Rassegna stampa - CONFIMI - Rassegna del 14/01/2015 - Confimi Apindustria Bergamo
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Rassegna stampa - CONFIMI Rassegna del 14/01/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 14/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna 6 Giacomoni:«Torniamocompetitivi» 14/01/2015 Gazzetta di Modena - Nazionale 7 Codice appalti: un'audizione di Aniem ieri al Senato 14/01/2015 Il Giornale del Piemonte 8 Api: «Bene i passi avanti a Melfi, ma a Mirafiori?» 14/01/2015 Il Tirreno - Massa Carrara 9 terremoto nel lapideo 14/01/2015 L'Arena di Verona 10 Lavorare insieme un cartoon insegna tattiche e segreti 14/01/2015 Cronaca Qui Torino 11 «Bene Melfi, ora facciamo ripartire anche Torino» CONFIMI WEB 13/01/2015 www.lugonotizie.it 16:17 13 Alfonsine, esito poitivo per la vertenza della Sica 13/01/2015 www.ravennanotizie.it 16:17 14 Alfonsine, esito poitivo per la vertenza della Sica 13/01/2015 www.ravennawebtv.it 19:17 15 Sica di Alfonsine, vertenza conclusa positivamente 13/01/2015 www.strill.it 17:54 16 Riforma codice Appalti, le tre priorità di Aniem al Senato: "soft regulation", sistemi di gara e selezione delle imprese SCENARIO ECONOMIA 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 18 Cosa possiamo guadagnare facendo lavorare i nostri detenuti 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 21 Investi 500 milioni di euro in Italia? Scatta la tregua fiscale, niente cambi
14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 22 Juncker verso il «sì» ai conti di Italia e Francia 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 24 Partite Iva in fuga dai nuovi minimi Governo al recupero 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 25 Ora tocca a Draghi, Bce verso l'acquisto di Btp 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 27 La discesa record della benzina Fare il pieno costa il 15% in meno 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 28 Petrolio, tra gli Stati il primo a tremare ora è il Venezuela 14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale 29 Marchionne: «Il cambio dell'euro può arrivare alla parità sul dollaro» 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 30 Una risposta contro i danni del rigore 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 32 Dombrovskis: «Riforme per evitare altri sforzi sui conti» 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 34 Per l'Italia fino al 2020 una partita che vale 39 miliardi 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 36 «Sdoganata» la crescita, non la golden rule 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 38 Ridare la fiducia a imprese e famiglie 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 39 Enel, piano taglia-bond da 4 miliardi* 14/01/2015 La Repubblica - Nazionale 41 Ora l'Italia ha più chance di non essere bocciata all'esame di marzo Padoan: "Grande risultato" 14/01/2015 La Repubblica - Nazionale 43 Maire Tecnimont "fuori tempo" sul voto multiplo Aziende in pressing per una proroga 14/01/2015 La Stampa - Nazionale 44 Fca, utile in Europa nel 2016 14/01/2015 MF - Nazionale 45 Dal governo 36 milioni per la moda
14/01/2015 MF - Nazionale 47 Mps dà un taglio alle sofferenze 14/01/2015 MF - Nazionale 48 Il viceministro Casero al videoforum di ItaliaOggi: ultima occasione per l'evasore 14/01/2015 MF - Nazionale 50 C'È NEBBIA SULLE NOMINE (FULMINEE E TARDIVE) AI VERTICI DELLA CONSOB 14/01/2015 MF - Nazionale 51 Non sarebbe male introdurre il giuramento per i professionisti del settore finanziario 14/01/2015 MF - Nazionale 53 Il riccometro dovrebbe compilarlo la Pa 14/01/2015 Panorama 54 Il dilemma di Draghi SCENARIO PMI 14/01/2015 Il Sole 24 Ore 56 Mini rimbalzo della produzione 14/01/2015 La Repubblica - Palermo 58 Il destino segnato delle imprese familiari 14/01/2015 Il Messaggero - Umbria 60 Terziario, le tasse frenanoassunzioni e investimenti
CONFIMI 6 articoli
14/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Pag. 18 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ACCORDO SICA Giacomoni:«Torniamocompetitivi» ORA che le acque si sono calmate, dopo una trattativa complessa ma che si è chiusa con reciproca soddisfazione, Valeria Giacomoni, titolare della società Sica e vice presidente Confimi Impresa Ravenna, interviene sulla risoluzione della vertenza che ha riguardato l'azienda di via Stroppata, che impegna circa 140 dipendenti. «Si è conclusa positivamente la vertenza sindacale nata in seguito alla disdetta del contratto integrativo di Sica poiché ritenuto dall'azienda non più compatibile con la situazione economica generale e con le condizioni di competitività aziendale. Nelle intenzioni di Sica sottolinea la titolare non c'è mai stata l'idea di dimezzare i salari, come è stato spesso scorrettamente detto e scritto, ma solo quella di rinegoziare alcuni punti e in particolare di rimodulare il premio di produzione rendendolo variabile e legandolo ai risultati. Di conseguenza, l'allarmismo che era stato sollevato era ingiustificato. Il compromesso finalmente raggiunto rileva ancora Valeria Giacomoni va nella direzione auspicata. Image: 20150114/foto/1164.jpg CONFIMI - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 6
14/01/2015 Gazzetta di Modena - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:10626, tiratura:14183) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Codice appalti: un'audizione di Aniem ieri al Senato IMPRESE EDILI Codice appalti: un'audizione di Aniem ieri al Senato Codice appalti: un'audizione di Aniem ieri al Senato IMPRESE EDILI «Esprimiamo apprezzamento per i contenuti della legge delega con riferimento in particolare al divieto di introdurre livelli di regolazione superiori a quelli richiesti dalle direttive». È il primo commento di Dino Piacentini, presidente Aniem, l'associazione delle pmi edili manifatturiere che raggruppa circa 8mila aziende aderenti al sistema Confimi Impresa, dopo l'audizione al Senato di ieri. «La volontà di rafforzare la trasparenza e la pubblicità delle gare, anche per rendere più efficace la lotta alla corruzione e la revisione del sistema di qualificazione, sono obiettivi condivisibili, che come Aniem non possiamo non abbracciare - ha aggiunto Piacentini - La nostra associazione auspica una svolta storica nella cultura e nell'approccio legislativo in materia di appalti: abbandonare la proliferazione e la stratificazione di norme che non ci sembra abbia contribuito alla certezza del diritto, all'alleggerimento dei contenziosi, alla lotta alla corruzione, per arrivare a una legislazione che responsabilizzi gli operatori. Aniem condivide la scelta di valorizzare il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ma abbiamo elaborato una proposta di disciplina che tende a valorizzare gli elementi tecnico qualitativi». CONFIMI - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 7
