CSV FC - ASSIPROV Domenica, 12 agosto 2018

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 12/08/2018 Prima Pagina
 Corriere di Romagna (ed. Forlì-Cesena)                                                                  1
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 Il Resto del Carlino (ed. Forlì)                                                                        2
 12/08/2018 Prima Pagina
 Il Resto del Carlino (ed. Cesena)                                                                       3
ambiente e protezione civile
 12/08/2018 Il Resto del Carlino (ed. Forlì) Pagina 17                               FABIO GAVELLI
 Dal cielo alla terra, sempre al traguardo «Ho corso più di...                                           4
 12/08/2018 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) Pagina 38
 Rifiuti fuori dai cassonetti In sei mesi quasi cento multe                                              6
csv e scenario locale
 12/08/2018 Corriere di Romagna (ed. Forlì-Cesena) Pagina 8
 Spedizione umanitaria in Perù «Lezione di vita, spero di...                                             7
 12/08/2018 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) Pagina 38
 «Nessun accordo tra noi e il Pd»                                                                        9
salute e assistenza
 12/08/2018 Il Resto del Carlino (ed. Forlì) Pagina 15
 Allarme West Nile, il virus si diffonde «Bisogna disinfestare»                                          11
volontariato
 12/08/2018 Avvenire Pagina 24
 Il Fisco gli pignora 300mila euro. Il Codacons rischia di fallire                                       12
 12/08/2018 Avvenire Pagina 31                                                       di Marco Birolini
 Libri e qualcosa in più: la solidarietà                                                                 13
 12/08/2018 Avvenire Pagina 32
 Nuovi fondi per Protezione civile                                                                       14
 12/08/2018 Avvenire Pagina 34                                                       LUCA FRIGERIO
 L' Assunzione di Brugora, capolavoro da riscoprire                                                      15
 12/08/2018 Avvenire Pagina 34
 Un' abbazia benedettina nel cuore della Brianza                                                         17
 12/08/2018 Avvenire (Diocesane) Pagina 8
 Alternanza scuola-lavoro: un' occasione per orientarsi                                                  18
 12/08/2018 Corriere della Sera Pagina 5                                             Monica Guerzoni
 L' esordio «social» Il video di Conte: le sfide a settembre                                             20
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  Dal cielo alla terra, sempre al traguardo «Ho corso
  più di ottocento maratone»
  Fabio Gavelli FORLÌ OTTOCENTO volte la
  maratona. Come minimo. Perché nel suo
  personale curriculum ci sono corse molto più
  lunghe dei fatidici 42 km e 195 metri della
  classica distanza olimpica. Lorenzo Gemma,
  64 anni, maresciallo dell' Aeronautica in
  pensione, brindisino d' origine ma a Forlì da
  decenni, è un apostolo della fatica. È in grado
  di portare al traguardo una maratona la
  domenica, ricominciare il lunedì, poi di nuovo
  con scarpette e canottiera il martedì. Lo scorso
  week end, sul lago d' Orta, ne ha completate
  quattro in altrettanti giorni consecutivi. Fra
  queste, c' è quella che gli ha permesso di
  superare le 800 gare di lunga percorrenza.

  Come fa, Gemma?
  «Tutta questione di testa, non di gambe».

  Però ci vogliono anche quelle, no?
  «Sì, ma conta soprattutto la determinazione».
  Si ricorda la prima? «Certo, a Vigarano
  Mainarda, nel 1994. Ci misi 3 ore e 59 minuti».

  Qual è stata la più veloce?
  «Feci la Napoli-Pompei in 3 ore e 10».

  E oggi quanto impiega ad arrivare al traguardo?
  «Per la numero 800 ci ho messo 5 ore e 23 minuti.
  Non sono un campione, ho della resistenza».

  Negli ultimi ventiquattro anni non ha mai preso una vacanza dalla corsa?
  «Purtroppo sì. Nel 2017 mi sono dovuto operare perché ho consumato la cartilagine del ginocchio».

