RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 4 settembre 2019

Pagina creata da Samuele Chiesa
 
CONTINUA A LEGGERE
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 4 settembre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

NELLA RASSEGNA DI OGGI NON SONO PRESENTI ARTICOLI DEL GAZZETTINO

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Fedriga: manovra di palazzo. Serracchiani: deve calmarsi (M. Veneto)
Enti locali, la riforma slitta ma "resuscita" le quattro Province (Piccolo)
Insiel rinuncia al direttore generale e accorpa i ruoli di presidente e ad (Piccolo)
Test a Medicina per oltre 1.200. I rettori: servono più specializzati (M. Veneto)
Spazzati dalla tempesta 3.200 ettari di bosco. Recupero di 500 mila metri cubi di legname (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Ipotesi chiusura per la Ferriera, i sindacati nazionali dicono no (Piccolo Trieste)
Part time esagerati nell'appalto di pulizie da quasi 15 milioni. Il Tar "ribalta" la gara (Piccolo Trieste)
Stop Sertubi, chiesta la "cassa" per 70 operai (Piccolo Trieste)
Un parco cittadino sarà dedicato alla prima donna vittima d'amianto (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Diretto Udine - Roma: da domenica c'è Italo (M. Veneto Udine)
Treni in ritardo per un guasto, scoppia la rabbia dei pendolari (M. Veneto Udine)
Supermercati chiusi: spiragli per ex Coopca e anche Carnimarket (M. Veneto Udine)
Il piano del Comune sul futuro del Bronx: «Il "garage" ospiterà verde e parcheggi» (M. Veneto Pn)

                                                          1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Fedriga: manovra di palazzo. Serracchiani: deve calmarsi (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - La rabbia leghista, con pure la consapevolezza che nulla sarebbe cambiato con il voto su
Rousseau, il contrattacco del Pd al governatore e i canti di gioia grillini per i numeri della consultazione
online. Tre punti di vista, questi, che si miscelano nelle ore successive al «plebiscito» - per citare Luigi Di
Maio - con cui la base del M5s ha di fatto permesso al costituendo Governo tra pentastellati e democratici
di scavallare l'ultimo ostacolo verso la risalita al Quirinale di Giuseppe Conte.Il presidente della Regione,
Massimiliano Fedriga, non si sorprende del risultato. «Il risultato era scontato - spiega -. Figuriamoci se con
un Governo, di fatto, già creato e la spartizione delle poltrone completata sarebbe saltato tutto per un paio
di clic su internet». Sul resto, poi, il governatore non muta la linea - nei fatti identica a quella del quasi ex
ministro dell'Interno e suo leader nazionale Matteo Salvini - tenuta in tutti questi giorni di crisi. «Stiamo
assistendo a un'operazione di palazzo - sostiene il leghista - contro gli interessi degli italiani. Una situazione
molto strana. Se succedesse in un altro Paese, penso che ci sarebbe una reazione forte e dura da parte di
tutti, mentre qui sembra che se gli italiani non votano come vuole il Pd, non possono andare a elezioni. È
stato detto chiaramente: "se si va al voto, vince Salvini"».Il discorso, in poche parole, verte sempre sul
tornare alle urne. «Noi chiediamo una cosa molto semplice - prosegue il presidente -: non di vincere a
tavolino come vogliono loro effettuando un'operazione di palazzo, ma di dare voce ai cittadini di questo
Paese. Mi pare un principio, serio, di democrazia. La realtà è che questo modo di agire rappresenta
un'operazione nata da Mario Monti in poi. Dal 2011 si è capito che esiste un ventre molle in Italia e che ci
sono politici che svendono l'interesse del nostro Paese sull'altare di qualche protezione estera. In
Inghilterra, la regina Elisabetta II, difende il voto popolare, quello della Brexit. Uno può condividere oppure
no questa impostazione, ma la regina ha detto: "il popolo ha scelto". E voglio vedere se in Francia qualcuno
andasse a imporre un presidente deciso a tavolino. In Italia, purtroppo, siamo in questa situazione».In
questi giorni, inoltre, si è anche diffusa la voce, come spiegato dal vicesegretario del partito Andrea Crippa,
di un possibile passaggio di una rappresentanza di senatori grillini con il Carroccio. «Che alcuni parlamentari
grillini possano lasciare il M5s - conclude il governatore - e aderire alla Lega non mi sembra una
ricostruzione tanto lontana dalla realtà. Credo che esistano dei parlamentari pentastellati che dicono: "ho
la stessa faccia, non è che il giorno prima dicevo una cosa e il giorno dopo mi fare sostenere l'esatto
opposto semplicemente perché bisogna proseguire la legislatura e mantenere i posti da senatore e
deputato a tutti i costi"».Frasi, quelle pronunciate dal governatore giudicate come inaccettabili dal Pd che
risponde a Fedriga prima di tutto con le parole dell'ex presidente e attuale deputata Debora Serracchiani.
«Dopo l'autoaffondamento di Salvini è evidente che Fedriga ha perso calma e autocontrollo - tuona la dem
-. Ma attaccare il Pd non serve a niente: chi rompe paga e i cocci sono suoi. Fedriga, piuttosto, la finisca di
raccontare la frottola del complotto e delle poltrone, e si ricordi che fino all'ultimo secondo il suo Salvini
era in ginocchio, con l'orecchio al telefono ad aspettare una chiamata di Di Maio, pronto a incoronarlo
premier pur di restare al Viminale e continuare a iniettare intolleranza nell'intero Paese». E se il segretario
regionale del partito, Cristiano Shaurli, sostiene che «il compito di Fedriga dovrebbe essere lavorare per la
nostra regione, non passare il tempo a far propaganda o giustificare l'odio contro il Pd e gli avversari
politici» invitandolo a «rassegnarsi perché ora non basta più urlare le parole d'ordine di Salvini per cui inizi
a lavorare e produrre qualcosa di concreto per il nostro territorio», in casa pentastellata si godono il
risultato ottenuto sulla piattaforma di Davide Casaleggio. «La votazione su Rousseau è stato un importante
esempio di democrazia diretta e una riconferma, se ancora ce ne fosse bisogno, di come la politica del M5s
coinvolga e metta al centro della sua azione i cittadini - sostiene l'onorevole friulana Sabrina De Carlo -. Il
"sì" che ha prevalso con così grande margine certifica la vittoria dei temi proposti, di un programma che
risponde alle esigenze quotidiane delle persone, di quei venti punti che abbiamo messo sul tavolo e che
rientreranno nell'azione di questo nuovo Governo. "Siamo orgogliosi del nostro capo politico, Di Maio, che
ha saputo condurre in modo esemplare e con responsabilità questo delicato momento di crisi per il Paese.
A lui va tutto il nostro sostegno e la nostra stima. Ai colleghi della Lega, invece, che hanno deciso di minare
la stabilità di questo Paese con una crisi di Governo del tutto inconcepibile, diciamo che il M5s va avanti con
un progetto che rinnoverà l'Italia. Lo faremo con la responsabilità di chi ha a cuore le sorti di questo Paese e
intende rendere migliore la vita dei cittadini».

