INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO
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Programma di apprendimento permanente Programma di Apprendimento Permanente - Program- GENTI Scuola Competenze Borgo dei Mestieri ma settoriale Leonardo Da Vinci (2007/2013) - Azione Grecia Europa Nuoro Turchia Italia “Progetto Multilaterale di Trasferimento dell’Innova- zione” - Progetto n° LLP-LdV-TOI-10-IT-501 INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO GENTI SCUOLA COMPETENZE BORGO DEI MESTIERI Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L’autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (comunicazione) e la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute. 1
A cura di: ISFOR API e Associazione Studio L&P (Learning & Progress) Direzione del progetto, coordinamento redazionale: Gabriella Longu Hanno scritto: Gabriella Longu, M.Giovanna Piras, Carlo Lepri Hanno dato un contributo: Gabriella Longu, M.Giovanna Piras, Carlo Lepri, Gabriella Schintu, Monica Masala, Emanuela Lai, Giuseppe Petracca, Rossana Tempesta, Sergio Vitulano, Tolga Duygun Staff tecnico: ISFOR API Associazione Studio L&P (Learning & Progress)
Indice 1. Il progetto p. 4 1.1 Gli obiettivi p. 4 1.2 Obiettivi specifici p. 4 1.3 Metodologie ed elementi chiave dell’approccio oggetto di trasferimento p. 5 1.4 Ulteriori elementi innovativi dell’approccio proposto p. 5 2. La partnership p. 6 2.1 ISFOR API (Italia) p. 6 2.2 C.S.A.P.I (Italia) p. 7 2.3 A.P.I. Lecce (Italia) p. 8 2.4 Ozev (Turchia) p. 8 2.5 Municipalità di Neapolis Sykies (Grecia) p. 9 2.6 Cespim (Italia) p. 9 3. Il progetto vissuto: Gabriella Longu p. 10 4. Imprese e disabilità (W.Simonetti, E.Boffo) p. 12 5. L’Impatto del progetto p. 15 5.1 L’Impatto della sperimentazione a Lecce (G.Petracca, R.Tempesta, S. Vitulano) p. 15 5.2 L’impatto del progetto sui protagonisti a Lecce p. 16 5.3 Il contributo di Maria Giovanna Piras p. 16 5.4 Il contributo di Gabriella Schintu p. 17 5.5 Impact of the project in Turkey (Tolga Duygun) p. 18 6. Alcune considerazioni conclusive (C Lepri) p. 20 7. Monitoraggio del progetto p. 22 7.1 Esperienze dei partner p. 22 7.1.1 A.P.I. Lecce - C.S.A.P.I p. 24 7.1.2 OZEV p. 25 7.1.3 Municipalità di Neapolis Sykies p. 26 8. L’esperienza dal punto di vista dei tirocinanti p. 27 9. L’esperienza dal punto di vista degli operatori della mediazione p. 29 10. L’esperienza dal punto di vista delle aziende p. 32 11. Osservazioni delle organizzazioni partner p. 35 12. L’importanza della formazione degli operatori p. 37 13. Opinioni e osservazioni da parte dei referenti e operatori p. 40 14. Difficoltà e problematiche p. 44 3
1. IL PROGETTO (Autore: Isfor Api) Progetto europeo approvato dall’Agenzia Nazionale ISFOL, nell’ambito del Programma di Apprendimento Permanente-Programma settoriale Leonardo da Vinci (2007-2013) realizzato in Italia, Turchia e Grecia da: • ISFOR API-Istituto di formazione della Confapi Sardegna (Italia), soggetto capofila; • CESPIM-Centro Studi per l’Innovazione d’Impresa di CONFAPI (Italia); • A.P.I. Lecce - Associazione Piccole e Medie Industrie di Lecce (Italia); • C.S.A.P.I - Consorzio Servizi Artigianato e Piccola Industria (Italia) ; • Fondazione OZEV (Turchia); • Municipalità di Neapolis-Sykies (Grecia). Avviato a ottobre 2010 e concluso a settembre 2012 Prima riunione di partenariato a Cagliari 1.1 Gli obiettivi Trasferimento in Turchia (Ankara), Grecia (Municipalità di Neapolis Sykies) e nella regione italiana della Puglia (Lecce) di un approccio innovativo finalizzato a facilitare l’inserimento lavorativo delle persone con lieve deficit cognitivo. L’approccio è stato in precedenza sperimentato con successo dall’ISFOR API nella Scuola delle Competenze attivata a Nuoro, in Sardegna, in sinergia con l’Assessorato servizi sociali del Comune di Nuo- ro. Creazione e rafforzamento attraverso la definizione di protocolli, di un sistema di rete tra organizzazioni part- ner, istituzioni locali e organizzazioni che a vario titolo possano contribuire a promuovere azioni concrete per un reale inserimento lavorativo e sociale delle persone disabili e garantire la sostenibilità dell’approccio pro- mosso da GENTI anche oltre la sua conclusione naturale. 1.2 Obiettivi specifici • sensibilizzazione degli attori del mercato locale e delle istituzioni affinché l’inserimento delle persone disa- bili sia concepito come risorsa e opportunità e non come “vincolo” legislativo • contribuire ad un cambiamento culturale che veda restituita alla persona disabile la sua dignità di soggetto attivo • offrire l’opportunità alle persone disabili di “imparare a lavorare” e acquisire la “capacità di stare nelle relazioni”, approcci fondamentali per vivere esperienze lavorative e elementi di base per essere successi- vamente inseriti in un contesto organizzativo • restituire un ruolo sociale attivo a chi non ne ha avuto l’opportunità • sensibilizzare il territorio nei confronti della disabilità: non è un male incurabile ma un modo di vivere la vita diverso da quello usuale 4
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO • creare sinergie e reti con il mondo delle imprese affinché siano accoglienti e non respingenti • sostenere le famiglie nell’acquisire un approccio più obiettivo con i loro familiari disabili ai fini dell’accetta- zione delle loro diversità e della valorizzazione delle loro abilità • diffondere costantemente la cultura non pietistica del diverso a favore dell’accettazione e del rispetto • non aver paura di selezionare perché anche tra i normodotati non tutti possono andar bene per determi- nati lavori. 1.3 Metodologie ed elementi chiave dell’approccio ogget- to di trasferimento Il percorso1 è stato incentrato e caratterizzato da: • Progetti individualizzati di tirocinio presso le imprese con l’alternanza di brevi momenti di approfondimento (in aula). L’esperienza dei tirocini nelle aziende è stata preceduta da una breve fase caratterizzata da osservazione dei processi lavorativi presso varie aziende e momenti di laboratorio in aula per consolidare e spiegare i concetti “visti e vissuti” in azienda e l’acquisizione di alcune competenze trasversali. • Coinvolgimento delle imprese con il ruolo di “incubatori”: al G.Longu, G.Piras - Seminario ad Ankara fine di agevolare e sostenere nella persona disabile la capa- cità di “stare nelle relazioni” anche all’interno di una impresa. L’importanza delle imprese è fondamentale e determinante poiché presso le imprese, vivendo in situazione, le persone disabili hanno modo di “apprendere”, ma così come le per- sone disabili tutti coloro che si stancano o si annoiano (per differenti e soggettivi motivi) all’interno