CONFIMI Rassegna Stampa del 28/10/2014

Pagina creata da Margherita Gatto
 
CONTINUA A LEGGERE
CONFIMI
   Rassegna Stampa del 28/10/2014

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;
MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto
specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE

CONFIMI
  28/10/2014 La Repubblica - Torino                                                      6
  Sardo guida le imprenditrici dell'Api

  28/10/2014 Il Giornale di Vicenza                                                      8
  «Finalmente attivo il sito per le fatture elettroniche»

  28/10/2014 Prima Pagina - Modena                                                       9
  «No a retromarce sulla Legge di stabilità»

CONFIMI WEB
  27/10/2014 impresamia.com 15:41                                                        11
  LEGGE STABILITA' - Confimi: bene impianto legge ma niente retromarce

  27/10/2014 impresamia.com 10:46                                                        12
  PA - Fatturazione elettronica: Confimi impresa: bene il tool Unioncamere, ma
  l'obbligo di conservazione va eliminato per tutti

  27/10/2014 www.vicenzapiu.com 18:58                                                    13
  Fatturazione elettronica PA e tool Unioncamere, Lorenzin: importante passo in avanti

SCENARIO ECONOMIA
  28/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                             15
  gufi o allocchi? c'è una terza via

  28/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                             16
  Perché ancora non riusciamo ad avere credito

  28/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                             17
  Le banche bocciate tirano giù la Borsa

  28/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                             18
  «Municipalizzate? Prima le micro fusioni»

  28/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                             20
  Il mito di Silicon Valley e l'avanzata delle start-up cinesi
28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                                  21
La foto che inganna

28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                                  23
Viola e Profumo al Mef sui Monti bond

28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                                  25
Quei passi falsi di Bce e Fed

28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                                  27
Penalizzato chi fa credito

28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                                  29
Quel confronto impari tra Nord e Sud Europa

28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                                  30
Europa «miope» su riforme italiane

28/10/2014 La Repubblica - Nazionale                                                       32
Deficit ridotto con il fondo taglia-tasse

28/10/2014 La Repubblica - Nazionale                                                       34
Atlantia scommette: il governo di Parigi farà retromarcia sull'ecotassa dei Tir In palio
900 milioni

28/10/2014 La Repubblica - Nazionale                                                       35
Gruppo Cir, utile a 5,4 milioni lieve calo dei ricavi: -1,5%

28/10/2014 La Stampa - Nazionale                                                           36
Si compra online ma sui siti stranieri

28/10/2014 La Stampa - Nazionale                                                           38
Meridiana addio, mobilità confermata

28/10/2014 MF - Nazionale                                                                  39
Le italiane partivano a handicap

28/10/2014 MF - Nazionale                                                                  41
Nessuno è bocciato senza appello

28/10/2014 MF - Nazionale                                                                  43
Più che una Bad occorre un'Opportunity Bank se si vogliono salvare le pmi italiane

28/10/2014 MF - Nazionale                                                                  45
L'Eni rischia di diventare troppo piccola

28/10/2014 MF - Nazionale                                                                  46
LA PLASTICA DI BIO-ON DEBUTTANTE DI SUCCESSO TRA TANTE IPO MANCATE
SCENARIO PMI
  28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                       48
  Varese lancia il rating di filiera

  28/10/2014 Il Sole 24 Ore                                                       50
  «Tornare alla realtà per ritrovare la via della crescita»

  28/10/2014 La Repubblica - Bologna                                              51
  Regione, candidati a confronto Bonaccini attacca le partecipate Fabbri i rom,
  Gibertoni il sistema

  28/10/2014 La Repubblica - Nazionale                                            53
  Dalle raffinerie dell'Eni all'acciaieria di Terni 160 crisi e 28 mila esuberi

  28/10/2014 Europa                                                               54
  Quello che abbiamo visto a Pechino
CONFIMI

3 articoli
28/10/2014                               La Repubblica - Torino                                           Pag. 13
                                         (diffusione:556325, tiratura:710716)

                                                                                                                    La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 LA NOMINA
 Sardo guida le imprenditrici dell' Api

 CAMBIO della guarda al vertice dell'Apid, l'associazione che riunisce l'imprenditoria femminile dell'Api di
 Torino. La nuova presidente si chiama Brigitte Sardo, classe 1981, edè la titolare della Sargomma di Torino,
 azienda con 18 dipendenti specializzata in materiali in gommae plastica per usi industriali. Raccoglie il
 testimone da Giovanna Boschis Politano, che resterà nel consiglio direttivo dell'Apid dopo averla guidata per
 16 anni consecutivi.
  «Assumere la presidenza in questo periodo significa prendere un impegno di grande responsabilità, ma io
 credo che oggi sia molto importante il ruolo di un'associazione come Apid», spiega la nuova "capitana" delle
 imprenditrici torinesi. Che per il suo mandato si pone obiettivi specifici: «Le nostre imprese - spiega Brigitte
 Sardo - non hanno bisogno di generici aiuti ma di essere messe in condizione di produrre alla pari delle altre.
 Credo che un'associazione come la nostra debba lavorare in questa direzione, oltre che fornire tutte le
 occasioni possibili per creare reti sempre più salde fra aziende e per aggiornare le conoscenze e le possibilità
 di cui le imprese possono approfittare per creare occupazione e benessere».
 Foto: AL TIMONE Brigitte Sardo neo presidente Apid

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                            6
28/10/2014                                 Il Giornale di Vicenza                                            Pag. 10
                                           (diffusione:41821, tiratura:51628)

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 CONFIMI . Lorenzin
 «Finalmente attivo il sito per le fatture elettroniche»

 «È positiva l´attivazione del nuovo servizio di fatturazione elettronica (https://fattura-pa.infocamere.it) messo a
 disposizione gratuitamente dal sistema camerale, a favore delle piccole e medie imprese. Anche se in ritardo
 rispetto allo start del 6 giugno, che però ha riguardato solo i fornitori di alcune amministrazioni (Stato, Agenzie
 ed enti previdenziali), la nuova piattaforma permetterà di affrontare con maggiore serenità lo scoglio del 31
 marzo 2015 quando l´obbligo sarà esteso a 360 gradi alle forniture verso qualsiasi pubblica
 amministrazione». Così il vicentino Flavio Lorenzin, vicepresidente nazionale di Confimi Impresa con delega
 alla semplificazione. «Positivo, in particolare che il nuovo servizio comprenda, sempre gratuitamente, anche
 la conservazione sostitutiva eliminando l´ingiustificata disparità rispetto alle Pmi fornitrici Mepa. È un
 importante passo in avanti, in linea con le osservazioni e le richieste formulate da Confimi impresa la scorsa
 estate. La soluzione riguarda, però, solo le Pmi che emetteranno poche fatture Pa (circa 20)». Va quindi
 eliminata "tout court" l´onere della conservazione sostitutiva.