                                                        2
Enti locali, la riforma slitta ma "resuscita" le quattro Province (Piccolo)
Diego D'Amelio - Era stata annunciata per fine anno, ma la riforma degli enti locali slitterà alla prima parte
del 2020, in seguito a una riflessione interna alla maggioranza che sta per prendere il via. Dopo lo stop al
suo salto in avanti sull'auspicata unione amministrativa fra Trieste e Gorizia, l'assessore alle Autonomie
locali Pierpaolo Roberti aveva annunciato a maggio di avere in tasca la bozza contenente la reintroduzione
delle Province su base elettiva e di essere pronto al confronto subito dopo le europee. Nel centrodestra
nessuno ha tuttavia ancora visto nulla, nonostante l'impegno a giungere all'approvazione nel 2019. Il
gruppo consiliare della Lega scalpita e, in assenza di indicazioni dalla giunta, sta preparando uno schema
che preveda varie opzioni di lavoro. Fra queste c'è il ritorno al passato, con il ripristino delle quattro
Province tradizionali, opzione che da quanto trapela è al momento la preferita del presidente Massimiliano
Fedriga. Roberti sta ultimando la ricognizione delle funzioni da trasferire ai nuovi enti e pochi giorni fa si è
fotografato sui social con il proprio staff di funzionari. «Al lavoro sulla riforma», scriveva nel post. Ma nel
suo stesso partito c'è chi lamenta l'assenza di coinvolgimento dei consiglieri regionali, che ancora non sono
stati aggiornati sui progressi dell'assessore da inizio legislatura. Il presidente della Quinta commissione
(quella che seguirà l'iter della riforma) Diego Bernardis pare intanto prossimo a far circolare una bozza
contenente le diverse ipotesi di riforma. Il testo vuole essere una base di confronto per il gruppo consiliare
e per la giunta. Una volta stabilite le linee d'indirizzo e approfondito i conseguenti aspetti tecnico-legislativi,
la Lega passerà al dialogo con gli alleati. Ma l'approvazione non avverrà prima dell'anno prossimo perché gli
slot del 2019 sono già tutti occupati, fra audizioni, dibattito nella maggioranza, riforma della sanità e
finanziaria. Bernardis non conferma e non smentisce l'esistenza del documento, la cui stesura è stata
affidata all'ex consigliere regionale Federico Razzini. Fonti interne al Carroccio dicono ad ogni modo che il
testo sia quasi pronto e poggi su tre opzioni: ritorno alle quattro Province; creazione di un'area
metropolitana della Venezia Giulia accanto alle Province di Udine e Pordenone; realizzazione di due enti
territoriali denominati Trieste-Gorizia e Udine-Pordenone, capaci di mantenere le identità dei rispettivi
territori e destinati nelle speranze leghiste a conquistare lo stesso grado di autonomia di Trento e Bolzano.
La prima è considerata l'ipotesi più probabile, la seconda pare ormai superata dalla netta contrarietà
isontina alla fusione con Trieste, la terza è ritenuta la via più coraggiosa ma anche quella con la costruzione
più complicata. Se ne parlerà in gruppo e con l'assessore, ma la decisione finale sarà imposta da Fedriga,
che proprio oggi si confronterà con gli uffici e con Roberti sullo stato d'avanzamento del lavoro
preparatorio della riforma. Il centrodestra ritiene che in tutti e tre i casi l'ente d'area vasta debba essere
elettivo. «Rimaniamo di questa idea - dice Bernardis - ma pensiamo a enti numericamente più snelli per
numero di consiglieri e assessori». Il nuovo governo giallorosso sarà tuttavia contrario al ritorno alle
Province elettive: «Pd e M5s non sono mai stati favorevoli e questo sarà uno scoglio politico», riconosce il
presidente della Quinta, che annuncia la volontà del centrodestra di «non arretrare e fare battaglia». Entro
l'inizio di ottobre Bernardis conta di avviare in Commissione le audizioni di Anci, Consiglio delle autonomie
e Comuni di peso. «Vogliamo ascoltare - dice il leghista - quanto più possibile, al contrario di quanto fatto
con le Uti da chi ci ha preceduto.

