Martini e le Acli Un Padre e un Maestro - Dalla dignità di ogni essere umano deriva la dignità di ogni lavoro

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Martini e le Acli Un Padre e un Maestro - Dalla dignità di ogni essere umano deriva la dignità di ogni lavoro
Martini
                                            e le Acli
                                         Un Padre e un Maestro
                                          Dalla dignità di ogni essere umano
                                           deriva la dignità di ogni lavoro
Quaderni de Il Giornale del lavoratori
Martini
   e le Acli
Un Padre e un Maestro
 Dalla dignità di ogni essere umano
  deriva la dignità di ogni lavoro
“Un Testimone, un Maestro
e un Pastore”
Martini continuerà di lassù a
vegliare su di noi
  Paolo Petracca, presidente Acli Milanesi
l

Il senso di questa pubblicazione – quasi un instant-
book – è essenzialmente quello di un ringraziamento.
Il ringraziamento per una paternità ed un’amicizia,
per un magistero ed una guida che sono stati doni
inaspettati e quindi tanto più graditi nell’incontro con
una personalità di eccezione come quella del cardinale
Carlo Maria Martini, l’uomo “giusto e retto”, il servitore
“prudente e discreto” di cui ci parlano le Scritture.

L’uomo giusto, parte del ‘vero’ popolo di Dio, non è
chi non ha neppure un filo d’erba cattiva dentro di
sé, bensì chi esercita con obiettività il giudizio su se
stesso, e chiama grano il suo grano ed erba cattiva
la sua erba cattiva, con la buona volontà ovviamente
di far prevalere il grano, senza tuttavia perdere la
speranza che anche l’erba cattiva possa convertirsi in
grano. E questo è stato il senso dell’insegnamento del
Cardinale, anche in materia sociale.

Carlo Maria Martini ha avuto sempre un rapporto di
grande affetto e attenzione per le nostra associazione,
come dimostra il suo volume per le Edizioni Dehoniane
“Educare alla solidarietà sociale e politica“, in cui le
“Acli milanesi, allora guidate dall’indimenticabile
Lorenzo Cantù, coetaneo ed amico del Cardinale che lo
precedette di due anni nel Regno dei Cieli, ricostruirono
puntualmente nel 1990 il primo decennio del magistero
“sociale” di Martini , cui tante altre pagine si aggiunsero
negli anni successivi. Fu ancora un dirigente aclista,

                          Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   
Paolo Petracca                                                                     “Un Testimone,     un   Maestro       e un     Pastore”
l                                                                                                                                           l
Giovanni Bianchi, a pubblicare nel 2007 per i tipi della
San Paolo un denso saggio intitolato “Martini ‘politico’ e      Ci ha inoltre chiesto di avere sempre lo sguardo
la laicità dei cristiani” dove l’insegnamento martiniano        aperto verso il mondo, di saper abbracciare l’umanità
veniva riletto in un’ottica originale.                          intera, e qui piace ricordare molte iniziative, dal
                                                                grande simposio sulla costruzione dell’Europa nel 1996
Nel 2000, nell’ultimo intervento che egli svolse come           insieme a Jacques Delors, Ralf Dahrendorf e Bronislaw
Arcivescovo di Milano ad un nostro congresso, ci disse:         Geremek, al dialogo ecumenico ed interreligioso dopo
                                                                l’Assemblea di Basilea del 1989, dall’inaugurazione con
“Il vostro motto per questo tempo potrebbe essere:              Oscar Luigi Scalfaro del CEEP a Motta di Campodolcino
Siate sentinelle! Il Signore costituisce a favore del suo       nel 1995 fino all’esortazione alla costruzione della pace
popolo sensori capaci di percepire pericoli e difficoltà.       in Palestina (una passione ed un tarlo che condivideva
Così Israele era presidiato da profeti, da sentinelle, da       con un’altra grande innamorato della Terra Santa,
pastori, da re.                                                 Giuseppe Dossetti), che confidò nel 2002 alla Presidenza
Mi pare che oggi voi siate stati chiamati a questo ruolo        provinciale di allora quando la ricevette negli ultimi
di sostegno e di riferimento, a essere sentinelle, in           giorni del suo incarico vescovile.
particolare per chi non sa orientarsi e non sa vedere
pericoli e opportunità. Come Acli voi ricercate il senso        In quella occasione completò il suo messaggio
delle cose e degli avvenimenti, non vi accontentate di          congressuale definendo le Acli “sentinelle della notte”;
spiegazioni superficiali; cercate i valori veri e non il        perché la notte del sabato della storia era il tempo che
quieto vivere, il servizio della giustizia e non i privilegi.   ci era e che tuttora ci è dato di vivere.
La vostra presenza opera sul territorio gratuitamente,          Ci chiese di non scoraggiarci e di non preoccuparci dei
senza attese di ritorno o di ricompensa, senza                  grandi numeri ma di avere cura di piccoli gruppi, in
secondi fini. Perciò la vostra operosità genera fiducia.        ogni comunità, di persone critiche (nella società e nella
Certamente il vostro servizio si compie in un mondo che         Chiesa) capaci di vegliare, di testimoniare la speranza
spesso presenta durezze, contrapposizioni e diffidenze          e di prefigurare - come la Madonna del Sabato Santo
tali da scoraggiare e rendere difficile una operosità           - la gioia e la pienezza della Resurrezione.
coerente. Essere sentinelle invita allora, oltre che a
segnalare, anche a rintracciare vie nuove nella scelta e        In effetti, egli delle Acli stimava soprattutto il loro modo
nella ricerca del bene comune, sapendo che nel nostro           di essere capillarmente presenti, di portare fra la gente
mondo complesso e attraversato da esigenze molteplici           comune, nei Circoli e nelle parrocchie, una sensibilità
e culture nuove, sono necessarie competenze profonde            attenta e costante ai bisogni delle persone mediata dal
e formazione continua. Servono persone che reggano              riferimento imprescindibile all’insegnamento sociale
la fatica di pensare più in profondità, al di là dei luoghi     della Chiesa.
comuni. Persone che siano disponibili a cogliere la realtà
in movimento in tutta la sua complessità, che sappiano          In ragione di ciò il card. Martini richiese alle Acli un
farsi carico di chi è più debole anche culturalmente            impegno di resistenza che è rimasto nei nostri cuori
e rischia di venire abbagliato da slogan e da mezze             come monito e come stella polare per tutti questi
verità.”                                                        anni.

Da Vescovo ci ha sempre affidato compiti impegnativi,           Giovanni Bianchi nell’opera sopra citata, scrisse che
da onorare con umiltà, serietà, impegno, dedizione.             - leggendo e rileggendo l’intero complesso dei testi

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Paolo Petracca
l
della pastorale sociale dell’Arcivescovo - si traeva
l’insegnamento per il laico credente (impegnato nel civile   Martini alle Acli:
e nella politica) che solo un profonda interrogazione
della propria coscienza e la disponibilità “illimitata” al   “conto molto su di voi”
dialogo possono permettere di assolvere al compito di
cittadini “nel mondo ma non del mondo”.
Questa è la prospettiva con cui gli aclisti milanesi
                                                             Il Cardinale ha sempre esortato
continuano a leggere il magistero del loro Arcivescovo       l’associazione ad essere più visibile
emerito, e ringraziano Dio di aver posto Carlo Maria         nella Chiesa e nella società
Martini sulla loro strada.

