2050: addio pasta al dente. E' colpa dell'inquinamento
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FOOD La sperimentazione 2050: addio pasta al dente. E' colpa dell'inquinamento Sarà impossibile non scuocerla a causa dell'aumento dell'anidride carbonica del 30%- 40% nei prossimi 40 anni. Avremo raccolti di grano più ricchi ma il frumento conterrà meno proteine che mantengono la pasta al dente Pasta ( gettyimages) 14 ottobre 2014In molte parti del mondo è difficile trovare la pasta cotta al dente, ma secondo uno studio dal 2050 sarà impossibile non scuocerla. Questo effetto si verificherà a causa dell'aumento di anidride carbonica, un fertilizzante per le piante (e tra queste il grano) che con le nuove condizioni atmosferiche cresceranno di più ma avranno meno proteine, fattore chiave per il controllo della tenuta della pasta.
Se la pasta non sarà più al dente, sarà quindi anche colpa del buco dell'ozono che secondo le stime farà aumentare l'anidride carbonica del 30%-40% nei prossimi 40 anni. Con gli attuali tassi di inquinamento, avremo raccolti di grano più ricchi, anche del 20%, ma il frumento conterrà meno proteine. Questi dati sono emersi da una sperimentazione tenutasi nel 2012 e 2013 nel Centro di Ricerca per la genomica del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment - Arricchimento dell'aria aperta con CO2), in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze. Nell'ambito del 'Progetto Ager: ricerca agroalimentare'', è stato verificato il comportamento di 12 varietà di frumento duro, cresciute in condizioni di campo in un'atmosfera contenente circa 570 ppm di Co2, ovvero la concentrazione attesa nel 2050. Per i ricercatori risulta un ''aumento di biomassa vegetale e di produzione, ma con minor contenuto proteico. Per mantenere la pasta al dente - concludono - servirà o una riduzione delle emissioni o un lungimirante lavoro di miglioramento genetico'' - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Addio-pasta-al-dente-nel-2050-colpa- inquinamento-d1278eae-32a5-46a0-ae25-2d4824e2d49f.html#sthash.oCzyRlfz.dpuf
PARMA Aumento C02: addio pasta al dente entro 2050? Con le modificazioni più grano duro ma con meno proteine. Sos cottura. Barilla: "Nessun problema per la pasta italiana" Di ALESSANDRA MONETI 12 ottobre 2014 Sarà colpa della crescente concentrazione di anidride carbonica, stimata in aumento del 30%-40% nei prossimi 40 anni, se nel 2050 dovremo dire addio agli spaghetti al dente, vanto a tavola degli italiani.
L'atteso incremento di Co2 se non aiuta la salute umana costituisce tuttavia, tramite il processo della fotosintesi, un fertilizzante per le piante (e tra queste il grano) che con le nuove condizioni atmosferiche cresceranno di più ma avranno meno proteine, fattore chiave per il controllo della tenuta della pasta in cottura. E' quanto emerso da una sperimentazione tenutasi nel corso di due anni, il 2012 e il 2013, presso il Centro di Ricerca per la genomica del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment - Arricchimento dell'aria aperta con CO2) in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze. Nell'ambito del 'Progetto Ager: ricerca agroalimentare - i ricercatori hanno studiato il comportamento di 12 varietà di frumento duro, cresciute in condizioni di campo in un'atmosfera contenente circa 570 ppm di Co2, che è poi la concentrazione attesa nel 2050. Ne risulta, dicono i ricercatori, un generale aumento di biomassa vegetale e di produzione utile (granella), associata però a una diminuzione del contenuto proteico nella granella. "L'aumento di biomassa vegetale e di produzione - sottolinea lo studio - è una conseguenza diretta dell'effetto fertilizzante della Co2. In alcune varietà gli aumenti produttivi hanno raggiunto anche il 20%. Ma il contenuto proteico influenza la tenuta della cottura della pasta"., salvo un lungimirante - concludono - lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l'aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto". Il sistema Face installato a Fiorenzuola, ricorda il Cra, rappresenta una infrastruttura scientifica di ultima generazione, l'unica operativa in Italia e tra le pochissime in Europa, che consente di attualizzare ad oggi condizioni climatiche che si realizzeranno nei prossimi decenni, una strumentazione fondamentale per preparare oggi le piante che ci serviranno domani. Ciò nonostante, l'assenza di nuovi progetti di ricerca ha causato la sua messa in "stand by" per il 2014 senza che ad oggi vi siano prospettive per gli anni a seguire. Insomma per ora qui bolle solo l'acqua. Nel frattempo il gruppo Barilla, leader mondiale nel mercato della pasta e anche primo trasformatore di grano duro al mondo con 1,4 milioni di tonnellate all'anno "attraverso gli incroci varietali, insieme a Produttori Sementi Bologna, ha sviluppato varietà di grano con caratteristiche adeguate ai diversi climi lungo il Paese"; "la pasta italiana è al sicuro" fa sapere il gruppo di Parma. (ANSA).
