Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.

Pagina creata da Jessica Albano
 
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Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
Come cambia il ruolo del consulente
nell'era digitale. Intervista a Daniele
Gregori.
#Innovazione, #digital transformation e nuove #tecnologie, cambiano giorno dopo giorno il
volto della società e dell’economia. Si creano nuovi Business e nuove professioni per resistere a un
mercato sempre più rapido e competitivo e le aziende non possono far altro che innovarsi ed
affiancarsi di consulenti e professionisti smart, eclettici, sempre sul pezzo.

Tra le pagine del libro CONSULENTI 4.0 di Daniele Gregori, focalizzato proprio sulle competenze
per le sfide del futuro sono tanti gli interrogativi che avrei potuto a mia volta scrivere un libro di
risposte.

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nsul Editore 2019 – I social network per il libero professionista Novecento Editore 2018, a
cura di Daniele Gregori

Uno stimolo continuo tanto da chiedere all’autore di rispondere a qualche quesito ponendo
all’attenzione un tema ancora nuovo e da esplorare. Il divario generazionale al tempo del digitale
rende tutto più complesso poiché di mezzo ci si mette la tecnologia che non è detto per tutti possa
essere di facile approccio.

D. I nativi digitali sono pronti al mondo del lavoro 4.0?*

R. La società, e con essa il mondo del lavoro, sta crescendo velocemente da molti anni. La
trasformazione digitale ha introdotto elementi indispensabili ed imprescindibili in ogni ambito
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
lavorativo. Solitamente le persone nate prima degli anni 80 ritengono che i millennials (nati 1981-
1996) abbiano il vantaggio, rispetto a loro, di essere cresciuti con questi nuovi dispositivi digitali tra
le mani.

Ma in questo ragionamento noto un bias di fondo: il mondo del lavoro 4.0 , che stiamo vivendo
richiede sicuramente competenze digitali, ma esse sono composte da due elementi inscindibili:

■   HARD SKILL DIGITALI: conoscenza tecnica e dimestichezza con device e software.
■   SOFT SKILL DIGITALI: essere digitali nella mentalità ossia, conoscere, scoprire, provare, usare e
    sfruttare la tecnologia trasmettendo il proprio “valore aggiunto”. Sintetizzata comunemente con
    l’espressione “mindset digitale”.

Alla luce di questa nuova e più rotonda definizione delle competenze digitali ci rendiamo conto che
la “confidenza” con lo strumento tecnologico è solo una parte dell’equazione. Pc,
smartphone, social e app possono rivelarsi utili strumenti solo se utilizzati trasmettendo la propria
competenza, preparazione ed esperienza. Cercando di entrare in empatia, seppur a distanza, con il
nostro interlocutore. Nelle relazioni a distanza la nostra parte emotiva ha un ruolo chiave. Perché se
gli incontri in presenza si ridurranno sempre di più, ciò che non potrà invece mai mancare saranno
le “relazioni” tra le persone. Sono la professionalità e qualità della relazione a garantirci alte
performance, introdurre la tecnologia nel proprio lavoro non basta.

Detto ciò, è probabile che un ragazzo giovane abbia maggiore dimestichezza con gli strumenti
digitali rispetto ad un over 45, ma non darei per scontato che sappia anche “trasmettere” la propria
competenza e creare relazioni di valore attraverso l’utilizzo della mail o delle chat di messaggistica.

D. Il loro modo di approcciare alla comunicazione, spesso fatta di messaggi di testo e
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
faccine per esprimere le emozioni, rischia di determinare un impoverimento emotivo?

R. Coltivare l’empatia, anche attraverso il digitale, è un elemento chiave per avere buone
performance nel lavoro, sforzandosi di capire emozioni e stati d’animo altrui. Questo significa che
non possiamo comunicare con eccessiva sintesi e rapidità. Dobbiamo fermarci, prendere del tempo
per leggere attentamente una mail del cliente\collega e ragionare sulla migliore risposta che siamo
in grado di dare. Questo atteggiamento è importante anche per cercare di trasmettere il nostro
messaggio senza creare fraintendimenti e incomprensioni, tipiche nelle comunicazioni a distanza
composte da solo testo dove manca completamente il tono. Tutto ciò richiede grande cura e
attenzione. Come, per esempio, rileggere il messaggio che abbiamo scritto, prima di premere
“invia”. Di conseguenza le relazioni digitali sul posto di lavoro sono molto distanti da quelle che i
ragazzi hanno tra di loro nella vita quotidiana. Al contrario, invece, una figura senior spesso sa
perfettamente il modo più funzionale per approcciare con gli altri. Ma entrambi possono apprendere
e migliorare la parte nella quale sono meno confidenti. Anche aiutandosi. La figura junior deve fare
esperienza e capire le dinamiche del mondo del lavoro, il senior può raggiungere maggiore
dimestichezza con i nuovi dispositivi attraverso la pratica e liberandosi del (eventuale) pregiudizio
sullo strumento.

     Scopri il nuovo numero > #ripartItalia
D. Qual è il consiglio da dare per approcciare nel migliore dei modi al mondo che si sta
trasformando e sopravvivere nella sua complessità?

R. Consigliare oggi non è semplice, perché non è semplice prevedere cosa accadrà in futuro. Siamo
passati da un mondo nel quale una generazione viveva una rivoluzione sociale alla volta, a quello
odierno nel quale ogni generazione è chiamata ad affrontarne tre. Ogni rivoluzione porta con sé
indubbiamente anche delle opportunità, ma ci richiede l’enorme sforzo di cambiare ed evolverci più
rapidamente che in passato. Nessuno, nel mondo del lavoro 4.0, può dire di aver raggiunto un livello
di competenza tale da potersi permettere di fermaresi. Un consiglio quindi può essere quello di
allenarsi al “cambiamento costante” grazie a quello che gli anglosassoni chiamano “learnability” che
significa credere nel proprio miglioramento, accettando le sfide e l’incertezza del “nuovo” e poco
conosciuto, vivendo l’apprendimento continuo come un’occasione per migliorare. Dobbiamo lavorare
su noi stessi, capire come viviamo e che emozioni proviamo quando siamo chiamati ad apprendere
qualcosa di nuovo e cambiare le nostre abitudini. Se riusciremo a vivere serenamente
l’apprendimento continuo che ci richiederà il mondo del lavoro futuro, saremo imprenditori e
manager “a prova di futuro”.