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                                   7
28/10/2014                               Prima Pagina - Modena                                             Pag. 23

                                                                                                                         La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Il presidente di Confimi Impresa Paolo Agnelli promuove la manovra del Gover no INTERVENTO
 «No a retromarce sulla Legge di stabilità»
 «Ripensare l'annullamento del credito d'imposta sulla ricerca»

 eliminazione dell'Irap sul costo del personale va finalmente incontro ad una esigenza ed una richiesta che da
 tempo le industrie chiedevano per essere allineate al resto del mondo competitivo». Così il presidente di
 Confimi Impresa Paolo Agnelli promuove la Legge di stabilità del Governo e chiede non vengano fatte re t ro
 m a rc e. «Chi meglio dell'industria manifatturiera è consapevole delle difficoltà del momento - esordisce
 Agnelli - per questo apprezziamo gli sforzi e l'impianto della Legge di Stabilità. Per le imprese è importante
 avere però una strada tracciata, non sono più possibili retromarce soprattutto se parliamo di Irap: quello
 deciso deve restare. Anche l'annunciata possibilità di assumere a tempo indeterminato con sgravi contributivi
 al 100% per 3 anni è un segnale in controtendenza rispetto alle ultime politiche messe in atto: non sono
 ancora questi gli alibi per cui le aziende non assumono, ma rappresentano un primo segnale di vera
 considerazione per il mondo p ro d u t t ivo » . «Ci auguriamo invece da subito - prosegue Agnelli - che vi sia
 un ripensamento sull'annullamento del credito d'imp o s t a s u l l a r i c e r c a 2013-2014, una situazione che
 penalizza le aziende che hanno investito in questi anni e che offre un quadro disarmonico se si pensa a come
 nell'ultimo triennio si siano vanificati gli sforzi di queste imprese con continui ridimensionamenti o rimandi ed
 uno sforzo maggiore sulla riduzione dei costi energetici». «Infine - chiosa Agnelli - in attesa di maggiori
 dettagli sulla questione TFR ci auguriamo che lo Stato in qualche modo premi lo sforzo delle aziende visto
 che potrà incassare in media 15 anni prima delle scadenze previste con una fiscalità non ordinaria e che in
 generale non vi siano ulteriori aggravi ed incombenze burocratiche sulle i m p re s e » . Il presidente di
 Confimi Impresa Paolo Agnelli

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                                 8
CONFIMI WEB

3 articoli
27/10/2014                                   impresamia.com                                                Sito Web
15:41

                                                                                                                      La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 LEGGE STABILITA' - Confimi: bene impianto legge ma niente retromarce
 pagerank: 3

 "Chi meglio dell'industria manifatturiera è consapevole delle difficoltà del momento - afferma Paolo Agnelli,
 presidente di Confimi Impresa - per questo apprezziamo gli sforzi e l'impianto della Legge di Stabilità".
 "L'eliminazione dell'Irap sul costo del personale va finalmente incontro ad una esigenza ed una richiesta che
 da tempo le industrie chiedevano per essere allineate al resto del mondo competitivo - prosegue il Presidente
 di Confimi Impresa - Parliamo di misure che partiranno dal 2015. Per le imprese è importante avere però una
 strada tracciata, non sono più possibili retromarce soprattutto se parliamo di IRAP: quello deciso deve
 restare. Anche l'annunciata possibilità di assumere a tempo indeterminato con sgravi contributivi al 100% per
 3 anni è un segnale in controtendenza rispetto alle ultime politiche messe in atto: non sono ancora questi gli
 alibi per cui le aziende non assumono, ma rappresentano un primo segnale di vera considerazione per il
 mondo produttivo".
 "Ci auguriamo invece da subito - prosegue Agnelli - che vi sia un ripensamento sull'annullamento del credito
 d'imposta sulla ricerca 2013-2014, una situazione che penalizza le aziende che hanno investito in questi anni
 e che offre un quadro disarmonico se si pensa a come nell'ultimo triennio si siano vanificati gli sforzi di queste
 imprese con continui ridimensionamenti o rimandi ed uno sforzo maggiore sulla riduzione dei costi
 energetici".
 "Infine - chiosa Agnelli - in attesa di maggiori dettagli sulla questione TFR ci auguriamo che lo Stato in
 qualche modo premi lo sforzo delle aziende visto che potrà incassare in media 15 anni prima delle scadenze
 previste con una fiscalità non ordinaria e che in generale non vi siano ulteriori aggravi ed incombenze
 burocratiche sulle imprese".

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                         11
27/10/2014                                   impresamia.com                                               Sito Web
10:46

                                                                                                                     La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 PA - Fatturazione elettronica: Confimi impresa: bene il tool Unioncamere,
 ma l'obbligo di conservazione va eliminato per tutti
 pagerank: 3

 "Positiva, - commenta Flavio Lorenzin, vicepresidente Confimi Impresa con delega alla Semplificazione e ai
 rapporti con la P.A., - l'attivazione del nuovo servizio di fatturazione elettronica (https://fattura-
 pa.infocamere.it) messo a disposizione gratuitamente dal sistema camerale, a favore delle piccole e medie
 imprese. Anche se in ritardo rispetto allo start del 6 giugno, che però ha riguardato solo i fornitori di alcune
 amministrazioni (Stato, Agenzie ed enti previdenziali), la nuova piattaforma permetterà di affrontare con
 maggiore serenità lo scoglio del 31 marzo 2015 quando l'obbligo sarà esteso a 360 gradi alle forniture verso
 qualsiasi pubblica amministrazione (comuni, province, regioni, asl, ecc)."
 Prosegue Lorenzin: "Positivo, in particolare, che il nuovo servizio comprenda, sempre gratuitamente, anche la
 conservazione sostitutiva eliminando l'ingiustificata disparità rispetto alle PMI fornitrici MEPA."
 "Si tratta di un importante passo in avanti, in linea con le osservazioni e le richieste formulate da Confimi
 impresa la scorsa estate; - conclude il Vice Presidente di Confimi Impresa - "La soluzione riguarda, però, solo
 le PMI che emetteranno poche fatture PA (circa 20), mentre non potrà essere utilizzata dai fornitori che
 superano i limiti dimensionali delle PMI.
 Per questo motivo, quindi, è importante, dal punto di vista normativo, eliminare "tout court" l'onere della
 conservazione sostitutiva in modo che il fornitore sia libero di valutare liberamente se attivare il (complesso)
 processo di conservazione sostitutiva oppure di stampare e conservare su carta la fattura elettronica. Il solo
 invio della fattura elettronica nel formato XLM (D.M. 55/2013) sarebbe, infatti, più che sufficiente a garantire
 gli obiettivi di efficientamento della PA, a prescindere dalla modalità di conservazione del fornitore. Dal punto
 di vista tecnico, infatti, non ci sono motivi per imporre l'obbligo della conservazione sostitutiva."

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                        12
27/10/2014                                www.vicenzapiu.com                                              Sito Web
18:58

                                                                                                                     La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Fatturazione elettronica PA e tool Unioncamere, Lorenzin: importante
 passo in avanti

 Confimi Impresa - "Positiva, - commenta Flavio Lorenzin, Vice Presidente Confimi Impresa con delega alla
 Semplificazione e ai rapporti con la P.A., - l'attivazione del nuovo servizio di fatturazione elettronica
 (https://fattura-pa.infocamere.it) messo a disposizione gratuitamente dal sistema camerale, a favore delle
 piccole e medie imprese. Anche se in ritardo rispetto allo start del 6 giugno, che però ha riguardato solo i
 fornitori di alcune amministrazioni (Stato, Agenzie ed enti previdenziali), la nuova piattaforma permetterà di
 affrontare con maggiore serenità lo scoglio del 31 marzo 2015 quando l'obbligo sarà esteso a 360 gradi alle
 forniture verso qualsiasi pubblica amministrazione (comuni, province, regioni, asl, ecc)."
 Prosegue Lorenzin: "Positivo, in particolare, che il nuovo servizio comprenda, sempre gratuitamente, anche la
 conservazione sostitutiva eliminando l'ingiustificata disparità rispetto alle PMI fornitrici MEPA."
 "Si tratta di un importante passo in avanti, in linea con le osservazioni e le richieste formulate da Confimi
 impresa la scorsa estate; - conclude il Vice Presidente di Confimi Impresa - "La soluzione riguarda, però, solo
 le PMI che emetteranno poche fatture PA (circa 20), mentre non potrà essere utilizzata dai fornitori che
 superano i limiti dimensionali delle PMI.
 Per questo motivo, quindi, è importante, dal punto di vista normativo, eliminare "tout court" l'onere della
 conservazione sostitutiva in modo che il fornitore sia libero di valutare liberamente se attivare il (complesso)
 processo di conservazione sostitutiva oppure di stampare e conservare su carta la fattura elettronica. Il solo
 invio della fattura elettronica nel formato XLM (D.M. 55/2013) sarebbe, infatti, più che sufficiente a garantire
 gli obiettivi di efficientamento della PA, a prescindere dalla modalità di conservazione del fornitore. Dal punto
 di vista tecnico, infatti, non ci sono motivi per imporre l'obbligo della conservazione sostitutiva."
 Leggi tutti gli articoli su: Confimi Impresa, Fatturazione elettronica, Flavio Lorenzin

