ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI

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ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
| Eleonora Di Marino |
      http://eleonoradimarino.blogspot.com/
   eleonoradimarino@giuseppefraugallery.com
                 +39 349 1676124
ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
| 00 Bio/bio | Eleonora nasce a Carbonia, nel 1990. Proviene da una situazione familiare difficile, economica-
                                                     mente disastrosa, al limite della sopravvivenza, come tante altre, se si nasce nel territorio più povero d’Italia, il Sulcis
                                                     Iglesiente.
                                                     Ha frequentato il liceo artistico ad Iglesias, viaggiando tutti giorni sulle disastrate linee pubbliche, maturando già una
                                                     distanza, con un pizzico di tristezza, dai rumorosi ragazzi che come lei affrontavano su quegli autobus il percorso che
                                                     riunisce il Sulcis all’Iglesiente.
                                                     Il paesaggio era invece silenzioso, attraversato da una lunga storia di miniere, di mare e di fame. Mare che non si
                                                     vedeva mai da quel percorso, se non, per un breve tratto in lontananza, come piccola lingua, appena usciti da Iglesias.
                                                     Delle miniere rimanevano solo ruderi bellissimi e tante storie di silicosi, che rendevano molti dei suoi coetanei già
                                                     orfani; in quel viaggio, Eleonora si nutriva delle speranze dei percorsi futuri, dello studio, del riscatto. Molti dei suoi
                                                     compagni erano figli di operai, ed anche quelle industrie non s’incontravano in quel tragitto, che non comprendeva
                                                     Portovesme: le immaginava fumanti, immortali, immorali per l’impatto ambientale ma necessarie, distanti da lei. Sem-
                                                     mai fu la miniera, lei che non era figlia di minatori, a renderla, come il mare (e la povertà), radicata in quel territorio.
                                                     Miniera che incontrò da subito attraverso l’arte: un murale a Bindua, realizzato insieme ai suoi compagni, interrotto e
                                                     poi concluso, da lei e da pochi altri, che ebbero la forza di continuarlo anche una volta finita la scuola, in una residenza
                                                     con artisti e curatori internazionali.
                                                     I suoi primi tentativi artistici, insieme ai suoi giovanissimi compagni, erano orientati nell’ottica di un possibile recu-
                                                     pero, in chiave contemporanea, dell’orgoglio della cultura locale e popolare: la gente poteva incontrarla camminare
                                                     sotto la pioggia a piedi scalzi (come un tempo andavano i minatori), o realizzare, nel Carnevale Iglesiente, manife-
                                                     stazioni ancestrali e contemporanee in cui metteva in guardia dalla crisi e dall’imminente chiusura delle fabbriche,
                                                     dalla povertà.
                                                     Nel 2009 nasce la GiuseppeFrau Gallery (uno spazio no.profit, un collettivo, un centro di ricerca per l’arte pubblica e
                                                     sociale con sede a Normann, il più piccolo dei villaggi minerari ancora abitati, nei pressi di Iglesias), con l’obiettivo
                                                     di far crescere giovani artisti a contatto con le migliori energie internazionali. In seno a questi stimoli ed esperienze
Eleonora Di Marino nasce a Carbonia (CI) nel 1990.   nascono le sue prime opere sociali, che attraverso il video immortalano la memoria. Grazie alla collaborazione con
      Vive e lavora tra la Sardegna e Milano.        l’associazione Cherimus, la GFG attiva una serie di workshop con artisti e curatori di primissimo piano (Zarina Bhimji,
                                                     Jorge Orta, Bartolomeo Pietromarchi, e tanti altri ancora): Eleonora coglie proficuamente l’occasione di lavorare in-
                                                     sieme a loro, prendendo via via consapevolezza che il suo territorio si rivelava quanto più distante ed ostile rispetto
                                                     a certe dinamiche, ma nello stesso tempo una prospettiva inedita nel panorama del fare artistico contemporaneo. Il
                                                     suo è il territorio della crisi, la provincia più povera d’Italia, la capitale della cassaintegrazione, della depressione e dei
                                                     suicidi, dell’incapacità di mettere in atto nuove prospettive di lavoro e di sviluppo.
                                                     Inizia a cogliere le dinamiche in cui le radici del territorio d’origine determinano il lavoro degli artisti internazionali
                                                     con cui era entrata in contatto, la loro capacità di saper intervenire nella lettura di territori altri: capì che i linguaggi e
                                                     le dinamiche dell’arte contemporanea erano una possibilità inedita dalle sue parti e che potevano incidere sulla stessa
                                                     mentalità della gente, che si rivelava a tratti ostile, ma mai indifferente.

