FLIPPED CLASSROOM: INNOVARE LA SCUOLA CON LE TECNOLOGIE DIGITALI
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Cecchinato G.. (2014). Flipped classroom: innovare la scuola con le tecnologie digitali. TD Tecnologie Didattiche, 22 (1), pp. 11-20 11 FLIPPED CLASSROOM: INNOVARE LA SCUOLA CON LE TECNOLOGIE DIGITALI THE FLIPPED CLASSROOM: INNOVATING SCHOOLS WITH DIGITAL TECHNOLOGY Graziano Cecchinato | Università degli Studi di Padova | Padova (IT) * Via Beato Pellegrino 28, 35138 Padova, Italia | g.cecchinato@unipd.it Sommario Gli scenari culturali che si producono dallo sviluppo dei nuovi media e che pervadono la quotidianità delle giovani generazioni impongono un ripensamento delle strategie educative nella scuola. Il diffondersi della produzione e condivisione di contenuti aperti moltiplica la libera accessibilità a risorse digitali e il loro riutilizzo nei contesti scolastici. Una pratica che sta ottenendo consenso nelle comunità di docenti prevede di capovolgere (to flip) i momenti classici dell’attività didattica: la lezione frontale e lo studio individuale. Grazie alla crescente disponibilità di videolezioni, di prodotti multimediali, di strumenti di interazione online l’accesso ai contenuti può avvenire al di fuori delle mura scolastiche, mentre la fase di esercitazione, applicazione ed elaborazione si sposta a scuola, in un contesto collaborativo ideato e condotto dal docente. Le implicazioni pedagogiche di questa duplice inversione sono molteplici: dalla individualizzazione e personalizzazione dell’apprendimento nella prima, all’apprendimento attivo e fra pari nella seconda, consentendo di trasformare una didattica fondamentalmente istruzionista in una costruttivista e sociale. Questo contributo intende fornire un’analisi dei presupposti psico-pedagogici, dei nodi problematici, delle pratiche didattiche e degli strumenti operativi che vengono coinvolti in questa strategia. PAROLE CHIAVE Flipped classroom, Innovazioni educative, Tecnologie didattiche. Abstract New media are pervading the everyday lives of young people, leading to emergent cultural scenarios that call for a rethink of educational strategies in school. Increased production and sharing of open content is steadily opening up access to digital resources and facilitating their reuse in school contexts. A practice that is gaining popularity in the teaching community is “flipping the classroom”, i.e. inverting the classic sequence of classroom lecture and individual study. The widespread availability of video lessons, multimedia products and tools for online interaction means that content can now be accessed outside the school walls, while the phases of exercise, application and processing can take place at school in a collaborative environment designed and managed by the teacher. The pedagogical implications of this double inversion are twofold: personalition of learning in the first inversion, and active and peer learning in the second. This lays the foundations for the transformation of instructionist teaching into more constructivist and social practices. This contribution analyses the psycho-pedagogical assumptions, key issues, educational practices and operational tools involved in this strategy. KEY-WORDS Flipped classroom, Educational innovation, Educational technology.
12 G. Cecchinato è certo la lettura del libro alla classe, ma l’esposizio- ne che ne fa il docente, la sua interpretazione, le sue strategie comunicative che ne favoriscono la com- prensione negli studenti. All’origine di questa tra- sformazione troviamo un cambiamento nella tecno- logia di riproduzione del libro. L’avvento della stam- pa a caratteri mobili ha rivoluzionato l’ecosistema culturale trasformando il libro da manoscritto so- stanzialmente unico a prodotto di serie facilmente accessibile. Dal ‘500 il libro lentamente inizia a dif- fondersi nelle case, a divenire personale, ad essere fruibile privatamente. In un arco temporale di circa due secoli, con i movimenti culturali dell’idealismo, del romanticismo e la nascita dell’ermeneutica co- me scienza, si porta a compimento la trasformazio- ne della lezione ex-cathedra, ponendo al centro del- l’aula il docente con le sue conoscenze disciplinari, le sue capacità di analisi, le sue abilità comunicati- ve e didattiche. Il testo scritto però rimane ancora alla base dei processi culturali e scientifici, con le Figura 1. Laurentius de Voltolina (1350). Una lezione all’Università di Bologna. sue caratteristiche di autorevolezza, fissità e demar- cazione disciplinare e sta alla bravura ed esperienza INTRODUZIONE del docente celare, nella sua esposizione orale, que- Questo dipinto (Figura 1)1, datato attorno al 1350, sto profondo legame (Friesen, 2011). Quindi l’evo- riproduce una lezione all’Università di Bologna. Ciò luzione della tecnologia che è stata egemone dello che raffigura ci appare estremamente familiare. So- sviluppo culturale e scientifico (scrittura, libro, no presenti gli elementi fondamentali che contraddi- stampa) ha forgiato a proprio uso e consumo le pra- stinguono la realtà scolastica attuale: la cattedra e tiche educative e ridefinito le strategie di apprendi- l’insegnante, il libro, gli studenti con i loro testi, at- mento basandole sui processi di letto-scrittura. tenti nelle prime file, distratti nelle ultime. C’è perfi- Oggi, come è evidente, ci troviamo a vivere in una no lo studente che dorme. Si tratta, ovviamente, di nuova fase di profonda trasformazione delle tecno- una allegoria, ma guardando questa rappresentazio- logie intellettuali e quindi delle modalità di accesso ne sembrerebbe che i secoli che ci separano da es- e produzione della conoscenza. Una fase che, se per sa, lo sviluppo tecnologico, la ricerca pedagogica, la molti aspetti ricorda