Salute CO2 in aumento del 30-40% nei prossimi 35 anni Inquinamento atmosferico: mai più pasta al dente Secondo una ricerca italiana su 12 varietà di frumento, l'incremento di anidride carbonica nell'atmosfera causerà la diminuzione dei livelli di proteine all'interno del grano duro. Il risultato? Nel 2050 la pasta non terrà più la cottura La pasta al dente: un piacere del tutto italiano. Nessuna popolazione, come la nostra, è in grado di riconoscere con esattezza il momento preciso in cui la cottura delle penne, degli spaghetti, delle fettuccine giunge alla perfezione: con buona pace dell'indicazione dei minuti stampata sulle confezioni, sovente imprecisa e insoddisfacente. La maledizione dell'italiano all'estero è rappresentata dall'impossibilità di trovare un ristorante, o anche solo un'azienda di pasta secca da supermercato, in grado di conoscere questo segreto e metterlo in pratica: il risultato è che i primi piatti, al di fuori dell'Italia, sono più simili come consistenza alla colla. Ciò nonostante, il futuro della pasta al dente risulta a repentaglio anche nel Bel Paese. La ragione? L'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera, secondo una sperimentazione degli scienziati del Centro di Ricerca per la Genomica del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Fiorenzuola d'Arda svolta sul Sistema FACE, Free Air CO2 Enrichment, traducibile come Arricchimento dell'Aria aperta con CO2. In uno studio svolto in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze, che ha simulato le modifiche delle condizioni atmosferiche da qui al 2050 e le ripercussioni su 12 varietà di frumento diverso, tra 35 anni il grano duro avrà maggiore resa, a causa dell'effetto fertilizzante dell'aumento del CO2, ma a causa dell'incremento di questa sostanza nell'aria il grano sarà caratterizzato da
una minore concentrazione di proteine, condizione necessaria per il tipo di cottura che piace all'italiano medio. Il buco dell'ozono, dunque, che porta ad una crescita stimata dei livelli dell'anidride carbonica del 30%-40% di qui al 2050, possiederebbe come conseguenza, tra altre probabilmente ben più serie e gravi, quello di una maggiore probabilità di mangiare pasta scotta. Secondo i ricercatori, per evitare tale indesiderato strascico, occorre una diminuzione dei livelli di CO2 nell'atmosfera o, in alternativa, un lungimirante lavoro di miglioramento ed adeguamento genetico del grano. Alla luce delle numerose sperimentazioni e previsioni, che parlano di conseguenze gravissime e di disastrosi cambiamenti climatici se non cambieremo registro per ciò che concerne il nostro stile di vita, probabilmente la prima ipotesi potrebbe risultare preferibile. Pubblicato il: 13-10-2014 Redazione Salute FONTE : Centro di Ricerca Genomica del CRA, Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze
LO STUDIO ITALIANO Addio alla pasta al dente entro il 2050 La causa è l’aumento di CO2 di Redazione. Categoria: Curiosità, Salute Entro il 2050, potremo dire addio alla pasta al dente: la causa è la crescente concentrazione di anidride carbonica, che nei prossimi 40 anni potrebbe crescere del 30-40%. Ad affermarlo è uno studio del Centro di Ricerca per la genomica del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Fiorenzuola d’Arda, sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment – Arricchimento dell’aria aperta con CO2), in collaborazione con l’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze condotto tra il 2012 e il 2013: gli esperti spiegano che con gli attuali tassi d’inquinamento, i raccolti di grano sono più ricchi e il frumento contiene meno proteine, che sono un fattore determinante per la tenuta della pasta in cottura. Per la conduzione della ricerca, gli esperti hanno verificato il comportamento di 12 varietà di frumento duro cresciute in un’atmosfera di 570 ppm di Co2, la concentrazione prevista per il 2050: “Ne risulta un aumento di biomassa vegetale e di produzione, ma con minor contenuto proteico – spiegano gli esperti – L’aumento di biomassa vegetale e di produzione è una conseguenza diretta dell’effetto fertilizzante della Co2″. “In alcune varietà gli aumenti produttivi hanno raggiunto anche il 20% – si legge ancora nel testo della ricerca – Ma il contenuto proteico influenza la tenuta della cottura della pasta, salvo un