14/01/2015 Il Giornale del Piemonte Pag. 8 (diffusione:12684, tiratura:39829) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Da Melfi a Torino Automotive Api: «Bene i passi avanti a Melfi, ma a Mirafiori?» Il mondo delle pmi si interroga sulle strategie di FCA per il nostro territorio dopo l'annuncio di ieri MSci La (buona) notizia è arrivata nella giornata di lunedì. FCA assumerà mille nuovi operai. A Melfi, certo, ma comunque rappresenta un passo significativo in una direzione rassicurante anche per gli altri stabilimenti del Gruppo, che evidentemente comincia a godere di salute sempre migliore. Ma su Mirafiori, esplicitamente, ancora nemmeno una parola. Ed è su questo tema che le aziende torinesi (pmi e industriali) vorrebbero fare luce e avere rassicurazioni. «Quanto comunicato da FCA per lo stabilimento di Melfi è certamente una buona notizia - dice Corrado Alberto, presidente di Api Torino -, ma vorremmo che presto buonenotizie, e soprattutto concrete,arrivassero anche per gli stabilimenti di Torino. Perché è chiaro: a Torino e in Piemonteci sonoenormi risorse occupazionali ancora in cassa integrazione e un indotto fatto di piccole e medie imprese dell'automotivechehanno ancora capacità produttiva inespressa e che sono pronte a riprendere a crescere». L'auspicio è che la ricaduta possa raggiungere anche il nostro territorio. «È da sperare che la ripresa della produzione a Melfi abbia ricadute anche sul nostro territorio per la componentistica. Non ci dimentichiamo, comunque, che FCA ha chiesto il proseguimento della Cig fino a settembreper migliaia di lavoratori a Torino. Se la produzione riprenderà anche qui a pieno ritmo, ciò significherà la ripresa anche per le pmi che, fra l'altro, sono comunque pronte a lavorare per FCA anche ben al di là dei confini regionali». E sul tema si è espressa anche Licia Mattioli, presidente dell'Unione Industriale di Torino. «La notizia delle nuove assunzioni da parte di FCA nello stabilimento di Melfi sono un gesto molto importanteche conferma l'impegno dell'azienda nel nostro Paese ed un successo della sua strategia produttiva». «Si sta, in definitiva, rivelando vincente la strategia - avviata con Maserati - di realizzare in Italia auto di alta gamma e di elevato valore aggiunto da vendere sui mercati più dinamici di tutto il mondo, a partire dagli Usa. L'auspicio - conclude - è che, con il consolidamento della ripresa, questa strategia possa continuare a dare i suoi frutti, determinando il ritorno all'attività produttiva a pieno regime di tutti gli altri impianti italiani, in particolare di Mirafiori. Foto: MIRAFIORI Operai al lavoro CONFIMI - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 8
14/01/2015 Il Tirreno - Massa carrara Pag. 17 (diffusione:80832, tiratura:102004) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato terremoto nel lapideo Sconti sulla tassa marmi, indagine chiusa Sul registro degli indagati ci sono anche il sindaco, 5 assessori e 3 ex assessori terremoto nel lapideo terremoto nel lapideo Sconti sulla tassa marmi, indagine chiusa Sul registro degli indagati ci sono anche il sindaco, 5 assessori e 3 ex assessori di Alessandra Vivoli wCARRARA Sconti sulla tassa marmi: l'indagine della Procura è chiusa. Lo ha annunciato senza troppi giri di parole il procuratore capo Aldo Giubilaro. «Sono in attesa di incombenze di segreteria e in particolare di un indice, per il fascicolo in questione - dichiara il dottor Giubilaro - Tutti gli elementi sono stati acquisiti. L'indagine è chiusa. Adesso dovrò solo firmare le richieste di rinvio a giudizio». Non aggiunge altro il procuratore capo. Ma per la maxi indagine che ha coinvolto l'intera giunta del Comune di Carrara (gli anni presi in esame sono quelli dal 2009 al 2014) siamo davvero alla stretta finale. Il procuratore non si sbilancia sulle richieste di rinvio a giudizio. Si limita a d aggiungere una frase: «Gli avvisi di garanzia non sono stati mandati a caso». E sui tempi precisa: «Non si tratta di settimane, ma di cinque o sei giorni». L'indagine. Sconti sulla tassa marmi, per favorire gli industriali, danneggiando le casse comunali, e, quindi, i cittadini stessi. È questa l'ipotesi accusatoria, pesante, dell'indagine della Procura: amministrazione e associazioni di categoria avrebbero "alleggerito" negli ultimi cinque anni la tassa marmi, portando meno introiti nelle casse municipali. Il capo di imputazione è abuso di ufficio per aver fatto pagare meno tasse (inferiori anche di un decimo) agli imprenditori che scavano il marmo sulla base di un accordo del 2009 e che la Procura di Massa ritiene in violazione della legge regionale del 1998 che prevede un contributo e un canone di concessione sulla base del valore di mercato dei beni estratti, blocchi e scaglie. Sottraendo, in sostanza, denaro da destinare a servizi per tutti i cittadini. E causando, dall'altra parte, un ingiusto vantaggio per gli imprenditori del settore. Gli indagati. L'indagine prende in esame il periodo dal 2009 al 2014. Sul registro degli indagati nel maggio scorso sono finiti una quindicina di nomi eccellenti dal sindaco di Carrara, Angelo Zubbani a 5 assessori in carica (Andrea Vannucci, Giuseppina Andreazzoli, Giovanna Bernardini, Dante Benedini, Massimiliano Bernardi), tre ex assessori (Andrea Zanetti, Giovanni Nannini e Roberto Dell'Amico), due dirigenti comunali, Marco Tonelli e Stefano Pennacchi, oltre ai 4 rappresentanti provinciali di Legacoop (Chiara Grassi), Confartigianato (Gianfranco Oligeri), Cna (Antonio Chiappini) e Massimo Maggiani (Api). La Procura ha individuato, sia nel Comune che nelle associazioni di categoria che hanno sottoscritto gli accordi, «responsabilità penali in ordine al reato di abuso di ufficio (art. 323 del Cdice penale)». Le responsabilità. Le responsabilità, secondo la