                                                        3
Insiel rinuncia al direttore generale e accorpa i ruoli di presidente e ad (Piccolo)
Marco Ballico - Prima la decisione di sospendere la procedura di selezione del nuovo direttore generale. Poi
la svolta: non ci sarà nessun dg perché il cda di Insiel ha le competenze tecniche per poterne fare a meno.
Con un presidente che, di conseguenza, si carica anche del ruolo di amministratore delegato. Ma senza
compensi aggiuntivi. Sebastiano Callari informa delle scelte della società informatica con la soddisfazione di
chi ha visto portato a termine un progetto. L'assessore aveva voluto ampliare il cda da tre a cinque
componenti per puntare a una rappresentanza delle attività produttive, degli enti locali, della sanità, della
ricerca e dell'università. Obiettivo raggiunto con le nomine a giugno di Diego Antonini alla presidenza, la
conferma dei consiglieri uscenti Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, e Shai Misan,
esperto di telemedicina, e l'ingresso di Cristina Driusso, lunga esperienza nella pubblica amministrazione, e
di Antonio Piva, consulente in sistemi informativi, oltre 17 anni di docenze all'Università di Udine.Ad
Antonini, carriera da manager in Oracle Italia, sono poi andate le deleghe di un dg. Un'iniziativa del cda, fa
sapere Callari, ma ispirata dalla giunta. Nella delibera dell'esecutivo in cui sia procedeva al riassetto della
governance, compariva non a caso l'indicazione che «il presidente del cda possa rivestire anche la carica di
dg, qualora ritenuto opportuno, nell'ottica di una migliore rispondenza operativa e gestionale della società,
nonché in considerazione dell'esperienza e della competenza professionale del designato».«Del tutto
legittimo per una pubblica amministrazione bloccare una selezione, come abbiamo fatto, senza peraltro
avere nemmeno avviato la fase di valutazione - spiega ancora Callari -. Con Antonini che ci ha dato subito
prova del suo valore, e con le competenze del cda, abbiamo optato per l'accorpamento dei ruoli di
presidente e ad. Con un risparmio dei 150 mila euro del dg, ci saranno più risorse a disposizione
dell'azienda». Al presidente sono stati confermati i 66mila euro lordi (più rimborso spese documentate)
riconosciuti al predecessore Simone Puksic.

                                                       4
Test a Medicina per oltre 1.200. I rettori: servono più specializzati (M. Veneto)
Margherita Terasso - Si sono dovuti destreggiare tra quesiti di cultura generale, logica, biologia, chimica e
fisica e matematica. Si sono giocati, in 100 minuti, una buona fetta di futuro, mettendo in campo, al ritmo
dei minuti che passavano, ore e ore di studio. Ieri è stato il giorno dei test d'ingresso per i corsi di laurea in
Medicina e Chirurgia: una folla di 1.254 studenti si è messa alla prova per conquistare uno dei 317 posti a
disposizione. A Trieste si sono presentati 704 candidati, con 170 posti in palio, a Udine 550 (147): solo uno
su quattro ce la farà. Nei prossimi giorni (come riportato nella tabella in alto) i test proseguono. E in uno dei
giorni più importanti per chi sogna di indossare il camice bianco, l'attenzione di istituzioni e politica torna
sulla carenza di medici specializzati.La carenza di mediciIl primo ad affrontare la questione è il governatore
Massimiliano Fedriga: «Qui in Friuli Venezia Giulia non abbiamo problemi ad assumere medici, ma c'è
carenza di professionalità: il problema non è quanti frequentano Medicina all'università, ma gli
specializzati». Stando al sindacato Anaao-Assomed, infatti, da qui al 2025 in Friuli Venezia Giulia verranno a
mancare 120 specialisti di medicina interna, 76 di anestesia, rianimazione e terapia intensiva, 39 psichiatri,
31 nefrologi, 30 specializzati in medicina d'emergenza-urgenza, 29 in chirurgia generale, 21 dottori dedicati
alle malattie dell'apparato cardiovascolare, 20 pediatri, quattro radiodiagnostici e altrettanti medici
specializzati in ortopedia e traumatologia. Trovare quei professionisti, comunque, è una problematica a cui
l'amministrazione regionale sta cercando di porre rimedio. «Per questo abbiamo già aumentato e
aumenteremo ancora il numero delle specializzazioni», assicura Fedriga.i rettoriBisogna aumentare il
numero di posti a disposizione per le specializzazioni mediche anche secondo il rettore dell'università di
Trieste, Roberto Di Lenarda. «Auguro a questi ragazzi - ha detto al termine del test di accesso alla facoltà di
Medicina - di trovare la propria strada e un grande futuro: questo test servirà anche per evidenziare i
migliori, ma, per quanto riguarda la loro preparazione, rimane il problema dell'imbuto formativo post
laurea». Si torna dunque sul punto: mancano gli specialisti, non i medici. «Sono sicuro che nel futuro
verranno aumentati i posti disponibili - riferisce il rettore -. A Trieste negli ultimi anni abbiamo fatto molto
in questo senso». In occasione dello svolgimento della prova a Trieste, il Coordinamento universitario "Link"
ha distribuito alcuni volantini all'esterno della sede dell'esame ricordando che «al test in tutta Italia ci sono
circa 68 mila iscritti per 11 mila posti. È inaccettabile che venga fatta questa selezione per diventare medico
quando il nostro sistema sanitario è in emergenza».
«Il problema del numero degli specializzati è sotto gli occhi di tutti e va affrontato anche perché riguarda
tutti gli Atenei - commenta Roberto Pinton, eletto rettore dell'università di Udine e che sarà in carica dal 1º
ottobre -. Sarà fondamentale potenziare le possibilità e aumentare la disponibilità nel sistema tradizionale
ed evitare differenziazioni di percorsi che potrebbero, viceversa, mettere in difficoltà i medici». Il
riferimento è alla proposta di realizzare, ad esempio, percorsi formativi all'azienda sanitaria: l'assessore alla
Salute, Riccardi Riccardi, solo poche settimane fa aveva infatti sottolineato la necessità di modificare i
percorsi per la specializzazione dei medici, «non affidandosi esclusivamente alle scuole di specializzazione,
ma anche mettendo in condizione i medici, senza bypassare gli atenei, di svolgere questo percorso
direttamente negli ospedali oppure nelle altre strutture sanitarie». Una soluzione, per l'assessore regionale,
su cui ragionare, ma da valutare in modo condiviso. Lo stesso vale per Pinton che ritiene indispensabile,
«l'azione congiunta da parte di tutti» per una soluzione. Il neo eletto rettore si è poi soffermato sul numero
degli aspiranti camici bianchi, in leggero calo rispetto i candidati 2018, pari a 583. «Si tratta di una
fluttuazione fisiologica - spiega Pinton -. A Udine il livello di competitività è molto elevato, quindi è più
facile che alcuni scelgano altre sedi».

