RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 5 febbraio 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 5 febbraio 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Fondo di rotazione per anticipare la cassa integrazione ai dipendenti (M. Veneto)
Friulia investe in Valcucine. Operazione da 4,8 milioni (M. Veneto)
I Regeni: «L'ambasciatore non cerca la verità» (M. Veneto)
L'oro nero parte da Trieste: i traffici record della Siot (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Confronto con tre Comuni sul futuro dell'ex Bertoli (M. Veneto Udine)
Iniziativa di Serracchiani sul caso Mercatone Uno (M. Veneto Udine)
Istanza dei dipendenti. Ditta dichiarata fallita (M. Veneto Pordenone)
Basta polemiche: oggi partono i lavori per lo sghiaiamento della Valcellina (M. Veneto Pordenone)
Ferriera, dalla fine di febbraio: cassa integrazione per 477 (Piccolo Trieste, 2 articoli)
Boom di domande per i nidi comunali. Un bimbo su due non troverà posto (Piccolo Trieste)
Fallisce la contromossa Gentile dopo il "no" a Liliana Segre (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Confindustria «perplessa» dopo il sequestro dei Noe al cantiere di Panzano (Piccolo Gorizia-Monf.)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Fondo di rotazione per anticipare la cassa integrazione ai dipendenti (M. Veneto)
Laura Venerus - L'istituzione di un fondo di rotazione regionale che sopperisca al gap temporale tra l'avvio
della cassa integrazione e l'effettiva erogazione salariale per i lavoratori: è la proposta formulata da
Confindustria dell'Alto Adriatico alla Regione, che l'ha accolta con favore e che diverrà quindi un sistema di
sostegno ai lavoratori delle aziende regionali in crisi. L'annuncio è stato dato dai due protagonisti del
progetto: Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico (frutto della fusione tra
Unindustria Pordenone e Confindustria Venezia Giulia) e l'assessore regionale alle attività produttive, Sergio
Emidio Bini, a margine della conferenza di presentazione di SamuExpo 2020 alla fiera di Pordenone.«L'idea -
ha annunciato Agrusti - è di costituire un fondo di rotazione, attraverso Friulia, che si incarichi di anticipare
interamente gli stipendi ai dipendenti in cassa integrazione. A loro volta poi gli interessati cederanno la loro
cassa integrazione nel momento in cui viene effettivamente erogata. In questo modo - ha specificato
Agrusti - la Regione riuscirà a far fronte a situazioni di grande difficoltà che si verificano quando un'azienda
va in cassa integrazione: fra la concessione della cassa e la sua erogazione passano infatti anche alcuni
mesi».Da parte dell'assessore regionale c'è stata totale convergenza. «La nostra idea - ha affermato - è di
utilizzare i fondi di rotazione per colmare questo arco temporale che rischia di essere drammatico per i
lavoratori e di conseguenza per le famiglie. Si tratta di un'idea rivoluzionaria per il Friuli Venezia Giulia». Il
meccanismo con cui quest'idea potrà essere concretizzata e applicata è ora all'attenzione degli uffici
regionali che dovranno trovare le soluzioni tecniche per metterlo in pratica. Abbiamo dato mandato ai
nostri funzionari di trovare le soluzioni tecniche per verificare e mandare avanti quest'idea - ha sottolineato
Bini -. Di fronte alle crisi, la Regione non sta con le mani in mano, ma si muove rapidamente per trovare le
soluzioni. Confindustria dell'Alto Adriatico - ha concluso - è un partner fondamentale per i percorsi di
sostegno alle imprese del Friuli Venezia Giulia». «Il vantaggio - ha aggiunto Agrusti - è il fatto di essere a
costo zero essendo un fondo di rotazione che viene reintegrato costantemente man mano che l'Inps versa
le casse integrazioni».La presentazione di SamuExpo ha costituito anche l'occasione per ritornare
sull'argomento "fiera regionale". L'auspicio è stato lanciato dall'assessore Bini, che ha rimarcato l'idea che
un «sistema unificato delle fiere regionali possa diventare realtà». «A me piacerebbe - ha affermato
rivolgendosi ai vertici di Pordenone fiere - che qua possa nascere quel sistema unificato che sto cercando da
tempo di portare avanti. Penso voi rappresentiate il sistema più virtuoso in grado di farsi carico anche di
realtà un po' meno fortunate. Il sistema economico pordenonese e fieristico sono fucine di idee, come
testimoniato dai dati che evidenziano una crescita importante e in controtendenza rispetto al mercato.
Pordenone Fiere, in particolare, continua a evolversi, incrementando il valore della produzione, le risorse
umane impiegate e la qualità». Il presidente di Pordenone fiere Renato Pujatti è tiepido su questa ipotesi e
ha affermato che «continueremo a essere il collante delle fiere mettendo a disposizione la nostra
struttura».

