RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 21 febbraio 2020
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 21 febbraio 2020 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Senza contratto da quasi un anno, oggi il legno-arredo incrocia le braccia (M. Veneto, 2 articoli) Gibelli chiude l'Erpac e rassicura i dipendenti (Piccolo) Negozi in fuga dai centri storici. In crescita hotel, bar e ristoranti (Piccolo) La tecnologia 5G è arrivata in Friuli. Installati i primi quattro ripetitori (M. Veneto) Si infiamma la battaglia fra Hera e A2A. Il grande risiko si sta giocando a Nordest (Piccolo) Conferenza delle Regioni, Fedriga favorito (Piccolo) Il governatore dice sì alle due centrali del 118 (Piccolo) La legge sulle foibe spacca il gruppo dem (M. Veneto) CRONACHE LOCALI (pag. 8) Lavinox, fumata bianca dal ministero. Il possibile compratore sblocca la cassa (M. Veneto Pordenone) Contratto sospeso per i lavoratori della Nostra Famiglia (M. Veneto Pordenone) Crisi alla Dm Elektron, Regione in pressing per sbloccare gli stipendi (M. Veneto Udine) Scelti i dodici capigruppo di Confindustria (M. Veneto Udine) Flaibano, personale ridotto all'osso: agli sportelli c'è il sindaco (M. Veneto Udine) «Udine è succube di Fedriga: il nostro territorio mortificato» (M. Veneto Udine) A scuole e strade oltre 60 milioni dal Piano delle opere del Comune (Piccolo Trieste) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Senza contratto da quasi un anno, oggi il legno-arredo incrocia le braccia (M. Veneto) Maura Delle Case - Braccia incrociate, oggi, tra i lavoratori del settore legno-arredo. Lo sciopero di 8 ore, che in regione interessa 13 mila dipendenti occupati in 2.500 imprese, vedrà centinaia di persone prendere di prima mattina la via di Treviso per andare a manifestare, in piazza delle Istituzioni, il proprio scontento rispetto alla rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di categoria.La previsione del sindacato, alla vigilia dello sciopero, era di una partecipazione massiccia in regione dove i lavoratori si sono organizzati chi con la propria auto, chi in corriera per raggiungere la vicina città veneta.L'appuntamento in piazza è per stamattina alle 10, davanti alla sede locale di Assindustria, dove i lavoratori grideranno, al pari che a Milano, Pesaro e Bari, lo slogan della giornata, «no all'aumento della precarietà e alla riduzione dei diritti», per ascoltare infine il comizio conclusivo affidato a Salvatore Federico, della segreteria nazionale Filca Cisl.Scaduto il 31 marzo del 2019, il contratto di categoria interessa a livello nazionale circa 150 mila persone. «Lavoratori che sul contratto aspettano risposte da quasi un anno - si legge in una nota delle segreterie nazionali - e non meritano il trattamento riservato finora da una controparte che intende affermare un modello di impresa basato sulla riduzione dei costi del personale e su una gestione unilaterale dell'organizzazione del lavoro, anziché sulla qualità del lavoro, sulla professionalità, sugli investimenti e sul benessere organizzativo».L'abbandono del tavolo - denunciano ancora le segreterie nazionali - «è stato un atto gravissimo, segno di una scarsa considerazione delle relazioni industriali. Siamo convinti che le sfide sui mercati si vincano puntando all'innovazione e sul governo delle trasformazioni produttive, investendo in capitale umano e rafforzando la partecipazione dei lavoratori. Per questo chiediamo un contratto che ridistribuisca risorse adeguate ai lavoratori e garantisca un forte sistema di relazioni industriali nell'ottica della partecipazione». Gli fanno eco i segretari regionali Massimo Minen (Feneal-Uil), Luciano Bettin (Filca- Cisl) ed Emiliano Giareghi (Fillea-Cgil) che oltre a sottolineare la forza del settore, specie in provincia di Pordenone e Udine, rispettivamente con 7 mila e 5 mila addetti, rilevano la presenza di "migliaia di lavoratori in somministrazione, che vivono in una condizione di precarietà e ai quali spesso non sono riconosciuti gli stessi livelli retributivi dei dipendenti diretti: non a caso - concludono - allo sciopero e alle manifestazioni hanno aderito anche le categorie che tutelano i lavoratori atipici, UilTemp, Felsa Cisl e Nidil Cgil, che hanno aderito alle manifestazioni di venerdì». I lavoratori del legno in piazza per il contratto: 13 mila addetti in Fvg (Piccolo) testo non disponibile Gibelli chiude l'Erpac e rassicura i dipendenti (Piccolo) L'Erpac sarà abolito, i Musei provinciali di Gorizia saranno gestiti dal nuovo ente di decentramento regionale previsto dalla riforma degli enti locali e il complesso di Villa Manin verrà amministrato dalla Direzione centrale Cultura. L'assessore Tiziana Gibelli ha confermato ieri nel corso di un'audizione in Consiglio la volontà di sopprimere l'Ente regionale patrimonio culturale, introdotto dal centrosinistra per accentrare la conduzione di una serie di realtà fra cui appunto i Musei provinciali e Villa Manin. L'Erpac verrà cancellato dalla prossima legge di semplificazione calendarizzata ad aprile. Gibelli ha assicurato che il nuovo corso «non comporterà nessuna criticità per il personale, nessun esubero, nessun cambio di sede né di funzioni». Dalla prossima settimana cominceranno infine gli incontri per la costituzione del Museo etnografico di storia sociale, che metterà in rete i piccoli musei e gli archivi rurali regionali. Per il dem Franco Iacop, «manca l'indicazione di quella che sarà l'organizzazione complessiva del sistema culturale regionale. La chiusura dell'Erpac è un diktat della giunta Fedriga. C'è voluto un confronto diretto in commissione con l'assessore Gibelli, che ha ammesso che l'ente funziona, ma gli ordini di scuderia dall'alto si devono rispettare». 2
