Martini e le Acli Un Padre e un Maestro - Dalla dignità di ogni essere umano deriva la dignità di ogni lavoro
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Martini e le Acli Un Padre e un Maestro Dalla dignità di ogni essere umano deriva la dignità di ogni lavoro Quaderni de Il Giornale del lavoratori
Martini e le Acli Un Padre e un Maestro Dalla dignità di ogni essere umano deriva la dignità di ogni lavoro
“Un Testimone, un Maestro e un Pastore” Martini continuerà di lassù a vegliare su di noi Paolo Petracca, presidente Acli Milanesi l Il senso di questa pubblicazione – quasi un instant- book – è essenzialmente quello di un ringraziamento. Il ringraziamento per una paternità ed un’amicizia, per un magistero ed una guida che sono stati doni inaspettati e quindi tanto più graditi nell’incontro con una personalità di eccezione come quella del cardinale Carlo Maria Martini, l’uomo “giusto e retto”, il servitore “prudente e discreto” di cui ci parlano le Scritture. L’uomo giusto, parte del ‘vero’ popolo di Dio, non è chi non ha neppure un filo d’erba cattiva dentro di sé, bensì chi esercita con obiettività il giudizio su se stesso, e chiama grano il suo grano ed erba cattiva la sua erba cattiva, con la buona volontà ovviamente di far prevalere il grano, senza tuttavia perdere la speranza che anche l’erba cattiva possa convertirsi in grano. E questo è stato il senso dell’insegnamento del Cardinale, anche in materia sociale. Carlo Maria Martini ha avuto sempre un rapporto di grande affetto e attenzione per le nostra associazione, come dimostra il suo volume per le Edizioni Dehoniane “Educare alla solidarietà sociale e politica“, in cui le “Acli milanesi, allora guidate dall’indimenticabile Lorenzo Cantù, coetaneo ed amico del Cardinale che lo precedette di due anni nel Regno dei Cieli, ricostruirono puntualmente nel 1990 il primo decennio del magistero “sociale” di Martini , cui tante altre pagine si aggiunsero negli anni successivi. Fu ancora un dirigente aclista, Quaderni de il Giornale dei Lavoratori
Paolo Petracca “Un Testimone, un Maestro e un Pastore” l l Giovanni Bianchi, a pubblicare nel 2007 per i tipi della San Paolo un denso saggio intitolato “Martini ‘politico’ e Ci ha inoltre chiesto di avere sempre lo sguardo la laicità dei cristiani” dove l’insegnamento martiniano aperto verso il mondo, di saper abbracciare l’umanità veniva riletto in un’ottica originale. intera, e qui piace ricordare molte iniziative, dal grande simposio sulla costruzione dell’Europa nel 1996 Nel 2000, nell’ultimo intervento che egli svolse come insieme a Jacques Delors, Ralf Dahrendorf e Bronislaw Arcivescovo di Milano ad un nostro congresso, ci disse: Geremek, al dialogo ecumenico ed interreligioso dopo l’Assemblea di Basilea del 1989, dall’inaugurazione con “Il vostro motto per questo tempo potrebbe essere: Oscar Luigi Scalfaro del CEEP a Motta di Campodolcino Siate sentinelle! Il Signore costituisce a favore del suo nel 1995 fino all’esortazione alla costruzione della pace popolo sensori capaci di percepire pericoli e difficoltà. in Palestina (una passione ed un tarlo che condivideva Così Israele era presidiato da profeti, da sentinelle, da con un’altra grande innamorato della Terra Santa, pastori, da re. Giuseppe Dossetti), che confidò nel 2002 alla Presidenza Mi pare che oggi voi siate stati chiamati a questo ruolo provinciale di allora quando la ricevette negli ultimi di sostegno e di riferimento, a essere sentinelle, in giorni del suo incarico vescovile. particolare per chi non sa orientarsi e non sa vedere pericoli e opportunità. Come Acli voi ricercate il senso In quella occasione completò il suo messaggio delle cose e degli avvenimenti, non vi accontentate di congressuale definendo le Acli “sentinelle della notte”; spiegazioni superficiali; cercate i valori veri e non il perché la notte del sabato della storia era il tempo che quieto vivere, il servizio della giustizia e non i privilegi. ci era e che tuttora ci è dato di vivere. La vostra presenza opera sul territorio gratuitamente, Ci chiese di non scoraggiarci e di non preoccuparci dei senza attese di ritorno o di ricompensa, senza grandi numeri ma di avere cura di piccoli gruppi, in secondi fini. Perciò la vostra operosità genera fiducia. ogni comunità, di persone critiche (nella società e nella Certamente il vostro servizio si compie in un mondo che Chiesa) capaci di vegliare, di testimoniare la speranza spesso presenta durezze, contrapposizioni e diffidenze e di prefigurare - come la Madonna del Sabato Santo tali da scoraggiare e rendere difficile una operosità - la gioia e la pienezza della Resurrezione. coerente. Essere sentinelle invita allora, oltre che a segnalare, anche a rintracciare vie nuove nella scelta e In effetti, egli delle Acli stimava soprattutto il loro modo nella ricerca del bene comune, sapendo che nel nostro di essere capillarmente presenti, di portare fra la gente mondo complesso e attraversato da esigenze molteplici comune, nei Circoli e nelle parrocchie, una sensibilità e culture nuove, sono necessarie competenze profonde attenta e costante ai bisogni delle persone mediata dal e formazione continua. Servono persone che reggano riferimento imprescindibile all’insegnamento sociale la fatica di pensare più in profondità, al di là dei luoghi della Chiesa. comuni. Persone che siano disponibili a cogliere la realtà in movimento in tutta la sua complessità, che sappiano In ragione di ciò il card. Martini richiese alle Acli un farsi carico di chi è più debole anche culturalmente impegno di resistenza che è rimasto nei nostri cuori e rischia di venire abbagliato da slogan e da mezze come monito e come stella polare per tutti questi verità.” anni. Da Vescovo ci ha sempre affidato compiti impegnativi, Giovanni Bianchi nell’opera sopra citata, scrisse che da onorare con umiltà, serietà, impegno, dedizione. - leggendo e rileggendo l’intero complesso dei testi Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori
