Rossetto autore di "Influencermania".
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Ci può essere una relazione tra etica, brand, e influencer? Intervista a Omar Rossetto autore di "Influencermania". In occasione dell’uscita del libro “Influencermania” di Omar Rossetto, edito da Hoepli, abbiamo rivolto alcune domande all’autore in merito al binomio tra etica e social network, anche alla luce delle figure professionali degli influencer. Si parla spesso di responsabilità sociale delle imprese, di etica e approccio sociale legato alle aziende ma quanto è importante per un influencer questo aspetto per mantenere i follower? L’aspetto etico è fondamentale per mantenere saldo il vincolo fiduciario che sta alla base della relazione follower-influencer. Un influencer senza una community attiva non si può definire tale. Fortunatamente negli ultimi anni, dopo un iniziale vuoto normativo, si sono instaurate delle pratiche di buona condotta nella comunicazione della natura commerciale di taluni contenuti da parte degli influencer (la più nota è la presenza dell’hashtag #adv et similia tra i primi tre # di un contenuto). L’altro aspetto da tenere in considerazione è quello della responsabilità sociale di queste figure, mi spiego meglio. Molti influencer hanno audience che sono paragonabili e talvolta superiori a quelle di un qualsiasi altro mezzo di comunicazione di massa (radio, tv, giornali) e proprio per la loro natura di opinion leader dovrebbero tener conto del loro ruolo sociale nei messaggi che condividono. Per fortuna da questo punto di vista ci sono molti esempi virtuosi (ad esempio Chiara Ferragni l’anno scorso su invito del Presidente del Consiglio ha sensibilizzato il suo pubblico sull’utilizzo corretto della mascherina). Scopri il nuovo numero: “Le 4 Virtù cardinali del Marketing” Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre azioni. Una fake news ben costruita può far aumentare l’engagement anche nel lungo periodo? Si suol dire che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e credo che questo detto popolare riassuma in qualche modo la risposta alla sua domanda. Innanzitutto non credo sia compito dell’influencer diffondere notizie. Un’attività che molti fanno è quella di commentare le notizie prendendo una posizione a riguardo e in questo caso vale la considerazione di prima circa la responsabilità sociale. Ad ogni modo gli utenti nei social diventano ogni giorno più consapevoli e tradire la loro fiducia può semplicemente trasformarsi in un boomerang che distrugge la credibilità dell’influencer con tutte le conseguenze del caso. Ci sono dei temi di sicuro successo sui social?
Quando si utilizzano questi canali con delle finalità di business, come nel caso degli influencer, ma la stessa cosa vale anche per i brand, non esiste il contenuto perfetto e di successo che funziona a priori. Funziona quello che il nostro pubblico vuole vedere o si aspetta di ricevere da noi. Il fine ultimo di qualsiasi piattaforma (Facebook, instagram, youtube ecc..) è il mantenimento dell’utenza per il maggior tempo possibile all’interno della piattaforma stessa quindi ogni contenuto va pensato e concepito con questa ottica. Tanti utenti connessi per tanto tempo vuol dire più spazio per gli inserzionisti e per la pubblicità che è la principale fonte di reddito dei social media. C’è un’etica anche nelle comunicazioni social, sia commerciali che non? Cambia in base al social (es. Instagram o TikTok?) Personalmente credo che l’etica debba essere insita nei brand, negli influencer e negli utenti che popolano i social media. Spesso si tende a demonizzare i social ritenendoli “colpevoli” di casi di violenza, bullismo o qualsiasi altra cosa deprecabile. Non sono i social il problema, è l’utilizzo sconsiderato e poco consapevole che le persone ne fanno. Poi ovviamente l’attività di monitoraggio deve essere intensificata, ma eticamente sta a chi crea il contenuto. Classe 1991, è nato a Montebelluna. Laureato in comunicazione all’Università degli Studi di Padova, è Head of Social Media in Velvet Media Italia, agenzia di marketing di Castelfranco Veneto. È co-founder di Just X, startup innovativa, attraverso cui ha sviluppato progetti come trovainfluencer.com, piattaforma-database di oltre 2.000 nano e micro influencer geolocalizzati in Veneto per campagne di influencer marketing, e All Stars For Good, piattaforma charity che mira alla valorizzazione del grande seguito delle social media celebrity a fin di bene. E’ autore di Influencermania. La storia, le novità e le strategie della più proficua attività media degli ultimi anni, Hoepli, 2020. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome
Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Perché Clubhouse è l’app del momento e come funziona! Ne sentiamo parlare in modo diffuso solo da un paio di settimane, ma da quel momento è stato il boom di articoli, commenti, richieste di invito e riflessioni sulle potenzialità e gli sviluppi a lungo termine. Cos’ha di speciale l’app del momento? Da cosa scaturisce l’hype che si è creato attorno a Clubhouse? Proviamo ad analizzare il fenomeno: ■ E’ audiobased: clubhouse è il primo social network vocale Dopo anni di trend video e visual…è la volta della voce. Ecco come funziona: Scarichi l’app, che ha un’interfaccia molto semplice e piuttosto bianca (a differenza dei soliti social colorati a cui siamo abituati), crei il tuo profilo con una foto e una bio, e ti imbatti in quelle che vengono chiamate “stanze” e che poco hanno a che fare con le stanze di Facebook. Quelle di Clubhouse altro non sono che delle conferenze audio; delle conversazioni tematiche di gruppo a cui si può facilmente prendere parte chiedendo la parola. Tutte le conversazioni sono in modalità sincrona, come una telefonata di gruppo o una call su Meet senza webcam, con uno o più moderatori. Non è possibile inviare messaggi testuali o immagini, video o link agli altri iscritti, soltanto conversare creando delle stanze pubbliche o private. ■ Ha un sistema di accesso solo su invito Sono gli iscritti a determinare chi può accedere alla community. Dopo aver ricevuto un invito si accede al social network e si hanno a disposizione altri 2 inviti (man mano se ne aggiungono altri in base anche alla partecipazione all’interno di clubhouse). Parte del successo di questa nuova app è legata infatti all’esclusività, alla voglia di conoscere e testare questo social network vocale, ma trovare degli inviti non è facilissimo. Per questo motivo quasi in tutti i gruppi degli addetti ai lavori troviamo tantissime richieste di invito da parte di persone che si sono iscritte, hanno già bloccato il proprio username, ma sono in lista di attesa. In pratica Clubhouse fa appello a scarcity e urgency, che sappiamo essere grandi leve di marketing.