                                                               Giambattista Armelloni, presidente Acli Lombardia
Continuerà di lassù a vegliare su di noi, a cui incombe
                                                             l
il compito di dare corpo e anima al suo insegnamento
ed alla sua testimonianza.                                   Molti sono i ricordi che ci legano al card. Martini. Ricordi
                                                             associati alla sua autorevolezza, al suo carattere
                                                             all’apparenza austero, distante, ma in realtà sempre
                                                             vicino alle persone: di lui colpiva l’attenzione alle varie
                                                             problematiche, fossero esse grandi o piccole, ma in ogni
                                                             caso importanti per chi le viveva. Nella sua funzione
                                                             di vescovo è stato vicino alle ACLI; stimava il nostro
                                                             radicamento sui territori come una grande risorsa da
                                                             coltivare non solo per il bene dell’associazione, ma
                                                             prima ancora della chiesa e della società.
                                                             Vorrei ricordare in modo particolare due momenti. Il
                                                             primo è quello del passaggio congressuale del 1996.
                                                             Lorenzo Cantù, persona degnissima e da tutti stimata,
                                                             lasciava dopo otto anni la presidenza delle ACLI milanesi
                                                             e al suo posto veniva eletto il sottoscritto. Porto ancora
                                                             nel cuore le espressioni di grande apprezzamento del
                                                             cardinale nei confronti del mio predecessore: “(Cantù)
                                                             in tutti questi anni, con sincera generosità, disinteresse
                                                             e spirito ecclesiale, ha promosso sia il cammino
                                                             delle ACLI sia una premurosa attenzione ai cammini
                                                             della Chiesa locale”. Ho accolto queste parole come
                                                             l’indicazione di un percorso per l’associazione, che
                                                             mette la persona e in specie il dirigente al servizio di
                                                             essa, non viceversa. Promuovere cammini associativi
                                                             in collaborazione con la Chiesa locale rappresenta un
                                                             impegno costante, in un dialogo costruttivo con le
                                                             comunità parrocchiali che dei circoli costituiscono il
                                                             primo, naturale interlocutore.

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Giambattista Armelloni                                                            Martini   alle   Acli: “conto      molto su di voi”
l                                                                                                                                            l
                                                                 una lettura rinnovata, sempre comunque nell’ottica
Vorrei riprendere qualche altro passaggio dell’intervento        del primato della persona che lavora (o, a maggior
del card. Martini al Congresso del 1996: trovo che               ragione oggi, che stenta a trovare una occupazione
a 15 anni di distanza la sua attualità non sia affatto           dignitosa). La fedeltà alla realtà sociale, e in maniera
tramontata. Penso al monito con cui ci riconduceva ai            più specifica nei confronti della carità politica, sono
nostri ideali associativi: “in gioco – diceva il cardinale –     forme ulteriori di coinvolgimento nel contesto nel quale
non è il futuro della Chiesa ma quello della democrazia          ci troviamo: il cristiano, in modo più specifico l’aclista
che si fonda sulla capacità dei cittadini di superare gli        non ha il diritto di trincerarsi dietro una neutralità che
interessi privati e di convenire su un Patto sociale che         in fondo non è altro che la maschera del disinteresse
assicuri a tutti libertà e giustizia”. Se la democrazia          e della pigrizia. Occorre “sporcarsi le mani”, non per
era in pericolo nel 1996, a ridosso dello scoppio di             contaminarsi in processi che disprezzano i valori etici,
tangentopoli, bisogna riconoscere che non lo è meno al           ma al contrario nel senso di un fattivo coinvolgimento
presente, in un contesto di esercizio della vita politica        nelle responsabilità verso la cosa pubblica.
sempre più ripiegato su se stesso. Del resto, “superare
gli interessi privati” è un altro modo per dire la centralità    Molti ancora potrebbero essere i ricordi e i richiami
del bene comune; un bene comune non solo affermato               attingibili al magistero del card. Martini. Mi limito a
in linea generale, ma perseguito con tutte le energie            un’ultima citazione, che di nuovo traggo dal messaggio
personali e collettive e al cui fine porre la stessa azione      da lui rivoltoci in occasione della firma del “Patto
associativa. A breve ci attendono importanti passaggi            associativo”. “Il vostro ruolo è da sempre quello di
della vita democratica del Paese e della Regione; reputo         una presenza popolare nel tessuto sociale e nella
decisivo ascoltare nuovamente il richiamo del card.              comunità cristiana”. Non so se in questi 13 anni siamo
Martini, che concludeva: “conto dunque molto su di               stati all’altezza di tale ammonimento; con il passare
voi perché di questi ideali che riguardano il mondo del          del tempo la nostra presenza popolare si è un po’
lavoro, la società e la politica, voi vi facciate portatori      affievolita. Un motivo in più per tornare a fare nostre le
a livello delle vostre comunità”.                                parole del card. Martini, insistendo su un aspetto che ci
                                                                 tocca nella maniera più profonda: per quanto preziosi,
Un secondo momento che vorrei ricordare data 1999,               i servizi e le imprese sociali finiscono per essere
e con più precisione la firma del “Patto associativo per         insufficienti se scissi da quel radicamento popolare, da
le ACLI” che ha visti coinvolti tutti i circoli della nostra     quel tessuto di relazioni buone con la gente, che da
provincia. In quella occasione il card. Martini ci esortava      sempre segna il carattere della nostra associazione. E
ad essere “più visibili” sia nella Chiesa che nella società, e   su questo occorrerà continuare ad investire le nostre
rimodulava la nostra triplice fedeltà associativa secondo        energie migliori.
quattro registri: la fedeltà alla Parola e alla comunità,
la fedeltà alla realtà del lavoro, la fedeltà alla realtà
sociale e la fedeltà alla carità politica. La fedeltà alla
Parola si riannoda alla lezione di p. Pio Parisi: la Parola
ai piccoli esprime un modello il Circolo che mostra una
spiccata sensibilità per le persone più semplici e deboli.
In secondo luogo fedeltà alla realtà del lavoro, assunto
in tutta la sua complessità: i crescenti cambiamenti e
le trasformazioni cui il lavoro è sottoposto chiedono

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Un Maestro
più ammirato che capito
Memorabili le sue invettive nei confronti
del moderatismo cattolico
  Giovanni Bianchi, già presidente nazionale Acli
l

La lunga veglia, il funerale e il dibattito non superficiale
aperto dai media mi hanno confermato nella
convinzione che la chiusura della giornata terrena
non solo non interrompe il magistero martiniano, ma
che con il magistero di Martini convivremo ancora a
lungo. Non soltanto perché la tradizione cristiana parla
non a caso di cattedra episcopale, ma perché Martini,
quasi contraddicendo una naturale timidezza, non si
è mai sottratto all’esigenza di confrontare in pubblico
la radicalità della Parola di Dio con le occasioni e le
difficoltà della vita, pensando che il dialogo fosse ogni
volta possibile e addirittura doveroso.
Studioso finissimo e insaziabile dell’Antico e soprattutto
del Nuovo Testamento, non si è limitato a proporre
il dialogo tra le grandi culture – quello sul quale è
impegnato da tempo e con successo (si pensi ai colloqui
di Monaco di Baviera con il filosofo Habermas) – papa
Benedetto XVI, ma ha proposto la parola di Dio tra
la gente, in mezzo alla quotidianità, non evitando le
questioni più spinose e conflittuali, cercando le risposte
insieme agli interlocutori e mettendosi alla pari con
loro (che altro è la Cattedra dei non credenti?) e non
tirandosi neppure indietro rispetto ai problemi per i
quali sapeva non esistono ancora risposte.
Ecco perché non ha mai fatto distinzione tra “vicini” e
“lontani”, convinto che in ognuno convivano il credente
e l’agnostico – “l’ateo che è in me” – e che il messaggio
del Nazareno ti raggiunge dove sei, anche in mancanza
di un adeguato tirocinio. Ecco perché Martini parlava