Paolo Petracca l della pastorale sociale dell’Arcivescovo - si traeva l’insegnamento per il laico credente (impegnato nel civile Martini alle Acli: e nella politica) che solo un profonda interrogazione della propria coscienza e la disponibilità “illimitata” al “conto molto su di voi” dialogo possono permettere di assolvere al compito di cittadini “nel mondo ma non del mondo”. Questa è la prospettiva con cui gli aclisti milanesi Il Cardinale ha sempre esortato continuano a leggere il magistero del loro Arcivescovo l’associazione ad essere più visibile emerito, e ringraziano Dio di aver posto Carlo Maria nella Chiesa e nella società Martini sulla loro strada. Giambattista Armelloni, presidente Acli Lombardia Continuerà di lassù a vegliare su di noi, a cui incombe l il compito di dare corpo e anima al suo insegnamento ed alla sua testimonianza. Molti sono i ricordi che ci legano al card. Martini. Ricordi associati alla sua autorevolezza, al suo carattere all’apparenza austero, distante, ma in realtà sempre vicino alle persone: di lui colpiva l’attenzione alle varie problematiche, fossero esse grandi o piccole, ma in ogni caso importanti per chi le viveva. Nella sua funzione di vescovo è stato vicino alle ACLI; stimava il nostro radicamento sui territori come una grande risorsa da coltivare non solo per il bene dell’associazione, ma prima ancora della chiesa e della società. Vorrei ricordare in modo particolare due momenti. Il primo è quello del passaggio congressuale del 1996. Lorenzo Cantù, persona degnissima e da tutti stimata, lasciava dopo otto anni la presidenza delle ACLI milanesi e al suo posto veniva eletto il sottoscritto. Porto ancora nel cuore le espressioni di grande apprezzamento del cardinale nei confronti del mio predecessore: “(Cantù) in tutti questi anni, con sincera generosità, disinteresse e spirito ecclesiale, ha promosso sia il cammino delle ACLI sia una premurosa attenzione ai cammini della Chiesa locale”. Ho accolto queste parole come l’indicazione di un percorso per l’associazione, che mette la persona e in specie il dirigente al servizio di essa, non viceversa. Promuovere cammini associativi in collaborazione con la Chiesa locale rappresenta un impegno costante, in un dialogo costruttivo con le comunità parrocchiali che dei circoli costituiscono il primo, naturale interlocutore. Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori
Giambattista Armelloni Martini alle Acli: “conto molto su di voi” l l una lettura rinnovata, sempre comunque nell’ottica Vorrei riprendere qualche altro passaggio dell’intervento del primato della persona che lavora (o, a maggior del card. Martini al Congresso del 1996: trovo che ragione oggi, che stenta a trovare una occupazione a 15 anni di distanza la sua attualità non sia affatto dignitosa). La fedeltà alla realtà sociale, e in maniera tramontata. Penso al monito con cui ci riconduceva ai più specifica nei confronti della carità politica, sono nostri ideali associativi: “in gioco – diceva il cardinale – forme ulteriori di coinvolgimento nel contesto nel quale non è il futuro della Chiesa ma quello della democrazia ci troviamo: il cristiano, in modo più specifico l’aclista che si fonda sulla capacità dei cittadini di superare gli non ha il diritto di trincerarsi dietro una neutralità che interessi privati e di convenire su un Patto sociale che in fondo non è altro che la maschera del disinteresse assicuri a tutti libertà e giustizia”. Se la democrazia e della pigrizia. Occorre “sporcarsi le mani”, non per era in pericolo nel 1996, a ridosso dello scoppio di contaminarsi in processi che disprezzano i valori etici, tangentopoli, bisogna riconoscere che non lo è meno al ma al contrario nel senso di un fattivo coinvolgimento presente, in un contesto di esercizio della vita politica nelle responsabilità verso la cosa pubblica. sempre più ripiegato su se stesso. Del resto, “superare gli interessi privati” è un altro modo per dire la centralità Molti ancora potrebbero essere i ricordi e i richiami del bene comune; un bene comune non solo affermato attingibili al magistero del card. Martini. Mi limito a in linea generale, ma perseguito con tutte le energie un’ultima citazione, che di nuovo traggo dal messaggio personali e collettive e al cui fine porre la stessa azione da lui rivoltoci in occasione della firma del “Patto associativa. A breve ci attendono importanti passaggi associativo”. “Il vostro ruolo è da sempre quello di della vita democratica del Paese e della Regione; reputo una presenza popolare nel tessuto sociale e nella decisivo ascoltare nuovamente il richiamo del card. comunità cristiana”. Non so se in questi 13 anni siamo Martini, che concludeva: “conto dunque molto su di stati all’altezza di tale ammonimento; con il passare voi perché di questi ideali che riguardano il mondo del del tempo la nostra presenza popolare si è un po’ lavoro, la società e la politica, voi vi facciate portatori affievolita. Un motivo in più per tornare a fare nostre le a livello delle vostre comunità”. parole del card. Martini, insistendo su un aspetto che ci tocca nella maniera più profonda: per quanto preziosi, Un secondo momento che vorrei ricordare data 1999, i servizi e le imprese sociali finiscono per essere e con più precisione la firma del “Patto associativo per insufficienti se scissi da quel radicamento popolare, da le ACLI” che ha visti coinvolti tutti i circoli della nostra quel tessuto di relazioni buone con la gente, che da provincia. In quella occasione il card. Martini ci esortava sempre segna il carattere della nostra associazione. E ad essere “più visibili” sia nella Chiesa che nella società, e su questo occorrerà continuare ad investire le nostre rimodulava la nostra triplice fedeltà associativa secondo energie migliori. quattro registri: la fedeltà alla Parola e alla comunità, la fedeltà alla realtà del lavoro, la fedeltà alla realtà sociale e la fedeltà alla carità politica. La fedeltà alla Parola si riannoda alla lezione di p. Pio Parisi: la Parola ai piccoli esprime un modello il Circolo che mostra una spiccata sensibilità per le persone più semplici e deboli. In secondo luogo fedeltà alla realtà del lavoro, assunto in tutta la sua complessità: i crescenti cambiamenti e le trasformazioni cui il lavoro è sottoposto chiedono Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori
Un Maestro più ammirato che capito Memorabili le sue invettive nei confronti del moderatismo cattolico Giovanni Bianchi, già presidente nazionale Acli l La lunga veglia, il funerale e il dibattito non superficiale aperto dai media mi hanno confermato nella convinzione che la chiusura della giornata terrena non solo non interrompe il magistero martiniano, ma che con il magistero di Martini convivremo ancora a lungo. Non soltanto perché la tradizione cristiana parla non a caso di cattedra episcopale, ma perché Martini, quasi contraddicendo una naturale timidezza, non si è mai sottratto all’esigenza di confrontare in pubblico la radicalità della Parola di Dio con le occasioni e le difficoltà della vita, pensando che il dialogo fosse ogni volta possibile e addirittura doveroso. Studioso finissimo e insaziabile dell’Antico e soprattutto del Nuovo Testamento, non si è limitato a proporre il dialogo tra le grandi culture – quello sul quale è impegnato da tempo e con successo (si pensi ai colloqui di Monaco di Baviera con il filosofo Habermas) – papa Benedetto XVI, ma ha proposto la parola di Dio tra la gente, in mezzo alla quotidianità, non evitando le questioni più spinose e conflittuali, cercando le risposte insieme agli interlocutori e mettendosi alla pari con loro (che altro è la Cattedra dei non credenti?) e non tirandosi neppure indietro rispetto ai problemi per i quali sapeva non esistono ancora risposte. Ecco perché non ha mai fatto distinzione tra “vicini” e “lontani”, convinto che in ognuno convivano il credente e l’agnostico – “l’ateo che è in me” – e che il messaggio del Nazareno ti raggiunge dove sei, anche in mancanza di un adeguato tirocinio. Ecco perché Martini parlava Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 11