Durante la nostra chiacchierata ragionando sull’importanza della comunicazione e relazione via chat
che perde di “emozioni” ci siamo scambiati emoticon con faccine reali. Non più il classico smile e la
faccina triste, ma foto da piccoli ridendo o piangendo… E’ stato un gioco, che ci ha talmente
emozionato da farci pensare ad un nuovo modo di comunicare in chat emotivamente intelligente.

Curiosi? Scaricate la app sticker Maker e divertitevi a creare le vostre Emoticon personalizzate per
emozionare di più!
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
*Intervista concessa da Daniele Gregori autore di CONSULENTI 4.0 TeleConsul Editore
2019 – I social network per il libero professionista Novecento Editore 2018

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Il Made In Italy riconosciuto in tutto il
mondo, idolatrato e sognato.
L’Italia è uno dei principali Paesi che a livello mondiale guida per quanto riguarda stile, mode e
trend. Siamo ancora il primo Paese del settore lusso con 24 aziende, i cui 2/3 operano nei segmenti
di abbigliamento e accessori*.

Il made in Italy cresce grazie soprattutto al lusso. I marchi italiani come Gucci, Prada, Armani e
Fendi si confermano in crescita nella consueta classifica BrandZ Top 30 Most Valuable Italian
Brands 2019 stilata da WPP e Kantar, società di consulenza e marketing data, sui marchi italiani
più forti. Dalla classifica emerge che è il lusso a trionfare con i brand del settore arrivati a crescere
del 14% negli ultimi 12 mesi raggiungendo quota 96,9 miliardi di dollari. In testa troviamo Gucci
tra i 30 maggiori marchi tricolore.**

              Scopri il nuovo numero: Moda in Italy
Gucci è uno dei marchi di lusso più conosciuti e influenti del mondo, autentico punto di
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
riferimento internazionale nel settore della moda, la Maison è nota per le sue creazioni eclettiche e
contemporanee espressione dell’eccellenza artigianale italiana, insuperabili in termini di qualità,
cura dei dettagli e design innovativo, creazioni esportate in tutto il mondo. C’è chi desidera il lusso
di avere un “Gucci” in ogni dove, una borsa o un foulard della nota casa di moda identificano spesso
uno status, al quale si vuole appartenere. Entrare in un Gucci Store è l’emblema della classe, della
ricchezza, della bellezza.

C’è, però, un negozio di Gucci al mondo davvero particolare, la ricchezza, la classe, la bellezza non è
nelle sue vetrine ma nelle sue persone. Non è il Gucci come noi “occidentali” lo conosciamo, non è il
grande brand tricolore ma un qualcosa di speciale. Ci si accede con i piedi nella sabbia, la sua
entrata è sul mare, non ha vetrine luccicanti ma vi è tanta bellezza. All’interno non puoi comprare
costosissime borse, scarpe o sciarpe, ma puoi trovare gioielli di perline e quadri colorati, la sua
porta è sempre aperta e il suo “padrone di casa” in un quasi perfetto italiano ti invita ad entrare, a
curiosare, ad acquistare: “Vieni a visitare il mio negozio, vieni da Gucci, ho tante cose belle, da me
puoi trovare di tutto. Sono il più Trendy della zona, come da Gucci non puoi comprare altrove”.
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
Una volta entrati nella sua capanna il mondo si ferma…si viene trasportati in un’altra dimensione
fatta di semplicità e di lusso e lo sfarzo del cartello del “negozio” scompaiono … e scompare tutto il
resto.

Ci si ritrova ad un certo punto a guardare il mare che nelle sue mille tonalità riflette il cielo, la bassa
marea mostra scenari unici, conchiglie, stelle marine, ricci di mare si mostrano all’occhio umano e
non puoi che apprezzare la natura nella sua immensa bellezza e spettacolarità. Sei in un paradiso di
un altro continente, sei in Africa, sei a Zanzibar e gli abitanti del posto parlano italiano e hanno
boutique sulla spiaggia con brand italiani e allora capisci che il Made in Italy è un’idea che piace, è
un’identità di un Paese che oltreoceano è amato, senza conoscerlo realmente, desiderato, idolatrato.

La lunga lingua di sabbia bianca sembra un “corso” magico dove passeggiare, sono diversi i “negozi”
che si alternano da Dolce e Gabbana, ai centri commerciali all’Esselunga, e l’invito è sempre quello
di entrare, curiosare, portare a casa un ricordo di un’Isola di colori, sapori, profumi e persone che
amano l’Italia e gli italiani.

Mentre li ascolti parlare, mentre ti chiedono parole nuove da imparare perché amano la tua lingua il
pensiero è uno e uno soltanto: sono più gli altri ad apprezzare la nostra terra che noi, è un dato di
fatto e fa tristezza.

* Fonte: Global powers of luxury goods, Deloitte
** Wall Street Italia
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
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Anniversari e commemorazioni una grande
opportunità del marketing della nostalgia
per una Customer Engagement di successo
Ricorre l’anniversario…, nessuna occasione più ghiotta per rilanciare un prodotto o ricordare
un’iniziativa. L’anniversario è un giorno che commemora o celebra la ricorrenza di un avvenimento
accaduto nello stesso giorno di anni passati.

Ci sono anniversari piacevoli e anniversari che lo sono meno, ma si tratta pur sempre di date
importanti che vanno ricordate. Celebrare un anniversario è un momento sentito, particolarmente
importante che riporta alla mente sensazione e ricordi e che fa rivivere emozioni.

Occasioni come queste sono ghiotte per far rivivere atmosfere e momenti e il marketing la usa
come leva sul consumatore sia se si tratti di un prodotto o di una notizia. Ecco che si celebrano
momenti o eventi storici che vanno ricordati, si festeggiano i “compleanni” dalla nascita di quel
prodotto o servizio con un carico di pathos che riporta alla memoria per chi ha vissuto quegli attimi
una forte nostalgia nel ricordo, per chi non li ha vissuti una forte nostalgia per non esserci stati.

  Leggi anche:
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
■   Il successo dei remake: quando la nostalgia fa bene al marketing
  ■   Generazione nostalgia e le tecniche del Vintage Marketing

E’ il marketing emozionale che punta direttamente alle emozioni del consumatore, attraverso non
più la semplice comunicazione tradizionale, ma coinvolgendo il cliente direttamente nelle esperienze
di consumo. E’ una tecnica di comunicazione che mira ad intercettare le corde dei sentimenti del
pubblico associando il brand a sensazioni e ricordi piacevoli che rimarranno intensi e brillanti
anche dopo una campagna di lancio.

