ELEONORA DI MARINO | - FONDAZIONE ANTONIO RATTI
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| Eleonora Di Marino | http://eleonoradimarino.blogspot.com/ eleonoradimarino@giuseppefraugallery.com +39 349 1676124
| 00 Bio/bio | Eleonora nasce a Carbonia, nel 1990. Proviene da una situazione familiare difficile, economica- mente disastrosa, al limite della sopravvivenza, come tante altre, se si nasce nel territorio più povero d’Italia, il Sulcis Iglesiente. Ha frequentato il liceo artistico ad Iglesias, viaggiando tutti giorni sulle disastrate linee pubbliche, maturando già una distanza, con un pizzico di tristezza, dai rumorosi ragazzi che come lei affrontavano su quegli autobus il percorso che riunisce il Sulcis all’Iglesiente. Il paesaggio era invece silenzioso, attraversato da una lunga storia di miniere, di mare e di fame. Mare che non si vedeva mai da quel percorso, se non, per un breve tratto in lontananza, come piccola lingua, appena usciti da Iglesias. Delle miniere rimanevano solo ruderi bellissimi e tante storie di silicosi, che rendevano molti dei suoi coetanei già orfani; in quel viaggio, Eleonora si nutriva delle speranze dei percorsi futuri, dello studio, del riscatto. Molti dei suoi compagni erano figli di operai, ed anche quelle industrie non s’incontravano in quel tragitto, che non comprendeva Portovesme: le immaginava fumanti, immortali, immorali per l’impatto ambientale ma necessarie, distanti da lei. Sem- mai fu la miniera, lei che non era figlia di minatori, a renderla, come il mare (e la povertà), radicata in quel territorio. Miniera che incontrò da subito attraverso l’arte: un murale a Bindua, realizzato insieme ai suoi compagni, interrotto e poi concluso, da lei e da pochi altri, che ebbero la forza di continuarlo anche una volta finita la scuola, in una residenza con artisti e curatori internazionali. I suoi primi tentativi artistici, insieme ai suoi giovanissimi compagni, erano orientati nell’ottica di un possibile recu- pero, in chiave contemporanea, dell’orgoglio della cultura locale e popolare: la gente poteva incontrarla camminare sotto la pioggia a piedi scalzi (come un tempo andavano i minatori), o realizzare, nel Carnevale Iglesiente, manife- stazioni ancestrali e contemporanee in cui metteva in guardia dalla crisi e dall’imminente chiusura delle fabbriche, dalla povertà. Nel 2009 nasce la GiuseppeFrau Gallery (uno spazio no.profit, un collettivo, un centro di ricerca per l’arte pubblica e sociale con sede a Normann, il più piccolo dei villaggi minerari ancora abitati, nei pressi di Iglesias), con l’obiettivo di far crescere giovani artisti a contatto con le migliori energie internazionali. In seno a questi stimoli ed esperienze Eleonora Di Marino nasce a Carbonia (CI) nel 1990. nascono le sue prime opere sociali, che attraverso il video immortalano la memoria. Grazie alla collaborazione con Vive e lavora tra la Sardegna e Milano. l’associazione Cherimus, la GFG attiva una serie di workshop con artisti e curatori di primissimo piano (Zarina Bhimji, Jorge Orta, Bartolomeo Pietromarchi, e tanti altri ancora): Eleonora coglie proficuamente l’occasione di lavorare in- sieme a loro, prendendo via via consapevolezza che il suo territorio si rivelava quanto più distante ed ostile rispetto a certe dinamiche, ma nello stesso tempo una prospettiva inedita nel panorama del fare artistico contemporaneo. Il suo è il territorio della crisi, la provincia più povera d’Italia, la capitale della cassaintegrazione, della depressione e dei suicidi, dell’incapacità di mettere in atto nuove prospettive di lavoro e di sviluppo. Inizia a cogliere le dinamiche in cui le radici del territorio d’origine determinano il lavoro degli artisti internazionali con cui era entrata in contatto, la loro capacità di saper intervenire nella lettura di territori altri: capì che i linguaggi e le dinamiche dell’arte contemporanea erano una possibilità inedita dalle sue parti e che potevano incidere sulla stessa mentalità della gente, che si rivelava a tratti ostile, ma mai indifferente. | 01 verso e controverso un’arte pubblica e sociale | La ricerca che porta avanti, insieme ai suoi compagni della GFG (Emanuela Murtas, Riccardo OI, Valentina Desogus, Davide Porcedda, con la collaborazione di Pino Giampà) viene a consolidarsi nell’obiettivo di individuare, attraverso le sue azioni artistiche, progetti di sviluppo che, nel lungo termine, potessero permettere di sostenere un’alternativa alla crisi, dell’ormai superato (?) comparto industriale. Lavora alla creazione di un distretto culturale e turistico, dell’Università ed i centri di ricerca per le bonifiche e le ricon- versioni, sul Parco Geominerario, sull’IGEA, al sostegno alle aziende in grado di operare nel territorio in chiave glocal e sostenibile, sull’impatto ambientale e sociale del polo industriale di Portovesme e, soprattutto, sulle vertenze e delle emergenze economiche prodotte dalla crisi occupazionale. Ma la politica ed i suoi conterranei, quando non sono ostili, sono lenti nei processi: si aspettano che con il solo la- mentarsi (ed in maniera dura, non c’è che dire), i problemi vengano risolti dall’alto…mentre questo alto, invece, stava delocalizzando tutto, attento solo agli andamenti della borsa e dei suoi titoli, del suo debito. Un alto che quando si preoccupava dei lavoratori e della sua terra, stava in realtà preoccupandosi del suo lavoro (politici) e del suo terreno (politica). Da qui la decisione, nelle elezioni amministrative del 2010, di scendere in campo: come performance arti- stica, Eleonora si candidò con l’obiettivo di dare voce a un programma in cui la cultura fosse la principale matrice per uno sviluppo possibile e sostenibile. L’esperienza, anche se fallimentare, si rivelò produttiva, riuscendo a seminare un seme importante, quello che oggi ha fatto sì che una buona parte del programma nel Piano strategico della Provincia e del Comune di Carbonia sia rivolto alla Candidatura del territorio più povero d’Italia a Capitale europea della Cultura 2019. Una strategia allora non del tutto compresa, anzi vista con diffidenza e senso d’inutilità, ma che rimane un’importante occasione per attirare, non solo attenzione verso le nostre ricchezze e peculiarità naturali, ma soprattutto progetti e capacità di progettare il futuro.