l’avvento della stampa, per al- sperimentazione didattica e il contributo di genera- tri sembra andare oltre. I saperi che la rete digitale zioni di docenti non abbiano alterato le dinamiche, veicola non sono più fissi e definiti come nel testo il clima, i processi che si svolgono nelle aule. Come stampato, ma fluidi e in divenire; non sono più co- è possibile? dificati attraverso l’unico medium della scrittura, ma Chi si trova ad insegnare ha una naturale tendenza integrano molti media e originali strategie comuni- a farlo allo stesso modo sperimentato da studente, cative; non seguono più la linearità del testo scritto, e chi ha scelto con convinzione questa professione ma la reticolarità dell’ipertestualità; non sono più è probabile che abbia un feeling positivo con questa prodotti da professionisti, ma vi partecipiamo tutti. metodologia, che rinforza la sua tendenza a ripro- La carta si trasforma in bit, il testo diventa ipertesto, durla. Tutto questo però non può spiegare la straor- le sue immagini si animano e vi possiamo interagi- dinaria longevità della lezione ex-cathedra. Ciò che re per guidare i percorsi di conoscenza. Gli esiti co- le ha permesso di attraversare i secoli è la tecnolo- gnitivi di queste trasformazioni si annunciano rile- gia su cui si basa, che non a caso è altrettanto lon- vanti: se la scrittura ha favorito il pensiero analitico, geva: il libro. Libro e lezione sono strettamente lega- i nuovi media sostengono quello associativo (Bush, ti. Il termine stesso lectio deriva da legere e ai tem- 1945); la navigazione libera di risorse interconnes- pi del dipinto la lezione consisteva nella lettura ad se ci rende produttori attivi di percorsi personali di alta voce del libro, che era un oggetto raro e costo- conoscenza piuttosto che semplici fruitori (Bolter e so. Non di rado la lettura consisteva in realtà in una Grusin, 2002); la collaborazione coordinata di mi- dettatura agli allievi che avevano il compito di ripro- lioni di persone a progetti condivisi genera processi durre il libro, contribuendo così a “conservare la co- di “intelligenza collettiva” (Lévy, 1996) e di “saggez- noscenza”, la vera funzione della istituzione educa- za della folla” (Surowiecki, 2007). Cambiamenti si- tiva del tempo (McLuhan, 1962). gnificativi coinvolgono anche le modalità di appren- Vista così la lectio ci appare profondamente diversa dimento. La rivoluzione dei new media inizia con il dall’attuale lezione frontale. Oggi il suo modello non superamento della forma testuale di comunicazione
TD Tecnologie Didattiche, 22 (1) 13 fra utente e computer grazie alla commercializzazio- creativa startup. Non è nemmeno una nuova speri- ne di PC dotati di interfaccia grafica (1984). Si ini- mentazione calata dall’alto da qualche ministero, zia ad utilizzare le nuove macchine non più con lo ma una proposta pedagogica coerente che emerge studio di manuali e la memorizzazione di comandi, dalle esperienze di docenti che vogliono cambiare la ma attraverso l’interazione diretta, guidati dall’intui- scuola. Nella Rete, assieme a centinaia di migliaia to, procedendo per prove ed errori, basandosi sul- di riferimenti, se ne può reperire un “manifesto”2. In l’esperienza d’uso. Lo stesso successo del Web estrema sintesi si propone di invertire i momenti (1990) è dovuto alla sua modalità grafica e intuiti- classici dell’attività didattica: la lezione frontale si va di accesso a risorse della preesistente rete inter- sposta a casa e lo studio a scuola. A sostegno di net. Anche in altri significativi prodotti della cultura questa duplice inversione si adducono diversi ele- digitale si assiste a questo processo. Con i videogio- menti. Una prima riflessione fa riferimento al cre- chi, i serious games, i mondi virtuali, la realtà au- scente numero di ricerche che hanno messo in evi- mentata si ricompone la separazione fra teoria e denza i limiti della lezione tradizionale come strate- pratica, si ritorna ad un apprendimento basato sul- gia di apprendimento (Gibbs, 1981; Bligh, 1998; l’esperienza diretta, sia pur riprodotta o simulata. Brandford, Brown e Cocking, 1999; Butchart, Han- Una modalità di apprendimento molto più connatu- dfield e Restall, 2009). Il prolungato ascolto passi- rata al nostro essere, radicata nel nostro sviluppo fi- vo, le difficoltà di interazione, la mancanza di colla- logenetico e posta in secondo piano da quella sim- borazione, l’assenza di feedback sulla reale com- bolico-ricostruttiva che ha informato le istituzioni prensione, l’impossibilità di rispettare i diversi ritmi educative in modo pervasivo da quando la scrittura e stili cognitivi sono tutti limiti che gravano pesante- ha incontrato la stampa (Antinucci, 2001). mente in quella che è tutt’ora la principale pratica Questo mutato scenario culturale e tecnologico ha didattica della scuola (Smith et al., 2005). Come contribuito a produrre le difficoltà nelle quali si tro- noto ogni classe è molto eterogenea e la lezione va la scuola. I cosiddetti nativi digitali, immersi dal- frontale teoricamente rivolta a tutti in realtà è con- la nascita in un ambiente pervaso da tecnologie dotta inevitabilmente per lo studente medio. Ciò multimediali e interattive, vivono la realtà scolastica comporta che di norma in classe ci siano studenti come estranea al proprio modo di apprendere (Jen- più dotati che si annoiano e studenti in difficoltà che kins, 2010). Nell’esperienza quotidiana si apprende si sentono esclusi. per interesse, in modo contestuale, provando attiva- Un secondo elemento di riflessione emerge dalla mente e collaborando con i propri pari. Nella scuo- comprovata efficacia dei linguaggi audiovisivi e mul- la tradizionale si studia per dovere, in modo astrat- timediale nell’apprendimento (Paivio, 1986; Mayer, to, spesso