delle aule tradizionali. Questo approccio infatti viene molto utilizzato anche in “am- bienti di apprendimento” con ragazzi “difficili”. Intervista ad un imprenditore, Lecce • Intervento di mediatori/operatori per supportare la perso- na disabile nel percorso di inserimento. Gli operatori sono “mediatori” tra la conoscenza che essi hanno dei giovani e la conoscenza dell’ambiente produttivo. Gli operatori me- diatori fungono da intermediari, da ponte che permetterà il passaggio tra le esigenze e regole dell’impresa e le caratte- ristiche delle persone coinvolte. Incontro con tirocinante, Lecce 1.4 Ulteriori elementi innovativi dell’approccio proposto Le persone disabili devono stare il meno possibile tra di loro e trascorrere invece il maggior numero di ore possibile nel contesto della vita sociale e lavorativa assieme agli altri colleghi normodotati. Deve essere ridotta al minimo e solo per scopi diagnostici e osservativi, la presenza all’interno di uno spazio aula. I momenti d’incontro sono finalizzati alla discussione in modo adulto di specifici temi. Lo spazio “fuori dal contesto aziendale” ove le persone disabili incontrano i propri referenti (operatori/mediatori) e/o altri col- leghi (persone disabili coinvolte nel percorso) devono avvenire in un contesto organizzativo come momenti di riunione e lavoro. Il progetto può raggiungere i suoi obiettivi se viene svolto dentro i “ luoghi” della normalità. Attraverso GENTI si è proposto alle persone disabili un “percorso” dentro l’adultità. 1 Il percorso va considerato con una definizione temporale precisa (massimo 1 anno) al termine del quale le organizzazioni coinvolte nella sperimenta- zione, con il supporto delle strutture territoriali che operano a sostegno dell’inserimento lavorativo, possono supportare il giovane per la strutturazione di una soluzione definitiva. Il modello di inserimento lavorativo che si propone va considerato come un “servizio”, ovvero come un percorso dal quale le persone disabili “usciranno” alla conclusione dello stesso, un percorso con un termine temporale e non una struttura/centro nella quale le persone disabili rimangono stabilmente. 5
2. LA PARTNERSHIP 2.1 ISFOR API ISFOR API, Istituto di Formazione della Confapi Sardegna, è un’associazione senza scopo di lucro che dal 1985 offre servizi di formazione, sensibilizzazione e consulenza per il mondo aziendale (imprenditori, dipen- denti), per professionisti, per giovani in cerca di prima occupazione e per tutti coloro che vogliano acquisire nuove conoscenze o potenziare quelle già possedute. Promuove e realizza percorsi formativi per giovani di- soccupati, di specializzazione post-diploma e di alta formazione post-laurea tra cui IFTS (percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore per post-diploma) e MASTER (per post-laurea). Progetta e gestisce da anni percorsi per la sperimentazione di nuovi modelli di sviluppo e inclusione sociale con la collaborazione di partner nazionali ed europei. Riunione a Cagliari ISFOR API, grazie al rapporto privilegiato con le piccole e medie imprese, si propone dunque come anello di congiunzione fra mondo del lavoro e mondo della formazione. Al contempo, in virtù del suo forte orientamento sociale, sostiene azioni sistemiche e integrate per favorire l’inclusione sociale, il reinserimento socio-lavorativo e lo sviluppo locale. Ha coordinato e gestito con il Comune di Nuoro la “Scuola delle competenze”, progetto sperimentale finaliz- zato a sostenere l’inserimento lavorativo delle persone disabili sulla base del quale è stato definito il modello trasferito attraverso il progetto GENTI. Ha coordinato il centro direzionale del Centro Etico Sociale di Pratosardo, Nuoro, progetto sperimentale attra- verso il quale si voleva realizzare un centro propulsore di sviluppo socio economico. Per venire incontro alle esigenze delle imprese, ISFOR API gestisce con efficacia e tempestività le opportunità messe a disposizione dei fondi interprofessionali o strutturali consentendo alle aziende di poter usufruire di opportunità di formazione di alto livello senza oneri finanziari. ISFOR API progetta e realizza percorsi a favore della PPAA che possono essere attivate attraverso risorse proprie della PP.AA o con l’utilizzo di risorse a valere su Fondi strutturali o Ministeriali. Da anni inoltre, ISFOR API è impegnato in progetti integrati nazionali ed europei, finalizzati a sostenere l’in- clusione sociale e/o il reinserimento socio-lavorativo di tutti coloro che per varie ragioni hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro. Ha coordinato in qualità di capofila il progetto Equal Pro.RES e partecipato in qualità di partner a numerosi EQUAL, il progetto Leonardo TOI CRE.N.DI. (CREscere Nel Disagio). 6
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO ISFOR API offre inoltre da anni un servizio di valutazione e monitoraggio su progetti formativi, percorsi di inse- rimento socio-lavorativo, progetti di sviluppo. Al proprio interno, attua costantemente un sistema di monito- raggio su tutte le fasi in linea con il proprio sistema di gestione qualità e con la norma internazionale UNI EN ISO 9001:2008 ai sensi della quale è certificata. Da alcuni anni sta lavorando per potenziare un servizio per la certificazione e validazione delle competenze attraverso sperimentazioni locali e progetti europei. Accreditamenti: • ente con sistema di gestione certificato UNI EN ISO 9001:2008; • accreditato da parte del Ministero della Sanità per la realizzazione di corsi destinati ad operatori e dirigenti del settore sanitario con il rilascio dei crediti ECM; • accreditato presso la Regione Autonoma della Sardegna quale Agenzia formativa abilitata a progettare e realizzare attività di formazione professionale con risultati qualitativamente elevati in termini di efficacia ed efficienza delle azioni intraprese. Incontro a Lecce 2.2 C.S.A.P.I. Il Consorzio Servizi Artigianato e Piccola Industria C.S.A.P.I. rappresenta una diretta emanazione dell’Associa- zione Piccole e Medie Industrie di Lecce aderente al circuito nazionale della CONFAPI. L’attività del Consorzio si basa sul sostegno e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, sia industriali che artigianali e commerciali, in base alle leggi regionali e nazionali. Con delibera di Giunta Regionale del 29 dicembre 1998 n. 4334 è stato inserito nel Repertorio delle Società fornitrici di Servizi reali alle PMI e dal 2005 è Ente accreditato presso la Regione Puglia quale Organismo di formazione. Svolge attività di progettazione e realizza corsi di formazione secondo le richieste di specifici settori e figure professionali (aziende, occupati, disoccupati e over 45). Svolge, inoltre, azioni di sostegno all’inclusione socio-lavorativa di persone svantaggiate offrendo soluzioni innovative e trasferibili per l’inserimento lavorativo nelle piccole e medie imprese. Collabora con gli Istituti Superiori per la formazione superiore e realizza formazione per apprendisti. Il Consorzio sviluppa anche simulazioni di casi aziendali. Lo staff del C.S.A.P.I. è composto da coordinatori, progettisti, direttori tecnici, tutor, docenti e am- ministratori che operano a sostegno e per la riqualificazione del sistema produttivo e offrendo strategie per la competitività e il riposizionamento nel mercato del lavoro. 7