Giovanni Bianchi Un Maestro più ammirato che capito l l e continuerà a parlare a tutti, non dai confini, ma in informatissimo parla di “camere oscure” dove politici mezzo alla sua Chiesa, tenendo conto di chi va con non chiari si spartiscono affari e tangenti. Il discorso passo spedito e di chi ha difficoltà di movimento. fece ovviamente scalpore, si disse che, sul modello Ricordo una bella conferenza del cardinale Giovanni di Ambrogio suo predecessore, il porporato gesuita Colombo nella mia città di ritorno dal Concilio. L’allora aveva deciso di impugnare la frusta. Nessuna indagine arcivescovo di Milano disegnò sulla lavagna una serie fu però avviata. I grandi quotidiani milanesi, dopo i di centri concentrici che indicavano lo sviluppo del grandi titoli che esternavano lo stupore per la denuncia messaggio evangelico in un popolo di Dio i cui confini e per l’inabituale e autorevolissima cattedra da cui cessavano di essere sicuramente segnati tra chi è discendeva, non misero in cantiere nessuna inchiesta, dentro e chi è fuori, non mettendo barriere e avendo anche se le cose che Martini spiattellava dalla cattedra fiducia nella disponibilità all’ascolto e all’accoglienza si fa fatica a pensare che non fossero a conoscenza di e soprattutto nella diffusività della parola. Un una porzione non esigua della classe dirigente della atteggiamento conciliare che in Martini appariva non città. soltanto abituale ma addirittura scontato. Le sue invettive nei confronti del moderatismo alla moda si accompagnano a quelle di Luigi Sturzo. Del rapporto con le Acli è già stato opportunamente Osserva che per quanto riguarda le proposte, le scritto. Un rapporto che era cominciato in sede encicliche sociali vedono il cristiano come depositario nazionale durante la presidenza di Domenico Rosati di iniziative coraggiose e di avanguardia. “L’elogio della con una serie di seminari intorno al tema del potere moderazione cattolica, se connesso con la pretesa che sottoposto a discernimento biblico, e poi intensamente essa costituisca solo e sempre la gamba moderata continuato nei lunghi anni milanesi. degli schieramenti, diventa una delle adulazioni di È qui che incontriamo il Martini attento che interviene cui parlava Ambrogio, mediante la quale coloro che nello spazio pubblico. Come il suo confratello Pio Parisi, sono interessati all’accidia e all’ignavia di un gruppo, Martini ha pensato una politica dal punto di vista del lo spingono al sonno. C’è invece nella dottrina sociale Vangelo. Non una spiritualità, perché le spiritualità, della Chiesa la vocazione ad una società avanzata”. come New Age, si acconciano alle mode. Ma il Vangelo. Martini non risparmia talvolta le armi efficaci dell’ironia: Non facendo sconti e dando indicazioni scomode. “Per essere credibili bisognerà porsi non tanto al di Ad amministratori e politici in visita durante i tempestosi sopra delle parti quanto al di sotto delle parti, ossia inizi della transizione infinita ricordò che non si mettono nella profondità della coscienza civile del Paese”. toppe su abiti strappati e che il vino nuovo non può essere versato in otri vecchi. Sono noti il coraggio e il suo equilibrio nel trattare problemi di frontiera, quali i temi della fecondazione In una meditazione svolta di fronte agli alunni delle assistita, dell’aborto, delle cellule staminali, delle scuole socio-politiche della diocesi di Milano si chiede adozioni, della lotta all’Aids, della donazione degli senza mezzi termini “come combattere e superare il organi, dell’eutanasia, dei confini della ricerca. Martini fenomeno della corruzione politica”. Corruzione che con si mette in ricerca e chiede che la ricerca resti aperta: anni di anticipo aveva additato ad un’opinione pubblica questo il messaggio di fondo per un discernimento che milanese allora disattenta e non certo presaga del muove dalla centralità della coscienza e del dialogo su clima giustizialista che vi avrebbe aleggiato anni dopo una delle frontiere più rischiose non soltanto per chi in piena tangentopoli. Basta rileggersi l’omelia per dice di credere. Che non si proceda deducendo soltanto sant’Ambrogio del 1986. Un cardinale imprevedibile ed dai principi. Che la politica dunque a sua volta non si 12 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 13
Giovanni Bianchi Un Maestro più ammirato che capito l l ripari, ma elabori a partire dalla libertà di coscienza, e Sono tornato a rileggere Martini spinto da un bisogno e non rifugiandosi in essa, quasi in angolo, per evitare da un cruccio. Il bisogno, probabilmente non soltanto lacerazioni peggiori e rendendo i partiti inutili perché mio personale, di trovare un qualche fondamento ad incapaci di cultura. una politica che dà l’impressione di volere continuare Non tralasciando un suggerimento: “Là dove c’è senza prendersi il disturbo di pensare. Il cruccio, che un conflitto di valori, mi parrebbe eticamente più ebbi modo di esternargli quando ancora sedeva sulla significativo propendere per quella soluzione che cattedra di Ambrogio, che Milano e la diocesi – la più permette a una vita di espandersi piuttosto che grande diocesi del mondo – l’abbiano più ammirato lasciarla morire. Ma comprendo che non tutti saranno che capito. Anche rileggere Martini non dà riposo, dal di questo parere. Solamente vorrei evitare che ci si momento che la sua produzione sembra gareggiare in scontrasse sulla base di principi astratti e generali là kilometraggio con quella di Voltaire. Eppure è fatica dove invece siamo in una di quelle zone grigie dove è che ottiene la sua abbondante remunerazione. doveroso non entrare con giudizi apodittici”. Le “zone Anche questo tratto bisognerà ricordare di Martini: il grigie”. La laicità del grigio… Il non sottovalutare e il maestro in ascolto di tutto sollecitava a decisioni né facili non accorciare la fatica della ricerca. né scontate. Il magistero milanese di Martini questo Insomma, un Martini mai reticente e disponibile a ha seminato per lunghi anni, in cui pure i “militanti” occuparsi delle rughe dei giorni per proporre quel martiniani sembrarono talvolta dispersi. Probabilmente “discernimento” che è la parola più ricorrente nei suoi un popolo troppo vasto per essere delimitato da un scritti. Per questo ritornare a Martini fa bene. qualche confine. E però si sono finalmente radunati, Non esistono soluzioni facili. Probabilmente non esistono non nascondendo le loro diversità, perfino