  Morale?
  «Sei mesi fermo, ero diventato intrattabile».
  E poi ha ricominciato. «Ci mancherebbe. L' ortopedico mi disse 'Gemma, le maratone se le deve
  dimenticare'».
  E lei invece ha dimenticato il medico.
  «Di recente sono andato al controllo e gli ho risposto, al dottore: 'Dall' ultima volta che ci siamo visti ne
  ha concluse quaranta'».

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  COMUNE GUARDIE ECOLOGICHE A FIANCO DEI VIGILI

  Rifiuti fuori dai cassonetti In sei mesi quasi cento
  multe
  SI INTENSIFICA, la lotta contro l'abbandono
  dei rifiuti fuori dai cassonetti e, più in generale,
  contro tutti i comportamenti errati nello
  smaltimento dell'immondizia. Nel primo
  semestre del 2018 sono state 94 le sanzioni
  comminate per queste violazioni (di cui 64 già
  pagate per un importo di 8.102 euro), contro la
  sessantina di verbali elevati nello stesso
  periodo dello scorso anno. In questo contesto
  si inserisce il recente rinnovo della
  convenzione con le Guardie ecologiche
  volontarie, che ha come obiettivo principale
  proprio quello di potenziare le attività di
  vigilanza, controllo e sanzioni per contrastare il
  fenomeno. Fra i compiti affidati alle Gev,
  l'attività di vigilanza e appostamento (anche in
  borghese) su specifiche postazioni di
  cassonetti stradali o altre aree indicate dalla
  Poliza municipale; verifiche a campione
  all'interno di cassonetti per individuare
  materiali impropri e, nel caso, identificare
  eventuali responsabili. ALLE GEV si chiede
  anche di segnalare eventuali carenze nel
  servizio di raccolta rifiuti (contenitori troppo
  pieni o collocati in punti critici per la sicurezza stradale), di collaborare nelle azioni informative sulle
  modalità della raccolta differenziata, di affiancare gli agenti di polizia municipale per l'identificazione dei
  trasgressori.

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  Spedizione umanitaria in Perù «Lezione di vita,
  spero di riviverla»
  La fisioterapista Cosetta Marina Matassoni è tornata dopo due settimane nel villaggio di
  Encanada

  FORLIMPOPOLI «È stata una lezione di vita,
  spero di rivivere presto quell' esperienza».
  Cosetta Marina Matas soni, fisioterapista di
  Forlimpopoli attualmente in servizio all' Asl
  R o m a g n a , è a p p e n a r i e n t r a t a d a due
  settimane trascorse in Perù nell' ambito della
  spedizione umanitaria capitanata dal dottor
  Germano Pestelli, volta a formare operatori
  alla riabilitazione comunitaria (Rbc).
  La località Teatro di operazioni dell' ex
  direttore di Medicina Riabilitativa all' ospedale
  "Morgagni Pierantoni" e della terapista
  forlimpopolese, è stato il villaggio di
  Encanada, distretto di Cajamarca, a 3.100
  metri di altezza. In questa località, situata in
  una delle zone più povere del paese andino,
  da qualche anno opera la missionaria laica
  trentina Daniela Salvaterra, che ha istituito una
  casa intitolata a Madre Teresa di Calcutta per l'
  accoglienza di disabili, prevalentemente
  minori. L' anello di congiunzione tra i forlivesi e
  Daniela è stato don Antonio Dotti, giovane
  parroco della parrocchia di San Pietro in
  Vincoli a Limidi di Soliera, in provincia d i
  Modena.
  Il sacerdote, in appoggio a Germano Pestelli e
  Cosetta Marina Matassoni ha inviato a sua
  volta due volontari, Federica e Patrizia.
  Il racconto «Non avevo mai operato in Perù -
  confessa Cosetta - e il mio primo approccio è
  stato positivo, con i balli e i canti dei ragazzi ospitati nella casa di Daniela». La forlimpopolese si
  commuove peril calore dell' accoglienza, ma le basta poco per accorgersi della gravità delle disabilità
  presenti: si tratta di problematiche motorie, intellettive e psichiche, ma anche di turbe comportamentali
  dovute molto spesso a violenze familiari. «Trasmettere la riabilitazione comunitaria ad operatrici ma
  soprattutto a mamme, mi coinvolge - annota Cosetta - c' è grande partecipazione e le madri portano
  dietro i figli, si mettono in gioco, provano a muoverli e a posizionarli dopo aver ascoltato le nostre
  istruzioni».
  Il lavoro Dopo pochi giorni dall' arrivo di Cosetta e Germano ad Encanada, il passaparola fra i nativi
  delle Ande peruviane porta all' esterno dell' ambulatorio molte altre mamme: «Alcune vengono da molto