E’ quel processo che offre al cliente un’esperienza memorabile da sperimentare e da ricordare,
che coinvolge e supera le sue aspettative e che anticipa e soddisfa i desideri inconsci, tocca le cinque
leve irrazionali dell’acquisto, le cinque fasi della Customer Experience Management:

1. Sense Experience. Esperienze che coinvolgono la percezione sensoriale, ossia la vista, l’udito, il
   tatto, il gusto e l’olfatto del cliente.
2. Feel Experience. Esperienze che coinvolgono i sentimenti e le emozioni. Le campagne saranno
   quindi volte ad associare questi sentimenti ed emozioni a un prodotto.
3. Think Experience. Esperienze che coinvolgono il lato creativo e cognitivo producendo stimoli
   più longevi attraendo i clienti sfidandoli e inducendoli a trovare soluzioni a determinati problemi,
   interagendo con l’azienda e/o il prodotto, portandoli a trovare una soluzione o a partecipare ad un
   gaming.
4. Act Experience. Esperienze che coinvolgono il lato fisico. Si spingono i consumatori ad agire in
   modo diverso dai loro standard, a provare cose nuove per cambiare in meglio la loro vita tramite
   messaggi motivazionali, persuasivi e istintivi.
5. Relate Experience. Esperienze dove si ha lo scopo di unire i singoli consumatori, cercando di
   creare una relazione, come un gruppo o una community

Il Marketing emozionale, sui social network, funziona più che su altri media, realizzando
un’esperienza memorabile che riesce ad arrivare direttamente al cuore dei propri fan creando un
legame personale e intenso tra “portatori di valori” e cliente che diventa un potenziale brand
ambassador. Like, commenti e condivisioni contribuiscono a creare engagement, creando tra utenti
e brand un legame affettivo che dura nel tempo.

  Scopri il nuovo numero > Spazio: ultima frontiera
In un mercato saturo, i desideri sono più importanti dei bisogni e quindi le emozioni
diventano predominanti. Indurre il consumatore a desiderare un’esperienza soprattutto se per
ricordare un momento, o per rivivere un anniversario, è una grande opportunità per indurre
nuovamente all’acquisto di un prodotto o di un servizio che qualche anno fa era utile e che oggi
potrebbe essere ancor più indispensabile.

  Per approfondire:

  ■   Il potere del marketing della nostalgia
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
Chiunque di noi oggi è vittima del marketing emozionale ma se ce ne accorgiamo avviene solo
un attimo dopo esser caduti nella grande trama dei ricordi, quando ne siamo già profondamente
affascinati e non riusciamo a farne a meno.

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La comunicazione persuasiva, la forza
oscura della vendita.
Quanto di più scontato e meno conosciuto è questo fantastico mondo della comunicazione, alla
base di ogni relazione umana, denominatore di ciascun rapporto, alleato di ogni business.

Comunicare significa emettere, trasmettere, dare informazioni o idee, far conoscere qualcosa o
qualcuno. Deriva dal latino “communis” cioè comune, che appartiene a molti, che è pubblico.

E’ un fenomeno molto complesso considerando tutti i processi che riesce ad attivare da fattori
emotivi, cognitivi, motivazionali e fisici. Un percorso continuamente in movimento paragonabile
ad un caleidoscopio dove ogni colore unito a tutti gli altri crea forme mutevoli di forte attrazione.

La più sottile e persuasiva arma comunicativa è senza dubbio la pubblicità sia essa televisiva,
tramite billboard (cartellonistica), on-line, tradizionale o innovativa. Stesso obiettivo, stessa tecnica
persuadere e portare a scegliere di andare verso la tua direzione.
Nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori.
La nostra mente lavora per nessi causali di associazione, ovvero, anche se esplicitamente in uno spot
non si fa riferimento ad un prodotto, la mente crea comunque dei legami tra il prodotto e il
contenuto dello spot e questo ci permette di ricordarlo. Si tratta di una persuasione indiretta,
l’arma nascosta e vincente della comunicazione.

Vi siete mai fermati ad analizzare alcuni spot che sono come tormentoni che vi
tornano in mente o semplicemente si sono così tanto “inseriti” nel vostro
pensiero tanto da diventare degli slogan che puntualmente canticchiate?
E’ difficile rendersene conto, se le armi che vengono utilizzate sono sconosciute, ma indirettamente
vi sono stati comunicati dei concetti che avete appreso inconsciamente, per farvi ascoltare, per farvi
comprendere, per farvi scegliere…

  Scopri il numero: “Tutto è Comunicazione”

Prima regola, ribadire il concetto, più e più volte fino a che non sarà chiaro. Più esempi, più forme
di comunicazione vengono usate per ribadire la stessa informazione, più verrà compreso, più verrà
ricordato. Per facilitarne la comprensione l’utilizzo di analogie e metafore è sempre vincente.

Il segreto è trovare la motivazione intrinseca per la quale il tuo interlocutore dovrebbe ascoltarti,
metterti nei suoi panni, trovando una valida ragione di interesse e creando una linea empatica con
chi ti ascolta.
Comunicare concretezza e non “aria fritta” permetterà di essere seguiti e porterà l’interlocutore
ad approfondire. Basandosi su dati e fatti si può rafforzare il senso del concreto e sarà possibile
anche fornire una visione personale con personali considerazioni ritenuti un punto di vista sempre
interessante.

Lo storytelling è tutto, raccontare una storia per catturare l’attenzione del nostro
interlocutore chiude il cerchio. Siamo abituati ad ascoltare le persone perché ognuna ha una
storia da raccontarci, ed ascoltandola ci mettiamo spesso in sintonia, ci caliamo nel suo vissuto,
viviamo la stessa esperienza. La storia è quel pizzico in più che occorre a far la differenza.

La comunicazione persuasiva è solo uno dei tasselli necessari affinché, poi, si riesce a raggiungere
l‘obiettivo, lo step successivo è riuscire a far compiere l’azione, quello che nel digital marketing
chiamiamo comunemente call to action e che ci conferma di essere riusciti nell’intento.

Ingaggiare l’interlocutore interessato alla nostra storia, vuol dire essere riusciti ad entrare in
sintonia con lui, ci ha ascoltati, ha trovato interessante la nostra comunicazione fino a volerne
sapere di più.

E tu, mentre stai leggendo queste righe ti sei incuriosito? Vuoi saperne di più? Vuoi scoprire quali
tecniche possono essere utili per trasformare una comunicazione informativa in comunicazione
persuasiva e raggiungere il tanto ambito obiettivo?