ascoltando passivamente e lavorando in- 2001) e dalla proliferazione di risorse video digitali, dividualmente (Gee, 2007). È necessario un cam- educativamente orientate e prodotte con originali biamento. Libro di testo e lezione frontale non pos- strategie comunicative, che vengono rese libera- sono certo esaurire le strategie educative della scuo- mente disponibili online. Da questo quadro appare la del XXI secolo. Come la stampa qualche secolo fa percorribile ricorrere alla mediazione tecnologica per ha reso improduttiva la lettura di un testo ad una accedere, anche fuori dall’aula, all’esposizione dei classe, oggi le tecnologie digitali riproducendo le le- contenuti disciplinari. Avvalersi di risorse digitali zioni, trasformandole in videolezioni disponibili produce inoltre vantaggi di carattere operativo: con- quando e dove si desideri, rendono improduttivo tro- sente ad ogni studente di disporne senza vincoli di varsi in classe per ascoltare passivamente l’esposi- spazio e tempo; ognuno può seguire il proprio ritmo zione di contenuti. Dobbiamo pensare ad una nuo- di apprendimento, visualizzare più volte un video, va trasformazione dell’aula da luogo dell’insegna- saltare fra gli argomenti; può fruire dei contenuti an- mento a quello dell’apprendimento, spostando ora che chi è assente; si possono individualizzare per- al suo centro gli allievi. Forse è giunto il momento corsi per ogni allievo e ognuno può integrare i mate- che nessun studente dorma più in classe. riali di studio come crede. Questo porta gli studenti a maturare un maggior controllo e una maggiore re- COS’È LA FLIPPED CLASSROOM sponsabilizzazione sul loro apprendimento, facilitati Nonostante il nome richiami un capovolgimento ra- dall’operare con strumenti che appartengono al loro dicale della scuola, la Flipped classroom non è una vissuto quotidiano e con i quali hanno un feeling po- rivoluzione improvvisa, ma un processo da tempo in sitivo. evoluzione e che ha radici educative profonde. Un A queste considerazioni si aggiungono in modo si- contributo scientifico che ne introduce i temi è sta- nergico quelle addotte a soste- to pubblicato dodici anni orsono dal Journal of Eco- gno della seconda inversione. 1 en.wikipedia.org/wiki/File:Laurentius_de_Voltolina nomic Education (Lage, Platt e Treglia, 2000), ma Il tempo d’aula non più neces- _001.jpg riferimenti si possono rintracciare in tutti i movimen- sario all’esposizione dei conte- 2 www.thedailyriff.com/articles/the-flipped-class- manifest-823.php ti dell’apprendimento attivo, a partire da Dewey. nuti può essere utilizzato per Per una rassegna di risorse si segnala Non è una nuova tecnologia o l’ultima trovata di una assolvere ad un’altra funzione http://www.scoop.it/t/flippedclassroom
14 G. Cecchinato più significativa e più critica, ma spesso non ade- durle in proprio. Sul primo punto internet è una fon- guatamente sostenuta dalla scuola. L’aula può dive- te inesauribile. In ambito universitario non c’è ate- nire il luogo dove avviene l’applicazione dei conte- neo che non pubblichi liberamente i propri corsi su nuti, la fase di riflessione e di interiorizzazione. Il piattaforme create ad hoc, come lo “storico” Open- luogo dove tutti gli studenti sono impegnati nell’ana- CourseWare o il recente edX, oppure sui canali edu- lisi, nella valutazione, nella costruzione della cono- cativi dei principali provider della Rete, come You- scenza, nel rispetto e nella valorizzazione delle di- TubeEdu e iTunesU. Ma le iniziative più interessan- verse forme di intelligenza (Gardner, 1987). Spo- ti, che stanno mettendo in discussione il sistema di stando le lezioni a casa l’impostazione dell’attività in istruzione superiore, almeno negli Stati Uniti, pro- aula può cambiare radicalmente e compiersi quel vengono da startup come Coursera, Udacity, Ude- passaggio, che la ricerca educativa invoca da tem- my che attivano corsi con centinaia di migliaia di po, da una didattica fondamentalmente istruzionista studenti (MOOCs, Massive Open Online Courses), (la “trasmissione del sapere” ad opera del docente) ideando nuove strategie di produzione didattica ad una costruttivista e sociale (ogni studente co- (Piech et al., 2013) e di sostenibilità economica struisce attivamente assieme agli altri la propria co- (Young, 2012). noscenza). Si tratta quindi di un’ulteriore sposta- Anche nell’ambito della scuola si moltiplicano le mento del focus dell’aula che pone adesso al centro proposte, in particolare per i gradi superiori. La dei suoi processi non più il testo, fonte della cono- Khan Academy3 è una realtà concreta che sta inci- scenza, e nemmeno il docente come esperto disci- dendo in modo significativo sullo studio (almeno plinare, ma ogni studente con le proprie specifiche della matematica) dell’attuale generazione di adole- esigenze di apprendimento. Un percorso reso inelu- scenti di lingua inglese. Nata dall’iniziativa di dibile anche dall’incalzare di una società che rigene- un’unica persona, Salman Khan, pubblicando su ra incessantemente la conoscenza e che quindi, più YouTube brevi videolezioni di matematica per aiuta- che programmi da svolgere, come ormai ampia- re i propri cugini, la Khan Academy gode oggi di in- mente condiviso, richiede alla scuola la promozione genti donazioni da parte di Google e della Fondazio- dello sviluppo di competenze. In questa classe il do- ne di Bill Gates. Attualmente nel sito ci sono più di cente svolge il ruolo di facilitatore dei processi di ap- 4500 lezioni di matematica, scienze naturali, eco- prendimento, di sostegno allo sviluppo delle facoltà nomia, scienze umane e informatica, che hanno to- cognitive, di guida nello sviluppo delle competenze: talizzato oltre 210 milioni di visualizzazioni. La sua attività oggi più rilevanti