COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019

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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
COMUNE DI RUSSI
Giovedì, 07 febbraio 2019
COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
COMUNE DI RUSSI
                                                     Giovedì, 07 febbraio 2019

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 07/02/2019 Prima Pagina
 Corriere di Romagna (ed. Ravenna)                                                                                   1
 07/02/2019 Prima Pagina
 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna)                                                                                  2
Cronaca
 07/02/2019 Corriere di Romagna (ed. Ravenna-Imola) Pagina 3
 A Ravenna il "giro" del gioco vale 1.499 euro annui a testa                                                         3
Pubblica Amministrazione ed Enti Locali
 07/02/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 2                                                                  Andrea Dili
 Con la flat tax cresce il pericolo d' incremento del prelievo                                                       4
 07/02/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 2                                              Giuseppe LatourGiovanni Parente
 Rischio rincari per un miliardo dallo sblocco delle addizionali                                                     6
 07/02/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 3                                                                Gianni Trovati
 Dall' Imu degli immobili statali un...                                                                              8
 07/02/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 3                                                                         G.Tr.
 Dismissioni, il piano accelera e punta...                                                                           10
 07/02/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 7                                                               Giorgio Santilli
 «Codice appalti,                                                                                                    12
 07/02/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 22
 Rifiuti, torna l' onere per la tracciabilità                                                                        14
 07/02/2019 Italia Oggi Pagina 27
 Semplificazioni su tre pilastri                                                                                     16
 07/02/2019 Italia Oggi Pagina 28                                                    ANTONIO CICCIA MESSINA
 No al doppio controllo                                                                                              18
 07/02/2019 Italia Oggi Pagina 31
 Split payment ad ampio raggio                                                                                       20
 07/02/2019 Italia Oggi Pagina 35                                                      VITTORIO BELLAGAMBA
 Il contenzioso è per tutti                                                                                          22
COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
                  Corriere di Romagna
                     (ed. Ravenna)
                                     Prima Pagina

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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
                  Il Resto del Carlino (ed.
                          Ravenna)
                                      Prima Pagina

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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
Pagina 3                           Corriere di Romagna
                                   (ed. Ravenna-Imola)
                                                         Cronaca

  A Ravenna il "giro" del gioco vale 1.499 euro annui a
  testa
  RAVENNA Il dato più alto risulta quello di
  Cervia, dove però è evidente che la cifra pro
  capite di 2.357 euro è falsata dalle presenze
  turistiche estive. Sono stati 67,66 i milioni di
  euro spesi nel gioco nel 2017; 53,26 quelli
  vinti. Gli introiti sono equamente divisi fra
  gestori e Stato.
  Per lo più sono stati giocati alle macchinette
  (33,48 milioni più 19,22 milioni e mezzo delle
  Awp, o "new slot"); seguono gratta e vinci (6,8
  milioni), scommesse a quota fissa (3 milioni e
  mezzo), lotto (2,4 milioni).
  Dal 2016 al 2017, mentre è aumentato il
  numero di "macchinette" nel Cervese, gli
  incassi sono risultati in flessione.
  Ravenna Più basso il dato pro capite
  ravennate: nel capoluogo ammonta a 1.499
  euro in un anno. Complessivamente sono stati
  238,66 i milioni di euro bruciati nel gioco;
  183,52 quelli vinti. 83,3 milioni se ne sono
  andati nelle videolottery, 49 nelle nuove slot,
  4,1 nel bingo, 17,8 nel lotto, 16,8 nei gratta e
  vinci, circa 10 milioni in scommesse varie, un
  milio ne e mezzo nel SuperEnalotto.
  Fra il 2016 e il 2017, a fronte di un calo nel
  numero delle slot presenti sul territorio, gli
  incassi paradossalmente sono aumentati.
  Russi Si gioca leggermente di più a Russi,
  dove la spesa "spalmata" sul numero di
  abitanti fa risultare 1.592 euro annui "investiti"
  nel gioco. Il dato complessivo dei soldi spesi am monta a 19,60 milioni; 15,32 i milioni vinti al gioco.
  In linea con i gli altri comuni del territorio le preferenze dei russiani: 8,2 milioni sono finiti nelle
  videolottery, 4 nelle nuove slot, 1,6 nel gratta e vinci, 752mila euro nelle scommesse virtuali, 515mila nel
  lotto.
  Fra il 2016 e il 2017 nel territorio comunale sono diminuiti sia il numero di "macchinette" che gli introiti
  da esse derivan.