                                                     | 01 verso e controverso un’arte pubblica e sociale | La ricerca che porta avanti, insieme ai suoi compagni
                                                     della GFG (Emanuela Murtas, Riccardo OI, Valentina Desogus, Davide Porcedda, con la collaborazione di Pino Giampà)
                                                     viene a consolidarsi nell’obiettivo di individuare, attraverso le sue azioni artistiche, progetti di sviluppo che, nel lungo
                                                     termine, potessero permettere di sostenere un’alternativa alla crisi, dell’ormai superato (?) comparto industriale.
                                                     Lavora alla creazione di un distretto culturale e turistico, dell’Università ed i centri di ricerca per le bonifiche e le ricon-
                                                     versioni, sul Parco Geominerario, sull’IGEA, al sostegno alle aziende in grado di operare nel territorio in chiave glocal
                                                     e sostenibile, sull’impatto ambientale e sociale del polo industriale di Portovesme e, soprattutto, sulle vertenze e delle
                                                     emergenze economiche prodotte dalla crisi occupazionale.
                                                     Ma la politica ed i suoi conterranei, quando non sono ostili, sono lenti nei processi: si aspettano che con il solo la-
                                                     mentarsi (ed in maniera dura, non c’è che dire), i problemi vengano risolti dall’alto…mentre questo alto, invece, stava
                                                     delocalizzando tutto, attento solo agli andamenti della borsa e dei suoi titoli, del suo debito. Un alto che quando si
                                                     preoccupava dei lavoratori e della sua terra, stava in realtà preoccupandosi del suo lavoro (politici) e del suo terreno
                                                     (politica). Da qui la decisione, nelle elezioni amministrative del 2010, di scendere in campo: come performance arti-
                                                     stica, Eleonora si candidò con l’obiettivo di dare voce a un programma in cui la cultura fosse la principale matrice per
                                                     uno sviluppo possibile e sostenibile.
                                                     L’esperienza, anche se fallimentare, si rivelò produttiva, riuscendo a seminare un seme importante, quello che oggi ha
                                                     fatto sì che una buona parte del programma nel Piano strategico della Provincia e del Comune di Carbonia sia rivolto
                                                     alla Candidatura del territorio più povero d’Italia a Capitale europea della Cultura 2019.
                                                     Una strategia allora non del tutto compresa, anzi vista con diffidenza e senso d’inutilità, ma che rimane un’importante
                                                     occasione per attirare, non solo attenzione verso le nostre ricchezze e peculiarità naturali, ma soprattutto progetti e
                                                     capacità di progettare il futuro.
ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
| 02 lei opera / opera-io | Incuriosita dalle bandiere su un ponte della SS 130 e da
uno striscione che recitava “Benvenuti nel Sulcis, terra di mare e di fame”, dopo un blocco
stradale operato da una decina di lavoratori, Eleonora venne a conoscenza di una vertenza,
quella dei cassaintegrati Rockwool, che, isolata e praticamente ignorata dai media e dalla
popolazione, ritenne simile alla sua, non solo in principio ma anche negli obiettivi, comuni a
quelli nati in seno alla GFG: far partire le bonifiche e le relative dismissioni.
Per far gravitare l’attenzione su quella vertenza ormai destinata a sprofondare nel dimenti-
catoio, Eleonora propose ai cassaintegrati di rivoluzionare il loro modo di manifestare, im-
maginando per loro nuove forme di protesta: fare una performance in cui avrebbero dovuto
applaudire invece che utilizzare tamburi e trombette, indossando una maglia con la scritta
Opera Io, divulgando quindi la vertenza anche attraverso il circuito dell’arte contemporanea.
Con l’importante riscontro sui giornali e TG nazionali, la diffidenza verso certe pratiche
dell’arte contemporanea lasciò il passo ad una forte condivisione delle azioni performative.
La stessa estate, insieme alla GFG, ideò anche un festival rock, anzi Rock(wool), con l’ob-
biettivo di portare avanti la lotta per un intero territorio, nell’idea di riunire tutte le vertenze
in una, creando un vero e proprio dibattito volto alla progettazione di nuove soluzioni alla
crisi del Sulcis Iglesiente.

Nel contempo, sempre come collettivo GiuseppeFrau Gallery, portava avanti altre azioni
nel territorio, dal fronte contro il dissennato sviluppo urbanistico nelle coste a quello della
povertà e della depressione. Un uomo, Giuseppe Pusceddu, che viveva in un sottoscala dopo
aver perso lavoro e famiglia, diviene anch’esso, come i cassaintegrati, un possibile ritratto
del territorio: questa azione passava necessariamente nell’attivarsi, come collettivo di artisti,
per risolvere la sua situazione. Organizzarono una cena solidale a cui contribuirono anche
i cassaintegrati, oltre alle tante altre persone che non stavano meglio di Giuseppe: grazie
al loro continuo interessamento, Giuseppe trovò casa in una struttura pubblica e lavoro. Lo
stesso anno, per Natale, decise di donare la cifra per lui raccolta ad altri poveri della città…e
pensare che molti dicevano che stava in quelle condizioni per sua colpa e cattiveria, e che
aiutare un simile personaggio era solo fare l’elemosina ed arricchire qualche bar!