2.3 A.P.I. Lecce L’A.P.I. Associazione Piccola e media Industrie di Lecce costituita nel 1988 è aderente al circuito nazionale della CONFAPI. L’esigenza di tutelare e promuovere a tutti i livelli i reali interessi della piccola e media impre- sa del territorio ha dato impulso alla creazione dell’ A.P.I. di Lecce. L’associazione assiste, difende e tutela i legittimi interessi delle attività industriali che rappresenta. Stimola la solidarietà e la collaborazione tra gli imprenditori. Potenzia lo sviluppo dell’attività industriale facilitando le iniziative attraverso la informazione e la consulenza. L’associazione svolge la propria attività in autono- mia strutturale, finanziaria ed amministrativa e cura in modo diretto il rapporto con le aziende asso- ciate. Svolge istituzionalmente la funzione di rap- presentanza delle imprese associate. Partecipa a tutti i tavoli tecnici istituiti presso gli Enti regionali, provinciali e comunali riguardanti lo sviluppo e la rappresentanza delle PMI. Svolge attività di forma- zione rivolta ad occupati e disoccupati. Promuove la cultura della sicurezza attraverso seminari e corsi ai sensi della T.U. n. 81/08. L’A.P.I. Lecce opera G.Longu, G.Petracca, Lecce con mezzi e finalità che rispecchiano la filosofia di gestione delle aziende che rappresenta. 2.4 OZEV (The Turkish Education and Solidarity Foundation for Disabled Persons) The Turkish Education and Solidarity Foundation for Disabled Persons (OZEV) was established by the families of di- sabled persons on 19th of June 1994 in Turkey. Its main responsibility areas are to provide education, health, social rehabilitation services for persons with disabilities and their families. OZEV aims at finding solutions to basic problems of persons with disabilities by providing education, creating a social environment and ensuring their adaptation to social life. OZEV has adopted the following motto, which is “All persons with disabilities have the same rights as non- disabled people have in society.” OZEV has implemented those activities: • to promote the human rights of persons with intellectual disabilities • to promote independent living for persons with disabilities by providing care, occupational and social rehabilita- tion • to arrange awareness raising activities; • to be involved in the projects at national, european, and international levels • to provide advisory services regarding opening special education schools, therapy centres, courses, relaxation centres, resource institutes, social activities, sports clubs, guest-houses, production centres, and workplaces for disabled persons. to train special education teachers by providing in service training programmes • to establish guidance and rehabilitation units for the families of disabled persons • to provide advisory services to the families of children with disabilities • to establish social institutions to provide the members and charter members unity with financial assistances. To illustrate • OZEV conducts workshop education, kitchen education, and vocational abi- lity courses for disabled persons in order to make persons with disabilities productive individuals in society. • OZEV trains the students with disabilities according to their abilities with sport, music, theatre, and clubs so as to ensure their full participation in society. OZEV ensures a public sphere for disabled persons on its web site. 8
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO OZEV provides regular training programmes for its educational specialists so as to reach high standards in terms of education of children with disabilities. 2.5 Municipalità di Neapolis Sykies Municipality of Neapolis-Sykies (www.sykies.gr ) is a local authority of the Northern part of Greece. It is constituted, under the new administrative reform, by the former Municipalities of Ag. Pavlos, Neapolis, Pevka and Sykies. The Municipality has 87.ooo inhabitants . It neighbors Municipality of Thessaloniki, the Byzantine Walls and the Seich-Sou forest. The planning developmente office has implemented several EU and national funded projects, in the field, inter alia, of social policies and in particular with targed group people with disabilities (FRIENDS project under Socleoyouth prohramme, Laboratory for people with disabilities under Youth programme, Recycling Laboratoroty under Equal programme etc). Moreover, since 1992, Municiaplity of Sykies has established the Municipla Service for People with disabilities, which manages a Laundry and Laboratory of Handcrafts, and two apartments of independent living. Municipality of Neapolis-Sykies has developed co-operation with respective institutions all over Europe that have common objectives and problems, aiming at exchanging experience and knowhow and in maximizing the utilization of the potential elements. Seminario a Neapolis-Sykies 2.6 CESPIM Struttura tecnica della CONFAPI – Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria Privata - orientata alla promozione, diffusione e realizzazione di attività finalizzate allo sviluppo ed alla valorizzazione delle Piccole e Medie Imprese. La sua missione è: • promozione e realizzazione di programmi di formazione per lo sviluppo delle capacità imprenditoriali, la crescita professionale di quadri ed operatori e la qualificazione dei giovani • realizzazione di studi e ricerche nell’ambito della innovazione tecnologica, finanziaria e commerciale e di carattere giuridico, economico, sociologico ed aziendale. CESPIM Srl opera abitualmente con le strutture territoriali della CONFAPI attraverso un dialogo diretto con il mondo delle PMI e la capacità di analizzare efficacemente la realtà imprenditoriale e le sue evoluzioni. CONFAPI partecipa alla definizione delle politiche formative nazionali ed europee nelle opportune sedi, tra cui :Comitato di Pilotaggio del Programma Leonardo da Vinci; Comitato di Pilotaggio del Programma EQUAL; Commissione per il monitoraggio e la valutazione delle sperimentazioni sulla certificazione delle competenze per la Formazione Professionale; Comitato di Sorveglianza del QCS Ob. 3; Gruppo Tecnico di Gestione Ob. 3; Comitato di Sorveglianza PON Ob. 3; Comitato CES. CESPIM e CONFAPI, attraverso le attività dell’Ente Bilaterale Nazionale per la Formazione e l’Ambiente (ENFEA): • promuovono una ricerca ed un osservatorio nazionale sulle competenze distintive degli addetti delle pmi, carat- terizzati per settori ed ambiti territoriali; • sono attivi in programmi formativi collegati alle tematiche della tutela ambientale e della sicurezza sul lavoro. 9