■ Tutti possono facilmente essere creators Chiunque abbia un profilo in Clubhouse può creare una stanza e avviare una conversazione. Basta scegliere un tema e aprire il dibattito. Al momento troviamo molte conversazioni su temi come il marketing, le startup, fare impresa…ma nelle stanze internazionali notiamo che gli argomenti spaziano dalla musica all’attualità e persino ad argomenti molto di nicchia. Presto sarà così anche nelle stanze in lingua italiana. ■ É ideale per il networking Al momento Clubhouse è popolata da addetti ai lavori, da chi appartiene al mondo del business e della comunicazione, e le conversazioni tematiche nelle varie stanze possono essere un’ottima opportunità per il networking e per trovare contatti interessanti con cui confrontarsi. Per la prima volta parliamo di audio-networking, che risulta meno impegnativo di molte altre modalità video che ci sono state imposte nell’ultimo anno. É una interessante opzione anche per chi è più timido e non ama parlare in pubblico o la classica sensazione di avere gli occhi puntati addosso, anche a distanza. Su Clubhouse è più facile sciogliersi e discutere liberamente. Scopri il nuovo numero: The day after Dopo un 2020 così pesante sotto tutti i punti di vista, il 2021 deve rappresentare, per tutti noi, l’alba di un nuovo inizio. ■ L’app spopola tra i VIP Altra cosa molto interessante è la possibilità di incontrare tra gli utenti anche personaggi celebri. Negli stati uniti ad esempio Oprah Winfrey è stata tra i primi utenti ad utilizzare Clubhouse, ma troviamo anche Ashton Kutcher, Drake…e tanti altri. In italia iniziamo a trovare molti influencer del mondo della comunicazione e del business. Trovarsi in una room e poter chiacchierare con i propri idoli così facilmente non è un’opportunità da poco e anche questo sta influendo nel successo dell’app. ■ E’ un mix tra un podcast e una telefonata di gruppo Sostanzialmente Clubhouse ha trasformato un trend in un’app. Come sappiamo i podcast hanno avuto un boom negli ultimi tempi, e in realtà la prima impressione è quella di avere a che fare con un podcast, ma il bello è che è tutto è live e si ha anche la possibilità di intervenire (se lo si vuole, altrimenti si può semplicemente ascoltare, anche mentre si fa altro). Ma la vera domanda secondo me non è “perché Clubhouse è l’app del momento”, ma perché lo è proprio in questo momento. Se non vivessimo la situazione attuale e non avessimo vissuto un anno facendo il pieno di videochiamate, riunioni in videoconferenza ecc; o se avessimo avuto la possibilità di vivere una socialità normale, avere dei contatti umani soddisfacenti… Clubhouse oggi spopolerebbe ugualmente?
Questa app sembra la risposta al nostro bisogno di contatti con il mondo esterno, ma di contatti semplici, come le telefonate, senza la necessità di trucco e parrucco e l’ansia da webcam; di contatti stimolanti, di networking, di conversazioni e forse semplicemente di novità. Non credo, come alcuni sostengono, che questo sia il trend del futuro dei social media, semmai è il presente influenzato fortemente dal passato, ma in ogni caso in questo momento storico e psicologico Clubhouse promette bene: a un anno dalla sua fondazione è stato già valutato 1 miliardo di dollari. E’ ancora in beta e disponibile solo per utenti iOS, ma pare che presto arriverà anche la versione per Android. Di progetti per il futuro Clubhouse ne ha già abbastanza, oltre ad aprirsi al mondo Android e di aprire la possibilità di iscrizione a tutti, come qualunque social network sta pensando al modo migliore per monetizzare, si parla già di un Creator Grant Program che permetterà all’app di investire sui creators migliori. Se non avete ancora un invito vi consiglio di bloccare il vostro username qui https://www.joinclubhouse.com/ e provare a chiedere agli early adopter se hanno la possibilità di invitarvi. Ottenerlo non è così difficile come sembra ;). Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Salviamoci, salvando il pianeta: comprendere e comunicare il problema
climatico. Tra le sfide da combattere nel presente vi è di certo il problema del cambiamento climatico, un’emergenza non più legata al futuro, come si tendeva a pensare, bensì un’urgenza che è qui, ora. Se fino a 150 anni fa la causa del cambiamento climatico poteva essere di origine naturale, generato dalle ciclicità della terra, con l’evoluzione dello sviluppo tecnologico, il responsabile unico ne è diventato l’uomo. Dalla Rivoluzione Industriale, secondo le stime di IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la concentrazione di anidride carbonica è aumentata del 40% proprio a causa delle attività umane. La questione è complessa, in quanto non si tratta “solo” dell’aumento delle temperature e dello scioglimento dei ghiacciai, come si potrebbe pensare, ma c’è molto di più. Le cause del surriscaldamento globale sono varie, e tutte operate dall’uomo: aumento dell’emissione dei gas serra (anidride carbonica, ossido di azoto, metano, gas fluorurati); disboscamento delle foreste, che comporta il venire meno dell’azione regolatrice del clima operato dagli alberi; allevamenti intensivi, responsabili di gran parte della produzione dei gas serra; utilizzo dei fertilizzati che generano ossido di azoto. Tutto ciò ha conseguenze evidenti sulla natura, quali: aumento delle temperature, causa dello scioglimento dei ghiacciai e di conseguenza dell’aumento del livello delle acque; acidificazione del ph degli oceani alterato dall’anidride carbonica, nocivo per pesci e flora marina; estinzione di animali, tra le cui specie in emergenza, vi sono orsi polari e pinguini, proprio a causa dell’aumento della temperatura; e ancora desertificazione causata dalle minori precipitazioni. Ma questo non è tutto, vi sono concrete e dirette conseguenze sulla vita di ogni cittadino, quali aumento dei fenomeni naturali che possono causare feriti e morti (tempeste, uragani, eruzioni); diminuzione di risorse in particolare quella idrica, che spinge a migrazioni di massa, e veloce sviluppo di