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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
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  L' ANALISI

  Con la flat tax cresce il pericolo d' incremento del
  prelievo locale
  Il report sulle addizionali Irpef curato dall'
  assemblea dei presidenti regionali di
  Confprofessioni e dall' osservatorio delle libere
  professioni conferma le ragioni dell' allarme
  lanciato nei giorni scorsi dagli industriali della
  provincia di Vicenza che, in una lettera ai
  sindaci, denunciavano il pericolo di ulteriori
  aumenti della pressione fiscale da imposte
  locali.
  È uno degli effetti della legge di Bilancio 2019,
  che non ha confermato il blocco degli aumenti
  di imposte e tributi locali già in vigore dal 2016
  al 2018, con la conseguenza che dal 2019
  Regioni, Province a u t o n o m e e Comuni
  potranno rivedere al rialzo le aliquote delle
  addizionali.
  Il costante incremento del prelievo da
  addizionali Irpef registrato negli ultimi dieci
  anni è diretta conseguenza delle crescenti
  esigenze di cassa degli enti locali, a fronte dei
  tagli delle manovre di finanza pubblica e, in
  quanto tale, non stupisce. Stupisce, tuttavia,
  che un aumento di imposte di tale portata sia
  passato quasi inosservato in un periodo
  storico caratterizzato da un vivace dibattito
  sulla dinamica di altre tipologie di tassazione,
  non ultima quella sugli immobili. Le ragioni, probabilmente, risiedono nelle caratteristiche intrinseche
  delle addizionali che - configurandosi come "appendici" dell' Irpef - risultano poco visibili.
  Con la conseguenza che un incremento di tali imposte determina effetti marginali sul mantenimento del
  consenso politico, diversamente, ad esempio, dall' ipotesi di incremento delle aliquote Iva derivante
  dalle clausole di salvaguardia. Effetto rafforzato dal fatto che il taglio delle risorse e il contemporaneo via
  libera all' incremento delle imposte locali trasferisce su Regioni e Comuni l' onere e la responsabilità
  politica della scelta di aumentare la pressione fiscale.
  A maggior ragione in un contesto in cui il peso delle addizionali non è distribuito uniformemente su tutto
  il territorio nazionale, a testimonianza dell' estrema eterogeneità delle policy fiscali degli enti locali.
  Vi sono, poi, ulteriori aspetti di cui occorrerà tenere conto: le novità introdotte dalla legge di Bilancio
  2019, infatti, avranno un impatto diretto sulle casse di Regioni e Comuni, rendendo ancora più probabile
  un' immediata ripresa della corsa al rialzo del prelievo fiscale da addizionali. L' allargamento delle
  soglie del regime forfettario per le persone fisiche in partita Iva con ricavi annui fino a 65mila euro e, dal
  2020, l' avvio della flat tax per i medesimi soggetti con compensi compresi tra 65.001 e 100mila euro,

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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
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  Rischio rincari per un miliardo dallo sblocco delle
  addizionali
  Imposte sui redditi. Il peso della tassazione Irpef di Comuni e Regioni è arrivato a 16,7
  miliardi nell' anno d' imposta 2016 (+82,4% sul 2006) - Entro il 31 marzo le scelte degli
  enti sulle aliquote