Negozi in fuga dai centri storici. In crescita hotel, bar e ristoranti (Piccolo) Giovanni Tomasin - Il commercio al dettaglio soffre in tutto il Fvg e assiste a un calo drammatico nei centri storici di Gorizia e Trieste, tra i primi dieci per rischio di declino commerciale. Tiene invece il comparto degli alberghi, bar e ristoranti, favorito forse dalla rinascita turistica del territorio.È la fotografia del Friuli Venezia Giulia scattata da un rapporto nazionale di Confcommercio che ha preso in esame l'andamento delle imprese nelle città italiane dal 2008 all'anno scorso. Lo studioL'indagine, realizzata con il contributo di Si. Camera (Agenzia delle Camere di commercio), ha interessato 110 comuni di medie dimensioni capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluogo più popolosi, con la distinzione "Centri storici" vs "Non centri storici". Per i 120 comuni è stato analizzato dal 2008 al 2019 l'andamento dello stock delle imprese del commercio al dettaglio di 13 categorie merceologiche (tra cui alimentari, rivendite tabacchi, farmacie, carburanti, computer, telefonia, libri, giocattoli, tessili, abbigliamento, ferramenta, mobili, commercio ambulante); degli alberghi e delle attività di ristorazione.Il dato di TriesteIl centro storico del capoluogo regionale è al quinto posto tra i comuni «a rischio declino commerciale». Peggio stanno soltanto Gorizia, Bari, Perugia e l'Aquila, in testa alla classifica dei malconci per ovvie ragioni. Il centro storico di Trieste fa segnare un calo di 59 imprese di commercio al dettaglio dal 2008 (erano 219) al 2019 (160, 15 in meno anche del 2016), mentre aumentano alberghi (da 10 a 25), bar e ristoranti (da 112 a 132). In periferia nel 2008 si registravano 1899 imprese di commercio al dettaglio e 1019 unità per il comparto alberghi, bar, ristoranti. Il calo per le prime è notevole: erano 1550 nel 2016 e 1436 nel 2019, per un totale di -433 unità. Le seconde invece crescono, seppur moderatamente, passando a 1022 nel 2016 e 1038 nel 2019. In aumento in particolare gli alberghi, balzati da 67 a 91 nel decennio.La categoria più corposa, i negozi di prodotti alimentari e bevande, ha sofferto: nel 2008 c'erano 15 imprese nel centro storico e 254 nel resto della città. Nel 2019 rispettivamente 12 e 203.Il dato di GoriziaA Gorizia centro il commercio al dettaglio crolla da 312 a 221 imprese, ma anche in questo caso crescono alberghi (da 3 a 5), bar e ristoranti (da 117 a 124). Fuori dal centro storico le cose non vanno molto meglio, le imprese al dettaglio passano da 150 a 135 in un decennio. Calano anche alberghi, ristoranti e bar, passati da 71 a 69. I numeri sono ovviamente molto diversi da quelli di Trieste, che dispone di un'area periferica molto più estesa. Pordenone e UdineIl fenomeno si ripete anche nei centri storici dei grandi comuni friulani. Questo il dato di Udine: commercio al dettaglio da 608 a 541, alberghi da 19 a 24, bar e ristoranti da 338 a 342. E a Pordenone: commercio al dettaglio da 332 a 271, alberghi stabili a quota 9 (ma 2 in più del 2016), bar e ristoranti da 143 a 155. Fuori dai centri storici, a Pordenone tiene il commercio al dettaglio (di poco sopra quota 200) mentre crescono alberghi, ristoranti e bar, passati da 117 a 144 nel decennio. A Udine il dettaglio cala da 393 a 376 nel decennio, mentre alberghi, ristoranti e bar aumentano da 228 a 251.L'analisi di Da Pozzo«Il crescente fenomeno dei negozi sfitti nelle città - commenta il presidente di Confcommercio regionale Giovanni Da Pozzo - è dovuto a cause diverse quali, tra l'altro, la modifica del comportamento di acquisto, la mancata corrispondenza tra l'offerta commerciale e la domanda del consumatore, problemi di vivibilità, accessibilità e declino urbano». Per fronteggiare il fenomeno, «servono, anche in Fvg, politiche di rigenerazione urbana innovative in grado di promuovere valori comuni, in ambito sociale, culturale ed economico». Il ruolo economico e sociale dei negozi di vicinato e dei pubblici esercizi «resta strategico». Da parte sua il terziario «deve saper assecondare il percorso dell'innovazione e non farsi trovare impreparato dal cambiamento che la digitalizzazione imprime ai modi di vivere, produrre, acquistare e comunicare». 3
La tecnologia 5G è arrivata in Friuli. Installati i primi quattro ripetitori (M. Veneto) Christian Seu - Attesa da istituzioni e imprese, avversata dai comitati preoccupati per i potenziali rischi per la salute, guardata con curiosità dall'utente medio, la tecnologia 5G è sbarcata in Friuli Venezia Giulia. L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) ha registrato nelle scorse settimane la realizzazione di quattro impianti di telefonia di ultima generazione in regione: due in provincia di Udine, uno nell'Isontino e uno in provincia di Pordenone, tutti installati da Telecom. Il gestore telefonico, tuttavia, si affretta a specificare che al momento non è prevista «l'accensione a fini commerciali» dei ripetitori. Tradotto: i tralicci ci sono, sono (lo sono tuttora?) accesi come confermerebbero le misurazioni effettuate da Arpa ma non sono ancora al servizio degli utenti, che del resto non hanno neppure i dispositivi necessari a sfruttare la trasmissione dati ad altissima capacità.quattro ripetitoriI primi due impianti ad essere attivati, il 10 gennaio, sono stati quelli installati nei pressi del centro commerciale Città Fiera di Torreano di Martignacco. Uno si trova nel parcheggio principale del mall, davanti a Leroy Merlin; l'altro si trova nell'area di sosta retrostante il corpo principale della struttura commerciale, in via del Cotonificio. Risulta attivato quattro giorni dopo, il 14 gennaio, il ripetitore piazzato nella zona artigianale di Gorizia, in via del San Michele, a poche decine di metri dalla sede della Protezione civile e a qualche passo in più dal confine con il comune di Savogna. Il giorno successivo, il 15 gennaio, è stato attivato invece l'impianto installato nella zona industriale di San Quirino (Pordenone), tra la regionale 251 e la provinciale 53. I quattro tralicci sono di Telecom, che assieme a Iliad e Vodafone ha ottenuto dal