Se così è stato… allora anche la mia comunicazione è stata persuasiva

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SMART CITIES, città digitali sempre più
connesse un perfetto connubio tra
innovazione e sviluppo sostenibile.
La crescita esponenziale del digitale e le nuove tecnologie emergenti stanno trasformando il
mondo delle imprese e i modi di vivere di tutti organizzando differentemente la società nel suo
complesso, sia da un punto di vista economico che ambientale.

Educazione, inclusione, responsabilità e impatto della
tecnologia su ambiente e qualità della vita, sono i temi
chiave del connubio tra digitale e sviluppo sostenibile.
Le caratteristiche della società si stanno adattando al cambiamento come ancor di più si stanno
adattando le città e le loro caratteristiche incrementando la qualità di vita, migliorando le
connessioni, realizzando sempre più l’idea di “cittadini digitali”. È il caso delle Smart Cities, quelle
città che ricorrono a una o più innovazioni tecnologiche, con un approccio orientato al
miglioramento delle condizioni di vivibilità, salvaguardia della sostenibilità dell’ambiente
naturale e attivo coinvolgimento dei cittadini.

Le intelligent city o digital city possono sembrare
futuristiche esageratamente innovative ma vi sono posti nel
mondo dove sono già realtà.
È il caso di Singapore il quarto centro finanziario al mondo, una smart city che offre soluzioni
personalizzate. La fibra connette velocemente l’isola da ogni dove e la digitalizzazione della città,
con la diffusione di sensori interconnessi, Internet of Things e droni per la consegna della posta
oltre a sistemi di controllo intelligenti del traffico urbano e degli spostamenti; si avvia a diventare un
esempio di città intelligente. Con il suo programma “Smart Nation” lanciato nel 2014, una
piattaforma raccoglie ed elabora Big Data, sarà infatti possibile elaborare informazioni relativi ai
flussi dei pedoni, delle auto in strada, ai livelli di inquinamento, alle condizioni climatiche della città
per migliorare la qualità della vita o almeno questo è l’obiettivo ufficiale. Sono, poi, diversi gli
interrogativi da porsi in merito alla gestione dei dati e al controllo che si può avere ottenendoli.

      Per approfondire

  ■   Leggi il numero dedicato all’ambiente e allo sviluppo sostenibile: “Eco-Sistema”

Singapore è solo un esempio, ma sino ad oggi, sono stati portati a termine svariati progetti con
l’obiettivo di applicare nelle città dei sensori di piccole dimensioni e a consumo ridotto con i quali
realizzare una mobilità e sicurezza intelligente del futuro sull’ambiente, sul territorio, sulla sanità e
su tutti i servizi sociali. Ne è un esempio pratico lo Smart Parking che prevede il posizionamento di
alcuni sensore sotto gli stalli dei parcheggi per capire tramite un’applicazione sul proprio
smartphone se vi sono parcheggi liberi in zona.

Sicuramente l’Internet delle cose (IOT) apporterà i grandi cambiamenti in tema di sostenibilità
della città: basti pensare alla gestione della mobilità, al monitoraggio dell’inquinamento atmosferico,
iniziative relative allo spreco di acqua, eccessivo riscaldamento e in tutti i campi che fanno parte
della nostra quotidianità.

La domanda da porsi è siamo pronti a capirne il valore?
Siamo pronti al “tracciamento” dichiarato?
Di sicuro ci sono diversi lati positivi, uno tra tutti la grande necessità di ricerca e sviluppo delle
nuove competenze fondamentali per approcciare le tecnologie. A partire dalle nuove professioni
legate ai Big Data sfruttando “modelli algoritmi di machine learning avanzati” cercando di
interpretare questi dati, che altrimenti, letti singolarmente, potrebbero non fornire alcun significato.
Data Scientist, Big Data Specialist, Cognitive & Analytics Specialist e Cognitive & Analytics Leader
saranno il lavoro del prossimo futuro. Non si potrà fare a meno di figure che “dialogheranno” con il
cloud, il grande cervello delle “città connesse”. Saranno allora necessarie specialità di Cloud
Computing Strategist, del Cloud Architect o Cloud Solution Architect, del Cloud Operations Engineer
e del Cloud Security Architect.

Non mancherà poi tutto un mondo di comunicazione digitale dove i social la faranno da padrone e
le varie professionalità a loro correlate (Social Media Manager, Reputation Manager).

Come ogni cambiamento chi prima lo comprende, si adatta e lo “cavalca” riuscirà a ritagliarsi il suo
angolo di sopravvivenza proprio come Darwin raccontava nella sua teoria della specie dove a
sopravvivere non sarà il più forte o il più intelligente ma il più reattivo al cambiamento.

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50 anni fa ci fu lo sbarco lunare, oggi
sarebbe un evento cross-mediale.
  “That’s one small step for a man, but one giant leap for mankind!”

Era il 1969 e per seguire lo sbarco c’erano esclusivamente un televisore e un sistema audio e anche
ben diversi da quelli super-tecnologici di oggi.

Quando Armstrong pronunciò la famosa frase (che in inglese è «That’s one small step for a man,
but one giant leap for mankind»), la trasmissione era disturbata e non si sentì distintamente la “a”
(“un” in italiano) prima di “man” (uomo). Il significato sarebbe stato dunque: «Un piccolo passo per
l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità». Ai giornalisti sembrava che la frase suonasse
meglio se ci fosse stata la “a”, diventando così: «Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo
gigantesco per l’umanità» (radiomontecarlo.net)

Quella trasmissione disturbata che si sentiva a tratti tenne con il fiato sospeso il mondo per 5 giorni
di trasmissioni radiofoniche e televisive. La discesa di Armstrong e Aldrin sulla Luna trasmessa
in diretta televisiva fu un evento mediatico di enorme portata, con seicento milioni di televisori
intenti a seguire quelle immagini, in un tempo in cui la TV era ancora diffusa quasi soltanto nei paesi
sviluppati, essenzialmente Nord America ed Europa. La diretta tv (condotta per l’Italia da Tito
Stagno e Ruggero Orlando) fu il culmine di un forte interesse giornalistico che accompagnò la
preparazione dell’impresa dal discorso programmatico del presidente Kennedy fino allo sbarco
(attraverso le cronache dei programmi Mercury e Gemini).

Un evento così imponente oggi, 50 anni dopo, sarebbe stato raccontato sicuramente in maniera
diversa, cross mediale ed accessibile a tutti: avremmo avuto, forse, una maratona Mentana o
un Porta a Porta senza fine in TV, uno speciale di SKY eventi, una serie a puntate su Netflix, i
maggiori telegiornali ne avrebbero fatto uno speciale e di sicuro ci sarebbe stata l’opportunità di
seguire il tutto in diretta facebook sulla fan page dell’evento ed un account twitter dedicato che
avrebbe raccontato l’esperienza minuto per minuto regalando a noi tutti una diretta streaming
spettacolare, senza omettere nessuna parola, vivendo con Armstrong l’altro lato della luna…quella
raccontata al mondo anche in digitale!