e critiche di quelle della dif-popolarità non deriva da effetti speciali o innovazio- fusione dei contenuti. ni tecnologiche. Nei video non ci sono animazioni avvincenti, grafica 3D, interattività, simulazioni, ma PRIMO CAPOVOLGIMENTO uno schermo nero che funge da lavagna virtuale (Fi- Per spostare la fruizione dei contenuti fuori dell’aula gura 2), segni colorati tracciati a mano libera e la vo- un docente ha a disposizione due strategie: utilizza- ce fuori campo di Salman Khan. re risorse online (libere o a pagamento), oppure pro- I fattori di successo, più che nella dimensione tec- nologica, si trovano in quella didattica, dove emer- gono almeno due aspetti: la capacità di Salman Khan di suddividere ampie aree scientifiche in brevi interventi, creando un tessuto di contributi logica- mente interconnesso, e la strategia comunicativa che non è quella del docente in cattedra, ma di un tutor a fianco dello studente. I video non sono “le- zioni magistrali” condotte con solennità, non sem- brano progettati minuziosamente a tavolino, ma in- terventi informali, quasi pensieri ad alta voce4. Que- sti aspetti producono coinvolgimento negli studenti, che si sentono accompagnati nell’apprendimento da un amico piuttosto che da un docente. Tutto ciò, lungi dell’essere frutto dell’improvvisazione, richie- de, come è facilmente intuibile, una profonda com- petenza delle materie trattate e grandi doti di carat- tere didattico e comunicativo. Il successo dell’inizia- tiva e i finanziamenti ottenuti hanno portato allo svi- luppo di altre rilevanti funzionalità. Con un ambien- te chiamato Mappa della conoscenza5 viene perso- nalizzato per ogni studente un set di esercizi con Figura 2. Khan Academy: mappa della conoscenza. percorsi che si aggiornano dinamicamente in base
TD Tecnologie Didattiche, 22 (1) 15 alle videolezioni visualizzate. Il superamento degli anche significative iniziative che si discostano dal esercizi fa conseguire, secondo le strategie della ga- modello delle Open Educational Resources e si ispi- mification, premi e badge che si possono esibire co- rano a quello del mercato delle applicazioni per me trofei. Ma le funzioni implementate non si esau- smartphone, cioè prodotti a prezzi irrisori per ottene- riscono in attività riconducibili alla nota “autoistru- re profitti da grandi volumi di vendita. Un sito che zione”. Khan Academy si propone anche come piat- adotta questa logica è Teachers pay Teachers10 che taforma per la gestione di una classe reale. Con di recente ha consentito a un insegnante di guada- l’iscrizione gratuita dei suoi studenti un insegnante gnare un milione di dollari attraverso la vendita delle può disporre di un ambiente di conduzione delle at- proprie unità di apprendimento11. tività didattiche. Le risorse visualizzate, il tempo de- L’utilizzo di tutte queste risorse nella scuola italiana dicato, gli esercizi svolti, gli errori compiuti vengono presenta però il grave limite della lingua. La Khan tracciati da un sistema di learning analytics che Academy ha una sezione di sottotitolazione delle vi- produce dati, grafici e statistiche a disposizione del deolezioni che si avvale di volontari. C’è anche una docente. comunità italiana che pubblica su YouTube i video Nonostante le sofisticate tecnologie adottate non è doppiandone la voce e che ha superato le centomi- difficile scorgere alla base di tutto questo una visio- la visualizzazioni, ma è evidente che l’adozione di ne dell’apprendimento di stampo comportamenti- questo modello sarà tanto più diffusa quanto mag- sta, che certamente non costituisce una novità in giore sarà la disponibilità di risorse nella nostra lin- ambito educativo e i cui limiti sono stati ampiamen- gua. Attualmente le iniziative che si possono citare te messi in luce dalla ricerca pedagogica e dalla pra- sono: OilProject12 che con migliaia di videolezioni e tica didattica. Le critiche più ragionate sostengono oltre 250.000 utenti è forse la realtà più significati- che Khan Academy lungi dall’essere la scuola del fu- va, anche per l’originalità del progetto; ScuolaInte- turo, come qualcuno preconizza6, offra invece una rattiva13, che pubblica liberamente su YouTube vi- risorsa funzionale alla scuola così com’è oggi (No- deolezioni in ambito umanistico utilizzando mappe schese, 2011). In questo senso le videolezioni non concettuali; Insegnalo.it14, che si propone come sarebbero altro che ripetizioni a buon mercato che strumento per favorire lo sviluppo di corsi online, rinforzano un apprendimento nozionistico miglio- che possono essere anche a pagamento; Innova- rando comunque il rendimento scolastico, da cui scuola15, che consente di scegliere le varie risorse appunto deriverebbe buona parte della loro popola- in base a diverse tipologie, come il ciclo scolastico o rità. Anche il sistema di esercizi proposto incentiva la materia insegnata. Infine occorre considerare gli gli studenti ad acquisire punteggi e conquistare livel- editori specializzati nell’editoria scolastica che po- li come nei videogiochi, piuttosto che sollecitare una trebbero svolgere un ruolo di stimolo con una produ- comprensione profonda di ciò che si sta studiando. zione di risorse destinate a essere utilizzate in que- Si tratta di analisi fondate che però nella sostanza sto contesto. non mettono in discussione la Khan Academy nel L’altro percorso che può portare alla Flipped classro- suo complesso, ma consentono di inquadrarla in om è la produzione di videolezioni e risorse digitali ad una più corretta prospettiva, ad esempio quella del- opera dei singoli insegnanti. Questa strategia con- la Flipped classroom, nella quale può divenire una sente di realizzare prodotti che soddisfano le specifi- preziosa risorsa, integrabile in modelli di apprendi- che esigenze