Procura sarebbero state riscontrate «in conseguenza della determinazione dell'importo da corrispondersi al Comune di Carrara sulla base di accordo tra lo stesso Comune e rappresentanti di associazioni degli imprenditori del marmo, e non del valore di mercato dei beni estratti (nel caso in esame ben maggiore), come prescritto dalla legge, ed in conseguenza dell'ingiusto vantaggio conseguito dagli imprenditori e del correlativo ingiusto danno subito dal Comune di Carrara». L'accusa e gli accordi. Gli accordi fra associazioni di categoria e Comune, per il settore lapideo, sono stati diversi nel corso del tempo per la tariffazione dell'escavato che determina un gettito annuale al Comune. Gli ultimi accordi fra le parti risalgono al 2008 e al 2009: il primo venne siglato da tutte le associazioni di categoria (Assindustria con l'allora presidente Alessandro Caro, Confartigianato, Cna, Lega cooperative, Api), mentre il secondo, a integrazione del precedente, non fu siglato da Assindustria che contestò alcuni aspetti. Per questo motivo Assindustria non rientra nelle associazioni di categoria che sono finite al centro della maxi indagine della Procura ormai vicinissima alla conclusione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA CONFIMI - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 9
14/01/2015 L'Arena di Verona Pag. 11 (diffusione:49862, tiratura:383000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IMPRESA. Promosso da Studio Impresa Lavorare insieme un cartoon insegna tattiche e segreti Arturo Alberti Un cartone animato per raccontare alle piccole imprese i vantaggi del mettersi in rete. E visibile sul canale Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=Sckb8QaT1mM), creato per l'occasione ed è accompagnato da commenti e prossimamente anche da una serie di storie, che saranno raccontate dagli imprenditori di tutta Italia. L'iniziativa dello scaligero Studio Impresa e di Officina delle reti, leader nella consulenza alle reti di impresa, promuove la cultura del «lavorare insieme» con uno strumento mai usato prima: un cartoon dal titolo Moby Mark. Il filmato ha superato in un giorno le 500 visualizzazioni. Cliccate anche le interviste a Eugenio Ferrari, presidente Assoretipmi, Enrico Morando, viceministro all'Economia e al presidente scaligero di Api, Arturo Alberti, che commentano l'idea di utilizzare un linguaggio nuovo per veicolare il messaggio rivolto alle aziende. Il lavoro è firmato del regista e sceneggiatore Emmanuel Exitu che, con la consulenza di Luca Castagnetti, commercialista veronese e fondatore di Studio Impresa, ha elaborato le esperienze e i personaggi protagonisti di un racconto vero, in una storia divertente funzionale ai contenuti da trasmettere. Moby Mark infatti è la vicenda di tre pescatori che solo facendo squadra e mettendo a sistema le rispettive risorse possono superare gli ostacoli che si trovano ad affrontare all'improvviso nella loro attività. «Il linguaggio utilizzato colpisce, perché inusuale. Il messaggio contrasta con la nostra cultura di imprenditori: siamo stati abituati troppe volte ad arrangiarci, ma le sfide dell'economia globale ci obbligano ad abbandonare il nostro tradizionale isolamento e a metterci in rete, come indica il cartone», ragiona Alberti. Va.Za. CONFIMI - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 10
14/01/2015 Cronaca Qui Torino Pag. 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LEREAZIONI La presidente dell'Unione Industriale, Mattioli: «Strategia vincente». Alberto (Api): «L'indotto pronto a crescere» «Bene Melfi, ora facciamo ripartire anche Torino» Ô L'auspicio è «il ritorno all'attività produttiva a pieno regime di tutti gli altri impianti italiani, in particolare di Mirafiori», perché a Torino «c'è una enorme capacità produttiva inespressa». Questo il commento degli imprenditori torinesi all'i nve sti men to annunciato a Detroit da Fca. Le dichiarazioni sono della presidente dell'Unione Industriale, Licia Mattioli, e del presidente dell'Api, Corrado Alberto. Secondo Mattioli, «si sta rivelando vincente la strategia, avviata con Maserati, di realizzare in Italia auto di alta gamma e di elevato valore aggiunto da vendere sui mercati più dinamici di tutto il mondo, a partire dagli Usa, ove la ripresa è solida e Fca è in costante crescita». Le mille assunzioni annunciate per Melfi «consentono la saturazione ed il rilancio, conseguito anche attraverso un investimento di un miliardo di euro, del più importante stabilimento italiano (Mirafiori), le cui produzioni stanno avendo successo sui mercati internazionali compreso quello europeo che, seppure con una dinamica ridotta, sta fornendo segnali incoraggianti». Meno ottimista il presidente Api: «Quanto comunicato da Fca per lo stabilimento di Melfi è certamente una buona notizia - ha detto Alberto ma vorremmo che presto buone notizie, e soprattutto concrete, arrivassero anche per gli stabilimenti di Torino. Perché è chiaro: a Torino e in Piemonte ci sono enormi risorse occupazionali ancora in cassa integrazione e un indotto fatto di piccole e medie imprese dell'automotive che hanno ancora capacità produttiva inespressa e che sono pronte a riprendere a crescere». [al.ba.] CONFIMI - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 11
CONFIMI WEB 4 articoli
13/01/2015 www.lugonotizie.it Sito Web 16:17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Alfonsine, esito poitivo per la vertenza della Sica pagerank: 4 Lo annuncia Valeria Giacomoni, titolare dell'azienda e vice presidente Confimi Impresa Ravenna "Si è conclusa positivamente la vertenza sindacale nata in seguito alla disdetta del contratto integrativo di Sica poiché ritenuto dall'azienda non più compatibile con la situazione economica generale e con le condizioni di competitività aziendale". "Nelle intenzioni di Sica non c'è mai stata l'idea di dimezzare i salari, come è stato spesso scorrettamente detto e scritto, ma solo quella di rinegoziare alcuni punti - posegue la Giacomoni - e in particolare di rimodulare il premio di produzione rendendolo variabile e legandolo ai risultati. Di conseguenza, l'allarmismo che era stato sollevato era ingiustificato. Il compromesso finalmente raggiunto va nella direzione auspicata e nel contratto si parla di misurazione dei risultati, di produttività e competitività, elementi indispensabili per fronteggiare con successo le sfide di un mercato globale estremamente difficile e in continuo cambiamento". CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 13