Ogni occasione offerta ad Eleonora per partecipare ad una mostra diveniva occasione per
portare alla luce le vertenze del territorio, di cui i cassaintegrati erano sempre i portavoce,
testimonials di quella rivoluzione che prendeva forma nell’intento di candidare il territorio
più povero d’Italia a Capitale europea della Cultura: così fece alla galleria Cart di Monza,
al Museo Laboratorio della Sapienza ed al Museo Canonica a Roma, dove i cassaintegrati
portarono e fecero indossare al pubblico la maglietta con la scritta Opera io. A Milano, per
la sua prima personale, organizzata dall’Anonima Nuotatori, porta i cassaintegrati ad occu-
pare lo spazio (un cortile abbandonato) con una bandiera per la candidatura del territorio e
le bonifiche. Vedere, poi, i cassaintegrati indossare in tutte le manifestazioni, come maglia
ufficiale, quella del Festival Rock(wool), era un segno, per tutti loro, che l’utopia dell’incon-
tro della ricerca artistica d’avanguardia con i lavoratori (invece che con gli industriali) stava
realizzandosi. Ma questo sodalizio, nella depressa terra della crisi e del tradimento, stava
per essere messo in discussione: questa rottura ebbe luogo dopo aver realizzato l’idea di
aprire il primo museo d’arte contemporanea direttamente sull’autobus giunto al presidio per
sostituire le tende. Già battezzato Rockbus (dopo il festival sembrava adeguato) divenne il
Rockbus Museum.
Eleonora passò giorni interi a dipingere il logo, a progettare, a far sì che la loro vertenza, ed
il suo modo di promuovere la lotta, non venissero sommerse da numerose altre che stavano
prendendo la stessa forma. In accordo con i lavoratori, la GFG, decise di cominciare senza
palchi né riflettori: coinvolsero una coppia di artisti locali ma in veste di curatori, per una
breve ricognizione su alcuni artisti notoriamente esclusi dai circuiti del sistema dell’ar-
te; dopo questa breve rassegna pensata come segnale estremo di apertura alle dinamiche
dell’arte autogestita ed autoprodotta, avrebbero dovuto lasciar spazio ad altri, artisti e cu-
ratori di spessore nazionale ed internazionale. Così non fu, essi occuparono fisicamente il
museo, riempiendolo fino all’inverosimile con opere figlie di un modo di fare arte distante
anni di luce dalla prefissata contaminazione tra opera artistica, rivendicazione dei diritti dei
lavoratori e rinascita del territorio. Dopo aver dovuto necessariamente prendere le distanze
da certa arte e da certi artisti, la GFG abbandona il Rockbus ma riesce ad aprire, nel giro di
un mese, senza un euro di denaro pubblico, Il Territorium Museum of Contemporary Public
& Social Art a Carbonia, all’interno della grande miniera di Serbariu. Inaugurato con una mo-
stra ed un workshop di due tra gli artisti italiani che riscuotono maggior successo in ambito
internazionale, Luca Trevisani e Giuseppe Stampone, in seguito luogo di un workshop con
Diego Perrone e Isa Griese, ora è la punta di diamante per la candidatura europea.
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In brevissimo tempo Eleonora riesce a dare un’accelerata alle altre questioni rimaste in campo, concentrandosi sulla questione
delle bonifiche: realizza un percorso in cui portare la bandiera, la stessa che i lavoratori portarono a Milano, in tutti i 113 siti
minerari dismessi con le annesse discariche, presenti a migliaia nel Sulcis-Iglesiente e nel Guspinese.
Anche il resto del gruppo della GFG, Emanuela Murtas, Davide Porcedda, Riccaro Oi, sempre con Pino Giampà, rafforza le proprie
azioni, sia singole che collettive, per poter affrontare, contemporaneamente, numerose vertenze anche in scala nazionale, ma
senza perdere di vista l’obiettivo del distretto culturale sostenibile e diffuso e la candidatura europea del territorio.
Dopo aver passato al Binario 21, con i lavoratori licenziati da Trenitalia, il Capodanno più bello della sua vita, mettendo in atto
durante la serata una serie di azioni performative, realizza un’opera-azione con le lavoratrici Omsa, invitandole ad indossare le
calze sul volto, ribaltando il valore estetico e seducente dell’indumento, trasformandolo in un inquietante e minaccioso avver-
timento. Riguardo alle vertenze del proprio territorio, si occupa anche di Alcoa, che l’aveva sempre inibita per il forte impatto
ambientale negativo, ma con cui ora ha trovato l’obiettivo comune di non far andare via la multinazionale senza che restituisca
allo Stato tutti i contributi che ha avuto, per le tariffe energetiche, e senza che prima bonifichi tutto.
Oggi Eleonora costruisce moduli e strutture utili per i presidi: tende polifunzionali con spazi per l’espressione artistica con-
temporanea, palchi trasportabili, montabili e smontabili in brevissimo tempo. Ma continua anche l’azione sulle bonifiche dai
veleni prodotti dagli scarti della lavorazione dei minerari, questa volta piantando i bastoni, senza la bandiera, portata via dalla
stupidità degli uomini: dopo averli lasciati per qualche tempo sul terreno contaminato, li porta, capovolti, all’interno dello spazio
espositivo, passando dall’azione maschile a quella femminile: il Bétile.
Il Bétile è una pietra lunga conficcata nel terreno; essa rappresenta generalmente il dio-maschio nella parte emersa, e della
fertilità in quella interrata. Eleonora non utilizza però la pietra, ma un semplice bastone cilindrico di legno, simbolo di una na-
tura pura, dove la tecnologia sa dare forma ma senza mutare la sostanza della materia: un oggetto semplice e pulito, ma che,
al contatto con una terra assassinata dall’uomo, ruba ad essa una parte dei velenosi fanghi, trasformandosi in un modellato di
creta colorata (dal cadmio, mercurio e piombo) intorno alla parte che dalla madre terra viene portata al cielo, quasi potesse lui
purificarla. Non è certo dal cielo che Eleonora si aspetta questa purificazione, ma dalle bonifiche progettate dall’uomo e boicot-
tate dalla politica e dalla follia collettiva di un territorio, che da una parte chiede un riscatto ambientale, dall’altra si affida ancora
ad un’economia che produrrà ancora fanghi velenosi e posti di lavoro destinati a perdersi altrove, delocalizzati, prima o poi, in
altrettanti luoghi del pianeta dove la sopravvivenza quotidiana non può misurarsi con un progetto di vita più ampio e sostenibile.

                                                                                                                (Pino Giampà, marzo 2012)

2011   L’Italia ha perso il treno, noi il lavoro, Binario 21, stazione Centrale Milano
2011   Artissima18/Artissima Lido, Torino. A cura di Diego Perrone, Christian Frosi e Renato Leotta
2011   Contemporary Village 2, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI)
2011   Relazioni interpensonali, Tenuta dello Scompiglio, Lucca. A cura di Angel Moya Garcia
2011   Proporzionarsi a Milano, Anonima Nuotatori, Milano
2011   Altre narrazioni, MLAC, Roma, a cura di Andrea Fogli
2011   Babylon, galleria Cart, Monza. A cura di Giorgio Viganò
2011   Border Lines, Fuorisalone del mobile, Milano
2010   Art&Rockwool, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI)
2010   My Generation, Museo Canonica, Roma, a cura di Manuela Pacella
2010   Ufficio elettorale. reality performance, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI)
2010   Contemporary Village, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI)
2009   Scuole maschili, GiuseppeFrau Gallery, Iglesias (CI)
2009   Distretto culturale evoluto, Baradili (OR). A cura di Pino Giampà
2009   Walking Workshop, con Bartolomeo Pietromarchi e Zarina Bhimji, a cura di Cherimus
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La sua ricerca coniuga analisi sull’attualità e attenzione a matrici originarie, pratica sociologica, azionismo etico e concentrazione an-
tropologica, riunendo in un unicum concettuale certe ritualità ed urgenze del presente in un dispositivo problematico e partecipativo