L’esperienza multi-mediale sarebbe cominciata in anticipo rispetto alla data fatidica del 16 luglio
alle ore 13:32 UTC, quando l’Apollo 11 fu lanciato verso la luna. La pagina Facebook avrebbe
raccontato l’attesa attraverso videointerviste, immagini e dirette, raccogliendo l’ansia degli
astronauti, le perplessità dei civili, la soddisfazione dei politici, la gioia dell’umanità che da lì a poco
avrebbe fatto una nuova scoperta e firmato una nuova pagina di storia.

La diretta sui social sarebbe stata seguita da milioni di utenti, commentandola e condividendo
momenti di comune follia e, quando Armstrong sarebbe diventato il primo uomo a mettere piede sul
suolo lunare, sei ore più tardi dell’allunaggio – il 21 luglio alle ore 02:56 UTC – un applauso
virtuale sarebbe stato simultaneo sui diversi media: la tv, la radio, i giornali, i magazine on-line,
i social avrebbero raccontato tutti all’unisono “un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo
per l’umanità”, i selfie di Armostrong e Aldrin avrebbero fatto sapere al mondo di avercela fatta.
Avremmo in qualche modo un po’tutti fatto con loro la passeggiata lunare di circa due ore e un
quarto al di fuori della navicella commentando in diretta i 21,5 kg di materiale lunare raccolto che
avrebbero poi riportato a Terra.

  Leggi anche:

  ■   Social Events (un numero verticale sugli nell’era dei social)

Non sarebbe stato solo un ruolo da passivo spettatore ma attivamente ci saremmo sentiti
parte di quel viaggio perché la grande onda mediatica pre e durante l’evento ci avrebbe fatto
vivere un’attesa talmente intensa da viverla con loro.

Flash di agenzie di stampa e tweet dall’account ufficiale si sarebbe susseguiti e con loro messaggi
diversi di congratulazioni dei Presidenti da ogni dove, mentre la pagina di Instagram si sarebbe
arricchita di foto spettacolari scattate dalla navicella e in ogni dove nel mondo merchandising
“Lunare” avrebbe spopolato e il gaming contest virtuale su “Qual è stato il tuo primo passo?
Prova a raccontarcelo!” sarebbe diventato virale.

La missione terminò il 24 luglio, con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico e con essa si sarebbe
spenta tutta l’attenzione mediatica multicanale sull’evento già pronta a raccontare un
evento successivo… il 15 agosto ci sarebbe stato lo storico concerto di Woodstock un fenomeno
sociale e di costume che ha segnato una generazione, social e new media ne sarebbero andati pazzi!

Quale sarebbe stato l’# più seguito? Non è dato sapersi ma possiamo immaginarlo facendo un
“balzo” indietro e pensando a come la comunicazione sia cambiata in questi anni; alla fine si tratta
solo di mezzo secolo ma anni di fondamentale importanza che hanno radicalmente modificato il
nostro modo di interagire, fruire di contenuti, comunicare.

Con lo sbarco sulla Luna l’uomo usciva per la prima volta dal proprio pianeta. Un evento epocale. Il
viaggio della popolazione su Marte sarebbe di nuovo una prima assoluta, carica di significati
simbolici e culturali probabilmente con un impatto mediatico ed emotivo che non eguaglierà quello
dello sbarco lunare ma certamente potrà essere raccontato e seguito in un modo nuovo e totalmente
diverso e direttamente da chi lo sta vivendo. Non ci resta che aspettare.

Keep calm & look forward to going to Mars #marsexperience
Design thinking: da un’idea possono
prendere forma servizi e soluzioni.
     Design significa progetto. Progettare significa gettare avanti, dal latino. Pianificare, pensare oltre
     è vivere il presente ma ancor di più immaginare il futuro e gettarne le basi.

Si tratta di tecnica mista ad arte, ad invenzione, a produzione che ruota tutto intorno all’idea, dal
progetto alla produzione, alla sua evoluzione, promozione, distribuzione e vendita.

Qualcosa di design vuol dire anche di pregio, unico, diverso, da comprendere e da apprezzare
semplice e complesso allo stesso tempo, come lo è qualsiasi evoluzione, qualsiasi innovazione.

Non è solo intuito ma studio continuo, ricerca infinita del particolare quando le “idee passano
direttamente alla testa al braccio” e prendono forma.

Se dovessi associare l’idea del design alla comunicazione, all’innovazione è il “design
thinking” a venirmi in mente, un modello progettuale utilizzato per risolvere problemi
complessi impiegando una visione e una gestione creativa con un approccio capace di far
contribuire alle soluzioni finali, di lavorarci in team. Una grande opportunità per avvicinarsi al
cliente dove con lui, attraverso tecniche di empatia si sperimenta il Customer Journey co-creando
iniziative e soluzioni innovative.

     Leggi anche:

     ■   Italian Design (un numero interamente dedicato al mondo design e all’arredo)

Tecniche di brain storming e mappe mentali diventano strumenti utili per favorire la
creatività e generare le idee sperimentandole rapidamente attraverso prototipi e realizzandone
tangibili opportunità.

Si tratta di fasi di lavoro scandite che si susseguono
abilmente:
■   La prima fase consiste nell’identificazione del problema e quindi dell’obiettivo.
■   La seconda nell’identificazione del contesto, definendo dati e attori chiave.
■   La terza nell’analisi e ricerca delle opportunità.
■   La quarta nell’ideazione, prototipazione, test e validazione.
■   La quinta nella realizzazione del prodotto/servizio.

Si parte con il momento più estroso e creativo di “ispirazione” dove poter trovare utili
soluzioni che nel percorso potranno essere enfatizzate, definite, prototipate, testate, realizzate e
quelle che sembravano essere spennellate variopinte su di una tavolozza di colori ecco che prendono
forma su quadri incorniciati dove, ogni colore occupa il giusto posto e diventa necessario affinché il
dipinto sia comprensibile.
E’ un po’ il traino della trasformazione digitale e dei processi di innovazione che le aziende
stanno cominciando ad applicare utilizzando un cambio di prospettiva che se correttamente
utilizzato può far nascere frutti da semi difficili e realizzare la Customer Experience, quella vera,
soprattutto se a guidare il processo è lo stesso Customer.

Parola d’ordine sperimentazione e non frenare quella folle ispirazione che può portare a fare
grandi cose!