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                        13
SCENARIO ECONOMIA

21 articoli
28/10/2014                         Corriere della Sera - Ed. nazionale                                        Pag. 1
                                           (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Il giudizio sul sistema Paese
 gufi o allocchi? c'è una terza via
 Antonio Polito

 P er anni politici e banchieri ci hanno garantito che il nostro sistema bancario era il più solido di tutti. La
 smentita arrivata dall'esame della Bce si può dunque spiegare in due modi: o i problemi delle banche italiane
 sono stati sottovalutati qui, o sono stati sopravvalutati dall'Europa. Oppure tutte e due le cose insieme. Delle
 nostre colpe parlano i numeri: siamo la maglia nera, con due grandi istituti chiamati a rafforzare il loro
 capitale; un terzo dei miliardi che mancano sono addebitabili a noi; la più antica banca del mondo, Monte dei
 Paschi, è oggi la più debole d'Europa. Avessimo ricapitalizzato prima, invece di sbandierare ottimismo, forse
 avremmo anche avuto più credito disponibile in questi anni. E quando mai i governi italiani si sono occupati
 dei criteri di questi test di cui oggi ci lamentiamo?
 D'altra parte è fuor di dubbio che l'esaminatore è stato particolarmente severo con noi. E non può trattarsi di
 un pregiudizio etnico, visto che il presidente della Bce è un italiano, alla guida della Banca d'Italia fino al
 2011. Ma ogni volta che finisce in un sistema di valutazione internazionale, l'Italia sconta la debolezza
 intrinseca della sua economia e del suo sistema Paese. Giudicare la solidità di banche in una nazione che ha
 perso un decimo del suo Pil in sette anni è infatti cosa ben diversa che giudicare le banche tedesche. Contro
 di noi gioca sempre un sospetto in più. Come diceva l'apertura del Financial Times di ieri: «L'Italia finisce
 sotto pressione dopo che nove banche falliscono gli stress test».
 Siamo sempre sotto pressione. È un po' quello che accade anche ai nostri conti pubblici. Renzi ha dovuto
 strappare quasi con la forza a Bruxelles uno sconticino dello 0,2% (la Commissione voleva lo 0,5%, ieri il
 governo ha accettato lo 0,3%). Ma la vicenda delle banche ci ricorda che non è solo l'energia e neanche la
 statura del leader a fare il peso specifico di un Paese; che si calcola con altri criteri, crescita economica,
 credibilità internazionale, proiezione estera, forza militare. Ogni debolezza amplifica le altre: l'economia reale
 condiziona i test sulle banche, questi provocano il crollo della Borsa di ieri, che a sua volta influenza
 l'economia reale. È una lezione da tener presente. Per uscire dalla nostra crisi non basterà gettare il cuore
 oltre l'ostacolo: bisognerà farci passare l'intero corpo di un'Italia oggi molto gracile. Questo richiede un
 sistema Paese forte e coeso, dove non brilli solo la stella di un capo, tanto più forte quanto più solitario. E una
 classe dirigente consapevole della perdurante gravità dei nostri problemi: una terza via tra i gufi e gli allocchi,
 per i quali va sempre tutto bene.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                    15
28/10/2014                        Corriere della Sera - Ed. nazionale                                       Pag. 1
                                          (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                     La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 le debolezze nascoste
 Perché ancora non riusciamo ad avere credito
 Salvatore Bragantini

 pagelle bancarie testé distribuite van commentate evitando sia il vittimismo, sia la supina accettazione; siamo
 a un passo storico per l'Europa. Sarebbe strano che, avendo noi perso l'11 per cento del Prodotto interno
 lordo dal 2008, le banche italiane fossero promosse con lode, ma la nostra fragilità politico-sociale attira i
 fulmini degli esaminatori.
 u n alunno svogliato ma ben instradato in famiglia se la cava meglio di un altro che nessuno segue. Banca
 Mps paga, incolpevole, l'essere agli inizi di una complessa ristrutturazione, ma le banche «peggiori» sono
 tutte nell'area euro, che vive una fase incerta e confusa. Le violente critiche tedesche all'azione della Bce
 tarpano la risposta dell'eurozona nel suo insieme alla crisi.
 Se si ha la febbre, è sciocco prendersela con il termometro. L'esame ha usato criteri razionali, evitando però
 di dare adito ad altre accuse sulla nazionalità del presidente Bce che, ex governatore di Bankitalia, sa pregi e
 difetti delle nostre banche. Chiediamoci allora se sia sano trattare chi fa credito all'economia con categorie
 valide per chi investe in titoli così complessi da essere invalutabili. Scrive Marco Onado ( Il Sole 24 Ore ) che
 grazie alla magia dei modelli interni Deutsche Bank passa avendo solo il 2,4% del totale attivo, contro il 6,2%
 di Intesa. I titoli complessi rendono più del credito, nel quale le nostre sono più impegnate; difatti il loro
 rendimento sul capitale è metà di quello dell'eurozona, pur insufficiente per gli investitori.
 Se però le banche non guadagnano abbastanza, non fanno credito: onde la necessità che sia il mercato a
 finanziare l'economia, supplendo alle carenze di quelle. Tanto più che ora le banche minori, non interessate
 dai test ma soggette agli stessi problemi delle grandi, capiranno l'antifona.
 Pesa la difficoltà di realizzare le garanzie in Italia, anche per cause trascurate, come i ricatti delle banche
 prive di garanzie a chi ne ha, o il peso della criminalità nel Sud. Ne soffre il giudizio sulla robustezza delle
 nostre banche: paghiamo l'essere Stato debole, con cittadini refrattari all'agire (e battersi assieme) come una
 comunità d'interessi. Un Paese serio, anziché piangere, deve prenderne nota, per cambiare.
  Salvatore Bragantini
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                  16
28/10/2014                         Corriere della Sera - Ed. nazionale                                          Pag. 5
                                           (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                         La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Le banche bocciate tirano giù la Borsa
 Mps perde il 21%, Carige cede il 17%. Piazza Affari chiude la giornata in ribasso del 2,4% Gli operatori
 scommettono sulle aggregazioni. Il caso Popolari. Lo spread risale a 168 punti Due settimane di stop La
 Consob ha vietato per due settimane le vendite allo scoperto su Mps e Carige
 S.Ta.