                         Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   11
Giovanni Bianchi                                                                       Un Maestro         più ammirato che capito
l                                                                                                                                       l
e continuerà a parlare a tutti, non dai confini, ma in        informatissimo parla di “camere oscure” dove politici
mezzo alla sua Chiesa, tenendo conto di chi va con            non chiari si spartiscono affari e tangenti. Il discorso
passo spedito e di chi ha difficoltà di movimento.            fece ovviamente scalpore, si disse che, sul modello
Ricordo una bella conferenza del cardinale Giovanni           di Ambrogio suo predecessore, il porporato gesuita
Colombo nella mia città di ritorno dal Concilio. L’allora     aveva deciso di impugnare la frusta. Nessuna indagine
arcivescovo di Milano disegnò sulla lavagna una serie         fu però avviata. I grandi quotidiani milanesi, dopo i
di centri concentrici che indicavano lo sviluppo del          grandi titoli che esternavano lo stupore per la denuncia
messaggio evangelico in un popolo di Dio i cui confini        e per l’inabituale e autorevolissima cattedra da cui
cessavano di essere sicuramente segnati tra chi è             discendeva, non misero in cantiere nessuna inchiesta,
dentro e chi è fuori, non mettendo barriere e avendo          anche se le cose che Martini spiattellava dalla cattedra
fiducia nella disponibilità all’ascolto e all’accoglienza     si fa fatica a pensare che non fossero a conoscenza di
e soprattutto nella diffusività della parola. Un              una porzione non esigua della classe dirigente della
atteggiamento conciliare che in Martini appariva non          città.
soltanto abituale ma addirittura scontato.                    Le sue invettive nei confronti del moderatismo alla
                                                              moda si accompagnano a quelle di Luigi Sturzo.
Del rapporto con le Acli è già stato opportunamente           Osserva che per quanto riguarda le proposte, le
scritto. Un rapporto che era cominciato in sede               encicliche sociali vedono il cristiano come depositario
nazionale durante la presidenza di Domenico Rosati            di iniziative coraggiose e di avanguardia. “L’elogio della
con una serie di seminari intorno al tema del potere          moderazione cattolica, se connesso con la pretesa che
sottoposto a discernimento biblico, e poi intensamente        essa costituisca solo e sempre la gamba moderata
continuato nei lunghi anni milanesi.                          degli schieramenti, diventa una delle adulazioni di
È qui che incontriamo il Martini attento che interviene       cui parlava Ambrogio, mediante la quale coloro che
nello spazio pubblico. Come il suo confratello Pio Parisi,    sono interessati all’accidia e all’ignavia di un gruppo,
Martini ha pensato una politica dal punto di vista del        lo spingono al sonno. C’è invece nella dottrina sociale
Vangelo. Non una spiritualità, perché le spiritualità,        della Chiesa la vocazione ad una società avanzata”.
come New Age, si acconciano alle mode. Ma il Vangelo.         Martini non risparmia talvolta le armi efficaci dell’ironia:
Non facendo sconti e dando indicazioni scomode.               “Per essere credibili bisognerà porsi non tanto al di
Ad amministratori e politici in visita durante i tempestosi   sopra delle parti quanto al di sotto delle parti, ossia
inizi della transizione infinita ricordò che non si mettono   nella profondità della coscienza civile del Paese”.
toppe su abiti strappati e che il vino nuovo non può
essere versato in otri vecchi.                                Sono noti il coraggio e il suo equilibrio nel trattare
                                                              problemi di frontiera, quali i temi della fecondazione
In una meditazione svolta di fronte agli alunni delle         assistita, dell’aborto, delle cellule staminali, delle
scuole socio-politiche della diocesi di Milano si chiede      adozioni, della lotta all’Aids, della donazione degli
senza mezzi termini “come combattere e superare il            organi, dell’eutanasia, dei confini della ricerca. Martini
fenomeno della corruzione politica”. Corruzione che con       si mette in ricerca e chiede che la ricerca resti aperta:
anni di anticipo aveva additato ad un’opinione pubblica       questo il messaggio di fondo per un discernimento che
milanese allora disattenta e non certo presaga del            muove dalla centralità della coscienza e del dialogo su
clima giustizialista che vi avrebbe aleggiato anni dopo       una delle frontiere più rischiose non soltanto per chi
in piena tangentopoli. Basta rileggersi l’omelia per          dice di credere. Che non si proceda deducendo soltanto
sant’Ambrogio del 1986. Un cardinale imprevedibile ed         dai principi. Che la politica dunque a sua volta non si

12   Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori                                    Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   13
Giovanni Bianchi                                                                      Un Maestro          più ammirato che capito
l                                                                                                                                       l
ripari, ma elabori a partire dalla libertà di coscienza, e   Sono tornato a rileggere Martini spinto da un bisogno e
non rifugiandosi in essa, quasi in angolo, per evitare       da un cruccio. Il bisogno, probabilmente non soltanto
lacerazioni peggiori e rendendo i partiti inutili perché     mio personale, di trovare un qualche fondamento ad
incapaci di cultura.                                         una politica che dà l’impressione di volere continuare
Non tralasciando un suggerimento: “Là dove c’è               senza prendersi il disturbo di pensare. Il cruccio, che
un conflitto di valori, mi parrebbe eticamente più           ebbi modo di esternargli quando ancora sedeva sulla
significativo propendere per quella soluzione che            cattedra di Ambrogio, che Milano e la diocesi – la più
permette a una vita di espandersi piuttosto che              grande diocesi del mondo – l’abbiano più ammirato
lasciarla morire. Ma comprendo che non tutti saranno         che capito. Anche rileggere Martini non dà riposo, dal
di questo parere. Solamente vorrei evitare che ci si         momento che la sua produzione sembra gareggiare in
scontrasse sulla base di principi astratti e generali là     kilometraggio con quella di Voltaire. Eppure è fatica
dove invece siamo in una di quelle zone grigie dove è        che ottiene la sua abbondante remunerazione.
doveroso non entrare con giudizi apodittici”. Le “zone       Anche questo tratto bisognerà ricordare di Martini: il
grigie”. La laicità del grigio… Il non sottovalutare e il    maestro in ascolto di tutto sollecitava a decisioni né facili
non accorciare la fatica della ricerca.                      né scontate. Il magistero milanese di Martini questo
Insomma, un Martini mai reticente e disponibile a            ha seminato per lunghi anni, in cui pure i “militanti”
occuparsi delle rughe dei giorni per proporre quel           martiniani sembrarono talvolta dispersi. Probabilmente
“discernimento” che è la parola più ricorrente nei suoi      un popolo troppo vasto per essere delimitato da un
scritti. Per questo ritornare a Martini fa bene.             qualche confine. E però si sono finalmente radunati,
Non esistono soluzioni facili. Probabilmente non esistono    non nascondendo le loro diversità, perfino fisiche,
“soluzioni”. Martini non si nasconde la difficoltà. E        perfino nell’abbigliamento, intorno alla bara.
chiosa: “Che cosa dire allora? La parola evangelica non      Sono rimasto tre ore e mezza sotto le navate del
cade su azioni che andrebbero bene anche da sole; cade       Duomo durante il funerale. Accanto a me per tutto il
su situazioni impossibili, umanamente disperate, su          tempo, confuso tra la folla, Antonio Pizzinato, tra le
situazioni in cui un realismo sobrio si accontenterebbe      tante cose anche segretario generale della Cgil, e gli
di tenere in alto gli ideali lasciando poi a ciascuno di     Hamadi, padre e figlio, di Oms, la città martire della
fare ciò che può”. È il paradosso cristiano. Per cercare     Siria, islamici osservanti, residenti a Sesto San Giovanni
la soluzione ci sono le beatitudini evangeliche. E infatti   e che frequentano le messe di Natale e Pasqua in
“non c’è alcuna realtà umana che sia sottratta all’azione    memoria della moglie e madre cristiana, recentemente
dello Spirito”, dal momento che lo Spirito è il grande       scomparsa. Cosa martinianamente naturale per la
suggeritore, colui che “suggerisce le parole giuste nelle    parola di Dio, che interviene nelle situazioni impensate
circostanze in cui ci si gioca la vita per il Vangelo”.      e ignora i confini.
Non era dunque quiete da persona anziana quel che            E tutto, là dove sta, avrà provato, tranne che stupore.
Martini andava cercando a Gerusalemme, la città sul
monte che lo affascinava, ma la continuità, sotto forme
mutate, di un magistero e di una veglia. La sentinella
era lui. E’ lui che, mantenendo un riserbo che non
sapevi se considerare più piemontese o britannico,
“non dava riposo a Dio”, anche perché “questa Parola
non è risuonata solo per i credenti, ma per tutti gli
uomini”.