Ministero dello Sviluppo economico cinque lotti di frequenze sulle quali si baseranno le infrastrutture necessarie a far funzionare il 5G.telecom frenaL'attivazione degli impianti è al momento slegata dalla commercializzazione della nuova tecnologia. «In questa fase non è previsto un piano di sviluppo commerciale della rete in Friuli», fanno sapere dal quartier generale di Tim per il Nordest. In sostanza, il posizionamento dei ripetitori costituirebbe soltanto il primo passaggio per l'infrastrutturazione della nuova tecnologia, già in fase di sperimentazione nell'area metropolitana di Milano, a Prato, L'Aquila, Bari e Matera. le altre richiestePrima di ottenere il placet degli uffici comunali dell'edilizia privata che rilasciano i permessi a costruire, le compagnie telefoniche devono passare il vaglio della struttura operativa di Protezione dall'inquinamento elettromagnetico dell'Arpa Fvg. I funzionari dell'agenzia regionale effettuano una serie di simulazioni a tavolino, partendo dai dati cartografici: un software permette di calcolare una stima del campo elettromagnetico a varie altezze, escludendo gli impianti che "incrociano" con edifici o aree densamente abitate. Non a caso i quattro ripetitori attivati all'inizio dell'anno sono stati posizionati in aree commerciali, artigianali e industriali. Sul tavolo dell'Arpa giacciono diverse decine di richieste di parere sull'installazione di ripetitori di ultima generazione: il Comune di Udine, ad esempio, ha confermato nei giorni scorsi che Iliad Italia ha formulato una richiesta per posizionare tre antenne in altrettanti luoghi del capoluogo friulano. lo sviluppoIn Italia siamo ancora all'anno zero. In altri Paesi lo sviluppo del 5G è già consolidato: una ricerca di Deloitte evidenzia come in Giappone siano ad esempio già attivi 17,4 impianti per ogni 100 mila abitanti, mentre in Cina sono fermi a 14,1. In Europa il riferimento è la Germania, con 8,1 ripetitori per ogni 100 mila abitanti. L'Accordo di programma per lo sviluppo della banda ultra larga tra la Regione Fvg e il Ministero dello sviluppo economico mette in campo risorse per complessivi 101 milioni di euro, di cui 86 dal Fondo Sviluppo e Coesione, 12 dal Programma di sviluppo rurale e 2,5 dal bilancio dell'amministrazione regionale, come confermato nell'ultima seduta d'aula dall'assessore regionale alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti. 4
Si infiamma la battaglia fra Hera e A2A. Il grande risiko si sta giocando a Nordest (Piccolo) Luigi Dell'Olio - Si fa sempre più serrato lo scontro tra i giganti nazionali delle utility, la lombarda A2A e l'emiliano-romagnola Hera (che tra le altre cose controlla la triestina AcegasApsAmga), per guadagnare spazio a Nord-Est. Con gli operatori locali, in particolare Agsm (Verona), Aim (Vicenza) e AscoPiave (Treviso), che rischiano di perdere la loro autonomia e con ricadute anche per il Friuli Venezia Giulia, dato che a Trieste ha sede EstEnergy, nata nei mesi scorsi dallo scambio di asset tra la stessa Hera e Ascopiave (da una parte le attività commerciali nell'energia e dall'altra nella distribuzione di gas). «La quota del 4% di Ascopiave non è stata una nostra iniziativa. Già con Agsm Verona e Aim Vicenza avevamo fatto un'offerta di scambio rete-clienti che prevedeva di mettere insieme Verona-Vicenza e Treviso e A2A avrebbe avuto con quella operazione il 4% di Ascopiave, la stessa quota che abbiamo poi acquistato«, ha sottolineato ieri il presidente di A2A, Giovanni Valotti, parlando a margine di un convegno sulle utility. Nel Triveneto si gioca la battaglia su due fronti: sull'asse Verona-Vicenza, che stanno trattando in esclusiva con A2A, e su quello trevigiano, con Ascopiave che sul finire del 2019 ha apportato i propri clienti del gas in EstEnergy (controllata da Hera al 52%) e che due settimane fa ha scoperto di avere nel proprio libro soci (parliamo infatti di una società quotata in Borsa) la stessa A2A, che per l'operazione ha investito circa 42 milioni di euro. Chiaro l'intento di entrare nel cda dell'azienda trevigiana per condizionarne le mosse. L'obiettivo sembrava centrato, sino a che è arrivata la contromossa: Asco ha rilevato dall'avvocato e finanziere Massimo Malvestio il 3,65% di Acsm-Agam, a sua volta quotata e controllata da A2A (con il 42% del capitale). Un'operazione che attribuisce all'acquirente il potere di esprimere un consigliere e il presidente del collegio. Inoltre, dato che ora Ascopiave è il maggiore tra i soci di minoranza di Acsm avrà facoltà di impugnare le delibere assembleari e promuovere azioni di responsabilità. Invece A2A, per conquistare la posizione di maggior socio di minoranza in Asco, dovrebbe mettere sul piatto almeno 150 milioni. Così la multiutility lombarda avrebbe rivisto i piani in ottica più collaborativa, con la possibilità di dar vita a una newco nel settore del gas. L'ipotesi di cui si è vociferato nei giorni prevederebbe il conferimento delle reti del gas di Aim e Agsm in Ascopiave. Con quest'ultima che avrebbe chiesto di includere anche pezzi di reti in Lombardia nella ipotizzata società in condominio. Ma proprio l'alleanza che ha dato vita a EstEnergy rende difficile per Hera accettare che Ascopiave possa andare a braccetto con la concorrente lombarda. Da qui la scelta di avviare una campagna mediatica per far sentire che A2A è ospite non gradito.Tra i passaggi di un comunicato diffuso nei giorni scorsi da Hera sui quotidiani locali, la multiutility bolognese giudicava sbagliato "nella forma e nella sostanza" l'acquisto del 4,1% di Ascopiave da parte della stessa A2A. Quest'ultima rifiuta questa chiave di lettura, sottolineano che il suo disegno strategico non prevede la conquista del Triveneto, ma parte dall'idea di una grande alleanza industriale sollecitata e condivisa da Agsm Verona e Aim Vicenza, finalizzata a costituire un grande player di livello nazionale a maggioranza pubblica.Ma ieri è tornata a farsi sentire la stessa Hera, ricordando che è presente in Veneto e Friuli Venezia Giulia da quasi 10 anni con ben dieci società, «che hanno adeguata autonomia decisionale e impiegano oltre 2200 persone, con importanti investimenti e ricadute per il Triveneto.Non è quindi Hera che deve prendere lezioni su come disegnare le opportunità di sviluppo di grandi realtà utility», aggiunge la nota. Resta da capire quali altre mosse hanno in serbo i due colossi nazionali e in che modo gli operatori locali riusciranno a resistere a un gioco che sembra più grande di loro. Decisive saranno le tempistiche delle prossime mosse, con A2A che non sembra avere intenzione al momento di affondare il colpo su Ascopiave, dato che nel frattempo deve concludere l'integrazione con Aim e Agsm. 5