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Friulia investe in Valcucine. Operazione da 4,8 milioni (M. Veneto)
Friulia investe in Valcucine, azienda di design di alto di gamma che progetta, produce e commercializza
cucine, living e arredo bagno. Oggi è stata ufficializzata l'operazione che prevede un investimento
complessivo di 4,8 milioni di euro, suddiviso in un aumento di capitale del valore di 2 milioni e in un
finanziamento di 2,8 milioni. Il presidente della Regione Massimiliano Fedriga e la presidente di Friulia
Federica Seganti si sono recati in visita nella sede di Valcucine a Pordenone. Accompagnati dal presidente
della holding ItalianCreationGroup, Giovanni Perissinotto, hanno potuto visitare gli innovativi e funzionali
impianti di produzione, alimentati a energia solare. Fondata a Pordenone - la "Kitchen valley" italiana - nel
1980 dal designer Gabriele Centazzo, Valcucine è da sempre sinonimo di innovazione. Ha rivoluzionato il
sistema cucina, distinguendosi nel settore mettendo in primo piano design, ergonomia ed eco-sostenibilità
per offrire cucine senza tempo, fatte per durare. Nel 2018 Valcucine ha deciso di rinnovare la sua struttura
manageriale inserendo figure di rilievo tra cui il nuovo amministratore delegato Giuseppe Di Nuccio, che
vanta una consolidata esperienza nel mondo della moda. A quarant'anni dalla nascita, oggi Valcucine
mantiene il suo centro operativo a Pordenone ed è presente con 50 negozi monomarca e più di 300
showroom in Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Asia, India e Sud Africa. Il fatturato dell'azienda si è
attestato su un valore di circa 33 milioni. Il business plan 2019-2022, predisposto dalla nuova dirigenza,
prevede investimenti complessivi nell'ordine di 6 milioni di euro, destinati principalmente all'acquisto di
nuovi macchinari in grado di rendere la produzione più flessibile e dinamica, nel rispetto assoluto
dell'ambiente.

I Regeni: «L'ambasciatore non cerca la verità» (M. Veneto)
Francesca Paci - Sono passati 4 anni da quando Claudio Regeni e Paola Deffendi, reduci dall'obitorio cairota
dove avevano riconosciuto il figlio «dalla punta del naso», hanno iniziato a chiedere verità e giustizia. Lo
chiedono ancora, ma il contesto è cambiato: l'Egitto è un attore ormai centrale nella partita del
Mediterraneo e i rapporti di forza non sono più quelli di quando l'Italia, stufa dei ripetuti depistaggi
dell'intelligence di al Sisi, richiamava a Roma l'allora ambasciatore Massari, lo stesso che aveva appeso una
gigantografia di Giulio Regeni all'ingresso del consolato, vicino alla foto del presidente della Repubblica. Il
contesto però non ha cambiato i genitori del ricercatore ucciso nel 2016, "un omicidio di Stato" che la
Procura di Roma ha ricostruito. «Da molto tempo l'attuale ambasciatore italiano al Cairo, Cantini, non ci
risponde, evidentemente persegue altri obiettivi rispetto a verità e giustizia, mentre porta avanti con
successo iniziative su affari e scambi commerciali tra i due Paesi», racconta Claudio Regeni alla prima
audizione con la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del figlio.L'avvocata di famiglia Ballerini
conferma che Cantini «non replica né alle nostre mail né a quelle della famiglia». Sono giorni pesanti, più
del solito. L'anniversario del compleanno di Giulio, che avrebbe compiuto 32 anni, ma anche quello del
ritrovamento del corpo. Nei consueti toni pacati si legge stanchezza e nuova determinazione. I Regeni non
hanno mai contestato le autorità italiane, neppure quando, il 14 agosto 2017, l'ex ministro degli esteri
Alfano rimandò al Cairo l'ambasciatore, un nuovo ambasciatore, Cantini. Non erano stati fatti passi avanti
sul fronte giudiziario, ma a chi a Fiumicello invecchiava di ricordi furono addotte motivazioni diplomatiche.
«Quelle parole si sono dimostrate fuffa velenosa - continua Claudio Regeni - Chiedo che rapporti abbia con
l'Egitto Alfano, che ora fa l'avvocato».Il j'accuse è a tutto campo. «Abbiamo scoperto dai giornali che Giulio
era stato torturato ed è stato una super-botta, non ci era stato riferito dall'ambasciata per una sorta di
tutela nei nostri confronti», aggiunge la moglie Paola. Ce n'è anche per l'allora premier Renzi che, dicono, la
mise giù facile. Resta poco margine per i Regeni: «Ci sono zone grigie sia dal governo egiziano, che recalcitra
e non collabora, sia da parte italiana, che non ha ancora ritirato il nostro ambasciatore al Cairo». È quello
che chiedono da tempo, una rottura.