14   Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori                                    Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   15
Il Vescovo della Parola
Il Pastore che spezza il pane della Pa-
rola perché possa nutrire la fede
di ogni persona
  Gianfranco Bottoni, responsabile per l’Ecumenismo e
  il Dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi di Milano
l
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul
mio cammino”. Il versetto del Salmo 119 che Carlo
Maria Martini ha scelto per la lapide della sua sepoltura
sintetizza il senso profondo della sua spiritualità e della
sua testimonianza. In quelle parole è come contenuto
il suo più intimo segreto. Potremmo dire che vi si può
leggere l’icona della sua esistenza. Egli, commentando
la Bibbia, ricorreva spesso a immagini o intuizioni
che chiamava icone: le usava per indicare in sintesi
il messaggio dei testi che stava illustrando. Ora, al
termine della vita terrena, è di sé e del suo episcopato
che, con le parole del Salmo, ci ha regalato la migliore
icona che potesse rappresentarlo. Essa rimane la vera
chiave ermeneutica della sua singolare personalità di
uomo di Dio.
Il suo servizio alla chiesa scaturiva dall’amore per la
parola di Dio scoperta nelle Scritture. Lucerna accesa
sui suoi passi è stato sempre e soltanto il messaggio di
Gesù letto nel solco della tradizione biblica. Ma anche
riletto nell’ascolto del cuore umano e delle inquietudini
del mondo di oggi. Egli era cosciente che solo nella
parola di Dio trovava la forza decisiva per il suo
ministero. La custodiva con fedeltà e da vero maestro
la offriva a tutti per edificare “la chiesa del concilio”. Il
concilio Vaticano II, soprattutto con la Dei Verbum e
la Lumen Gentium, aveva inteso mettere le Scritture
nelle mani del popolo di Dio, perché se ne nutrisse per
la vita delle comunità ecclesiali. A questo obiettivo ha
sempre mirato la sua guida di pastore.

                          Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   17
Gianfranco Bottoni                                                                                     Il Vescovo           della   Parola
l                                                                                                                                        l
Infatti Martini ha subito condotto la sua chiesa a             pastorale, della sua profonda umanità e della sua
riscoprire la dimensione contemplativa della vita (tema        produzione scientifica e spirituale. Presumo che gli
cui dedica la prima lettera pastorale) perché si lasciasse     storici confermeranno una convinzione che in Martini
generare dalla parola di Dio (In principio la Parola,          abbiamo avuto un “padre della chiesa” dei nostri giorni.
1981) e mettesse al suo centro l’eucaristia che la             Un pastore e dottore in cui intelligenza e santità si sono
edifica come corpo di Cristo (Attirerò tutti a me, 1983),      compenetrate come nei grandi geni cristiani dell’epoca
per poter vivere in comunione con lui la sua stessa            patristica.
carità di buon Samaritano (Farsi prossimo, 1985).              Ora tenere insieme intelligenza e santità non è dono
Parola, eucaristia, carità: a questa triade Martini ha         comune né frequente. Anzi, quando c’è l’uno, spesso
ricondotto carismi e ministeri dell’ intera pastorale della    manca l’altro. Ma proprio nella fase di inculturazione
chiesa. Vi dedica il primo periodo del suo episcopato.         della fede e di nascita della religione cristiana l’unità
E su questi tre pilastri si fonda la stessa architettura       dei due carismi caratterizzò le figure di coloro che la
del suo sinodo diocesano, le cui pagine introduttive e         tradizione cristiana chiama “padri della chiesa”: Basilio,
profondamente innovative da lui scritte come Lettera           Ambrogio, Agostino... L’unità dei due carismi di Martini
di presentazione alla diocesi restano un capolavoro di         è indispensabile nel mondo odierno.
sapienza ecclesiale e intelligenza pastorale.                  È carisma che oggi, per la complessità dei nostri tempi,
Già il suo ingresso a Milano come arcivescovo, il 10           risulta assai raro e del tutto prezioso. E, di conseguenza,
febbraio 1980, era stato il preannuncio di uno stile           esposto ai rischi di viscerali avversioni da parte di chi
nuovo. Aveva voluto camminare per le vie della città           è più carente di intelligenza e di santità cristiane.
tenendo in mano il Nuovo Testamento tradotto in lingua         Già il suo motto episcopale Pro veritate adversa
corrente. Era stato un segno che anticipava in modo            diligere, che rimanda alla figura e agli scritti pastorali
eloquente l’icona fissata dalle parole del Salmo che           di Gregorio Magno, aveva lucidamente preconizzato
lo consegnano alla memoria delle generazioni future            la testimonianza di un amore intelligente che, per la
come il “vescovo della Parola”. Il segno del camminare         ricerca del vero, non si sottrae a difficoltà e avversità.
con il libro della Parola tra la gente, in mezzo alle case,    Lo straordinario carisma che fa di Carlo Maria Martini
come uno tra gli altri, diceva l’ assoluta novità di uno       un “padre della chiesa” è consistito proprio nell’aver
stile tutto evangelico. Lui, studioso a livello mondiale       saputo coniugare intelligenza critica e santità biblica.
di critica testuale e di filologia neotestamentaria, con       Un’acuta e vivace intelligenza, che si lascia interpellare
quella scelta preannunciava ciò che avrebbe fatto con          e mettere in discussione per poter condividere il
la sua predicazione e con la “scuola della Parola”: non        cammino di chi pensa e ricerca. Un ascolto obbediente
più il biblista dell’esegesi scientifica, ma il pastore che,   della parola di Dio, dalla cui luce egli si faceva guidare
commentando le Scritture, spezza il pane della Parola          nel cammino della vita e della storia. Doti e virtù che,
perché sia accessibile a tutti e possa nutrire la fede di      appunto in chi ne è privo, possono scatenare reazioni
ogni persona.                                                  sconnesse.