di contenuto, metodologia didattica, mento costruttivisti, come più avanti vedremo. comunicazione educativa di ogni docente, ma richie- In ogni caso oltre a Khan Academy sono molte le ini- de lo sviluppo di competenze ziative altrettanto promettenti che fioriscono nella tecnologiche e soprattutto me- 3 www.khanacademy.org/ Rete. Recentemente YouTube ha prodotto un servizio todologiche del tutto distinte 4 Per averne un’idea basta visualizzare una qualsiasi per docenti7 proponendo video organizzati per mate- da quelle della lezione in pre- lezione: www.khanacademy.org/math/algebra/ ria e ordine scolastico. TEDEd8, la sezione educativa senza. Per l’aspetto tecnologi- exponents-radicals/v/simplifying-radicals, qui di TED, propone video appositamente per la Flipped co ci sono una molteplicità di doppiata in italiano: www.youtube.com/watch?v= wnDA3iaioW8&feature=plcp classroom e strumenti per adattarli alle specifiche servizi e di strumenti di libero 5 www.khanacademy.org/exercisedashboard esigenze di un docente, come testi di approfondi- accesso per fare screenca- 6 www.youtube.com/watch?v=zxJgPHM5NYI&feature mento, prove di verifica e altro. In questo ambiente sting, cioè videoregistrare lo =youtu.be&t=11m35s 7 www.youtube.com/user/teachers/Teach ognuno può caricare i propri video, passando attra- schermo del proprio PC men- 8 ed.ted.com/ verso YouTube, e poi predisporre la lezione con gli tre si visualizzano i contenuti. 9 www.edmodo.com/ strumenti di personalizzazione. Le risorse che questi Si tratta di strumenti di facile 10 www.teacherspayteachers.com/ siti rendono disponibili possono poi essere proposte uso e che richiedono un nor- 11 ideas.time.com/2012/09/20/should-teachers-be- allowed-to-sell-their-lesson-plans/ alla propria classe utilizzando un Learning Manage- male computer dotato di web- 12 www.oilproject.org/ ment System come Moodle, o prodotti di Social Le- cam e microfono. Utilizzando 13 www.youtube.com/user/ScuolaInterattiva arning Network che non necessitano di approntare software come Camtasia16, 14 www.insegnalo.it/ 15 www.innovascuola.gov.it/ server, come Edmodo9, pensato per scuole o singoli oppure Jing17, si apprende in 16 www.techsmith.com/camtasia.html docenti che vogliono gestire attività online. Ci sono poco tempo come effettuare la 17 www.techsmith.com/jing.html
16 G. Cecchinato registrazione, l’editing, il montaggio e la produzione all’active learning e a tutte le strategie che consen- di una videolezione, almeno per chi ha competenze tono di realizzarlo. Le esperienze più significative dei di base nell’uso delle tecnologie digitali. La situazio- docenti che hanno adottato la Flipped classroom ne è più complessa per quanto riguarda le competen- hanno messo in evidenza due capisaldi su cui si ba- ze metodologiche e comunicative. Parlare davanti ad sa la seconda inversione: l’apprendimento per ricer- una webcam richiede capacità diverse da quelle ri- ca (Inquiry Based Learning) e l’apprendimento fra chieste in aula, che non tutti apprendono in poco pari (Peer Learning), concepiti non come metodolo- tempo. Occorre la volontà di mettersi in gioco e la di- gie distinte, ma integrate. Nella sostanza si affronta- sposizione a impegnarsi in una nuova sfida, ma mol- no gli argomenti di una disciplina evitando preventi- ti docenti possono scoprire di avere doti da spende- ve spiegazioni analitiche ed esaustive, ma cercando re nei nuovi contesti digitali18. In ogni caso la diffu- di costruirne i concetti sottesi attivamente e collabo- sione dei contenuti non avviene solo attraverso vi- rativamente. Si cerca cioè di trasformare la classe in deolezioni, ma con una molteplicità di fonti, da quel- una comunità di ricerca impegnata ad affrontare i le puramente testuali a quelle di realtà aumentata. contenuti attraverso i processi di pensiero che costi- Infine, come si vedrà nel prossimo paragrafo, la tra- tuiscono le basi conoscitive dell’ambito indagato. In sformazione dei processi didattici indotti dalla Flip- questo senso apprendere vuol dire fare esperienza ped classroom passa attraverso un completo coin- diretta e concreta dei problemi affrontati adottando, volgimento degli studenti nella ricerca, selezione, va- per quanto possibile, le stesse strategie e metodolo- lutazione di risorse, come strategia per l’acquisizione gie della ricerca scientifica. Questa strategia cambia di un maggior controllo e l’assunzione di una maggio- significativamente anche l’approccio alla esercita- re responsabilità sul proprio apprendimento. zione e verifica degli apprendimenti. Più che a risol- vere problemi, spesso astratti e codificati, gli stu- SECONDO CAPOVOLGIMENTO denti sono chiamati a porre problemi significativi e Portare in aula lo studio individuale non significa ba- concreti, e solo successivamente a individuare stra- nalmente svolgere in classe i tradizionali compiti per tegie per la loro soluzione, a produrre elementi che casa, ma progettare attività didattiche centrate sul- giustifichino le loro intuizioni, a difendere le loro te- l’apprendimento, cioè dedicare il tempo d’aula a far si di fronte agli altri. Si ritrovano qui gli elementi di apprendere piuttosto che a insegnare. Ciò significa una didattica trasformata dalla partecipazione atti- portare al centro dell’azione didattica non tanto i va, dalle attività laboratoriali, dal confronto fra pari, contenuti, ma i processi con i quali avviene l’ap- dalla messa in pratica della conoscenza attraverso prendimento: la riflessione; la motivazione; la capa- l’esperienza diretta e concreta. Non mancano nella cità di analizzare, valutare, applicare in contesto le Rete risorse che aiutano a realizzare una didattica conoscenze. Come già indicato il docente assume improntata all’inquiry based e peer learning (Linn, così