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  VERSO LE AMMINISTRATIVE IL SEGRETARIO COMUNALE DEL PRI ROMANO FABBRI

  «Nessun accordo tra noi e il Pd»
  Ma l' edera critica 'Libera Cesena' e annuncia che non correrà da sola

  di ANDREA ALESSANDRINI ROMANO
  FABBRI (nella foto), 68 anni, dipendente di
  banca in pensione, è il segretario comunale
  del Pri (200 iscritti circa), eletto quasi all'
  unanimità (un astenuto) al congresso di
  maggio.

  È vero che c' è già un accordo con il Pd per
  allearvi alle amministrative del 2019?
  «No. Non ci siamo ancora confrontati con
  nessuno, a parte Gilberto Zoffoli che votammo
  come candidato sindaco di Libera Cesena e
  col quale prosegue il dialogo».

  Potreste correre da soli?
  «Per tradurre nei fatti le nostre idee su Cesena
  bisogna che ci alleiamo».

  Siete stati alleati con il centro-destra di
  Libera-Cesena. Bilancio?
  «Non positivo. Sulle persone niente da dire,
  serie e capaci, ma dentro c' erano partiti
  azienda che sono altro dal Pri per il quale
  conta il contatto con la gente».
  Per esclusione resta il centrosinistra.
  «La politica non si fa con i sillogismi. A settembre presenteremo il nostro progetto per Cesena su cui
  stiamo lavorando anche con contributi esterni. Vogliamo ringiovanire il partito e portare in direttivo e in
  lista i giovani».

  Bene, ma cosa servirebbe per allearsi col Pd?
  «Guidazzi ha detto un' inversione di 180 gradi, che significa cambiare direzione totalmente».

  Voto a giunta e sindaco Lucchi?
  «Cinque».

  Lattuca candidato del Pd?
  «Bisognerà vedere se sarà lui. Ma non è l' uomo il problema».

  Per il Pri cosa serve a Cesena nel breve termine?
  «Altra marcia e vari interventi, a partire da un parcheggio di scopo nei pressi di piazza della Libertà, in
  spazi che esistono fra cui l' ex Roverella, per fare entrare le persone con più comodità. E c' è un

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  DODICI CASI ANCHE A BOLOGNA

