IL PONTE ROSSO INFORMAZIONIDIARTEECULTURA NUMERO37-SETTEMBRE2018 - SETTEMBRE 2018
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Istituto Giuliano Sommario di Storia, Cultura Francamente intollerabile ...................................... 3 e Documentazione di Luca Zorzenon Addio a Ciril Zlobec................................................... 4 di Roberto Dedenaro “Su il sipario!” di Giuseppe O. Longo .................. 6 di Paolo Quazzolo Fatto a mano ............................................................... 8 di Marina Silvestri Italiani in divisa austriaca......................................11 di Fulvio Senardi I fantasmi di Dušan Jelinčič .................................14 di Walter Chiereghin La patria turrita / 2 ..................................................16 di Nadia Danelon Freud e Gadda nel XXI secolo .............................18 di Francesco Carbone Dare vita alle pietre ................................................22 di Walter Chiereghin Uno stile di pensiero unico e alternativo . ......26 di Gianni Cimador I CANTIERI DELL’ARTE Il Sacro Monte di Varallo........................................29 di Nadia Danelon Artisti giuliani del nostro presente Due poeti ...................................................................32 di Luisella Pacco Un noir esistenzialista per i fratelli Coen..........35 di Stefano Crisafulli Il robot perturbante / 9 .........................................36 Associazione Culturale con sede in Via Santa Giustina 11/b a Trieste di Giuseppe O. Longo A cura di Aldo Famà e Walter Chiereghin Vite regalate ..............................................................38 Dal 13 al 27 ottobre 2018 di Anna Calonico Inaugurazione sabato 13 ottobre alle 17.30 Le mie suore ..............................................................39 di Giuseppe O. Longo Orario da lunedì a sabato: 10.00-12.30 e 17.00-20.00 domenica e festivi chiuso Uno sguardo al passato per parlare del presente ..............................................................40 espongono di Alan Viezzoli Franca Batich - Gabry Benci Coen e Nemes, le due perle di Venezia 75 .....42 Patrizia Bigarella - Villi Bossi di Alan Viezzoli Alessandro Calligaris - Paolo Cervi Kervischer La rose di Slataper per l’infanzia ........................43 Graziella De Comelli Tretjak - Fulvio Dot di Anna Calonico Annamaria Ducaton - Franco Dugo Il mondo fuori della mia porta ...........................44 Aldo Famà - Denise Lister di Michele De Luca Gianni Maran - Elettra Metallinò Ancora storia in un romanzo di Ribezzi . .........46 Ugo Pierri - Olivia Siauss di Maria Irene Cimmino Claudio Sivini - Deziderij Švara La 34ma Stagione De L’Armonia . .......................47 Enzo Valentinuz - Franko Vecchiet di Liliana Bamboscheck
FRANCAMENTE EDITORIALE EDITORIALE sommario INTOLLERABILE informazioni web di Luca Zorzenon di arte e cultura a distribuzione gratuita «È tempo che gli Italiani si procla- dirigente, ma il razzismo degli Italiani n. 37 mino francamente razzisti. Tutta l’opera nella vocazione populista del Capo che settembre 2018 che finora ha fatto il Regime in Italia è sa, interpreta e guida senza dubbi ed esi- in fondo del razzismo. Frequentissimo tazioni la volontà univoca e uniforme Direttore: è stato sempre nei discorsi del Capo il di un popolo tutto. Qualcosa risuonava Walter Chiereghin richiamo ai concetti di razza. La que- nell’aula di vicino, familiare. Troppo stione del razzismo in Italia deve essere spesso, anche oggi, i giovani sentono Redazione: trattata da un punto di vista puramente nei discorsi della classe politica d’ogni Cristina Benussi biologico, senza intenzioni filosofiche o parte l’appropriazione granitica della vo- Antonia Blasina religiose. La concezione del razzismo in lontà degli “Italiani”: “gli Italiani lo vo- Anna Calonico Italia deve essere essenzialmente italia- gliono!”, “questo pensano gli Italiani!”, Claudio Grisancich na e l’indirizzo arianonordico». “gli Italiani sono con me”. Il populismo, Laura Grusovin d’oggi e di ieri, questo ha fatto e fa: dà Giuseppe O. Longo corpo concreto (concretissimo!) ai pochi Adriana Medeot Quando in aula la mattina del 18 set- che hanno il potere dello Stato e rende Luisella Pacco tembre ho letto queste righe tratte dal un’astrazione gregaria i moltissimi che Fulvio Senardi primo numero della rivista La difesa del- di potere ne hanno sempre meno. Marina Silvestri la razza dell’agosto del 1938, ho visto Il razzismo in Italia, durante il fasci- Luca Zorzenon ragazze e ragazzi impallidire: in prima, smo, «è salito in cattedra»: ed è un titolo in seconda, in quarta classe di un liceo, vero e giusto. Di una giustezza e verità allo stesso modo. E simili le domande, i che non tollerano alcun appello alla «pru- Posta elettronica: commenti, i discorsi che ne sono nati. E denza» e alla «moderazione»: tolleranza info@ilponterosso.eu fin dalla prima frase: su quell’avverbio, in questo caso significa ben l’opposto del Per l’invio di “francamente”, quasi si volesse strac- valore che vorrebbe indicare. comunicati stampa: ciare il velo ad un razzismo lungamente E dunque un grazie particolarmente press@ilponterosso.eu covato e finalmente libero di esibirsi; op- intenso alle studentesse e agli studenti pure sul richiamo schiettamente “biolo- (e ai loro insegnanti) per aver studiato impaginazione: gico” della teoria razzista, sconcertante come possa accadere nella Storia che il Hammerle Editori e oggi anche allo studente più refrattario razzismo salga in cattedra e lavorato ad Stampatori in Trieste al “sei” in “Scienze”; o, ancora, sul quel offrire a tutta la città una mostra che ci Via Maiolica 15/a non-senso – che se non fosse tragico insegni e ci ricordi che la Storia a scuola 34125 Trieste uscirebbe comico – della concezione va sempre passata al contrappelo, affin- «essenzialmente italiana» del razzismo ché nessun splendore nasconda l’orrore. in Italia e tuttavia di «indirizzo ariano- E questo è studiare per divenire maturi e In copertina: nordico», dopo decenni di volgare reto- consapevoli cittadini. Enzo Valentinuz rica imperial-romana della civiltà così Una mostra che “s’ha da fare”: a Trie- Gallo arruffato “francamente” latina! E ancor più su ste. E una manifestazione sulla Grande (particolare), 2016 quell’appellarsi agli “Italiani”, che sa di Guerra di un partito dichiaratamente ne- pietre, pigmenti vite concrete, di carne, ossa e sentimen- ofascista che non “s’ha da consentire”. e additivi su legno ti reali. Non l’idea astratta di un razzi- Pena lo strazio della Costituzione, l’of- smo di “Stato”, uno Stato troppo spesso fesa peggiore a giovani che vogliono co- riducibile alla turris eburnea dell’èlite noscere e studiare. Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura N. 37 - settembre 2018 3