un nuovo ruolo che è quello del méntore, di so- Davis e Bel 2004; Littleton, Scanlon e Sharples, stegno al fianco dello studente piuttosto che autori- 2012). Fra le molte si segnalano: WISE19, acroni- tà in cattedra (King, 1993). La sua funzione diviene mo di Web-based Inquiry Science Environment, un quella di consigliare, assistere, aiutare lo studente a ambiente implementato dall’Università di Berkeley costruire conoscenza favorendo le sue inclinazioni, dove si possono trovare esperienze per diverse disci- stili cognitivi, capacità. Si tratta di un cambiamento pline; nQuire20, un software sviluppato dall’Univer- radicale che richiede al docente di abbandonare sità di Nottingham e dalla Open University che gui- l’idea di poter trasferire il sapere agli allievi così co- da gli studenti nelle varie fasi di un progetto di ricer- me appreso nella propria esperienza di studente e ca e fornisce ai docenti una libreria di ricerche facil- intraprendere un nuovo percorso che permetta ad mente personalizzabili. Infine, molto innovativi sono ogni allievo di costruire attivamente la propria cono- i siti iSpot21 e iNaturalist22, rivolti a provetti ricer- scenza. Un processo faticoso e impegnativo che non catori in scienze naturali, dove si può inviare l’osser- può essere improvvisato o creato dall’oggi al doma- vazione di un animale, una pianta o un fenomeno ni, ma richiede tempo ed energie, oltre che l’accet- naturale, che stanno producendo un’appassionata tazione a cambiare le regole del gioco, anche da par- comunità fra giovani studenti, esperti e appassiona- te degli studenti. ti, una sorta di ponte fra inquiry based learning e ci- 18 Di recente YouTube ha introdotto Global classroom Come si trasforma quindi l’at- tizen science. coordinando le attività di 10 docenti che hanno tività didattica in questo sen- In un contesto di apprendimento più teorico un mo- riscosso maggior successo con le loro videolezioni: so? Ogni disciplina ha i propri dello che vanta un ampio background applicativo, www.youtube.com/watch?v=KvZcVVV7CrU 19 wise.berkeley.edu/ statuti epistemologici e prati- principalmente in ambito universitario, ma non so- 20 www.nquire.org.uk/ che didattiche diverse che lo, è quello messo a punto da Eric Mazur, un docen- 21 www.ispot.org.uk/ ogni buon docente conosce. te di fisica di Harvard, in quasi 20 anni di ricerca 22 www.inaturalist.org/ Dalla ricerca pedagogica però educativa (Mazur, 1996; Fagen, Crouch, Mazur, 23 http://blog.peerinstruction.net/2012/07/03/ choreography-of-a-flipped-classroom/ possiamo derivare delle linee 2002; Crouch, Mazur, 2001; Lasry, Mazur e Wat- 24 https://learningcatalytics.com/ comuni che sono riconducibili kins, 2008). Il modello è riprodotto, nella sua es-
TD Tecnologie Didattiche, 22 (1) 17 senza, nell’immagine visibile a fianco (Figura 3)23. In sostanza le attività d’aula sono anticipate da un la- PEER INSTRUCTION WORKFLOW voro preparatorio che non si limita a presentare i contenuti con testi o videolezioni, ma che richiede brief agli studenti di produrre e condividere in un ambien- presentation te online i propri feedback su quanto appreso. In Concept Test/ particolare gli studenti sono chiamati a dare indica- Question zioni su ciò che ritengono di aver compreso e ciò che invece è risultato poco chiaro. Questi feedback, che Student possono derivare anche da una sollecitazione strut- pool 1 turata, vengono analizzati dal docente che predispo- 70% ne l’intervento in aula sulla base dei risultati. Come correct correct correct si può notare, già in questa fase è richiesta la parte- cipazione attiva degli studenti, che non sono chia- revisit peer explanation mati a fruire passivamente di contenuti, ma a riflet- concept discussion tere su quanto appreso e a elaborarlo. Queste attivi- Student repeat tà lo responsabilizzano sul proprio apprendimento e poll 2 from start danno la possibilità al docente di monitorare la par- tecipazione attiva di tutti. Successivamente, quando ci si ritrova in aula, si opera secondo uno schema ba- Figura 3. Peer instruction workflow. sato sul problem solving. In pratica viene posta una domanda o chiesto di risolvere un problema che im- denti. Questi due aspetti, confronto e vicinanza, so- pegna a riflettere sui concetti trattati. Le domande no le leve che inducono ad adottare e sostenere il pe- non vanno concepite in modo da richiedere un recu- er learning in classe. Durante questa attività il do- pero passivo di nozioni, ma da stimolare il ragiona- cente si avvicina ai vari gruppi e ascolta le diverse mento paziente e profondo; non risultare troppo opinioni prendendo atto dei processi che portano a semplici o troppo complesse, ma essere adeguate al- conclusioni errate e delle principali difficoltà che im- le capacità della classe in modo da costituire una sfi- pediscono di giungere alla risposta corretta. Al termi- da effettiva. Devono inoltre avere un carattere conte- ne del confronto la riproposizione della stessa do- stualizzato cioè essere tese a far acquisire conoscen- manda porta generalmente a un esito decisamente ze integrando teoria e pratica e stimolare l’interesse migliore, che consente di chiudere il problema con per creare un clima coinvolgente. Tutti questi aspetti una condivisione guidata dal docente dei processi e fanno comprendere la complessità che si deve af- delle soluzioni emerse nei vari gruppi e con una spie- frontare nell’adottare una didattica basata sul pro- gazione finale. Queste attività possono essere con- blem solving, ma anche come questa trasformazio- dotte senza l’impiego di alcuna tecnologia digitale, ne abbia il potere di catalizzare l’interesse, favorire ma ci si può avvalere di un ambiente prodotto dallo l’ispirazione ed essere realmente generativa (Vogt, stesso gruppo di