epidemie. Ebbene sì, la temuta parola che abbiamo rispolverato nel funesto 2020. Gli studiosi hanno appurato l’aumento della diffusione di malattie quali malaria e colera e, pur non essendoci nessuna ricerca che attualmente avvalori un collegamento tra problemi climatici e Covid-19, chissà che ciò non emerga in futuro. Scopri il nuovo numero: The day after Dopo un 2020 così pesante sotto tutti i punti di vista, il 2021 deve rappresentare, per tutti noi, l’alba di un nuovo inizio. Sempre riguardo al clima possiamo citare un’altra parola, ahimè, in gran voga in questo periodo: “negazionismo”, già perché, nonostante le problematiche climatiche siano confermate dalla ricerca, alcuni ne negano la presenza, o ne ignorano la gravità, come nel caso dell’uscente Presidente degli USA, Donald Trump. Proprio per evitare una tale ignoranza i social network sembrano essere una potente arma a riguardo: forniscono lo spazio per sensibilizzare, dar voce agli attivisti, incoraggiano ad un
approfondimento del tema, permettono di realizzare dibattiti e creare una connessione globale circa una teoria del cambiamento (i video virali di Greta Thumberg ne sono un esempio). Attraverso i social inoltre si può chiarire il comportamento utile per ogni cittadino, basta poco infatti: limitare l’uso del riscaldamento, passare ad energie rinnovabili, evitare gli sprechi di acqua, diminuire il consumo di proteine animali, acquistare elettrodomestici con definizione A+++, preferire i mezzi pubblici e i veicoli elettrici, effettuare una buona raccolta differenziata. Ben attente a questo argomento sono ovviamente le aziende che, hanno ormai compreso la necessità di servirsi di un “green marketing”, che sottolinei il comportamento di sostenibilità delle attività e dei prodotti stessi dell’impresa, elemento imprescindibile per affermarsi sul mercato (puoi leggere anche: Il profitto del futuro sarà green e L’impresa come sistema sostenibile: ripartiamo con il fattore Green!). A sottolineare la necessità di un’attenzione al clima e all’ambiente per garantire il benessere collettivo futuro della cittadinanza, è mirato anche il Recovery Fund, tanto che in gran parte sarà utilizzato a favore della sostenibilità (puoi leggere anche Il recovery fund a sostegno della sostenibilità). In generale il Covid-19 ci ha fatto comprendere quanto possa essere dannosa un’epidemia, anche se siamo nel XXI secolo nei paesi definiti “ricchi”. La drammaticità dell’epidemia in corso deve far riflettere, per correre ai ripari ed evitare che, in futuro, qualcosa di simile possa verificarsi a causa dei comportamenti poco responsabili dell’uomo, allerta che, già da diverso tempo, gli studiosi gridano a gran voce. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Parola d’ordine “iperconesso”: ecco tutte le novità di Facebook per questo 2021! Finalmente il 2021 è arrivato, lasciandoci così alle spalle un anno estremamente difficile caratterizzato da una crisi sanitaria collegata ad una crisi socio-economica. Una cosa è certa, siamo entrati nei libri di storia. Molte aziende hanno dovuto ripensare e riorganizzare le proprie strutture, potenziando il digitale e approcciando per la prima volta allo smart working con risultati molto incoraggianti. Se il 2020 la parola più ricercata è stata “pandemia”, nel 2021 sentiremo molto spesso la parola “iperconnesso”. Protagoniste indiscusse le piattaforme social con tante novità. La più grande novità nel mondo Facebook è la vetrina, che rafforza l’idea di un social sempre più e- commerce. Gli shops entrano prepotentemente nella vita degli utenti sia su Facebook che su Instagram. Questo semplifica e non poco la vita per tutte quelle aziende che vogliano approcciarsi al mondo dell’e-commerce. Facebook cercherà anche d’integrare più post di acquisto nei feed degli utenti, al fine d’invogliare più attività di acquisto, mentre la probabile fusione delle sue app di messaggistica fornirà maggiori opportunità per facilitare l’e-commerce. Ciò comporterebbe un cambiamento importante, alimentando una nuova ondata di attività di e- commerce, motivo per cui le aziende devono tener presente gli shops nella propria strategia di social media marketing. Come anticipato, accanto a questa grande novità, Facebook continua a lavorare sulla fusione delle app di messaggistica e nello specifico messenger, Instagram e WhatsApp. In sostanza, significa che ogni nuova funzione introdotta in una qualsiasi di queste piattaforme social sarà alla fine disponibile nelle altre, il che faciliterà nuove opportunità di e-commerce e più modi per eseguire campagne pubblicitarie. Ciò renderà molto facile per i marchi espandere le loro campagne e funzioni, ad esempio, su WhatsApp, ampliando il loro pubblico in modi che non avevano precedentemente considerato. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email *
Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Social Media Strategies: oltre 1.600 partecipanti al più grande evento formativo italiano per imprese e professionisti Si è chiusa al Palacongressi di Rimini con oltre 1.600 partecipanti la 7a edizione del Social Media Strategies, il più grande evento formativo italiano dedicato ai social network e al web marketing – organizzato da Search On Education – business unit di Search On Media Group. Durante la due giorni social media manager, marketers, blogger, freelance e rappresentanti di aziende hanno tracciato il proprio percorso formativo all’interno delle 4 sale tematiche in programma – Advertising, Analisi, Brand Strategy e Creatività - e al contributo di più di 60 speaker esperti del settore. L’evento, giunto alla 7a edizione e realizzato da Search On Education, ha offerto due giornate dedicate alla formazione delle imprese e dei professionisti dei social network e del web marketing. Sul palco della Sala Plenaria, spazio a confronti sull’utilizzo responsabile dei social media, agli interventi degli autori di Lercio.it e del comico Paolo Migone. Il format e il programma di questa 7a edizione sono stati costruiti appositamente