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L'oro nero parte da Trieste: i traffici record della Siot (Piccolo)
Andrea Pierini - La partnership con Esof2020 e i numeri che nel 2019 hanno visto l'arrivo della nave numero
20mila. La Siot, il terminal petrolifero del porto di Trieste della Tal (Società italiana per l'oleodotto
transalpino), ha chiuso un 2019 di traguardi e di ripartenze come ha commentato il General Manager Tal e
presidente Siot Alessio Lilli in occasione dell'incontro annuale con gli stakeholder a Trieste in una sala
dell'Hilton. Venendo invece ai numeri il 2019 è stato un anno ottimo per la Siot con alcuni record importanti
come le 20.227 navi che hanno attraccato allo scalo dal 1967 quando è iniziata l'attività della Siot. Trieste è
il vero terminal dell'oro nero italiano che connette il porto di Trieste con Austria, Baviera e Repubblica Ceca.
A fronte di un fatturato di 84,5 milioni di euro, l'oleodotto transalpino genera una ricaduta economica in
Friuli Venezia Giulia compresa tra i 247 e i 282 milioni. «Abbiamo un traffico di greggio da record - ha
confermato Lilli - visto che dal 2013 siamo stabilmente sopra i 40 milioni di tonnellate». Lilli ha fatto un
bilancio dell'attività dello scorso anno segnalando che sono stati 41,2 i milioni di tonnellate di greggio
sbarcati al Terminal Marino da 465 petroliere: «Il 2020 è partito nel migliore dei modi visto che a gennaio
abbiamo già trasportato 3,8 milioni di petrolio a fronte dei 3 milioni dello scorso anno». Il comandante della
Capitaneria di Porto Luca Sancilio ha confermato l'altissimo livello di sicurezza aggiungendo che «è una
eccellenza nazionale con un ruolo di asse portante per tutto il Mediterraneo». Sergio Razeto, presidente di
Confindustria Venezia Giulia (che sta diventando Alto Adriatico con Pordenone), ha evidenziato come «le
imprese del territorio dovrebbero guardare con più interesse ai mercati dell'est Europa ed Esof2020 in
questa ottica potrebbe essere determinante». Infine Stefano Fantoni, Champion of Esof2020, ha rilanciato il
messaggio che «l'evento non sarà fine a se stesso ma pone come obiettivo principale il dialogo tra scienza,
imprenditoria e business. Sarà il primo con questo scopo visto che ora il mondo della scienza è pronto a
questo dialogo». Siot, dopo l'accordo di lunedì con la compagnia di sviluppo della Technical university of
Munich, l'Autorità portuale, la Regione FVG e la Camera di commercio Italo Tedesca, diventerà
ambasciatrice di Esof2020 in Germania e Austria.Nel corso dell'incontro non è mancato un richiamo del
presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale Zeno D'Agostino che ha criticato la
distanza fra il porto e il mondo della scienza: «Dobbiamo essere in grado di fare la vera innovazione, il
futuro non è solo nella tecnologia delle navi e del porto e per questo serve la capacità di visione del mondo
scientifico». Per spiegare ancora meglio il concetto D'Agostino ha usato la metafora dell'iPhone «prima che
arrivasse lo smartphone il telefono serviva solo a telefonare e mandare messaggi, oggi invece ci consente di
fare tutto».

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CRONACHE LOCALI

Confronto con tre Comuni sul futuro dell'ex Bertoli (M. Veneto Udine)
Margherita Terasso - Preoccupazione anche a Tavagnacco per il futuro dell'area ex Bertoli, al centro di un
piano di riqualificazione che non ha ancora trovato una soluzione definitiva. I gruppi consiliari di minoranza,
in particolare, hanno così deciso di presentare una mozione per chiedere al sindaco Moreno Lirutti e alla
sua giunta di attivarsi con la costituzione di un tavolo di lavoro allo scopo di approfondire le potenzialità
dell'area stessa e le relative ripercussioni sul territorio, con la riattivazione dei tavolo istituzionale del
Prusst, Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile.La situazione«Il Comune di Udine sta
trattando con la proprietà del Terminal Nord per una variante sostanziale delle destinazioni d'uso dell'area
stessa - comincia il consigliere Alfio Marini, firmatario della mozione con Emanuela Ausili, Marco Duriavig,
Giuseppe Amato e Michele Comuzzi -. Si tratta di un'area che fa parte del progetto Prusst che coinvolge
Udine, Tavagnacco, Reana e Tricesimo, ma lo spazio è particolarmente rilevante per noi soprattutto dopo
l'apertura della strada "Gran selva" e ancor più dopo la recente rotatoria che permette di evitare l'incrocio
semaforico di Molin Nuovo».Le richiesteA inizio marzo scade il termine per le offerte al concordato