Conferenza delle Regioni, Fedriga favorito (Piccolo) Marco Ballico - Stefano Bonaccini, neo eletto presidente dell'Emilia Romagna, è in scadenza di mandato alla Conferenza delle Regioni che guida dal 2015. Luca Zaia, a quanto trapela, avrebbe rinunciato a una indicazione delle amministrazioni leghiste. E così toccherà probabilmente a Massimiliano Fedriga, 25 anni dopo l'ultimo governatore del Friuli Venezia Giulia a capo dell'organismo. L'ipotesi era stata prospettata già mesi fa, prima della pausa di fine anno. Una linea comune, quella dei colleghi di area, tutti d'accordo nel proporre, preso atto del "no grazie" di Zaia, il presidente del Fvg come sostituto dell'uscente Bonaccini. Adesso che il cambio della guardia è imminente, il tam tam torna a rimbalzare il nome di Fedriga. La nomina non è scontata, giacché si tratterà di pesare il parere delle Regioni di diverso colore politico, di quelle ordinarie in particolare, ma il governatore eletto nell'aprile 2018 con il 57% dei consensi pare essere il profilo giusto per rappresentare le Regioni nel confronto con lo Stato. Di certo Fedriga sarebbe favorevole a una soluzione del genere. Un incarico in più, ad aggiungersi agli impegni sul territorio, ma con prospettive di visibilità personali e per il Fvg, in un contesto in cui la giunta sta cercando di conquistare spazi di autonomia, a partire dalla scuola. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome è la sede ufficiale del confronto e del dialogo interregionale ed è deputata alla preparazione dei documenti e delle posizioni definitive delle Regioni che vengono rappresentate al governo in occasione delle sedute della Conferenza Stato-Regioni e Unificata. Bonaccini ne è presidente, con il governatore della Liguria Giovanni Toti vice. In Ufficio di presidenza siedono anche i presidenti della Toscana Enrico Rossi, della Campania Vincenzo De Luca e della Basilicata Vito Bardi, ma alle sedute partecipano in modo permanente pure Christian Solinas, presidente della Sardegna, in qualità di coordinatore del settore Regioni ad autonomia differenziata, e l'assessore al Bilancio della Lombardia Davide Carlo Caparini. Il primo presidente della Conferenza (fondata a Pomezia nel 1981) fu l'ex governatore dell'Emilia Romagna Lanfranco Turci del Partito comunista, ma già in quell'anno Antonio Comelli assunse la carica. Non l'unico presidente democristiano del Fvg a essere chiamato alla presidenza delle Regioni. Nell'elenco si ritrovano anche Adriano Biasutti (1990-91) e Vinicio Turello (1992), prima dei leghisti Alessandra Guerra e Sergio Cecotti (entrambi nel 1995). Gli ultimi tre presidenti sono invece stati tutti dem: prima di Bonaccini, Sergio Chiamparino e Vasco Errani. Il governatore dice sì alle due centrali del 118 (Piccolo) La prudenza dell'assessore alla Salute Riccardo Riccardi, la maggiore convinzione del presidente Massimiliano Fedriga. La giunta lavora al progetto di sdoppiamento dell'attuale centrale unica del 118, che prenderà una direzione definitiva a marzo. «Stiamo studiando l'ipotesi, ma posso dire che l'idea delle due centrali mi piace», ha dichiarato Fedriga in un'intervista a Telequattro... 6
La legge sulle foibe spacca il gruppo dem (M. Veneto) Mattia Pertoldi - Il consigliere della minoranza slovena Igor Gabrovec finisce nel mirino del centrodestra e anche il Pd - partito alleato e con il quale siede in gruppo consiliare a piazza Oberdan - di fatto prende le distanze dalla posizione manifestata in Aula.Nel corso della discussione della legge del meloniano Claudio Giacomelli sulle foibe, infatti, il rappresentante della Slovenska Skupnost ha sostenuto come «le vittime delle foibe non sono centinaia e migliaia» perché le foibe stesse «non sono state uno strumento per uccidere, ma molto spesso, e principalmente, delle fosse comuni per disbrigare velocemente tutta una montagna di cadaveri. Questo per dire che tanti, troppi, italiani vennero uccisi, ma non per la loro nazionalità». Frasi che hanno ricevuto l'immediato sdegno di Giacomelli. «Trovo che le dichiarazioni di Gabrovec - ha tuonato in Consiglio - diano il voltastomaco. È vergognoso sentirle in quest'Aula».Ieri, poi, sono stati i partiti alleati di Fratelli d'Italia - e cioè Lega e Forza Italia - a unirsi al coro di critiche e accuse contro l'esponente della minoranza slovena. «Le aberranti affermazioni di Gabrovec - ha attaccato il parlamentare del Carroccio Massimiliano Panizzut - sono da condannare nel modo più severo. Quanto detto non soltanto rappresenta un falso storico, ma anche un fatto gravissimo. Secondo Il consigliere del Pd, forse, i morti erano lì per caso e non sapevano dove buttarli? È davvero vergognoso che ancora oggi, nel 2020, dopo testimonianze storiche che hanno accertato la morte di oltre 10 mila persone e l'istituzione della Giorno del Ricordo delle vittime, ci sia chi ancora insinua che il dramma di Istria , Fiume e Dalmazia sia un'invenzione oppure qualcosa di poco conto».Chiara anche la posizione di Sandra Savino. «Chi nega il massacro di migliaia di italiani uccisi dai partigiani titini - ha detto la coordinatrice regionale azzurra - e descrive le foibe come "fosse comuni usate per