L’artista interviene nelle dinamiche sociali e politiche attuando al loro interno un’esperienza concreta, trasformata in materia dell’Arte:
attivando, quindi, un meccanismo di condivisione, partecipando alla quotidianità dei soggetti coinvolti in prima persona, coltivandone
una consapevolezza che fiorisca in una partecipazione attiva e reattiva alle questioni celebrate dall’intervento artistico. L’opera si fa, così,
un mezzo di analisi complessa che entra nella vita reale e confida, a suo modo, nella possibilità di un’Arte utile, non serva ma che serva,
chiave di volta nella risoluzione politicamente scorretta (ma artisticamente determinata) delle cose dell’esistenza e dei suoi problemi.
Eliminando ogni componente possa far capo alle meccaniche della finzione, e così la distanza tra arte e realtà, realtà ed espres-
sione artistica, concentrandosi sulle forme di comunicazione per la rivendicazione dei diritti e la proposta di nuove soluzioni
(concrete) per il superamento della crisi, la sua ricerca incarna le dinamiche, le contraddizioni e le speranze di un intero ter-
ritorio. Dopo aver portato fin dentro le istituzioni, con la sua candidatura alle elezioni amministrative (pensata come azione
performativa reale), le sue ragioni per una pratica artistica pubblica e sociale, lascia un segno che si concretizza nella volontà
da parte della sua città, Carbonia, e del territorio più povero d’Italia, il Sulcis Iglesiente (e Guspinese), di candidarsi come Ca-
pitale Europea della Cultura 2019: una solo apparente utopia, che diventa finalità basilare della sua stessa azione artistica.
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Baradili |      2009
performance | video dur.1’30’’

                                 Un video realizzato nell’abitato più piccolo della Sar-
                                 degna, Baradili, dove la popolazione locale è stata in-
                                 vitata dall’artista ad applaudire ad ogni visitatore che
                                 avesse visitato il paese. Una ricerca sul ritmo visivo,
                                 sonoro ma anche antropologico che sembra quasi pro-
                                 muovere uno stile amarcord che potremmo azzardare
                                 a definire antropologia poetica dell’esperienza.
ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
La Galleria di Gabriele |        2009
performance | video dur.7’43’’

                                        Prodotto per un workshop con Bartolomeo Pietromarchi
                                        e Zarina Bhimji, questo video è una ricerca sulla consa-
                                        pevolezza di una guida mineraria (Gabriele Vargiu), che
                                        ha il privilegio di poter illustrare ai visitatori un’opera
                                        che egli stesso ha contribuito a creare.
ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
*Walking Workshop
con   Zarina Bhimji e Bartolomeo Pietromarchi
ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
Reality Performance: Ufficio elettorale |   2010
performance

                                                   Con lo slogan:”Volevate i giovani? Ecco i giovanissimi”,
                                                   gli artisti della GiuseppeFrau Gallery, tutti rigorosamen-
                                                   te under 21, sono scesi in campo: Eleonora Di Marino
                                                   si candida al Comune di Iglesias ed alla Provincia. Alla
                                                   fine dell’avventura, rifiuta qualsiasi incarico (presidente
                                                   di una Commissione nella Provincia) in cambio di un’a-
                                                   desione al programma per la cultura portato avanti in
                                                   campagna elettorale.
                                                   Non si tratta di una parodia, ma di una vera reality per-
                                                   formance, essi hanno portato un preciso programma
                                                   elaborato insieme a giovani ricercatori, soprattutto sardi,
                                                   presenti nelle migliori Università d’Europa.

                                                   Per l’occasione la galleria è stata trasformata in un vero
                                                   e proprio ufficio elettorale, da dove sono partiti gli input
                                                   per azioni performative sul territorio, tra cui un tentativo
                                                   di demolizione di un eco-mostro nella frazione di Bindua
                                                   ed un trasporto dei velenosissimi fanghi rossi dalla di-
                                                   scarica a cielo aperto di Monteponi al centro di Iglesias.
                                                   Nella galleria sono state documentate tutte le fasi della
                                                   campagna elettorale, con manifesti, volantini, video, ecc.
                                                   Al centro del programma, che comunque tocca tutte le
                                                   problematiche del territorio, la nascita di un distretto
                                                   culturale evoluto, proponendo la cultura come matrice
                                                   del lavoro, dell’economia solidale, dello sviluppo soste-
                                                   nibile e dell’ambiente.
                                                   Una cultura intesa come il cuore dei nuovi processi di
                                                   creazione del lavoro, capace di creare una strategia coe-
                                                   rente per lo sviluppo economico locale, facendo in modo
                                                   che essa sia una delle leve di azione privilegiate, apren-
                                                   do alle ricerche ed ai linguaggi dell’arte contemporanea,
                                                   sperimentando forme sempre più ardite e avanzate di
                                                   disseminazione delle attività culturali nel tessuto della
                                                   città, favorendo l’insediamento di artisti, costruendo i
                                                   processi di riqualificazione urbana intorno a sempre più
                                                   grandi e complessi interventi culturali che sappiano in-
                                                   teragire con le migliori energie creative internazionali.
Opera io |       2010
performance | video dur.11’13’’

                                  Arte e lotta operaia si sono congiunti in un
                                  unico atto: Eleonora Di Marino ha incon-
                                  trato gli operai della Rockwool sul Ponte
                                  per il Lavoro, in prossimità di Campo Pisa-
                                  no, per la realizzazione della performance
                                  “Work(ers) In Progress 1/”, per cui essa ha
                                  invitato gli operai ad applaudire lungo lo
                                  scenario/monumento simbolo della lotta.
                                  Il video è stato parte integrante dell’opera
                                  “Opera Io [Work(ers) In Progress 2/]”, de-
                                  stinata alla mostra “My Generation”, che si
                                  è tenuta in ottobre nel Museo Canonica di
                                  Villa Borghese a Roma. Applaudire invece
                                  di urlare, applaudire e ricordare la distanza
                                  tra vernissage nella Capitale e chi veglia sul
                                  posto di lavoro perduto nel profondo Sud-
                                  Ovest della Sardegna ed in tanti altri posti
                                  in Italia e nel mondo. Un’arte che vuole es-
                                  sere vicino a loro prima ancora che ai re-
                                  sponsabili di tale tragedia sociale, che non
                                  hanno esitato ad andar via lasciando un
                                  buco nella vita e negli stomaci di questi la-
                                  voratori, senza soluzioni alternative, privi-
                                  legiando l’investimento in capitali azionari
                                  e talvolta in opere d’arte contemporanea,
                                  piuttosto che nei lavoratori; responsabili di
                                  questa tragedia sociale, spesso più vicini
                                  all’arte che agli uomini.
Festival Rock(wool) |   2010

                               Il Festival Rock(wool) è un’idea nata dal soda-
                               lizio degli operai cassaintegrati Rockwool e gli
                               artisti della GiuseppeFrau Gallery.