preventivo in relazione all'area in questione, «con grave rischio di trovarsi in una situazione che impedisca il
recupero dell'area». La proposta della minoranza era quindi quella «di costituire un tavolo tematico tra i
gruppi consiliari in modo da valutare le potenzialità dell'area stessa e le relative ripercussioni sul territorio
di Tavagnacco e portare le risultanze del nostro impegno al confronto coi Comuni che hanno operato
nell'ambito Prusst», aggiunge Marini. «Non sappiamo se si tratterà di cinque mila metri quadrati di nuove
aree commerciali, di ulteriori uffici, di un bosco urbano o di altri servizi - ha aggiunto il consigliere Gianluca
Maiarelli -, ma il destino di ciò che resta dell'ex area Bertoli ci riguarda direttamente e avrà un impatto
fortissimo sul nostro territorio: la giunta deve attivarsi immediatamente per affrontare un tema che
potrebbe risultare dirompente».La parola al sindacoIl sindaco Moreno Lirutti, presentata la mozione, ha
preso parola. «Le considerazioni della minoranza sono corrette e le condividiamo - ha detto -. Ma da tempo
abbiamo avviato un tavolo con le amministrazioni comunali che facevano parte del Prusst, cioè quelle di
Udine, Reana del Rojale, Tricesimo, e nelle riunioni svolte abbiamo già delineato un percorso di riflessione e
progettualità comune. In tempi brevi dovremmo essere in grado di portare alla condivisione collettiva una
prima espressione di quanto abbiamo valutato: attivare un tavolo ora sarebbe intempestivo e anche
scorretto dal punto di vista istituzionale». Il primo cittadino ha suggerito quindi il ritiro della mozione (che è
stata accolta dai consiglieri di minoranza) e si è reso disponibile a incontrare una delegazione dei
capigruppo per conoscere e approfondire la situazione ed eventualmente presentare unitariamente una
proposta per lo sviluppo dell'area.

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Iniziativa di Serracchiani sul caso Mercatone Uno (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Un assist ai lavoratori del Mercatone Uno arriva dalla deputata del Pd Debora
Serracchiani, prima firmataria di un emendamento al decreto Milleproroghe che prevede il rifinanziamento
della Cassa integrazione straordinaria per il 2020 con 10 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai 4,3
milioni stanziati dallo stesso decreto per il 2019.«L'emendamento «è stato considerato ammissibile ed è
entrato nel Milleproroghe con il via libera del ministero del Lavoro. Ora occorre sostenerlo con grande
coesione nel corso di tutto l'iter successivo, perché può dare altro respiro ai lavoratori dell'ex Mercatone
Uno», ha sottolineato ieri la deputata, capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera ricordando che
«la proroga della cassa integrazione prevederà anche un adeguamento economico alle condizioni
contrattuali pre-fallimento».La parlamentare, che ieri si è confrontata con la sottosegretaria al Lavoro,
Francesca Puglisi, spiega di aver chiesto che «si accelerino più possibile le pratiche burocratiche da cui
dipende l'erogazione materiale della Cigs, perché è evidente che i bisogni delle famiglie non aspettano i
tempi ministeriali». Pronta risposta alla denuncia "sottoscritta" dai lavoratori friulani del gruppo romagnolo
che per voce della storica commessa Patrizia Tremul lunedì hanno dato sfogo, sulle colonne del Messaggero
Veneto, allo stato di incertezza in cui si trovano ancora una volta a vivere causa lo slittamento in avanti dei
tempi per l'erogazione della cassa integrazione. I 15 ex dipendenti del punto vendita di Reana e come loro
tutti i lavoratori rimasti agganciati al gruppo dopo il fallimento, a febbraio non si vedranno con tutta
probabilità accreditata la mensilità di Cigs perché a Roma, nonostante l'intesa per la proroga
dell'ammortizzatore sia stata raggiunta ormai un mese fa, manca ancora la firma in calce al decreto.«Ormai
a noi non pensa più nessuno», ha detto con rabbia Tremul riferendosi al mondo della politica. Pronto
l'intervento di Serracchiani, che oltre all'emendamento, come detto già entrato nel decreto, si è premurata
di incontrare il sottosegretario Puglisi per far sì che l'attesa firma necessaria per l'erogazione materiale della
Cigs il prima possibile.

Istanza dei dipendenti. Ditta dichiarata fallita (M. Veneto Pordenone)
Sono state due ex dipendenti della società cooperativa a portare la Work group in tribunale, ottenendone il
fallimento. Dopo il licenziamento, alle lavoratrici non erano state pagate alcune mensilità dovute nel 2018.