fisiche, “soluzioni”. Martini non si nasconde la difficoltà. E perfino nell’abbigliamento, intorno alla bara. chiosa: “Che cosa dire allora? La parola evangelica non Sono rimasto tre ore e mezza sotto le navate del cade su azioni che andrebbero bene anche da sole; cade Duomo durante il funerale. Accanto a me per tutto il su situazioni impossibili, umanamente disperate, su tempo, confuso tra la folla, Antonio Pizzinato, tra le situazioni in cui un realismo sobrio si accontenterebbe tante cose anche segretario generale della Cgil, e gli di tenere in alto gli ideali lasciando poi a ciascuno di Hamadi, padre e figlio, di Oms, la città martire della fare ciò che può”. È il paradosso cristiano. Per cercare Siria, islamici osservanti, residenti a Sesto San Giovanni la soluzione ci sono le beatitudini evangeliche. E infatti e che frequentano le messe di Natale e Pasqua in “non c’è alcuna realtà umana che sia sottratta all’azione memoria della moglie e madre cristiana, recentemente dello Spirito”, dal momento che lo Spirito è il grande scomparsa. Cosa martinianamente naturale per la suggeritore, colui che “suggerisce le parole giuste nelle parola di Dio, che interviene nelle situazioni impensate circostanze in cui ci si gioca la vita per il Vangelo”. e ignora i confini. Non era dunque quiete da persona anziana quel che E tutto, là dove sta, avrà provato, tranne che stupore. Martini andava cercando a Gerusalemme, la città sul monte che lo affascinava, ma la continuità, sotto forme mutate, di un magistero e di una veglia. La sentinella era lui. E’ lui che, mantenendo un riserbo che non sapevi se considerare più piemontese o britannico, “non dava riposo a Dio”, anche perché “questa Parola non è risuonata solo per i credenti, ma per tutti gli uomini”. 14 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 15
Il Vescovo della Parola Il Pastore che spezza il pane della Pa- rola perché possa nutrire la fede di ogni persona Gianfranco Bottoni, responsabile per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi di Milano l “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Il versetto del Salmo 119 che Carlo Maria Martini ha scelto per la lapide della sua sepoltura sintetizza il senso profondo della sua spiritualità e della sua testimonianza. In quelle parole è come contenuto il suo più intimo segreto. Potremmo dire che vi si può leggere l’icona della sua esistenza. Egli, commentando la Bibbia, ricorreva spesso a immagini o intuizioni che chiamava icone: le usava per indicare in sintesi il messaggio dei testi che stava illustrando. Ora, al termine della vita terrena, è di sé e del suo episcopato che, con le parole del Salmo, ci ha regalato la migliore icona che potesse rappresentarlo. Essa rimane la vera chiave ermeneutica della sua singolare personalità di uomo di Dio. Il suo servizio alla chiesa scaturiva dall’amore per la parola di Dio scoperta nelle Scritture. Lucerna accesa sui suoi passi è stato sempre e soltanto il messaggio di Gesù letto nel solco della tradizione biblica. Ma anche riletto nell’ascolto del cuore umano e delle inquietudini del mondo di oggi. Egli era cosciente che solo nella parola di Dio trovava la forza decisiva per il suo ministero. La custodiva con fedeltà e da vero maestro la offriva a tutti per edificare “la chiesa del concilio”. Il concilio Vaticano II, soprattutto con la Dei Verbum e la Lumen Gentium, aveva inteso mettere le Scritture nelle mani del popolo di Dio, perché se ne nutrisse per la vita delle comunità ecclesiali. A questo obiettivo ha sempre mirato la sua guida di pastore. Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 17
Gianfranco Bottoni Il Vescovo della Parola l l Infatti Martini ha subito condotto la sua chiesa a pastorale, della sua profonda umanità e della sua riscoprire la dimensione contemplativa della vita (tema produzione scientifica e spirituale. Presumo che gli cui dedica la prima lettera pastorale) perché si lasciasse storici confermeranno una convinzione che in Martini generare dalla parola di Dio (In principio la Parola, abbiamo avuto un “padre della chiesa” dei nostri giorni. 1981) e mettesse al suo centro l’eucaristia che la Un pastore e dottore in cui intelligenza e santità si sono edifica come corpo di Cristo (Attirerò tutti a me, 1983), compenetrate come nei grandi geni cristiani dell’epoca per poter vivere in comunione con lui la sua stessa patristica. carità di buon Samaritano (Farsi prossimo, 1985). Ora tenere insieme intelligenza e santità non è dono Parola, eucaristia, carità: a questa triade Martini ha comune né frequente. Anzi, quando c’è l’uno, spesso ricondotto carismi e ministeri dell’ intera pastorale della manca l’altro. Ma proprio nella fase di inculturazione chiesa. Vi dedica il primo periodo del suo episcopato. della fede e di nascita della religione cristiana l’unità E su questi tre pilastri si fonda la stessa architettura dei due carismi caratterizzò le figure di coloro che la del suo sinodo diocesano, le cui pagine introduttive e tradizione cristiana chiama “padri della chiesa”: Basilio, profondamente innovative da lui scritte come Lettera Ambrogio, Agostino... L’unità dei due carismi di Martini di presentazione alla diocesi restano un capolavoro di è indispensabile nel mondo odierno. sapienza ecclesiale e intelligenza pastorale. È carisma che oggi, per la complessità dei nostri tempi, Già il suo ingresso a Milano come arcivescovo, il 10 risulta assai raro e del tutto prezioso. E, di conseguenza, febbraio 1980, era stato il preannuncio di uno stile esposto ai rischi di viscerali avversioni da parte di chi nuovo. Aveva voluto camminare per le vie della città è più carente di intelligenza e di santità cristiane. tenendo in mano il Nuovo Testamento tradotto in lingua Già il suo motto episcopale Pro veritate adversa corrente. Era stato un segno che anticipava in modo diligere, che rimanda alla figura e agli scritti pastorali eloquente l’icona fissata dalle parole del Salmo che di Gregorio Magno, aveva lucidamente preconizzato lo consegnano alla memoria delle generazioni future la testimonianza di un amore intelligente che, per la come il “vescovo della Parola”. Il segno del camminare ricerca del vero, non si sottrae a difficoltà e avversità. con il libro della Parola tra la gente, in mezzo alle case, Lo straordinario carisma che fa di Carlo Maria Martini come uno tra gli altri, diceva l’ assoluta novità di uno un “padre della chiesa” è consistito proprio nell’aver stile tutto evangelico. Lui, studioso a livello mondiale saputo coniugare intelligenza critica e santità biblica. di critica testuale e di filologia neotestamentaria, con Un’acuta e vivace intelligenza, che si lascia interpellare quella scelta preannunciava ciò che avrebbe fatto con e mettere in discussione per poter condividere il la sua predicazione e con la “scuola della Parola”: non cammino di chi pensa e ricerca. Un ascolto obbediente più il biblista dell’esegesi scientifica, ma il pastore che, della parola di Dio, dalla cui luce egli si faceva guidare commentando le Scritture, spezza il pane della Parola nel cammino della vita e della storia. Doti e virtù che, perché sia accessibile a tutti e possa nutrire la fede di appunto in chi ne è privo, possono scatenare reazioni ogni persona. sconnesse. Un padre della chiesa Cercare e comunicare l l Ricca e poliedrica, affascinante e complessa è stata Con il lume acceso della parola di Dio non temeva la personalità di Martini. Toccherà alla ricerca storica di avventurarsi nell’oscurità di percorsi inesplorati, studiare a lungo e con obiettività nei prossimi decenni di inoltrarsi nelle vicende concrete e drammatiche scritti e documenti, fatti e azioni del suo ministero dell’umanità del nostro tempo. Che cosa vi cercava? 18 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 19