PERSONALITà sommario ADDIO A Ciril Zlobec di Roberto Dedenaro vere in sloveno, anzi a compilare una rivista autoprodotta, in lingua slovena. Erano gli anni del fascismo, lo slove- no una lingua proibita, e aveva dunque buone ragioni per disprezzare e rifiu- tare l’Italia, ma non l’ha mai fatto. Mi disse durante un’intervista che gli feci nel 2012:«C’è stato un momento in cui ho identificato l’Italia e tutto quello che era italiano con il fascismo, ma quando ho scoperto dentro di me un’attitudine alla poesia e una possibilità di identi- ficazione personale attraverso la poe- sia, ho capito che lingua e letteratura e politica, come attività pratica, anda- vano giudicate separatamente. Odiavo sempre il fascismo, ma non l’ho più identificato né con la lingua né con un popolo. Ho scoperto che c’erano perso- ne che mi piacevano e altri che non mi andavano a genio sia fra gli italiani che fra gli sloveni». Anzi, aver studiato la letteratura ita- liana, Dante, Petrarca, Tasso, Ariosto, gli fornì un orizzonte ideale e concreto al tempo stesso, un traguardo da rag- giungere personalmente, come autore e più generalmente per la letteratura slovena nel suo insieme. Ancora: dopo Ciril Zlobec Ciril Zlobec era nato nel 1925 a Po- esser stato espulso con effetto immedia- nikve, vicino ad Auber, là dove il Carso to dal Seminario di Capodistria, dopo la sembra lentamente arrendersi e dirada- scoperta dei suoi scritti nella sua madre- re le sue petraie prima del fertile Vipac- lingua, all’indomani della caduta del fa- co. La sua vita è stata incredibilmente scismo gli fu offerta la riammissione al ricca, di cose positive, di soddisfazioni, prezzo di scusarsi davanti a tutti gli altri di incontri, di eventi e di grandi dolori. studenti. Slobec, che allora si trovava al Come altri scrittori sloveni, che in qual- confino, rispose: “Come posso scusar- che modo sarebbe giusto dire triestini, mi se non ho nulla di cui scusarmi?” ha dovuto aspettare un bel po’ prima L’insieme del suo lavoro di tra- di ottenere un riconoscimento del suo duzione e dei suoi contatti con autori lavoro nella città di Saba, anche se il italiani è davvero impressionante, sue caso di Zlobec, come testimonia il libro sono traduzioni in sloveno di: Dante, Lontananze vicine, Incontri e amicizie Leopardi, Carducci, Ungaretti, Monta- italiane di un poeta sloveno, è davvero le, Quasimodo, Spagnoletti, fra i poeti singolare: si può dire che, a partire dal e Sascia Moravia e Tomasi di Lam- Friuli, fino alla Sicilia l’Italia sia stata pedusa fra i prosatori; un lavoro fon- per lui una sorta di seconda patria let- damentale che ha reso disponibile una teraria. Zlobec, come ha avuto modo di parte importante della letteratura ita- Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura raccontare varie volte, era stato espulso dal seminario di Capodistria durante gli liana di tutti tempi al lettore sloveno. In italiano sono state tradotte cinque studi perché era stato scoperto a scri- sue raccolte di poesia di attuale diffi- N. 37 - settembre 2018 4
Come altri scrittori sloveni, che in qualche modo sarebbe PERSONALITà giusto dire triestini, ha dovuto aspettare un bel po’ prima di sommario ottenere un riconoscimento del suo lavoro cile reperibilità, sarebbe dunque molto gli altri uomini, per incontrarsi e cono- opportuna una nuova edizione italiana scersi. Per questo non capiva come si delle sue poesie. Ciril Zlobec ha scrit- potesse parlare di crisi della letteratura, to molto in un genere difficile e com- se non come crisi dell’uomo, della ci- plesso, spesso banalizzato, quello della viltà umana nel suo complesso. Si defi- poesia d’amore, che è, scrisse Elvio niva un poeta partigiano, perché aveva Guagnini recensendo Ljubezen/Amore combattuto in nome di quel mondo mi- del 2004, un modo certamente per ri- gliore che credeva trovasse nell’espres- flettere sull’amore come atto d’incon- sione letteraria la sua più alta definizio- tro fisico ma anche come realizzazio- ne, aveva avuto importanti incarichi ne dell’illusione d’eternità, ma anche politici nella Jugoslavia e nella Slove- come lente per esplorare quel groviglio nia, era per quel poco che ho potuto co- di desiderio, aspirazioni, contraddizio- noscerlo una persona molto gentile ma ni, volontà, tensione, annullamento che ferma nelle sue opinioni, preoccupata è l’uomo. Quella di Zlobec non è una per l’evoluzione politica del suo paese poesia sentimentale, ma una poesia dei e dell’Europa, l’Italia gli ha conferito e sui sentimenti: tanti, tutti. diversi premi ed onorificenze ma cre- Ciril Slobec era nato in una famiglia do sia ancora in debito verso di lui. In contadina di Ponikve, settimo e ultimo fondo ci ha insegnato come sia giusto figlio, forse per queste sue origini la credere negli uomini nonostante tutto letteratura non era per lui disgiunta da e quanto sia importante quella bizzar- un aspetto reale, concreto del fare, un ra cosa che chiamiamo letteratura, due oggetto transizionale per dialogare con cose non da poco davvero. Ciril Zlobec Ciril Zlobec Fulvio Tomizza Fulvio Tomizza (25.1.1935–21.5.1999) (25.1.1935–21.5.1999) Eri da questa e dall’altra parte, Bil si na tej in bil na drugi strani, in Istria, sul Carso, in città. bil hkrati tu in tam in še drugje, Spaziava ubiqua, vera la tua arte doma na Krasu, v Trstu, med Istrani, ovunque, dove c’è umanità. povsod, kjer so ljudje res še ljudje. Serbavi un grande sogno nei tuoi geni, Veliko upanje, a ne brez sence, tra luci e ombre ardeva su, più su: ti je v srce žarelo in v oči, per tutti, italiani e sloveni, za vse, za Italijane in Slovence, un ponte aperto! Architetto: tu. gradil si most, odprt v obe smeri. In quel tuo sogno tanta forza e sfida, V tem upanju bila je moč privida incerta più del cielo, più del mare. z nezanesljivostjo neba in morja, E come Rilke, come Bella Vida kot Rilke, kot slovenska Lepa Vida sapevi l’orizzonte perscrutare si gledal, videl daleč prek obzorja di ogni nostra bega o cecità. vseh naših temnih zdrah in razprtij. Con noi penando quanto vita dà. In z nami žível muko naših dni. Da: Ciril Zlobec, Da: Ciril Zlobec, Lontananze vicine, Samo ta dan imam, Editoriale Stampa Triestina, Trieste 2012, p. 275. Prešernova družba, Ljubljana 2000, p. 103 Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura Traduzione dallo sloveno di Miran Košuta N. 37 - settembre 2018 5