per concentrare l’evento sulla formazione di imprese e professionisti sulle strategie di marketing e dei social media. Un’esperienza formativa trasversale e fortemente orientata ai temi, agli strumenti e alle piattaforme che compongono il mondo dei Social Media e del marketing digitale, con cui tutte le imprese hanno necessità di interfacciarsi. L’attenzione è stata posta sulle strategie di promozione degli e-commerce, su personal branding, social advertising, video e audio marketing, influencer marketing e sulle più importanti novità relative ai principali social: da Facebook a Instagram passando per Linkedin, Youtube, Twitter e Tik Tok. Ampio spazio anche a workshop operativi e a case study riguardanti grandi aziende come GODaddy, Mini e BMW, Tuttoscuola, Giro d’Italia, Enel Energia, Fatture in Cloud e Cotral S.p.a. Non sono mancate inoltre occasioni di business grazie all’Area Espositiva con gli stand di aziende
del mondo digital come Hoepli, Dario Flaccovio Editore, PostPickr, Host.it, Green Click Media, Ergonet, Polimeni.Legal, Stickermule. I TEMI E GLI INTERVENTI DELLA SALA PLENARIA La Sala Plenaria ha ospitato un percorso completo sulle strategie di marketing digitale: Marco Quadrella (COO Area Consulting di Search On Media Group) ha parlato dell’importanza del measurement plan, Paolo Iabichino ha posto l’attenzione sulla creatività e le logiche di responsabilità delle imprese, mentre Augusto Rasori e Andrea Sesta (i fondatori di Lercio.it) hanno trattato il tema della satira legata al content. Giorgio Taverniti (Community Manager Search On Media Group) ha poi parlato del futuro dei social network, Giorgio Soffiato (Marketing Arena Spa) ha posto l’attenzione sulle strategie di content marketing e Gabriele Benedetti (Web Marketing Expert in Search On Media Group), ha curato una panoramica dettagliata riguardante l’advertising mix. Sul palco principale anche lo sketch di Paolo Migone, che in chiave ironica ha parlato dell’impatto della tecnologia e dei social nelle relazioni tra le persone. All’interno del programma dell’evento, inoltre, spazio al tema dell’utilizzo responsabile dei social network grazie a interventi e confronti sull’impatto che questi canali hanno sulla quotidianità delle persone, nel bene e nel male: “Internet e i social network indubbiamente offrono molte occasioni positive, ma qual è il “fallimento dei social”? Violenza e terrorismo. Ma se c’è violenza, non possiamo credere sia un problema di internet; siamo noi a dover offrire risposte, più che reazioni” spiega Giorgio Taverniti, Community Manager di Search On Media Group. “Non possiamo delegare la risoluzione dei problemi all’intelligenza artificiale. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, sia come parte del sistema, sia come essere umani” ha aggiunto Cosmano Lombardo - CEO e Founder di Search On Media Group – riferendosi al nesso tra tecnologia e responsabilità sociale. “L’intelligenza artificiale e la robotica possono arrivare a modificare aspetti quale la genetica e la linea valoriale dell’essere umano: mai in passato ciò è accaduto. Neanche invenzioni rivoluzionarie come Internet, la ruota, il fuoco sono arrivate a tanto. Di conseguenza, oggi più che mai, è fondamentale utilizzare internet, i social e le nuove tecnologie in modo responsabile per direzionare gli sviluppi di questa rivoluzione in atto in modo sempre più utile per la costruzione del futuro”. “Questa due giorni rientra all’interno del percorso di diffusione della conoscenza del digitale avviato in Italia anni fa e che oggi permette di riunire aziende, esperti ed appassionati del mondo digital. Ad oggi abbiamo contribuito alla formazione di oltre 350.000 tra aziende e professionisti; continueremo a promuovere la cultura e la conoscenza del digitale in maniera diffusa per sostenere una crescita virtuosa e sostenibile del ‘Sistema Paese’” ha dichiarato Cosmano Lombardo dal palco della Sala Plenaria. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Torna a Rimini la 7^ edizione del Social Media Strategies: l’evento dedicato ai professionisti del web marketing e dei social network. L’evento, realizzato da Search On Education, si terrà il 6 e 7 novembre al Palacongressi di Rimini tra conferme, novità e un’offerta formativa rivolta all’intero settore: dai social media manager ai professionisti che si occupano di strategie di marketing e delle principali leve del digitale. Il 6 e 7 novembre il Palacongressi di Rimini accoglierà nuovamente il Social Media Strategies, l’evento per i professionisti dei Social Media e del Web Marketing firmato Search On Education, business unit di Search On Media Group. Giunto alla sua 7^ edizione e dopo aver registrato oltre 1.500 partecipanti nel 2018, l’evento torna nel capoluogo riminese con un’offerta formativa mai così ampia: per procedere di pari passo con l’evoluzione del ruolo dei Social Media Manager, sempre più coinvolti nei processi strategici dei brand e delle aziende, la formazione sarà infatti rivolta sia a coloro che operano sui Social Media, sia ai professionisti e alle aziende che si occupano di web marketing a livello strategico e operativo. Il programma della prossima edizione, già online sul sito dell’evento, promette oltre 50 interventi formativi da parte di più di 60 speaker esperti del settore, che metteranno a disposizione la loro esperienza personale e professionale all’interno di 4 sale tematiche – Advertising, Analisi, Brand