13/01/2015 www.ravennanotizie.it Sito Web 16:17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Alfonsine, esito poitivo per la vertenza della Sica pagerank: 4 Lo annuncia Valeria Giacomoni, titolare dell'azienda e vice presidente Confimi Impresa Ravenna "Si è conclusa positivamente la vertenza sindacale nata in seguito alla disdetta del contratto integrativo di Sica poiché ritenuto dall'azienda non più compatibile con la situazione economica generale e con le condizioni di competitività aziendale". "Nelle intenzioni di Sica non c'è mai stata l'idea di dimezzare i salari, come è stato spesso scorrettamente detto e scritto, ma solo quella di rinegoziare alcuni punti - posegue la Giacomoni - e in particolare di rimodulare il premio di produzione rendendolo variabile e legandolo ai risultati. Di conseguenza, l'allarmismo che era stato sollevato era ingiustificato. Il compromesso finalmente raggiunto va nella direzione auspicata e nel contratto si parla di misurazione dei risultati, di produttività e competitività, elementi indispensabili per fronteggiare con successo le sfide di un mercato globale estremamente difficile e in continuo cambiamento". CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 14
13/01/2015 www.ravennawebtv.it Sito Web 19:17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sica di Alfonsine, vertenza conclusa positivamente pagerank: 4 13/01/2015 - "Si è conclusa positivamente la vertenza sindacale nata in seguito alla disdetta del contratto integrativo di Sica poiché ritenuto dall'azienda non più compatibile con la situazione economica generale e con le condizioni di competitività aziendale. Nelle intenzioni di Sica non c'è mai stata l'idea di dimezzare i salari, come è stato spesso scorrettamente detto e scritto, ma solo quella di rinegoziare alcuni punti e in particolare di rimodulare il premio di produzione rendendolo variabile e legandolo ai risultati. Di conseguenza, l'allarmismo che era stato sollevato era ingiustificato. Il compromesso finalmente raggiunto va nella direzione auspicata e nel contratto si parla di misurazione dei risultati, di produttività e competitività , elementi indispensabili per fronteggiare con successo le sfide di un mercato globale estremamente difficile e in continuo cambiamento". Questa la dichiarazione della titolare Valeria Giacomoni e Vice Presidente di Confimi Ravenna CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 15
13/01/2015 www.strill.it Sito Web 17:54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Riforma codice Appalti, le tre priorità di Aniem al Senato: "soft regulation", sistemi di gara e selezione delle imprese pagerank: 4 'Esprimiamo apprezzamento per i contenuti della legge delega con riferimento in particolare al divieto di introdurre livelli di regolazione superiori a quelli richiesti dalle direttive' dichiara Dino Picentini, Presidente di Aniem l'associazione delle piccole e medie imprese edili manifatturiere che raggruppa circa 8.000 piccole e medie imprese aderenti al sistema Confimi Impresa, al termine dell'Audizione al Senato che si è conclusa pochi minuti fa. 'La volontà di rafforzare la trasparenza e la pubblicità delle gare, anche per rendere più efficace la lotta alla corruzione e la revisione del sistema di qualificazione, sono obiettivi condivisibili, che come Aniem non possiamo non abbracciare', prosegue Dino Piacentini. 'La nostra Associazione - dichiara il Presidente di Aniem - auspica una svolta storica nella cultura e nell'approccio legislativo in materia di appalti: abbandonare la proliferazione e la stratificazione di norme che non ci sembra abbia contribuito né alla certezza del diritto, né all'alleggerimento dei contenziosi, né alla lotta alla corruzione, per arrivare ad una legislazione che responsabilizzi fortemente gli operatori (imprese, progettisti e stazioni appaltanti) e volta a definire principi, criteri orientativi e norme fondamentali.' Che prosegue: 'Aniem condivide la scelta di valorizzare il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ma pensiamo che tale sistema possa svolgere appieno le sue potenzialità solo in presenza di determinate caratteristiche ed è per questo che abbiamo elaborato una proposta di disciplina che tende proprio a valorizzare gli elementi tecnico qualitativi ed a rendere trasparente l'utilizzo di questo strumento e che proprio oggi è stata consegnata alla Commissione Lavori Pubblici del Senato.' Il Presidente di Aniem conclude: 'Il terzo elemento che come Aniem abbiamo approfondito nell'audizione di oggi è inerente al sistema di selezione delle imprese, perché riteniamo che l'attuale sistema di qualificazione, fondato sulle Soa, e quindi sulla privatizzazione di questa fondamentale fase valutativa, abbia fallito il suo obiettivo di rendere più efficace la selezione delle imprese. La degenerazione dovuta alla commercializzazione dell'attività di qualificazione, la 'staticità del sistema', la diffusione della compravendita di rami aziendali sono solo alcuni degli elementi che hanno alimentato distorsioni invece di contribuire ad eliminarle. Oggi abbiamo un sistema oneroso, scarsamente trasparente, eccessivamente burocratizzato, lontano dall'Europa e dalle prassi utilizzate in tutti i mercati internazionali. Aniem propone un sistema più flessibile, dinamico, più rapportabile alla specificità delle opere messe in gara, diversificato in rapporto alla rilevanza economica. In particolare proponiamo che: -per gli appalti di lavori di importo inferiore ai 500.000 Euro si lasci ampia discrezionalità nella valutazione dei requisiti tecnico-economici alla stazione appaltante: tale potere discrezionale sarà tuttavia condizionato dal vincolo assoluto del rispetto del prezzo e della tempistica stabilita nel contratto con conseguente responsabilizzazione dell'impresa e del legale rappresentante dell'ente appaltante. -per gli appalti di importo superiore, i requisiti tecnico-economici saranno valutati dalla stazione appaltante in relazione con la previsione di requisiti più selettivi anche in rapporto alla specificità dell'opera appaltata'. CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 16
SCENARIO ECONOMIA 24 articoli