TEATRO “SU IL SIPARIO!” L’ALTRO TEATRO sommario DI Giuseppe O. Longo di Paolo Quazzolo A meno di un anno di distanza si concentra sul fallimento del matrimo- dall’uscita de La scienza va a teatro, nio con l’intento di rivelare allo spettato- Giuseppe O. Longo torna in libreria con re ciò che si nasconde dietro la facciata di un nuovo volume, ancora una volta de- ipocrita rispettabilità: tradimenti, perver- dicato al teatro, dal titolo La stagione sioni, libertà di ogni tipo e, quando tutto dei viaggi. Edito da EUT, il nuovo la- ciò non è possibile, allora viene descritto voro completa il percorso drammaturgi- il celebre “inferno coniugale”, in cui il co dell’autore pubblicando una serie di matrimonio è visto come un’angosciante pièce pensate non solo per il palcosceni- prigione che rende impossibile la vita a co, ma anche per la radiofonia. Si tratta, coloro che vi sono rimasti intrappolati. come suggerisce il titolo del volume, di In sostanza Longo si interroga su qua- una serie di viaggi metaforici alla sco- li possano essere le origini oscure delle perta dell’animo umano, in cui vengono insoddisfazioni e dei mali che tormenta- rivelati, in modo talora divertente e talo- no la società contemporanea, portando Giuseppe O. Longo ra drammatico, i misteri, le pulsioni, le sulla scena una serie di interni borghesi incertezze, le aspirazioni. in cui i protagonisti sono costantemente La stagione dei viaggi La nuova pubblicazione raccoglie in lite tra loro, spesso per motivi futili A cura di Walter Chiereghin dieci commedie – per lo più in un atto e inconsistenti. Si tratta di pièce per lo Con un saggio di Paolo Quazzolo – e diciannove radiodrammi, ossia delle più divertenti, spesso sarcastiche e talo- EUT, Trieste 2018 pièce pensate non per uno spazio fisico ra anche un po’ maligne, in cui il gioco pp. 750, euro 16,00 qual è il palcoscenico, ma per un mezzo scenico serve tuttavia a denunciare i ma- ove l’azione teatrale rinuncia all’impor- lesseri della nostra quotidianità, a inda- tante codice visivo puntando esclusiva- gare i motivi di eterne insoddisfazioni, a mente sulle suggestioni trasmesse dalle cercare di comprendere come il rappor- voci degli attori e da una sofisticata co- to tra due persone sia potuto giungere a lonna sonora. situazioni di estrema inconciliabilità. E Dopo la silloge dedicata alla parti- così il commediografo ci presenta casi colare forma del teatro-scienza, in cui tra i più disparati che vanno dal deside- Longo ha narrato vicende che vedono rio di evadere dall’inferno domestico in quali protagonisti scienziati, nonché gli Ma che Australia d’Egitto!, alla difficoltà entusiasmi e le paure per le conseguen- dei rapporti tra genitori e figli in Diva- ze delle loro scoperte, i testi pubblicati no a banana o Domenica in famiglia. La in questo nuovo volume abbandonano il trasformazione del rapporto coniugale in mondo della scienza per offrire al lettore una sorta di convivenza in cui un coniuge una grande varietà di soggetti, situazioni ignora l’altro è presentata nel dramma- e personaggi, in contesti per lo più quoti- tico Il casellante, mentre l’incapacità a diani. Nonostante la loro varietà, i lavo- porre fine a una storia d’amore è narrata ri presentati nel volume possono essere nel divertente Risotto con gli scampi. La raggruppati, in qualche modo, per filoni rappresentazione di rapporti familiari che tematici, suggerendo così alcuni motivi si complicano quando qualcuno, creden- conduttori che percorrono trasversalmen- do di agire a fin di bene, cerca di intro- te l’intera raccolta. L’argomento che sem- mettersi negli affari sentimentali altrui, è bra essere tra i più cari a Longo è quello rappresentata in Tutto si aggiusta e in Mi in cui sono presentate storie del disamore fai venire l’anima verde, mentre Il fratel- attraverso lo scontro tra uomo e donna, lo maggiore porta sulla scena una storia marito e moglie, genitori e figli. Numero- altamente drammatica, in cui odi repressi se pièce di Longo, infatti, indagano uno e incomprensioni familiari si mescolano dei temi più affascinanti dell’esistenza tra loro in un contesto di grande tensio- Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura umana quello, appunto, dei rapporti fami- liari. Secondo una formula perseguita più ne. Le commedie di Giuseppe O. Longo volte dal teatro borghese europeo, Longo raccolte in questo volume tuttavia non N. 37 - settembre 2018 6
La stagione dei viaggi completa con le prove TEATRO drammaturgiche che esulano dall’ambito scientifico sommario l’articolato affresco che lo scrittore ha prodotto per il Teatro propongono solo l’“eterna lite” tra moglie dell’esistenza, ossia la pazzia. Numerosi e marito: vi è anche un secondo filone ca- tra i suoi personaggi presentano compor- ratterizzato da un forte senso del mistero tamenti bizzarri che se da un lato sono con una serie di drammi che spaziano dal testimonianza di forti egocentrismi, caso poliziesco a quello in cui l’inquietu- dall’altro dimostrano come la nostra dine e la suspense giocano un ruolo pre- società sia caratterizzata, in molte delle ponderante. Anche in questo caso emergo- sue espressioni, da atteggiamenti giusti- no le due anime di Longo, quella che cede ficabili solo attraverso lo squilibrio men- al divertimento del gioco scenico e quella tale. A questo argomento sono dedicate che viceversa guarda al drammatico. Alla alcune commedie piuttosto divertenti prima tipologia appartiene Duetto, singo- ma al tempo stesso inquietanti, come Lo lare storia dell’anziana Anita che riceve spinato dev’essere grande, in cui un’ap- la visita del proprio vicino il quale, un po’ parente normalità si rivela essere invece alla volta, assume le fattezze dell’assassi- la realtà di un manicomio; Era una roc- no, salvo poi a divenire lui stesso vittima cia, il colonnello, delirante monologo di dell’amabile vecchietta. Nella vena dram- una vedova che nell’esaltare i pregi del matica si collocano invece La piccola defunto marito ne finisce per descrivere Inge, autentico caso poliziesco; l’inquie- tutte le deformanti manie. tante e a tratti sconvolgente Sulla rotta di Il volume trae il titolo da un radio- Città del Capo caratterizzato da una vaga dramma scritto nel 2000, La stagione dei atmosfera horror; il tenebroso La casa sul viaggi, appunto, che appartiene a un grup- canale, caso poliziesco in cui l’ambiente po di lavori dal carattere più meditativo, e le atmosfere giocano un ruolo decisivo; in cui prevale un’atmosfera melanconica Il cavaliere insonne e Fornace vecchia, e il dolore per ciò che si è definitivamente in cui predominano elementi fantastici e perduto. Ma nella raccolta trovano posto surreali. anche un dramma storico, Il mandarino In tale contesto, uno dei drammi più di Dio, in cui viene rievocata la storia del avvincenti è sicuramente Treno di notte, missionario gesuita Martino Martini, e un storia di un viaggio da incubo, in cui il lavoro del tutto particolare, La città inte- protagonista incontra una misteriosa riore, in cui si narra di un viaggio inizia- viaggiatrice che sotto i suoi occhi assu- tico di tre pellegrini verso un imprecisato me imprevedibilmente gli aspetti più di- Oriente, un difficile percorso verso la co- versi e raccapriccianti. noscenza che può essere conquistata solo Un terzo tema che circola attraverso da colui che ha saputo affrontare sino in i drammi de La stagione dei viaggi, è la fondo il lungo cammino. paura verso lo straniero e l’imperscru- Se ai lavori contenuti in questa pub- tabilità del destino che ci aspetta. Lo ri- blicazione accostiamo