                               Tra turisti e vacanzieri in cerca di divertimento,
                               la vertenza dei lavoratori è arrivata con tutta la
                               sua forza e determinazione, dettata dalla di-
                               sperata condizione ma anche dalla volontà di
                               creare una maggiore presa nelle coscienze, au-
                               spicando in questo modo una possibile rina-
                               scita economica, sociale e culturale del Sulcis
                               Iglesiente.

                               Gli appuntamenti si sono svolti al presidio dei
                               lavoratori dal 15 Agosto, con cadenza settima-
                               nale fino al 30 Settembre 2010.
Opera io - My Generation |       2010
performance | video dur.6’53’’

                                        All’esterno degli spazi del Museo Pietro Cano-
                                        nica a Villa Borghese l’artista realizza una per-
                                        formance con due cassaintegrati ex Rockwo-
                                        ol di Iglesias (Gianni Medda e Matteo Lobina)
                                        che applaudono ironicamente all’ingresso dei
                                        visitatori alla mostra. Un’azione spiazzante
                                        e provocatoria con l’intento di catapultare le
                                        emergenze economiche e sociali all’interno del
                                        privilegiato pubblico dell’arte.

                                        “My Generation”, a cura di Manuela Pacella, con la col-
                                        laborazione di Francesca Campli, è una mostra che fa
                                        parte della rassegna annuale “Dentro Roma”, ideata da
                                        Andrea Fogli.
2x1 (Extreme Reality Performance) |   2011
azione mediatica

                                             “GIUSEPPE PUSCEDDU, 45 anni, è senza lavoro e, a causa di
                                             problemi di salute, è seguito dai medici del Centro di igiene
                                             mentale. Non ha una casa e, da oltre un anno e mezzo, il
                                             suo unico rifugio è lo sgabuzzino di una palazzina popola-
                                             re: uno spazio di due metri per uno e mezzo che Giuseppe
                                             deve condividere con i topi. Niente acqua, giusto una lam-
                                             padina allacciata alla corrente grazie alla disponibilità degli
                                             inquilini della palazzina e una coperta messa all’ingresso
                                             che funge da tenda.
                                             DISPERAZIONE Una sistemazione indecente e indegna per
                                             chiunque, animali compresi. Eppure in tutto questo tempo
                                             la disperazione di Giuseppe è rimasta inascoltata, al punto
                                             che qualche settimana fa aveva deciso di farla finita. Prov-
                                             videnziale è stato l’intervento dei vicini, che hanno avvisato
                                             carabinieri e vigili del fuoco, scongiurando il peggio. Quella
                                             tragedia sfiorata ha fatto emergere una vicenda vergogno-
                                             sa che forse neppure il Comune aveva sinora affrontato con
                                             la giusta determinazione. Perché, se è vero che gli alloggi
                                             popolari sono insufficienti a soddisfare le richieste di tutti,
                                             appare assurdo che in un anno e mezzo non sia stata tro-
                                             vata una soluzione d’emergenza per un caso così grave.

                                             SPERANZA Ma forse questa volta ci sarà un lieto fine. Dopo
                                             che Giuseppe ha deciso di raccontare pubblicamente la
                                             sua triste storia attraverso le colonne de L’Unione Sarda e
                                             i microfoni di Videolina, è nata una mobilitazione generale
                                             promossa dagli artisti della GiuseppeFrau Gallery.”
                                             (Cinzia Simbula, L’Unione Sarda)

                                             Grazie ad una cena organizzata presso l’hotel Sa Lolla
                                             ad Iglesias, sono stati raccolti 700 €, un passo impor-
                                             tante per avviare il contratto di una casa per Giuseppe
                                             Pusceddu.
Nell’ambito della mostra “Febbraio”, GiuseppeFrau Gallery, Villaggio minerario Normann (Gon-
nesa): attraverso la ricostruzione dello spazio in cui viveva Giuseppe, il racconto della sua storia,
incarnazione del territorio più povero d’Italia.
Natale solidale (un anno dopo) |                    2011
Oggi, Giuseppe sta bene, grazie anche alla solidarietà ed alla visibilità
ha un lavoro ed una casa: i soldi raccolti sono stati devoluti ai poveri di
     due parrocchie iglesienti per volontà dello stesso Giuseppe.
Demolito! |        2011
Azione artistico-mediatica per l’abbattimento di una struttura abusiva sulla
spiaggia di Fontanamare di Gonnesa, ripulita e domolita dopo l’intervento
degli artisti della GiuseppeFrau Gallery

                                                                               “sVista Mare...