Strategy e Creatività - e della Sala Plenaria, che accoglie il palco principale dell’evento. “Per la 7a edizione del Social Media Strategies ci stiamo preparando a un salto di qualità importante: internet sta cambiando, come anche il mercato, le professionalità e il modo di lavorare. La figura del Social Media Manager, sulla cui evoluzione ci siamo confrontati nel corso delle precedenti edizioni, ricopre un ruolo sempre più importante nel contesto strategico delle imprese: questo ci ha suggerito di strutturare un programma formativo rivolto ai professionisti dei Social Media, agli esperti di strategia e alle aziende che fanno del web marketing il loro business, con l’obiettivo di accrescere le competenze dell’intero settore.” spiega Cosmano Lombardo CEO e Founder di Search On Media Group. Una formazione trasversale, dunque, strutturata per garantire due giornate di aggiornamento professionale su temi, strumenti e piattaforme che interessano professioni e aree di business diverse. All’interno del programma, inoltre, anche diversi percorsi formativi, ideati per consentire ai partecipanti di approfondire le proprie skill e competenze e, allo stesso tempo, di acquisirne di nuove favorendo la possibilità di una crescita professionale a 360°. Questi i percorsi pubblicati: Copy & Content, E-Commerce, Facebook, Influencer, Instagram, Video & Podcast e Web Marketing. G r a z i e a l l a m e d i a partnership possiamo offrirvi un codice sconto sino al 17 ottobre: media-99eu (segui il link per l’acquisto) L’Area Espositiva e la Sala Plenaria Oltre le porte delle sale formative, l’Area Espositiva dell’evento presenta numerose opportunità di networking presso gli stand di sponsor ed espositori, mentre il servizio di Speed Meeting favorirà la conoscenza e il confronto tra i professionisti e le aziende presenti attraverso mini incontri conoscitivi di 3 minuti. All’interno della Sala Plenaria, poi, si parlerà dei più recenti trend del settore e di temi di attualità legati al mondo dei Social Network, grazie alla partecipazione di relatori come il creative director
Paolo Iabichino e Augusto Rasori di Lercio.it. Inoltre, avranno luogo momenti di confronto e di dibattito sull’utilizzo responsabile dei social network e sul loro impatto sociale, argomenti al centro dell’agenda del Social Media Strategies anche nelle precedenti edizioni anche grazie alla preziosa testimonianza della giornalista Federica Angeli. Appuntamento, dunque, il 6 e 7 novembre al Palacongressi di Rimini per il #SMStrategies 2019. Tutte le informazioni per l’iscrizione, le promozioni attive e i dettagli relativi al programma sono consultabili all’indirizzo www.social-media-strategies.it. Smart Marketing è felice di essere media partner della 7a edizione del Social Media Strategies. L’evento, realizzato da Search On Education, si terrà il 6 e 7 novembre al Palacongressi di Rimini tra conferme, novità e un’offerta formativa rivolta all’intero settore: dai social media manager ai professionisti che si occupano di strategie di marketing e delle principali leve del digitale. Grazie alla media partnership possiamo offrirvi un codice sconto sino al 17 ottobre. Clicca qui ed inserisci questo codice: media-99eu. Per info sull’evento > press@social-media-strategies.it Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Come cambia il ruolo del consulente nell'era digitale. Intervista a Daniele Gregori. #Innovazione, #digital transformation e nuove #tecnologie, cambiano giorno dopo giorno il volto della società e dell’economia. Si creano nuovi Business e nuove professioni per resistere a un mercato sempre più rapido e competitivo e le aziende non possono far altro che innovarsi ed affiancarsi a consulenti e professionisti smart, eclettici, sempre sul pezzo. Tra le pagine del libro CONSULENTI 4.0 di Daniele Gregori, focalizzato proprio sulle competenze per le sfide del futuro sono tanti gli interrogativi che avrei potuto a mia volta scrivere un libro di risposte. C O N S U L E N T I 4 . 0 T e l e C o nsul Editore 2019 – I social network per il libero professionista Novecento Editore 2018, a cura di Daniele Gregori Uno stimolo continuo tanto da chiedere all’autore di rispondere a qualche quesito ponendo all’attenzione un tema ancora nuovo e da esplorare. Il divario generazionale al tempo del digitale rende tutto più complesso poiché di mezzo ci si mette la tecnologia che non è detto per tutti possa essere di facile approccio. D. I nativi digitali sono pronti al mondo del lavoro 4.0?* R. La società, e con essa il mondo del lavoro, sta crescendo velocemente da molti anni. La trasformazione digitale ha introdotto elementi indispensabili ed imprescindibili in ogni ambito lavorativo. Solitamente le persone nate prima degli anni 80 ritengono che i millennials (nati 1981-
1996) abbiano il vantaggio, rispetto a loro, di essere cresciuti con questi nuovi dispositivi digitali tra le mani. Ma in questo ragionamento noto un bias di fondo: il mondo del lavoro 4.0 , che stiamo vivendo richiede sicuramente competenze digitali, ma esse sono composte da due elementi inscindibili: ■ HARD SKILL DIGITALI: conoscenza tecnica e dimestichezza con device e software. ■ SOFT SKILL DIGITALI: essere digitali nella mentalità ossia, conoscere, scoprire, provare, usare e sfruttare la tecnologia trasmettendo il proprio “valore aggiunto”. Sintetizzata comunemente con l’espressione “mindset digitale”. Alla luce di questa nuova e più rotonda definizione delle competenze digitali ci rendiamo conto che la “confidenza” con lo strumento tecnologico è solo una parte dell’equazione. Pc, smartphone, social e app possono rivelarsi utili strumenti solo se utilizzati trasmettendo la propria competenza, preparazione ed esperienza. Cercando di entrare in empatia, seppur a distanza, con il nostro interlocutore. Nelle relazioni a distanza la nostra parte emotiva ha un ruolo chiave. Perché se gli incontri in presenza si ridurranno sempre di più, ciò che non potrà invece mai mancare saranno le “relazioni” tra le persone. Sono la professionalità e qualità della relazione a garantirci alte performance, introdurre la tecnologia nel proprio lavoro non basta. Detto ciò, è probabile che un ragazzo giovane abbia maggiore dimestichezza con gli strumenti digitali rispetto ad un over 45, ma non darei per scontato che sappia anche “trasmettere” la propria competenza e creare relazioni di valore attraverso l’utilizzo della mail o delle chat di messaggistica. D. Il loro modo di approcciare alla comunicazione, spesso fatta di messaggi di testo e faccine per esprimere le emozioni, rischia di determinare un impoverimento emotivo?