Gianfranco Bottoni Il Vescovo della Parola l l Come Gesù con la samaritana, anch’egli aveva sete culturalmente più significativo nella Milano di quegli di ascoltare il cuore umano e di scoprirvi la sete di anni stanno ad indicare quanto Martini sapesse parlare Dio. Una sete spesso inconscia, ma frutto dell’opera alla città. Già le sue lettere pastorali, veri testi di fede, nascosta dello Spirito. Per questo Martini usciva venivano lette e gustate anche da chi non era familiare dai soliti confini. A incontrare le persone che si ai temi religiosi. Scritte in linguaggio curato e a tutti considerano non credenti o agnostiche, ma in ricerca. accessibile, prive di moralismi o di astrazioni dottrinali, Gli interessavano i cammini attraverso percorsi anche non hanno nulla del gergo clericale. molto diversi da quelli della propria fede. Ne percepiva le irriducibili differenze, ma sapeva stupirsi anche di In ogni occasione Martini è stato un comunicatore serio e alcune impensate consonanze. incisivo, molto attento ai destinatari del suo messaggio. Dello Spirito, che suscita imprevedibili sintonie, poté E non privo di un sottile senso dell’umorismo. Ha saputo scrivere: “Lo Spirito c’è, anche oggi, come al tempo di tenere un ottimo rapporto nei confronti dei mass-media, Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima da cui era ricercato con stima e rispetto. Apprezzava di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca la professione giornalistica. Vi si è riconosciuto, negli né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, ultimi anni, per la sua collaborazione con il Corriere accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli della sera, che gli ha permesso, malgrado la malattia, dietro. C’è e non si è mai perso d’animo rispetto al di dialogare con molta gente attraverso le sue risposte nostro tempo; al contrario sorride, danza, penetra, alle molte lettere che i lettori gli inviavano. investe, avvolge, arriva anche là dove mai avremmo Proprio al comunicare aveva dedicato Effatà, apriti! immaginato” (Tre racconti dello Spirito). (1990) e Il lembo del mantello (1991), due importanti La “cattedra dei non credenti” è stata certamente lettere pastorali che seguirono il ciclo dedicato al tema l’intuizione più emblematica e più apprezzata di questo dell’educare. Ma la sua forza di comunicare e di porsi suo discernimento spirituale e della conseguente come autorità morale per la vita civile, nei difficili anni apertura mentale al dialogo. Ma di un dialogo che di piombo e di tangentopoli, è maggiormente emersa doveva innanzitutto essere interiore a ogni persona: in interviste e nei suoi famosi discorsi alla città. Quelli il dialogo tra il credente e il non credente che c’è in delle vigilie di Sant’Ambrogio. Lì ha saputo parlare ciascuno di noi. Soltanto affermare che credenti e non ai cittadini e alle istituzioni pubbliche con coraggio e credenti non sono due mondi distinti e contrapposti fa fermezza, con altissimo senso etico e grande passione crollare muri di separazione, al confronto dei quali il civile, con la chiaroveggenza di vedere in anticipo muro di Berlino con la sua caduta appare una inezia. questioni sociali e culturali ineludibili. Poi colpiva il fatto che un vescovo cristiano di fede Ha saputo coniugare realismo e speranza, capacità di granitica riconoscesse il proprio non credere e lo sognare un futuro diverso senza per questo uscire dalla mettesse in cattedra accanto al proprio credere. storia. Cito solo alcuni titoli di questi suoi interventi E questo doveva valere e avvenire per ogni suo in ideale collegamento con la figura di Ambrogio: interlocutore, per ogni relatore invitato alla “cattedra”, Educare alla politica (1987); Per una città e un’ Europa in qualunque posizione questi si pensasse rispetto accogliente (1989); Noi e l’islam (1990); Alzati, va’ alla fede. Per Martini, questa della “cattedra”, è stata a Ninive, la grande città (1991); Esiste ancora la un’avventura dello spirito tra le più avvincenti della sua solidarietà in Europa? (1992); Alla fine del millennio, vita. Lo confidava lui stesso. lasciateci sognare (1996); Il seme, il lievito e il piccolo Il grande successo della “cattedra dei non credenti” gregge (1998); Terrorismo, ritorsione, legittima e la sua accoglienza nel mondo laico come l’evento difesa, guerra e pace (2001); Paure e speranze di una 20 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 21
Gianfranco Bottoni Il Vescovo della Parola l l città (2002). E rispetto alla vita sociale si potrebbero presbiterale, che ne potesse accompagnare il cammino ricordare le sue denunce del “cancro borghese” e, nel spirituale, mi indicò come l’esempio del servizio alla ricordo della peste ai tempi di Carlo Borromeo, delle parola di Dio, “la parola ai piccoli” che il suo confratello letali pesti morali che distruggono l’attuale società. Pio Parisi stava svolgendo a Roma con le Acli nazionali. Seguì poi con interesse il cammino verso la ripresa di A partire dagli ultimi un rapporto con la comunità ecclesiale, che non fosse l opportunistico né strumentale. Gli stava a cuore il progetto, connesso anche con la A Martini non sfuggiva che “primato dell’evangelo” Casa Alpina di Motta, di un centro che raccogliesse e “chiesa dei poveri” sono inviti alla conversione che e declinasse, a livello popolare, il messaggio rimandano all’esigenza di ripartire dagli ultimi. Li ha dell’Assemblea ecumenica europea di Basilea del 1989 individuati innanzitutto nei carcerati. Ad essi dedica la su “Pace nella giustizia”, che egli insieme al futuro sua prima attenzione, fin dall’inizio del suo episcopato. Patriarca di Mosca aveva felicemente co-presieduto. Non un’attenzione generica, dovuta come si conviene La prospettiva di Basilea era stata quella di far all’ufficio di ogni buon vescovo. È stata qualcosa convergere in una comune tensione etica l’impegno e di straordinaria