                                                        5
Spazzati dalla tempesta 3.200 ettari di bosco. Recupero di 500 mila metri cubi di legname (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Cancellati 3.200 ettari di bosco, pari a 780 mila metri cubi di legname distrutto. Si tratta
dell'1% del patrimonio boschivo del Friuli Venezia Giulia. «È stata una tragedia enorme - dice l'assessore
regionale all'Agricoltura Stefano Zannier snocciolando un po' di numeri a 10 mesi dalla tempesta Vaia che si
è abbattuta sulle nostre montagne - , ma in realtà gli altri 316.800 ettari sono rimasti intatti. Pensate quindi
che risorsa ricchissima è il bosco, che ogni anno "cresce" di un milione di metri cubi. Ci è voluto un evento
drammatico, come il maltempo di fine ottobre 2018, per scoprirlo, mentre prima quasi non ce ne
rendevamo conto».Zannier ha stilato un bilancio, ormai definitivo, del disastro in occasione della
presentazione di "Taglieri solidali", un'iniziativa benefica realizzata da Pefc Italia, Legno Servizi e la rete
d'imprese FriulDane. Un euro ricavato dalla vendita di ciascun tagliere (ovviamente di legno) andrà nelle
casse del Comune di Forni Avoltri che, tra i 20 colpiti da Vaia, è risultato quello più danneggiato in termini di
superfici boschive perdute e legname caduto a terra. L'assessore ha parlato poi dell'opera di ripristino del
territorio. «Sono già operativi e in fase di conclusione cantieri per il prelievo di 200 mila metri cubi di
tronchi schiantati - afferma -, mentre per altri 300 mila metri cubi siamo in fase di avviamento, con tutte le
procedure burocratiche effettuate. Per gli ultimi 280 mila metri cubi stiamo lavorando, in una situazione
non facile, sia perchè è spesso arduo contattare i proprietari dei vari terreni, che sono frazionati, sia perchè
le imprese che operano sono poche e super impegnate e infine perchè c'è un deficit di accessibilità ad
alcuni boschi. Ci sono alberi abbattuti in molti dirupi, che sarà complicato recuperare. In ogni caso i tempi
per completare il lavoro non saranno brevi. La salute delle nostre foreste è legata principalmente alla
manutenzione che, seppur vada fatta con canoni tecnici rigorosi, non può non essere compiuta anche al
fine di ridurre i danni in casi di calamità come quelle verificatesi in passato».E per rimediare, almeno in
parte, alla catastrofe economica causata da Vaia, con l'iniziativa "Taglieri solidali" (che ha già sfornato oltre
10.000 pezzi, per 42 metri cubi di legno recuperato nei boschi di Claut) hanno aderito: Aiab, Coldiretti,
Consorzio del prosciutto di San Daniele, PrimaCassa e molte singole persone e aziende. Ogni acquisto dei
taglieri (di varie forme e dimensioni) garantirà un euro nelle casse del Comune di Forni Avoltri. I prezzi del
tagliere? Il presidente di Legno Servizi Emilio Gottardo ha preferito non divulgarli, ma assicurato che sono
«popolari». Per informazioni e acquisti, ci si può rivolgere a Legno Servizi: www.legnoservizi.it;
info@legnoservizi.it; telefono 0433 468120. Dal canto suo Coldiretti li metterà in vendita nel suo stand a
Friuli Doc e nei mercati di Campagna Amica della regione. Fino a oggi sono già stati acquistati 10 mila
taglieri, ma adesso l'obiettivo degli organizzatori del progetto è quello almeno di raddoppiare i pezzi
venduti, complici anche le festività natalizie durante le quali gli oggetti da cucina potranno essere utilizzati
come regalo. Comperando il tagliere ci si porta dunque a casa un piccolo pezzo di bosco e si contribuisce a
ridare nuova vita alle foreste regionali poiché, per ogni oggetto venduto, un euro sarà devoluto al sostegno
di un progetto proposto dal Comune di Forni Avoltri, legato alla ricostituzione boschiva in funzione
didattico-naturalistica. Naturalmente, oltre che all'acquisto da parte dei singoli consumatori, i "Taglieri
solidali" vengono proposti anche, a livello nazionale, a tutta una serie di organizzazioni vicine al tema della
"Filiera solidale" che desidereranno in tal modo, moltiplicare per 10, 100, 1.000, l'eco di questo sostegno.
Ogni tagliere è personalizzabile per dare visibilità alla propria attività commerciale e diventare un regalo per
soci e clienti, ricco di significati simbolici.