  Almeno un miliardo di euro di aumenti, tra
  addizionali regionali e comunali. È questo,
  guardando in dettaglio le serie storiche, l'
  incremento che è possibile attendersi nei
  prossimi mesi per effetto della mancata
  conferma del blocco delle aliquote, operata
  dall' ultima legge di Bilancio. Il numero è
  contenuto in una dettagliata analisi di
  Confprofessioni che scandaglia l' andamento
  delle addizionali Irpef negli ultimi anni. Una
  forma di imposizione poco visibile, o in parte
  addirittura "occulta", cresciuta a ritmi molto
  sostenuti, fino a diventare un pezzo
  fondamentale dei versamenti Irpef.
  Impatto crescente Le elaborazioni di
  Confprofessioni dicono, infatti, che tra il 2006 e
  il 2016 il peso delle addizionali è cresciuto di
  circa 7,5 miliardi di euro.
  Passando da meno di 9,2 a quasi 16,7
  miliardi. Un incremento dell' 82,4%, alimentato
  da un' esplosione delle addizionali comunali
  (+181,9%), corroborata da una crescita molto
  rilevante anche di quelle regionali (+60%). Una
  corsa, quella delle imposte locali, c h e l '
  associazione definisce «smisurata» e che
  nasce dalle esigenze di cassa derivate dai
  tagli delle manovre degli ultimi anni.
  Nello stesso periodo, per fare un confronto, l' Irpef è cresciuta "solo" del 14,1 per cento.
  La fotografia è stata scattata con numeri relativi all' anno d' imposta 2016 (l' ultimo per il quale sono
  disponibili i dati delle statistiche fiscali) ma può essere in qualche modo indicativo della situazione
  prima del blocco di tutti gli aumenti, previsto proprio tra il 2016 e il 2018. Un blocco che non viene
  riproposto nell' ultima legge di Bilancio approvata dal Parlamento. «Per il 2019 - dice allora
  Confprofessioni - ci si dovrà aspettare un ulteriore incremento delle addizionali, incremento rimesso alle
  delibere delle singole Regioni e dei Comuni». Tutto dipenderà dalle scelte che saranno effettuate nelle
  prossime settimane, considerato che gli enti locali avranno tempo per approvare il bilancio previsionale
  entro il 31 marzo.
  Cosa insegna il passato Posto che siamo nel campo delle ipotesi, qualche previsione sugli scenari futuri
  è però già possibile, guardando alle serie storiche.
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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
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COMUNE DI RUSSI Giovedì, 07 febbraio 2019
7 febbraio 2019
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  Dall' Imu degli immobili statali un arretrato da 3-4,5
  miliardi
  Fisco locale. Dopo l' ordinanza della Cassazione che nega l' esenzione del Demanio i
  sindaci pronti a far partire gli accertamenti in tutta Italia: «Siamo obbligati», per lo stop
  serve una nuova norma

  ROMA La pubblicazione dell' ordinanza con
  cui la Cassazione ha presentato il conto Imu al
  Demanio ha scatenato le calcolatrici, alla
  caccia della cifra che lo Stato dovrebbe
  versare ai Comuni per rispettare la decisione
  dei giudici. I conteggi accesi dalla pronuncia
  3275/2019 raccontata dal Sole 24 Ore di ieri,
  secondo cui il Demanio non rientra nelle
  esenzioni Imu, sono scivolosi, perché non
  esiste un database con le rendite catastali del
  panorama sterminato del mattone statale.
  Spesso, anzi, non esiste nemmeno la rendita.
  Il conto del patrimonio spiega che lo Stato ha
  in pancia immobili per 62 miliardi di euro:
  assumendo questa cifra come valore
  catastale, l' arretrato arriverebbe a 3 miliardi di
  euro con l' aliquota standard del 7,6 per mille.
  Ma in molti Comuni l' aliquota è più alta. E gli
  immobili, in un portafoglio variegato che dai
  palazzi dei ministeri arriva alle spiagge e ai
  terreni demaniali passando per una varietà
  infinita di uffici e costruzioni strumentali delle
  varie amministrazioni, s p e s s o n o n h a n n o
  appunto una rendita. Per cui il completamento
  del puzzle potrebbe far salire il conto almeno a
  quota 4,5 miliardi, a cui da oggi
  corrisponderebbe un conto da 900 milioni all' anno (la prescrizione è quinquennale). In ogni caso si
  tratta di stime per difetto, perché il «valore di libro» attribuito agli immobili è un numero spesso molto
  antico, che nessuno ha mai dovuto aggiornare proprio per l' assenza degli obblighi fiscali rianimati dalla
  Cassazione.
  Fatto sta che i sindaci hanno tutta l' intenzione di far partire gli accertamenti e le richieste degli arretrati.
  «Non è una scelta», precisa Guido Castelli, il sindaco di Ascoli Piceno che all' Anci ha la delega per la
  finanza locale e presiede l' Ifel, l' istituto per la finanza e l' economia dell' Associazione dei Comuni.
  «Siamo obbligati ad attivarci dopo la decisione della Cassazione, perché non farlo ci esporrebbe alla
  responsabilità erariale e quindi alle obiezioni della Corte dei conti. Per fermarci avremmo bisogno di
  una norma, o di una Cassazione a sezioni unite che però arriverebbe solo fra molto tempo. Certo non
  basterebbe una nota del ministero dell' Economia, che è parte in causa perché controlla l' agenzia del
  Demanio».
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7 febbraio 2019
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  il piano taglia-deficit