Un padre della chiesa                                          Cercare e comunicare
l                                                              l
Ricca e poliedrica, affascinante e complessa è stata           Con il lume acceso della parola di Dio non temeva
la personalità di Martini. Toccherà alla ricerca storica       di avventurarsi nell’oscurità di percorsi inesplorati,
studiare a lungo e con obiettività nei prossimi decenni        di inoltrarsi nelle vicende concrete e drammatiche
scritti e documenti, fatti e azioni del suo ministero          dell’umanità del nostro tempo. Che cosa vi cercava?

18   Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori                                     Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   19
Gianfranco Bottoni                                                                                    Il Vescovo           della   Parola
l                                                                                                                                       l
Come Gesù con la samaritana, anch’egli aveva sete            culturalmente più significativo nella Milano di quegli
di ascoltare il cuore umano e di scoprirvi la sete di        anni stanno ad indicare quanto Martini sapesse parlare
Dio. Una sete spesso inconscia, ma frutto dell’opera         alla città. Già le sue lettere pastorali, veri testi di fede,
nascosta dello Spirito. Per questo Martini usciva            venivano lette e gustate anche da chi non era familiare
dai soliti confini. A incontrare le persone che si           ai temi religiosi. Scritte in linguaggio curato e a tutti
considerano non credenti o agnostiche, ma in ricerca.        accessibile, prive di moralismi o di astrazioni dottrinali,
Gli interessavano i cammini attraverso percorsi anche        non hanno nulla del gergo clericale.
molto diversi da quelli della propria fede. Ne percepiva
le irriducibili differenze, ma sapeva stupirsi anche di      In ogni occasione Martini è stato un comunicatore serio e
alcune impensate consonanze.                                 incisivo, molto attento ai destinatari del suo messaggio.
Dello Spirito, che suscita imprevedibili sintonie, poté      E non privo di un sottile senso dell’umorismo. Ha saputo
scrivere: “Lo Spirito c’è, anche oggi, come al tempo di      tenere un ottimo rapporto nei confronti dei mass-media,
Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima      da cui era ricercato con stima e rispetto. Apprezzava
di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca   la professione giornalistica. Vi si è riconosciuto, negli
né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo,       ultimi anni, per la sua collaborazione con il Corriere
accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli           della sera, che gli ha permesso, malgrado la malattia,
dietro. C’è e non si è mai perso d’animo rispetto al         di dialogare con molta gente attraverso le sue risposte
nostro tempo; al contrario sorride, danza, penetra,          alle molte lettere che i lettori gli inviavano.
investe, avvolge, arriva anche là dove mai avremmo           Proprio al comunicare aveva dedicato Effatà, apriti!
immaginato” (Tre racconti dello Spirito).                    (1990) e Il lembo del mantello (1991), due importanti
La “cattedra dei non credenti” è stata certamente            lettere pastorali che seguirono il ciclo dedicato al tema
l’intuizione più emblematica e più apprezzata di questo      dell’educare. Ma la sua forza di comunicare e di porsi
suo discernimento spirituale e della conseguente             come autorità morale per la vita civile, nei difficili anni
apertura mentale al dialogo. Ma di un dialogo che            di piombo e di tangentopoli, è maggiormente emersa
doveva innanzitutto essere interiore a ogni persona:         in interviste e nei suoi famosi discorsi alla città. Quelli
il dialogo tra il credente e il non credente che c’è in      delle vigilie di Sant’Ambrogio. Lì ha saputo parlare
ciascuno di noi. Soltanto affermare che credenti e non       ai cittadini e alle istituzioni pubbliche con coraggio e
credenti non sono due mondi distinti e contrapposti fa       fermezza, con altissimo senso etico e grande passione
crollare muri di separazione, al confronto dei quali il      civile, con la chiaroveggenza di vedere in anticipo
muro di Berlino con la sua caduta appare una inezia.         questioni sociali e culturali ineludibili.
Poi colpiva il fatto che un vescovo cristiano di fede        Ha saputo coniugare realismo e speranza, capacità di
granitica riconoscesse il proprio non credere e lo           sognare un futuro diverso senza per questo uscire dalla
mettesse in cattedra accanto al proprio credere.             storia. Cito solo alcuni titoli di questi suoi interventi
E questo doveva valere e avvenire per ogni suo               in ideale collegamento con la figura di Ambrogio:
interlocutore, per ogni relatore invitato alla “cattedra”,   Educare alla politica (1987); Per una città e un’ Europa
in qualunque posizione questi si pensasse rispetto           accogliente (1989); Noi e l’islam (1990); Alzati, va’
alla fede. Per Martini, questa della “cattedra”, è stata     a Ninive, la grande città (1991); Esiste ancora la
un’avventura dello spirito tra le più avvincenti della sua   solidarietà in Europa? (1992); Alla fine del millennio,
vita. Lo confidava lui stesso.                               lasciateci sognare (1996); Il seme, il lievito e il piccolo
Il grande successo della “cattedra dei non credenti”         gregge (1998); Terrorismo, ritorsione, legittima
e la sua accoglienza nel mondo laico come l’evento           difesa, guerra e pace (2001); Paure e speranze di una