 ROMA È stata una giornata di tempesta, ieri, a Piazza Affari che ha chiuso con una perdita del 2,40%, a
 19.028 punti. A trascinarla in basso il calo dei titoli bancari ed in particolare il crollo delle quotazioni di Mps e
 di Carige. Le due banche hanno pagato pesantemente la bocciatura subita agli esami condotti dalla Bce in
 vista dell'avvio della Vigilanza unica il prossimo 4 novembre. Mps, sospesa a più riprese dalle contrattazioni,
 è arrivata a perdere il 21,5%, mentre Carige è caduta del 17%. Le vendite, e i ribassi, però non hanno
 coinvolto solo gli istituti di Siena e Genova, ma hanno colpito un po' tutti i titoli bancari, anche quelli di banche
 come Ubi Banca (-5,15%), Intesa Sanpaolo (-3,14%) e Unicredit (-2,55%), uscite a testa alta, registrando
 importanti eccedenze di capitali, dai test di Francoforte.
 Evidentemente la reazione degli investitori ha registrato il fatto che l'Italia, anche per la comunicazione a
 gradi degli esiti del Comprehensive assestment che all'inizio indicava 9 banche - nella gran parte Popolari -
 del nostro Paese in difficoltà sulle 15 che si erano sottoposte alla verifica, ha dato l'impressione di non uscire
 bene dall'esame europeo. Nonostante le rassicurazioni date dalla Banca d'Italia sulla solidità del sistema e
 anche dai principali analisti che hanno sottolineato l'esito complessivamente positivo dei test, visto che tutte e
 15 banche hanno superato lo scoglio della verifica degli attivi di bilancio, e - ma non più di 2 - sono state
 messe in difficoltà solo dalle prove di resistenza (stress test) rispetto ad uno scenario economico tanto
 disastroso quanto improbabile.
 In ogni caso ieri Piazza Affari è stata la peggiore in Europa - seguita da Madrid (-1,39%, Francoforte (-
 0,95%), Parigi (-0,78%) e Londra (-0,40%) - e la Consob è intervenuta due volte, la prima, in mattinata per
 vietare le vendite allo scoperto per i titoli Mps e Carige così da frenarne il crollo e la seconda in serata per
 annunciare il prolungamento del divieto, reso più ampio, fino al 10 novembre, data entro la quale le due
 banche dovranno presentare il piano di rafforzamento del capitale da realizzare entro luglio.
 Il mood negativo sull'esito degli stress test si è propagato anche sul mercato secondario facendo risalire i
 tassi dei titoli di Stato italiano, in controtendenza con il trend della giornata, il rendimento del Btp decennale è
 salito al 2,55% e lo spread con il bund tedesco di pari durata è tornato ad ampliarsi a 168 punti base,
 distanziandosi in modo marcato dai Bonos spagnoli dai quali ora sono divisi da 42 punti base, per la prima
 volta dal febbraio 2012. Sul mercato però i principali analisti - anche a dispetto della stampa straniera che ieri
 da Ft a WSJ per non parlare dei quotidiani tedeschi ha puntato l'indice sulla debolezza del sistema bancario
 del nostro Paese - sono convinti che la tempesta non durerà molto.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Gli esami
 Gli stress test effettuati dalla Bce sono valutazioni sulla tenuta delle banche
  in caso di forte deterioramen-to del quadro economico nel bienni 2014-1016 Oltre a Mps e Carige, gli istituti
 italiani sotto esame erano Credito Valtellinese, Bper, Bpm, Pop Sondrio, Pop Vicenza; Banco Popolare,
 Credito emiliano, Iccrea holding, Intesa Sanpaolo, Mediobanca Unicredit, Ubi, Veneto banca La valutazione
 complessiva della Bce ha preso in considerazione anche la qualità degli attivi, la cosiddetta asset quality
 review Il percorso si conclude il 4 novembre con l'assunzione da parte della Bce del ruolo di Authority di
 vigilanza del sistema bancario Ue
 Foto: Andrea Enria presidente Eba, l'autorità Ue di supervisione bancaria

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                      17
28/10/2014                         Corriere della Sera - Ed. nazionale                                        Pag. 33
                                          (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 INTERVISTA
 «Municipalizzate? Prima le micro fusioni»
 Tommasi di Vignano (Hera): noi guardiamo ad Aimag di Modena. Poi le integrazioni dei big come Iren-A2A
 Francesca Basso

 MILANO Non è ancora tempo di maxi aggregazioni, la strada giusta è quella del passo dopo passo. Lo dice il
 presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano. Ma lo dicono anche gli analisti. Hera, la multiutility
 dell'Emilia Romagna, con ramificazioni in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche, è considerata un modello di
 governance perché i Comuni azionisti seppero fare un passo indietro al tempo dell'aggregazione nata il primo
 novembre di dodici anni fa. Se nel loro complesso i soci pubblici del territorio di riferimento - 124 legati da un
 patto di sindacato, tra cui Bologna, Padova, Trieste, Udine, Modena, Imola e Ravenna - sono oltre 200, con
 una quota complessiva di circa il 57,3% del capitale sociale, singolarmente ciascuno non supera il 10%.
 L'ultimo «importante», il Comune di Bologna, è sceso di recente al 9,9%.
   E pensare che prima della quotazione, nel giugno del 2003, Bologna aveva il 37,6%. «All'epoca i sindaci
 ebbero un'intuizione corretta e visionaria. C'era bisogno di consolidare le diverse realtà e i Comuni capirono
 che per supportare lo sforzo infrastrutturale era necessario che le municipalizzate crescessero di
 dimensioni», ricorda il presidente, alla guida di Hera dal novembre 2002. «In questi anni la crescita del
 gruppo è stata per il 47% legata alle acquisizioni e per il 53% organica. Il margine operativo lordo è passato
 da un po' meno di 200 milioni a 810 a fine 2013».
  La maggior parte dei Comuni è restia a cedere le proprie quote, tanto che la legge di Stabilità prevede degli
 incentivi per favorire le aggregazioni tra multiutility.
 «Il tema è aperto. Nel nostro Paese, rispetto all'Europa occidentale, c'è un elevato numero di utility. Si tratta
 di una filiera che può diventare più importante quanto più grandi sono i gruppi. È necessario stimolare un
 percorso che vada verso un consolidamento ulteriore».
  Cosa cambia per voi con la legge di Stabilità?
 «Stiamo parlando in termini di giudizio più che di operatività. Il nostro piano industriale al 2018, definito prima
 della legge di Stabilità, prevede già ogni anno e mezzo un'operazione che ci faccia allargare il perimetro. E
 abbiamo già individuato due aziende target oltre ad Amga. Con la legge di Stabilità potrebbero maturare
 condizioni aggiuntive che potrebbero portare a un'accelerazione».
 Avete messo gli occhi su Aimag, la multiutility della provincia di Modena?
 «È oggetto del nostro interesse. È naturale visto che abbiamo già il 25% ma non abbiamo sottoscritto nulla».
 Iren e A2A hanno detto che affronteranno il dossier per un'eventuale fusione. La strada giusta è quella delle
 aggregazioni tra big?
 «Ci vorrà ancora qualche anno per le grandi multiutility, prima è necessario raggiungere un livello di
 consolidamento adeguato. Mi riferisco ad Hera ma anche alle altre. La prima fase da affrontare è quella di
 una crescita come abbiamo fatto finora, per piccole e medie aggregazioni. La priorità è che ognuno
 contribuisca al consolidamento della filiera nel Paese».
 Hera ha presentato un'offerta vincolante per il pacchetto clienti di E.on Italia. Se ve li aggiudicaste quale sarà
 l'impatto?
 «Hera ha 2 milioni di clienti elettricità e gas. Con gli 800 mila di E.on faremmo un salto rilevante».
 Com'è il rapporto tra il management e le centinaia di soci pubblici?
 «I ruoli sono stati chiari fin dall'inizio anche se c'era il rischio di una certa complessità, ma alla fine la
 numerosità degli azionisti ha aiutato a rispettarli».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Il gruppo
 La multiutility Hera è nata il primo novembre del 2002 e si è quotata nel giugno 2013 Se nel loro complesso i
 soci pubblici del territorio di riferimento - 124 legati da un patto di sindacato, tra cui Bologna, Padova, Trieste,