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato la proposta Cosa possiamo guadagnare facendo lavorare i nostri detenuti Milena Gabanelli Visitare un carcere è un modo per misurare il grado di civiltà di un Paese. E se lo si fa in Italia si scopre che il nostro Paese «a parole» ha enorme sensibilità per il disagio umano dei detenuti. Poi però, nei fatti, ne infila 6 in uno spazio previsto per 2. È evidente che qualcosa non va. Come se ne esce? Guardandosi attorno in Europa gli esempi virtuosi ci sono. Fondati sulla scelta di far lavorare i carcerati negli istituti di pena. Ma il detenuto, se lavora, per legge va pagato. Giusto. Solo che i soldi per pagare i 54.000 detenuti non ci sono. Se però si affidasse loro la manutenzione ordinaria delle prigioni , che nel piano carceri ha un costo di 500 milioni di euro, spenderemmo meno e lavorerebbero tutti. E allora cambiare strada si può, rendendo le carceri autosufficienti. Chi vuol lavorare lo fa, chi vuol imparare un mestiere anche. Ai detenuti vengono però trattenute le spese di mantenimento. a pagina 29 Visiti un carcere e misuri il grado di civiltà di un Paese. Rispetto a tutto il mondo occidentale l'Italia, «a parole», ha maggior sensibilità per il disagio umano, salvo poi infilare 6 detenuti in uno spazio dove ce ne dovrebbero stare 2. Quando la situazione si fa calda, si rimedia velocemente con indulti e decreti svuotacarceri. Il risultato è che il 70% dei condannati, una volta scontata la pena, torna a delinquere. Se la funzione del carcere è quella di restituire alla società un individuo riabilitato, è evidente che qualcosa non va. Eppure, già nel 1975, siamo stati fra i primi a introdurre le misure alternative al carcere con l'affidamento in prova al servizio sociale. Oggi gli affidati sono circa 12.000, ma è difficile sapere se chi ha evitato il carcere poi mantenga un comportamento corretto (non spacciare droga, fare il lavoro che gli è stato assegnato...). Questo perché l'assistente sociale, che dovrebbe incontrare l'affidato una volta alla settimana, sia a casa che al lavoro, lo vede se va bene una volta ogni due mesi. Del resto, a Padova sono in otto a seguire più di 1.000 casi; a Roma in 36 con 3.000 casi. Gli esempi all'estero In tutta Europa e negli Stati Uniti, attorno alle misure alternative sono stati organizzati progetti controllati e coordinati. Per esempio a Portland (Usa), i detenuti tengono in vita uno dei parchi urbani più prestigiosi al mondo, quello delle rose, con 600.000 visitatori l'anno. I dati Usa dicono che chi passa da questa «misura» torna a delinquere nel 10% dei casi, rispetto al 25% di chi va in carcere. Poi c'è l'aspetto economico: un detenuto in cella costa 170 dollari al giorno, ai servizi sociali ne costa 1,43. In Olanda ormai le pene alternative hanno superato quelle detentive, sono in media 40.000 l'anno: i detenuti vengono mandati a lavorare negli ospedali e nei centri anziani. Ovunque però il grosso della partita si gioca dentro alle carceri. La nostra legge prevede di occupare i detenuti non pericolosi con i lavori di pubblica utilità su base volontaria a titolo gratuito, ma buona parte dei sindaci nemmeno sa che può farne richiesta per ridipingere i muri dai graffiti o pulire gli argini dei fiumi. È previsto anche l'obbligo per l'amministrazione carceraria di dare un'occupazione al condannato in via definitiva, poiché il lavoro è lo strumento principale per il reinserimento nella società. Questione di soldi Il problema è che il detenuto se lavora, per legge, va pagato. Giusto. Solo che i soldi per pagare i 54.000 detenuti non ci sono. Quindi alla fine lavorano in pochi, e a rotazione, e solo l'1% si occupa di manutenzione ordinaria. Intanto 4.000 posti nelle carceri sono diventati inagibili e sono in corso appalti per decine di milioni di euro. Se fossero i carcerati a intonacare o riparare i rubinetti, invece di spendere 500 milioni di euro per il piano carceri, spenderemmo meno e lavorerebbero tutti. È sempre una questione di soldi: il sistema penitenziario costa complessivamente 2 miliardi e 800 milioni euro l'anno, che vuol dire circa 4.000 euro al mese a detenuto. Si può uscire da questa spirale di inefficienza colpevole guardando anche come fanno gli altri? SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 18
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nelle carceri irlandesi praticamente tutti i detenuti fanno qualcosa. Quelli che lavorano a tempo pieno in cucina, in lavanderia e nella manutenzione arrivano a 18 euro la settimana e hanno diritto alla cella singola con doccia e a volte anche col computer. Si chiamano superior deluxe rooms. Ce ne sono 140. Do ut des In Austria per ogni ora di lavoro riconoscono dai 7 ai 10 euro, ma il 75% rimane all'amministrazione per le spese di mantenimento. In carcere il detenuto impara a fare il falegname o il panettiere, e spesso succede che, quando ha finito di scontare la pena, viene assunto. Nel carcere americano di Portland citato prima lavora il 60% dei detenuti. Lo stipendio viene calcolato, ma l'amministrazione se lo tiene a compensazione del costi di mantenimento e dà al detenuto circa 50 dollari al mese per le piccole spese. Non è obbligatorio lavorare, ma se lo fai, anche qui c'è uno sconto di pena e dei benefit. Noi, al contrario, tratteniamo dallo stipendio 50 euro per le spese di mantenimento. Così a lavorare sono in pochi, perché i soldi non ci sono. E quei pochi lavorano pure in condizione di disparità. Chi si occupa della mensa per conto dell'amministrazione penitenziaria per esempio prende uno stipendio di 400 euro al mese, se invece lavora per le cooperative prende fino a 1.200 euro. La fortuna delle coop Proprio domani scade la convenzione con un decina di cooperative che gestiscono le mense dentro le carceri. Era una sperimentazione, sicuramente conveniente per le coop: la cucina e le derrate le compra il ministero, mentre la coop deve provvedere a pagare lo stipendio a quei 6 o 7 che preparano i pasti. Come vengono scelti quei pochi «fortunati»?. Chi lo sa. Certo è che alle cooperative abbiamo delegato molto in cambio di sgravi fiscali: 16 milioni di euro solo l'anno scorso. Molte fanno attività nobilissime, ma se parliamo di «lavoro», a parte l'eccellenza di Bollate (che impegna circa il 50% dei detenuti ), è quasi il nulla. Al femminile di