intensità. Con visite frequenti. Con le positive conquiste di tre movimenti tra loro slegati relazioni epistolari interpersonali. e a volte divergenti: quello operaio di liberazione, Non senza feconde e inedite conseguenze, interne quello pacifista per la non violenza, quello ecologico ed esterne al mondo dei detenuti. Basti ricordare la di difesa dell’ambiente e del pianeta terra. Una sintesi consegna, nelle sue mani, delle armi da parte di terroristi che il movimento ecumenico delle chiese aveva intuito delle B.R. Ma più ancora: la sua riflessione sulla giustizia, e avviato nel processo conciliare denominato JPIC con proposte per una riforma radicale del modo di (giustizia, pace, integrità del creato). concepirla, in termini non più meramente retributivi e Martini sognava spesso. E aveva sognato che, per i suoi di fatto vendicativi. Per Martini, riconciliazione con chi presupposti storici e la sua triplice fedeltà, il movimento sbaglia e superamento della pena detentiva erano e aclista potesse raccogliere questa sfida e fare propria restano obiettivi da perseguire. Non più la prospettiva questa tensione etica unitaria, aprendosi così alla di rispondere al male con un altro male. Bensì con il dimensione ecumenica. Attendeva, senza mai forzare. bene, come indica la parola dell’apostolo Paolo. Evidentemente i suoi occhi guardavano avanti, con Martini ha guardato con molta attenzione ai mondi del una penetrazione nel futuro prossimo e un’intelligenza lavoro e dell’immigrazione, agli stranieri e ai poveri. che non erano di tutti. Oggi forse non mancherà chi Anche se a Milano abbondano istituzioni e iniziative di si accorge che il suo discernimento vedeva giusto e volontariato che si occupano di assistenza sociale e di coglieva nel segno. carità, egli, a conclusione del suo episcopato, istituisce la Casa della Carità, emblematico suggello del suo ministero caratterizzato dal farsi prossimo. L’iniziativa Intercedere stando in mezzo ha anche lo scopo di promuovere nuova cultura per la l vita della città. Tra l’inizio con i carcerati e la conclusione Al termine del suo mandato a Milano, pochi giorni con questa Casa s’inscrive la sua ampia promozione prima di lasciare l’Arcivescovado, mi disse che stava della vita sociale: dalla Giornata della Solidarietà, alle completando la stesura scritta di una sua “mappa Scuole di formazione alla vita politica, dalla Veglia del settimanale” finalizzata alla propria preghiera Lavoratori al rilancio delle ACLI … d’intercessione. Per ogni giorno della settimana e per Quando volle ridare alle ACLI milanesi una presenza i diversi momenti del suo quotidiano colloquio con 22 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 23
Gianfranco Bottoni Il Vescovo della Parola l l Dio, in quella mappa aveva elencato nominativamente suo episcopato ambrosiano. Vi sarebbe dunque andato persone e comunità, categorie e situazioni, problemi e come Paolo: mosso dallo Spirito. Sfidava il rischio di necessità. Evidentemente lo scopo era di ricordare tutti non essere capito, ma con la fermezza del proposito e di non dimenticare nessuno di coloro che si era preso con cui Gesù decise di dirigersi a Gerusalemme, la città a carico per la sua preghiera d’intercessione. dell’offerta. Lasciava Milano e la diocesi, ma portava con sé volti Martini aveva invitato la sua stessa chiesa riunita in e problemi della sua gente. Portava nel suo spirito sinodo, il 47° Sinodo diocesano svoltosi dal 1993 al la grande chiesa del Signore, la chiesa senza confini 1995, ad assumere come icona per il proprio cammino il che aveva amato e servito, il popolo che il pensare in firmavit faciem suam, di cui parla Luca 9,51: la fermezza grande di Dio estende a tutta l’umanità. Portava con della decisione di Gesù di “mettersi in cammino verso sé coloro che aveva incontrato. Con le loro ferite, che Gerusalemme”. Anche la chiesa, chiamata a volgere aveva curato e che erano ancora da lenire. Con i loro sguardo e passi verso Gerusalemme, ha da essere il doni e progetti, che erano sempre da sostenere. Per luogo dell’intercessione all’interno dell’intera umanità. ciascuna intenzione di preghiera poteva così assicurare la sua costante invocazione a Dio. Soprattutto Conclusioni all’intercessione per la pace intendeva dedicarsi in l Gerusalemme. In nessun altro luogo avrebbe potuto Sono convinto che, quando la malattia l’ha costretto farlo con uguale intensità e pregnanza. Infatti ripeteva a rientrare in Italia, Martini abbia inteso continuare a spesso che non potrà mai esserci pace sulla terra, finché vivere la sua prospettiva spirituale dell’intercessione. non si sarebbero risolti i conflitti in quella città, la città L’ha vissuta come un mettersi in mezzo rispetto a ciò santa per le tre religioni monoteiste. E l’intercessione che oggi risulta più conflittuale nei cammini di fede e non si limita a preghiere innalzate nel rifugio sicuro nella vita ecclesiale. Ci sono spesso incomprensioni della propria stanza. È invece connessa con il rischio e conflitti tra chi ha il cuore ferito per le prove o le di agire. sconfitte della propria vita e chi le giudica secondo Intercedere infatti significava, per Martini, fare dei principi cristiani e regole ad essi coerenti ma applicate passi, incedere ed entrare in situazioni complesse. rigidamente. Nascono così tensioni tra attese e risposte. Camminare per andare a porsi in mezzo, a mettersi E si vengono a fronteggiare prospettive persino tra due soggetti in conflitto. E saper stare lì stendendo contrapposte, non senza ripercussioni all’interno della le braccia fino a tenere le proprie mani sulle spalle stessa chiesa. dell’uno e dell’altro degli antagonisti. E l’intercessore Martini ne soffriva. Non fuggiva però questi problemi deve saper resistere fermo in quella scomoda posizione e ha proprio avuto il coraggio di affrontarli. Nell’ottica finché il conflitto non venga risolto. Resistere anche a dell’intercedere, appunto. Questo è stato il grande costo di andarci di mezzo, di subire rifiuti e violenze, dono ricevuto soprattutto dall’ultimo Martini. di fallire l’obiettivo e di pagare di persona. Questo, per Martini, il senso dell’intercessione. Come pure del “resistere, resistere, resistere” che spesso suggeriva. A Gerusalemme, ove le tensioni religiose sono molteplici e il nodo del conflitto israelo-palestinese appare umanamente insolubile, egli andava senza sapere che cosa lo attendeva. Lo dichiarò lui stesso ad Efeso, poche settimane prima della conclusione del 24 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 25