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                     18
28/10/2014                      Corriere della Sera - Ed. nazionale                                   Pag. 33
                                        (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Udine, Modena, Imola e Ravenna - sono oltre 200, che detengono una quota complessiva di circa il 57,3%
 del capitale, singolarmente ciascuno non supera il 10% Il piano industriale al 2018 prevede investimenti per
 2,1 miliardi
 Foto: La crescita del gruppo è stata del 47% per acquisizioni e per il 50% organica
 Foto: L'Ebitda è passato da un po' meno di 200 milioni a oltre 830 a fine 2013
 Foto: La priorità è che ognuno contribuisca al consoli-damento della filiera nel Paese

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                             19
28/10/2014                          Corriere della Sera - Ed. nazionale                                          Pag. 37
                                            (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sussurri & Grida
 Il mito di Silicon Valley e l'avanzata delle start-up cinesi
 smarteconomy.corriere.it

 (m.sid.) Oltre alle mezze stagioni non ci sono più nemmeno le certezze della Silicon Valley: se difatti si
 prendono in considerazione le start up degli ultimi dieci anni che hanno superato il miliardo di dollari di valore
 «solo» il 40% viene dall'area californiana. È questo il risultato di uno studio di Atomico, venture capital
 londinese famoso per essere stato fondato da un tal Niklas Zennström - uno dei due fondatori di Skype - ma
 anche per avere investito in Supercell, la società che ha sviluppato Clash of Clans, valutata 3 miliardi. Su 134
 compagnie, 52 vengono dalla Silicon Valley, 27 da altre aree degli Stati Uniti, 26 dalla Cina (questa è una
 notizia finora sottovalutata) e 21 dall'Europa. Quella di Zennström è una battaglia personale. Qualche mese
 fa aveva ricordato sul Ft : «Dieci anni fa quando stavo sviluppando Skype dalla Svezia, un potenziale
 investitore mi disse che avrebbe messo dei soldi a condizione che mi spostassi nella Silicon Valley». Lui non
 cedette. E Skype funzionò lo stesso.
 Morale: non è obbligatorio essere nella Valle del Silicio. E ora c'è la prova statistica.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Ei Tower con Unicredit per le torri Wind
 ( d.pol. ) Entra in manovra anche Ei tower, partecipata al 40% da Mediaset, in vista della scadenza di lunedì
 10 novembre, stabilita dalla russa Vimpelcom per il deposito delle offerte non vincolanti propedeutiche alla
 vendita delle torri di trasmissione della controllata Wind. Secondo fonti di mercato, la società gestita da Guido
 Barbieri ( foto ) sarebbe già affiancata da Unicredit che entrerà formalmente in partita sia come consulente
 sia come banca finanziatrice. L'asset è un bel boccone. La valutazione delle 6 mila torri Wind sarebbe attorno
 500-600 milioni e l'impegno economico dipenderà dalla quota che Wind metterà in vendita. Intanto Ei towers
 approfitta delle opportunità sul mercato. In dirittura d'arrivo è infatti l'acquisto di 200 torri nel Centro Sud Italia
 con un investimento poco sotto i 20 milioni. L'operazione porterà così a 2.900 il numero di siti.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Luxottica e gli occhiali intelligenti, prima Google ora Garmin
 ( f.d.r. ) Da Google ai «goggle». L'accordo di collaborazione con Sergey Brin e Larry Page per lo sviluppo di
 una nuova serie di Google Glass ha aperto una strada che Luxottica ritiene ricca di possibilità. E che va oltre
 Internet e le mirabolanti possibilità degli occhiali intelligenti di Mountain View. Il marchio americano del
 gruppo di Leonardo Del Vecchio, Oakley, ha annunciato ieri la firma di un accordo con Garmin, tra i leader
 mondiali nei terminali per la navigazione satellitare, per lo sviluppo di tecnologia da applicare agli occhiali da
 sci (in inglese «goggle»). Oakley produce già una «maschera» intelligente, la Airwave, dotata di un
 microprisma che riflette sull'interno delle lenti meteo, velocità, distanza. Con Garmin studierà l'estensione
 delle funzionalità del software e l'integrazione negli occhiali da sci della Garmin Virb Elite, una microcamera
 studiata appositamente per le attività sportive.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                        20
28/10/2014                                         Il Sole 24 Ore                                              Pag. 1
                                           (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 AIUTI DI STATO
 La foto che inganna
 di Isabella Bufacchi

 di Isabella Bufacchi
  Le fotografie scattate alle banche tra il 31 dicembre 2013 e l'ottobre 2014 nell'Aqr-stress test di Bce e Banca
 d'Italia non catturano i 474 miliardi di aiuti ai sistemi bancari di Germania, Spagna, Olanda, Irlanda, Austria,
 Belgio, Portogallo e Francia e i 4 dell'Italia.
  Le fotografie non sempre rendono giustizia. A volte sono sfocate, a volte hanno più ombre che luci, altre
 volte possono nascondere la verità o esaltare i particolari meno importanti o creare un'illusione. Non è
 sempre così, possono essere dei veri e propri capolavori, ma la fotografia può ingannare. Ed è comunque
 limitata a un preciso istante.
  Gli AQR e gli stress test hanno fotografato le 130 banche europee in più occasioni. Per gli AQR, la prima foto
 di gruppo è stata scattata il 31 dicembre 2013: in quel caso 9 banche italiane su 15 presentavano
 «potenziali» carenze di capitale ma il ritratto non era completo. A seguire le banche sono state immortalate
 tra il gennaio e il settembre 2014 per rilevare gli aumenti di capitale fatti in corsa prima della pubblicazione dei
 risultati della "valutazione approfondita": in questa foto di gruppo nessuna delle 15 banche italiane risultava
 carente di capitale in base all'AQR. Sono state poi scattate altre fotografie che oltre a tenere conto delle
 ulteriori misure di rafforzamento patrimoniale straordinarie decise nel corso dell'anno 2014, hanno anche
 mostrato le banche sotto stress per un arco di tempo triennale, in due prove di resistenza lunghe dal 2014 al
 2016 con un doppio scenario, di base e avverso: in questa immagine finale, Mps e Carige sono risultate le
 uniche due banche italiane carenti di capitale, per un importo complessivo elevato quando rapportato a quello
 delle altre banche europee sottocapitalizzate per affrontare le avversità degli stress test. La foto conclusiva
 ha fatto un'istantanea al sistema bancario italiano tra i peggiori d'Europa.
  Peccato che in questo esercizio si siano perse altre fotografie, tra passato e futuro, tra il 2009 e il 2016, che
 avrebbero reso giustizia al sistema Italia.
  Per prima cosa, il confronto tra banche di Paesi diversi avrebbe potuto fotografare sullo sfondo anche il Pil e
 il rendimento dei titoli di Stato dei rispettivi Paesi al 31 dicembre 2013: questo avrebbe aiutato la lettura dello
 stress test con scenario avverso perchè in quella prova di resistenza l'Italia è entrata con un handicap
 rilevante rispetto, per esempio, alla Germania (che non è in recessione e i cui titoli di Stato hanno rendimenti
 ben più bassi).
   Altre fotografie che si sono perse sono quelle degli interventi pubblici a sostegno delle banche europee
 effettuati negli anni passati dai principali stati membri dell'eurozona (Italia esclusa) per 474 miliardi, che
 salgono a 610 se si aggiungono i 136 miliardi del Regno Unito e a valgono 478 se si aggiungono i 4 miliardi
 dell'Italia al 31 dicembre 2013 (1 ad oggi).
  Gli AQR e gli stress test hanno fotografato 2,9 miliardi di carenze potenziali di capitale per MPS e Carige
 «interamente riconducibili allo scenario avverso» e tenuto conto di 4 miliardi di intervento pubblico dello Stato
 italiano. La Germania è passata a pieni voti, ma al netto di 247 miliardi di interventi degli anni passati e che
 Eurostat ha classificato come aumento del debito pubblici ai fini dei calcoli di Maastricht: ricapitalizzazioni
 dirette e due bad banks, i "veicoli di salvataggio" EAA e FMS-WM.
  La fotografia di Mps e Carige crollate in Borsa ieri resterà stampata nella memoria di molti. Il fatto che le due
 banche debbano ricapitalizzarsi, a in fretta, è una cruda realtà. E' quello che è. Ma AQR e stress test nella
 valutazione approfondita della Bce e delle banche centrali nazionali e organi di vigilanza bancaria, che
 avevano l'obiettivo principale di rassicurare i mercati, garantire la solidità del sistema bancario europeo e la
 capacità di prevenire ed evitare rischi sistemici bancari futuri, assicurando l'apertura del canale del credito
 bancario all'economia, non hanno convinto con questo nuovo album della famiglia bancaria europea.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                     21
28/10/2014                                         Il Sole 24 Ore                                              Pag. 1
                                           (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  @isa_bufacchi
  © RIPRODUZIONE RISERVATA Germania 247,465 Regno Unito 136,381 Spagna 56,008 Olanda 51,213
 Irlanda 48,468 Austria 26,069 Belgio 18,867 Portogallo 17,622 Francia * 11,452 Italia 4,071 *Al
 dicembre2008 Fonte:Eurostat
 Foto: Gli interventi Impatto sul debito pubblico ai fini dei calcoli di Maastricht degli interventi pubblici per le
 banche. In mld di euro al 31/12/2013