                                                       6
CRONACHE LOCALI

Ipotesi chiusura per la Ferriera, i sindacati nazionali dicono no (Piccolo Trieste)
Diego D'Amelio - I sindacati nazionali dei metalmeccanici irrompono nel dibattito sul futuro della Ferriera,
schierandosi con nettezza contro la chiusura dello stabilimento. Con una nota congiunta Fiom Cgil, Fim Cisl
e Uilm invitano «la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Trieste e Arvedi» a non fare «scelte
sbagliate», mettendo «in discussione 400 posti di lavoro». Il comunicato arriva nel giorno in cui Siderurgica
Triestina e Rsu dell'impianto fissano l'incontro tra sindacati e proprietà per mercoledì prossimo. Su espressa
richiesta della società, al tavolo convocato a Cremona saranno presenti anche rappresentanti delle
segreterie nazionali dei metallurgici, che rivendicano di aver «seguito con molta attenzione l'evoluzione
della situazione produttiva e occupazionale della Ferriera. Abbiamo dichiarato in tutte le sedi le nostre
preoccupazioni sulle prospettive del sito siderurgico per le "contraddittorie" dichiarazioni delle istituzioni
locali e della proprietà sulla volontà di salvaguardare e sviluppare le attività di Siderurgica Triestina». Cgil,
Cisl e Uil ne fanno anche una questione di strategia nazionale: «Al tavolo ministeriale abbiamo sempre
rivendicato la necessità di una visione complessiva di politica industriale che salvaguardasse il settore
siderurgico, con particolare attenzione per Taranto e Trieste, ultimi due siti in Italia di produzione di acciaio
con aree a caldo». I sindacati bocciano la possibilità di dismissione di quella che in realtà è produzione di
ghisa: «Non riusciamo a comprendere le motivazioni, soprattutto a fronte del risanamento ambientale
compiuto da Siderurgica Triestina nei cinque anni di gestione. Non riusciamo a comprendere quale progetto
di sviluppo economico e produttivo "alternativo" potrebbe essere in grado di valorizzare le professionalità
dei lavoratori al pari di quello previsto dall'attuale Accordo di programma e del piano industriale del gruppo
Arvedi. È necessario aprire immediatamente a livello territoriale un confronto sulle prospettive della
Ferriera e riportare la discussione al tavolo ministeriale ponendo la questione fra le priorità del nuovo
governo». L'assessore al Lavoro Alessia Rosolen cerca ancora una volta di tranquillizzare le parti sociali: per
l'esponente della giunta Fedriga, «il processo di riconversione non può prescindere da una condivisione con
tutti i soggetti istituzionali, la proprietà e i sindacati. Centrale resta l'individuazione di una soluzione che
consenta di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali». Secondo Rosolen, «il processo va gestito con
attenzione, cautela e consapevolezza da parte di tutti e prendiamo pertanto atto con soddisfazione e della
disponibilità al dialogo delle sigle sindacali». L'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro aggiunge: «Capisco
le preoccupazioni dei lavoratori, ma ribadisco che al momento c'è stata solo l'apertura formale verso la
riconversione, che da inizio mandato affermo essere prioritaria per la salute dei cittadini e lo sviluppo della
città, senza che una sola famiglia resti senza reddito. Utopia? Non a sentire le intenzioni del cavalier Arvedi
con cui abbiamo intavolato una trattativa basata su quattro pilastri: ambiente, salute, lavoro e impresa.
Ribadisco: nessuna decisione verrà presa sulla pelle dei lavoratori né a scapito dei cittadini che, anzi, ho
intenzione di includere nella decisione finale». In area centrodestra, Progetto Fvg si schiera intanto per la
chiusura. «Piena solidarietà ai lavoratori - scrive il referente triestino Giorgio Cecco - che da anni vivono
nell'incertezza, però la priorità della salute pubblica non può essere messa in secondo piano e, pur con
tutte le cautele, la conferma della volontà da parte di Siderurgica di discutere sulla chiusura dell'area a
caldo può accelerare un processo di riconversione che risolva sia il problema ambientale che occupazionale.
Ci sono attività diverse su cui puntare per uno sviluppo sostenibile del territorio». L'Usb annuncia intanto lo
stato d'agitazione dei propri iscritti dipendenti di Siderurgica Triestina. Il sindacalista Sasha Colautti
minaccia «lo sciopero a oltranza in mancanza di un confronto con l'azienda. Un percorso di dismissione non
può prescindere dall'impegno sulle garanzie derivanti dal piano organico del porto ed esplicitando gli
scenari di nuovo insediamento industriale basato sullo sfruttamento dell'extraterritorialità doganale. Non
stiamo vedendo ancora nulla di concreto». Usb non esclude la riconversione, ma ricorda che «se oggi
qualcuno pensa che il porto sia la soluzione di tutto, abbiamo già avuto smentite dalla stessa Autorità
portuale». Sul tema interviene anche il Pci di Trieste, esprimendo solidarietà ai lavoratori e invitando i
sindacati a «impegnarsi per costringere la proprietà al rispetto dei diritti dei lavoratori».