Digital Transformation una moda o esiste
per davvero?
Quanto spesso negli ultimi tempi ci imbattiamo in concetti nuovi ma talmente sentiti che ci
sembrano già vecchi? E’ il caso di parole come rivoluzione digitale e digital transformation talmente
entrate nell’uso comune che forse non ci si è mai realmente fermati a capire che cosa vogliono
davvero dire.

Per rivoluzione digitale si intende l’espansione che prodotti e servizi digitali hanno visto negli ultimi
anni in diversi settori con impatto sociale, economico, politico.

Per stare ai tempi di questa “rivoluzione” ecco che le aziende si devono attrezzare innovando le
organizzazioni e cogliendo l’ampia opportunità che il digitale fornisce loro. La tecnologia è un valido
mezzo che ci proietta verso l’innovazione ma da sola non basta, anzi non è sufficiente.

  Per approfondire:

  ■   Rivoluzione digitale: le opportunità sono a portata di click!
  ■   I vantaggi della digitalizzazione e il voucher per le aziende offerto dal MISE

E’ opportuno creare una visione verso l’innovazione dove la cultura digitale sia alla base della
formazione delle persone e il #digitalmindset una strategia. Va creato quel qualcosa chiamato
anche #digitaldistruption quel cambiamento mentale che si mette in discussione ricercando
elementi innovativi, momenti ispirazionali, supporti tecnologici che guidano un radicale e definitivo
cambiamento anche rispetto al modello di business fino a quel momento attuato.

E’ una trasformazione che cambia radicalmente il modo di lavorare e le modalità con le quali
l’azienda si relaziona con i propri stakeholders, un’immagine diversa, un modo di comunicare
diverso, un modo di vendere altrettanto diverso.

La grande sfida non è creare una cultura del digitale e farne parte integralmente ma, evitare che sia
semplicemente una moda, un trend. Questo accade quando non si sa realmente dove si vuole andare,
quella visione che ci si auspica non è realmente nitida e quell’integrazione che ci si aspetta tra
tecnologia e mentalità, in realtà, è solo presente sulla carta.

La difficoltà sta anche nel fatto che non esistono le regole da seguire alla lettera ed ogni azienda è a
sé e reagisce a modo suo a questo cambiamento. La chiave giusta sta nell’identificare la strada che è
maggiormente percorribile e che più facilmente porta ai grandi risultati. Perché di grandi risultati si
tratta e parlano chiaramente i dati che prevedono un forte incremento delle spese in ambito digital
su tutti i settori dall’healthcare ai beni di lusso, nessuno escluso.

D’altronde come si può chiudere gli occhi quando intono a noi l’Internet of Things rende ogni
oggetto connesso, i Big Data ci forniscono informazioni su qualsiasi cosa e l’Intelligenza
Artificiale è il futuro presente?

L’importante è sapere come muovere le carte e farsi guidare da chi sa come stare al tavolo da gioco.

Tre i grandi pilastri sui quali focalizzarsi:
1. Trasformazione della Customer Experience
2. Trasformazione dei processi operativi
3. Trasformazione dei modelli di business

Prestando, però, grande attenzione a elementi che possono sembrare scontati ma che senza i quali
non sarà possibile fare la differenza.

Grande attenzione, infatti, va sulle persone che dovranno riuscir a lavorare in un ambiente sempre
più collaborativo e coinvolgente dove la comunicazione è l’aspetto più importante, quello che
permetterà di rendere le diverse fasi del progetto di trasformazione digitale più semplice.

Ci vuole competenza e conoscenza in un piano strategico integrato dove la tecnologia è un puro
strumento che deve lasciare convivere con tanti processi obsoleti, “analogici” ancora un po’ retrò
ma che fisiologicamente non possono essere dall’oggi al domani cancellati.

  Scopri il nuovo numero dedicato al mondo del lavoro:

  ■   Work in progress
La grande sfida è, infatti, proprio questa il nuovo potrà sorpassare il vecchio solo quando
quest’ultimo avrà effettivamente dato il proprio massimo, se ancora una piccola parte di esso
può essere utile a preparare al cambiamento allora vuol dire che ancora non si è pronti a passare il
testimone.

Mi chiedo non è come la vita? Siamo forse anche noi delle macchine che lavoriamo fino a quando
non abbiamo più nulla da dare per passare il testimone?

Si è così, ma questa è la versione pessimistica dell’esistenza, quella tradizionale, quella obsoleta,
quella “analogica”

La versione innovativa e digitale ci direbbe, invece, che il giovane si appresta a camminare in quella
strada realizzata dal vecchio con tanti sacrifici che a missione compiuta “regala” il suo sapere a
disposizione del nuovo che sarà anche esso vecchio tra un po’… e il ciclo si ripete!

Generazione nostalgia e le tecniche del
Vintage Marketing
“Amato in passato” o più comunemente “Vintage”, quel recuperare simboli di una epoca creando
uno stile contemporaneo che volge lo sguardo a ieri. Dal fascino magico che ci ammalia per la sua
capacità di tornare sempre e nuovamente di moda, forse perché, in realtà, non passa mai.

Indossare capi andati venti anni prima, saperli mescolare tra di loro, arredare una casa con pezzi di
anni passati creando uno stile che mescola passato e presente, è solo di moda o c’è qualcosa di
più?

A scatenare questa irrefrenabile voglia di passato è la nostalgia, un’emozione potente a tal punto da
creare una leva emotiva sugli acquirenti talmente forte che i brand più acuti la stanno utilizzando
nelle vendite: è la nuova frontiera del Vintage Marketing anche se fa strano parlare di nuovo,
quando ci si rivolge nuovamente al passato.

L’effetto nostalgia viene riconosciuto quale una grande opportunità che sta cogliendo tutti i settori
merceologici rievocando vecchi spot e riproponendoli in chiave moderna con un forte richiamo sia di
chi quegli anni li ricorda, ma soprattutto di chi non avendoli mai vissuti, li sogna.

                    D’ALTRONDE SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO,
                                     NON SI DICE COSÌ?

I bei tempi andati sembra siano sempre meglio del presente ed ecco che nel mondo ipertecnologico
dove PC e smartphone sono sempre connessi, rispunta la cara vecchia macchina da scrivere
anche se in realtà di vecchio ha solo la scocca, ma modernissima nella tecnologia.
Le Reflex cedono il post alle vecchie polaroid che, però, hanno un meccanismo tutto nuovo e
tecnologico e dell’antica macchina non ne ha nemmeno la forma ma ne ricorda perfettamente la
funzionalità, dello stesso avviso sono i giradischi tecnologici per ascoltare musica in vinile.