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                     22
28/10/2014                                          Il Sole 24 Ore                                               Pag. 1
                                            (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 PIANO PER SIENA
 Viola e Profumo al Mef sui Monti bond
 Marco Ferrando

 Marco Ferrando u pagina 4
  Il giorno dopo la pagella della Bce e dell'Eba, il vertice del Monte dei Paschi si è presentato in Banca d'Italia
 e al Ministero dell'Economia. Per fare il punto sui risultati, ma soprattutto sul piano che ora la banca dovrà
 mettere a punto entro il 10 novembre per recuperare i 2,1 miliardi di capitale necessari a far fronte a
 un'eventuale situazione di stress.
  Poco prima che sulla vicenda si esprimesse anche il premier Matteo Renzi («Siamo pronti a fare di tutto per
 far si che il sistema economico funzioni ma sono convinto che Mps e Carige troveranno le risposte da dare»),
 secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, ieri nel pomeriggio il presidente Alessandro Profumo e il ceo Fabrizio
 Viola, avrebbero incontrato i vertici della Vigilanza. Da Via Nazionale non sono arrivate conferme al riguardo,
 ma è probabile che all'incontro abbia preso parte anche il Governatore, Ignazio Visco. Al centro del confronto,
 si diceva, non solo i risultati del comprehensive assessment - su cui sarebbero stati commessi anche alcuni
 errori, con la Bce costretta a rimuoverli brevemente dal proprio sito dopo averli pubblicati, come riporta il Wall
 Street Journal - ma anche la strada da seguire nei prossimi mesi. La pessima giornata di ieri, che ha visto la
 banca perdere il 21,5% in Borsa e veder bruciato in un giorno un miliardo di capitale, ha dimostrato che non
 c'è tempo da perdere. Secondo quanto si apprende, la strategia che a Siena si starebbe mettendo a punto
 insieme ai due advisor, Ubs e Citigroup, sarebbe in due fasi: da un lato, le azioni sul breve periodo per
 portare a casa i 2,1 miliardi, dall'altro il monitoraggio del mercato europeo (e non solo) del credito per capire
 se ci sono le premesse per un'aggregazione.
  Il nodo Monti bond
  Al vertice in Via XX Settembre, invece, si sarebbe approfondito in particolare il tema dei Monti Bond. Come
 noto, il Monte dei Paschi oltre due anni fa ne ha incassati per circa 4 miliardi: a inizio luglio, forte dell'ultimo
 aumento, ne ha rimborsati per 3 miliardi, e oggi ne resta in pancia uno solo. L'ipotesi che venga rimborsato
 entro il 2016, cioè nel triennio preso in esame dagli stress test, ha contribuito per 760 milioni a creare lo
 shortfall di capitale stigmatizzato dalla Bce: al vertice di ieri, si sarebbero esaminate le possibilità alternative,
 cioè il mantenimento in essere del prestito obbligazionario oppure la conversione in azioni. Resterebbe
 ferma, comunque, la volontà di non ricorrere a ulteriori aiuti pubblici, come dichiarato ieri nell'intervista a Il
 Sole 24 Ore da Fabrizio Viola.
  Le altre contromisure
  Il nodo dei Monti bond non è da poco. Se sciolto a proprio favore, Rocca Salimbeni si troverà alle prese con
 un deficit patrimoniale ridotto a 1,35 miliardi. Più facile da colmare attraverso le contromisure cui stanno
 lavorando gli advisor della banca: la cessione di asset (a partire da Consum.it, per cui é in stato avanzato una
 trattativa che vede in campo Apollo e Deutsche Bank, e di non performing loans per 1,2 miliardi), il ricorso al
 mercato con un'emissione ibrida del tipo additional Tier 1 (anche se il contributo non potrà eccedere gli 830
 milioni), la vendita di alcuni pacchetti di filiali. Sullo sfondo, l'ipotesi di un nuovo aumento di capitale; anche se
 si farà di tutto per evitarlo, visto che sarebbe il quarto dal 2008: secondo Mediobanca Securities, che ieri si è
 esercitata sul tema, la raccolta di risorse fresche dai soci può essere evitata. Se sul contenuto del piano resta
 l'incertezza, quel che è certo è che andrà approvato dal cda, in preallerta prima della prossima seduta già
 fissata a metà novembre per l'approvazione della trimestrale.
  L'aggregazione
   Mentre si lavora a puntellare i conti sul breve-medio periodo, gli advisor continueranno a sondare i grandi
 gruppi per un'eventuale aggregazione, ipotesi che ieri i vertici non hanno escluso. A meno di improbabili
 soluzioni "di sistema" (UniCredit si è chiamata fuori, con il ceo Federico Ghizzoni che ha ribadito «nessun
 interesse» anche solo per singoli asset del Monte), la pista italiana sembra assolutamente fuori portata; per