  Dismissioni, il piano accelera e punta oltre il miliardo
  I beni confluiranno in fondi con quote a Cdp e Invimit per avviare la valorizzazione

  Il Tesoro accelera sul piano di dismissioni del
  mattone pubblico.
  «Disponibili per la vendita», secondo l' ultimo
  censimento del ministero dell' Economia, ci
  sono immobili per 1,98 miliardi, ma è
  probabile che gli elenchi di beni da piazzare,
  per attuare il progetto previsto dalla manovra,
  si fermino un po' sotto quel valore. L' obiettivo
  è di superare nettamente il miliardo di euro,
  anche per avere un piccolo cuscinetto di
  sicurezza che metta al riparo dal rischio di
  imprevisti i 950 milioni di euro di dismissioni
  messi a bilancio per quest' anno (altri 150
  milioni all' anno sono previsti per 2020 e
  2021).
  A s p i n g e r e l a m a c c h i n a d e l piano d i
  dismissioni non è il caos Imu che ha iniziato a
  circondare il mattone di Stato, ma le
  prospettive dei conti pubblici su cui pendono
  interrogativi crescenti anche alla luce del
  modestissimo +0,2% di crescita atteso nelle
  previsioni per il 2019 italiano della
  Commissione europea (il dato ufficiale arriverà
  oggi). In questo quadro i 950 milioni di entrate
  da dismissioni, che non sono calcolate nel
  quadro di finanza pubblica, offrirebbero un
  aiuto aggiuntivo a non far alzare troppo il deficit, insieme ai due miliardi di accantonamenti congelati fino
  al check up di luglio. Anche questi fondi sono esclusi dal quadro programmatico: per cui le due misure,
  se le dismissioni riusciranno e il congelamento delle spese si trasformerà in taglio effettivo,
  taglierebbero il deficit di uno 0,15% del Pil. Non moltissimo. Vista la congiuntura, però, tutto aiuta. Il
  problema è riuscire davvero a tradurre i piani in costruzione in entrate effettive per il bilancio pubblico. L'
  idea non è ovviamente quella di non dare un mercato immobiliare già asfittico di nuovo mattone, spesso
  peraltro in condizioni che accendono golosità particolari in eventuali compratori. La strada, ancora una
  volta, sarebbe quindi quella di conferire il mattone in fondi pubblici; quote di questi fondi potrebbero
  andare a Cdp e soprattutto a Invimit, la Sgr del Tesoro che per questa via finanzierebbe l' avvio dei
  lavori per la valorizzazione degli immobili. Al Tesoro calcolano infatti che tutto l' iter burocratico che
  porta alla variazione di destinazione d' uso, cioè al passaggio essenziale per attirare investitori privati
  intenzionati a trasformare una caserma o un palazzo pubblico in qualcosa di commerciabile, impieghi in
  media tre anni. Ma i conti non possono aspettare. Di qui l' idea dei fondi.
  La strada non è esattamente inedita. E anche negli anni scorsi non sono mancati tentativi di fare cassa
  con il mattone sfociati in risultati più magri del previsto. Questa volta, per cercare un gioco di squadra
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  IL DOCUMENTO ANCE

  «Codice appalti, piano città, credito: subito il decreto
  per i cantieri veloci»
  Buia: basta ideologia sulle infrastrutture, danno competitività all' economia