| 02 lei opera / opera-io | Incuriosita dalle bandiere su un ponte della SS 130 e da uno striscione che recitava “Benvenuti nel Sulcis, terra di mare e di fame”, dopo un blocco stradale operato da una decina di lavoratori, Eleonora venne a conoscenza di una vertenza, quella dei cassaintegrati Rockwool, che, isolata e praticamente ignorata dai media e dalla popolazione, ritenne simile alla sua, non solo in principio ma anche negli obiettivi, comuni a quelli nati in seno alla GFG: far partire le bonifiche e le relative dismissioni. Per far gravitare l’attenzione su quella vertenza ormai destinata a sprofondare nel dimenti- catoio, Eleonora propose ai cassaintegrati di rivoluzionare il loro modo di manifestare, im- maginando per loro nuove forme di protesta: fare una performance in cui avrebbero dovuto applaudire invece che utilizzare tamburi e trombette, indossando una maglia con la scritta Opera Io, divulgando quindi la vertenza anche attraverso il circuito dell’arte contemporanea. Con l’importante riscontro sui giornali e TG nazionali, la diffidenza verso certe pratiche dell’arte contemporanea lasciò il passo ad una forte condivisione delle azioni performative. La stessa estate, insieme alla GFG, ideò anche un festival rock, anzi Rock(wool), con l’ob- biettivo di portare avanti la lotta per un intero territorio, nell’idea di riunire tutte le vertenze in una, creando un vero e proprio dibattito volto alla progettazione di nuove soluzioni alla crisi del Sulcis Iglesiente. Nel contempo, sempre come collettivo GiuseppeFrau Gallery, portava avanti altre azioni nel territorio, dal fronte contro il dissennato sviluppo urbanistico nelle coste a quello della povertà e della depressione. Un uomo, Giuseppe Pusceddu, che viveva in un sottoscala dopo aver perso lavoro e famiglia, diviene anch’esso, come i cassaintegrati, un possibile ritratto del territorio: questa azione passava necessariamente nell’attivarsi, come collettivo di artisti, per risolvere la sua situazione. Organizzarono una cena solidale a cui contribuirono anche i cassaintegrati, oltre alle tante altre persone che non stavano meglio di Giuseppe: grazie al loro continuo interessamento, Giuseppe trovò casa in una struttura pubblica e lavoro. Lo stesso anno, per Natale, decise di donare la cifra per lui raccolta ad altri poveri della città…e pensare che molti dicevano che stava in quelle condizioni per sua colpa e cattiveria, e che aiutare un simile personaggio era solo fare l’elemosina ed arricchire qualche bar! Ogni occasione offerta ad Eleonora per partecipare ad una mostra diveniva occasione per portare alla luce le vertenze del territorio, di cui i cassaintegrati erano sempre i portavoce, testimonials di quella rivoluzione che prendeva forma nell’intento di candidare il territorio più povero d’Italia a Capitale europea della Cultura: così fece alla galleria Cart di Monza, al Museo Laboratorio della Sapienza ed al Museo Canonica a Roma, dove i cassaintegrati portarono e fecero indossare al pubblico la maglietta con la scritta Opera io. A Milano, per la sua prima personale, organizzata dall’Anonima Nuotatori, porta i cassaintegrati ad occu- pare lo spazio (un cortile abbandonato) con una bandiera per la candidatura del territorio e le bonifiche. Vedere, poi, i cassaintegrati indossare in tutte le manifestazioni, come maglia ufficiale, quella del Festival Rock(wool), era un segno, per tutti loro, che l’utopia dell’incon- tro della ricerca artistica d’avanguardia con i lavoratori (invece che con gli industriali) stava realizzandosi. Ma questo sodalizio, nella depressa terra della crisi e del tradimento, stava per essere messo in discussione: questa rottura ebbe luogo dopo aver realizzato l’idea di aprire il primo museo d’arte contemporanea direttamente sull’autobus giunto al presidio per sostituire le tende. Già battezzato Rockbus (dopo il festival sembrava adeguato) divenne il Rockbus Museum. Eleonora passò giorni interi a dipingere il logo, a progettare, a far sì che la loro vertenza, ed il suo modo di promuovere la lotta, non venissero sommerse da numerose altre che stavano prendendo la stessa forma. In accordo con i lavoratori, la GFG, decise di cominciare senza palchi né riflettori: coinvolsero una coppia di artisti locali ma in veste di curatori, per una breve ricognizione su alcuni artisti notoriamente esclusi dai circuiti del sistema dell’ar- te; dopo questa breve rassegna pensata come segnale estremo di apertura alle dinamiche dell’arte autogestita ed autoprodotta, avrebbero dovuto lasciar spazio ad altri, artisti e cu- ratori di spessore nazionale ed internazionale. Così non fu, essi occuparono fisicamente il museo, riempiendolo fino all’inverosimile con opere figlie di un modo di fare arte distante anni di luce dalla prefissata contaminazione tra opera artistica, rivendicazione dei diritti dei lavoratori e rinascita del territorio. Dopo aver dovuto necessariamente prendere le distanze da certa arte e da certi artisti, la GFG abbandona il Rockbus ma riesce ad aprire, nel giro di un mese, senza un euro di denaro pubblico, Il Territorium Museum of Contemporary Public & Social Art a Carbonia, all’interno della grande miniera di Serbariu. Inaugurato con una mo- stra ed un workshop di due tra gli artisti italiani che riscuotono maggior successo in ambito internazionale, Luca Trevisani e Giuseppe Stampone, in seguito luogo di un workshop con Diego Perrone e Isa Griese, ora è la punta di diamante per la candidatura europea.