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                       23
28/10/2014                                         Il Sole 24 Ore                                              Pag. 1
                                           (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 questo, tra le porte a cui torneranno a bussare Ubs e Citi ci saranno quelle dei grandi trionfatori del
 comprehensive assessment. Dal Santander, protagonista nei panni del venditore dell'ultimo grande deal del
 Monte, Antonveneta, fino alle francesi, con particolare riferimento al Crédit Agricole e Bnp-Paribas. Ipotesi,
 per ora: in particolare questi ultimi, contattati dal Sole, hanno fatto notare «che quando lo stesso rumor ritorna
 ogni tre mesi vuol dire che non è vero». Come a suggerire che per il momento non c'è nulla.
  @marcoferrando77
  © RIPRODUZIONE RISERVATA La chiusura di ieri di indici e titoli bancari LE BANCHE EUROPEE -2,49%
 SPAGNA Banco Santander -1,25% FRANCIA Bnp Paribas -1,99% REGNO UNITO Barclays -1,45%
 GERMANIA Deutsche Bank -3,14% ITALIA Intesa Sanpaolo -21,50% Mps -17,19% Carige -2,55% Unicredit
 Parigi -0,78% Cac40 Madrid -1,39% Ibex 35 Milano -2,40% Ftse Mib Francoforte -0,95% Obiettivi. Dati in
 miliardi di euro IL PIANO INDUSTRIALE Dati in % I GRANDI SOCI E I NUMERI IL CROLLO DEL TITOLO
 L'ANDAMENTO ORA PER ORA DI IERI Valore 2012 Obiettivo 2017 -4 -2 0 2 4 6 +1,0% Totale ricavi 5,2 5,0
 Crescita media annua ponderata -4 -2 0 2 4 6 -5,0% Costi operativi 3,3 2,6 -4 -2 0 2 4 6 -18,0% Rettifiche
 nette su crediti -1,0 -2,7 -4 -2 0 2 4 6 N.S. Utile netto 0,9 -3,2 0 50 100 150 200 250 -4,0% Totale attivo 218,9
 180,7 0 50 100 150 200 250 -1,0% Raccolta diretta 133,4 125,7 0 2 4 6 8 10 +1,1P.P. Dati in % I GRANDI
 SOCI E I NUMERI IL CROLLO DEL TITOLO L'ANDAMENTO ORA PER ORA DI IERI Valore 2012 Obiettivo
 2017 -4 -2 0 2 4 6 +1,0% Totale ricavi 5,2 5,0 Crescita media annua ponderata -4 -2 0 2 4 6 -5,0% Costi
 operativi 3,3 2,6 -4 -2 0 2 4 6 -18,0% Rettifiche nette su crediti -1,0 -2,7 -4 -2 0 2 4 6 N.S. Utile netto 0,9 -3,2
 0 50 100 150 200 250 -4,0% Totale attivo 218,9 180,7 0 50 100 150 200 250 -1,0% Raccolta diretta 133,4
 125,7 0 2 4 6 8 10 +1,1P.P. Core Tier 1 Common equity ratio 10,0% 8,9% York Capital 5,02 Ubs 2,87 Axa
 2,05 Fintech (Messico) 4,50 Btg Pactual (Brasile) 2,00 Fondazione Mps La Fondazione comunica la cessione
 del 6,5% a Btg Pactual e Fintech 31 Marzo Marcello Clarich viene eletto nuovo presidente della Fondazione
 11 Agosto Fintech e Btg entrano in Cda 9 Ottobre Si chiude con successo l'aumento della banca 27 Giugno
 Titolo sotto pressione in vista dei risultati Bce 20 Ottobre Pubblicazione risultati comprehensive assessment 2
 Settembre La Fondazione comunica la cessione del 6,5% a Btg Pactual e Fintech 31 Marzo Marcello Clarich
 viene eletto nuovo presidente della Fondazione 11 Agosto Fintech e Btg entrano in Cda 9 Ottobre Si chiude
 con successo l'aumento della banca 27 Giugno Titolo sotto pressione in vista dei risultati Bce 20 Ottobre
 Pubblicazione risultati comprehensive assessment 26 Ottobre 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 0,775 0,80 0,825 0,85
 0,875 Chiusura di venerdì 1,00 0,785 Chiusura di ieri Antonella Mansi viene eletta presidente della
 Fondazione Mps LA PAROLA CHIAVE Monti bond Sono strumenti subordinati convertibili in azioni Mps, che
 sono stati emessi dall'istituto senese e sottoscritti dal Tesoro. Servirono per rafforzare il patrimonio della
 banca con intervento pubblico. I Monti bond sono titoli ibridi perché mettono insieme caratteristiche
 obbligazionarie e azionarie.
 Foto: La fotografia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                     24
28/10/2014                                         Il Sole 24 Ore                                              Pag. 1
                                           (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 BANCHE CENTRALI
 Quei passi falsi di Bce e Fed
 di Donato Masciandaro

 di Donato Masciandaro
   In un momento di forte incertezza le banche centrali dovrebbero evitare di aumentare la confusione, che
 accentua la volatilità dei mercati. Invece la Bce, con gli annunci sugli stress test, e la Fed, con le parole in
 libertà sulla politica monetaria, hanno compiuto grossi passi falsi.
   Concentriamoci sull'Europa. Ieri i mercati finanziari sono stati investiti dall'onda d'urto provocata
 dall'annuncio della Bce con i risultati della valutazione sulla qualità dei bilanci delle maggiori banche europee.
 Il problema è che difficilmente si sarebbe potuta immaginare una politica di annuncio più inefficace. In primo
 luogo esiste una oggettiva difficoltà a definire l'oggetto della misurazione in un momento in cui nasce un
 sistema europeo di vigilanza unico in cui però i soggetti rilevanti sono almeno tre: la Bce, l'autorità bancaria
 europea (Eba) e le autorità bancarie nazionali, banche centrali e non - ove quest'ultima entità a sua volta
 rappresenta un insieme eterogeneo di attori istituzionali. Per cui le banche europee rilevanti sono 120 se si
 considerano quelle che verranno direttamente sorvegliate dalla Bce a partire dal 4 novembre, diventano 130
 se invece si contano quelle che la Bce ha sottoposto alla valutazione dei bilanci, passano a 123 se invece il
 campione è quello utilizzato dall'Eba, in cui vi sono banche di Paesi membri e non membri dell'Unione. Solo
 92 istituti appartengono a tutti e tre gli insiemi. Questo fatto è oggettivamente un motore di confusione, che
 non dipende però dalle autorità di vigilanza.
   Ma la confusione aumenta nel momento in cui la Bce decide di comunicare per ogni banca nello stesso
 giorno tre risultati diversi: una valutazione di bilancio, il risultato di una simulazione di base (stress test di
 base) e il risultato di una simulazione estrema (stress test avverso). Era necessario? In primo luogo, mentre
 l'effetto di una politica di annuncio sulla valutazione dei bilanci bancari è sicuramente positivo in termini di
 maggiore trasparenza nei confronti dei mercati, lo stesso non si può dire degli stress test. Due sono almeno
 le ragioni. Da un lato gli stress test non sono delle previsioni; per cui essi rischiano di nascere morti, nel
 momento in cui i dati effettivi o quelli più probabili già smentiscono le assunzioni su cui gli stress test si
 basano. È quello che ieri è accaduto su alcune assunzioni base degli stress test Bce legate alla dinamica
 della crescita, dei prezzi e dei tassi. Dall'altro lato - e di conseguenza - le assunzioni sono assolutamente
 soggettive e quindi fisiologicamente opinabili, soprattutto se il campione di analisi è eterogeneo, come è il
 caso di banche che appartengono a classi dimensionali e a regioni economiche diverse. Anche questo ieri è
 accaduto, se pensiamo alle critiche e perplessità che le simulazioni hanno sollevato in termini di disparità nel
 grado di severità delle stesse.
   Dunque gli stress test hanno tutte le caratteristiche per aumentare - non per ridurre - la volatilità delle
 informazioni. Un effetto che andrebbe evitato, soprattutto nella fase storica - unica e delicata - di avvio di una
 nuova architettura di vigilanza, in più nel bel mezzo di una fase congiunturale di estrema fragilità. Ma
 assumiamo pure di essere convinti dell'utilità degli stress test, perché comunque annunciarli in
 contemporanea alle valutazioni di bilancio? Tre pagelle aumentano l'informazione o la confusione?
 Ma non basta. Le pagelle della Bce erano datate, fermandosi alla fine dello scorso anno. Intanto le banche
 europee non sono state con le mani in mano, in termini di rafforzamento patrimoniale. Del rafforzamento
 patrimoniale si è tenuto doverosamente conto nelle valutazioni formulate dalla Bce. Questo significa però che
 le pagelle da tre diventano sei. La confusione aumenta; l'effetto è divenuto vieppiù evidente con le
 comunicazioni e/o le osservazioni offerte dai vigilanti nazionali. Nel caso dell'Italia vi è stato un circostanziato
 documento della Banca d'Italia, che ha aiutato a comprendere che - a seconda della pagella considerata - le
 banche cosiddette bocciate erano 9, oppure 8, oppure 4, oppure due, oppure zero. Per amor di completezza,
 la cifra meno aleatoria è zero, in quanto e quella che corrisponde alla valutazione di bilancio con dati
 aggiornati. Ma questa giostra di cifre aumenta l'informazione o la confusione?