  Allarme West Nile, il virus si diffonde «Bisogna
  disinfestare»
  Federico Malavasi FERRARA È INCUBO
  West Nile tra Emilia Romagna e Veneto. Dopo
  i due anziani morti a Ferrara a causa di
  complicanze legate alla febbre del Nilo, il
  numero dei pazienti infettati dal virus continua
  ad aumentare. Sei casi nel Ferrarese (tre dei
  quali con esito fatale), ben trentatré a Rovigo
  e, notizia di ieri, dodici a Bologna (nessuno di
  quali, però, verserebbe in gravi condizioni).
  Una contabilità preoccupante, che si aggrava
  di giorno in giorno. Tra le cause di questa
  escalation di contagi, secondo gli esperti, ci
  sarebbe l' elevato numero di zanzare
  (principale vettore della malattia) nelle zone a
  cavallo del Po e del Reno. Sebbene nell' 80%
  dei casi un' infezione da West Nile passi senza
  mostrare alcun sintomo e nel 19% si esaurisca
  con un quadro clinico simile a una banale
  influenza, la febbre del Nilo continua a fare
  paura. E a uccidere. Dal 2008 (anno della
  comparsa del virus nel nostro Paese) al 2017
  si sono registrati 247 casi di contagio
  'autoctono', cioè avvenuto sul nostro territorio. I
  decessi, sempre nello stesso lasso di tempo,
  sono stati 57. La malattia presenta i rischi maggiori nelle persone anziane e con l' organismo già
  debilitato da altre patologie. Proprio come nel caso dei due pensionati ferraresi. Ma come affrontare una
  situazione che, secondo gli addetti ai lavori, nelle nostre zone è ormai endemica? Secondo Florio
  Ghinelli, infettivologo e direttore sanitario dell' Avis di Ferrara, l' unica strada percorribile, in assenza di
  un vaccino per l' uomo, è la disinfestazione. «Non riusciremo mai a eliminare completamente le zanzare
  ma bisogna almeno ridurne il numero - spiega il medico -. Le temperature dell' ultimo inverno e dell'
  ultima primavera ne hanno favorito la proliferazione. Ovviamente, più ce ne sono e più c' è possibilità di
  contagio». Diventa quindi fondamentale la prevenzione. I Comuni effettuano i trattamenti ma, secondo
  Ghinelli, non basta. Anche i privati dovrebbero perciò fare la propria parte, «occupandosi delle aree di
  propria competenza, soprattutto in presenza di piante e ristagni d' acqua». Piccole attenzioni che
  potrebbero essere decisive per fermare la corsa di questo killer silenzioso.
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  Il Fisco gli pignora 300mila euro. Il Codacons rischia
  di fallire
  I l Codacons rischia di chiudere per una multa.
  L' associazione dei consumatori attiva da più
  di trent' anni ha subìto un pignoramento da
  300mila euro da parte dell' Agenzia delle
  entrate, che mette a forte rischio il suo futuro.
  In una lettera inviata al presidente del
  consiglio, ai suoi vice e al ministro dell'
  Economia, l' associazione spiega la sua
  versione della viedna: «Al centro della
  questione il contributo unificato che il
  Codacons, in qualità di Onlus, non è tenuta a
  pagare sugli atti legali portati avanti a difesa
  della società e della collettività, ma che il fisco
  italiano continua a richiedere in modo
  ossessivo fino ad arrivare al recente
  pignoramento, deciso sulla base di
  interpretazioni della norma totalmente errate».
  Ai membri del governo l' associazione chiede
  di intervenire per chiudere il caso e chiarire
  che le onlus non devono pagare il contributo
  unificato, la tassa che i contribuenti devono
  versare allo Stato per l' iscrizione a ruolo delle
  cause civili e amministrative. Altrimenti, dice il
  presidente Carlo Rienzi, «dal prossimo
  settembre la più importante organizzazione
  dei consumatori italiana sarà costretta a
  chiudere progressivamente tutte le proprie sedi fino ad arrivare a portare i libri in tribunale e dichiarare
  fallimento».
  Al Codacons è arrivata la solidarietà di un' altra associazione dei consumatori, Federcontribuenti, che
  accusa: «È evidente la mossa dell' Agenzia Entrate, che con questo pignoramento illegittimo, di fatto
  impedisce all' Associazione di continuare la sua lotta contro gli abusi della Pubblica Amministrazione ».
  Federcontribuenti «si affianca al Codacons per dare il massimo supporto e chiede al Governo di
  intervenire immediatamente per porre rimedio all' abuso di potere».
  Carlo Rienzi, presidente del Codacons.