L'azienda, con sede amministrativa a San Stino di Livenza, specializzata in componentistica d'auto, è stata
dichiarata fallita dal tribunale di Pordenone il 23 gennaio scorso. Come sede legale è stato indicato un
indirizzo a Castelfranco Veneto. Ma in realtà porta allo studio del consulente del lavoro che ha seguito
l'azienda fino a tre anni fa. Poi, però, con gli amministratori di Work group non ha più avuto a che fare. Fra
l'altro anche il consulente non è stato interamente pagato dalla società.Dalle visure camerali emerge che
nel 2016 la società cooperativa veneta aveva fatturato 1,8 milioni di euro. Nel periodo d'oro, risultavano 80
dipendenti. Nell'ultimo trimestre del 2018 erano scesi a una decina. Assistite dallo studio legale
Agostinacchio e Perissinotto di Treviso, le due ex dipendenti hanno prima tentato la strada del decreto
ingiuntivo, per ottenere gli stipendi arretrati. Ma è andato a vuoto. I legali hanno quindi eseguito
pignoramenti presso terzi, soggetti debitori nei confronti della Work group, riuscendo a racimolare
qualcosa. Avanzavano, però, ancora crediti residui. Di fronte ai segnali di insolvenza riscontrati, lo studio
legale di Treviso ha chiesto il fallimento della società cooperativa. All'esito della camera di consiglio il
tribunale di Pordenone, presieduto da Lanfranco Maria Tenaglia, a latere i giudici Roberta Bolzoni e Lucia
Dall'Armellina (relatore), ha accolto l'istanza, ravvisando lo stato di insolvenza dell'imprenditore.Al timone
del cda di Work group c'era un 55enne veneto. Finora al palazzo di giustizia di Pordenone i vertici aziendali
non si sono costituiti. Il tribunale ha ordinato alla fallita di depositare i bilanci, le scritture contabili e fiscali
obbligatorie e l'elenco dei creditori e ha nominato come curatore fallimentare Angelo Berti e come giudice
delegato Lucia Dall'Armellina.L'adunanza dei creditori per la verifica dello stato passivo è stata fissata per il
22 maggio alle 9.15. Entro 30 giorni prima dell'adunanza potranno essere presentate le domande di
insinuazione. I.P.

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Basta polemiche: oggi partono i lavori per lo sghiaiamento della Valcellina (M. Veneto Pordenone)
Fabiano Filippin - Il grande giorno è arrivato: dopo almeno venti anni di polemiche, partiranno questa
mattina i lavori preliminari allo sghiaiamento del Cellina, nel cuore di Barcis. L'impresa goriziana che un
anno fa si è aggiudicata l'appalto installerà le prime reti di cantiere lungo la strada della destralago. Di qui al
prossimo giugno verranno realizzate le spalle in calcestruzzo su cui appoggerà il futuro ponte di by pass
della diga. È infatti prevista la costruzione di un viadotto che eviti il transito dei camion sul manufatto
idroelettrico del paese: la struttura è troppo delicata per consentire un via vai di tir pieni di inerti. Il
terrapieno che si immette sull'ex statale 251 della Valcellina-Val di Zoldo sarà invece ampliato e rinforzato.
Di fatto alcune porzioni della stessa carreggiata della destralago saranno rifatte e allargate (l'attuale
tracciato risale agli anni Cinquanta e consente di correre attorno al bacino, collegando le due rive attraverso
la diga e una passerella pedonale). L'ammodernamento della viabilità locale di Barcis dovrebbe concludersi
in un anno circa, salvo ritardi legati al maltempo. Per l'autunno del 2021 sono in agenda i primi scavi nel
Cellina e nei suoi affluenti. In particolare è la confluenza tra il corso d'acqua principale e i torrenti Varma e
Pentina a creare i maggiori disagi, esondando spesso sulla limitrofa ex statale 251. Negli anni le tracimazioni
e le conseguenti chiusure al traffico della 251 sono state decine, con proteste dei pendolari e danni
economici alle attività della zona. Nel 2016 è stato inaugurato il ponte rialzato sul greto del Varma, ma
senza un vero piano di bonifica anche tale intervento rischiava di rimanere un palliativo. Tanto che già oggi
come oggi il livello dell'alveo è notevolmente risalito, con nuovi cumuli di sassi spinti dalla corrente in
direzione del lago. La sola tempesta Vaia dell'ottobre 2018 avrebbe fatto scivolare a fondovalle più di un
milione di metri cubi di pietre quando il normale deflusso del Cellina comporta un apporto di 250 mila metri
cubi annui. Tanto che la Regione ha già dato il via ad alcuni interventi paralleli a quelli che dovranno poi
diventare sghiaiamenti costanti e perenni. Le ruspe stanno ad esempio già spostando 160 mila metri cubi di
materiale per poi depositarlo a Pinedo di Claut (solo una parte di questi inerti trova immediato sbocco nel
commercio edile). I mezzi sono all'opera su circa 800 metri lineari del letto del Cellina. Altre maestranze
hanno provveduto alla messa in sicurezza del Pentina la cui orografia provocava gravi ristagni d'acqua dopo
l'inaugurazione del ponte sul Varma. Infine il Cimoliana, dove l'ingegner Enrico Egidi ipotizza un'imminente
asportazione di circa mezzo milione di metri cubi. Qui viene anche sollecitata la costruzione di scogliere
dopo la devastazione subita dal maltempo di un anno fa. In Valcellina i tir di ghiaia sono quindi destinati a
diventare un qualcosa di abituale, senza soluzione di continuità. «Abbiamo concordato con la Regione,
Edipower e il consorzio di bonifica gli orari e le giornate di transito per evitare perdite economiche al
settore turistico - ha commentato al proposito il sindaco di Barcis, Claudio Traina -. Certamente vanno
regolamentati gli scavi. Nei decenni si è accatastata talmente tanta ghiaia che non si può più pensare ad
interventi una tantum. Solo a Barcis i tecnici calcolano dagli 8 ai 12 milioni di metri cubi pronti al prelievo».