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                     25
28/10/2014                                      Il Sole 24 Ore                                          Pag. 1
                                        (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Per ora propenderemmo per la seconda ipotesi, almeno alla luce di due prime, elementari osservazioni. La
 prima evidenza è legata a quel che è avvenuto durante la conferenza stampa a Francoforte. Di fronte a una
 precisa domanda di una giornalista che chiedeva ragione delle discrasie nella comunicazione tra Francoforte
 e Roma, i responsabili della Bce hanno prima eluso la domanda, e poi offerto - con malcelata insofferenza -
 una non risposta. La seconda evidenza si trae dal modo in cui i media hanno trattato la notizia. Limitandosi
 alla carta stampata, sui quotidiani le banche italiane bocciate erano due o nove, a seconda del grado di
 comprensione e/o dell'intonazione che si voleva dare all'informazione sullo stato di salute del sistema
 bancario italiano. Sulla stampa internazionale l'informazione è stata invece un coro solo: le banche italiane
 bocciate sono nove, a dimostrazione della cattiva salute del sistema bancario italiano, della sua vigilanza,
 nonché del suo sistema-Paese, per non parlare dello stato precario dell'euro. Domanda finale: a chi giova
 una cattiva politica di annuncio sullo stato di salute delle banche italiane ed europee? Certo non è
 nell'interesse di un avvio sano e credibile della nuova vigilanza europea.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                              26
28/10/2014                                         Il Sole 24 Ore                                             Pag. 1
                                           (diffusione:334076, tiratura:405061)

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 PARADOSSI DEI TEST
 Penalizzato chi fa credito
 di Morya Longo e Fabio Pavesi

 di Morya Longo e Fabio Pavesi
  Gli stress test della Bce raggiungono un risultato quasi paradossale: se da un lato sono stati eseguiti per
 rafforzare le banche in modo da permettere loro di tornare a erogare credito, dall'altro penalizzano proprio
 quelle che più si sforzano di sostenere le imprese.
  Morya Longo
  e Fabio Pavesi
  Iparametri su cui sono stati tarati gli stress test, a giudicare dai risultati, sembrano battere più duro
 sull'economia reale che sulla finanza. Se l'Italia esce sconfitta rispetto ad altri Paesi, è anche (non solo,
 ovvio) per questo: le nostre banche hanno la "colpa" di essere troppo esposte su un'economia reale che si
 deteriora. Se Paesi come la Germania escono vittoriosi, invece, è per il motivo opposto: l'economia è ben più
 forte di quella italiana - il che costituisce un indubbio vantaggio -, ma soprattutto le grandi banche tedesche
 sono poco esposte sull'economia reale e molto più sui mercati finanziari.
  I risultati comunicati dalla Bce domenica, infatti, sono in parte influenzati dalla scelta e dal peso dei
 parametri. Quando la Bce e l'Eba hanno immaginato lo scenario avverso su cui testare la sopportazione dei
 bilanci bancari, hanno ipotizzato un marcato calo del Pil (-6,1% per l'Italia nel triennio 2014-2016, -7,6% per
 la Germania e -6% per la Francia), un aumento della disoccupazione, un drastico calo dei prezzi degli
 immobili, una riduzione dell'inflazione. Questo ha avuto un impatto negativo, negli stress test, sul portafoglio
 crediti delle banche. Gli "esami sotto sforzo" hanno certamente tenuto in conto anche parametri finanziari, ma
 su questo fronte lo "stress" è stato minore: anche nello scenario avverso, infatti, le banche europee sul fronte
 della finanza avrebbero addirittura ben 6 miliardi di ricavi.
  Questo, inevitabilmente, ha condizionato i risultati finali. Perché le banche di certi paesi sono più sbilanciate
 sull'economia reale e quelle di altri Stati più sui mercati. Secondo i dati di R&S Mediobanca, relativi ai bilanci
 2013, le banche italiane, spagnole e dei Paesi bassi sono le più impegnate a sostenere l'economia reale: i
 crediti verso la clientela sono pari al 56,3% del totale attivo per le principali banche italiane, al 58,4% per le
 spagnole e al 58,2% per le olandesi. Per intenderci: per ogni 100 euro impiegato dalle italiane, nonostante il
 credit crunch degli ultimi anni, 56 sono stati utilizzati per erogare credito a famiglie e imprese. Ovvio che se si
 ipotizza una nuova pesante recessione, dopo quella già vissuta, queste sono le banche che soffrono di più:
 sicuramente più delle tedesche (che hanno crediti alla clientela pari al 30,5% dell'attivo), delle francesi
 (36,1%) o delle inglesi (44,4%).
  Peccato che le banche tedesche e francesi siano piene zeppe di derivati: le big in Germania ne hanno per il
 26,7% del totale attivo e quelle francesi per il 15,5%, mentre le italiane si fermano al 6,6%. Peccato che la
 maggior parte di questi derivati (l'89,9% in Germania) sia utilizzata per fare "trading" e non per fini di
 copertura dei rischi. Peccato, inoltre, che le banche tedesche e francesi siano ancora piene di titoli "tossici",
 quelli impossibili da valutare perché non hanno alcun valore di mercato: ammontano al 48% del patrimonio
 netto tangibile in Germania e al 27% in Francia, contro il 16,7% in Italia. Tutta questa finanza nei bilanci
 cambia in maniera sensibile il totale degli «attivi ponderati per i rischi» (Rwa), cioè il parametro chiave su cui
 si calcola il fabbisogno di capitale: le banche tedesche riescono a ridurli artificialmente più delle italiane
 perché la finanza pesa meno dell'economia reale nei bilanci (non solo negli stress test). Dunque riescono ad
 avere un livello di solidità patrimoniale più elevato.
  E la differenza si vede bene guardando le singole banche. Le tedesche (Landesbank comprese) hanno tutte
 superato gli esami. Anche la traballante Commerzbank, la seconda banca tedesca che per stare in piedi ha
 dovuto chiedere pesantemente aiuto allo Stato tedesco e ha fatto un aumento di capitale a maggio. I crediti
 sono meno della metà dell'attivo di bilancio. Il resto è trading finanziario. È poco più piccola come totale di

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/10/2014                                                                    27
Puoi anche leggere