quelli appartenen- troviamo in Prove di città desolata, ove ti al filone del “teatro-scienza”, raccolti gli ultimi superstiti di una civiltà rimasta nel precedente La scienza va a teatro, vittima del suo eccessivo sviluppo tec- otteniamo il ritratto artistico di un au- nologico stanno cercando di difendersi tore estremamente versatile, capace di da invasori che vivono secondo modelli affrontare tematiche tra le più diverse, molto più rudimentali. In Molossi alla abile nel passare con agilità da un genere frontiera viene invece presentata una all’altro, efficace nel creare per la scena società ormai anziana e poco prolifica personaggi portatori di tematiche sempre accerchiata da invasori giovani, forti interessanti. Una drammaturgia che nel- e spavaldi, che riescono ad avere il so- le sue molteplici articolazioni diviene, pravvento sugli autoctoni. ancora una volta, specchio incisivo del Un osservatore attento della psiche umana qual è Giuseppe O. Longo, non mondo che ci circonda e spunto di rifles- sione sugli atteggiamenti della società Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura poteva tralasciare uno dei grandi temi contemporanea. N. 37 - settembre 2018 7
GRANDI MOSTRE sommario FATTO A MANO di Marina Silvestri della creatività e dell’artigianalità. Realizzata dalla Michelangelo Founda- tion for Creativity and Craftsmanship di Givevra in collaborazione con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Fondazione Giorgio Cini, la Triennale di Milano Design Museum e Fondation Bettencourt Schueller, l’esposizione era ospitata all’interno della Fondazione Giorgio Cini, con sede a San Giorgio Maggiore. Nello spettacolare complesso architetto- nico monumentale, testimone della grande arte italiana, gli artigiani presenti con le loro produzioni, spiegavano metodi e valore del- le lavorazioni attraverso dimostrazioni dal vivo, ma anche con l’ausilio delle più sofi- sticate tecnologie di realtà virtuale. L’obiet- tivo: incentivare un ‘rinascimento’ delle arti applicate e a far conoscere ai giovani il va- C’è da augurarsi che possa rappresentare lore storico e attuale di una produzione non un punto di svolta per l’eccellenza artigia- comparabile con la tecnologia. Una rivincita na, come è nella volontà dei promotori, la della manualità nei confronti della serialità mostra-evento Homo Faber. Crafting a more della produzione industriale. Dagli orafi, agli human future, progettata per dare impulso intagliatori, alle ricamatrici, agli orologiai ed incoraggiare un movimento culturale che e tagliatori di pietre preziose, dalla stampa valorizzi i principi insiti nei mestieri d’arte d’arte ai filati su telaio. Il percorso toccava applicata. Pubblicizzata some “celebrazione il chiostro, le gallerie, le biblioteche, l’ex pi- dell’estro creativo e del talento manuale” ha scina, spazi di norma non aperti al pubblico; premiato le aspettative. una superficie di 4.000 metri quadri, 16 per- Palpabile l’impatto con la bellezza, con il corsi a tema, 400 artigiani, 85 mestieri, 300 rapporto che si crea fra i diversi materiali, le- abilità uniche. Con 900 oggetti già realizzati gno, pietra, metallo, preziosi, stoffe e l’uomo e 91 maestri all’opera davanti al pubblico. che li plasma e trasforma in forme ‘uniche’ Questi i numeri di un impatto con la qualità che ne esaltano la diversa natura e le poten- e l’esperienza del ‘fatto a mano’ difficile da zialità espressive, a volte la criticità del lega- raccontare. me fra la natura e l’oggetto creato. Un evento Nella Sala degli Arazzi nella sezione Best culturale di rilevanza internazionale, in una of Europe, hanno esposto 150 artisti artigiani città internazionale come Venezia, in uno dei europei selezionati dal gallerista francese Jean mesi di maggior afflusso turistico dell’anno, Blanchaert messi in mostra nell’allestimento che ha inteso valorizzare il meglio dei me- dell’architetto Stefano Boeri. Un crinale quel- stieri d’arte tradizionali assieme alle pratiche lo fra arte e artigianato che Blanchaert così contemporanee più innovative e il loro lega- descrive: “Immaginiamo una montagna con me con il mondo del design. Presenti maestri due versanti, uno l’artigianato, l’altro l’arte. artigiani di tutti i paesi europei, rappresen- Per comprendere meglio prendiamo un libro, tanti di antiche competenze, di mestieri rari apriamolo leggermente e appoggiamolo a un che stanno scomparendo ed eccellenze del tavolo con il dorso rivolto verso l’alto. Consi- lusso. E poi strumenti e laboratori che rico- deriamo la prima di copertina come il versante struivano il microcosmo ‘bottega’, nonché artigianale e la quarta di copertina come quel- Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura l’opportunità per il pubblico di ascoltare opi- nioni ed esperienze, e partecipare a un fitto lo artistico. Best of Europe mostra il lavoro di quegli artigiani artisti la cui opera si colloca in programma di conferenze e incontri sul tema un territorio simile al dorso del nostro libro, N. 37 - settembre 2018 8
Affascinante mostra alla Fondazione Cini GRANDI MOSTRE sommario proprio in quel sottile altopiano, che si trova fra artigianato ed arte. In sostanza si tratta di creazioni artigianali così splendide da essere diventate arte, e di creazioni artistiche la cui essenza è costituita da una grande sapienza artigiana. Intendo mostrare l’eccellenza arti- giana tuttora presente in quel grande quadrato chiamato Europa, i cui quattro angoli sono l’Islanda, il Portogallo, Cipro e la Russia. Nel Vecchio continente, ogni venti, trenta chilo- metri cambiano l’accento, il vino e il modo di essere. I piemontesi sono diversi dai lom- bardi, i lombardi non somigliano ai veneti, gli slovacchi si distinguono dai cechi, gli irlan- desi del nord da quelli del sud e così via per tutte le nazioni. Insieme al vino e all’accento cambia anche il carattere dell’artigiano e que- sto in mostra si può notare. I materiali, siano essi vetro, ceramica, ferro, cuoio, carta, pla- stica o legno, sono interpretati dagli artigiani gner e Maestri ospitata nel cenacolo palla- artisti in modo assai diverso. L’allestimento diano, curata da Michele De Lucchi con una di Stefano Boeri ha espresso magnificamente serie di opere commissionate per l’evento a l’anima e il corpo dell’Europa, una volta tanto coppie di artisti e progettisti per far incontra- veramente unita. Meravigliosi manufatti, ope- re la tradizione con le forme contemporanee ra di creatori e nazionalità e religioni diverse, (sotto la riproduzione con tecniche digitali disposti, come alle Olimpiadi, gli uni vicino dell’artista inglese Adam Lowe dell’affresco agli altri, pacificamente. di Paolo Veronese Le nozze di Cana già bot- Una delle più belle novità del terzo mil- tino di guerra di Napoleone e restituito nella lennio, in Europa, è la rinascita delle antiche fattispecie a Venezia nel 2007). città d’arte, che, dopo anni di crisi, si stanno