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Ferriera, dalla fine di febbraio: cassa integrazione per 477 (Piccolo Trieste)
Diego D'Amelio - Il gruppo Arvedi ha attivato le procedure per l'avvio della cassa integrazione per i
lavoratori della Ferriera. I dipendenti coinvolti saranno 477 sul totale di 580: rimarranno esclusi i 66 operai
interinali impiegati nel laminatoio fino a fine mese e che non potranno godere degli ammortizzatori sociali,
mentre altre 37 unità resteranno in servizio full time per garantire i servizi di portineria e sorveglianza, ma
anche una serie di attività tecniche e impiegatizie che dovranno continuare anche dopo lo spegnimento
dell'area a caldo. Facendo seguito alla firma dell'accordo raggiunto con Fim, Uilm, Failms e Usb (firmato
successivamente anche dalla Fiom), l'azienda ha inviato alla Regione la richiesta di avviare la procedura di
«consultazione sindacale relativa alla richiesta di trattamento straordinario di integrazione salariale per
riorganizzazione aziendale a seguito del processo di dismissione dell'area a caldo». La lettera parla di «un
massimo di 477 lavoratori per un prevedibile periodo di 24 mesi con decorrenza presumibile dal 24
febbraio». La data non è dunque ancora sicura e non fornisce certezze rispetto all'avvio dello spegnimento
dell'area a caldo. L'indicazione ad ogni modo tradisce l'ottimismo dell'azienda sulla possibilità di arrivare in
meno di una ventina di giorni all'intesa con l'Autorità portuale sulla cessione dei terreni, cui le istituzioni
hanno subordinato la firma dell'Accordo di programma, che potrebbe dunque essere sancito entro la fine
del mese. Gli uffici della Regione decideranno stamattina la data dell'incontro per l'accordo sulla cassa fra
sindacati e azienda, che l'assessorato al Lavoro sottoscriverà come previsto dalle norme. L'assessore
regionale al Lavoro Alessia Rosolen manifesta però tutti i suoi dubbi: «La Regione farà la propria parte,
com'è ovvio, ma rimane la perplessità su un'accelerazione dei tempi che a questo punto non tiene conto
delle indicazioni che potranno arrivare dall'Accordo di programma in merito a tutti i futuri asset di
produzione». Rosolen avrebbe insomma preferito che le cose si mettessero in moto dopo la firma
dell'Accordo di programma, per il quale mancano per ora nuove convocazioni a Roma. La cigs chiesta per la
Ferriera serve infatti ad accompagnarne la riorganizzazione e non la chiusura: si basa dunque su un piano
industriale che non è stato ancora sancito dal patto fra azienda e istituzioni, al cui interno verrà anche
recepito l'accordo sindacale accettato con il 59% dei voti favorevoli da parte dei lavoratori. Dopo gli accordi
intercorsi fra sindacati e proprietà, la cassa integrazione verrà maggiorata dall'azienda con 2,35 euro lordi
all'ora. Un lavoratore a zero ore mensili potrebbe fruire di un'aggiunta di circa 400 euro lordi e arrivare a
superare i 1.000 euro netti, che oltrepasserebbero i 1.300 per lavoratori che trascorreranno la
riqualificazione metà in cassa e metà al lavoro, grazie alle rotazioni che l'azienda si è detta intenzionata ad
assicurare ai dipendenti. A breve la Regione convocherà inoltre i lavoratori interinali dell'area a freddo, cui è
stato nel frattempo prolungato il contratto fino alla fine di febbraio. La giunta Fedriga è infatti in procinto di
avviare i colloqui nei Centri per l'impiego, in modo da stilare i profili dei lavoratori in scadenza e proporre
loro percorsi di formazione e ricollocamento.
La Uil garantisce: «Nessun addetto lasciato a zero ore»
«Non ci saranno lavoratori a zero ore, a meno di richieste volontarie». Lo spiega il segretario provinciale
della Uilm Antonio Rodà, assicurando che «a tutti sarà garantito uno zoccolo minimo di lavoro per ridurre il
disagio economico»...