R. Coltivare l’empatia, anche attraverso il digitale, è un elemento chiave per avere buone performance nel lavoro, sforzandosi di capire emozioni e stati d’animo altrui. Questo significa che non possiamo comunicare con eccessiva sintesi e rapidità. Dobbiamo fermarci, prendere del tempo per leggere attentamente una mail del cliente\collega e ragionare sulla migliore risposta che siamo in grado di dare. Questo atteggiamento è importante anche per cercare di trasmettere il nostro messaggio senza creare fraintendimenti e incomprensioni, tipiche nelle comunicazioni a distanza composte da solo testo dove manca completamente il tono. Tutto ciò richiede grande cura e attenzione. Come, per esempio, rileggere il messaggio che abbiamo scritto, prima di premere “invia”. Di conseguenza le relazioni digitali sul posto di lavoro sono molto distanti da quelle che i ragazzi hanno tra di loro nella vita quotidiana. Al contrario, invece, una figura senior spesso sa perfettamente il modo più funzionale per approcciare con gli altri. Ma entrambi possono apprendere e migliorare la parte nella quale sono meno confidenti. Anche aiutandosi. La figura junior deve fare esperienza e capire le dinamiche del mondo del lavoro, il senior può raggiungere maggiore dimestichezza con i nuovi dispositivi attraverso la pratica e liberandosi del (eventuale) pregiudizio sullo strumento. Scopri il nuovo numero > #ripartItalia D. Qual è il consiglio da dare per approcciare nel migliore dei modi al mondo che si sta trasformando e sopravvivere nella sua complessità? R. Consigliare oggi non è semplice, perché non è semplice prevedere cosa accadrà in futuro. Siamo passati da un mondo nel quale una generazione viveva una rivoluzione sociale alla volta, a quello odierno nel quale ogni generazione è chiamata ad affrontarne tre. Ogni rivoluzione porta con sé indubbiamente anche delle opportunità, ma ci richiede l’enorme sforzo di cambiare ed evolverci più rapidamente che in passato. Nessuno, nel mondo del lavoro 4.0, può dire di aver raggiunto un livello di competenza tale da potersi permettere di fermaresi. Un consiglio quindi può essere quello di allenarsi al “cambiamento costante” grazie a quello che gli anglosassoni chiamano “learnability” che significa credere nel proprio miglioramento, accettando le sfide e l’incertezza del “nuovo” e poco conosciuto, vivendo l’apprendimento continuo come un’occasione per migliorare. Dobbiamo lavorare su noi stessi, capire come viviamo e che emozioni proviamo quando siamo chiamati ad apprendere qualcosa di nuovo e cambiare le nostre abitudini. Se riusciremo a vivere serenamente l’apprendimento continuo che ci richiederà il mondo del lavoro futuro, saremo imprenditori e manager “a prova di futuro”. Durante la nostra chiacchierata ragionando sull’importanza della comunicazione e relazione via chat che perde di “emozioni” ci siamo scambiati emoticon con faccine reali. Non più il classico smile e la faccina triste, ma foto da piccoli ridendo o piangendo… E’ stato un gioco, che ci ha talmente emozionato da farci pensare ad un nuovo modo di comunicare in chat emotivamente intelligente. Curiosi? Scaricate la app sticker Maker e divertitevi a creare le vostre Emoticon personalizzate per emozionare di più! *Intervista concessa da Daniele Gregori autore di CONSULENTI 4.0 TeleConsul Editore 2019 – I social network per il libero professionista Novecento Editore 2018
Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Facebook, Instagram e TikTok: l’evoluzione dei social network. Intervista a Marco Valentinsig di BeLiked. Contenuto sponsorizzato – Partiamo subito con qualcosa su cui riflettere: i numeri. In Italia, Facebook e Instagram contano rispettivamente oltre 35 e 22 milioni di utenti attivi. Se guardiamo oltre i confini nazionali i numeri assumono proporzioni impressionanti: oltre 2 miliardi di utenti attivi per Facebook e 1 miliardo di utenti attivi per Instagram. Insomma, per chi oramai da anni preannuncia la fine di Facebook (e del suo ecosistema) ponendo l’accento, da un lato, sugli scandali relativi alla gestione della privacy e, dall’altro, sulla fuoriuscita dei giovani dalla piattaforma, per ricredersi gli basterebbe sapere che oggi il social di Zuckerberg è quello maggiormente preferito nel 92% dei Paesi del mondo. Così, giusto per dare una idea di cosa stiamo realmente parlando. Leggendo questi numeri, che in sostanza certificano un dominio pressoché assoluto da parte del “mondo Facebook”, si potrebbe essere portati istintivamente a pensare che niente e nessuno possa modificare la situazione attuale. Ma internet, e in particolare il mondo dei social network, ci ha da sempre abituato alla mutevolezza e al cambiamento. Nuove applicazioni, nuove funzionalità e nuovi paradigmi, sono infatti fattori endemici al mondo digitale. Ed è proprio in questo contesto che si sta facendo strada un nuovo social network: TikTok. Per chi
non lo conoscesse TikTok (già Musical.ly sino ad un anno fa) è un social che fa dei video brevi e della gamification il suo punto di forza. Ma quello che rende TikTok una piattaforma interessante e da tenere sotto osservazioni sono i numeri che è riuscita a raggiungere in breve tempo: oltre 800 milioni di utenti nel mondo e oltre 2 milioni di utenti in Italia. N e l l a f o t o: Marco Valentinsig di BeLiked Per capire bene l’evoluzione di queste piattaforme, e come lavorarci, abbiamo intervistato Marco Valentinsig di BeLiked che, assieme al suo socio Joel Henry, si occupa della gestione verticale della comunicazione di impresa in ambito social e digitale. D. Come vedi il panorama dei social network? R. I social stanno cambiando rapidamente, stanno mutando forma. Facebook ha perso 10 milioni di investimenti nel target giovanile ma li ha recuperati in un target più anziano e a breve lancerà il nuovo layout desktop come ha fatto Twitter. Instagram si sta saturando ma riserva ancora qualche colpo da sparare e all’orizzonte spunta Tik Tok come nuova piattaforma video, pronta a conquistare tutta l’utenza di Instagram. Stiamo cominciando a seguire alcune aziende interessate a Tik Tok proprio perché influencer e brand del settore si stanno spostando, o comunque, stanno prendendo posto su questa nuova piattaforma. Stiamo per affrontare uno scenario completamente nuovo nel quale solo le aziende veramente aggiornate utilizzeranno la comunicazione a loro favore, tutti gli altri andranno contro vento sfidando la sorte, pubblicando contenuti poco adatti e che non otterranno forma alcuna di risultato. È un panorama molto articolato che richiede attenzione sia da parte di chi ci lavora come noi, sia da parte delle aziende che hanno bisogno di presidiare queste piattaforme per salvaguardare il loro business. Sta diventando sempre più impegnativo: siamo partiti da una situazione in cui lavorare ed essere sui social era una perdita di tempo e siamo arrivati a una situazione in cui è un vero e proprio lavoro. I social sono diventanti un asset insostituibile, è impensabile oggi iniziare o comunque portare avanti un business avviato senza l’utilizzo di queste piattaforme perché al loro interno non ci sono solo persone che lavorano come partner/fornitori, ma ci sono i clienti e i potenziali futuri sostenitori di ogni brand.