Inoltre la Fondazione Bettencourt Schuel- rivitalizzando: penso a Kilkenny in Irlanda, ler promotrice del Prix Liliane Bettencourt Vallauris in Francia, Mafra in Portogallo, pour l’intelligence de la main ha proposto Dubi nella Repubblica ceca, Mettlach in Singular Talents/Talenti Rari nell’era della Germania, Daugavpils in Lettonia, Murano serialità; Natural Talent/Talento naturale, in Italia. Allo stesso modo, oggi, quando un collezione di oggetti in legno dei maestri genitore scorge nel figlio un talento manua- Viganò e Meloni e della Creative Academy; le, una tendenza artistica, non la reprime più, Poetry of wood/Poesia del legno dei maestri ma lo incoraggia a seguire il suo destino, di Bottega Ghianda; Doppia Firma 2018, re- che, come nel Rinascimento, spesso parte alizzata da Living Corriere della Sera, Fon- da una bottega artigiana. Come fu quella di dazione Cologni e Michelangelo Founda- Domenico Ghirlandaio per Michelangelo; il tion, nata da una collaborazione fra designer luogo ideale dove mantenere viva la tradi- di fama internazionale e artigiani veneti; zione, assicurandosi che continui a guardare nella Sala Carnelutti, Imaginary Architec- verso il futuro”. ture/Architetture per interni, della designer Da citare, oltre alle Stanze del Vetro, le iraniana India Madhavi, con due ‘caroselli’ sezioni Centuries of Shape/Evoluzione della in rattan, smarlo e seta. Ed ancora Fashion Forma, nella biblioteca del Longhena, cura- inside and aut/Nelle trame della Moda, pro- ta da Silvana Annicchiarico, una riflessione poste di couturier quali Dolce &Gabana, su forma, spazio e contenuto attraverso vasi prodotti in Europa dall’inizio del Novecento Capucci e Chanel, nell’ex piscina Gandi- ni, la rassegna fotografica Venetian Way di Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura ad oggi; Creativity & Craftmanship/Desi- Susanna Pozzoli nel Chiostro dei Cipressi; N. 37 - settembre 2018 9
GRANDI MOSTRE Per un Rinascimento europeo delle arti applicate sommario naria, che farà ritorno in ottobre a Ca’ d’Oro nella raccolta Franchetti. La Michelangelo Foundation for Cre- ativity and Craftsmanship promotrice dell’evento è istituzione con sede in Svizzera che si dedica alla promozione della maestria artigiana a livello internazionale. Avvicina i mondi della progettazione e dell’alto arti- gianato, del design e dei mestieri d’arte, al fine di assicurarne la futura sopravvivenza. «Per questa manifestazione abbiamo scel- to Venezia, baluardo di cultura, di arte e di eccellenze artigiane, nonché luogo di impa- reggiabile bellezza», ha dichiarato Franco Cologni, co-fondatore della Michelangelo Foundation «perché Venezia continua a es- sere, oggi come in tutto il corso della sua storia, un centro nevralgico di scambi e con- nessioni». Mentre Johann Rupert, anch’egli Workshop Exclusive/Mestieri in movimento co-fondatore della Michelangelo Foundation con mezzi di trasporto personalizzati fra cui ha sottolineato che «L’espressione Homo un elicottero, una Ferrari F40, una Vespa e Faber, originariamente coniata nel Rinasci- biciclette su misura. mento, coglie ed esalta l’incommensurabile Migliaia i visitatori che hanno seguito creatività dell’uomo e l’esposizione rende le dimostrazioni in tempo reale di Restoring evidente che gli esseri umani sanno fare me- art’s Masters/Restaurando a cura di Isabella glio delle macchine. Nell’era dell’intelligen- Villafranca, interventi di esperti su arazzi, za artificiale e della robotica industriale – ha pale d’altare, opere lignee, sculture in poliu- detto - quello che possiamo fare è mettere in retano espanso e lo storico yacht Eilean, ed connessione fra loro gli artigiani europei». infine Discovery and Rediscovery/ Scoprire Alberto Cavalli, co-direttore esecutivo, ha ri- e riscoprire, il volto umano del lusso: venti marcato: «Le mani saranno sempre in grado tecniche artigianali ispirate all’elenco di me- di fare meglio della macchine. Più digitali di- stieri d’arte elaborato dall’Institut National ventano le nostre vite, più analogici saranno des Métiersd d’Art: dall’incisione del cristal- i nostri sogni». lo di J.& L. Lobmeyer (Austria) alla glittica Per il mondo dell’artigianato c’è un fu- di Carier (Francia), all’incastonatura di Van turo possibile scrive Stefano Micelli, profes- Cleef & Arplels (Francia), alla lavorazione sore di Economia e Gestione delle Imprese, della pelle di Dunhill (Regno Unito), all’oc- all’Università Ca’ Foscari di Venezia: «Gli chialeria su misura di Bonnet (Francia), artigiani che vogliono porre sul mercato le all’orologeria di Jaeger-Le Coultre (Svizze- loro creazioni, frutto di tecniche ereditate dal ra) alla pittura su porcellana di Nymphenburg passato e di tecnologia d’avanguardia, impa- (Germania) al ricamo di Luneville di Lasage rano a dialogare in modo nuovo con appas- (Francia) al ricamo su lino di Madeira, dai sionati e curiosi. Il processo creativo non è tessitori di tappeti Aubusson di Robert Four, più un segreto da celare. Il racconto del saper ai creatori di profumi per Aquaflor, ai venta- fare costituisce una spetto essenziale della gli di Duvelleroy (Francia), fra cui la sezione creazione del valore. Trasmette la profondità Mesmerizing Embroidery/Incantevoli ricami di un percorso in grado di bilanciare in modo nell’arte di Lesage. Nel padiglione, ‘ospite originale il gusto della tradizione con l’inno- Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura d’onore’, Il “Ritratto di Marcello Durazzo” di Anton Van Dyck, la celebre tela da poco vazione del design e della tecnologia». Homo Faber è stato il primo grande evento cultura- restaurata e restituita alla sua cromia origi- le dedicato ai mestieri d’arte in Europa. N. 37 - settembre 2018 10
ITALIANI IN DIVISA STORIA AUSTRIACA sommario di Fulvio Senardi A volte mi chiedono perché, con diabo- mismo della volontà (ahimé, la adottò anche lica perseveranza, continuo a occuparmi di Craxi in casacca da maître nello spot eletto- libri, di saggistica anzi, quello scabroso set- rale del 1983). Ma forse è soltanto la scusa tore della produzione editoriale che su molti per un edonistico e disincantato piacere del giornali, quando appaiono le classifiche dei fare. Che in questo caso alimenta la curio- “top ten”, non viene nemmeno indicato. La sità per un libro, ci apprestiamo a parlarne, speranza di far conoscere un libro e di con- che viene a colmare un imbarazzante vuoto seguenza le tesi che propone ai cittadini del nelle ricerche sugli austro-italiani nella fase Paese meno colto d’Europa? Il desiderio di del crepuscolo asburgico: Fra due divise - contribuire a diffondere delle visioni che La Grande Guerra degli italiani d’Austria spaccano la crosta del pregiudizio, quando di Andrea Di Michele. oramai sappiamo - i politici vengono votati Già negli anni Novanta Lawrence Son- dal popolo, gli storici no, per far eco a una dhaus autore di un saggio che continua ad peregrina