lungimirante lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l’aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto”. La pasta italiana, fortunatamente, è al sicuro: il gruppo Barilla infatti, primo trasformatore di grano duro al mondo, ha sviluppato delle varietà con caratteristiche adeguate ai diversi climi lungo il Paese. 13 ottobre 2014
Homepage Notizie del giorno Alimentare: per cambiamento climatico addio pasta al dente Con aumento Co2 più grano duro ma con meno proteine, Sos cottura 13:26 - 12/10/2014 (ANSA) - ROMA, 12 OTT - Se la pasta è scotta, nel 2050 sarà anche colpa del buco dell'ozono, o meglio della crescente concentrazione di anidride carbonica, stimata in aumento del 30%-40% nei prossimi 40 anni. L'incremento di Co2 risulta infatti un fertilizzante per le piante, e tra queste il grano. Con gli attuali tassi di inquinamento, avremo raccolti di grano più ricchi, anche del 20%, ma il frumento conterrà meno proteine, fattore determinante per la tenuta della pasta in cottura. E' quanto emerso da una sperimentazione tenutasi nel 2012 e 2013 presso il Centro di Ricerca per la genomica del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment - Arricchimento dell'aria aperta con CO2), in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze. Nell'ambito del 'Progetto Ager: ricerca agroalimentare'', è stato in particolare verificato il comportamento di 12 varietà di frumento duro, cresciute in condizioni di campo in un'atmosfera contenente circa 570 ppm di Co2, che è poi la concentrazione attesa nel 2050. Ne risulta, dicono i ricercatori, un ''aumento di biomassa vegetale e di produzione, ma con minor contenuto proteico. Per mantenere la pasta al dente - concludono - servirà o una riduzione delle emissioni o un lungimirante lavoro di miglioramento genetico''.(ANSA).
Pasta al dente addio dal 2050 a causa della CO2 Tra le conseguenze dei cambiamenti climatici potrebbe esserci la “scomparsa” della pasta al dente, così come la amiamo da generazioni noi italiani. A rivelarlo è un recente studio avviato dai ricercatori del CRA, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Fiorenzuola d’Arda, Provincia di Piacenza. Gli autori della sperimentazione, effettuata per mezzo del sistema FACE, “Free Air CO2 Enrichment” (Arricchimento dell’aria aperta con CO2), hanno collaborato con i colleghi dell’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze per testare gli effetti del riscaldamento globale sulle varietà di grano duro con cui si produce la pasta, prodotto agroalimentare che è il fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo. I ricercatori hanno analizzato 12 varietà di grano duro, riproducendone la crescita in un ambiente surriscaldato, con livelli di CO2 elevati come quelli attesi nei prossimi anni a causa dei tassi crescenti di inquinamento atmosferico. I risultati del “Progetto Ager: ricerca agroalimentare” non sono confortanti: se da una parte in futuro avremo raccolti più abbondanti, dall’altra il grano duro non sarà più così duro. La perdita di una delle caratteristiche principali del frumento è dovuta a un tasso inferiore di proteine nella pianta. Proprio l’alto tasso proteico permetteva alla pasta di conservare la sua durezza anche dopo diversi minuti trascorsi nell’acqua bollente.