Rebibbia lavorano in 10, a Regina Coeli invece c'è solo una lavanderia dove lavorano in 2; tra i fondatori della coop l'ex brigatista Anna Laura Braghetti, la carceriera di Aldo Moro. A Secondigliano su 1.300 detenuti solo una ventina lavorano, fra cui alcuni ergastolani con storie da 41 bis o condannati per mafia, omicidi, traffico di droga. Loro coltivano zucchine pagati dalla cooperativa di turno, mentre gli altri, quelli che scontano pene meno gravi e certamente usciranno, guardano il soffitto. L'alternativa è continuare a difendere il principio che il lavoro va remunerato e se non ci sono risorse, pazienza... oppure cambiare strada, organizzarsi in modo da rendere le carceri autosufficienti, far lavorare tutti quelli che lo vogliono, insegnare loro un mestiere, calcolare lo stipendio, ma trattenere le spese di mantenimento, lasciando al detenuto quel che gli serve per le piccole esigenze, concedergli sconti di pena, permessi, celle decenti. È una proposta che evoca il «lavoro forzato» o è una soluzione pragmatica e civile? © RIPRODUZIONE RISERVATA Il pianeta carceri in Italia Detenuti al 31 dic. 2014 Capienza delle carceri d'Arco 2007* 2008 2009 2010 2012 2013 *anno dell'indulto 2006 70 62,5 55 40 47,5 2011 2014 54.207 TOTALE NAZIONALE Detenuti al 31 dic. 2014 NUMERO DETENUTI PER REGIONE 49.327 DETENUTI CHE LAVORANO DIETRO LE SBARRE 13.727 61.254 48.691 57.239 63.416 68.000 66.897 65.701 62.536 54.207 7.000 5.000 3.000 0 Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d'Aosta Veneto 1.853 416 2.446 7.290 2.937 600 5.680 1.370 7.697 886 349 3.563 3.416 1.864 6.053 3.367 309 1.443 145 2.523 2,8 Miliardi Quanto costa all'anno la gestione del sistema penitenziario italiano. Per ogni detenuto SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 19
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato la spesa è di circa 4 mila euro l'anno 40 Mila Quante sono in media le pene alternative in Olanda in un anno. La cifra supera quelle detentive: i detenuti vengono mandati a lavorare negli ospedali e nei centri anziani 170 Dollari È il costo giornaliero, negli Stati Uniti, per un detenuto. Ai servizi sociali invece ne costa solo 1,43. Negli Usa chi lavora con questo sistema torna a delinquere solo nel 10 per cento dei casi Gli esempi In Austria, ogni ora di lavoro di un detenuto viene retribuita con un importo di 7-10 euro. Il 75% rimane all'amministra-zione per le spese di mantenimento Quelli che lavorano all'esterno per conto dei privati ricevono 10 euro: 8 li incassa l'amministrazione, 2 il detenuto I detenuti in Austria vanno a fare lavori imparati in carcere (falegname, panettiere). Quando la pena è scontata, il detenuto viene assunto Nel carcere di Portland (Usa) lavorano molti detenuti. Non sono obbligati, ma chi lo fa ottiene benefit e uno sconto di pena. Lo stipendio viene tenuto dall'amministrazione, che dà al detenuto 50 dollari al mese per le piccole spese SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 20
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Investi 500 milioni di euro in Italia? Scatta la tregua fiscale, niente cambi Mario Sensini ROMA Il sogno di tutte le imprese diventa realtà, ma sarà, per ora, un privilegio per poche. Per favorire gli investimenti in Italia delle grandi imprese, ed in particolare quelle straniere, il governo promette la stabilità della normativa fiscale. A chi attua piani di investimento da almeno 500 milioni l'anno, con un vero e proprio accordo bilaterale, lo Stato garantisce l'invarianza delle regole fiscali per tutta la durata dell'investimento. Nella bozza del decreto che il premier Matteo Renzi ed il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, hanno concordato di presentare al Consiglio dei ministri martedì 20 gennaio appaiono altre novità importanti, dal potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia, alla normativa sui «social bond», i prestiti emessi dalle banche per finanziare iniziative sociali con una tassazione privilegiata, alle misure per favorire il rientro dei «cervelli» italiani dall'estero, che non sono tuttavia state ancora definite. L'accesso al Fondo Centrale di Garanzia, che offre una copertura pubblica sui prestiti, verrebbe aperto anche alle assicurazioni e agli organismi di investimento collettivo, al di là dell'estensione della garanzia ai cosiddetti «Abs», i pacchetti di titoli rappresentativi anche di prestiti, che potranno essere emessi dalle banche ed acquistati dalla Banca Centrale Europea nella sua nuova strategia di supporto all'economia. I «social bonds», definiti come specifici titoli di risparmio, potranno essere emessi «al fine di sostenere progetti con finalità etica o sociale» entro un limite di un miliardo di euro nel 2015, da rideterminare ogni anno, ed avranno una scadenza non inferiore a 18 mesi. Ma soprattutto godranno di un trattamento fiscale privilegiato, anche se nella bozza del decreto non è ancora definito il livello dell'aliquota sostitutiva. Accanto alle «start-up», le imprese nate da meno di due anni che sviluppano progetti di ricerca, nascono le Pmi innovative, con un registro ad hoc nelle Camere di Commercio, e accesso al «crowfunding», cioè ai finanziamenti collettivi sollecitati spesso attraverso internet. Nel decreto si prevede anche un'estensione del nuovo regime fiscale dei marchi e dei brevetti, più favorevole, a tutti i marchi aziendali, anche non commerciali, ed il rifinanziamento per 50 milioni delle agevolazioni fiscali sui «contratti di rete». Renzi, intanto, ha firmato il decreto che detta le regole sulla scrittura, la copia e la tenuta dei documenti informatici, ultimo atto formale per il passaggio della Pubblica amministrazione al digitale. Tra diciotto mesi, dunque, addio a tutti i documenti di carta. «Files» per dire addio anche alle file. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 21