In brevissimo tempo Eleonora riesce a dare un’accelerata alle altre questioni rimaste in campo, concentrandosi sulla questione delle bonifiche: realizza un percorso in cui portare la bandiera, la stessa che i lavoratori portarono a Milano, in tutti i 113 siti minerari dismessi con le annesse discariche, presenti a migliaia nel Sulcis-Iglesiente e nel Guspinese. Anche il resto del gruppo della GFG, Emanuela Murtas, Davide Porcedda, Riccaro Oi, sempre con Pino Giampà, rafforza le proprie azioni, sia singole che collettive, per poter affrontare, contemporaneamente, numerose vertenze anche in scala nazionale, ma senza perdere di vista l’obiettivo del distretto culturale sostenibile e diffuso e la candidatura europea del territorio. Dopo aver passato al Binario 21, con i lavoratori licenziati da Trenitalia, il Capodanno più bello della sua vita, mettendo in atto durante la serata una serie di azioni performative, realizza un’opera-azione con le lavoratrici Omsa, invitandole ad indossare le calze sul volto, ribaltando il valore estetico e seducente dell’indumento, trasformandolo in un inquietante e minaccioso avver- timento. Riguardo alle vertenze del proprio territorio, si occupa anche di Alcoa, che l’aveva sempre inibita per il forte impatto ambientale negativo, ma con cui ora ha trovato l’obiettivo comune di non far andare via la multinazionale senza che restituisca allo Stato tutti i contributi che ha avuto, per le tariffe energetiche, e senza che prima bonifichi tutto. Oggi Eleonora costruisce moduli e strutture utili per i presidi: tende polifunzionali con spazi per l’espressione artistica con- temporanea, palchi trasportabili, montabili e smontabili in brevissimo tempo. Ma continua anche l’azione sulle bonifiche dai veleni prodotti dagli scarti della lavorazione dei minerari, questa volta piantando i bastoni, senza la bandiera, portata via dalla stupidità degli uomini: dopo averli lasciati per qualche tempo sul terreno contaminato, li porta, capovolti, all’interno dello spazio espositivo, passando dall’azione maschile a quella femminile: il Bétile. Il Bétile è una pietra lunga conficcata nel terreno; essa rappresenta generalmente il dio-maschio nella parte emersa, e della fertilità in quella interrata. Eleonora non utilizza però la pietra, ma un semplice bastone cilindrico di legno, simbolo di una na- tura pura, dove la tecnologia sa dare forma ma senza mutare la sostanza della materia: un oggetto semplice e pulito, ma che, al contatto con una terra assassinata dall’uomo, ruba ad essa una parte dei velenosi fanghi, trasformandosi in un modellato di creta colorata (dal cadmio, mercurio e piombo) intorno alla parte che dalla madre terra viene portata al cielo, quasi potesse lui purificarla. Non è certo dal cielo che Eleonora si aspetta questa purificazione, ma dalle bonifiche progettate dall’uomo e boicot- tate dalla politica e dalla follia collettiva di un territorio, che da una parte chiede un riscatto ambientale, dall’altra si affida ancora ad un’economia che produrrà ancora fanghi velenosi e posti di lavoro destinati a perdersi altrove, delocalizzati, prima o poi, in altrettanti luoghi del pianeta dove la sopravvivenza quotidiana non può misurarsi con un progetto di vita più ampio e sostenibile. (Pino Giampà, marzo 2012) 2011 L’Italia ha perso il treno, noi il lavoro, Binario 21, stazione Centrale Milano 2011 Artissima18/Artissima Lido, Torino. A cura di Diego Perrone, Christian Frosi e Renato Leotta 2011 Contemporary Village 2, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI) 2011 Relazioni interpensonali, Tenuta dello Scompiglio, Lucca. A cura di Angel Moya Garcia 2011 Proporzionarsi a Milano, Anonima Nuotatori, Milano 2011 Altre narrazioni, MLAC, Roma, a cura di Andrea Fogli 2011 Babylon, galleria Cart, Monza. A cura di Giorgio Viganò 2011 Border Lines, Fuorisalone del mobile, Milano 2010 Art&Rockwool, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI) 2010 My Generation, Museo Canonica, Roma, a cura di Manuela Pacella 2010 Ufficio elettorale. reality performance, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI) 2010 Contemporary Village, GiuseppeFrau Gallery, Gonnesa (CI) 2009 Scuole maschili, GiuseppeFrau Gallery, Iglesias (CI) 2009 Distretto culturale evoluto, Baradili (OR). A cura di Pino Giampà 2009 Walking Workshop, con Bartolomeo Pietromarchi e Zarina Bhimji, a cura di Cherimus