Tornano in voga esempi di oggetti vintage e nuove creazioni ispirate ad epoche passate, visibili in
tutti i settori: dal design alla moda, dall’elettronica agli accessori, dall’home decor alla tecnologia
fino alla televisione (Programmi come Indietro Tutta e Portobello sono nuovamente tornati alla
ribalta).

  Scopri il numero dedicato al marketing della nostalgia:

  ■   Back to the Future

  Il fascino retrò del passato ritorna, come a voler fermare il tempo, riviverlo, scattarlo in una
  vecchia ed ingiallita polaroid che emana ricordi sbiaditi, sarà forse per l’irrefrenabile voglia di
  prendere un po’ di fiato in una società che avanza continuamente ed instancabilmente alla
  velocità della luce… e forse fare un passo indietro sarebbe come per un attimo… trattenere il
  fiato!
Il 2018 è l’anno delle bufale e del Fact
checking!
Le bufale, quelle notizie false che di bocca in bocca si amplificano fino a diventare reali, sono
sempre esistite ma, al tempo del web e dei social network il fenomeno diventa sempre più virale,
tanto da diventare incontrollato. Nessuna tematica resta illesa dalle fake news che riescono
capillarmente a raggiungere tutte le tipologie di notizie.

Il 2018 ha visto un tam tam di informazioni inesatte, soprattutto, in materia di digital news e
innovazione creando confusione ed alimentando disinformazione in un mondo ancora tanto
nebuloso, dove c’è molto da far chiarezza essendo proprietà di informazione nelle mani di pochi,
motivo per cui è ancor più semplice creare tutto intorno alla notizia, una bolla di sapone di
disinformazione dove la grande difficoltà sta nel riuscire a smascherare le falsità.

  Per approfondire:

  ■   Propaganda, fake news e manipolazione. Un viaggio tra realtà e finzione
  ■   Nel web non ci sono solo fake news: il caso di Roberto Burioni e Breaking Italy
  ■   Fake news: navighiamo in una mare di bufale, come fare per riconoscere la disinformazione

SMS, e-mail, WhatsApp oltre che banner pubblicitari che ci invogliano a cliccare e a cadere nella
trappola proprio perché non si è preparati, come è successo ai tanti che hanno ricevuto l’sms con
il “pacco in attesa” di Amazon che si è presto palesata essere una truffa. Prima l’avviso per un
problema di spedizione, ma in realtà solo un inganno per raccogliere in modo fraudolento i dati
degli utenti.

Catene di Sant’Antonio e fantomatiche richieste di rinnovo a pagamento del servizio
WhatsApp che arrivano via sms, come fossero messaggi al cliente. Anche qui si tratta di
truffa.
Come smascherare il finto hacker che chiede un riscatto in bitcoin per non diffondere i tuoi
video intimi?

Diversi i post da copiare-incollare sui social network per informare tutti di cose che
puntualmente non sono neanche vere. La new entry si riferisce al nuovo algoritmo introdotto da
Facebook, cioè quello che riporta al centro le interazioni tra amici e conoscenti più stretti a
discapito dei contenuti delle Pagine. Anche questa una bufala!

Come tante le frottole sulla blockchain (leggi la nostra intervista a Gian Luca Comandini per
capire finalmente cos’è la blockchain) e le false storie sul Black Friday.

Sopravvivere alla disinformazione si può ma bisogna
conoscere il problema ed avere gli strumenti giusti.
Si stanno sempre più diffondendo, soprattutto per gli addetti ai lavori tools utili a per fare FACT
CHEKING (verifica dei fatti) tanto da creare, oltreoceano ed oltremanica una vera professione
quella del fact chekers, colui il quale smonta la notizia verificandone tutte le informazioni e
pubblicando, poi, gli articoli in rete solo dopo essere certi che non nascondino insidie e falsità ed
evitare di pubblicare informazioni errate.

Per intercettare le bufale e sopravvivere in un mondo
maggiormente ipertecnologico e globalizzato, sempre più
si dovrà ricorrere ad “intelligenze” nuove.
Sono “5 le chiavi del futuro” secondo lo psicologo americano Howard Gardner, docente
di cognitivismo e pedagogia alla facoltà di scienze dell’educazione all’Università di Harvard.
Intelligenza disciplinare, sintetica, creativa, rispettosa ed etica saranno fondamentali per
dominare i rapporti tra lavoro e automazione, etica e intelligenza artificiale; informazione,
propaganda e fake news.

L’intelligenza disciplinare servirà per evitare di soccombere in un mondo dove i mestieri meno
qualificati saranno appannaggio di intelligenze artificiali e robot. Saper cercare e valutare le fonti,
nell’era dei motori di ricerca, sarà più importante che imparare nozioni a memoria.

L’intelligenza sintetica ci aiuterà a sopravvivere in un mondo caratterizzato dall’overload
imparando a comprendere e a sintetizzare. Non solo raccogliere le informazioni da fonti diverse,
ma anche combinarle in modo che abbiano senso per sé e per gli altri. Una capacità di sintesi che
è sempre stata necessaria, soprattutto per il mestiere di giornalista ma che oggi diventa una
questione di sopravvivenza.

L’intelligenza creativa aiuterà a proporre nuove idee, inventare nuovi modi di pensare perché ci
sarà sempre più bisogno di innovazione, semplice per chi possiede la capacità di pensiero laterale,
meno semplice per chi dovrà svilupparla. Una necessità per chi vuole vivere in un mondo dove
computer e robot saranno sempre più sofisticati.

L’intelligenza rispettosa registra e accoglie con favore le diversità che esistono tra i singoli
individui e tra le comunità umane, si sforza di capire i diversi e operare efficacemente con loro
per vivere sempre meglio in un mondo in cui tutti sono interconnessi e l’intolleranza e l’assenza di
rispetto soluzioni non sono più concepibili.

Infine, l’intelligenza etica che ha cuore il proprio bene ma anche quello della collettività,
lavorando lavorare per un fine che trascende l’interesse egoistico in una piena collaborazione.

Bufale o realtà? Per scoprirlo non resta che cominciare a conoscerle!

A Natale regalati una startup e vivi il tuo
Digital Xmas multicanale!
Non è più in volo, grazie alla polvere magica, che il caro vecchio Santa Claus consegna doni dai
comignoli in una sola notte, ma la slitta con le renne viaggia on-line con una scelta
multicanale di luoghi dove far recapitare la “letterina” ed esaudire i tanti desideri.