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Gianfranco Bottoni                                                                                        Il Vescovo           della   Parola
l                                                                                                                                           l
città (2002). E rispetto alla vita sociale si potrebbero          presbiterale, che ne potesse accompagnare il cammino
ricordare le sue denunce del “cancro borghese” e, nel             spirituale, mi indicò come l’esempio del servizio alla
ricordo della peste ai tempi di Carlo Borromeo, delle             parola di Dio, “la parola ai piccoli” che il suo confratello
letali pesti morali che distruggono l’attuale società.            Pio Parisi stava svolgendo a Roma con le Acli nazionali.
                                                                  Seguì poi con interesse il cammino verso la ripresa di
A partire dagli ultimi                                            un rapporto con la comunità ecclesiale, che non fosse
l                                                                 opportunistico né strumentale.
                                                                  Gli stava a cuore il progetto, connesso anche con la
A Martini non sfuggiva che “primato dell’evangelo”
                                                                  Casa Alpina di Motta, di un centro che raccogliesse
e “chiesa dei poveri” sono inviti alla conversione che
                                                                  e declinasse, a livello popolare, il messaggio
rimandano all’esigenza di ripartire dagli ultimi. Li ha
                                                                  dell’Assemblea ecumenica europea di Basilea del 1989
individuati innanzitutto nei carcerati. Ad essi dedica la
                                                                  su “Pace nella giustizia”, che egli insieme al futuro
sua prima attenzione, fin dall’inizio del suo episcopato.
                                                                  Patriarca di Mosca aveva felicemente co-presieduto.
Non un’attenzione generica, dovuta come si conviene
                                                                  La prospettiva di Basilea era stata quella di far
all’ufficio di ogni buon vescovo. È stata qualcosa
                                                                  convergere in una comune tensione etica l’impegno e
di straordinaria intensità. Con visite frequenti. Con
                                                                  le positive conquiste di tre movimenti tra loro slegati
relazioni epistolari interpersonali.
                                                                  e a volte divergenti: quello operaio di liberazione,
Non senza feconde e inedite conseguenze, interne
                                                                  quello pacifista per la non violenza, quello ecologico
ed esterne al mondo dei detenuti. Basti ricordare la
                                                                  di difesa dell’ambiente e del pianeta terra. Una sintesi
consegna, nelle sue mani, delle armi da parte di terroristi
                                                                  che il movimento ecumenico delle chiese aveva intuito
delle B.R. Ma più ancora: la sua riflessione sulla giustizia,
                                                                  e avviato nel processo conciliare denominato JPIC
con proposte per una riforma radicale del modo di
                                                                  (giustizia, pace, integrità del creato).
concepirla, in termini non più meramente retributivi e
                                                                  Martini sognava spesso. E aveva sognato che, per i suoi
di fatto vendicativi. Per Martini, riconciliazione con chi
                                                                  presupposti storici e la sua triplice fedeltà, il movimento
sbaglia e superamento della pena detentiva erano e
                                                                  aclista potesse raccogliere questa sfida e fare propria
restano obiettivi da perseguire. Non più la prospettiva
                                                                  questa tensione etica unitaria, aprendosi così alla
di rispondere al male con un altro male. Bensì con il
                                                                  dimensione ecumenica. Attendeva, senza mai forzare.
bene, come indica la parola dell’apostolo Paolo.
                                                                  Evidentemente i suoi occhi guardavano avanti, con
Martini ha guardato con molta attenzione ai mondi del
                                                                  una penetrazione nel futuro prossimo e un’intelligenza
lavoro e dell’immigrazione, agli stranieri e ai poveri.
                                                                  che non erano di tutti. Oggi forse non mancherà chi
Anche se a Milano abbondano istituzioni e iniziative di
                                                                  si accorge che il suo discernimento vedeva giusto e
volontariato che si occupano di assistenza sociale e di
                                                                  coglieva nel segno.
carità, egli, a conclusione del suo episcopato, istituisce
la Casa della Carità, emblematico suggello del suo
ministero caratterizzato dal farsi prossimo. L’iniziativa         Intercedere stando in mezzo
ha anche lo scopo di promuovere nuova cultura per la              l
vita della città. Tra l’inizio con i carcerati e la conclusione   Al termine del suo mandato a Milano, pochi giorni
con questa Casa s’inscrive la sua ampia promozione                prima di lasciare l’Arcivescovado, mi disse che stava
della vita sociale: dalla Giornata della Solidarietà, alle        completando la stesura scritta di una sua “mappa
Scuole di formazione alla vita politica, dalla Veglia del         settimanale” finalizzata alla propria preghiera
Lavoratori al rilancio delle ACLI …                               d’intercessione. Per ogni giorno della settimana e per
Quando volle ridare alle ACLI milanesi una presenza               i diversi momenti del suo quotidiano colloquio con

22   Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori                                        Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   23
Gianfranco Bottoni                                                                                       Il Vescovo           della   Parola
l                                                                                                                                          l
Dio, in quella mappa aveva elencato nominativamente              suo episcopato ambrosiano. Vi sarebbe dunque andato
persone e comunità, categorie e situazioni, problemi e           come Paolo: mosso dallo Spirito. Sfidava il rischio di
necessità. Evidentemente lo scopo era di ricordare tutti         non essere capito, ma con la fermezza del proposito
e di non dimenticare nessuno di coloro che si era preso          con cui Gesù decise di dirigersi a Gerusalemme, la città
a carico per la sua preghiera d’intercessione.                   dell’offerta.
Lasciava Milano e la diocesi, ma portava con sé volti            Martini aveva invitato la sua stessa chiesa riunita in
e problemi della sua gente. Portava nel suo spirito              sinodo, il 47° Sinodo diocesano svoltosi dal 1993 al
la grande chiesa del Signore, la chiesa senza confini            1995, ad assumere come icona per il proprio cammino il
che aveva amato e servito, il popolo che il pensare in           firmavit faciem suam, di cui parla Luca 9,51: la fermezza
grande di Dio estende a tutta l’umanità. Portava con             della decisione di Gesù di “mettersi in cammino verso
sé coloro che aveva incontrato. Con le loro ferite, che          Gerusalemme”. Anche la chiesa, chiamata a volgere
aveva curato e che erano ancora da lenire. Con i loro            sguardo e passi verso Gerusalemme, ha da essere il
doni e progetti, che erano sempre da sostenere. Per              luogo dell’intercessione all’interno dell’intera umanità.
ciascuna intenzione di preghiera poteva così assicurare
la sua costante invocazione a Dio. Soprattutto
                                                                 Conclusioni
all’intercessione per la pace intendeva dedicarsi in             l
Gerusalemme. In nessun altro luogo avrebbe potuto
                                                                 Sono convinto che, quando la malattia l’ha costretto
farlo con uguale intensità e pregnanza. Infatti ripeteva
                                                                 a rientrare in Italia, Martini abbia inteso continuare a
spesso che non potrà mai esserci pace sulla terra, finché
                                                                 vivere la sua prospettiva spirituale dell’intercessione.
non si sarebbero risolti i conflitti in quella città, la città
                                                                 L’ha vissuta come un mettersi in mezzo rispetto a ciò
santa per le tre religioni monoteiste. E l’intercessione
                                                                 che oggi risulta più conflittuale nei cammini di fede e
non si limita a preghiere innalzate nel rifugio sicuro
                                                                 nella vita ecclesiale. Ci sono spesso incomprensioni
della propria stanza. È invece connessa con il rischio
                                                                 e conflitti tra chi ha il cuore ferito per le prove o le
di agire.
                                                                 sconfitte della propria vita e chi le giudica secondo
Intercedere infatti significava, per Martini, fare dei
                                                                 principi cristiani e regole ad essi coerenti ma applicate
passi, incedere ed entrare in situazioni complesse.
                                                                 rigidamente. Nascono così tensioni tra attese e risposte.
Camminare per andare a porsi in mezzo, a mettersi
                                                                 E si vengono a fronteggiare prospettive persino
tra due soggetti in conflitto. E saper stare lì stendendo
                                                                 contrapposte, non senza ripercussioni all’interno della
le braccia fino a tenere le proprie mani sulle spalle
                                                                 stessa chiesa.
dell’uno e dell’altro degli antagonisti. E l’intercessore
                                                                 Martini ne soffriva. Non fuggiva però questi problemi
deve saper resistere fermo in quella scomoda posizione
                                                                 e ha proprio avuto il coraggio di affrontarli. Nell’ottica
finché il conflitto non venga risolto. Resistere anche a
                                                                 dell’intercedere, appunto. Questo è stato il grande
costo di andarci di mezzo, di subire rifiuti e violenze,
                                                                 dono ricevuto soprattutto dall’ultimo Martini.
di fallire l’obiettivo e di pagare di persona. Questo,
per Martini, il senso dell’intercessione. Come pure del
“resistere, resistere, resistere” che spesso suggeriva.
A Gerusalemme, ove le tensioni religiose sono
molteplici e il nodo del conflitto israelo-palestinese
appare umanamente insolubile, egli andava senza
sapere che cosa lo attendeva. Lo dichiarò lui stesso
ad Efeso, poche settimane prima della conclusione del