                                                       7
Part time esagerati nell'appalto di pulizie da quasi 15 milioni. Il Tar "ribalta" la gara (Piccolo Trieste)
Piero Tallandini - Annullata l'aggiudicazione dell'appalto da 14,5 milioni di euro per pulizia e sanificazione
degli edifici comunali di Trieste. Colpo di scena nell'ambito di una delle gare d'appalto più rilevanti, dal
punto di vista economico, per l'amministrazione municipale: vanno tenuti puliti per quattro anni uffici,
depositi, officine, biblioteche, musei, ricreatori, scuole, mercati, farmacie e stabili condominiali. Il Tar ha
accolto il ricorso della società cooperativa Consorzio Nazionale Servizi di Bologna (la consorziata esecutrice
del servizio è la Artco di Palmanova) terza classificata nella gara: aveva chiesto l'annullamento della
determinazione dirigenziale del 6 dicembre che aggiudicava l'appalto quadriennale al gruppo temporaneo
di imprese Colser Servizi/L'Orologio, secondo classificato, con sede a Parma e filiale anche a Trieste. Era
stata invece considerata non congrua l'offerta del gruppo primo classificato (Meranese Servizi spa e Iss
Italia Barbato srl).Il Tar (presidente Oria Settesoldi) ha ritenuto l'offerta insostenibile dal punto di vista
economico. In particolare, a non convincere i magistrati, è stata la previsione di Colser di eseguire il 19%
dell'attività, 16.150 ore delle 85 mila annue minime, ricorrendo al lavoro supplementare (ovvero quello
effettuato in aggiunta all'orario part time, ma sempre entro i limiti del tempo pieno). Nell'offerta
economica «ha quantificato tali ore per il secondo livello al costo medio di 11,70 euro, anziché a quello
medio per il lavoro ordinario di 15,05 - afferma il Tar nella sentenza -, per una spesa complessiva annua di
188.955 euro, anziché 243.057,5 con conseguente abbattimento dei costi di appalto di 54.102,5 euro
annui». Ciò contribuisce «assieme agli altri "risparmi", ad assicurare l'utile annuo dichiarato di 6.099,96
euro pari a 24.399,84 euro per l'intera commessa». Secondo il collegio non è stata dimostra la «sostenibilità
economica dell'offerta che prevede un costo annuo della manodopera di 1.244.574,04 euro, inferiore di
ben 149.731,96 euro rispetto a quello di 1.394.306 stimato dall'appaltante e un costo medio orario di tutti i
livelli offerti inferiore a quello previsto dalle tabelle ministeriali». Tra l'altro il Tar osserva che non è stata
fornita evidenza «dell'effettivo numero di rapporti di lavoro part time già in essere nell'impresa e del
numero di ore lavorative previste nei singoli rapporti contrattuali». Impossibile, quindi, «valutare la
coerenza tra i rapporti di lavoro part time e la dichiarata percentuale del 19%». Il collegio rimarca che
quella del part time non è una scelta unilaterale: è frutto della volontà delle parti ovvero del datore di
lavoro e del lavoratore. La trasformazione del rapporto da tempo pieno a parziale è necessaria non per far
fronte alle "esigenze tecnico-organizzative" dell'impresa ma per andare incontro a particolari esigenze dei
dipendenti. Nel caso specifico, però, secondo i magistrati il gruppo non ha offerto prove dei presupposti
richiesti per poter fare ricorso al lavoro supplementare, a cominciare dall'assenso degli stessi lavoratori
interessati: «L'offerta è sostanzialmente condizionata alla futura e incerta disponibilità dei lavoratori a
tempo parziale che verranno impiegati ad acconsentire al lavoro supplementare».A giudizio del Tar l'offerta
«che ipotizza un utile di soli 6.099,66 euro annui risulta insostenibile dal punto di vista economico» in
quanto non risulta possibile «giustificare l'abbattimento dei costi di manodopera per complessivi 54.102,5
euro annui per il ricorso al lavoro supplementare». Quindi «risulta irragionevole e sorretto da un'istruttoria
errata il giudizio di congruità».Comune di Trieste e Colser si erano costituiti in giudizio con separate
memorie per resistere al ricorso evidenziando anche, oltre alla legittimità del ricorso al lavoro
supplementare, che il gruppo si è impegnato a prendere in carico un numero di addetti superiore rispetto a
quelli attualmente impiegati stabilmente nell'appalto e che le ore di lavoro supplementare potranno essere
svolte anche dall'intero personale alle dipendenze di Colser, che a Trieste conta 260 operatori.Nei prossimi
giorni l'amministrazione comunale valuterà come procedere. Nel frattempo, in attesa della conclusione
dell'iter legale, per il servizio era stata disposta nei mesi scorsi una proroga tecnica che scadrà a fine
ottobre.
«Sentenza-pilota, sul costo del lavoro troppe forzature»
testo non disponibile

                                                        8
Stop Sertubi, chiesta la "cassa" per 70 operai (Piccolo Trieste)
«Aprire la procedura per la cassa integrazione» per i lavoratori della Sertubi di Trieste, stabilimento in cui si
realizzano tubi in ghisa e la cui area produzione «dovrebbe chiudere a fine ottobre». È quanto chiedono i
sindacati, al termine di un nuovo incontro a cui hanno partecipato ieri gli esponenti della Fim-Uim, il
direttore dello stabilimento triestino e rappresentanti della proprietà Jindal Saw e di Confindustria. Sono
circa 70 i posti di lavoro a rischio. Durante la riunione, spiega Michele Pepe (Rsu Fim), avvenuta
all'indomani di un incontro tra Jindal e Duferco, «la proprietà non ci ha fornito i numeri della crisi e non ha
mostrato alcun tipo di piano industriale su quel minimo di attività che vorrebbe mantenere nell'area. È
stato inoltre impossibile per noi iniziare una trattativa sugli esuberi, non siamo nemmeno riusciti ad aprire
una procedura per la cassa integrazione. Siamo fermi al punto di partenza». «La cosa che più ci preme -
ribadisce Pepe - è aprire la procedura per la cassa integrazione: sappiamo che i fondi sono a termine e
pochi, abbiamo bisogno di sbloccare la situazione nel più breve tempo possibile. Nei prossimi giorni -
conclude il rappresentante sindacale - cercheremo un contatto ulteriore con la proprietà e chiederemo di
fare il prossimo tavolo, entro fine mese, in Prefettura».