  «È bene che dopo il vicepremier Salvini anche
  il vicepremier Di Maio si dica favorevole a un
  decreto legge per i cantieri veloci. Perché il
  tempo delle promesse da marinaio deve finire
  e anche il tempo delle ideologie sulle
  infrastrutture. Le infrastrutture sono beni
  collettivi, non individuali, che consentono ai
  cittadini di vivere meglio e alle imprese di
  essere più competitive, c' è poco da
  demonizzare o ridicolizzare con le battute su
  Lione. Ora attendiamo che il decreto si faccia
  davvero per sbloccare gli investimenti pubblici
  e che non si fermino opere in corso
  proponendo analisi per fare la quinta
  riprogrammazione in dieci anni».
  Gabriele Buia, presidente dell' Ance, vede con
  favore gli spiragli aperti negli ultimi 3-4 giorni
  dalle forze politiche di governo, ma resta sul
  chi va là. Servono i fatti ora, il tempo delle
  parole cui non corrispondono fatti è finito e il
  settore delle costruzioni è sull' orlo del baratro.
  Meno litigi, più fatti. A partire dal decreto che
  veramente aggredisca le lentezze burocratiche
  e stappi i colli di bottiglia.
  Un canale diplomatico sembra riavviato fra i
  costruttori e il governo ma è una tregua
  fragilissima nei giorni in cui anche il governo rischia di cadere sulla questione infrastrutturale. Ance
  ripropone un documento con due piani temporali su cui lavora da tempo e su cui qualche convergenza
  sembra maturare. Le imprese chiedono subito «le norme per accelerare i tempi dei passaggi al Cipe, i
  visti della Corte dei Conti, le autorizzazioni edilizie e urbanistiche, le prime modifiche al codice degli
  appalti, lo sblocco dei fondi fermi al ministero dell' Ambiente, un piano sul "modello spagnolo" con
  corsie veloci per accelerare gli investimenti dei comuni, quelli per le scuole e per il dissesto
  idrogeologico, un fondo di garanzia in favore delle banche che consenta di evitare la svendita dei crediti
  incagliati e nuove restrizioni di credito al settore, la velocizzazione dei pagamenti della pubblica
  amministrazione, una correzione dello split payment che oggi drena 2,5 miliardi di liquidità dal settore».
  Poi c' è il piano dello «sviluppo del Paese di medio-lungo periodo» con una riforma organica del codice
  degli appalti (che attualmente è prevista in un disegno di legge delega dai tempi molto lunghi), gli
  incentivi fiscali degli ecobonus e del sismabonus estesi alla «demolizione e ricostruzione», un
  programma di investimenti per rendere competitive le nostre città. Servono cifre, opere e impegni
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  DL SEMPLIFICAZIONI

  Rifiuti, torna l' onere per la tracciabilità
  Approvata ieri la fiducia alla Camera. Confermata la stretta sugli Ncc Stop alle trivelle
  Concessioni idroelettriche regionalizzate

  Carmine Fotina Marco Mobili Roma Il Governo
  incassa a Montecitorio la sua nona fiducia (sei
  alla Camera e tre al Senato) con 310 sì, un
  astenuto e 245 no, su quello che a metà
  dicembre era stato approvato a Palazzo Chigi
  come "decreto semplificazioni" ed è stato
  trasformato dallo stesso esecutivo e dalla
  maggioranza in un decreto omnibus. Un
  provvedimento d' urgenza ampiamente
  modificato dal Senato e "burocraticamente"
  ratificato dalla Camera, chiamata oggi ad
  approvare definitivamente il decreto legge in
  scadenza il 12 febbraio. E i numeri certificano
  la trasformazione del Dl: il testo entrato a
  Palazzo Madama era di soli 12 articoli e ne è
  uscito con 28, dopo, peraltro, un' ampia cura
  dimagrante imposta di fatto dal capo dello
  Stato. Dai 39 commi iniziali si è passati a 152
  complessivi che spaziano dalle
  semplificazione in materia di impresa e lavoro
  al sovraffollamento delle strutture carcerarie, o
  alla carenza di medici di medicina generale e
  di dirigenti scolastici, nonché alla
  digitalizzazione della Pa. A questi macrotemi
  se ne sono aggiunti altri, dal cosiddetto
  blocca-trivelle fortemente voluto dal M5S alla
  regionalizzazione delle concessioni idroelettriche, chiesta in contropartita dalla Lega. Ma c' è anche lo
  stop alla "tassa sulla bontà" con il ritorno dell' Ires al 12% per gli enti no profit, la riapertura della
  rottamazione per tutti i debitori che non avevano pagato le rate del 2018 (si vedano l' articolo nella
  pagina seguente) o ancora la stretta sugli Ncc (noleggio con conducente) con il decreto legge ad hoc
  imbarcato nelle "semplificazioni".
  Stessa sorte toccata al Dl sul rinnovo dei consigli degli ordini forensi.
  C' è poi da registrare il caso del Sistri (Sistema di tracciabilità dei rifiuti), con le perplessità sollevate
  dalle piccole imprese per il ritorno del contributo obbligatorio. Dopo l' abolizione contenuta nel testo
  originario del Dl con decorrenza 1° gennaio 2019, il Senato ha previsto l' introduzione dal 2020 di un
  nuovo sistema a pagamento per le imprese: un registro nazionale per la tracciabilità dei rifiuti gestito
  direttamente dal ministero dell' Ambiente. Le regole di funzionamento e di iscrizione dei soggetti
  obbligati al nuovo registro saranno fissate dallo stesso ministero che determinerà anche l' importo dei
  contributi annuali e dei diritti di segreteria dovuti dalle imprese per garantire la totale copertura dei costi
  di funzionamento del sistema.
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  Dalla Camera dei deputati la fiducia al decreto legge 135/2018 lievitato al Senato