disbrigare una montagna di cadaveri" è un negazionista, non degno di far parte di assemblee elettive. Le parole pronunciate da Gabrovec fanno rabbrividire per l'ignoranza e la volontà mistificatoria della storia». E in giornata, ieri, è arrivata anche la precisazione, che è anche una presa di distanza dal consigliere della Slovenska Skupnost, da parte del Pd. «La limpidezza del Pd sulle tragedie del confine orientale non può essere messa in discussione da nessuno. Ci riconosciamo nelle parole del presidente Sergio Mattarella, rispondiamo dei nostri atti politici e non di quelli altrui - ha spiegato il capogruppo Sergio Bolzonello -. Il gruppo del Pd, mercoledì, ha espresso il proprio rammarico per la chiusura del centrodestra che ci ha costretti a uscire dall'Aula. Gabrovec è segretario regionale di un partito autonomo, che anche in varie occasioni ha preso scelte autonome e distinte dal Pd. È rimasto in Aula e ha votato contro la legge, mentre noi siamo usciti per cui non ci possono essere equivoci né sovrapposizioni e la destra è scorretta a insinuarle». 7
CRONACHE LOCALI Lavinox, fumata bianca dal ministero. Il possibile compratore sblocca la cassa (M. Veneto Pordenone) Giulia Sacchi - Un imprenditore disposto a investire sulla Lavinox c'è e quindi ieri a Roma il ministero del Lavoro ha dato il via libera alla possibilità di concedere un altro periodo di cassa integrazione di cui usufruiranno le 106 maestranze dello stabilimento di Villotta di Chions.La presenza di un investitore - si parla della Inox market di San Vito al Tagliamento - era condizione necessaria affinché dal Governo arrivasse il sì al nuovo ammortizzatore sociale, dopo che l'ultimo salvagente a disposizione è scaduto lunedì scorso. Al momento è stata presentata istanza per dodici mesi, ma per avere certezza della durata del dispositivo si dovrà attendere. Una boccata d'ossigeno non da poco per i dipendenti e le loro famiglie, che negli ultimi tempi sono stati costretti a fare i conti anche con problemi di liquidità. L'ultimo stipendio che è stato pagato loro per intero è quello di novembre, corrisposto però a gennaio.Quella di ieri è stata un'altra giornata di apprensione per gli addetti: l'auspicio era che dal ministero arrivasse un ok e quando si è avuta certezza di quest'ultimo si è tirato un sospiro di sollievo. Diversamente, la via sarebbe stata quella dei licenziamenti. Quello a Roma è stato un incontro tecnico tra Unindustria, Regione, Governo e Gruppo Sassoli, proprietario di Lavinox. I prossimi passaggi saranno due: in Regione, fosse già la prossima settimana, per discutere dei progetti di ricollocazione e formazione dei lavoratori, e poi di nuovo al ministero per l'esame congiunto della cassa integrazione, tavolo al quale siederanno anche le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom e Uilm. Il nuovo ammortizzatore non rappresenta, comunque, la soluzione al quadro di criticità di Lavinox, come ha precisato il sindacalista di Fim Cisl Dennis Dalla Libera: ora serve dare gambe al progetto per garantire futuro allo stabilimento e all'occupazione, o almeno a una parte di questi. Nelle ultime settimane si è parlato dell'interessamento della Inox market, realtà insediata nella zona industriale del Ponte Rosso. Di più, al momento, non si sa.«Una delle condizioni necessarie perché da Roma arrivasse la disponibilità a un nuovo ammortizzatore era l'interessamento di un imprenditore - ha spiegato Dalla Libera -. Deve essere chiaro che i Sassoli hanno presentato istanza per un concordato di tipo liquidatorio: la via è dunque quella della cessata attività. Bene l'ok del ministero alla cassa, salvagente importante per i lavoratori. Ora bisogna accelerare: contiamo di incontrarci con la Regione la prossima settimana, poi il vertice a Roma per l'esame congiunto della cassa». «Adesso si passi dalle parole ai fatti» «Il via libera dal ministero è positivo, ma non placa la preoccupazione. Ora l'auspicio è che l'imprenditore interessato a rilevare l'attività, o comunque un ramo d'azienda, possa passare dalle parole ai fatti». Parole di Angelo Marian, Rsu Fiom e dipendente di Lavinox... 8
Contratto sospeso per i lavoratori della Nostra Famiglia (M. Veneto Pordenone) Donatella Schettini - Contratto sospeso, ma solo per i dipendenti assunti fino al 31 gennaio, in attesa di chiarimenti sui finanziamenti del coto del lavoro da parte delle Regioni. La "Nostra Famiglia" ha sospeso l'applicazione del contratto Aris Rsa e centri di riabilitazioni ai dipendenti delle sue strutture. Gli assunti dal 1 febbraio, invece, saranno inquadrati con il nuovo contratto. Soddisfatti i sindacati. La questione è nata a fine gennaio quando l'associazione, presente in Italia in 6 regioni con 29 sedi, ha comunicato alle organizzazioni sindacali il passaggio per i lavoratori (150 quelli della sede di San Vito al Tagliamento) dal contratto della sanità privata a quello delle residenze sanitarie assistenziali e centri di riabilitazione. Una novità che, secondo i lavoratori, porta condizioni sfavorevoli: aumento di ore di lavoro a parità di stipendio e condizioni economiche peggiorative per i nuovi assunti. I lavoratori avevano quindi proclamato l'agitazione. Nei giorni scorsi si sono ritrovati al tavolo i dirigenti dell'associazione e i sindacati (Fp Ggil, Cisl Fp e Uil Fpl). «Durante l'incontro - afferma una nota dell'associazione - è stato riferito che il consiglio di amministrazione, tenuto conto di quanto ipotizzato dalle organizzazioni sindacati dei lavoratori nell'incontro dell'11 febbraio circa il finanziamento del costo del lavoro da parte delle Regioni, ha deciso di approfondire ulteriormente le reali modalità con cui le stesse daranno corso a tali finanziamenti e di valutarne l'effettivo impatto sui costi, e senza con ciò innovare sulla decisione originariamente assunta. Tale approfondimento avverrà nel periodo di temporanea sospensione dell'applicazione, ai dipendenti in forza alla data