esternazione dell’attuale Ministro essere, per il periodo che precede la Grande degli Interni - che il senso comune, anche Guerra, opera di riferimento (In the Service in campo storico, è influenzato piuttosto dai of the Emperor - Italians in the Austrian Ar- Andrea Di Michele borborigmi degli eletti che dalle riflessioni med Forces 1814-1918, Boulder, East Euro- Fra due divise documentate e ponderate degli esperti? (Chi pean Monograph, 1990, distributed by Co- La Grande Guerra degli italiani vive a Trieste sa di che cosa parlo, anche se lumbia University Press, New York, pp. IX, d’Austria temo che la situazione cittadina si ripeta pari 217, $ 28), lamentava la scarsità della biblio- Laterza, Roma-Bari 2018 pari all’ombra di molti dei mille campanili. grafia sull’argomento. E fino ad oggi poco Un po’ alla rinfusa: una sfilza di assessori, a era cambiato, anche perché Sondhaus ave- pp. 237, Euro 24,00 destra e a sinistra, per i quali “cultura” non va scelto di concentrarsi sul cinquantennio è, se va bene, che il termine che completa 1814-1866, “quando l’Austria ha governato agri-, esternazioni amplificate dai Media che gran parte dell’Italia del Nord e incorporato sanno di parole in libertà - il cavalier Renzo un gran numero di italiani nell’esercito e nel- Codarin che si improvvisa storico della peni- la marina” (p. VI). Comunque l’importanza sola istriana - , Enti ben noti per la faziosità pionieristica del volume dell’americano è delle posizioni - la Lega Nazionale - che as- stata tale che, prima di venire alla Grande sumono la gestione di musei dal forte valore Guerra degli italiani d’Austria, è il caso simbolico e di grande rilievo pedagogico: il di riassumerne alcune conclusioni, peraltro Museo del Risorgimento di Trieste, persona- confermate, nella sua ottica più cronologi- lità di fresca nomina alla massima responsa- camente circoscritta, da Andrea Di Miche- bilità della cultura regionale che proclamano le. Nella sua ampia prospettiva storica (solo il 2019 anno di Leonardo, minacciando di l’ultimo dei sei capitoli è dedicato agli anni negare il finanziamento a chi, fra le associa- della Doppia Monarchia) Sondhaus si sen- zioni del Nord-est, siano pure titolate, non te dunque di poter concludere che “esempi si occupasse di Rinascimento: anche l’As- di ciò che gli storici italiani chiamerebbero sociazione volontari della stazione-museo patriottismo e gli austriaci tradimento sono di Campo Marzio, per dire? Anche il Centro state eccezioni, per quanto di grande visibi- studi “Scipio Slataper” dunque?). lità, rispetto a un abituale buon adattamento, Ai margini di un incubo orwelliano (ri- con punte perfino di lealtà tra i soldati italia- cordate? Ignorance is strength, motto che ni” inquadrati nell’esercito asburgico (ivi). regge le pratiche del “Ministero della veri- Detto questo, rassicuriamo: non si segui- tà”, anticipazione perfetta della fake-History rà passo passo la complessa analisi dello sto- con cui i politici alimentano la canea dema- rico statunitense, ma qualche punto merita, gogica che fingono di condannare), un in- lo ripetiamo, di venir illuminato. In primo cubo cui solo l’endemico (e in questo caso luogo il fatto che lungo tutto il Risorgimen- provvidenziale) disordine italiano imprime una movenza piuttosto di farsa che di tra- to le diserzioni di italofoni dai reggimenti austriaci rimasero entro limiti fisiologici, e Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura gedia, ci si rifugia nella formula dell’otti- divennero massicce solo dopo l’occupazio- N. 37 - settembre 2018 11
STORIA Militari italiani tra patriottismo e lealismo sommario nei confronti della duplice monarchia ne della Lombardia da parte dei franco-pie- sissimi casi di diserzione o ammutinamento montesi, nella prospettiva del cambiamento nelle forze armate (a Radkersburg e a Cat- di sovranità. A dimostrazione che l’appello taro, nell’ultimo anno di guerra, fu decisiva patriottico diceva poco a soggetti reclutati in la spinta ribellistica degli slavi del sud). Il gran parte nelle campagne. Peraltro è stato timore dell’irredentismo, in special modo ben documentato il valore dei reggimenti ve- dopo il maggio del 1915, sfociò in forme neti a Königgrätz, come a smentire una certa di esasperata paranoia (“full scale parono- diffidenza austriaca nei confronti degli italia- ia”, p. 116): “la maggioranza degli italiani ni che vestivano la divisa dell’Impero. Così del Litorale e del Tirolo”, conclude Son- Sondhaus: “negli anni 1814-1848 l’Austria, dhaus, “si erano mostrati indifferenti alla pur senza vere ragioni, diffidò dei suoi sol- sirena irredentista per quasi cinquant’anni, dati italiani, mentre ebbe piena fiducia, nello massimamente perché patriottismo e iden- stesso periodo, nei suoi marinai di lingua tità nazionali stringevano nodi complessi italiana, che, relativamente almeno agli uffi- in queste regioni. Ma durante gli anni della ciali, non la meritavano” (p. 81). La marina, guerra una diffusa diffidenza nel Litorale e dunque, per la quale va fatto un discorso dif- l’internamento dei civili del Trentino furono ferente: nata in un contesto di pretta italiani- abbastanza per lasciare un sapore amaro an- tà lungo la linea Repubblica veneta-Regno che nella bocca del più convinto austrofilo e d’Italia-Impero d’Austria (italianità sotto il kaisetreu austro-italiano” (p. 116). profilo linguistico ovviamente, nell’apoteosi E qui mi pare Sondhaus anticipi un tema - un tema che Sondhaus non tocca - del dia- sul quale va riflettendo la più moderna sto- letto veneto in tutte le sue declinazioni) vie- riografia, e a cui ha dato voce, con maggior ne progressivamente “de-italianizzata” dopo chiarezza, un professore olandese attivo l’incidente dei fratelli Bandiera. Nonostante all’Istituto Universitario Europeo di Firenze, ciò il ruolo dei marinai di lingua italiana nel Pieter Judson. Gli si devono le dense pagi- corso delle vittoriose campagne navali del ne di The Habsburg Empire. A new History 1864 e del 1866 fu grande, anche se non in (2016), volume che chiude una serie di ricer- posizione di comando. Se sarebbe sbaglia- che sull’universo asburgico suggerendo che to - afferma Sondhaus - vedere in Lissa una furono gli anni della guerra a dissipare un vittoria “veneta”, si trattò certo di un trionfo capitale ingente di reciproca fiducia tra au- della “marina multinazionale postquarantot- torità asburgiche e popoli soggetti, quando tesca”, “in cui la presenza italiana giocò una il potere fu consegnato ai militari, lo stato di parte molto importante” (93), tanto è vero diritto venne del tutto sospeso e l’intera so- che - a scorno degli storici o degli pseudo- cietà militarizzata con eccessi polizieschi ed storici della giovane Repubblica di Croazia inquisitoriali, rendendo difficili le condizio- dove Lissa è ormai vista in luce patriottica - ni di etnie non tedesche (i cechi, i ruteni, gli appena