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Boom di domande per i nidi comunali. Un bimbo su due non troverà posto (Piccolo Trieste)
Micol Brusaferro - Copertura quasi totale per i bimbi iscritti alle scuole dell'infanzia del Comune di Trieste
per l'anno scolastico 2020-2021, mentre per gli asili nido, come ormai accade da anni, sarà accolta circa la
metà delle domande pervenute, peraltro in aumento rispetto a dodici mesi fa. Il 31 gennaio si sono chiuse
le iscrizioni, le graduatorie definitive verranno pubblicate online tra qualche mese. Per le scuole
dell'infanzia, nel dettaglio, le richieste sono state 843, a fronte di 806 posti disponibili. «Chi è rimasto fuori
potrebbe essere assorbito dai 36 posti convenzionati nelle scuole religiose - precisa Angela Brandi,
assessore comunale all'Educazione -. Sui numeri possiamo dire che è possibile ancora qualche variazione
dopo la verifica di tutte le situazioni presentate, in particolare quelle che riguardano i bambini disabili. In
loro presenza, infatti, i posti vengono ridotti (in base alle norme specifiche sul sostegno scolastico, ndr), ma
complessivamente - sottolinea - il quadro è più che positivo. C'è da dire che le famiglie potranno magari non
avere la scuola dell'infanzia che avevano scelto come prima opzione, ma il posto ci sarà comunque». Lo
scorso anno le richieste erano state 882, con una disponibilità di 761 posti. Cresce invece la domanda per i
nidi, con oltre 150 famiglie in più rispetto all'anno precedente desiderose di inserire il proprio bimbo nelle
strutture comunali. Sono 1192 le richieste per 602 posti, erano state 1041 nel 2019 a fronte di 601 posti.
«Quest'anno la novità è la voglia delle famiglie di portare i bimbi al nido, considerando che non si è
registrato un incremento della natalità. Quindi mamme e papà - ribadisce l'assessore - probabilmente
vogliono appunto inserire i figli nelle strutture comunali». A testimoniare il grande interesse verso gli spazi
dedicati ai più piccoli, anche il boom di presenze alla giornata di presentazione delle varie scuole, voluta dal
Comune lo scorso 12 gennaio alla Stazione Marittima. E il nuovo regolamento comunale sui nidi, tra le varie
disposizioni introdotte, prevede anche un cambiamento sulle graduatorie. «Saranno più veritiere - precisa
Brandi - perché i genitori sono stati chiamati a indicare solo cinque scuole possibili e non più dieci, cosa che
creava liste sballate, e ci siamo impegnati a prepararle in anticipo rispetto al passato. Saranno pronte infatti
entro il 31 maggio. Prima venivano rese pubbliche entro il 20 giugno. In questo modo le famiglie avranno
più tempo per procedere con la scelta». Le nuove graduatorie, come già spiegato nei mesi scorsi, danno la
priorità ora a situazioni di fragilità, ad alcune condizioni lavorative dei genitori considerate "particolari",
oltre al carico familiare. La residenza poi ha la precedenza sul domicilio e un'ulteriore novità riguarda l'Isee:
l'indicatore della situazione economica equivalente non garantisce più punteggio per la graduatoria, pur
restando determinante rispetto alle fasce tariffarie. I genitori quindi sapranno con un mese d'anticipo se il
proprio figlio è stato accolto o meno al nido comunale. A quel punto, come ogni anno, per chi sarà rimasto
fuori partirà la caccia alla soluzione alternativa. Per molti una possibilità è quella di valutare fin da subito
anche gli asili nido privati, considerando i relativi costi mensili, un'informazione che in tanti cercano già per
tempo, per trovarsi prepararti in estate.

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Fallisce la contromossa Gentile dopo il "no" a Liliana Segre (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Francesco Fain - La discussione era iniziata alle 22.45. Il voto è arrivato all'1.09. L'esito? Negativo. La
mozione Gentile che chiedeva il conferimento della cittadina onoraria all'Unione delle comunità ebraiche
italiane (Ucei) non ha raggiunto il quorum dei 28 voti. L'ha votata soltanto la maggioranza (21 sì) con le
assenze di Stasi, Ferrari (Cambiamo), Zotti (Lega) e Sartori (Udc, a casa per malattia), oltreché
dell'opposizione. Ma le polemiche, the day after, volano. Non serviva essere Nostradamus per prevederlo. E
il sindaco Ziberna passa subito al contrattacco, non le manda a dire.«Che dire? Mi dispiace. Una tragedia
epocale come la Shoah non merita di essere strumentalizzata e svilita così, per meri interessi partitici: la
Sinistra, facendo mancare i numeri al consiglio comunale per conferire la cittadinanza onoraria alle
comunità ebraiche, ha tradito i valori della lotta all'antisemitismo e della memoria, gli stessi che la senatrice
Segre sta portando avanti. Dovrebbero chiedere scusa».Il primo cittadino non usa mezzi termini per
condannare il comportamento dei consiglieri del centrosinistra, in consiglio comunale, usciti al momento
del voto. «Hanno, finalmente, tolto la maschera mettendo in luce tutta l'ipocrisia che sta dietro la proposta
della cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre: volevano semplicemente mettere una bandierina,
obbedendo, come sempre, agli ordini che arrivano dallo stato maggiore della Sinistra nazionale. Nel
momento in cui gli è stato chiesto di riconoscere l'abominio della più grande tragedia del secolo scorso, la
Shoah, e di mandare anche un messaggio chiaro di condanna al un nuovo antisemitismo strisciante che si
sta diffondendo anche in Europa, conferendo la cittadinanza onoraria alle comunità ebraiche hanno perso
la testa e hanno fatto marcia indietro. Vergogna».Ziberna è un fiume in piena. Difficilmente arginabile.