La sua ricerca coniuga analisi sull’attualità e attenzione a matrici originarie, pratica sociologica, azionismo etico e concentrazione an- tropologica, riunendo in un unicum concettuale certe ritualità ed urgenze del presente in un dispositivo problematico e partecipativo L’artista interviene nelle dinamiche sociali e politiche attuando al loro interno un’esperienza concreta, trasformata in materia dell’Arte: attivando, quindi, un meccanismo di condivisione, partecipando alla quotidianità dei soggetti coinvolti in prima persona, coltivandone una consapevolezza che fiorisca in una partecipazione attiva e reattiva alle questioni celebrate dall’intervento artistico. L’opera si fa, così, un mezzo di analisi complessa che entra nella vita reale e confida, a suo modo, nella possibilità di un’Arte utile, non serva ma che serva, chiave di volta nella risoluzione politicamente scorretta (ma artisticamente determinata) delle cose dell’esistenza e dei suoi problemi. Eliminando ogni componente possa far capo alle meccaniche della finzione, e così la distanza tra arte e realtà, realtà ed espres- sione artistica, concentrandosi sulle forme di comunicazione per la rivendicazione dei diritti e la proposta di nuove soluzioni (concrete) per il superamento della crisi, la sua ricerca incarna le dinamiche, le contraddizioni e le speranze di un intero ter- ritorio. Dopo aver portato fin dentro le istituzioni, con la sua candidatura alle elezioni amministrative (pensata come azione performativa reale), le sue ragioni per una pratica artistica pubblica e sociale, lascia un segno che si concretizza nella volontà da parte della sua città, Carbonia, e del territorio più povero d’Italia, il Sulcis Iglesiente (e Guspinese), di candidarsi come Ca- pitale Europea della Cultura 2019: una solo apparente utopia, che diventa finalità basilare della sua stessa azione artistica.
Baradili | 2009 performance | video dur.1’30’’ Un video realizzato nell’abitato più piccolo della Sar- degna, Baradili, dove la popolazione locale è stata in- vitata dall’artista ad applaudire ad ogni visitatore che avesse visitato il paese. Una ricerca sul ritmo visivo, sonoro ma anche antropologico che sembra quasi pro- muovere uno stile amarcord che potremmo azzardare a definire antropologia poetica dell’esperienza.
La Galleria di Gabriele | 2009 performance | video dur.7’43’’ Prodotto per un workshop con Bartolomeo Pietromarchi e Zarina Bhimji, questo video è una ricerca sulla consa- pevolezza di una guida mineraria (Gabriele Vargiu), che ha il privilegio di poter illustrare ai visitatori un’opera che egli stesso ha contribuito a creare.
Reality Performance: Ufficio elettorale | 2010 performance Con lo slogan:”Volevate i giovani? Ecco i giovanissimi”, gli artisti della GiuseppeFrau Gallery, tutti rigorosamen- te under 21, sono scesi in campo: Eleonora Di Marino si candida al Comune di Iglesias ed alla Provincia. Alla fine dell’avventura, rifiuta qualsiasi incarico (presidente di una Commissione nella Provincia) in cambio di un’a- desione al programma per la cultura portato avanti in campagna elettorale. Non si tratta di una parodia, ma di una vera reality per- formance, essi hanno portato un preciso programma elaborato insieme a giovani ricercatori, soprattutto sardi, presenti nelle migliori Università d’Europa. Per l’occasione la galleria è stata trasformata in un vero e proprio ufficio elettorale, da dove sono partiti gli input per azioni performative sul territorio, tra cui un tentativo di demolizione di un eco-mostro nella frazione di Bindua ed un trasporto dei velenosissimi fanghi rossi dalla di- scarica a cielo aperto di Monteponi al centro di Iglesias. Nella galleria sono state documentate tutte le fasi della campagna elettorale, con manifesti, volantini, video, ecc. Al centro del programma, che comunque tocca tutte le problematiche del territorio, la nascita di un distretto culturale evoluto, proponendo la cultura come matrice del lavoro, dell’economia solidale, dello sviluppo soste- nibile e dell’ambiente. Una cultura intesa come il cuore dei nuovi processi di creazione del lavoro, capace di creare una strategia coe- rente per lo sviluppo economico locale, facendo in modo che essa sia una delle leve di azione privilegiate, apren- do alle ricerche ed ai linguaggi dell’arte contemporanea, sperimentando forme sempre più ardite e avanzate di disseminazione delle attività culturali nel tessuto della città, favorendo l’insediamento di artisti, costruendo i processi di riqualificazione urbana intorno a sempre più grandi e complessi interventi culturali che sappiano in- teragire con le migliori energie creative internazionali.