negli anni Ottanta la presenza croata italiani, e siamo in Cisleithania, la parte più nella marina militare austriaca supera quella civile della doppia monarchia) considerate italiana (p. 97), con una percentuale pratica- all’ingrosso (ed erroneamente), simpatiz- mente uguale di italiani e slavi del sud nel zanti del nemico. Per esse, nonostante secoli corpo ufficiali dal 1885 al 1907, come indica di fedeltà, liberarsi dell’aquila bicipite alla la tabella VII (dopo un periodo, 1802 -1848, fine del 1918 fu come uscire da un incubo. di assoluta prevalenza italiana). Più vicino È in fondo la visione che, pur senza la lu- ai temi del libro di cui passeremo subito ad cidità d’analisi resa possibile solo dal senno occuparci è l’ultimo capitolo, in parte dedi- di poi, propone Giani Stuparich nella prima cato alla Grande Guerra. Vi si registra una edizione della Nazione czeca raccontando condizione complessiva di crescente sospet- la tragica battuta d’arresto che la guerra to da parte della autorità militari asburgiche scatenata dall’Austria impone al processo, Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura nei confronti della popolazione di lingua italiana, tale da portare a veri e propri episo- che egli giudica in fieri attribuendogli buo- ne possibilità di successo, di trasformazio- di di discriminazione, a fronte però di scar- ne della monarchia in uno stato dalle basi N. 37 - settembre 2018 12
“Essere italofoni significò per i soldati patire STORIA un pregiudizio negativo da parte sommario delle autorità militari austro-ungariche” più solide e moderne: “con lo scatenare la codardia, dell’inaffidabilità e della predispo- guerra europea l’Austria impero ([…] l’Au- sizione al tradimento che più che di dati e stria tradizionale del governo […] la crosta comportamenti reali si nutriva di scetticismi ammuffita […]) ha sorpassato l’Austria dei di antica data, oltre che di sedimentati pre- popoli”. Più che sorpassata, soffocata, con giudizi circa l’inaffidabilità e la pigrizia dei i risultati che sappiamo. Conferma questa popoli meridionali” - p. 95), quanto, dopo lettura Fra due divise - La Grande Guerra il crollo dell’Impero, all’affabulazione irre- degli italiani d’Austria, dove il discorso è dentista che (in Italia, in Cecoslovacchia, in articolato in quattro capitoli. Il primo fa il Romania, ecc.) volle interpretare ogni atteg- punto degli studi sugli italiani d’Austria con giamento di fastidio verso la guerra e ogni sintesi riuscita ma senza sprazzi di origi- diserzione (atti, nella sostanza, per lo più pri- nalità (utile ripetizione però per coloro che vi di contenuto politico) come gesti di valore ancora considerano l’Impero, dove già nel nazionale. A rendere inutile le proteste, che 1906 viene concesso il suffragio universa- non mancarono, da parte di funzionari dello le, una mazziniana “prigione dei popoli”), stato austriaco contro misure discriminatorie il secondo, In guerra per l’Austria, segue ritenute sbagliate e controproducenti giocò il le vicende degli italiani in feld-grau, il ter- fatto che l’Impero in armi optò per “l’istau- zo e il quarto, In Russia, tra Austria e Italia razione immediata di un regime ditattoriale e Diventare italiani approfondisce un tema di guerra senza paragoni con gli altri paesi poco noto, ma che proprio a Trieste, grazie coinvolti nel conflitto” (p. 61), con il risulta- fra gli altri a Marina Rossi, è stato oggetto to di un totale “asservimento del potere civi- di indagini specifiche: il destino dei prigio- le a quello militare” (p. 79). In conclusione: nieri austro-italiani in terra russa, uomini “essere italofoni significò per i soldati patire che la stato italiano cercò di guadagnare alla un pregiudizio negativo da parte delle auto- propria causa organizzando selezioni e tra- rità militari austro-ungariche” e “i maltratta- sferimenti. E da qui le stazioni di un’amara menti subiti e la marginalizzazione sofferta “anabasi” sempre sul filo del malinteso, con nell’esercito contribuirono a determinare prigionieri pronti, per sfuggire alle impervie l’allontanamento di molti di loro dall’idea stagioni siberiane, ad accettare un’etichetta di patria austriaca” (p. 224). Il volume di Di nazionale assai spesso inadeguata rispetto Michele, che raccomandiamo caldamente, ad appartenenze prettamente locali, la regio- si chiude sul paradosso di due destini, ben ne, la valle, la città. “Gli italiani d’Austria”, rappresentativo dei malintesi e delle misti- spiega Di Michele, “pagarono il disinteresse ficazioni che, anche sul piano storiografico, e la disorganizzazione della autorità russe hanno accompagnato il tema di cui ci occu- da una parte, ma anche le titubanze e le dif- piamo: quello del goriziano Mondolfo, che, fidenze nei loro confronti di quelle italiane ancorché di fede irredentista, sceglie, prigio- dall’altra” (p. 131). Lo storico approfondisce niero in Russia, di non passare dalla parte con indagini più mirate e avvalendosi di una dell’Italia per non nuocere ai familiari rima- ricca bibliografia in tedesco (di solito pre- sti a casa, e di Cislin, un contadino anch’egli clusa agli studiosi italiani) e di ben ragionate originario del goriziano che, pur sentendosi incursioni negli Archivi di Stato di Vienna patriota austriaco e fedele “al mio caro Im- e di Roma, nell’Archivio diplomatico del pero”, opta per l’Italia, soprattutto per la MAE e nell’Ufficio storico dello Stato mag- delusione provata per la disistima espressa giore la percezione che di questi soldati si nei suoi confronti, in quanto italiano, dai ebbe in Austria, dove vennero giudicati inaf- compagni di prigionia (si noti l’amara ironia fidabili, creando così un mito duro a morire, di ritrovare in lui tracce dell’esperienza di funzionale tanto, in un primo tempo, alla molti volontari giuliani nell’esercito italia- dura discriminazione condotta nei loro con- no, di cui dà testimonianza Giani Stuparich fronti (e verso le comunità da cui proveniva- no) da parte delle autorità militari austriache in Guerra del ’15, ora sospettati di essere spie, ora disprezzati per aver spinto sulla via Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura (“si impose immediatamente lo stigma della della guerra un Paese che voleva la pace). N. 37 - settembre 2018 13