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  dulcis in fundo N

  Libri e qualcosa in più: la solidarietà
  on si vive di soli libri e allora, specialmente in
  tempi in cui si legge sempre meno, la libreria
  Buona Stampa di Bergamo offre "Qualcosa in
  più", un motto che non a caso da più di un
  anno è diventato il suo nuovo nome. "Qualcosa
  in più" significa destinare gli incassi al
  sostegno delle missioni e delle fragilità del
  territorio.
  Un nobile scopo che da alcuni giorni viene
  inseguito anche tramite la vendita di prodotti
  tipici provenienti dai monasteri e da piccole
  cooperative. Ci sono le marmellate delle suore
  trappiste di Vitorchiano, realizzate secondo un'
  antica ricetta che non prevede conservanti. Ma
  anche le birre della comunità monastica di
  Buccinasco, il miele e il cioccolato dell' eremo
  di Camaldoli. Specialità genuine che prendono
  per la gola ma giovano anche allo spirito, visto
  che il ricavato è utilizzato per finanziare opere
  di bene. Ma non è tutto, perché la libreria
  diocesana vuole contribuire in modo concreto
  anche allo sviluppo economico bergamasco,
  sostenendo soprattutto il terzo settore: p e r
  questo ha invitato i piccoli produttori a esporre
  nei suoi locali.
  E i libri? Gli affezionati clienti della libreria
  possono stare tranquilli: il mercatino solidale non toglie spazio al vasto assortimento di testi teologici,
  biblici e pastorali. Chi ha fame di cultura continuerà a trovare pane per i suoi denti.
  RIPRODUZIONE RISERVATA.

                                                                                               di Marco Birolini

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                                                                                                                   13
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  Volontariato.

  Nuovi fondi per Protezione civile
  M ezzo milione di euro per migliorare le
  dotazioni dei circa 700 gruppi di volontari della
  Protezione civile che operano in Lombardia:
  150.000 euro destinati a Comuni, unioni di
  Comuni, Comunità montane, Parchi e
  associazioni di Comuni; 350.000 per
  associazioni di volontariato di Protezione civile
  iscritte all' Albo regionale. Sono le risorse che
  la Regione, su proposta dell' assessore al
  Territorio e Protezione civile, Pietro Foroni, ha
  messo a disposizione a fondo perduto per l'
  acquisto di strumenti utili al potenziamento
  delle attività svolte dai soggetti beneficiari.
  «Con questo bando vogliamo andare
  concretamente incontro alle esigenze dei
  cittadini e garantire sempre più al nostro
  territorio e alla nostra gente quella sicurezza di
  cui la Protezione civile è parte fondamentale
  grazie al loro costante impegno, alla loro
  professionalità e tempestività nell' intervenire
  in situazione di emergenza - ha commentato
  Foroni -. Abbiamo già stanziato alcuni mesi fa
  un primo finanziamento di 500.000 euro, che
  però non ci ha consentito di soddisfare tutte le
  richieste. Grazie a questa delibera, contiamo
  di riuscire ad aiutare anche quei comuni e
  quelle associazioni che, fino a ora, non avevano potuto beneficiarne».
  Potranno ora essere acquistati motoseghe, decespugliatori, soffiatori e battitori, motopompe, idrovore,
  ma anche sacchi di sabbia, turbine da neve a mano, materiale elettrico, segnaletica e transenne per l'
  emergenza. II limite massimo della spesa prevista per ciascun soggetto dal bando, che si chiuderà il 12
  settembre, è di 5.000 euro.