Opera io | 2010 performance | video dur.11’13’’ Arte e lotta operaia si sono congiunti in un unico atto: Eleonora Di Marino ha incon- trato gli operai della Rockwool sul Ponte per il Lavoro, in prossimità di Campo Pisa- no, per la realizzazione della performance “Work(ers) In Progress 1/”, per cui essa ha invitato gli operai ad applaudire lungo lo scenario/monumento simbolo della lotta. Il video è stato parte integrante dell’opera “Opera Io [Work(ers) In Progress 2/]”, de- stinata alla mostra “My Generation”, che si è tenuta in ottobre nel Museo Canonica di Villa Borghese a Roma. Applaudire invece di urlare, applaudire e ricordare la distanza tra vernissage nella Capitale e chi veglia sul posto di lavoro perduto nel profondo Sud- Ovest della Sardegna ed in tanti altri posti in Italia e nel mondo. Un’arte che vuole es- sere vicino a loro prima ancora che ai re- sponsabili di tale tragedia sociale, che non hanno esitato ad andar via lasciando un buco nella vita e negli stomaci di questi la- voratori, senza soluzioni alternative, privi- legiando l’investimento in capitali azionari e talvolta in opere d’arte contemporanea, piuttosto che nei lavoratori; responsabili di questa tragedia sociale, spesso più vicini all’arte che agli uomini.
Festival Rock(wool) | 2010 Il Festival Rock(wool) è un’idea nata dal soda- lizio degli operai cassaintegrati Rockwool e gli artisti della GiuseppeFrau Gallery. Tra turisti e vacanzieri in cerca di divertimento, la vertenza dei lavoratori è arrivata con tutta la sua forza e determinazione, dettata dalla di- sperata condizione ma anche dalla volontà di creare una maggiore presa nelle coscienze, au- spicando in questo modo una possibile rina- scita economica, sociale e culturale del Sulcis Iglesiente. Gli appuntamenti si sono svolti al presidio dei lavoratori dal 15 Agosto, con cadenza settima- nale fino al 30 Settembre 2010.
Opera io - My Generation | 2010 performance | video dur.6’53’’ All’esterno degli spazi del Museo Pietro Cano- nica a Villa Borghese l’artista realizza una per- formance con due cassaintegrati ex Rockwo- ol di Iglesias (Gianni Medda e Matteo Lobina) che applaudono ironicamente all’ingresso dei visitatori alla mostra. Un’azione spiazzante e provocatoria con l’intento di catapultare le emergenze economiche e sociali all’interno del privilegiato pubblico dell’arte. “My Generation”, a cura di Manuela Pacella, con la col- laborazione di Francesca Campli, è una mostra che fa parte della rassegna annuale “Dentro Roma”, ideata da Andrea Fogli.
2x1 (Extreme Reality Performance) | 2011 azione mediatica “GIUSEPPE PUSCEDDU, 45 anni, è senza lavoro e, a causa di problemi di salute, è seguito dai medici del Centro di igiene mentale. Non ha una casa e, da oltre un anno e mezzo, il suo unico rifugio è lo sgabuzzino di una palazzina popola- re: uno spazio di due metri per uno e mezzo che Giuseppe deve condividere con i topi. Niente acqua, giusto una lam- padina allacciata alla corrente grazie alla disponibilità degli inquilini della palazzina e una coperta messa all’ingresso che funge da tenda. DISPERAZIONE Una sistemazione indecente e indegna per chiunque, animali compresi. Eppure in tutto questo tempo la disperazione di Giuseppe è rimasta inascoltata, al punto che qualche settimana fa aveva deciso di farla finita. Prov- videnziale è stato l’intervento dei vicini, che hanno avvisato carabinieri e vigili del fuoco, scongiurando il peggio. Quella tragedia sfiorata ha fatto emergere una vicenda vergogno- sa che forse neppure il Comune aveva sinora affrontato con la giusta determinazione. Perché, se è vero che gli alloggi popolari sono insufficienti a soddisfare le richieste di tutti, appare assurdo che in un anno e mezzo non sia stata tro- vata una soluzione d’emergenza per un caso così grave. SPERANZA Ma forse questa volta ci sarà un lieto fine. Dopo che Giuseppe ha deciso di raccontare pubblicamente la sua triste storia attraverso le colonne de L’Unione Sarda e i microfoni di Videolina, è nata una mobilitazione generale promossa dagli artisti della GiuseppeFrau Gallery.” (Cinzia Simbula, L’Unione Sarda) Grazie ad una cena organizzata presso l’hotel Sa Lolla ad Iglesias, sono stati raccolti 700 €, un passo impor- tante per avviare il contratto di una casa per Giuseppe Pusceddu.
Nell’ambito della mostra “Febbraio”, GiuseppeFrau Gallery, Villaggio minerario Normann (Gon- nesa): attraverso la ricostruzione dello spazio in cui viveva Giuseppe, il racconto della sua storia, incarnazione del territorio più povero d’Italia.