Sono infatti i siti di e-commerce il canale preferenziale per l’acquisto, che alla velocità della luce
in una maratona per lo shopping pre-natalizio rendono le compere meno stressanti più comode e,
in molti casi, più economiche.
La ricerca del negozio fisico resterà predominante, ma la
spesa online sarà in crescita anche quest’anno.
Un “Digital Xmas” anche nella scelta dei regali, orientati sull’I-tech e sull’innovazione.
A Natale regalati una start up per un dono originale dal sapore nuovo. Diverse le proposte in
commercio per tutti i gusti e gli interessi.

Regalati un albero con Treedom da piantare in una zona del mondo dove è utile farlo e seguilo
on-line. Lo vedrai crescere e fiorire aiutando la riforestazione e dando un supporto alle
popolazioni locali.

Adotta una vite a distanza con Be Farmer, prenditene cura, seguine la crescita e produci il
tuo vino con tanto di etichetta personalizzata.

Regala un cesto di Natale innovativo grazie a l’Alveare dice Si! La start up che unisce
tecnologia ed ecosostenibilità per scegliere la gift card per acquistare prodotti dei contadini
locali.

Se poi amici e parenti sono lontani regala una colletta digitale con BustaDiNatale.it la
startup Milanese che attraverso una piattaforma permette ad amici e parenti di contribuire ad
una busta on-line.

Se poi hai l’idea del secolo e la start up la vuoi creare te, tanti i titoli di libri ed eBook sul tema
dell’innovazione che possono essere una ispirazione e uno strumento da farti regalare sotto
l’albero:
■   Codice Montemagno. Diventa imprenditore di te stesso grazie al digital – di Marco
    Montemagno
■   Da zero a uno. I segreti delle startup, ovvero come si costruisce il futuro – di Peter
    Thiel
■   Il lavoro? Me lo invento: Idee, strade, info pratiche per mettersi in proprio con
    successo – di Lucia Ingrosso e Silvia Messa
■   Startup zero.0. Imparare dai fallimenti per creare successi. Dalla Silicon Valley
    all’Italia – di Federico Pistono
■   Sei un genio! La rivoluzione digitale degli artigeni, artigiani e lavoratori dalle idee
    geniali – di Giampaolo Colletti

A Natale oggi puoi… Scegliere come vuoi!

Anche il Pharma utilizzerà i social per
promuovere i farmaci di automedicazione
Il fascino dei social network, amati e cannibalizzati allo stesso tempo, colpisce anche e soprattutto
le aziende che ne hanno scoperto il valore e l’opportunità di Business, come nuova soluzione per
raggiungere il vasto pubblico.

In ritardo rispetto agli altri mercati, anche il Pharma si sta aprendo sempre di più alla
comunicazione digitale attraverso i social, affrontando un importante percorso di
trasformazione ed una grande novità per il settore.

    Ovviamente dipende dalle aziende, ce ne sono diverse che già da qualche anno hanno
    cominciato a sperimentare soluzioni e possibilità, ma pian piano sono tutte pronte a
    comprendere maggiormente questo mondo tanto da avvalersi di professionisti del settore e
    figure professionali dedicate, da inserire all’interno dell’organico.

Dal momento che i Social Network sono diversi, va riconosciuto a ciascun canale il reale utilizzo
onde evitare di commettere il grave errore di utilizzare il social network sbagliato per
l’azione sbagliata, che non solo non permetterebbe di utilizzare il valore del servizio ma se ne
perderebbe anche in efficacia.

Nel Pharma il canale social maggiormente utilizzato è Twitter dal momento che le sue
caratteristiche consentono alle aziende una maggiore gestione a livello di governance interna e
policy di moderazione.

E’ il canale preferenziale per intrattenere relazioni con i giornalisti e non impone un piano
editoriale articolato e composto da contenuti originali, un utile strumento per dare visibilità alle
news, e non dover per forza interagire con gli utenti, andando incontro anche a possibili
problemi di compliance.

La funzione che se ne fa è prevalentemente corporate (innovazione e social responsability)
attivando campagne di informazione verso il paziente in occasione delle giornate mondiali
contro una delle malattie per la quale l’azienda ha un prodotto terapeutico in portfolio,
rilanciando i propri comunicati stampa e riprendendo news di settore utili ai propri
obiettivi di business.

  Il motivo per il quale i social sono utilizzati per lo più per attività informative è semplice,
  limitarne i rischi.

Per divulgare messaggi pubblicitari in ambito sanitario ed aumentare la notorietà del brand i
social, infatti, devono essere utilizzati rispettando regole ben precise dal momento che c’è il
rischio che le informazioni veicolate attraverso i social network possano essere alterate e in
mercato regolamentato come quello del Pharma bisogna prestare maggiormente attenzione.

Regole ministeriali per la promozione degli OTC, in base
alla piattaforma social aggiornate al 6 febbraio 2017,
parlano chiaro:
“L’utilizzo di Facebook è consentito per la diffusione di messaggi pubblicitari esclusivamente a
condizione che l’Azienda farmaceutica disabiliti la funzionalità “commenta” e le reazioni (quali
like, emoticon…). Poiché la funzione di condivisione non può essere disabilitata, il messaggio
dovrà contenere un desclaimer con una dicitura precisa in cui l’azienda si dissocia dai commenti
degli utenti. Va inoltre pubblicata solo la pubblicità istituzionale e le pagine aziendali presenti su
facebook non possono pubblicare post relativi a prodotti.

L’utilizzo di Youtube è consentito per la diffusione di messaggi pubblicitari su OTC a condizione
che abbiano avuto autorizzazione da parte del Ministero della Salute e siano disabilitate alcune
opzioni (quali “consenti commenti”, “gli utenti vedono i voti di questo video”, “consenti
incorporamento”).

L’utilizzo di Instagram è limitato, è infatti consentito l’uso della sola sezione “Storie” dove gli
utenti non hanno la possibilità di commentare o condividere”.

I social network, incastrati in queste regole che ne snaturano la realtà “sociale” e di interazione
ovviamente vedono limitate le opportunità di utilizzo anche se, piccoli passi avanti si stanno già
compiendo con la nuova implementazione delle Linee Guida aggiornate dal Ministero della
Salute in materia di pubblicità per le aziende farmaceutiche, il “via libera” alle pubblicità
(previa autorizzazione) sulle piattaforme online per prodotti Otc e dispositivi di libera
vendita.

  Si abbattono, così, le prime barriere dell’online in materia di farmaci da banco.

Ad annunciare la novità è stato lo stesso Facebook Italia, attraverso una campagna
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