ricerca24, che gestisce l’interazione Brown e Isaacs, 2003). Nel modello proposto degli studenti online e in aula. Se si conduce questa l’obiettivo consiste nell’ottenere una percentuale di attività in una aula numerosa, come può essere quel- risposte corrette compresa fra il 30 e il 70% della la universitaria, l’interazione fra studenti e docente classe. In questo modo si può dare avvio a una fase può avvenire distribuendo schede prestampate con di confronto fra pari in piccoli gruppi che contengano le diverse risposte, oppure con risponditori elettroni- necessariamente studenti che hanno dato risposte ci (clicker) che consentono ad ognuno di indicare in diverse. Durante il confronto ognuno è chiamato a forma anonima le proprie scelte, o anche utilizzare sostenere la propria posizione, giusta o sbagliata che semplicemente gli smartphone. Nello schermo del sia. Per uno studente sostenere le proprie opinioni in docente appare in tempo reale il quadro delle rispo- un gruppo è una potente strategia per migliorare le ste, per impostare i gruppi di interazione fra studen- proprie capacità riflessive. Spiegare agli altri le pro- ti e procedere con le attività. prie idee aiuta a chiarirle e a sviluppare abilità di analisi e di sintesi. Lo studente che ha formulato una DISCUSSIONE risposta corretta può essere di grande aiuto per i suoi Come si è visto la Flipped classroom introduce cam- pari, perché può facilmente ricostruire il percorso che biamenti profondi nella pratica didattica quotidiana. lo ha portato al risultato e ad escludere risposte sba- Portare al centro della classe gli studenti che ap- gliate. Il suo modo di concepire il problema molto prendono in modo attivo assumendo una maggiore probabilmente è più vicino a quello degli altri studen- responsabilità rispetto al proprio apprendimento ri- ti di quanto non sia quello dell’insegnante, il quale chiede un ripensamento di tutto il processo educa- possiede tutt’altro dominio della materia, che può tivo che per molti aspetti va oltre le pareti dell’aula. sfavorirlo nel capire le difficoltà incontrate dagli stu- Sulla base delle esperienze sin qui condotte, anche
18 G. Cecchinato nel nostro paese, vediamo quali sono sul piano ope- delicati quanto inferiore è l’età degli allievi, ma, per rativo i principali problemi che si devono affrontare. converso altri aspetti della Flipped classroom, come Per prima cosa la capacità di progettare una didat- la didattica attiva e collaborativa, sono più conge- tica nuova che intersechi i paradigmi della propria niali ai gradi scolari inferiori dove è più viva la natu- disciplina, le esigenze dei propri alunni e i nuovi lin- rale curiosità dei bambini, consentendone l’adozio- guaggi comunicativi rappresenta una vera e propria ne anche nella scuola primaria. Altre difficoltà pos- sfida alle competenze professionali consolidate dei sono presentarsi nei rapporti con i colleghi. Adotta- docenti. Adottare una metodologia basata sull’inda- re la Flipped classroom in un contesto di scarso in- gine, enucleare i contenuti disciplinari attraverso la teresse o addirittura di ostilità è sicuramente proble- problematizzazione, attivare processi di apprendi- matico e cambiare la didattica per una sola discipli- mento fra pari comporta uno straordinario lavoro di na di una classe può causare attriti e opposizioni. progettazione che va affrontato progressivamente. Difficoltà di questo genere dovrebbero essere condi- Chi, come lo scrivente, ha abbracciato da qualche vise e affrontate nel Consiglio di classe attraverso il tempo questo modello testimonia la costante evolu- dialogo e la collaborazione che risultano sempre zione e le sostanziali revisioni delle proprie pratiche produttivi, ricordando anche che questa pratica si didattiche al ripetersi di ogni anno scolastico. In sta diffondendo proprio attraverso la condivisione questo processo, particolare attenzione merita il delle esperienze fra colleghi. rapporto con tutte le componenti del contesto edu- Come abbiamo visto il movimento della Flipped cativo: studenti, genitori, colleghi, dirigenti scolasti- classroom si sviluppa dai singoli docenti che, per at- ci. Per quanto riguarda gli allievi, un aspetto che non titudine personale, feeling con i new media, pro- si deve sottovalutare è l’accettazione delle nuove di- pensione all’innovazione, intraprendono pratiche namiche d’aula. Generalmente l’introduzione della centrate su questa metodologia. Tuttavia l’adozione Flipped classroom viene vista con favore e porta a dal basso non è l’unica strada percorribile. Un ruolo un maggior coinvolgimento e a una maggiore parte- decisivo può essere svolto dai dirigenti scolastici, cipazione degli studenti, in particolar modo di quel- per i quali l’innovazione didattica è un obiettivo spe- li che nel contesto tradizionale hanno un basso pro- cifico e che hanno generalmente un marcato inte- fitto, il che è il più significativo risultato di questa resse per le sperimentazioni con le nuove tecnolo- strategia. A questo però si contrappone, a volte, un gie. Si incrementano così nel nostro paese, anche atteggiamento di disapprovazione o anche di rifiuto attraverso loro eventi di divulgazione e di formazio- da parte degli studenti con un buon o anche ottimo ne. L’approvazione dell’impostazione metodologica rendimento. In questi casi è necessario intervenire da parte di un certo numero di dirigenti (di cui, sia per motivare adeguatamente ogni singolo allievo pur parzialmente, ho conoscenza diretta), consente che, come si è visto, è uno dei tratti distintivi di que- anche di sperimentare un approccio diverso di diffu- sta pratica. Un altro aspetto rilevante riguarda il rap- sione della Flipped classroom che non muove dal porto con i genitori. Nell’opinione comune la prima