Natale solidale (un anno dopo) | 2011 Oggi, Giuseppe sta bene, grazie anche alla solidarietà ed alla visibilità ha un lavoro ed una casa: i soldi raccolti sono stati devoluti ai poveri di due parrocchie iglesienti per volontà dello stesso Giuseppe.
Demolito! | 2011 Azione artistico-mediatica per l’abbattimento di una struttura abusiva sulla spiaggia di Fontanamare di Gonnesa, ripulita e domolita dopo l’intervento degli artisti della GiuseppeFrau Gallery “sVista Mare... Lo stato di degrado e di abbandono in cui versa la spiaggia di Fonta- namare ad Iglesias è il peggior biglietto da visita per un territorio che si prepara alla candidatura a Capitale Europea della Cultura (2019). Gli artisti della GiuseppeFrau Gallery lanciano un appello affinché si metta fine a quest’ennesimo scempio prodotto dall’inciviltà e dal basso profi- lo culturale. Formiamo una squadra di volontari e liberiamo il territorio dall’idiozia degli uomini e prepariamo il Sulcis-Iglesiente ad un futuro migliore.”
2x1 | 2011 videoinstallazione “Non solo design esclusivo, lusso e mobili ricercati. Al Salone del mobile di Milano, da domani troverà spazio anche il ripostiglio di due metri per uno dove, per un anno e mezzo, ha vissuto Giuseppe Pusceddu, il disoccupato di Iglesias attualmente ospite a Casa Serena in attesa di una sistemazione più consona. A realizzare una ricostruzione del tugurio di via Vene- zia in cui il disoccupato di Iglesias ha vissuto insie- me ai topi, saranno i giovani artisti della Giuseppe Frau Gallery che ha sede nel villaggio minerario Nor- mann. Eleonora Di Marino, Emanuela Murtas, Davide Porcedda, Riccardo Oi, così come hanno fatto in altre circostanze, metteranno la loro arte al servizio dei temi sociali. «Sarà ricostruito lo spazio dove viveva Giuseppe - spiegano - raccontando attraverso la sua storia un modo di abitare distante anni luce dall’e- sclusivo standard di qualità del design italiano». «Si cercherà di far luce sul rapporto tra l’arte e l’abitare - aggiunge Pino Giampà, fondatore della Giuseppe Frau Gallery - i giovanissimi artisti proporranno un confronto con i migliori designer internazionali. I ragazzi metteranno in relazione le emergenze so- ciali e la proposta di candidare il Sulcis-Iglesiente a Capitale Europea della Cultura 2019». Gli artisti esporranno anche lo striscione della Rockwool con i relativi video che raccontano la battaglia (non ancora conclusa) degli operai e di altri lavori.” (Cinzia Simbula, L’Unione Sarda)
Opera io | 2011 acrilico su PVC | acrilico su magliette | performance Eleonora Di Marino alla galleria Cart di Monza, diretta da Giorgio Viganò e Calogero Ninot- ta, nella mostra Babylon: una collettiva di gio- vanissimi artisti che si avvalgono di differenti mezzi espressivi, una promiscuità di linguaggi e di tecniche che testimoniano lo stato di ricer- ca dell’arte attuale. Uno striscione realizzato a mano dall’artista, un video sulla performan- ce con i cassaintegrati ex Rockwool Iglesias a Roma, due magliette, indossate dal curatore e dal gallerista, con la scritta (sempre realizzata a mano) Opera io: un efficace intervento per riflet- tere sulla distanza e sulla richiesta di responsa- bilità nei confronti delle emergenze sociali.
Reality Performance: Ufficio elettorale 2 | 2011 performance Partecipazione di Eleonora Di Marino alle elezioni comunali di Carbonia, per portare avanti il programma per la can- didatura di Carbonia ed il Sulcis Iglesiente e Guspinese a Capitale Europea della Cultura 2019.
RockBus Museum | 2011 “Ore 12.00: Cominceremo con il rinnovare il bus, vogliamo dare un segnale forte: per te- stimoniare il nostro vivere e lottare, per lottare e per vivere. Un restyling non solo esteriore… il cielo ci ha dato un segnale, regalandoci dei giorni di pioggia per mettere alla prova la no- stra pazienza, la nostra determinazione ad av- viare da subito i lavori. Oramai siamo capaci di pensare ed agire in grande: apriremo il primo museo di arte contemporanea dell’Iglesien- te, trasformando l’autobus nel “Rockbus Mu- seum”! Con il contributo degli amici Artisti di questo territorio che sono diventati parte in- tegrante della vertenza, inviteremo artisti di fama regionale, nazionale ed internazionale, ad intervenire attivamente nella realizzazione di questo sogno. Un’azione concreta, per di- mostrare al territorio come la nostra lotta non è solo frutto della disperazione e della crisi eco- nomica, ma anche dell’incapacità di progettare nuove prospettive economiche e sociali. Questa è solo la prima delle azioni culturali che ci ve- dranno portare, anche attraverso altre iniziati- ve “top secret”, il nostro entusiasmo e la nostra determinazione in tour nei luoghi di LOTTA di tutta la Sardegna.” (tratto dal “Diario dal Rockbus” del 26 maggio 2011, di Eleonora Di Marino)
La GFG ha aperto un nuovo spazio per proseguire l’intento di promuovere le forme dell’arte pubblica e sociale: il Territorium Museum.