NARRATIVA sommario I FANTASMI DI Dušan Jelinčič di Walter Chiereghin raltro dotata di un già cospicuo e ben impostato catalogo), è uscito un nuovo volume, stavolta di racconti: I fantasmi di Trieste, con il quale l’autore ripren- de il filo della narrazione di sé e della sua città, coadiuvato anche dalle belle illustrazioni di Elisabetta Damiani. Ne risulta, alla fine, un quadro articolato e composito, né poteva essere diver- samente, considerando le pluralità che connotano di sé l’autentica realtà di questa città in qualche misura inafferra- bile, pur se ampiamente indagata e illu- strata nelle pagine dei suoi scrittori. Come ha rivelato l’autore stesso nel corso di una presentazione del volume, la sua idea originale era quella di scri- vere un romanzo, progetto in seguito abbandonato, in considerazione del tu- multuoso affollarsi sulla scena di una quantità di personaggi e di situazioni difficilmente gestibili per mezzo di una scrittura sorvegliata e incisiva. La forma racconto, così, si è rivelata più adatta Dušan Jelinčič C’eravamo incontrati una prima all’enucleazione di una piccola serie di volta a un’assemblea di studenti al liceo figure e di storie (i racconti sono nove, Prešeren di Trieste, negli anni Settanta, corredati da una nota conclusiva) che, ma ho avuto modo di conoscere meglio come le tessere di un mosaico, com- soltanto alcuni anni fa Dušan Jelinčič pongono nel loro insieme un’immagi- e la sua opera narrativa che, all’epoca, ne della città, di alcune personalità che era relativamente circoscritta, in buo- l’hanno abitata e del suo divenire storico na parte confinata all’interno della sua nella frazione temporale che attraversa esperienza alpinistica, che lo aveva por- quasi per intero il Novecento. La narra- tato a scalare - primo tra quanti abitano zione procede in forma autobiografica, in Friuli-Venezia Giulia - un Ottomila, partendo spesso da un ricordo persona- al quale negli anni successivi se ne ag- le, risalente magari all’infanzia, che è giunsero altri due. Seguì poi, nelle li- pretesto per dischiudere una finestra su brerie, altro, molto altro, al punto che un luogo o un ambiente, di norma tra i Jelinčič è diventato uno degli autori meno rappresentativi e riconoscibili di sloveni che vanta il maggior numero di Trieste, oppure sulla vicenda umana di traduzioni in italiano. Lo scorso anno qualche personaggio storico che per tali un romanzo molto triestino, recensito luoghi sembra aggirarsi ancora, come su queste pagine da Anna Calonico (Il un fantasma, appunto. Ponte rosso n. 28, ottobre 2017), nar- Il primo di questi - in ordine di appa- rava con riflessi palesemente autobio- rizione - è la singolare figura di Diego grafici, la storia di alcuni giovani negli de Henriquez, introdotto dalla curiosità anni Settanta, tra impegno politico, stu- dell’autore bambino, che abitava con la dio, scoperta di relazioni sentimentali famiglia sul colle di San Vito, in prossi- Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura ed erotiche con l’altro sesso. Ora, pubblicato da Bottega errante, mità di un fondo dove il bizzarro colle- zionista immagazzinava alcuni dei suoi una giovane casa editrice friulana (pe- più ingombranti reperti bellici: cannoni, N. 37 - settembre 2018 14
«Trieste è una collana con tante perle, NARRATIVA tutte diverse tra loro, ma ognuna sommario con il suo fascino sempre nuovo» autoblindo, carri armati. De Henriquez dei sogni spezzati, dove si esercitavano viene rappresentato nell’ultima sua diffidenze e rancori tra ragazzi di lingua serata, accompagnato dal fido amico italiana e altri sprezzantemente appella- a quattro zampe Pax, mentre nel con- ti s’ciavi, in ossequio a un pregiudizio sumare la sua cena frugale vive come etnico duro a morire ben al di là dell’in- un’oscura premonizione la presenza felice periodo del fascismo imperante, attorno a sé di brutti ceffi, presumibil- quando, come testimonia Boris Pahor, mente neofascisti, che sembrano spiare vi era chi teorizzava una pulizia etnica le sue mosse. Morirà poche ore dopo, nella quale gli sloveni avrebbero dovu- nell’incendio di un suo magazzino- to essere sterminati “come cimici”. La abitazione di via San Maurizio, adagia- percezione della città, nell’articolazio- to all’interno della bara che gli serviva ne della sua topografia come pure nel da giaciglio, né le indagini, abbastanza fluire della sua storia non sconfina in approssimative, hanno mai condotto a Jelinčič in una tranquillizzante e cheta una verità certa sulle reali cause della contemplazione di quanto di indiscuti- sua morte. Ciò che invece è certo è che bilmente bello è rinvenibile nel suo pa- Dušan Jelinčič sono spariti i suoi diari e le trascrizio- esaggio o di quanto di positivo è nella I fantasmi di Trieste ni eseguite da lui delle scritte graffia- comunità composita che la anima: la Bottega errante, Udine 2018 te sui muri della Risiera di San Sabba sua è una visione che, per quanto ap- pp. 184, euro 14,00 all’indomani della Liberazione, che passionata, tiene conto di una gamma avrebbero potuto gettare una luce chia- estesa e chiaroscurale di realtà spesso rificatrice su molti aspetti della vicenda contraddittorie le une rispetto alle altre. legata all’unico lager nazista sul suolo D’altra parte, oltre che scrittore, Dušan italiano e magari anche qualche verità Jelinčič è anche giornalista e si ritiene processuale su quanti ne portavano la eticamente costretto a non celare par- responsabilità. ti o dettagli che apparirebbero stonati Spesso sulla medesima falsariga gli in una rasserenante cartolina, sapendo altri racconti raccontano di questo mi- bene, per averlo personalmente vissuto, crocosmo giuliano, passando attraverso che essi sono invece consustanziali alla l’evocazione di figure rappresentative realtà della quale sceglie di scrivere. È quali Julius Kugy, Franco Basaglia o per questa ragione che anche ambienta- James Joyce, oppure di altre meno me- zioni a prima vista accattivanti come la morabili, la più toccante delle quali è tramvia per Opicina o il popolare bagno certamente Olga, assistita dai servizi alla Lanterna, diviso in due da un muro psichiatrici dopo la chiusura del mani- che tiene separati i bagnanti discrimi- comio dov’era stata ristretta per buona nandoli per genere, possono nasconde- parte della sua vita senza nemmeno re la premeditazione di una sanguinosa essere stata tecnicamente “matta”, su- vendetta o, rispettivamente, un crudo bendo psicofarmaci, letti di contenzio- episodio di bullismo tra adolescenti. ne, elettroschock, oltre - si capisce - la Tutto alla fine converge nella con- privazione assoluta della libertà perso- siderazione che «Trieste è una collana nale, cui l’aveva restituita negli anni con tante perle, tutte diverse tra loro, della sua avanzata maturità la riforma ma ognuna con il suo fascino sempre psichiatrica codificata dalla legge 180 nuovo» (p. 175). Le perle che ci descri- di quarant’anni fa. ve Jelinčič in questi suoi racconti, sono Questi e gli altri personaggi che in- contemplate con un inestirpabile affetto contriamo su queste pagine di Jelinčič per la problematica città nella quale la si muovono per ambienti urbani di nor- sorte lo ha collocato, qualcosa di simile ma periferici, in parte tuttora esistenti e in qualche caso inalterati, in parte a quanto Umberto Saba in una poesia della sua maturità definiva «della vita il Il Ponte rosso informazioni di arte e cultura scomparsi, come Quel campo di calcio doloroso amore». N. 37 - settembre 2018 15
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