3. IL PROGETTO VISSUTO: GABRIELLA LONGU (Direttore Generale ISFOR API, Direttore del progetto GENTI) G. Longu Noi abbiamo proposto a organizzazioni straniere, con cui non avevamo mai collaborato un progetto di inserimento dei disabili nel mondo del lavoro e l’abbiamo fatto con la convinzione che solo confrontan- dosi e conoscendosi si può costruire un “modo diverso” di lavorare insieme. Abbiamo quindi condiviso un pezzo della nostra vita professionale con colleghi Turchi e Greci, abbiamo viaggiato insieme, vissuto insieme e discusso insieme su tanti aspetti del progetto e della disabilità ma soprattutto abbiamo tentato di trovare nuovi approcci e nuove strade per l’inserimento delle persone disabili nel mondo del lavoro. Dal nostro primo incontro a Cagliari ci siamo resi conto delle difficoltà che avremmo incontrato nel par- lare di questo argomento così scomodo per tutti anche per coloro che pur ritenendosi evoluti e aperti all’inserimento delle persone disabili nel mondo del lavoro, di fatto mal celano una certa intolleranza e incredulità dinnanzi a reali possibilità di lavoro. Ci siamo confrontati con esperti, con persone che a diverso titolo lavorano da anni con i disabili, ab- biamo raccontato in diverse occasioni come funziona in Italia, qual è stata la nostra esperienza e quali benefici ne possono trarre anche le aziende in termini di fidelizzazione e di serietà da parte delle persone disabili. Si è cercato di far capire a tutti i diversi interlocutori che le persone disabili come tutti coloro che ambiscono ad un lavoro, quando gli viene data l’opportunità di sperimentarsi, più di altri avvertono la reale importanza della chance che la vita in quel momento gli ha offerto. Abbiamo creato situazioni di confronto, tavoli di discussione, momenti di disseminazione per sti- molare e sollecitare i nostri colleghi ad un dialogo e ad un apertura verso nuovi mondi e nuove vi- sioni. Abbiamo suscitato interesse e credo an- che reale desiderio di acquisire modello e valori poiché ai seminari, organizzati in tutte le sedi dei G. Longu: intervista in Turchia 10
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO nostri partner, venivano dirigenti e rappresentanti istituzionali, ma la nostra riflessione oggi è se termina- to il progetto i partner, in particolare la Turchia andrà avanti nel suo processo di integrazione? E’ il paese che ha seguito con maggior coinvolgimento l’intero progetto, quanto di tutto ciò che è accaduto in que- sti 2 anni gli rimarrà? Credo fondamentalmente che qualche riflessione l’abbiamo realmente suscitata, ma credo sarebbe doveroso continuare a lavorare e a confrontarsi con altri progetti per creare sempre e più valide occasioni di lavoro e di vita per le persone disabili. Il problema più evidente è comunque la mancanza di linee guida da parte dei governi. Laddove non viene imposto, come del resto accadde in Italia, risulta difficile attuare azioni realmente concrete che abbiano nel tempo un reale effetto moltiplicatore nel mercato. In Italia, come in Turchia e in Grecia abbiamo voluto entrare direttamente in contatto con le imprese che hanno accolto i ragazzi per vivere l’esperienza del tirocinio lavorativo e al di là della lingua e della tradizione ci si è resi conto che quando l’imprenditore accoglie ha, in tutti i paesi, lo stesso approccio. E’ soddisfatto, è contento è stupito di sé stesso ma anche e soprattutto della capacità delle “persone disabili” di lavorare, produrre ed essere “come gli altri”. Non si sa se la soddisfazione sia il risultato della compensazione che spesso le persone “grandi” ritengono di dover pagare alla vita per essere riusciti a guadagnare e a realizzare benessere economico nella propria vita... in ogni caso questa sensazione l’abbiamo percepita allo stesso modo in tutti gli imprenditori, fossero turchi, greci e/o italiani. Questa analisi, seppur sulla scia delle emozioni ci porta a sperare in un futuro più umano e a maggior dimensione della vita…ma sempre e comunque se sostenuto da linee di governo forti e precise. Seminario a Lecce 11
4. IMPRESE E DISABILITÀ (Walter Simonetti e Elisabetta Boffo) La legge 68 del 12 marzo 1999 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) rappresenta uno strumento inno- vativo, attraverso il quale la nostra Repubblica sancisce il superamento della precedente normativa (legge 482/68) e, nello stesso tempo, dell’impostazione strettamente assistenzialistica che la caratterizzava. All’in- terno della legge 68/99 si fa strada il concetto del “collocamento mirato”, intendendo con questa espressione l’inserimento lavorativo del disabile attraverso un’attenta valutazione delle capacità residue in relazione alla disabilità (a cura degli organismi sanitari competenti) e prevedendo, dove necessario, percorsi di formazione, stage e tutoraggio aziendali. E’ la considerazione della persona disabile come lavoratore a rappresentare l’aspetto più interessante della nuova legge: non si punta l’indice contro ciò che il soggetto non è in grado di fare, si analizza la sua abilità, quello che egli può produrre, si considera, in altre parole, prima di tutto la Persona, poi il suo handicap. Il concetto di “collocamento mirato”, sul principio dell’uomo giusto al posto giusto, che anima la legge 68/99, rappresenta un importante e prezioso passo avanti verso un innegabile diritto (e dovere) di tutti i cittadini: quello al lavoro. L’integrazione delle risorse umane con abilità par- ticolari nella vita dell’impresa deve essere pertan- to perseguita tenendo presente che il contesto di riferimento è caratterizzato dall’affermazione di logiche imprenditoriali, tanto nel settore profit come in quello non-profit, così come entrambi beneficiano di un clima aziendale che favorisce l’integrazione e la realizzazione delle diversità nel- le Risorse Umane. Con la legge 68/99 il disabile non è più un nume- ro da inserire in azienda, ma una risorsa umana e professionale da formare e valorizzare secon- W.Simonetti, E.Boffo, riunione a Cagliari do il principio del collocamento mirato, che viene definito come “quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi dei posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione”. Negli ultimi trent’anni, chi si è trovato ad operare all’interno del mondo della disabilità ha assistito al cambio di diverse parole d’ordine. Ognuna di esse ha simboleggiato il modo con cui si definivano le persone interessate (handicappate, diversamente abili, persone con disabilità) o il pensiero teorico ed operativo che muoveva le politiche e le azioni a favore delle persone. Così se negli anni ’70 la parola d’ordine era inserimento, alla fine degli anni ’80 si è passati a integrazione. Da alcuni anni, in maniera piuttosto esplicita grazie alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità approvata nel 2007, abbiamo assistito ad un nuovo cambio: la nuova parola d’ordine è ora diventata inclusione. Inizialmente questa scelta ha lasciato un po’ sconcertati, per il fatto che essa sembrava rappresentare un passo indietro rispetto al concetto di integrazione o forse perché richiamava la vecchia parola inserimento. Solo un’analisi attenta del concetto che essa rappresenta ha permesso di cogliere le potenzialità e la forza di questo cambio di prospettiva: essa riguarda tutte le persone e la condizione umana, la quale a sua volta può presentare difficoltà di vita e situazioni di disabilità. Il concetto di inclusione conduce al riconoscimento di un diritto come forma di contrasto al suo opposto: l’esclu- sione. Porta ad affermare che le strategie e le azioni da promuovere devono tendere a rimuovere quelle forme di esclusione sociale di cui le persone con disabilità soffrono nella loro vita quotidiana: l’esperienza scolastica spes- 12
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO so vissuta ai margini della classe e non sempre supportata adeguatamente, l’abbandono scolastico, il mancato apprendimento di competenze sociali e di vita, l’esclusione dal mondo del lavoro, le esperienze affettive spesso relegate all’ambiente famigliare, una scarsa partecipazione alle attività sociali e di tempo libero. Percorrere le strade dell’inclusione sociale significa sostanzialmente porre la questione della disabilità nella di- mensione sociale del diritto di cittadinanza, perché riguarda tutti coloro che partecipano alla vita sociale all’in- terno di un determinato contesto: includere vuol dire offrire l’opportunità di essere cittadini a tutti gli effetti. Ciò non significa negare il fatto che ognuno di noi è diverso o negare la presenza di disabilità o menomazioni che devono essere trattate in maniera adeguata, ma vuol dire spostare i focus di analisi e intervento dalla persona al contesto, per individuarne gli ostacoli e operare per la loro rimozione. Il fine è promuovere condizioni di vita dignitose e un sistema di relazioni soddisfacenti nei riguardi di persone che presentano difficoltà nella propria autonomia personale e sociale, in modo che esse possano sentirsi parte di co- munità e di contesti relazionali dove poter agire, scegliere, giocare e vedere riconosciuto il proprio ruolo e la pro- pria identità. È evidente che ciò richiede - in primis da parte delle istituzioni, delle diverse realtà e degli operatori che si occupano di disabilità – lo sforzo di acquisire un pensiero e un approccio mentale aperto al cambiamento e al superamento di un’ottica d’intervento centrata sulla relazione duale “operatore/utente”. Seminario ad Ankara Il movimento delle persone con disabilità, abbandonando la strategia basata su obiettivi parziali (più servizi, più denaro per le pensioni e l’assistenza, ecc.) per impostare una nuova strategia basata sui diritti umani (ugua- glianza, rispetto della dignità, non discriminazione, pari opportunità, coinvolgimento nelle scelte) ha ottenuto uno straordinario risultato: l’approvazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (New York – 13 dicembre 2006), ratificata nel 2009 anche dall’Italia. Agire per la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità significa considerare la disabilità non come una malattia (modello medico), ma come un rapporto sociale tra le caratteristiche delle persone e l’ambiente (model- lo bio-psico-sociale). Un modo di pensare sancito prima dall’OMS e poi dall’ONU nell’ art. 3 della Convenzione, dove tra i principi generali viene posta “la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società”. Promuovere l’inclusione significa quindi lavorare per cambiare le regole del gioco e far sì che ogni persona, in- dipendentemente dalla propria condizione, non subisca trattamenti differenti e degradanti, non viva o lavori in luoghi separati ma abbia le medesime opportunità di partecipazione e coinvolgimento nelle scelte che la riguar- dano. Significa agire nei confronti della società e dei territori per renderli inclusivi, cioè capaci di dare concretezza - modificandosi quando è necessario - al diritto di cittadinanza di tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione. Per Confapi, fare azione nel territorio significa essere soggetti del cambiamento culturale e sociale, acquisendo un ruolo che sappia trasformarci in punto di riferimento non solo per le aziende del sistema, ma anche per altre realtà (servizi, operatori, cittadini) costruendo e mantenendo reti di raccordo e se necessario di coordinamento. Agire sulla società e fare azione nel territorio implica la necessità di ampliare l’attenzione dalla dimensione dell’in- dividuo (livello micro) - per intenderci quelli sottesi agli approcci clinici e riabilitativi che caratterizzano la maggior parte dei servizi alle persone con disabilità presenti sul territorio nazionale - a quella dei sistemi relazionali in cui ogni individuo è immerso (livello macro). 13