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  L' Assunzione di Brugora, capolavoro da riscoprire
  DI LUCA FRIGERIO Con trattenuta
  commozione, in ginocchio, gli apostoli si
  stringono vicino alla tomba vuota. Maria, infatti,
  terminato il corso della sua vita terrena, viene
  assunta nella gloria celeste in anima e corpo,
  accompagnata dalle schiere angeliche
  giubilanti. Attorno tutto è quiete e pace: uno
  spazio come sospeso nel tempo, dove la terra,
  le acque e il cielo si incontrano in un orizzonte
  infinito.
  Questa rappresentazione dell'«Assunzione
  della Vergine» è una gemma di inaspettata
  bellezza. «Inaspettata» perché quest' opera,
  probabilmente, è nota perlopiù a un pubblico
  «ristretto», locale e di specialisti, essendo
  stata «scoperta» e restaurata in anni
  relativamente recenti.
  Si trova a Brugora, nel territorio di Besana in
  Brianza, all' interno di un antico complesso
  monastico femminile che oggi è sede di una
  residenza sanitaria assistenziale della
  Fondazione «G. Scola» Onlus.
  Il dipinto, in realtà, fa parte di una serie di
  affreschi dedicata alla vita di Maria e alla
  Passione di Cristo all' interno della «Sala del
  coro», ovvero la parte della chiesa riservata
  alle religiose di clausura, che insieme alla grandiosa «Crocifissione» che campeggia nell' ex refettorio
  costituisce uno dei più interessanti e «misteriosi » cicli pittorici degli inizi del XVI secolo presenti nella
  diocesi di Milano.
  Forse ispirandosi alla vivace gestualità del «Cenacolo» vinciano, anche l' anonimo pittore di Brugora
  mostra le diverse reazioni degli apostoli di fronte all' assunzione in cielo della Madonna: c' è chi allarga
  le braccia in segno di sorpresa, chi china il capo portando le mani al petto, chi è in atteggiamento di
  preghiera L' uomo in primo piano a destra, probabilmente Giovanni, a giudicare dalla sua giovane età e
  dall' assenza di barba, il «prediletto», proprio colui al quale Gesù sulla croce ha affidato la madre, indica
  il sepolcro vuoto. Più indietro, quello che sembra essere Pietro osserva l' ascensione della Vergine
  alzando una mano alla fronte, nel gesto di chi, scrutando verso il cielo, ripara gli occhi dal riverbero del
  sole.
  In cielo Maria si volge ancora verso la terra, e con la mano destra porge una lunga striscia di tessuto, di
  colore rosso: la sua cintura, che la Vergine consegna a Tommaso, l' apostolo che anche in questa
  circostanza aveva manifestato la sua incredulità L' episodio, riportato in alcuni scritti apocrifi relativi al
  transito della Madonna, ebbe ampia risonanza nel tardo medioevo e iconograficamente fu
  rappresentato soprattutto tra XV e XVI secolo. Il Duomo di Prato, ancor oggi conserva quella che era
  considerata la «Sacra Cintola», reliquia quanto mai significativa per una città vocata all' industria tessile,
  forte e immediato richiamo alla maternità verginale di Maria e quindi al mistero dell' Incarnazione di
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  Un' abbazia benedettina nel cuore della Brianza
  Il monastero benedettino dei Santi Pietro e
  Paolo di Brugora venne fondato nel 1102 dal
  sacerdote Eriberto Casati, esponente di una
  potente famiglia di origine longobarda, e
  divenne ben presto uno dei cenobi femminili
  più importanti in Brianza, come testimoniano
  anche i privilegi pontifici concessi lungo tutto il
  medioevo.
  La chiesa, nonostante i molti rifacimenti,
  appare come una significativa testimonianza
  dell' epoca romanica nella provincia monzese.
  Il campanile, in particolare, presenta ancora l'
  impianto del XII secolo, con base quadrata,
  dotato di robusti contrafforti angolari in conci di
  pietra.
  La decorazione romanica purtroppo è in gran
  parte perduta, e oggi è testimoniata soltanto
  nel portale, con capitelli scolpiti che
  presentano i simboli degli evangelisti: l'
  archivolto è ornato da un tralcio di vite con
  grappoli d' uva e uccelli, mentre la ghiera
  esterna presenta un inseguimento di animali
  col suonatore di corno e l' agnello crocifero.
  La tutela dei Casati sul monastero di Brugora
  durò per quasi tre secoli, ma nel 1491 l' allora
  badessa Beltramina Omate ottenne da papa
  Innocenzo VIII la piena autonomia. L' abbazia visse allora una stagione di rinascita, con un incremento
  numerico delle religiose, l' ampiamento degli ambienti monastici e la rimodellazione della chiesa, che
  divenne ad aula unica, con un tramezzo destinato a separare lo spazio dei fedeli da quello riservato alle
  claustrali. Risalgono al primo ventennio del XVI secolo i cicli di affreschi realizzati, oltre che in chiesa,
  anche sulle pareti del refettorio e dei due chiostri, sistemati anch' essi secondo il gusto rinascimentale.
  San Carlo, sulla base dei dettami del Concilio di Trento, cercò di trasferire l' isolata comunità monastica
  di Brugora in un cenobio all' interno della città di Milano, ma il progetto non ebbe seguito. Il Seicento fu
  anzi tempo di ulteriore fioritura, che si manifestò anche nella committenza di nuove opere d' arte
  destinate alla chiesa.
  Con la soppressione napoleonica del 1798, il monastero fu venduto ai privati e subì ampie
  manomissioni, mentre la chiesa passò alle dipendenze della parrocchia di Montesiro. (L.F.
  ) L' ex abbazia di Brugora, oggi sede della RSA della Fondazione G. Scola Onlus (via Cavour, 27 -
  Besana in Brianza), è visitabile previo appuntamento telefonando allo 0362.91711. Per conoscere gli
  orari di apertura dell' adiacente chiesa dei Santi Pietro e Paolo contattare la Comunità pastorale «Santa
  Caterina » di Besana: tel.
  0362.995166.
  La chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Brugora.