Un parco cittadino sarà dedicato alla prima donna vittima d'amianto (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Tiziana Carpinelli - Non è certo la prima volta che si sente la proposta d'intitolare a una scienziata, una
politica, un'attivista, in generale a un simbolo, tutto al femminile, di merito e straordinarietà piazze o vie di
Monfalcone. Che tuttavia, almeno sullo stradario, dimostra di non essere un comune per donne se sulle
oltre 315 arterie, slarghi e sensi unici asfaltati in città appena una manciata risultano declinate a quote rosa:
giusto il piazzale dedicato alla pittrice Olga Colautti, vicino al cimitero, e la perpendicolare di via Grado alla
staffetta partigiana Ondina Peteani. A onor del vero neppure le sante se la passano bene: solo le venerate
Rita e Anna si sono conquistate due corsie. Ma è senz'altro un fatto inedito l'idea di intitolare alla prima
monfalconese riconosciuta vittima dell'esposizione all'amianto un luogo pubblico; in pole position quello
della Rimembranza a Panzano.Ad avanzarla il sindaco Anna Cisint e la sua maggioranza: se ne parlerà, tra gli
altri temi, oggi alle 16 nel corso della Commissione Toponomastica presieduta da Paolo Venni. La prima
cittadina ha dato mandato agli uffici di contattare il presidente della Commissione regionale amianto, Fabio
Vassallo, per l'avvio di una ricerca sul nome, al momento ignoto all'ente. Potrebbe trattarsi di una delle tre
donne riconosciute parti offese nel primo maxi-processo celebrato 6 anni fa al Tribunale di Gorizia: Silvana
Giurata, Silvana Moraro e Lidia Neri. Ma solo l'esperto, che consulterà gli appositi registri, potrà sciogliere il
dubbio.Non si tratterà dell'unica intitolazione sollecitata dal centrodestra, che stavolta intende dare
maggior spazio alle quote rosa e, soprattutto, rimediare al "torto" dell'esclusione nelle precedenti nomine
di Oriana Fallaci, giornalista e autrice, tra gli altri testi, di Insciallah e La Rabbia e l'orgoglio. C'è poi la
proposta, ma qui le donne non c'entrano perché si attinge alla storia locale, di nominare la via della nuova
bretellina sulla Sp 19 "Pista delle officine aeronautiche" in omaggio alla produzione industriale del cantiere
che nel '900 impiegava quello spicchio di terreno per varare i suoi prototipi.Ma ci sono ancora vie da
dedicare? Sì, anche se in zone più periferiche, come un tratto vicino alla Cimolai, dove il Comune intende
accogliere l'istanza avanzata nel 2009 di "Quota 12". Altra strada in attesa di nome si colloca di fianco al
Belforte, tra San Polo e San Poletto; poi ci sono una laterale di via Galilei e una di via Romana, altezza via
Flavia. Più numerosi i giardini: quello di via del Molino, delle vie Fermi e Cellottini, all'angolo tra via Manlio
e Aquileia, tra via Valentinis e delle Fontanelle e tra via Romana e via Colombo. Tutti privi di intitolazione.

                                                        9
Diretto Udine - Roma: da domenica c'è Italo (M. Veneto Udine)
Italo continua ad espandere il proprio network: sono Udine, Pordenone, Conegliano e Treviso le new entry.
Da domenica è attiva la corsa che da queste nuove città porta verso la capitale: esordio in perfetto orario
per il nuovo Italo Eve che serve questa tratta.Grazie all'ingresso in flotta dei nuovi treni Italo Evo che entro
inizio 2020 saranno 22 portando così, insieme ai 25 treni Agv, l'intera flotta Italo a ben 47 treni, la società
sta progressivamente aumentando il numero dei servizi, le frequenze e le città collegate. Queste 4 nuove
fermate portano a 25 le città servite dai treni Italo, per un totale di 30 stazioni e 98 collegamenti giornalieri
offerti.Si parte da Udine alle 5.55 (da Pordenone alle 6.26, da Conegliano alle 6.50 e da Treviso alle 7.12)
per arrivare a Roma Termini alle 11.28. Questo collegamento inoltre dà la possibilità ai viaggiatori friulani e
veneti di raggiungere anche le città di Venezia (fermata Venezia Mestre), Padova, Bologna e Firenze.
«Crediamo che l'ingresso nel nostro network di queste nuove città possa darci grandi soddisfazioni - ha
commentato Fabrizio Bona, chief commercial oficer di Italo».

Treni in ritardo per un guasto, scoppia la rabbia dei pendolari (M. Veneto Udine)
Margherita Terasso - Oltre un'ora di ritardo: è cominciato nel modo peggiore la giornata di ieri per centinaia
di pendolari o semplici viaggiatori. Grossi problemi alla circolazione dei treni si sono verificati all'alba in
Friuli Venezia Giulia, inparticolare sulla tratta Venezia-Trieste-Udine, per un problematecnico agli impianti.
Il danno è stato provocato dal maltempo che ha colpito l'intera regione nel corso della nottata.Le forti
piogge e le raffiche di bora che nella notte hanno raggiunto i 90 chilometri orari hanno mandato in tilt il
traffico ferroviario, che alle 5.30 del mattino nella stazione di Trieste è stato sospeso per un problema
tecnico agli impianti di circolazione. A subire i disagi maggiori i passeggeri che sarebbero dovuti salire sulle
linee Venezia-Trieste e Udine-Trieste.I convogli in viaggio, ha reso noto Rfi, hanno registrato ritardi fino a 70
minuti, mentre un regionale è stato cancellato e quattro limitati nel percorso. A partire dalle 6.50 il traffico
è ripreso ed è tornato progressivamente alla normalità in mattinata...