                                                                               Lo stato di degrado e di abbandono in cui versa la spiaggia di Fonta-
                                                                               namare ad Iglesias è il peggior biglietto da visita per un territorio che
                                                                               si prepara alla candidatura a Capitale Europea della Cultura (2019). Gli
                                                                               artisti della GiuseppeFrau Gallery lanciano un appello affinché si metta
                                                                               fine a quest’ennesimo scempio prodotto dall’inciviltà e dal basso profi-
                                                                               lo culturale. Formiamo una squadra di volontari e liberiamo il territorio
                                                                               dall’idiozia degli uomini e prepariamo il Sulcis-Iglesiente ad un futuro
                                                                               migliore.”
2x1 |     2011
videoinstallazione

                     “Non solo design esclusivo, lusso e mobili ricercati.
                     Al Salone del mobile di Milano, da domani troverà
                     spazio anche il ripostiglio di due metri per uno dove,
                     per un anno e mezzo, ha vissuto Giuseppe Pusceddu,
                     il disoccupato di Iglesias attualmente ospite a Casa
                     Serena in attesa di una sistemazione più consona. A
                     realizzare una ricostruzione del tugurio di via Vene-
                     zia in cui il disoccupato di Iglesias ha vissuto insie-
                     me ai topi, saranno i giovani artisti della Giuseppe
                     Frau Gallery che ha sede nel villaggio minerario Nor-
                     mann. Eleonora Di Marino, Emanuela Murtas, Davide
                     Porcedda, Riccardo Oi, così come hanno fatto in altre
                     circostanze, metteranno la loro arte al servizio dei
                     temi sociali. «Sarà ricostruito lo spazio dove viveva
                     Giuseppe - spiegano - raccontando attraverso la sua
                     storia un modo di abitare distante anni luce dall’e-
                     sclusivo standard di qualità del design italiano». «Si
                     cercherà di far luce sul rapporto tra l’arte e l’abitare
                     - aggiunge Pino Giampà, fondatore della Giuseppe
                     Frau Gallery - i giovanissimi artisti proporranno un
                     confronto con i migliori designer internazionali. I
                     ragazzi metteranno in relazione le emergenze so-
                     ciali e la proposta di candidare il Sulcis-Iglesiente
                     a Capitale Europea della Cultura 2019». Gli artisti
                     esporranno anche lo striscione della Rockwool con i
                     relativi video che raccontano la battaglia (non ancora
                     conclusa) degli operai e di altri lavori.”
                     (Cinzia Simbula, L’Unione Sarda)
Opera io |         2011
acrilico su PVC | acrilico su magliette | performance

                                                        Eleonora Di Marino alla galleria Cart di Monza,
                                                        diretta da Giorgio Viganò e Calogero Ninot-
                                                        ta, nella mostra Babylon: una collettiva di gio-
                                                        vanissimi artisti che si avvalgono di differenti
                                                        mezzi espressivi, una promiscuità di linguaggi
                                                        e di tecniche che testimoniano lo stato di ricer-
                                                        ca dell’arte attuale. Uno striscione realizzato
                                                        a mano dall’artista, un video sulla performan-
                                                        ce con i cassaintegrati ex Rockwool Iglesias a
                                                        Roma, due magliette, indossate dal curatore e
                                                        dal gallerista, con la scritta (sempre realizzata a
                                                        mano) Opera io: un efficace intervento per riflet-
                                                        tere sulla distanza e sulla richiesta di responsa-
                                                        bilità nei confronti delle emergenze sociali.
Reality Performance: Ufficio elettorale 2 |   2011
performance

                                                     Partecipazione di Eleonora Di Marino alle elezioni comunali
                                                     di Carbonia, per portare avanti il programma per la can-
                                                     didatura di Carbonia ed il Sulcis Iglesiente e Guspinese a
                                                     Capitale Europea della Cultura 2019.
RockBus Museum |   2011

                          “Ore 12.00: Cominceremo con il rinnovare il
                          bus, vogliamo dare un segnale forte: per te-
                          stimoniare il nostro vivere e lottare, per lottare
                          e per vivere. Un restyling non solo esteriore…
                          il cielo ci ha dato un segnale, regalandoci dei
                          giorni di pioggia per mettere alla prova la no-
                          stra pazienza, la nostra determinazione ad av-
                          viare da subito i lavori. Oramai siamo capaci di
                          pensare ed agire in grande: apriremo il primo
                          museo di arte contemporanea dell’Iglesien-
                          te, trasformando l’autobus nel “Rockbus Mu-
                          seum”! Con il contributo degli amici Artisti di
                          questo territorio che sono diventati parte in-
                          tegrante della vertenza, inviteremo artisti di
                          fama regionale, nazionale ed internazionale,
                          ad intervenire attivamente nella realizzazione
                          di questo sogno. Un’azione concreta, per di-
                          mostrare al territorio come la nostra lotta non è
                          solo frutto della disperazione e della crisi eco-
                          nomica, ma anche dell’incapacità di progettare
                          nuove prospettive economiche e sociali. Questa
                          è solo la prima delle azioni culturali che ci ve-
                          dranno portare, anche attraverso altre iniziati-
                          ve “top secret”, il nostro entusiasmo e la nostra
                          determinazione in tour nei luoghi di LOTTA di
                          tutta la Sardegna.”

                          (tratto dal “Diario dal Rockbus” del 26 maggio 2011,
                          di Eleonora Di Marino)
La GFG ha aperto un nuovo spazio per proseguire l’intento
   di promuovere le forme dell’arte pubblica e sociale:

            il   Territorium Museum.
Opera io (Altre Narrazioni) |                    2011
acrilico su PVC | 30 magliette dipinte a mano | performance

                                                              “PARTECIPA ANCHE TU, il 4 Luglio alle ore 16, VIENI AL
                                                              MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA (Piazzale
                                                              Aldo Moro 5 Roma), E DIVENTA UN OPERA IO PER AIUTARE
                                                              IL TERRITORIO PIU’ POVERO D’ITALIA A VINCERE LA SFIDA
                                                              PER UN FUTURO MIGLIORE
                                                              (Lavoratori in Lotta nel territorio più povero d’Italia, per la
                                                              candidatura del Sulcis Iglesiente e Guspinese a Capitale Eu-
                                                              ropea della Cultura 2019)”

                                                              Questo lo slogan fatto circolare nella comunicazione per la
                                                              mostra “Altre narrazioni” al Museo Laboratorio d’arte con-
                                                              temporanea a Roma.
Opera io a Milano |             2011
performance | a cura di Anonima Nuotatori
                                            “OPERA IO a Milano (Lavoratori in lotta per la candidatura del ter-
                                            ritorio più povero d’Italia a capitale europea della Cultura 2019)
                                            performance nell’ambito dell’evento PROPORZIONARSI A MILANO
                                            Ex cantiere di via Binda 16 a/b, Milano

                                            Sventola una bandiera: rossa? No: un Sulcis Iglesiente tra un sogno
                                            di stelle....le stelle d’Europa.