Per mantenere intatto il contenuto proteico delle piante bisognerebbe scongiurare l’aumento dei livelli di CO2 previsto nei prossimi decenni a causa delle attività umane climalteranti. Gli esperti parlano di un incremento eccezionale dei gas serra, stimato tra il 30 e il 40% entro il 2050. Le piante di grano sono state cresciute proprio in un ambiente che simula le condizioni climatiche attese per il 2050, con concentrazioni di CO2 pari a ben 570 ppm. A causa dell’anidride carbonica in eccesso il contenuto proteico diminuirà ma i raccolti subiranno un incremento delle rese di ben il 20% poiché la CO2 funge da potente fertilizzante per la vegetazione. Per salvare la pasta al dente, secondo gli esperti, ci sono solo due strade percorribili: tagliare le emissioni climalteranti o modificare geneticamente le varietà di grano duro per renderle più resistenti ai livelli elevati di inquinamento atmosferico. Se vuoi aggiornamenti su Cambiamenti Climatici inserisci la tua email nel box qui sotto:
SALUTE E BENESSERE Troppa CO2 nell'aria, fra 40 anni addio alla pasta al dente Il cambiamento atmosferico nei prossimi 40 anni, con conseguente aumento di CO2 nell'aria, genererà nuovi cambiamenti nell'alimento alla base delle diete mediterranee, e i buon gustai dei primi piatti non ne saranno così entusiasti di Marta Occhipinti | Articolo inserito il: 13/10/2014 - 22:15 | Articolo letto 2106 volte Gli amanti dei primi piatti si rassegnino: dal 2050 dovranno dire addio alla pasta al dente. Motivo? I cambiamenti climatici che ci aspettano nei prossimi 40 anni. Ad affermarlo è uno studio svolto tra 2012 e 2013 dal Centro di Ricerca per la genomica del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment - Arricchimento dell'aria aperta con CO2) in collaborazione con l'Istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze. Secondo la ricerca, che ha simulato in campo aperto le condizioni atmosferiche del 2050 (aumento di CO2 a 570 parti per milione), tra 35 anni ci sarà
una maggior resa del grano duro, ma questo avrà meno proteine, condizione indispensabile per l'attuale cottura della pasta. “Ne risulta un aumento di biomassa vegetale e di produzione, ma con minor contenuto proteico - spiegano gli esperti -. L’aumento di biomassa vegetale e di produzione è una conseguenza diretta dell’effetto fertilizzante della Co2″. “In alcune varietà gli aumenti produttivi hanno raggiunto anche il 20% - si legge ancora nel testo della ricerca -. Ma il contenuto proteico influenza la tenuta della cottura della pasta, salvo un lungimirante lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l’aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto”. Viviamo già un mondo contaminato, e le previsioni future non migliorano di certo. Ma, cosa ancor più grave, la ricerca propone la modificazione genetica del grano per ovviare all' "inconveniente". Eppure sembrerebbe che la pasta italiana, fortunatamente, sia al sicuro: il gruppo Barilla infatti, primo trasformatore di grano duro al mondo, ha sviluppato delle varietà con caratteristiche adeguate ai diversi climi lungo il Paese. Pronostici a parte, siamo dinanzi l’ennesima riprova che i grandi cambiamenti del mondo influenzano le più piccole qualità della vita quotidiana degli individui. Sorge allora la domanda, cambiamento futuro positivo o futuro peggioramento della specie umana? Medicina e Salute di Redazione Scienze 13 ottobre 2014 15:36
scienze La pasta non terrà la cottura a causa dell’inquinamento L'anidride carbonica, assorbita dal terreno, farà crescere di più il grano ma lo priverà delle caratteristiche che conferiscono alla pasta la tipica durezza dello spaghetto al dente. Crescerà l’inquinamento dell’aria e noi non potremo più mangiare la pasta al dente. Certo, aumentando l’anidride carbonica nell’atmosfera, i problemi saranno più gravi ed estesi della durezza degli spaghetti, ma la sperimentazione italiana condotta tra il 2012 e il 2013 è utile soprattutto per capire come reagirà la produzione alimentare ad un incremento di CO2. E partiamo dalla pasta. Lo studio è stato condotto presso il Centro di Ricerca per la genomica del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura in collaborazione con l’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment – Arricchimento dell’aria aperta con CO2). Gli studiosi hanno osservato la reazione di una coltura di dodici varietà di frumento inserite in un ambiente con un’atmosfera contenente circa 570 parti per milione (ppm) di anidride carbonica, che rappresenta la quantità di Co2 prevista per il 2050. Al 2013 la concentrazione di Co2, secondo quanto riportato da un recente rapporto dell’Onu, è di 396 Ppm, ma si prevede che, se non dovesse essere invertito il trend negativo, l’aumento di anidride carbonica crescerà del 30-40% nei prossimi quarant’anni. Una maggiore concentrazione di Co2 contribuirà a far crescere di più il grano, dal momento che l’anidride carbonica rappresenta un importante fertilizzante per le piante. Tuttavia, decrescerà la presenza di proteine, alle quali dobbiamo, oltre a specifiche proprietà nutritive, anche la capacità di
far “tenere la cottura”, ossia di non mantenere la caratteristica durezza della pasta al dente. Gli studiosi osservano che è tuttavia possibile impegnarsi affinché non vari la presenza di proteine nel grano, prevedendo un “lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l’aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto”. L’alternativa? Magari produrre meno anidride carbonica. [Foto da Pixabay
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