del 31 gennaio 2020, del contratto nazionale per il personale dipendente da residenze sanitarie assistenziali e centri di riabilitazione». Agli assunti dopo febbraio sarà applicato il nuovo contratto «fermo restando - chiarisce l'associazione - che una eventuale soluzione che coinvolgesse l'intero comparto avrà valore generalizzato». Qualora non si torni indietro, per i lavoratori per il personale in forza al 31 gennaio il nuovo contratto sarà applicato a decorrere dal 1 febbraio. La trattativa tra le parti proseguirà nei prossimi mesi. Crisi alla Dm Elektron, Regione in pressing per sbloccare gli stipendi (M. Veneto Udine) La soluzione agli stipendi arretrati della Dm Elektron passa da Trieste. La Regione ieri si è impegnata infatti a scendere in campo in prima persona per sbloccare la situazione, contattando a stretto giro la proprietà dell'azienda di Buja affinché saldi quanto dovuto ai suoi 80 dipendenti. Vale a dire metà dello stipendio di dicembre, la tredicesima e la busta paga di gennaio. Lo ha garantito l'assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, al termine dell'incontro che ha presieduto insieme al collega titolare delle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, con le organizzazioni sindacali di categoria. Durante il tavolo, ospitato nella sede del consiglio regionale, i segretari provinciali di Fim Cisl e Fiom Cgil, Pasquale Stasio e David Bassi, hanno fatto il punto a beneficio dell'esecutivo Fvg rispetto alla situazione di disagio vissuta dai lavoratori per via della mancata corresponsione degli stipendi e delle incerte prospettive industriali dello stabilimento collinare. Una situazione di cui l'amministrazione Fvg era in gran parte edotta in virtù del ruolo propositivo che sta giocando e intende giocare nell'ambito di questa vertenza. Gli assessori hanno infatti ribadito al sindacato di aver nuovamente manifestato alla proprietà, incontrata nei giorni scorsi, «la disponibilità a mettere in campo strumenti di supporto, anche tramite Friulia, in considerazione di una crisi che, dati alla mano, appare di liquidità finanziaria - si legge nella nota diramata ieri dagli assessori Bini e Rosolen a margine dell'incontro -, ma con prospettive incoraggianti per quanto riguarda l'andamento della produzione». Il tavolo si è chiuso con un obiettivo comune: rilanciare lo stabilimento e preservare i posti di lavoro, evitando che le difficoltà dell'azienda e un clima di sfiducia possano ripercuotersi sugli attuali livelli occupazionali. M.D.C. 9
Scelti i dodici capigruppo di Confindustria (M. Veneto Udine) Confindustria Udine rinnova le proprie cariche interne. «Una squadra coesa e motivata - commenta la presidente Anna Mareschi Danieli -, al servizio delle imprese associate, per assicurare identità, rappresentanza, servizi e sviluppo al territorio, supportando la competitività del sistema produttivo a partire dai settori chiave dell'innovazione, della formazione e dell'internazionalizzazione. L'Associazione è la casa degli imprenditori e la loro partecipazione diretta alla vita associativa è indispensabile per creare una condivisione che si trasforma in maggior forza ed autorevolezza in ogni contesto. La disponibilità diretta di tanti imprenditori è un segnale evidente di buona salute per la nostra Confindustria, che è capace di cambiare mantenendo sempre fede alla propria mission».Vediamo, dunque, come cambia la rappresentanza dell'associazione nel biennio 2020-22.Sei le riconferme: Fabiano Benedetti (Telecomunicazioni e informatica), Roberto Collavizza (Servizi a rete), Matteo Di Giusto (Moda, tessili e manutenzioni operative), Massimo Masotti (Trasporti e logistica), Claudio Pantanali (Terziario avanzato) e Germano Scarpa (Chimiche). Cinque, invece, i volti nuovi: Mario Bolzonella (Cartarie, poligrafiche, editoriali), Fulvio Bulfoni (Legno, mobile e sedia), Franco Morgante (Alimentari e bevande) e Agostino Pettarini (Industrie metalmeccaniche). Angela Martina (Costruzioni edili) è stata invece eletta nuovo presidente di Ance Udine. Un cenno a parte merita il ricostituito gruppo Materiali da costruzioni, ritornato autonomo dopo alcuni anni passati come sezione del Gruppo costruzioni edili. A guidarlo sarà Alexandro Luci. Il Comitato della Delegazione di Tolmezzo di Confindustria Udine ha nominato, invece, Nicola Cescutti come nuovo coordinatore. I nuovi eletti sono entrati ufficialmente in carica a fine gennaio. A far parte del nuovo consiglio generale di Confindustria Udine saranno anche Filippo Pighin e Pierpaolo Bonetti, in rappresentanza rispettivamente delle Metalmeccaniche e delle Siderurgiche. Si sono svolte, inoltre, le votazioni per l'elezione del delegato alla Piccola industria, che entrerà di diritto a far parte del consiglio di presidenza e del consiglio generale, e dei rappresentanti la Piccola industria e dei cinque consiglieri aggiunti, che saranno membri elettivi del Consiglio generale. I cinque componenti aggiunti scaturiti dalla votazione da parte delle assemblee di gruppo sono Nicola Collino, Pierpaolo Costantini, Franco di Fonzo, Giovanni Claudio Magon e Cristina Mattiussi. Il delegato alla Piccola industria eletto attraverso la votazione da parte dei piccoli imprenditori associati nelle assemblee di gruppo dalla apposita lista di candidature è Massimiliano Zamò, che assume la qualifica di vicepresidente di diritto di Confindustria Udine. Sono state nominate ed elette, inoltre, nuove cariche che andranno a costituire il consiglio generale. Nello specifico due rappresentanti della Piccola industria: Francesca Cancellier e Andrea Lazzarini; i past president, che entrano a far parte del consiglio generale con diritto di voto: Giovanni Fantoni, Adriano Luci e Matteo Tonon; tre componenti nominati dal presidente tra soci che siano espressione particolarmente significativa della base associativa: Gian Paolo Martin, Marco Di Giusto, Damiano Ghini; i rappresentanti generali eletti dall'assemblea