  Semplificazioni su tre pilastri
  Impresa e lavoro; scuola e sanità; informatizzazione

  Misure di semplificazione in materia di
  impresa e lavoro; superamento di criticità
  sociali quali il sovraffollamento delle strutture
  carcerarie e la carenza di medici di medicina
  generale e di dirigenti scolastici;
  modernizzazione dell' azione pubblica e
  informatizzazione dei rapporti tra cittadini,
  imprese e amministrazioni pubbliche. Queste
  le tre macro-finalità del decreto legge sulle
  semplificazioni, il n. 135 del 2018, su cui ieri la
  Camera dei deputati ha votato con la fiducia
  posta dal Governo sul testo uscito dal Senato
  con 310 voti favorevoli, 245 contrari e un
  astenuto (si veda ItaliaOggi del 30 e 31
  gennaio scorsi). Il decreto-legge, come
  osserva uno studio dei tecnici di Montecitorio,
  originariamente composto da 12 articoli, risulta
  incrementato, a seguito dell' esame al Senato,
  a 28 articoli complessivi; in termini di commi si
  è passati dai 39 iniziali a 152 commi
  complessivi; questo dopo che la presidenza
  del Senato, nella seduta del 28 gennaio
  scorso, ha ritenuto non ammissibili al voto in
  assemblea 62 degli 85 emendamenti che
  erano stati approvati in sede referente dalle
  Commissioni riunite Affari costituzionali e
  Lavori pubblici. N u m e r o s e l e n o v i t à d e l
  provvedimento. Buone notizie per i
  contribuenti ritardatari nel pagamento delle rate della rottamazione bis delle cartelle esattoriali: avranno
  la possibilità di ulteriori scadenze per mettersi in regola e in questo modo potranno accedere alla
  rottamazione ter.
  Arrivano norme più stringenti sull' etichettatura degli alimenti e il riordino del settore Ncc. Si prevede
  che gli operatori del servizio noleggio con conducente possano operare in ambito provinciale senza
  essere obbligati a ritornare in rimessa. Nell' intervento legislativo di riordino è previsto anche il blocco
  del rilascio di nuove autorizzazioni fino all' operatività del nuovo archivio informatico nazionale che
  includerà anche le licenze taxi. Il dl tra l' altro, istituisce, nell' ambito del Fondo di garanzia per le piccole
  e medie imprese, una sezione speciale dedicata a interventi di garanzia in favore delle Pmi che sono in
  difficoltà nella restituzione delle rate di finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari e
  sono titolari di crediti certificati nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Reca disposizioni in merito
  alla tracciabilità dei dati ambientali inerenti rifiuti, sopprimendo il sistema Sistri e introducendo un nuovo
  sistema di tracciabilità e dispone il trasferimento, dall' Agenzia per l' Italia digitale (Agid) alla presidenza
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  Antonello Soro (Privacy) alla Camera sul dl contro l' assenteismo