Per ampliare l’attenzione del sistema imprenditoriale occorre far proprio un approccio che consideri il fatto che prendersi cura di qualcuno – nel nostro caso la persona con disabilità - significa comprendere quanto l’ambiente sociale in cui si opera, le modalità per descrivere le situazioni e definire cosa è il problema, la qualità dei processi comunicativi, le aspettative e le risposte ad esse formulate, le rappresentazioni individuali e sociali, siano tutte determinanti nel costruire esclusione e disagio piuttosto che inclusione e benessere e pertanto acquisire con- sapevolezza che occorre agire anche su questi versanti. È una sorta di rovesciamento di paradigma: curare il territorio per curare le persone, andando oltre l’erogazione dei servizi alla persona. Agire sul territorio, concretamente significa creare occasioni d’incontro, scambio, conoscenza, condivisione e dialogo in grado di coinvolgere le realtà del territorio attraverso proposte che sappiano creare le condizioni ideali per la costruzione di relazioni positive. Vuol dire promuovere occasioni di inclusione sociale e di sensibilizzazione attraverso la costruzione di reti in- formali che coinvolgano in progetti concreti e di varia natura, semplici cittadini, istituzioni, scuole, associazioni, gruppi informali. Ponendo l’accento non solo sulla condizione di disagio ma sulla ricerca di un benessere comune, proponendo esperienze partecipative: dall’organizzazione di momenti socializzanti alla realizzazione di progetti comuni dove ogni partecipante può sperimentarsi in un ruolo attivo. Il diritto al lavoro delle persone disabili è tutelato dal legislatore italiano da diverso tempo, ma molte aziende continuano ad avere una scarsa conoscenza o una visione deformata dei propri compiti istituzionali, limitan- dosi, nei casi migliori, a una passiva ottemperanza agli obblighi di assunzione. La fragilità di tali atteggiamenti mostra tutta la sua inadeguatezza in un contesto, come quello attuale, segnato da importanti cambiamenti. Si allude non solo alla recente ratifica in Italia della Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili, ma anche al forte vigore con cui si rivendica da più parti un comportamento etico nel fare impresa. Per alfabetizzare le aziende e per promuovere la cultura della disabilità, si introduce il termine di “aziendabilità”. Il neologismo sottende una provocazione teorica, confermata anche dalla prassi: con gli opportuni accorgi- menti, le aziende sono istituti abili a soddisfare i bisogni delle persone disabili e, allo stesso tempo, le persone disabili sono risorse abili a soddisfare le esigenze di economicità delle aziende. Per colmare le lacune di tipo gestionale, si ricorre al modello del disability management, un approccio rivolu- zionario nei metodi e nei risultati, perché postula che sia soprattutto l’azienda a doversi adattare alla disabilità e perché dimostra i molteplici vantaggi connessi alla strategia dell’inclusione. La valorizzazione delle risorse disabili è la leva con cui si dà dignità al lavoro di “tutte” le persone e si restituisce una funzione nobile a “qua- lunque” azienda. Rivisitare con questo sguardo più intelligente e responsabile il rapporto tra le aziende e le risorse disabili traina con sé un rovesciamento anche nelle conclusioni: le aziende hanno bisogno dei disabili più di quanto i disabili non abbiano bisogno delle aziende. 14
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO 5. L’IMPATTO DEL PROGETTO 5.1 Impatto della sperimentazione a Lecce (Giuseppe Petracca, Rossana Tempesta, Sergio Vitulano) L’A.P.I. e il C.S.A.P.I. hanno avuto un ruolo specifico nella fase di sperimentazione e di trasferimento del modello nel proprio territorio di competenza. L’API di Lecce ha coordinato tutte le fasi della sperimen- tazione del progetto a Lecce. L’associazione ha fornito il collegamento tra il mondo delle imprese e le Istituzioni, facendo da cerniera tra l’interesse privato e l’interesse pubblico è stata responsabile del lavoro svolto dagli ope- ratori e punto di riferimento dei tutor delle aziende ospi- tanti. L’Ente di formazione ha coordinato tutte le fasi del G.Petracca, seminario a Neapolis-Sykies tirocinio formativo. L’A.P.I. e il C.S.A.P.I. hanno collaborato in maniera pro- ficua con la Provincia di Lecce, che ha predisposto un bando pubblico, definendo il profilo dei beneficiari con lieve deficit cognitivo a cui presentare il progetto e indi- viduando successivamente giovani disabili a cui sotto- porre il tirocinio formativo. Assieme alla Provincia sono stati identificati gli operatori della mediazione che hanno seguito i beneficiari. Gli operatori, una volta formati, sono stati coordinati dal C.S.A.P.I ed hanno attivato i colloqui di selezione vagliando candidature e aspirazioni e facen- do emergere le macro aree di capacità. L’Associazione S. Vitulano Piccole e Media Industrie ha individuato le realtà aziendali in cui sperimentare il modello. Il collegamento di tra partner, istituzioni locali, operatori e aziende ha prodotto significativi risultati nell’ambi- to dell’inclusione sociale. Tale collaborazione tra operatori pubblici e privati è stata la struttura portante nel trasferimento del modello di sperimentazione ed ha costituito una piccola esperienza locale di inclusione ed integrazione a favore delle politiche di sostegno sociale. L’esperienza locale si è basata sul riconoscimento dell’importanza della dimensione sociale nell’ambito della disabilità, delle esigenze di socializzazione, formazione, accompagnamento, connesse alle finalità di inseri- mento nel mondo lavoro. Durante le fasi del tirocinio formativo l’attività essenziale predisposta dal C.S.A.P.I è stata quella di monitorare l’inserimento prevedendo il controllo delle strategie di attuazione e delle azioni sviluppate, ciò al fine di fornire il necessario supporto decisionale e aiutare i diversi attori coinvolti nel processo formativo (operatori/tutor/disabili). Gli Operatori della mediazione hanno fornito il neces- sario supporto ai ragazzi offrendo ausilio per le difficol- tà quotidiane di apprendimento sia nelle fasi teoriche che pratiche dell’attività lavorativa. La loro comprovata capacità professionale è stata un tassello determinan- te ai fini della buona riuscita del tirocinio e degli obietti- vi progettuali. Nel periodo di tirocinio formativo è stata, inoltre, implementata l’attività di sistematizzazione dei risultati. In videoconferenza sono stati trasferiti gli step più salienti, i risultati raggiunti, le difficoltà riscontrate e le decisioni intraprese. R.Tempesta, seminario ad Ankara 15
Il percorso predisposto per ogni corsista è stato flessibile in termini di orario e organizzazione lavorativa tale da agevolare la loro integrazione. Nel progetto i tirocinanti hanno mantenuto fede agli impegni presi con serietà e costanza, e ci si ritiene sod- disfatti del loro comportamento. Secondo quanto riferito dai loro tutor si sono rivelati disponibili hanno dimo- strato impegno in maniera continuativa. Le figure dei tutor aziendali hanno avuto una valenza strategica per la qualità dell’inserimento soprattutto dal punto di vista sociale assumendone il ruolo di guida e di facilitatore del percorso d’inserimento. In linea generale tutti gli operatori sono stati colpiti dall’esito positivo delle esperienze riportate da ciascun tirocinante e dall’ accoglienza che essi hanno ricevuto in ambito aziendale, tanto da avere avuto conferma concreta dell’efficacia di simili proposte progettuali finalizzate ad inserire in contesti non protetti ragazzi con deficit. Gli effetti positivi dell’esperienza si sono evidenziati anche nello scambio interpersonale ed extra lavorativo tra tirocinante e colleghi, che ha permesso ad alcuni di instaurare relazioni amichevoli al di là del percorso lavorativo. In una società che tende a stigmatizzare ed etichettare come “diverso ed inferiore” chi è portatore di un deficit, di qualsiasi natura esso sia, quest’esperienza è la prova reale che dei passi si possono fare affinché le barriere del pregiudizio vengano abbattute con la conoscenza diretta ed il coinvolgimento attivo di persone che possono realmente essere delle risorse valide. Avendo ricoperto un ruolo lavorativo e sociale i ragazzi hanno apprezzato i benefici che ne sono derivati, ed ora che l’esperienza può dirsi conclusa ci si augura che non rimanga una sperimentazione isolata. 