«Non si sono limitati a fuggire dal voto di coscienza, "libero" e non imposto dall'alto, che avrebbe
riconosciuto davvero il dramma e il dolore di milioni di ebrei perseguitati e uccisi dai nazisti e dei loro
familiari ma hanno anche offeso le comunità ebraiche paragonandole ad associazioni di... ciclisti. Questa è
la Sinistra. Incapace di andare oltre il luogo comune, incapace di produrre un pensiero critico che non sia
quello ideologico preconfezionato, incapace di provare sentimenti veri ed empatici. È stata persa
un'occasione storica di far partire un messaggio forte da Gorizia contro l'antisemitismo, facendo sentire una
vera vicinanza alle comunità ebraiche che sono al centro di nuovi attacchi antisemiti. Davvero una brutta
pagina per la nostra città».Ziberna chiude, quindi, evidenziando un ulteriore aspetto della vicenda. «Solo
per far capire che l'astio nei confronti di Gorizia e della sua storia: c'è chi, in consiglio comunale, non ha
esitato, ancora una volta a giustificare la violenza, quella perpetrata alla fine della seconda guerra mondiale
contro i cittadini goriziani, centinaia dei quali sono stati deportati e infoibati. In sostanza, è stato detto che
si è trattato di azioni giustificabili in quanto reazioni contro ciò che avevano fatto i fascisti. Un
giustificazionismo molto pericoloso, volto a manipolare la storia per avvallare immani tragedie come quella
delle foibe. E questi sono gli stessi che poi vengono a darci lezioni di morale. No, la Sinistra è bene che
queste lezioni cominci a farle a se stessa».

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Confindustria «perplessa» dopo il sequestro dei Noe al cantiere di Panzano (Piccolo Gorizia-Monf.)
«Perplesse». Così Confindustria Alto Adriatico e Confindustria Venezia Area Metropolitana di Venezia e
Rovigo si definiscono dopo la notizia sul sequestro operato dal comando dei Carabinieri del Noe di Udine
nell'area dell'ex scalo 304 allo stabilimento Fincantieri. «Se da un lato - commentano in una nota - non si
può ovviamente prescindere dal rispetto delle norme, dall'altro siamo di fronte a una misura molto seria
come quella del sequestro per il presunto sforamento di poco più di 10 giorni dei limiti temporali previsti
dalla normativa di settore per il deposito temporaneo di materiali che non pare siano possibile causa di un
grave pericolo per la salute o l'ambiente». Le associazioni industriali sottolineano come «in generale nel suo
operato Fincantieri, la più grande impresa cantieristica europea, abbia non solo ovviamente recepito le
specifiche norme sulla gestione ambientale previste dalla legislazione, ma abbia anche da tempo adottato
una struttura e un processo organizzativo finalizzato al continuo miglioramento del rispetto ambientale». A
questo scopo, ricordano, il Gruppo ha investito nel 2018 quasi 8 milioni di euro per la protezione
dell'ambiente, avviando in particolare interventi finalizzati sia al miglioramento dell'impatto ambientale che
alla riduzione delle emissioni dirette e indirette in atmosfera. E tale politica in materia di ambiente e salute
viene condivisa con i fornitori. Inoltre «la trasparenza nella gestione del rispetto ambientale è asseverata
dal conseguimento dell'Aia nel 2017 e dalle numerose attività sviluppate successivamente dall'azienda in
condivisione con le competenti Autorità comunali e regionali». Quindi, pur non entrando nel merito del
provvedimento di ieri, le associazioni «ravvisano che probabilmente si sarebbero potute valutare misure
alternative al sequestro, in quanto l'attività operata dalle aziende specializzate incaricate da Fincantieri per
gli interventi sulla struttura logistica e impiantistica del cantiere, segue un progetto che gode di tutte le
autorizzazioni necessarie da parte delle varie amministrazioni competenti».«Stante alle informazioni ora in
nostro possesso - affermano i Presidenti - sembrerebbe che siamo quindi di fronte più a una questione di
forma e di tempi che di sostanza, questione che peraltro non danneggia l'ambiente né inquina il territorio.
Ma si tratta di una situazione che, in conseguenza delle misure adottate, potrebbe causare un
rallentamento, se non addirittura un arresto, nelle operazioni di rinnovamento dello stabilimento
necessarie a mantenerlo competitivo».

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