Opera io (Altre Narrazioni) | 2011 acrilico su PVC | 30 magliette dipinte a mano | performance “PARTECIPA ANCHE TU, il 4 Luglio alle ore 16, VIENI AL MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA (Piazzale Aldo Moro 5 Roma), E DIVENTA UN OPERA IO PER AIUTARE IL TERRITORIO PIU’ POVERO D’ITALIA A VINCERE LA SFIDA PER UN FUTURO MIGLIORE (Lavoratori in Lotta nel territorio più povero d’Italia, per la candidatura del Sulcis Iglesiente e Guspinese a Capitale Eu- ropea della Cultura 2019)” Questo lo slogan fatto circolare nella comunicazione per la mostra “Altre narrazioni” al Museo Laboratorio d’arte con- temporanea a Roma.
Opera io a Milano | 2011 performance | a cura di Anonima Nuotatori “OPERA IO a Milano (Lavoratori in lotta per la candidatura del ter- ritorio più povero d’Italia a capitale europea della Cultura 2019) performance nell’ambito dell’evento PROPORZIONARSI A MILANO Ex cantiere di via Binda 16 a/b, Milano Sventola una bandiera: rossa? No: un Sulcis Iglesiente tra un sogno di stelle....le stelle d’Europa. Quanto conta una risoluzione individuale e personale? Ciò che con- ta è solamente riavere un lavoro o creare un’alternativa migliore per il futuro di tutti gli abitanti di un intero territorio? I cassinte- grati exRockwool hanno scelto: la loro lotta non è solo frutto della disperazione e della crisi economica, ma anche dell’incapacità di un popolo di immaginare nuove prospettive economiche e sociali. Una storia, questa, di miniere e di fabbriche chiuse. Una storia, questa, di una riconversione che parte dall’individuo ed abbraccia un universo intero, quel loro mondo ridotto alla fame: fame anche di luce, di cambiamento, di rivoluzione. Un universo intero, l’uni- verso-Europa, per scardinare quella immagine di “povertà contrario di bellezza”, promuovendo quella bellezza profonda che, attraver- sando il bisogno, è sinonimo di potenzialità: un nuovo modello di capitale europea della Cultura. In questo modo gli operai si sono fatti OPERA IO, promotori della cultura come matrice delle nuove economie, nel segno e nel sogno di una riconversione possibile; partendo dall’individuo: il primo territorio da bonificare è quello della propria esistenza. OPERA IO: una parola per sancire una sorta di protocollo d’intesa tra Lavoro, Arte, Cultura, per il rilancio della zona con il più bas- so PIL prodotto in Italia. Il Sulcis Iglesiente come luogo simbolo di tutti i luoghi, per ricominciare, per dare un segnale di cambia- mento: un’arte non serva ma che serva a qualcosa, e non solo ad intrattenere un’elite spesso responsabile delle grandi speculazioni finanziarie, anche se con posizioni critiche ed apparentemente in contrapposizione con esse; una cultura mai più ad esclusiva di- sposizione di grandi poteri finanziari (gli stessi che hanno prodot- to la devastante crisi del Sulcis Iglesiente, e non solo, chiudendo stabilimenti solo per il tornaconto azionario) ma indirizzata verso un’intera comunità. Ora, PARTECIPA ANCHE TU! Nella sera del 16 luglio, dalle 19:00, nell’ambito dell’evento Proporzionarsi a Milano a cura di Anonima Nuotatori, i cassintegrati exRockwool si faranno testimonial a Mila- no della candidatura del Sulcis Iglesiente e del Guspinese a capitale europea della cultura 2019: inviteranno ogni visitatore dello spazio occupato per una sera (via Binda 16 a/b), a farsi tramite del desi- derio di un intero territorio. Indossando la maglietta OPERA IO, e distribuendo il materiale informativo che verrà fornito durante la serata dai Lavoratori, chiunque potrà collaborare a quest’impresa che, respirando il sogno di un futuro migliore, aspira alla realizza- zione di un’utopia possibile.”
Opera io (2°capitolo): Bonifiche | dal 2011 work in progress
*Francesca performance | 2011
*N°1: Piccalina (Iride Peis) performance | 2011 Piccalina, bacino di decantazione, Macro Area Monte- vecchio Levante (Guspini). Iride Peis, scrittrice, ex mae- stra elementare a Montevecchio. Nella macro area Montevecchio Levante il problema è in- dotto dall’impianto di trattamento mineralurgico “Lave- ria Principe Tomaso” della miniera, ubicato ad est dell’o- monimo abitato, che ha trattato il minerale coltivato nei cantieri di Sciria, Mezzana, Piccalinna e Sant’Antonio ma anche parte di quello proveniente dalle coltivazioni occi- dentali. I residui di trattamento sono stati principalmen- te smaltiti nel bacino di decantazione di Levante, che at- tualmente ospita circa 4,3 milioni di metri cubi di fanghi. Durante l’esercizio questo è stato periodicamente aper- to ed ha riversato i materiali contaminati nell’alveo del Rio Sitzerri, che li ha trasportati per diversi chilometri sino alla foce nello Stagno di San Giovanni. Attualmente i residui minerari sono presenti lungo l’alveo per almeno 16 chilometri dal bacino sterili, con accumuli anche di notevole estensione nelle zone pianeggianti, una super- ficie complessiva stimata in 2,7 milioni di metri quadri ed un volume stimato in 1,6 milioni di metri cubi. La dispersione dei fini di trattamento nel suolo, stimata su una superficie di almeno 1,3milioni di metri quadri, ha determinato uno stato di desertificazione delle piane agricole a valle del bacino di Levante, con compromis- sione delle attività produttive agricole e zootecniche, ed una contaminazione dei sedimenti dello Stagno di San Giovanni, dove sono presenti peschiere ed allevamenti di mitili. Le acque acide che provengono dal bacino sterili e dalle adiacenti gallerie minerarie portano in soluzione i contaminanti metallici che vengono così trasportati dalle acque del Rio Sitzerri sino alla foce.