Martini, Cantù e i temi del lavoro Lorenzo e il Cardinale, entrambi nati nel 1927, si stimavano molto Raffaello Ciccone, delegato arcivescovile per le Acli l Ci siamo incontrati tra amici, a Ronco Briantino, con i parenti, a celebrare una liturgia in suffragio di Lorenzo Cantù, la sera di domenica 2 settembre. Un gesto di affetto e di amicizia con le persone del suo paese, molti Aclisti e molti sindacalisti. Ma eravamo anche presi dalla notizia della morte del Card. Carlo Maria Martini, che sabato e domenica è stato ricordato e visitato da oltre 200mila persone, in una lunga, commossa e sofferta processione silenziosa che però, in cuor loro, erano più vicini alla riconoscenza verso il Signore del dono che era stato loro fatto, che non alla tristezza di un abbandono. Su tutti il richiamo alla risurrezione, alla vita presso Dio finalmente in visione, faccia a faccia, compensava e si scontrava con i pensieri soliti e gli atteggiamenti tristi che ormai istintivamente coltiviamo davanti alla morte. Così, in quella liturgia, abbiamo ricordato insieme Lorenzo e il Cardinale Carlo Maria. A me è sembrato facile collegarli in questa loro gioiosa presenza nel mondo di Dio poiché a lungo abbiamo, insieme con don Giulio Viganò, lavorato, camminato e ci siamo preoccupati di capire ed anche aiutare il Cardinale a capire il mondo del lavoro. Non è stato difficile parlare insieme al Cardinale sia per la simpatia che ha sempre dimostrato per la realtà sociale, sia per la commozione di fronte alla sofferenza della fatica, della precarietà e della disoccupazione, e sia per il desiderio di intervenire in modi possibili. Lorenzo e il Cardinale si stimavano molto con affetto Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 27
Raffaello Ciccone Martini, Cantù e i temi del lavoro l l e rispetto, mantenendo una sincera sintonia e evitare le provocazioni poiché chi ci va di mezzo sono consapevolezza del diverso e competente cammino, i lavoratori e non il sindacalista”. Questo rispetto della ma anche per una intrigante complicità di essere non violenza lo si ritrova nel Card. Martini a livello della stessa classe: del 1927 e questo li rendeva diverso, certo, ma nella prospettiva di aiutare a capirsi reciprocamente sorridenti e garantiti compagni di ed a capire. viaggio. Prezioso l’atteggiamento di non accettare le Così, in ambedue, c’era un’attenzione viva e sofferta provocazioni, del non rispondere a chi criticava e al mondo del lavoro: e questo provocava intuizioni tuttavia sapeva fare tesoro di ciò che gli veniva detto interessanti di coerenza, ciascuno nel suo mondo, per capire meglio. Faceva molto riferimento alla e di competenza per non diventare superficiali coscienza di ciascuno come elemento fondamentale nell’affrontare temi così complessi e difficili. di vita e di libertà, anche perché stava volentieri ad Si capisce anche l’amore verso i poveri che spesso ascoltare e capire i problemi delle persone. Sono tutti sfiora il mondo del lavoro per incidenti, disoccupazioni, doni e capacità che ha imparato accettando di riflettere crisi di commesse, malattie, contrarietà, abbandoni: sulla Parola del Signore. i motivi sono tanti e scivolare nella paura, nella Non accettava le letture ideologiche ma chiedeva, non indigenza, nella solitudine, nella debolezza diventa richiedeva tanto che si condividesse il suo pensiero, spesso una conclusione sconcertante e improvvisa di quanto di accettare di darsi ragioni e di pensare. Lui si disavventura. metteva su questa prospettiva: aiutare a pensare per Abbiamo seguito molte decine, forse centinaia (non poi saper decidere. le abbiamo contate), di realtà difficili che speravano Credere alla solidarietà è stato un impegno prezioso e nell’intervento del Cardinale e in un miracolo. preciso delle due vite. Ovviamente il passaggio avveniva con l’Ufficio della Pastorale del lavoro e Lorenzo era l’esperto, da buon Uno dei primi incontri dell’Arcivescovo, appena divenuto sindacalista prima e Aclista poi. Ci si informava al Cardinale, è nel febbraio del 1983 con i lavoratori meglio e il sindacato, nelle sue varie sigle, è sempre dell’ACNA di Cesano Maderno: essi rischiavano di stato disponibilissimo a parlare, a far capire, a studiare perdere il lavoro, minacciato dalla chiusura della prospettive e strade. Ma poi si arrivava, a secondo fabbrica. Ciò che dice aiuta a capire il senso della sua delle situazioni, al Cardinale che veniva informato attenzione al sociale. di tutto. Le persone, in fondo, chiedevano questo: Nel suo intervento ricorda: “La mia presenza vuol dire la solidarietà del Cardinale per ritrovare speranza e che la Chiesa ambrosiana è con voi, con tutti coloro fiducia di soluzioni. che sono in situazioni particolarmente difficili”. Non è compito specifico della Chiesa trovare soluzione Non a caso ci siamo resi conto del dovere di rispondere. immediata ai problemi: “la soluzione spetta alle diverse Il Cardinale è stato un modello di scrupolosità e lo stesso realtà sociali implicate. Ma il mio essere qui è nel nome faceva Lorenzo, riprendendo temi e speranze, ogni del Vangelo, come voce del Vangelo che è voce di volta con incontri, telefonate, scritti e promemoria. chi non ha voce. Ed è in forza di questa voce che è Lorenzo insisteva sulle mediazioni per giungere ai necessario proclamare qui, come radice e sorgente di contratti. Un buon sindacalista si misura su quanto tutte le soluzioni pratiche, il primato dell’uomo e del è capace di capire, di mediare, di trovare accordi. lavoratore sul lavoro stesso. Da ciò deriva la lotta senza “Spesso bisognava prendere sottobraccio qualcuno quartiere per la distruzione del profitto come idolo a dei mediatori e chiarire, indicare soluzioni intelligenti, cui si sacrifica tutto il resto”. L’Arcivescovo conclude 28 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 29
Raffaello Ciccone Martini, Cantù e i temi del lavoro l l l’intervento ed assicura i lavoratori: “Non vi lasceremo tematiche sociali e la propria esperienza. Spesso, ma soli, cioè non sarà mai, per quanto sia difficile, che la sempre pochi, ci si è aiutati con alcuni sacerdoti, attenti chiesa, con il vescovo e poi tutta la comunità cristiana alla realtà sociale, senza preoccupazione di potere o di non vengano fortemente impegnati, perché si compia aggregazione, ma attenti al cammino comune. quel cammino che noi desideriamo umilmente portare Alla vigilia del 1° Maggio ci si è trovati a pregare per avanti con la grazia di Dio”. il mondo del lavoro nella “Veglia dei lavoratori” e il Gli incontri si sono moltiplicati: sia in fabbrica come Cardinale è sempre stato presente, nonostante la quello alla Philips di Monza, sia nelle trattative come poca partecipazione. Ma era il contributo al mondo del alla Falck di Sesto San Giovanni e alla Black & Decker lavoro che ha fatto sì che si conquistassero alcuni diritti Italia Civate (Lecco), sia alla Whirlpool di Cassinetta di fondamentali e che il 1° Maggio fosse una vera festa Biandronno (VA) dove si è svolta anche una “Veglia dei per i lavoratori. Il Cardinale riteneva che non ci dovesse lavoratori”. essere una celebrazione religiosa proprio quel giorno, per