                                            Quanto conta una risoluzione individuale e personale? Ciò che con-
                                            ta è solamente riavere un lavoro o creare un’alternativa migliore
                                            per il futuro di tutti gli abitanti di un intero territorio? I cassinte-
                                            grati exRockwool hanno scelto: la loro lotta non è solo frutto della
                                            disperazione e della crisi economica, ma anche dell’incapacità di
                                            un popolo di immaginare nuove prospettive economiche e sociali.

                                            Una storia, questa, di miniere e di fabbriche chiuse. Una storia,
                                            questa, di una riconversione che parte dall’individuo ed abbraccia
                                            un universo intero, quel loro mondo ridotto alla fame: fame anche
                                            di luce, di cambiamento, di rivoluzione. Un universo intero, l’uni-
                                            verso-Europa, per scardinare quella immagine di “povertà contrario
                                            di bellezza”, promuovendo quella bellezza profonda che, attraver-
                                            sando il bisogno, è sinonimo di potenzialità: un nuovo modello di
                                            capitale europea della Cultura. In questo modo gli operai si sono
                                            fatti OPERA IO, promotori della cultura come matrice delle nuove
                                            economie, nel segno e nel sogno di una riconversione possibile;
                                            partendo dall’individuo: il primo territorio da bonificare è quello
                                            della propria esistenza.

                                            OPERA IO: una parola per sancire una sorta di protocollo d’intesa
                                            tra Lavoro, Arte, Cultura, per il rilancio della zona con il più bas-
                                            so PIL prodotto in Italia. Il Sulcis Iglesiente come luogo simbolo
                                            di tutti i luoghi, per ricominciare, per dare un segnale di cambia-
                                            mento: un’arte non serva ma che serva a qualcosa, e non solo ad
                                            intrattenere un’elite spesso responsabile delle grandi speculazioni
                                            finanziarie, anche se con posizioni critiche ed apparentemente in
                                            contrapposizione con esse; una cultura mai più ad esclusiva di-
                                            sposizione di grandi poteri finanziari (gli stessi che hanno prodot-
                                            to la devastante crisi del Sulcis Iglesiente, e non solo, chiudendo
                                            stabilimenti solo per il tornaconto azionario) ma indirizzata verso
                                            un’intera comunità.

                                            Ora, PARTECIPA ANCHE TU! Nella sera del 16 luglio, dalle 19:00,
                                            nell’ambito dell’evento Proporzionarsi a Milano a cura di Anonima
                                            Nuotatori, i cassintegrati exRockwool si faranno testimonial a Mila-
                                            no della candidatura del Sulcis Iglesiente e del Guspinese a capitale
                                            europea della cultura 2019: inviteranno ogni visitatore dello spazio
                                            occupato per una sera (via Binda 16 a/b), a farsi tramite del desi-
                                            derio di un intero territorio. Indossando la maglietta OPERA IO, e
                                            distribuendo il materiale informativo che verrà fornito durante la
                                            serata dai Lavoratori, chiunque potrà collaborare a quest’impresa
                                            che, respirando il sogno di un futuro migliore, aspira alla realizza-
                                            zione di un’utopia possibile.”
Opera io (2°capitolo): Bonifiche |   dal 2011
work in progress
*Francesca
performance | 2011
*N°1: Piccalina (Iride Peis)
performance | 2011

Piccalina, bacino di decantazione, Macro Area Monte-
vecchio Levante (Guspini). Iride Peis, scrittrice, ex mae-
stra elementare a Montevecchio.

Nella macro area Montevecchio Levante il problema è in-
dotto dall’impianto di trattamento mineralurgico “Lave-
ria Principe Tomaso” della miniera, ubicato ad est dell’o-
monimo abitato, che ha trattato il minerale coltivato nei
cantieri di Sciria, Mezzana, Piccalinna e Sant’Antonio ma
anche parte di quello proveniente dalle coltivazioni occi-
dentali. I residui di trattamento sono stati principalmen-
te smaltiti nel bacino di decantazione di Levante, che at-
tualmente ospita circa 4,3 milioni di metri cubi di fanghi.
Durante l’esercizio questo è stato periodicamente aper-
to ed ha riversato i materiali contaminati nell’alveo del
Rio Sitzerri, che li ha trasportati per diversi chilometri
sino alla foce nello Stagno di San Giovanni. Attualmente
i residui minerari sono presenti lungo l’alveo per almeno
16 chilometri dal bacino sterili, con accumuli anche di
notevole estensione nelle zone pianeggianti, una super-
ficie complessiva stimata in 2,7 milioni di metri quadri
ed un volume stimato in 1,6 milioni di metri cubi. La
dispersione dei fini di trattamento nel suolo, stimata su
una superficie di almeno 1,3milioni di metri quadri, ha
determinato uno stato di desertificazione delle piane
agricole a valle del bacino di Levante, con compromis-
sione delle attività produttive agricole e zootecniche, ed
una contaminazione dei sedimenti dello Stagno di San
Giovanni, dove sono presenti peschiere ed allevamenti di
mitili. Le acque acide che provengono dal bacino sterili e
dalle adiacenti gallerie minerarie portano in soluzione i
contaminanti metallici che vengono così trasportati dalle
acque del Rio Sitzerri sino alla foce.
*N°2: Rio Irvi (Bruno Concas)
performance | 2011

Rio Rosso, Loc. Casargiu (Pozzo Fais), Macro Area Montevecchio Ponente (Guspi-
nese). Bruno Concas, medico minerario in pensione.