24   Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori                                       Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   25
Martini,
Cantù e i temi del lavoro
Lorenzo e il Cardinale, entrambi nati
nel 1927, si stimavano molto
  Raffaello Ciccone, delegato arcivescovile per le Acli
l
Ci siamo incontrati tra amici, a Ronco Briantino, con i
parenti, a celebrare una liturgia in suffragio di Lorenzo
Cantù, la sera di domenica 2 settembre. Un gesto di
affetto e di amicizia con le persone del suo paese, molti
Aclisti e molti sindacalisti.
Ma eravamo anche presi dalla notizia della morte del
Card. Carlo Maria Martini, che sabato e domenica è
stato ricordato e visitato da oltre 200mila persone, in
una lunga, commossa e sofferta processione silenziosa
che però, in cuor loro, erano più vicini alla riconoscenza
verso il Signore del dono che era stato loro fatto, che
non alla tristezza di un abbandono. Su tutti il richiamo
alla risurrezione, alla vita presso Dio finalmente in
visione, faccia a faccia, compensava e si scontrava
con i pensieri soliti e gli atteggiamenti tristi che ormai
istintivamente coltiviamo davanti alla morte.
Così, in quella liturgia, abbiamo ricordato insieme
Lorenzo e il Cardinale Carlo Maria.
A me è sembrato facile collegarli in questa loro gioiosa
presenza nel mondo di Dio poiché a lungo abbiamo,
insieme con don Giulio Viganò, lavorato, camminato
e ci siamo preoccupati di capire ed anche aiutare il
Cardinale a capire il mondo del lavoro.
Non è stato difficile parlare insieme al Cardinale sia
per la simpatia che ha sempre dimostrato per la realtà
sociale, sia per la commozione di fronte alla sofferenza
della fatica, della precarietà e della disoccupazione, e
sia per il desiderio di intervenire in modi possibili.
Lorenzo e il Cardinale si stimavano molto con affetto

                         Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   27
Raffaello Ciccone                                                                      Martini, Cantù          e i temi del lavoro
l                                                                                                                                       l
e rispetto, mantenendo una sincera sintonia e                 evitare le provocazioni poiché chi ci va di mezzo sono
consapevolezza del diverso e competente cammino,              i lavoratori e non il sindacalista”. Questo rispetto della
ma anche per una intrigante complicità di essere              non violenza lo si ritrova nel Card. Martini a livello
della stessa classe: del 1927 e questo li rendeva             diverso, certo, ma nella prospettiva di aiutare a capirsi
reciprocamente sorridenti e garantiti compagni di             ed a capire.
viaggio.                                                      Prezioso l’atteggiamento di non accettare le
Così, in ambedue, c’era un’attenzione viva e sofferta         provocazioni, del non rispondere a chi criticava e
al mondo del lavoro: e questo provocava intuizioni            tuttavia sapeva fare tesoro di ciò che gli veniva detto
interessanti di coerenza, ciascuno nel suo mondo,             per capire meglio. Faceva molto riferimento alla
e di competenza per non diventare superficiali                coscienza di ciascuno come elemento fondamentale
nell’affrontare temi così complessi e difficili.              di vita e di libertà, anche perché stava volentieri ad
Si capisce anche l’amore verso i poveri che spesso            ascoltare e capire i problemi delle persone. Sono tutti
sfiora il mondo del lavoro per incidenti, disoccupazioni,     doni e capacità che ha imparato accettando di riflettere
crisi di commesse, malattie, contrarietà, abbandoni:          sulla Parola del Signore.
i motivi sono tanti e scivolare nella paura, nella            Non accettava le letture ideologiche ma chiedeva, non
indigenza, nella solitudine, nella debolezza diventa          richiedeva tanto che si condividesse il suo pensiero,
spesso una conclusione sconcertante e improvvisa di           quanto di accettare di darsi ragioni e di pensare. Lui si
disavventura.                                                 metteva su questa prospettiva: aiutare a pensare per
Abbiamo seguito molte decine, forse centinaia (non            poi saper decidere.
le abbiamo contate), di realtà difficili che speravano        Credere alla solidarietà è stato un impegno prezioso e
nell’intervento del Cardinale e in un miracolo.               preciso delle due vite.
Ovviamente il passaggio avveniva con l’Ufficio della
Pastorale del lavoro e Lorenzo era l’esperto, da buon         Uno dei primi incontri dell’Arcivescovo, appena divenuto
sindacalista prima e Aclista poi. Ci si informava al          Cardinale, è nel febbraio del 1983 con i lavoratori
meglio e il sindacato, nelle sue varie sigle, è sempre        dell’ACNA di Cesano Maderno: essi rischiavano di
stato disponibilissimo a parlare, a far capire, a studiare    perdere il lavoro, minacciato dalla chiusura della
prospettive e strade. Ma poi si arrivava, a secondo           fabbrica. Ciò che dice aiuta a capire il senso della sua
delle situazioni, al Cardinale che veniva informato           attenzione al sociale.
di tutto. Le persone, in fondo, chiedevano questo:            Nel suo intervento ricorda: “La mia presenza vuol dire
la solidarietà del Cardinale per ritrovare speranza e         che la Chiesa ambrosiana è con voi, con tutti coloro
fiducia di soluzioni.                                         che sono in situazioni particolarmente difficili”. Non
                                                              è compito specifico della Chiesa trovare soluzione
Non a caso ci siamo resi conto del dovere di rispondere.      immediata ai problemi: “la soluzione spetta alle diverse
Il Cardinale è stato un modello di scrupolosità e lo stesso   realtà sociali implicate. Ma il mio essere qui è nel nome
faceva Lorenzo, riprendendo temi e speranze, ogni             del Vangelo, come voce del Vangelo che è voce di
volta con incontri, telefonate, scritti e promemoria.         chi non ha voce. Ed è in forza di questa voce che è
Lorenzo insisteva sulle mediazioni per giungere ai            necessario proclamare qui, come radice e sorgente di
contratti. Un buon sindacalista si misura su quanto           tutte le soluzioni pratiche, il primato dell’uomo e del
è capace di capire, di mediare, di trovare accordi.           lavoratore sul lavoro stesso. Da ciò deriva la lotta senza
“Spesso bisognava prendere sottobraccio qualcuno              quartiere per la distruzione del profitto come idolo a
dei mediatori e chiarire, indicare soluzioni intelligenti,    cui si sacrifica tutto il resto”. L’Arcivescovo conclude