N e l l a f o t o ( d a s x a d x ) : Joel Henry e Marco Valentinsig di BeLiked D. Quali saranno le evoluzioni delle piattaforme social? R. Le evoluzioni secondo me riguarderanno non solo le piattaforme, le quali cambiano continuamente le regole della partita, ma i contenuti. Facebook infatti ha già modificato i formati dei contenuti, uniformandoli a quelli di Instagram, ma non solo. Più proseguiamo e più le aziende avranno bisogno di una vera e propria strategia digitale. Molte grosse imprese ad oggi non hanno una strategia e questo è uno svantaggio enorme perché si limitano a pubblicare contenuti senza scopo, così facendo non seguono l’andamento del mercato e il livello di qualità, visibilità e affidabilità del marchio scende con una conseguente svalutazione dell’azienda. Oggi per far valere il proprio business non basta avere un prodotto di qualità, bisogna essere in grado di mostrarlo in modo efficace, e per farlo c’è bisogno di conoscere a fondo i social, che sono la prima idea che una persona può farsi di un’azienda. Le evoluzioni delle piattaforme non sono altro che delle regole. Chi studia profondamente queste regole non solo non perde la partita e non rischia di essere eliminato, ma è in grado di vincere dominando il gioco. Da questo punto di vista l’inserimento di nuovi social, cambia le politiche di ingaggio degli utenti sulle altre piattaforme. TikTok, ad esempio, ora sta modificando l’approccio che l’end user ha dei contenuti. Questo incide quindi sugli altri social e sul business delle aziende che comunicano sugli altri social. Noi troviamo stimolo e motivazione dalle modifiche che fanno continuamente questi grossi player del mercato digitale; la velocità con cui vengono fatti questi cambiamenti offre un tempo limitato di apprendimento per virare il proprio business in funzione di essi e questa è una cosa meravigliosa in quanto ogni giorno per battere l’avversario e guadagnare
anche solo un piccolo vantaggio, basta essere aggiornati. D. Cosa state facendo come BeLiked? B e L i k e d – w w w . b e l i k e d .it R. Stiamo costruendo una rete di professionisti in grado di diversificare la comunicazione per i nostri clienti. Stiamo attirando molte figure all’interno dello scenario digitale, dalle quali stiamo imparando molto e con le quali stiamo affrontando numerose sfide. Recentemente siamo stati a Bali per delle collaborazioni, abbiamo visto i parchi dell’Islanda e a breve andremo a Madeira: ogni posto nuovo ci arricchisce di nuove emozioni e ci suggerisce nuove idee che non vediamo l’ora di mettere in pratica nell’istante in cui torniamo a casa. Inoltre stiamo lavorando con diverse aziende locali nella nostra terra, in Friuli Venezia Giulia, e ci stiamo cimentando con settori totalmente diversi tra di loro curando la parte digitale e sviluppando nuove risorse per la gestione della nostra nuova realtà. Segui Marco Valentinsig per essere aggiornato sulle evoluzioni dei social network. Questi sono i suoi canali: Instagram e TikTok. Una delle cose su cui stiamo lavorando duramente è la comprensione della comunicazione, le imprese sono abituate a comunicare perché sanno che è giusto farlo, ma non sono mai state condotte a comprendere ciò che devono comunicare prima di farlo. Beliked ha creato una forma di business pubblicitario nuova, almeno nella nostra zona, in quanto si relaziona, lavora e agisce insieme al cliente dall’inizio alla fine della sua comunicazione. Per noi è importante aprire la mente dell’azienda con cui ci confrontiamo e lavorare insieme ad essa per fare qualcosa di nuovo,
qualcosa che non è mai stato affrontato fino ad ora; così facendo spesso abbiamo scoperto cose nuove e ottenuto risultati incredibilmente unici. Ti è piaciuto? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Storytelling: l'arte di narrare una storia. A 50 anni dall’allunaggio noi patiti del content marketing ci siamo chiesti una cosa: cosa avrebbe fatto il famoso Armstrong se avesse avuto a disposizione un telefono cellulare ed una connessione internet? Semplice avrebbe potuto scrivere anzi narrare la sua esperienza e dare il via allo storytelling più riuscito della storia, diventando uno dei primi storyteller mai esistiti. Abbiamo parlato di narrazione, e non a caso. Non può esistere lo storytelling senza la narrazione intesa come mezzo per raccontare eventi reali e non, e trasmettere emozioni. Una vera e propria arte che ritrae eventi attraverso parole, immagini e suoni cercando di coinvolgere attraverso le emozioni un pubblico più o meno selezionato. L’esperienza ci insegna che parlare di un prodotto o di un brand attraverso un racconto condiviso su più piattaforme è una delle strategie migliori per farsi conoscere. Per approfondire:
■ Storytelling aziendale: l’arte di raccontare e l’emozione sono tutto! ■ La comunicazione persuasiva, la forza oscura della vendita. Con lo storytelling, il concetto base (e anche il più complesso) è creare su di esso una storia in grado di coinvolgere ed emozionare l’utente finale, tanto da spingerlo a seguire ed infine ad acquistare il prodotto/servizio in oggetto. Per raggiungere tale obiettivo però è fondamentale che di fondo vi sia una strategia che vada a tener conto del proprio pubblico di riferimento, su di esso creare dei contenuti specifici e mirati costruendo immagini e grafiche da condividere sui vari canali rispettando un budget di spesa. Dei concetti, questi, sicuramente non semplici e che trovano molte difficoltà nella realizzazione ma un forte aiuto, almeno nella diffusione, ci viene data dall’avvento del mobile che ha permesso a tutti di diventare dei narratori in tempo reale. Una svolta significativa viene sicuramente dai social network. Con il loro utilizzo così massiccio il marketing è costretto ad adattarsi e a spostare ormai sempre più l’attenzione dal prodotto al consumatore. Se prima il prodotto era al centro dell’attenzione, adesso un ruolo chiave è dato dai bisogni del cliente e all’azienda spetta non solo il compito di soddisfarli ma di farli nascere per poi guidare il consumatore, con racconti unici ed esperenziali alla scelta del proprio prodotto. Il principale social per il visual storytelling è sicuramente Instagram, segue poi ovviamente Facebook. Una condizione, però, valida ad entrambe è che per poter narrare si ha bisogno di un profilo ben curato, attivo e che segua una strategia. Per approfondire: ■ Cosa rende Instagram così irresistibile? L’evoluzione di una piattaforma dal visual storytelling all’e-commerce. Per poter fare un buon storytelling sui social bisogna: ■ Raccontare come è nato il brand ■ Con una frequenza quotidiana, raccontare cosa succede e come si evolve ■ Condividere dei valori ■ Interagire con il pubblico e ri-postare contenuti proposti dai propri clienti Non sempre al centro dello storytelling possiamo trovare un prodotto o un marchio a volte protagonisti di questa tecnica sono delle persone, personaggi famosi: gli influencer. Quante volte nella nostra vita abbiamo sentito questa affermazione: “Sei bravo ma non sai venderti”…bene ci stanno semplicemente dicendo che non stiamo narrando chi siamo, cosa facciamo e perché dovrebbero scegliere noi.
Per approfondire: ■ Personal Branding: come promuovere il proprio Business ma anche e soprattutto se stessi ■ Documentare la vita sul web: dallo sharing al personal branding ■ Come creare il brand personale e promuoverlo sui social media Da sempre la società ci impone la necessità di esprimere la propria identità per essere accettati all’interno di un sistema. Con l’avvento del mondo digitale questo fenomeno si è amplificato in quanto adesso tutti hanno la possibilità di trasformarsi in storytellers. Raccontarsi, però, non è semplice dobbiamo cercare di farci conoscere sia come professionisti che come persone curando nei minimi dettagli la propria comunicazione per non rischiare di essere banali ma coerenti e coinvolgenti. Anche in questo caso, vanno analizzati i comportamenti e le strategie in base al canale social che vogliamo utilizzare. Scopri il nuovo numero > Spazio: ultima frontiera Se si vuole utilizzare Instagram allora dobbiamo dare spazio a foto, video, immagini, hashtag e contenuti interessanti per cercare di emergere dagli altri. Se invece puntiamo a volere un contatto più diretto con l’utente, magari ponendo delle vere e proprie domande, in questo caso il social da utilizzare sarà sicuramente Facebook. Prediligiamo una narrazione schietta, semplice in grado di creare viralità ed interazione. Accanto allo storytelling personale, negli ultimi anni, l’arte della narrazione, sta avendo dei grossi successi nel campo politico. Infatti, il successo di un candidato, invece di un altro, sempre più spesso è determinato dalla capacità di uno o dell’altro di riuscire ad instaurare un rapporto con gli elettori. In questo caso la narrazione avrà lo scopo di emozionare, raggiungere e convincere, attraverso dei racconti, il cittadino chiamato ad esprimere un voto. Attraverso lo storytelling, il politico, dovrà comunicare la sua identità, i valori e le sue opere future con la difficoltà di rendere parte positiva della storia le possibili critiche e attacchi degli altri candidati e sostenitori. I social media diventano i biglietti da visita dei candidati che dovranno evitare l’errore di tenere una narrazione costante solo durante la
campagna elettorale per poi abbandonare la pagina. Le campagne elettorali statunitensi sono delle vere e proprie battagli tra storytelling che si consumano sui social. Il primo ad utilizzare questa tecnica è stato Obama che attraverso i social network narrava la capacità delle persone di rappresentare il cambiamento e rispondeva agli attacchi della controparte, allora Hillary Clinton che lo accusava di non aver esperienza politica, alternando cenni biografici della sua vita a pratiche nuove necessarie per accantonare il “vecchio”. Ritornando in Europa, Berlusconi nel 2001, a ridosso delle elezioni, inviò a tutti gli italiani una pubblicazione di 125 pagine a colori, con testi brevi e ricche di immagini che narrava le sue vicende personali e professionali spiegando il perché le sue capacità avrebbero fatto il bene del Paese. Lo storytelling, infine, è un potente strumento di comunicazione per la promozione di servizi turistici, basata sull’empatia e sulla suggestione. Le regole da seguire per un buono storytelling turistico sono: ■ Provocare per catturare l’attenzione ■ Raccontare la destinazione ■ Sorprendere con messaggi chiari ed un buon visual Web e social sono ormai ottimi spazi per promuovere servizi turistici tramite lo storytelling, con lo scopo di aumentare la visibilità e l’engagment, ma è un ottimo modo anche per distinguersi dagli altri competitors e stimolare i viaggiatori ad essere loro gli storytellers continuando il racconto e la loro esperienza di viaggio. E chissà che il prossimo non sarà sulla luna… Sarete pronti a narrare la vostra esperienza lunare?
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