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Juncker verso il «sì» ai conti di Italia e Francia Il presidente Ue apre sulla flessibilità, più tempo a chi scommette sulla crescita e vara le riforme Padoan: risultato importante del nostro mandato. Moscovici: l'esame definitivo sul deficit a marzo La Germania L'opposizione del commissario tedesco Oettinger contrario alla flessibilità Ivo Caizzi STRASBURGO La Commissione europea ha proposto un compromesso per conciliare il rispetto dei vincoli Ue di bilancio con la flessibilità nei conti pubblici dei Paesi membri in difficoltà. Nella sua riunione a Strasburgo ha confermato le regole del patto di Stabilità e di crescita, come pretendono la Germania e gli altri Paesi del Nord sostenitori del rigore finanziario. Ma la Commissione ha anche inserito in una comunicazione articolata e complessa aperture per favorire investimenti per il rilancio della crescita e dell'occupazione, come chiedono Italia, Francia e Belgio. In pratica i governi di Roma, Parigi e Bruxelles hanno ottenuto da subito margini per limitate deviazioni temporanee, se rispettano alcune condizioni. Aumentano così le possibilità che le leggi di Stabilità di questi Paesi superino l'esame Ue previsto in marzo. Due vicepresidenti di centrodestra della Commissione europea, il finlandese Jyrki Katainen e il lettone Valdis Dombrovskis, insieme al commissario per gli Affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici, hanno specificato che la Commissione «non propone alcun cambio delle attuali regole». Viene escluso di poter scorporare gli investimenti dal calcolo del deficit. Ma Bruxelles promette di dimostrarsi un po' più flessibile. Gli esborsi nazionali per il piano di investimenti della Commissione del lussemburghese Jean-Claude Juncker verrebbero considerati in modo «favorevole». Anche gli investimenti italiani per i programmi cofinanziati dall'Unione Europea potrebbero essere valutati con benevolenza se permanesse la recessione, fossero attuate riforme e fosse rispettato l'obiettivo di bilancio. Qualche dubbio di interpretazione della promessa flessibilità lo crea tuttavia l'alto debito pubblico dell'Italia. Dombrovskis ha detto che il patto di Stabilità sarà applicato in modo «intelligente, efficace e credibile». Moscovici ha aggiunto che la comunicazione della Commissione non riguarda singoli Paesi e che «non considera solo il ciclo economico e congiunturale perché bisogna anche vedere gli investimenti e le riforme per giudicare l'insieme». In pratica si va verso una decisione politica sulle leggi di bilancio di Italia, Francia e Belgio. «La discussione con Roma, Bruxelles e Parigi va avanti con la volontà di un dialogo trasparente», ha dichiarato Moscovici invitando ad «aspettare marzo» per le decisioni. «Il semestre di presidenza italiana della Ue si chiude con risultato di grande rilievo - ha commentato soddisfatto il ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan -. La Commissione, nella sua comunicazione, riconosce un approccio più flessibile nell'interpretazione delle regole di bilancio, che fino a sei mesi fa non era preso in considerazione. Ora gli Stati membri avranno maggiori possibilità, nel rispetto del patto di Stabilità e crescita, di effettuare investimenti indispensabili per promuovere il rilancio dell'economia e creare posti di lavoro». L'Italia, che è in recessione, ha toccato il record negativo nella disoccupazione e sconta l'alto debito in ulteriore aumento, ha assoluto bisogno di interventi per stimolare la ripresa dell'economia. Le voci di opposizioni durante la riunione della Commissione europea a Strasburgo, attribuite da varie fonti principalmente al commissario tedesco Gunter Oettinger, hanno confermato che la Germania continua a frenare sulle concessioni di flessibilità a Italia, Francia e Belgio. L'apertura nella comunicazione punta anche a sostenere il piano di investimenti di Juncker, che parte dalla promessa di 21 miliardi da moltiplicare per 15 volte con i fondi di Stati e di privati. La Commissione ieri ha formalizzato il regolamento di attuazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA I deficit e la crescita Il rapporto deficit/Pil (in %) Le previsioni sul Pil (in %) 2014 2015 2016 Fonte: Commissione europea d'Arco Italia Francia Germania Gran Bretagna Area Euro -3 -4,4 0,2 -2,6 0 0 0 2,7 -4,5 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 22
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 0,0 -4,4 -2,4 2,2 0,2 -3,4 -2,1 2014 2015 2016 Italia Francia Germania Gran Bretagna Area Euro 0,6 0,7 1,1 2,7 1,1 1,1 1,5 1,8 2,5 1,7 -5,4 -4,7 -0,4 0,3 1,3 3,1 0,8 Il dossier Le regole e i parametri non cambiano, ma la Commissione europea ha approvato ieri l'atteso documento sulla flessibilità rendendone più agevole il rispetto per i Paesi che non superano il 3% del rapporto deficit/Pil. Gli investimenti e le riforme strutturali potranno dare più margine ai Paesi non in linea con le regole europee sul bilancio, riducendo la probabilità di sanzioni nei loro confronti Tre le più importanti linee guida sulla flessibilità: ci sarà più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio per chi fa le riforme, sarà possibile lo scorporo degli investimenti co-finanziati dalla Ue ma solo se non si sfora il tetto del 3% di deficit e il risanamento sarà meno duro nei momenti di difficoltà dell'economia Il documento di Bruxelles risponde alle richieste avanzate più volte da alcuni Stati membri, soprattutto Italia e Francia: Roma, che pure ha un deficit inferiore al 3% e dunque in linea con i parametri europei, ha chiesto più tempo per ridurre un debito pubblico che viaggia intorno al 130% del Pil SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 23
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Partite Iva in fuga dai nuovi minimi Governo al recupero Dario Di Vico I l boom di nuove partite Iva fatto registrare a novembre (+15,5% sull'anno precedente) spiega meglio di tante analisi come lavoratori autonomi e giovani abbiano interpretato la modifica del regime agevolato dei minimi annunciata già in novembre e poi ratificata nella legge di Stabilità. Consigliati anche dai vari commercialisti tanti freelance hanno deciso che fosse meglio giocare d'anticipo e aprire subito la partita Iva per poter usufruire del forfettone (5% di tassazione fino a 30 mila euro) e scappare così dai nuovi minimi. Ad animare questo movimento sono stati in particolare gli under 35 che hanno fatto segnare +30% di nuove partite Iva. Va ricordato che storicamente novembre è stato un mese caratterizzato da minori aperture (nel resto dell'anno si viaggia a una media tra i 45 e i 50 mila debutti) e quindi il picco di quest'anno non può che essere attribuito a fattori straordinari. L'analisi trova tutti concordi, compreso il ministero dell'Economia e i tecnici di