5.2 Impatto del progetto sui protagonisti a Lecce (Giuseppe Petracca, Rossana Tempesta, Sergio Vitulano) Il buon impatto del progetto si è dimostrato nella forza dei suoi partner, nell’implementazione di sinergie consolida- te e dall’elevata professionalità. In linea generale il progetto ha avuto un positivo riscontro su tutti gli attori coinvolti in questa esperienza di grande contenuto valoriale. Gli effetti positivi dell’esperienza si sono rilevati sia presso le imprese sia presso tutti i protagonisti del piano di lavoro. Questo piccolo approccio dovrebbe costituire un mo- dello esemplare da replicare in tutta Europa condividendo principi e responsabilità e modello culturale. Progetti di questo tipo possono far sviluppare la coesione, l’integrazione lavorativa il trasferimento di metodi e di buone prassi. Attraverso la rete del suo partenariato il progetto è stato sicuramente un arricchimento per tutti. 5.3 Il Contributo di Maria Giovanna Piras Ho avuto l’onore e il privilegio di lavorare nel pro- getto GENTI come coordinatrice delle attività, di vivere il progetto dalla sua ideazione fino alla sua realizzazione giorno dopo giorno. GENTI, come CRE.N.DI, ProRES e altri progetti in cui ho lavorato, è stata una esperienza che mi porta, ancora una volta, a ritenere che con- dividere progetti, obiettivi, interventi e anche, quotidianità, con colleghi di altri paesi e culture è occasione di grande crescita personale e pro- fessionale. Ho potuto metabolizzare sfaccettature importan- ti di un processo di inserimento lavorativo per le persone disabili che noi, come ISFOR API, ave- vamo già sperimentato, ma che ha acquisito, con GENTI, nuovi contorni. Questo, attraverso lo G. Piras scambio di conoscenze sui sistemi dei vari paesi 16
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO durante gli incontri di partenariato e nei seminari di sensibilizzazione organizzati nei 3 territori. Attraverso gli importanti spunti condivisi durante i percorsi formativi a Roma e a Nuoro. Attraverso il confronto sulle speri- mentazioni che i colleghi turchi, greci e Leccesi hanno portato avanti. Attraverso lo scambio con le persone disabili coinvolte nel progetto e le organizzazioni che le hanno ospitate in tirocinio che abbiamo avuto modo di incontrare e con le quali abbiamo potuto condividere quella che è stata la loro esperienza. E’ stato importante osservare e percepire come, sul tema dell’inserimento lavorativo delle persone disabili, siamo partiti da legislazioni diverse, consapevolezze sociali e culturali differenti. Le nostre stesse nazioni hanno fatto, fino ad oggi, percorsi diversi, siamo arrivati tutti con un bagaglio “nostro personale” e sociale differente. E con la consapevolezza di ciò abbiamo lavorato insieme per riadattare e spe- rimentare l’approccio Genti con l’obiettivo di voler contribuire a rafforzare la strada dell’inserimento lavorativo delle persone disabili, della loro adultizzazione. Mi sono sentita parte attiva di un processo ampio che ha coinvolto noi che abbiamo lavorato nel progetto, le persone disabili che sono state coinvolte ma soprattutto un intero mondo sociale e culturale che è entrato in GENTI come uno degli attori principali. Anche con Genti, quindi, ho potuto percepire sempre di più come un approccio di successo in un contesto, può diventare strumento vivo in altri territori se viene assorbito dalla cultura di questi; se riusciamo a metterci noi nell’ottica di renderlo adattabile ad un contesto che dal punto di vista sociale, economico, politico, spesso anche religioso (soprattutto dove la religione ha un peso forte) è completamente differente. Ottenere questo, forse è possibile con lo scambio, la conoscenza reciproca della cultura, della legislazione; con la condivisione reale di momenti di formazione, analisi, osservazione critica. Con il vivere insieme momenti diversi di un percorso. Con la disponibilità e il desiderio di dialogo, di confron- to. Con il credere realmente in ciò che possiamo fare; con il rispettare, ciascuno di noi, il valore della nostra singola responsabilità sociale. Non è sempre stato facile gestire le relazioni in una parternship e in una partnership europea, perchè ognuno di noi è portatore dei valori non solo suoi, dell’organizzazione in cui opera ma del contesto socio-culturale e economico in cui vive. Collaborare realmente insieme ha significato mettersi nell’ottica di conoscere e com- prendere i valori di mondi culturali differenti: tempi di vita diversi; riconoscimento sociale dei ruoli differente; ritualità, gestualità, approcci differenti… Ma proprio questo è stata ed è fonte di arricchimento. Vivere la quotidianità, vivere la giornata lavorativa, vivere il contesto socio-culturale di altri paesi è ciò che ora- mai da una risposta al mio desiderio di essere parte viva di un mondo che possiamo tutti contribuire a rendere sempre più affascinante. 5.4 Il Contributo di Gabriella Schintu Il Progetto Genti ha rappresentato un’altra tessera nel mosaico delle mie esperienze nel mondo della forma- zione legata alla disabilità, arricchendo di importanti contenuti il mio bagaglio umano e professionale. Nell’ambito del progetto, i momenti di maggior impatto sono stati certamente gli scambi con i vari partner, Tur- chia, Grecia, Lecce. Il primo incontro a Cagliari è servito da apripista per la condivisione degli obiettivi e dei contenuti; tutti i suc- cessivi incontri hanno aiutato ad approfondire la cono- scenza tra colleghi, rapporti che si sono via via raffor- zati evidenziando una forte unità di intenti. La realtà turca mi ha colpito per la forte diversità cultu- G. Schintu rale, ma anche per un inaspettato approccio verso la disabilità per molti versi simile al nostro; 17