  No al doppio controllo
  Niente cumulo videosorveglianza-impronte

  No all' obbligo di doppio controllo
  (videosorveglianza e impronte digitali) sugli
  accessi al lavoro dei dipendenti pubblici.
  È in contrasto con il regolamento Ue sulla
  privacy (Gdpr). Lo ha ricordato Antonello Soro,
  presidente dell' autorità garante per la
  protezione dei dati personali, che è stato
  sentito ieri 6/2/2019 dalle commissioni riunite
  Affari Costituzionali e Lavoro della Camera,
  impegnata nell' esame del disegno di legge
  (atto 1433), recante interventi per la
  concretezza delle azioni delle pubbliche
  amministrazioni e l a p r e v e n z i o n e d e l l '
  assenteismo.Di concreto c' è anche il rischio
  che, se varato, il sistema del doppio controllo
  sia bocciato da un qualsiasi giudice italiano
  (civile o penale) il quale, chiamato ad esempio
  a giudicare di un licenziamento, dovrà
  disapplicare la legge italiana se in contrasto
  con il regolamento Ue e applicare direttamente
  il Gdpr. Al centro del dibattito è l' articolo 2 del
  ddl, il quale, nella versione approvata dal
  senato (già diversa da quella originariamente
  depositata dal governo), prevede che, ai fini
  della verifica dell' osservanza dell' orario di
  lavoro, le amministrazioni pubbliche, con
  esclusione dei dipendenti in regime di diritto
  pubblico (ad esempio magistrati e forze dell'
  ordine) e dei dipendenti titolari di un rapporto agile, devono introdurre, sistemi di verifica biometrica dell'
  identità e contestualmente di videosorveglianza degli accessi, in sostituzione dei diversi sistemi di
  rilevazione automatica, attualmente in uso; ciò si aggiunge deve avvenire nel rispetto dei princìpi di
  proporzionalità, non eccedenza e gradualità sanciti dal Gdpr.
  Il testo, approvato dal senato, ha specificato che i sistemi di controllo riguardano gli accessi e ha
  esplicitato il richiamato, generico, ai limiti generali di proporzionalità, non eccedenza e gradualità. È
  rimasto, invece, l' abbinamento di controllo biometrico e di controllo attraverso le telecamere. Il garante
  si era espresso negativamente già sul testo originario del ddl e Antonello Soro ha, ieri, ripetuto, che,
  nonostante le lievi modifiche, il ddl si scontra ancora con il Regolamento Ue.
  A scanso di equivoci, il problema non è che la privacy favorisce gli assenteisti (impostazione totalmente
  errata); il problema è, invece, di redazione di norme in linea con l' ordinamento europeo. Il legislatore
  italiano, infatti, continua a non tenere conto del fatto che l' obbligo inderogabile di controllo biometrico e
  insieme mediante videoriprese viola il principio di proporzionalità. Per rimediare all' impasse, le
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  Risposta delle entrate sull' applicazione del regime di scissione dei pagamenti