governo che stanno studiando il tema. Secondo fonti di Palazzo Chigi, infatti, è probabile che l'esecutivo vari appena possibile un «veicolo legislativo ad hoc» per le partite Iva e quindi anticipi i tempi rispetto alla fase in cui si era pensato di usare la delega fiscale per correggere il sistema dei minimi. Nel frattempo il fronte delle associazioni di freelance e partite Iva è in pieno fermento. Dice Anna Soru, presidente di Acta: «Finora Renzi ha fatto solo delle promesse e intanto sono entrati in vigore sia i nuovi minimi sia l'aumento della contribuzione alla gestione separata dell'Inps. Se sommiamo le due voci siamo già oltre il 50% di tassazione a fronte di un sistema di welfare inesistente». In un eventuale provvedimento indirizzato a favorire l'attività e lo sviluppo dei freelance Soru pensa che si debba intervenire anche sulle detrazioni per le spese professionali. «Le spese di trasferta, solo per fare un esempio, sono plafonate al 2%». Il 21 gennaio a Milano si terrà un seminario per decidere le alternative all'Inps. La formula della ditta individuale sembra quella che attira i maggiori favori ma alcuni professionisti lombardi hanno addirittura deciso di prendere residenza all'estero. Commenta il sociologo Costanzo Ranci, autore di un libro sulle partite Iva: «Un intervento del governo è auspicabile deve essere anche teso a stabilizzare le aspettative, non si può andare avanti aprendo e chiudendo freneticamente la partita Iva». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 24
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ora tocca a Draghi, Bce verso l'acquisto di Btp Borse europee euforiche, Milano su dell'1,96%. Coeuré: titoli di Stato, discussione in fase avanzata La moneta unica scende a 1,17 dollari, ai minimi da oltre dieci anni. In caduta i rendimenti dei bond italiani La Corte di Giustizia Oggi la Corte Ue si esprime sulla legalità degli acquisti di titoli «Omt» della Bce Danilo Taino DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Forse l'Italia dovrebbe guardare con più benevolenza all'Europa. Ieri, dalla Commissione di Bruxelles è arrivata la flessibilità sui bilanci pubblici, probabilmente la massima possibile senza stracciare i patti firmati da tutti i membri dell'eurozona. Il maggiore Paese beneficiario ne sarà l'Italia. Il 22 gennaio, quasi certamente arriverà anche lo stimolo monetario: la Banca centrale europea è pronta per il Quantitative Easing sovrano, cioè l'acquisto di titoli pubblici dei 19 partner dell'area euro. Maggiore beneficiario ne sarà ancora una volta l'Italia. La constatazione è innanzitutto politica e già nei prossimi giorni diventerà un elemento di confronto. Non solo perché, a quel punto, il governo italiano sarà di fronte alle sue responsabilità: gli saranno state messe a disposizione due delle tre gambe necessarie a incamminarsi verso la ripresa, quella di bilancio e quella monetaria; la terza, quella delle riforme strutturali, dipenderà solo da esso. Prima ancora, la «questione italiana» entrerà però nel dibattito immediato, posta soprattutto da chi teme il rilassamento delle regole di finanza pubblica in Europa e ancora di più da chi non vorrebbe il Quantitative Easing (QE) della Bce. La questione avrà un peso nella decisione del 22 gennaio. Ieri, il membro del consiglio direttivo della Bce responsabile dei rapporti con la Commissione Ue, Benoît Cœuré, ha detto che a Francoforte le discussioni sul QE «sono ben avviate: la scorsa settimana abbiano discusso molti dettagli tecnici». Pronti a prendere una decisione, anche se - ha aggiunto - non è scontato (dichiarazione che ha aiutato le Borse, soprattutto i titoli bancari, a crescere, Milano dell'1,96%). Il giorno prima, Cœuré aveva comunque criticato l'esecutivo di Bruxelles per avere rinviato a marzo decisioni chiare sui Paesi che non hanno rispettato alla lettera il patto di Stabilità europeo nel 2014. «La Commissione Ue - ha detto - ha giustamente censurato Paesi come Italia, Francia e Belgio perché non hanno raggiunto i loro obiettivi di deficit. Ciò aumenta l'incertezza perché nessuno sa se le regole al momento sono applicate in pieno oppure no». Il fatto che le regole di bilancio siano state rese ieri più «flessibili» fornirà qualche argomentazione a chi, all'interno della Bce, in nome della stabilità finanziaria, vorrebbe rinviare il programma di acquisto di titoli pubblici. «Dev'esserci un bilanciamento appropriato tra i rischi e i vantaggi di un programma del genere e io in questo momento non lo vedo», ha detto qualche giorno fa Sabine Lautenschläger, anche lei membro del consiglio direttivo della Bce. Oggi, inoltre, un consigliere della Corte di Giustizia europea fornirà una prima indicazione - su richiesta della Corte Costituzionale tedesca - sulla legalità o meno del programma Omt della Bce, sostanzialmente il predecessore del Quantitative Easing, al solo annuncio del quale, da parte di Draghi, il momento di acutezza della crisi finanziaria sui mercati cessò, nel 2012. Pochi si aspettano una netta bocciatura, che creerebbe instabilità nella banca centrale. Ma anche questo passaggio indica la delicatezza del momento. Il 22 gennaio, insomma, l'atteso QE dovrebbe iniziare, come indicato nella riunione di dicembre dei governatori della Bce. Ma quasi certamente i membri tedeschi della banca voteranno contro. E l'argomento che l'Italia ne sarà il maggiore beneficiario sarà evocato. In realtà, è più vero il contrario: se deciderà di procedere all'acquisto massiccio di titoli di Stato anche contro l'opinione della Germania e della Bundesbank, Draghi segnerà l'ingresso della Banca centrale europea nell'età matura, quella dell'indipendenza. Sarà una scelta contro la deflazione nell'intera eurozona. Se poi l'Italia ne avrà i maggiori benefici, pazienza. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 25
14/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: Thomson Reuters d'Arco 2014 2015 1,19 1,23 1,27 1,31 1,35 luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre gennaio 212,4 miliardi di euro Le operazioni di rifinanziamento a lungo termine "mirate" del 2014 (Tltro) con cui la Bce ha fornito capitali alle banche europee per sostenere le imprese e l'economia Il cambio euro-dollaro 1,175 il minimo di ieri SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 - 14/01/2015 26
Puoi anche leggere