Nel 1991, con la chiusura dell’ultimo cantiere della galleria ed il consecutivo di-
stacco del sistema di pompe di eduzione, l’acqua proveniente dalla falda situata
nelle profondità della miniera trova uno sbocco libero per fuoriuscire liberamente
al livello del piano strada, risalendo 160 m di gallerie. Di un innaturale colore ros-
so, per una altissima presenza di cadmio, zinco, piombo, ed altri metalli pesanti,
il Rio Irvi è stato soprannominato dalla popolazione “Rio Rosso”. Congiungendosi
con il Rio Piscinas, raggiunge il mare attraverso la sua foce, minacciando anche le
coltivazioni ittiche.
*N°3: Galleria Anglosarda
(Luciano Pintus e Angelo Aresti)
performance | 2011

Galleria Anglosarda (Pozzo Sant’Antonio), Macro Area Montevecchio Levante (Guspi-
nese). Luciano Pintus e Angelo Aresti, dipendenti IGEA e guide presso il sito.
*N°4: Discarica nei pressi della Valle del Rio San Giorgio
(Gabriele Vargiu)
performance | video dur.4’10’’ | 2011

Discarica mineraria nei pressi della Macro area della Valle del Rio San Giorgio, (Bin-
dua - Iglesias). Gabriele Vargiu, nato a Bindua, ex minatore (perito minerario), foto-
grafo, attualmente impegnato nella messa in atto delle bonifiche ambientali all’in-
terno dell’ente regionale IGEA.
*N°5: Albergo Sirtori / Albergo Operaio
| 2011

In questa occasione, la bandiera viene affissa per segnalare e decretare la pos-
sibilità di una riconversione dell’edificio, inaugurato nel 1942 da Mussolini, in
passato destinato agli operai scapoli; attualmente in disuso.
*Sit in per le bonifiche ambientali
                             2011 |
Ad una piazza |            2011
letto a soppalco ad una piazza | performance

                                               “Ad una Piazza”, Palco soppalco dotato di me-
                                               gafono che chiunque può utilizzare per aduna-
                                               re una piazza intorno alle emergenze politiche,
                                               economiche, sociali d antropologiche di un
                                               territorio. Un’opera/azione necessariamente di
                                               relazione, in cui l’intersoggettività è una scelta,
                                               la rivoluzione un’opzione messa in campo.

                                               Adunare la piazza per non dormire sui propri
                                               sogni.
Critical Platform |    2011
presidio interattivo

                              Nell’ambito di Artissima LIDO, a cura di Diego
                              Perrone, Christian Frosi e Renato Leotta, Criti-
                              cal Platform è un progetto collettivo della Giu-
                              seppeFrau Gallery, con la realizzazione di un
                              presidio interattivo, opere, documentazioni ed
                              azioni performative per il territorio più povero
                              d’Italia e la sua candidatura a Capitale Europea
                              della Cultura 2019)
Opera io a Torino |             2011
stendardo dipinto a mano | performance | video

                                                 La bandiera per la candidatura del Sulcis Igle-
                                                 siente e Guspinese a Capitale Europea del-
                                                 la Cultura viene donata al comune di Torino.
                                                 A rappresentare i due territori nella consegna
                                                 ufficiale presso la sala del Consiglio Comunale
                                                 della città, Gabriele Vargiu (ex minatore, dipen-
                                                 dente IGEA, fotografo) e il capo di Gabinetto del
                                                 Sindaco dott. Carlo Bongiovanni. Nell’incontro è
                                                 stata promossa la candidatura del Territorio più
                                                 povero d’Italia a Capitale Europea della Cultura
                                                 2019: anche Torino è una delle città candidate,
                                                 ma è stato chiesto un sostegno alla causa dato
                                                 che il capoluogo piemontese non necessita di
                                                 risorse ed ulteriori riconoscimenti, in quanto è
                                                 già la capitale “reale” dell’arte contemporanea
Talking | 2011
installazione e videoproiezione | performance
Asinara Revolution |                2011
performance alla presentazione del libro alla FNAC, Milano

                                                             Michele Azzu e Marco Nurra, ideatori del blog www.
                                                             isoladeicassintegrati.com e autori del libro ASINARA
                                                             REVOLUTION, (ed. Bompiani), hanno fatto conoscere
                                                             all’Italia intera la situazione degli operai Vinyls di Porto
                                                               Torres che avevano occupato il carcere dell’Asinara.
L’Italia ha perso il treno noi il lavoro | 2011/2012
10 bottiglie di spumante | azione mediatica | videoproiezione al presidio dei lavoratori
OperAzione con le Lavoratrici OMSA |   2012
performance

                                              Contro chi non esita a mettere sulla strada 320
                                              (ora 239) donne e qualche uomo per spostare la
                                              produzione all’estero dove la manodopera costa
                                              meno.
                                              L’Omsa non e’ in crisi, ne’ in perdita !
                                              Ma trasferisce l’impianto in Serbia poiché ciascun
                                              operaio costa circa 300 euro, un terzo del costo
                                              della manodopera in Italia.

                                              Eleonora Di Marino ha invitato le cassaintegrate
                                              Omsa ad indossare le calze sul volto, ribaltan-
                                              do il valore estetico e seducente dell’indumento,
                                              trasformandolo in un inquietante e minaccioso
                                              avvertimento. Nonostante la multinazionale cer-
                                              chi di ridurle ad un numero anonimo, la defor-
                                              mazione del viso rivela ancora tutta la personali-
                                              tà del lavoratore che, attraverso un gesto, da lui
                                              deciso, manifesta tutta la sua forza, fatta di lotta
                                              e disperazione, ma anche di dignità ed orgoglio.

                                              Le lavoratrici Omsa invitano tutte le donne ad es-
                                              sere solidali, “boicottando” i marchi Golden Lady
                                              Company (Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro,
                                              Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa). Conti-
                                              nueremo fino a che la Omsa non darà la garanzia
                                              di un posto di lavoro stabile per ciascun lavora-
                                              tore e lavoratrice.
New Project   | Bétile |   2012
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