Supermercati chiusi: spiragli per ex Coopca e anche Carnimarket (M. Veneto Udine)
Lucia Aviani - Lo sfondo non è roseo, ma qualcosa si muove: dopo un lungo ristagno potrebbe sbloccarsi la
questione del supermercato ex Coopca, in via Ristori, mentre sono in corso trattative per la riapertura del
Carnimarket di località Gallo.La "fotografia", pur inevitabilmente ancora poco nitida, è scattata
dall'assessore alle attività produttive, Angela Zappulla, sull'onda delle preoccupazioni espresse dai residenti
del centro storico per l'imminente chiusura (il 30 settembre) dell'ultimo supermarket attivo (Pam) entro il
perimetro del nucleo urbano. «Improvvisamente - rilevano alcuni abitanti - il cuore della città si ritroverà
senza un negozio che permetta alle categorie più deboli, anziani in primis, di fare la spesa a breve distanza
da casa. Poco male per chi può prendere la macchina e andare a fare acquisti dove ritiene, ma alle persone
più avanti con l'età chi ci pensa? Il Comune intende fare qualcosa?», pungolano i cividalesi che hanno
sollevato la questione, polemizzando sul fatto che a loro parere «ormai i turisti e il misero indotto che
generano sono tenuti in considerazione più della popolazione residente». Zappulla non nega la criticità
della situazione, consapevole del problematico vuoto spalancatosi con la chiusura della centralissima
Coopca, rilevata da una realtà imprenditoriale friulana ma mai più aperta per sopraggiunte complicanze, e
ora aggravato dall'imminente addio a Pam. La speranza, in quest'ultimo caso, è che si possa favorire un
subentro immediato (per il momento, però, di certezze non ce ne sono), mentre si riaccendono, come
detto, le speranze per i locali ex Coopca. «I necessari lavori nell'immobile - spiega Zappulla - dovrebbero
partire a breve e terminare piuttosto in fretta: l'interesse dell'azienda fattasi avanti a suo tempo per
riavviare il negozio resta. Nel frattempo sono in corso trattative anche per la riapertura del Carnimarket, in
località Gallo. Le prospettive, insomma, sembrano positive: resta il fatto che nella fase transitoria bisognerà
garantire un servizio alle fasce deboli, che pure possono contare su alcuni negozietti di vicinato. Puntiamo a
farlo allargando un progetto già in essere, a cura dell'Ambito socioassistenziale, un servizio molto flessibile
che prevede vari livelli di assistenza e aiuto, a seconda del grado di necessità dei singoli. La prossima
settimana avrò un incontro mirato con la referente del sistema, per capire come si possa estenderlo per il
tempo necessario. Per il resto - conclude Zappulla, riferendosi sempre alle chiusure - il ruolo del Comune
dev'essere quello di "facilitatore" per rendere il più snello possibile l'iter burocratico di eventuali auspicati
avvicendamenti

                                                       10
Il piano del Comune sul futuro del Bronx: «Il "garage" ospiterà verde e parcheggi» (M. Veneto Pn)
Il destino del centro direzionale Galvani è sul tavolo dell'amministrazione comunale di Pordenone. Nel
momento in cui la città investe nella riqualificazione di via Mazzini e punta su una progressiva
pedonalizzazione del centro, il Comune non può prescindere da quello che resta il "garage" nel cuore di
Pordenone. L'assessore Cristina Amirante, stimolata dal dibattito, anticipa alcune delle azioni alle quali la
giunta Ciriani sta lavorando. Da qui a fine mandato si tratterà essenzialmente di pianificazione. Il secondo
mandato potrà essere dedicato alla trasformazione concreta. La prima tappa è legata a un accordo che va
sottoscritto con le altre proprietà (Inail, un imprenditore veneto e Unindustria) e che negli anni non è mai
stato firmato. Il dialogo con gli altri soggetti è già in corso da mesi, ma non è faccile arrivare a definire un
accordo quadro. La direttrice del Comune è comunque chiara: «A noi interessa acquisire la proprietà della
piazzetta, dove attualmente non si possono autorizzare manifestazioni, una parte della viabilità e dei
parcheggi - l'ideale sarebbe l'area di sosta sotto la piazza, per agevolare la manutenzione -, la zona verde
che porta in via Gorizia». In cambio i privati potranno avere la possibilità «di recintare la loro proprietà. Per
chi voglia investire per esempio in attività commerciali - prosegue l'assessore Amirante - questo elemento è
fondamentale». Per arrivare però a una trasformazione serve il secondo step, che è quello della modifica
della destinazione d'uso. «Il prg ha provato a dare una risposta a questo problema - ammette l'assessore -,
ma la Regione ha bocciato la richiesta. Oggi c'è una possibilità di agire in deroga, ma le deroghe non sono
soluzioni definitive. L'obiettivo è arrivare a introdurre una destinazione mista (quindi non più solo
direzionale) che favorisca gli investimenti dei privati. Nelle grandi città, dove si è adottata questa strategia
(destinazione direzionale mista a residenziale, commerciale e artigianale) i grandi complessi vanno
benissimo. Laddove, come al centro Galvani, si mantiene una destinazione unica, ci sono aree che,
terminato l'orario di apertura dei servizi, si desertificano». E desertificazione significa incuria oltre che
insicurezza. Altra idea dell'amministrazione è modificare la viabilità di transito: «Oggi però non saremmo in
grado di trasferire sul ring quella quota di auto che usa il Bronx per spostarsi verso nord - evidenzia
Amirante -. Lo potremmo fare con l'introduzione del doppio senso in via Pola, previsto dal piano del
traffico».

                                                       11
Puoi anche leggere