realtà della quale sceglie di scrivere. È
quali Julius Kugy, Franco Basaglia o         per questa ragione che anche ambienta-
James Joyce, oppure di altre meno me-        zioni a prima vista accattivanti come la
morabili, la più toccante delle quali è      tramvia per Opicina o il popolare bagno
certamente Olga, assistita dai servizi       alla Lanterna, diviso in due da un muro
psichiatrici dopo la chiusura del mani-      che tiene separati i bagnanti discrimi-
comio dov’era stata ristretta per buona      nandoli per genere, possono nasconde-
parte della sua vita senza nemmeno           re la premeditazione di una sanguinosa
essere stata tecnicamente “matta”, su-       vendetta o, rispettivamente, un crudo
bendo psicofarmaci, letti di contenzio-      episodio di bullismo tra adolescenti.
ne, elettroschock, oltre - si capisce - la       Tutto alla fine converge nella con-
privazione assoluta della libertà perso-     siderazione che «Trieste è una collana
nale, cui l’aveva restituita negli anni      con tante perle, tutte diverse tra loro,
della sua avanzata maturità la riforma       ma ognuna con il suo fascino sempre
psichiatrica codificata dalla legge 180      nuovo» (p. 175). Le perle che ci descri-
di quarant’anni fa.                          ve Jelinčič in questi suoi racconti, sono
    Questi e gli altri personaggi che in-    contemplate con un inestirpabile affetto
contriamo su queste pagine di Jelinčič       per la problematica città nella quale la
si muovono per ambienti urbani di nor-       sorte lo ha collocato, qualcosa di simile
ma periferici, in parte tuttora esistenti
e in qualche caso inalterati, in parte
                                             a quanto Umberto Saba in una poesia
                                             della sua maturità definiva «della vita il    Il Ponte rosso
                                                                                           informazioni di arte e cultura
scomparsi, come Quel campo di calcio         doloroso amore».
                                                                                                   N. 37 - settembre 2018

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