singolo docente, ma coinvolge un’intera classe, se- funzione del docente è quella di “spiegare” i conte- condo il modello di Cl@ssi 2.0. Individuando una o nuti della disciplina. Per molti un docente che “non più classi i cui docenti sono favorevoli a questo ap- spiega” in sostanza non svolge il proprio lavoro. Oc- proccio si può predisporre una proposta di speri- corre evitare che il superamento della lezione fron- mentazione e ottenere finanziamenti anche da enti tale sia percepito come mancata assunzione di re- territoriali esterni alla scuola. Non sono necessarie sponsabilità e impegno verso gli allievi, sottolinean- ingenti risorse per attuare una formazione di base e do come la diversa strategia consenta invece di per- dotarsi di tablet o netbook, di accesso WiFi ad in- sonalizzare l’insegnamento, assistendo ogni studen- ternet e di un Learning Mangment System come te nelle sue specifiche esigenze e valorizzandone le Moodle o Edmodo. Dove possibile si può pensare di inclinazioni. Il rapporto con le famiglie entra in gio- trasformare il setting d’aula acquistando arredi che co anche nelle attività che gli studenti sono chiama- favoriscano una didattica attiva e collaborativa, ma- ti a svolgere a casa. Il fatto che agli alunni non sia gari basati sul modello messo a punto dal gruppo di più richiesto lo svolgimento dei classici “compiti per ricerca TEAL (Technology-Enhanced Active Lear- casa” che spesso rappresentano un significativo ning) del MIT. problema per i genitori, ma siano chiamati a esplo- Nell’affrontare questi nodi problematici ci sono però rare i contenuti disciplinari attraverso la fruizione di anche molte risorse e supporti. Non è difficile repe- risorse digitali riscuote, in genere, apprezzamento. I rire della documentazione sull’applicazione della genitori accolgono con favore ogni integrazione del- Flipped classroom nei diversi gradi scolastici e per le nuove tecnologie nella scuola, ma occorre assicu- le diverse discipline grazie alle numerose esperienze rarsi che tutti gli allievi abbiano i mezzi per potervi condivise nei blog e nei social network. Una comu- accedere e in caso contrario nità creata su Ning25 e dedicata allo sviluppo pro- assistere chi non ne dispone. fessionale dei docenti raccoglie oltre 15.000 iscritti 25 http://flippedclassroom.org/ Questi aspetti sono tanto più che partecipano a forum suddivisi per specifici inte-
TD Tecnologie Didattiche, 22 (1) 19 ressi. Questa e altre realtà costituiscono un valido quelli emersi da uno studio della Stanford Graduate aiuto per chiunque voglia confrontarsi con questa School of Education sull’apprendimento delle neu- metodologia. Anche nell’ambito della formazione roscienze (Schneider et al., 2013). Per un’analisi professionale ci sono molte iniziative in corso. L’of- più approfondita si rinvia al libro bianco pubblicato ferta si articola a vari livelli e comprende diversi at- da Flipped Learning Network (Hamdan et al., tori, coinvolgendo anche l’Università che offre, a 2013). Complessivamente comunque è indubbio partire dal corrente anno accademico, corsi di ag- che sia necessario avere il conforto di ulteriori e se- giornamento e perfezionamento dedicati specifica- rie indagini sulla validità del modello. tamente a questo modello. Non manca infine la letteratura scientifica. Anche se CONCLUSIONI la documentazione di ricerche quantitative e quali- Le trasformazioni in corso nell’ambito delle tecnolo- tative rigorose riferite alla Flipped classroom è an- gie intellettuali richiedono, così come è successo in cora limitata, si può certamente fare riferimento al- passato, trasformazioni nei processi educativi for- la produzione scientifica che sostiene i suoi elemen- mali. Le nuove generazioni sono immerse nelle tec- ti chiave, come l’active learning, il peer learning e nologie digitali, fanno esperienza, conoscono, ap- il costruttivismo in genere. Nello specifico comun- prendono attraverso nuovi linguaggi, nuove strate- que si segnala la testimonianza riferita alle classi di gie. La Flipped classroom è un tentativo per passa- matematica della Byron High School del Minnesota re da una scuola basata sul trasferimento di cono- dove è stato registrato un significativo miglioramen- scenze a una scuola di sostegno allo sviluppo di to degli esiti dei test standardizzati dello Stato (Ful- competenze. I nodi cruciali della sua implementa- ton, 2012) e quella che documenta il miglioramen- zione, come per molte altre basate sulle tecnologie to del profitto in tutte le discipline all’esame di me- dell’apprendimento, non stanno nell’uso più o meno rito dello stato del Michigan della Clintondale High ragionato dei new media, ma nell’adozione da par- School, dopo la conversione dell’intera scuola alla te dei docenti di un diverso paradigma educativo, Flipped classroom (Green, 2012). Anche le espe- che li vede non più come “interpreti” e “divulgatori” rienze condotte in ambito universitario sembrano di conoscenza, ma facilitatori dei processi di ap- confermare la validità della metodologia. Oltre alla prendimento, sostegno allo sviluppo di facoltà co- ventennale ricerca condotta da Eric Mazur sulla Pe- gnitive. Si tratta quindi di un processo complesso, er instruction, di cui si è già detto, si possono se- che richiede un’adesione convinta dei docenti, cer- gnalare i dati emersi dalla sperimentazione del cor- tamente molto impegnativo, ma potenzialmente al- so di Digital Engineering effettuata presso la Califor- meno altrettanto gratificante e che, proprio grazie a nia State University (Warter-Perez e Dong, 2012) e questi aspetti, può rivelarsi realmente trasformativo. BIBLIOGRAFIA Antinucci F. (2001). La scuola si è rotta. Roma-Ba- Crouch C. H., Mazur E. (2001). 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