28   Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori                                    Quaderni   de il   Giornale   dei   Lavoratori   29
Raffaello Ciccone                                                                      Martini, Cantù         e i temi del lavoro
l                                                                                                                                      l
l’intervento ed assicura i lavoratori: “Non vi lasceremo     tematiche sociali e la propria esperienza. Spesso, ma
soli, cioè non sarà mai, per quanto sia difficile, che la    sempre pochi, ci si è aiutati con alcuni sacerdoti, attenti
chiesa, con il vescovo e poi tutta la comunità cristiana     alla realtà sociale, senza preoccupazione di potere o di
non vengano fortemente impegnati, perché si compia           aggregazione, ma attenti al cammino comune.
quel cammino che noi desideriamo umilmente portare           Alla vigilia del 1° Maggio ci si è trovati a pregare per
avanti con la grazia di Dio”.                                il mondo del lavoro nella “Veglia dei lavoratori” e il
Gli incontri si sono moltiplicati: sia in fabbrica come      Cardinale è sempre stato presente, nonostante la
quello alla Philips di Monza, sia nelle trattative come      poca partecipazione. Ma era il contributo al mondo del
alla Falck di Sesto San Giovanni e alla Black & Decker       lavoro che ha fatto sì che si conquistassero alcuni diritti
Italia Civate (Lecco), sia alla Whirlpool di Cassinetta di   fondamentali e che il 1° Maggio fosse una vera festa
Biandronno (VA) dove si è svolta anche una “Veglia dei       per i lavoratori. Il Cardinale riteneva che non ci dovesse
lavoratori”.                                                 essere una celebrazione religiosa proprio quel giorno,
                                                             per rispetto alla laicità della festa e per non spaccare il
Ho guardato un elenco che proprio Lorenzo ha tenuto          fronte del lavoro su un piano ideologico. Ci è sembrata
aggiornato e mi sono stupito delle innumerevoli              un’altissima dimostrazione di rispetto e di solidarietà.
richieste rivolte al Cardinale dal mondo diocesano. Con      Probabilmente è difficile per molti capire questa
Lorenzo abbiamo cercato di incontrare e di capire e          preoccupazione. Con Lorenzo ne parlavamo spesso,
di tutti questi incontri e richieste abbiamo informato il    sperando che nella Chiesa aumentasse una sensibilità
Cardinale spiegando problemi e possibili soluzioni.          di rispetto delle culture e il coraggio di operare insieme
Dal 1982 sono iniziate le “Giornate della solidarietà”       alle nuove realtà di uomini e donne, dei popoli stranieri
che hanno avuto, per tutto il tempo che abbiamo              presenti tra noi. Il significato della cittadinanza si
collaborato insieme il significato di ricerca più che di     conquista nel vivere ed operare con rispetto reciproco
testimonianza. Quelle mezze giornate di studio del           per un bene comunemente accettato, consapevoli
sabato che anticipavano la domenica della celebrazione       che siamo noi a dover facilitare la possibilità della
volevano aiutare la Comunità cristiana a scoprire la         convivenza, e ricordando che comunque coloro che
realtà che si muove, i problemi che sono suscitati, le       soffrono di più, per mancanza di riconoscimento nel
difficoltà che bisogna intravedere ed affrontare con         lavoro e per paura di vivere in un paese straniero, sono
lucidità. Abbiamo ritenuto, e il Cardinale ci ha aiutati     proprio gli ultimi arrivati.
con molta attenzione in questo, che si dovessero             Siamo stati sostenuti dall’incoraggiamento della Parola
facilitare i credenti delle parrocchie e i sacerdoti che     di Dio, maturata, amata, creduta e l’abbiamo accolta
dovevano parlarne, a capire con studiosi, esperti,           con discrezione ma anche con amore nei nostri incontri
sindacalisti, responsabili delle Istituzioni, il mondo che   con il Cardinale.
dobbiamo affrontare per conoscere e lavorare insieme.
L’esperienza infatti ci ha fatto capire che si è lontani     Alle ACLI Martini ha rivolto riflessioni bibliche bellissime
dalla comprensione e non ci si occupa molto di ciò che       sull’orizzonte della sentinella e quindi sullo stare
avviene, salvo la garanzia di lavorare.                      svegli, sull’essere responsabili per gli altri, sull’essere
Certamente il mondo sociale ed economico è difficile,        coraggiosi per non scambiare difficoltà come pericolo
eppure le situazioni di difficoltà non giungono              ma come fatica da affrontare. E ha incoraggiato ad
all’improvviso. Per lo più si è trovato molta comprensione   essere esperti per capire il vero modo di vivere insieme,
nel Sindacato, nelle associazioni di categoria, nelle ACLI   senza creare conflitti, o gruppi di parte e di potere.
quando i credenti hanno accettato di approfondire le         Il Cardinale voleva essere informato, aveva fiducia ma

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Raffaello Ciccone                                                                       Martini, Cantù         e i temi del lavoro
l                                                                                                                                       l
chiedeva anche che si superassero le barriere del disagio,        sua giustizia... non affannatevi per il domani...”.
del non essere all’altezza. “Quante volte ci siamo sentiti        È il divieto di una eccessiva preoccupazione per
dire:”Per le difficoltà riscontrate dai lavoratori, andate        il lavoro e l’esistenza. Non è l’unica realtà, c’è
a nome mio a parlare con i responsabili: imprenditori,            qualcosa di più. Soltanto chi cerca prima il regno
dirigenti di azienda, amministratori delegati”.                   di Dio, potrà occuparsi con libertà, equilibrio ed
                                                                  efficacia delle sofferenze proprie e dei fratelli.
Veglia dei Lavoratori 1997
l                                                            4.   Dai    tre   atteggiamenti      sottolineati,  nasce
                                                                  un’autentica spiritualità del lavoro. Nasce cioè una
Vorrei concludere proponendo la sintesi di una lunga
                                                                  mentalità, messa nel cuore dallo Spirito Santo,
riflessione che il Cardinale Martini propose alla “Veglia
                                                                  che dà al lavoro il suo giusto posto nel piano di
dei lavoratori” nel 1997 a Molteno (provincia di
                                                                  Dio e lo fa diventare strumento e luogo di santità
Lecco), riportata nel “Foglio della pastorale del lavoro,
                                                                  cristiana. Va perciò evitato – quale conseguenza
n 67 dell’Ufficio di Curia di Milano: Per un’autentica
                                                                  pratica – il “lavorismo” o l’ossessione del lavoro.
spiritualità del lavoro, nove punti programmatici per
                                                                  Un credente dovrà allora preoccuparsi di non
rimettere il lavoro al centro dell’attenzione pubblica.
                                                                  scegliere lo “straordinario” come ritmo normale
1.    Il primo punto, inalienabile, è la dignità di ogni          di vita, né il “doppio lavoro” come ovvio, pur se
      essere umano. Ogni persona è dunque immagine                nessuno può permettersi di giudicare gli altri,
      di Dio, anzi figlio o figlia di Dio, e porta perciò         perché ci possano essere problemi gravi o difficoltà
      segnata nel cuore quella tenerezza di cui Dio è             economiche altrimenti insormontabili o esigenze
      capace. È un impegno quotidiano grave per tutti             imprescindibili di insostituibili conoscenze. Al
      noi che ci impegna sulla base del riconoscimento            mondo del lavoro però si può e si deve chiedere
      della dignità di ogni essere umano, della vocazione         di accompagnare le nuove generazioni affinché
      di ciascuno a figlio di Dio.                                apprendano presto quelle competenze che
                                                                  permettono di poter sostituire degnamente coloro
2.    Dalla dignità di ogni essere umano deriva                   che hanno terminato il loro impegno lavorativo.
      la dignità di ogni lavoro. Congiungendo tale
      principio con il primo, se ne deduce che chi ha        5.   Una spiritualità del lavoro si esprime, inoltre,
      il lavoro non si può chiudere nel privilegio di una         in uno stile di sobrietà e di essenzialità di vita,
      garanzia e di un lavoro tranquillo, ma si deve              operando tagli sul superfluo e scelte di consumi
      porre nell’atteggiamento di chi sa conoscere e              alternativi per rispondere a questo ideale. Insieme
      riconoscere le sofferenze di quanti non sanno o             occorre coltivare una certa scioltezza di azione
      non possono lavorare. Va quindi allargata la base           e di pensiero, sostenendola con l’acquisizione
      di solidarietà verso le persone più deboli. Non c’è         di un sapere sempre più maturo sviluppando le
      riforma che possa togliere la solidarietà verso le          proprie capacità. Qui si gioca la grande sfida sul
      fasce più deboli.                                           futuro: acquisire un sapere sempre più maturo
                                                                  sviluppando le proprie capacità.
3.    Il terzo criterio programmatico per rimettere il
      mondo del lavoro al centro dell’attenzione pubblica,   6.   Perché questo criterio abbia luogo e trovi ampia
      viene indicato dalle parole di Gesù nel discorso            applicazione è necessario promuovere una
      della Montagna: “Cercate prima il regno di Dio e la         solidarietà a livelli via via più larghi, fino al livello

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