dei delegati: Edi Snaidero (grande impresa), Daniele Petraz e Daniele Stolfo. Fanno anche parte del consiglio generale i componenti del consiglio di presidenza: la presidente Anna Mareschi Danieli con mandato quadriennale con scadenza nel 2021, i vice presidenti elettivi (che formano la squadra del presidente come eletti dall'Assemblea dei delegati del 10 novembre 2017): Cristian Vida cui è affidata la funzione vicaria, Fabrizio Cattelan e Dino Feragotto. Fanno parte del consiglio di presidenza e, in quanto tali, del consiglio generale, i vice presidenti di diritto Angela Martina, presidente di Ance Udine; Davide Boeri, presidente del gruppo Giovani imprenditori; Nicola Cescutti, capo della delegazione di Tolmezzo; Massimiliano Zamò, delegato alla Piccola industria; Marco Bruseschi, tesoriere. Alle riunioni del consiglio generale partecipano, inoltre, ai componenti di collegio dei revisori contabili Gino Colla, Alberto Toneatto, Piero Petrucco e i probiviri Luca Balzano, Giuseppe Campeis, Roberto Moroso, Franco Paviotti, Roberto Pillosio. 10
Flaibano, personale ridotto all'osso: agli sportelli c'è il sindaco (M. Veneto Udine) Maristella Cescutti - Personale ridotto all'osso in attesa della prossime assunzioni. E così per far marciare la macchina dell'amministrazione comunale di Flaibano tocca anche al sindaco e agli assessori dare una mano, alternandosi negli uffici del Comune. Il primo cittadino Alessandro Pandolfo denuncia la grave situazione in cui versano gli uffici: «Sono sguarniti completamente di personale - spiega -; senza ragioneria - perché c'è stato un cambio, l'Uti e la Compa ci sono venuti in aiuto con personale qualificato, ma a tempo determinato - e senza ufficio amministrativo per quanto concerne la segreteria e l'anagrafe. Gli assessori all'Istruzione cultura e sociale Felice Gallucci, e l'assessore al Bilancio Cinzia Peres si sono presi carico, completamente, degli uffici di propria competenza per potere dare continuità all'attività del Comune scoperto di personale in questi settori». Il sindaco si occupa dell'ufficio anagrafe, per surrogare l'impiegata assente per maternità, con il supporto degli ex dipendenti che a titolo di volontariato stanno dimostrando l'impegno verso la comunità «mi auguro siano di esempio per coloro che verranno in futuro a ricoprire le stesse mansioni», sottolinea Pandolfo che auspica di «ripartire dall'ufficio tecnico dove ha preso servizio un responsabile che sta dimostrando una alta professionalità. Ci aspettano dei mesi difficili, ma con una prospettiva futura di ripartenza in attesa di ricoprire tutti gli spazi lavorativi mancanti che oggi mettono in crisi il buon funzionamento dell'ente. Noi facciamo parte dell'Uti Collinare che confluirà nella Comunità collinare come previsto dalla recente riforma regionale degli enti». L'ufficio personale quindi dipende dall'Uti collinare che ha il compito di emettere bandi e concorsi per l'assunzione oppure attingere alla graduatoria. Una volta deliberato il bilancio di previsione, il sindaco si augura che entro il mese di marzo ci potranno essere le nuove assunzioni, intanto da dietro al bancone dell'ufficio anagrafe al piano terra del municipio ci mette tutta la buona volontà a svolgere il "facente funzione" del personale mancante. Questa situazione di grave difficoltà che il Comune di Flaibano sta attraversando è il risultato della difficoltà che l'amministrazione ha dovuto sopportare negli ultimi cinque anni a causa del mancato introito da parte di quelle ditte fallite che non hanno ottemperato ai propri impegni finanziari, introiti che avrebbero risollevato le casse comunali.«Una situazione frutto anche del naufragio del progetto di fusione con i Comuni di Sedegliano e di Mereto di Tomba - afferma il sindaco Alessandro Pandolfo -. Per fortuna non mancano le speranze di un futuro migliore, visto che la comunità si sta di nuovo compattando e avvicinando con fiducia alle istituzioni» 11
«Udine è succube di Fedriga: il nostro territorio mortificato» (M. Veneto Udine) Cristian Rigo - «Il Friuli è stato mortificato e Udine, che dovrebbe esserne la capitale, è succube di Fedriga». Dopo le rassicurazioni del governatore, che ha difeso il riassetto societario di Friuli Innovazione evidenziando come si tratti di un'operazione che «valorizza il ruolo di Udine», il segretario del Pd, Vincenzo Martines non soltanto conferma le perplessità legate al progetto, ma punta il dito sul rapporto tra Massimiliano Fedriga e il sindaco, Pietro Fontanini e, più in generale tra la Regione e Udine.Secondo il capogruppo dem, Alessandro Venanzi «il governo regionale "triestino centrico", arrampicandosi sugli specchi di fronte ai friulani, palesa il passaggio di governance di Friuli Innovazione nelle mani della regione e quindi di Area Science Park. Non un'opportunità quindi per il Friuli come vogliono far credere - sostiene -, ma un ulteriore esempio di depauperazione del ruolo di Udine in uno scenario regionale». Sulla stessa linea si è espresso anche il capogruppo di Progetto innovare, Federico Pirone che punta il dito contro Fontanini: «Rimproveriamo al sindaco immobilismo e inerzia, ma non possiamo essere felici perché sono il ruolo e le prerogative della città e del territorio nel suo complesso a non contare e a rischiare la marginalità».Insomma, per il centrosinistra, il rischio evidenziato in prima battuta anche dal sindaco Fontanini, che Area science park fagociti il parco tecnologico del Friuli, è una certezza e la colpa è dell'Amministrazione di Palazzo D'Aronco che non è stata capace di farsi valere.