rispetto alla laicità della festa e per non spaccare il Ho guardato un elenco che proprio Lorenzo ha tenuto fronte del lavoro su un piano ideologico. Ci è sembrata aggiornato e mi sono stupito delle innumerevoli un’altissima dimostrazione di rispetto e di solidarietà. richieste rivolte al Cardinale dal mondo diocesano. Con Probabilmente è difficile per molti capire questa Lorenzo abbiamo cercato di incontrare e di capire e preoccupazione. Con Lorenzo ne parlavamo spesso, di tutti questi incontri e richieste abbiamo informato il sperando che nella Chiesa aumentasse una sensibilità Cardinale spiegando problemi e possibili soluzioni. di rispetto delle culture e il coraggio di operare insieme Dal 1982 sono iniziate le “Giornate della solidarietà” alle nuove realtà di uomini e donne, dei popoli stranieri che hanno avuto, per tutto il tempo che abbiamo presenti tra noi. Il significato della cittadinanza si collaborato insieme il significato di ricerca più che di conquista nel vivere ed operare con rispetto reciproco testimonianza. Quelle mezze giornate di studio del per un bene comunemente accettato, consapevoli sabato che anticipavano la domenica della celebrazione che siamo noi a dover facilitare la possibilità della volevano aiutare la Comunità cristiana a scoprire la convivenza, e ricordando che comunque coloro che realtà che si muove, i problemi che sono suscitati, le soffrono di più, per mancanza di riconoscimento nel difficoltà che bisogna intravedere ed affrontare con lavoro e per paura di vivere in un paese straniero, sono lucidità. Abbiamo ritenuto, e il Cardinale ci ha aiutati proprio gli ultimi arrivati. con molta attenzione in questo, che si dovessero Siamo stati sostenuti dall’incoraggiamento della Parola facilitare i credenti delle parrocchie e i sacerdoti che di Dio, maturata, amata, creduta e l’abbiamo accolta dovevano parlarne, a capire con studiosi, esperti, con discrezione ma anche con amore nei nostri incontri sindacalisti, responsabili delle Istituzioni, il mondo che con il Cardinale. dobbiamo affrontare per conoscere e lavorare insieme. L’esperienza infatti ci ha fatto capire che si è lontani Alle ACLI Martini ha rivolto riflessioni bibliche bellissime dalla comprensione e non ci si occupa molto di ciò che sull’orizzonte della sentinella e quindi sullo stare avviene, salvo la garanzia di lavorare. svegli, sull’essere responsabili per gli altri, sull’essere Certamente il mondo sociale ed economico è difficile, coraggiosi per non scambiare difficoltà come pericolo eppure le situazioni di difficoltà non giungono ma come fatica da affrontare. E ha incoraggiato ad all’improvviso. Per lo più si è trovato molta comprensione essere esperti per capire il vero modo di vivere insieme, nel Sindacato, nelle associazioni di categoria, nelle ACLI senza creare conflitti, o gruppi di parte e di potere. quando i credenti hanno accettato di approfondire le Il Cardinale voleva essere informato, aveva fiducia ma 30 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 31
Raffaello Ciccone Martini, Cantù e i temi del lavoro l l chiedeva anche che si superassero le barriere del disagio, sua giustizia... non affannatevi per il domani...”. del non essere all’altezza. “Quante volte ci siamo sentiti È il divieto di una eccessiva preoccupazione per dire:”Per le difficoltà riscontrate dai lavoratori, andate il lavoro e l’esistenza. Non è l’unica realtà, c’è a nome mio a parlare con i responsabili: imprenditori, qualcosa di più. Soltanto chi cerca prima il regno dirigenti di azienda, amministratori delegati”. di Dio, potrà occuparsi con libertà, equilibrio ed efficacia delle sofferenze proprie e dei fratelli. Veglia dei Lavoratori 1997 l 4. Dai tre atteggiamenti sottolineati, nasce un’autentica spiritualità del lavoro. Nasce cioè una Vorrei concludere proponendo la sintesi di una lunga mentalità, messa nel cuore dallo Spirito Santo, riflessione che il Cardinale Martini propose alla “Veglia che dà al lavoro il suo giusto posto nel piano di dei lavoratori” nel 1997 a Molteno (provincia di Dio e lo fa diventare strumento e luogo di santità Lecco), riportata nel “Foglio della pastorale del lavoro, cristiana. Va perciò evitato – quale conseguenza n 67 dell’Ufficio di Curia di Milano: Per un’autentica pratica – il “lavorismo” o l’ossessione del lavoro. spiritualità del lavoro, nove punti programmatici per Un credente dovrà allora preoccuparsi di non rimettere il lavoro al centro dell’attenzione pubblica. scegliere lo “straordinario” come ritmo normale 1. Il primo punto, inalienabile, è la dignità di ogni di vita, né il “doppio lavoro” come ovvio, pur se essere umano. Ogni persona è dunque immagine nessuno può permettersi di giudicare gli altri, di Dio, anzi figlio o figlia di Dio, e porta perciò perché ci possano essere problemi gravi o difficoltà segnata nel cuore quella tenerezza di cui Dio è economiche altrimenti insormontabili o esigenze capace. È un impegno quotidiano grave per tutti imprescindibili di insostituibili conoscenze. Al noi che ci impegna sulla base del riconoscimento mondo del lavoro però si può e si deve chiedere della dignità di ogni essere umano, della vocazione di accompagnare le nuove generazioni affinché di ciascuno a figlio di Dio. apprendano presto quelle competenze che permettono di poter sostituire degnamente coloro 2. Dalla dignità di ogni essere umano deriva che hanno terminato il loro impegno lavorativo. la dignità di ogni lavoro. Congiungendo tale principio con il primo, se ne deduce che chi ha 5. Una spiritualità del lavoro si esprime, inoltre, il lavoro non si può chiudere nel privilegio di una in uno stile di sobrietà e di essenzialità di vita, garanzia e di un lavoro tranquillo, ma si deve operando tagli sul superfluo e scelte di consumi porre nell’atteggiamento di chi sa conoscere e alternativi per rispondere a questo ideale. Insieme riconoscere le sofferenze di quanti non sanno o occorre coltivare una certa scioltezza di azione non possono lavorare. Va quindi allargata la base e di pensiero, sostenendola con l’acquisizione di solidarietà verso le persone più deboli. Non c’è di un sapere sempre più maturo sviluppando le riforma che possa togliere la solidarietà verso le proprie capacità. Qui si gioca la grande sfida sul fasce più deboli. futuro: acquisire un sapere sempre più maturo sviluppando le proprie capacità. 3. Il terzo criterio programmatico per rimettere il mondo del lavoro al centro dell’attenzione pubblica, 6. Perché questo criterio abbia luogo e trovi ampia viene indicato dalle parole di Gesù nel discorso applicazione è necessario promuovere una della Montagna: “Cercate prima il regno di Dio e la solidarietà a livelli via via più larghi, fino al livello 32 Quaderni de il Giornale dei Lavoratori Quaderni de il Giornale dei Lavoratori 33
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