dai partner turchi è emersa una forte spinta motivazionale per dare continuità al progetto, utilizzando il contri- buto dell’esperienze italiane come modello da riprodurre nella loro realtà. Nella seconda visita a Lecce è emerso con forza che realizzare progetti di inserimento lavorativo è possibile grazie all’apertura mentale dimostrata dalle aziende locali. Mi preme sottolineare che nella mia esperienza diretta a Nuoro, pur in un momento così critico, diverse imprese hanno dimostrato una grande sensibilità e la voglia di dare continuità ai percorsi di inserimento. 5.5 Impact of the project in turkey (Tolga Duygun) It can be said hat although Turkey has come to significant level in terms of providing equal opportunity for disabled people trough legi- slative measures, in practice there are serious problems in implementing these measures and proving equal access to employment for people with disabilities, especially for people with intellectual disabilities.The traditional ap- proach to resolving this problem has been to try to change individuals with intellectual di- Duygun: seminario a Neapolis Sykies sabilities by increasing their skills via training. That approach alone has proved insufficient for increasing employment opportunities in a major way for persons with intellectual disabi- lities. It is now becoming increasingly evident that efforts also need to be made to change negative environmental conditions in order to achieve the desired goal. In Turkey, policies directed towards the em- ployment of disabled people are based on quota/levy scheme, which takes place wi- thin the general employment framework. Both public and private employers have the responsibility for employing disabled people. Employment support services are very limited and alternative employment schemes are not practiced. The quota system alone is not a sufficient mean for improving the employment of di- sabled people. It may be complemented by awareness raising campaigns, increasing op- portunities for vocational training and rehabili- tation and financial measures. One of the most important barriers towards the employment of persons with intellectual disa- bilities is their low level of education followed by lacking skills in Turkey. The characteristics of the jobs in the labour market changes pa- rallel to the development of technology. New jobs are emerging. Therefore, occupational Ankara map of the labour market should be produ- ced to determine the needs of the changing 18
INSERIMENTO DELLE PERSONE DISABILI NEL MONDO DEL LAVORO labour market. persons with intellectual disabilities should be trained according to their individual interests, aptitudes and aspirations for existing and newly emerging jobs. To ensure inclusion, mainstreaming should be aimed. But for those whose needs cannot be met within the mainstream, specialized services should be provided especially supported placements. Vocational training and rehabilitation services should be impro- ved and diffused around the country. Employers should be encouraged with respect to the employment of persons with intellectual disabilities for additional costs, which may be involved in employing particular persons with intellectual disabilities. Financial or other incentives for employers aren’t enough. Fines paid by the employers not fulfilling their quota requirement should be collected effectively for which an effective inspection system is required. But in Turkey the fines cannot be gathered successfully. When we put the facts altogether, the project outcomes in Turkey is very promising as an alternative solu- tion. Application of job coaching model in Turkey would pave the way for increasing employment opportuni- ty for persons with intellectual disabilities in open market. Providing internship opportunity for persons with intellectual disabilities in open market would result in not only positive attitudinal change towards persons with intellectual disabilities but also acquiring new employment skills. 19
6. ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE “SI PUÒ FARE” (Carlo Lepri) Chiunque provi a leggere il progetto GENTI può rendersi immediatamente conto del suo obietti- vo principale: trasferire ai partner e condividere con loro una metodologia efficace sull’inseri- mento lavorativo di persona con disabilità in- tellettiva. Diciamo che per un osservatore esterno questo appare come l’obiettivo esplicito del progetto. C. Lepri Credo tuttavia si possa dire, giunti alle fasi con- clusive, che tutti coloro che hanno preso parte al progetto si sono resi conto che accanto a questo obiettivo esplicito ne esiste un altro, forse meno evidente, ma altrettanto importante. Quello di dimostrare che persone appartenenti a contesti culturali differenti e con differenti visioni della disabi- lità possono interagire, collaborare, comprendersi e, soprattutto, modificare i loro stili professionali. Mi pare che l’insieme di queste due dimensioni, più esplicita quella metodologica e più implicita quella cultu- rale, si siano intrecciate in questi due anni di lavoro all’interno del progetto GENTI diventando nutrimento e stimolo per tutti. Il rapporto tra metodologia (tecniche di intervento) e cultura è sempre presente quando si affronta il tema della disabilità. Sappiamo infatti che qualsiasi metodo è sempre il frutto di una determinata rappresentazione sociale della disabilità e che questa dipende sempre dalla cultura della comunità che la esprime. In questo senso il progetto GENTI è stato uno straordinario punto di osservazione per comprendere l’impor- tanza di questo intreccio tra tecniche di intervento e aspetti culturali. Ma non solo. Il progetto ha consentito di verificare come questo rapporto possa essere dinamico e possa modificarsi nel tempo. Mi sento infatti di affermare che tutti i partner escono da questo progetto più o meno cambiati nella loro visione della disabilità e nelle loro pratiche metodologiche. Si tratta di un risultato davvero importante che conferma in modo evidente le più recenti proposte sui modelli interpretativi della disabilità avanzate dall’OMS attraverso il modello bio psico sociale. Modello che ci invita a considerare come la disabilità sia sempre il frutto dell’incontro tra le caratteristiche personali e le barriere e/o le facilitazione del contesto sociale. In altre parole l’incontro tra la persona disabile e la cultura della comunità all’interno della quale essa vive. Le metodologie sull’inserimento lavorativo che sono state proposte e che si sono condivise partono infatti da un presupposto molto semplice ma decisivo: l’inserimento lavorativo è possibile a condizione che tutta la comunità (professionisti, famiglie, imprese, lavoratori, associazioni) possieda una rappresentazione non pre- giudiziale nei confronti della disabilità. 20
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