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  Alternanza scuola-lavoro: un' occasione per
  orientarsi
  DI ANDREA PORCARELLI In Europa si parla
  di «Alternanza scuola- lavoro» (Asl) fin dagli
  anni '70, ma la «via italiana» all' Asl è più
  recente e tortuosa. Il provvedimento più
  significativo è stato un decreto del 2005, che si
  collocava tra i decreti attuativi della «Riforma
  Moratti» e che prevedeva che gli studenti che
  avessero compiuto il quindicesimo anno di età
  potessero svolgere l' intera formazione tra i 15
  e 18 anni, o parte di essa, attraverso l'
  alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto
  la responsabilità dell' istituzione scolastica o
  formativa. Si trattava di un' alternanza «a
  richiesta» degli studenti, che prevedeva una
  fortissima motivazione da parte del richiedente
  e la necessità - da parte della scuola - di
  mettere in atto strumenti organizzativi e
  pedagogico-didattici molto flessibili. Con la
  cosiddetta «Buona scuola» l' Asl viene resa
  obbligatoria per tutti gli studenti del triennio
  degli Istituti superiori, ponendo anche dei
  vincoli di orario, ma aprendo ad una
  molteplicità di modalità con cui l' Asl può
  essere realizzata. Il valore principale di questo
  tipo di Asl, infatti, non è quello di far sì che gli
  studenti apprendano un mestiere, ma che
  vadano a «sporcarsi le mani» nella realtà, mettendo alla le proprie competenze personali e le proprie
  motivazioni. Esplorare per qualche decina di ore un contesto lavorativo, può aiutare i ragazzi a capire
  se è quello il contesto verso cui orientare i propri investimenti culturali e motivazionali. Ma è possibile
  anche immaginare una «alternanza della gratuità», facendo esperienza di contesti ad alto tasso di
  professionalità, ma non strettamente lavorativi, come possono essere le organizzazioni di volontariato o
  i contesti ecclesiali. Qualsiasi contesto operativo reale costringe i ragazzi a misurarsi con la realtà e a
  mettere alla prova se stessi in quello che diviene un compito di realtà, per eccellenza.
  Il fatto poi di confrontarsi anche con interlocutori esterni alla scuola (tutor aziendali) aiuta a superare il
  senso di autoreferenzialità che talvolta sperimentano i ragazzi all' interno dei contesti scolastici.
  La sfida, però, non riguarda solo gli studenti, ma anche gli educatori che operano negli ambienti
  ecclesiali e che si rendono disponibili ad accogliere gli studenti per l' Asl. Il loro ruolo di «tutor
  aziendali» non è meramente burocratico, ma ha una valenza profondamente formativa, che richiede
  certamente tanto buon cuore e tanta buona volontà, ma anche competenze pedagogiche specifiche che
  andrebbero a loro volta coltivate e formate come tali.
  Un viaggio nel mondo delle esperienze formative e professionali degli studenti alla luce delle recenti
  normative È possibile anche pensare ad una «alternanza della gratuità », facendo esperienza di contesti
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Pagina 5                              Corriere della Sera
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  L' esordio «social» Il video di Conte: le sfide a
  settembre
  Il premier rivendica su Facebook:stiamo iniziando a cambiare il Paese,non vi guardiamo
  dall' alto in bassoPd e FI all' attacco: una comparsata