«L'unica certezza su Friuli Innovazione - dice Martines - è che Fedriga è venuto a Udine a schiacciare il povero sindaco, a dirgli: "stai zitto". Il governatore questa umiliazione a Fontanini e alla città poteva evitarla, questione di stile. Bastava mandasse uno dei suoi scagnozzi leghisti friulani per cercare per lo meno di far sbollire la cosa. E invece no, è venuto lui di persona, personalmente (come avrebbe annunciato il Catarella di Montalbano) a stroncare qualsiasi ragionamento. Ha pure infierito su Confindustria con ringraziamenti che sanno di ironia e sull'Università che starà lì, in Friuli Innovazione, solo per buona educazione, ma intanto le quote le ha sfilate e l'incubatore se lo fa in casa».Insieme alla Regione hanno portato avanti il piano di rinnovamento anche gli altri soci principali come evidenziato dall'assessore regionale al Lavoro e alla Ricerca, Alessia Rosolen secondo la quale si tratta di «un'operazione ampia, di sistema, condivisa dal territorio che va a rafforzare il ruolo di Friuli innovazione. Abbiamo lavorato mesi - aveva precisato - per dare una risposta alle istanze dell'università di Udine, di Confindustria e della Camera di commercio e tutti insieme abbiamo cercato di valorizzare le risorse».Per Martines e il Pd però la realtà è un'altra: «Che dire? Udine esce completamente succube del comando triestino. Nessun dialogo dialettico. Il Friuli più in generale viene mortificato, in piena crisi industriale e occupazionale e nemmeno ascoltato dalla Regione ai tavoli delle trattative, ma i consiglieri leghisti friulani accettano il ritmo della vita agiata, in Regione, senza battere ciglio. Il capo è venuto a Udine a zittire un sindaco, incapace di prendere in mano qualsiasi situazione, con buona pace dei nostalgici di un Friuli forte, abbandonato invece alla retorica e quindi all'inconsistenza. Ora - aggiunge - Fontanini non potrà dare colpe più a nessuno. Con la resa incondizionata a Fedriga, si palesa tutta la sua insipienza, sua e del gruppo comunale della Lega, che non sa affrontare i temi politici dello sviluppo di Udine. A loro basta parlare di sicurezza ed finita lì».A non convincere Pirone, che anche in consiglio aveva chiesto chiarimenti sulla missione e il piano di sviluppo, è la mancanza di informazioni: «il governatore Fedriga parla di un rafforzamento molto generico del ruolo di Udine nella "nuova" Friuli Innovazione ma non spiega come questa trasformazione possa diventare un'occasione vera di sviluppo o di rilancio del sistema economico di questo territorio: che vantaggi acquisiscono da ora le aziende friulane? Che cosa ottiene in più questo territorio? Su che settore si punta? Come questa operazione lo rende più competitivo? Che bisogno c'è che Area controlli Friuli Innovazione? Tutto questo non ha risposta».E le conseguenze per Venanzi sono chiare: «Stiamo assistendo pian piano a uno smantellamento del ruolo del Friuli e di Udine davanti al silenzio totale del sindaco Fontanini che fino a oggi si ergeva come paladino in difesa del Friuli, sconfitto anche questa volta, dopo Udine e Gorizia fiere, che dichiara di essere stato lasciato solo dai "suoi" in Regione e Parlamento. Una città priva di ruolo e un sindaco umiliato dai suoi colleghi di partito. A distruggere si sta poco, a ricostruire molto più tempo». 12
A scuole e strade oltre 60 milioni dal Piano delle opere del Comune (Piccolo Trieste) Massimo Greco - Sulla parte più alta del podio salgono le scuole che assorbiranno 37 milioni di euro. Al secondo posto si classificano le strade, sulle quali saranno investiti 25 milioni. Poi, decisamente più staccati, gli impianti sportivi avranno 8,5 milioni; ai beni culturali andranno 7 milioni; rinverdire il verde significa impiegarne 6. Tra le voci più consistenti i 3,5 milioni destinati al tram di Opicina. L'Oscar della spesa più alta single, comunque, va alla galleria Montebello-Foraggi, alla quale solo nel 2020 vengono consegnati 9,8 milioni. Il programmaIl Piano triennale delle opere, che costituisce una delle più sostanziose pietanze del bilancio 2020 comunale, sarà presentato oggi alle 14.30 in Salotto azzurro alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza, del vice Paolo Polidori, dell'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, dei capigruppo di maggioranza. In preparazione dell'appuntamento, Elisa Lodi scalda i motori, anticipando nel suo ufficio al quarto piano di largo Granatieri le principali direttrici di spesa scelte dall'amministrazione. Il triennale 2020-22 assomma 192,6 milioni di lavori, comprendendo quelli che verranno effettivamente realizzati e quelli che fanno parte del consueto libro dei sogni: l'annuale 2020, che non va dimenticato è l'ultimo esercizio "pieno" del Dipiazza 3° prima delle elezioni 2021, rappresenta oltre la metà del programma con 104, 7 milioni. Gli interventiIn coerenza ai riparti di spesa sopracitati, l'avvocato Lodi, esponente di Fratelli d'Italia, individua alcuni degli interventi di maggiore rilievo. Nel settore dell'educazione si proseguirà il grande lavoro riqualificativo edile- impiantistico-ambientale impostato sulla Fonda Savio, sulla Dante, sulla Caprin, sul Nordio, sul Nautico, sul compendio di via Manzoni. Tra le novità da avviare, l'asilo-nido nell'ex caserma Chiarle a San Giovanni, a cui è assegnato un finanziamento da 3,3 milioni e che sconta ritardi nella demolizione. Le stradeSul tema viario già si è accennato al cantiere "principe" che interesserà la galleria tra piazza Foraggi e via Salata: Elisa Lodi confida che la gara per l'affidamento dell'opera si svolga tra marzo e aprile, così da consentire l'avvio dei lavori nella tarda estate. Lavori destinati a protrarsi per 18 mesi fino alla primavera 2022. Galleria a parte, si continueranno a costruire rotatorie, le più importanti saranno su via Brigata Casale e in via Fianona-via dell'Istria, vicino al cimitero di Sant'Anna. Gli impianti sportiviL'impiantistica sportiva accenderà i suoi "focus" sui project financing del "Giorgio Ferrini" a Ponziana e della "cittadella Samer" in via Locchi. Il "fiat lux" dell'illuminazione allo stadio Grezar costerà 800 mila euro, il campo del Vesna altri 700 mila. Importante risulta l'intervento del credito sportivo con 4 milioni di mutui. 13
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