  Split payment ad ampio raggio
  VINCENZO MORENA Split payment ad ampio
  raggio. Una società che rientra nell' ambito
  soggettivo di applicazione della disciplina
  della scissione dei pagamenti è tenuta ad
  applicare gli obblighi di cui all' art.
  17-ter del dpr n. 633/72 (split payment) anche
  in relazione alle cessioni di beni e a l l e
  prestazioni di servizi, effettuate nei suoi
  confronti, connesse ad attività relative al
  patrimonio destinato ad uno specifico scopo ex
  art. 2447-bis del codice civile. L' istituzione di
  un regime di segregazione patrimoniale,
  infatti, non fa venir meno l' unicità del soggetto
  societario, cui sono riconducibili i rapporti
  giuridici afferenti allo specifico affare.
  Lo ha chiarito l' Agenzia delle entrate, ieri,
  nella risposta all' interpello n. 27.
  L' istante è una società attiva nel settore
  cinematografico e, poiché interamente
  partecipata da un Ministero, e, presente negli
  elenchi pubblicati sul sito del Mef (Ministero
  dell' economia e delle finanze), è soggetto
  tenuto ad applicare il meccanismo dell'
  inversione contabile. La società chiede, alle
  Entrate se, anche nella veste di cessionaria o
  committente degli acquisiti di beni e servizi
  che affluiscono ad un fondo destinato ad uno
  specifico affare di produzione esecutiva, dovrà
  adempiere agli obblighi previsti dell' art.17-ter del dpr 26 ottobre 1972, n. 633 (c.d.
  «Decreto Iva). Nella propria soluzione interpretativa prospettata, la richiedente il parere ritiene di poter
  evitare l' applicazione dello split payment sulla base dei chiarimenti forniti dall' agenzia nelle circolari n.
  9/E del 7 maggio 2018, n. 27/E del 2017, e n. 15/E del 3 aprile 2015, che hanno escluso, dall' ambito di
  applicazione del meccanismo in esame, «i compensi e gli oneri accessori dovuti ai consulenti tecnici d'
  ufficio, nonché i compensi in favore dei soggetti che, esercitando attività di riscossione delle entrate e
  altri proventi, hanno nella propria disponibilità il corrispettivo loro spettante e, in forza di una disciplina
  speciale contenuta in una norma primaria o secondaria, trattengono lo stesso riversando alla pubblica
  amministrazione committente un importo netto».
  Secondo l' Amministrazione finanziaria, invece, non potendosi configurare, per il patrimonio destinato a
  uno specifico scopo, un' autonoma soggettività, «tutte le operazioni connesse alla sua gestione
  dovranno necessariamente essere attribuite alla società, la quale dovrà farsi carico dei relativi
  adempimenti fiscali»; di conseguenza, l' istante sarà tenuta ad applicare il meccanismo dello split
  payment, «al fine di contrastare il rischio di inadempimento dell' obbligo di versamento all' Erario dell'

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  Al forum Ancot la conferma del reinserimento dalla sottosegretaria Castelli

  Il contenzioso è per tutti
  Commissioni tributarie aperte agli iscritti

  Una serie di concrete proposte per migliorare
  in maniera considerevole il rapporto tra i
  contribuenti e l' amministrazione finanziaria nel
  segno dell' innovazione, della chiarezza e
  della semplificazione. Possono essere
  riassunte così le indicazioni emerse dal Forum
  organizzato dall' Associazione nazionale
  consulenti tributari, presso il centro congressi
  Cavour di Roma. Tra le proposte avanzate
  dall' Ancot nel corso del Forum è stato ribadito
  il reinserimento dei consulenti tributari, iscritti
  ai ruoli camerali del 30/9/93, presso le
  commissioni tributarie.
  A tal proposito Laura Castelli, sottosegretario
  di stato al Ministero dell' economia e delle
  finanze, intervenendo al forum organizzato
  dall' Ancot ha ottenuto il plauso dei tributaristi
  per il reinserimento dei consulenti tributari
  nella definizione del contenzioso tributario e in
  proposito ha detto: «È importante il
  coinvolgimento delle diverse categorie
  professionali nella definizione del contenzioso
  tributario».
  «Sarebbe una iniqua e ingiustificata
  penalizzazione per le altre categorie», ha detto
  Celestino Bottoni, vicepresidente dell' Ancot,
  tra le quali la nostra che da anni chiede, al
  contrario, il superamento della limitazione e l'
  estensione del patrocinio».
  Nel contempo è stata chiesta l' ammissione anche dei consulenti tributari alla mediazione tributaria per i
  clienti di cui hanno tenuto la contabilità ed effettuato gli altri adempimenti, compresa la trasmissione
  delle dichiarazioni fiscali o che hanno già assistito anche in sede di accertamento con adesione».
  «Abbiamo chiesto anche l' estensione generalizzata dell' obbligo del contraddittorio
  endoprocedimentale, anche per i tributi non armonizzati, pena la nullità degli accertamenti», ha
  aggiunto Celestino Bottoni, «anche perché il tema è stato oggetto di una nostra audizione presso la VI
  commissione Finanze della Camera con riferimento al pdl 1074 sulla semplificazione. Inoltre, per i visti
  leggeri si è richiesto il ripristino del precedente limite ad euro 15.000, al cui superamento odierno di
  5.000 euro si rende obbligatoria l' apposizione del visto di conformità che ad oggi non può essere
  effettuato da parte di tutti i consulenti tributari.
  Con l' avvio della fatturazione elettronica, che stiamo cavalcando con un nostro portale con costi molto
  contenuti, rispetto al mercato, confidavamo nell' abrogazione di detto adempimento anche per una
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