  In piedi, con le spalle alla scrivania
  presidenziale piena di cartelline di lavoro,
  dalla manovra alla pace fiscale, Giuseppe
  Conte ha letto il suo primo messaggio a uso e
  consumo dei social. Sei minuti di video
  propagandistico su Facebook, con la regia di
  Rocco Casalino e i sottotitoli in italiano, per
  rassicurare i cittadini sulle cose fatte nei primi
  due mesi di «governo del cambiamento» e
  rinsaldare le promesse elettorali in vista della
  ripresa autunnale, quando il governo dovrà
  affrontare «da settembre sfide cruciali per
  rilanciare il Paese».
  Istituzionale e un filo impacciato, il presidente
  del Consiglio conclude con un «buone e
  meritate vacanze» ed esordisce con una
  premessa zeppa di considerazioni generali, in
  un linguaggio che intona gli accordi di base
  del populismo italico. «Questo non è un
  governo distante che vi guarda dall' alto verso
  il basso», è un governo che «ascolta i bisogni
  dei cittadini e mette al centro i loro interessi».
  E ancora: «Stiamo iniziando a cambiare il
  Paese», o «L' Italia ha riacquistato credibilità
  internazionale».
  Dopo lo spot sulle buone intenzioni della
  maggioranza, il riepilogo delle prime mosse.
  Politica estera: «L' Italia si è presentata a testa
  alta senza chiedere favori o concessioni».
  Migranti: «Per la prima volta anche altri Paesi europei hanno aperto i loro porti» e «gli sbarchi sono
  diminuiti di oltre l' 85%, un fatto storico». E poi il decreto per il terremoto, il provvedimento per le
  spiagge, lo stop al «bavaglio» delle intercettazioni, la correzione del Codice del Terzo settore.
  Conte rivendica l' immissione in ruolo di quasi 58 mila tra docenti e personale amministrativo della
  scuola e la decisione di lasciare a terra l' Airbus di Stato («uno spreco») voluto da Matteo Renzi.
  Dimentica Tav, Tap, legge Fornero e polemiche sui vaccini, però annuncia «riforme fondamentali per la
  crescita e lo sviluppo sociale». Si parte dal Codice degli appalti e si arriva all' accelerazione del sistema
  della giustizia, passando per la lotta contro la povertà assoluta e una manovra economica «seria,
  rigorosa, coraggiosa». Flat tax e reddito di cittadinanza? Le due «rivoluzioni» annunciate che stanno più
  a cuore agli elettori gialloverdi rientrano nella serie di «riforme strutturali fondamentali», anche se Conte

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Pagina 5                               Corriere della Sera
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