*N°2: Rio Irvi (Bruno Concas) performance | 2011 Rio Rosso, Loc. Casargiu (Pozzo Fais), Macro Area Montevecchio Ponente (Guspi- nese). Bruno Concas, medico minerario in pensione. Nel 1991, con la chiusura dell’ultimo cantiere della galleria ed il consecutivo di- stacco del sistema di pompe di eduzione, l’acqua proveniente dalla falda situata nelle profondità della miniera trova uno sbocco libero per fuoriuscire liberamente al livello del piano strada, risalendo 160 m di gallerie. Di un innaturale colore ros- so, per una altissima presenza di cadmio, zinco, piombo, ed altri metalli pesanti, il Rio Irvi è stato soprannominato dalla popolazione “Rio Rosso”. Congiungendosi con il Rio Piscinas, raggiunge il mare attraverso la sua foce, minacciando anche le coltivazioni ittiche.
*N°3: Galleria Anglosarda (Luciano Pintus e Angelo Aresti) performance | 2011 Galleria Anglosarda (Pozzo Sant’Antonio), Macro Area Montevecchio Levante (Guspi- nese). Luciano Pintus e Angelo Aresti, dipendenti IGEA e guide presso il sito.
*N°4: Discarica nei pressi della Valle del Rio San Giorgio (Gabriele Vargiu) performance | video dur.4’10’’ | 2011 Discarica mineraria nei pressi della Macro area della Valle del Rio San Giorgio, (Bin- dua - Iglesias). Gabriele Vargiu, nato a Bindua, ex minatore (perito minerario), foto- grafo, attualmente impegnato nella messa in atto delle bonifiche ambientali all’in- terno dell’ente regionale IGEA.
*N°5: Albergo Sirtori / Albergo Operaio | 2011 In questa occasione, la bandiera viene affissa per segnalare e decretare la pos- sibilità di una riconversione dell’edificio, inaugurato nel 1942 da Mussolini, in passato destinato agli operai scapoli; attualmente in disuso.
*Sit in per le bonifiche ambientali 2011 |
Ad una piazza | 2011 letto a soppalco ad una piazza | performance “Ad una Piazza”, Palco soppalco dotato di me- gafono che chiunque può utilizzare per aduna- re una piazza intorno alle emergenze politiche, economiche, sociali d antropologiche di un territorio. Un’opera/azione necessariamente di relazione, in cui l’intersoggettività è una scelta, la rivoluzione un’opzione messa in campo. Adunare la piazza per non dormire sui propri sogni.
Critical Platform | 2011 presidio interattivo Nell’ambito di Artissima LIDO, a cura di Diego Perrone, Christian Frosi e Renato Leotta, Criti- cal Platform è un progetto collettivo della Giu- seppeFrau Gallery, con la realizzazione di un presidio interattivo, opere, documentazioni ed azioni performative per il territorio più povero d’Italia e la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019)
Opera io a Torino | 2011 stendardo dipinto a mano | performance | video La bandiera per la candidatura del Sulcis Igle- siente e Guspinese a Capitale Europea del- la Cultura viene donata al comune di Torino. A rappresentare i due territori nella consegna ufficiale presso la sala del Consiglio Comunale della città, Gabriele Vargiu (ex minatore, dipen- dente IGEA, fotografo) e il capo di Gabinetto del Sindaco dott. Carlo Bongiovanni. Nell’incontro è stata promossa la candidatura del Territorio più povero d’Italia a Capitale Europea della Cultura 2019: anche Torino è una delle città candidate, ma è stato chiesto un sostegno alla causa dato che il capoluogo piemontese non necessita di risorse ed ulteriori riconoscimenti, in quanto è già la capitale “reale” dell’arte contemporanea
Talking | 2011 installazione e videoproiezione | performance
Asinara Revolution | 2011 performance alla presentazione del libro alla FNAC, Milano Michele Azzu e Marco Nurra, ideatori del blog www. isoladeicassintegrati.com e autori del libro ASINARA REVOLUTION, (ed. Bompiani), hanno fatto conoscere all’Italia intera la situazione degli operai Vinyls di Porto Torres che avevano occupato il carcere dell’Asinara.
L’Italia ha perso il treno noi il lavoro | 2011/2012 10 bottiglie di spumante | azione mediatica | videoproiezione al presidio dei lavoratori
OperAzione con le Lavoratrici OMSA | 2012 performance Contro chi non esita a mettere sulla strada 320 (ora 239) donne e qualche uomo per spostare la produzione all’estero dove la manodopera costa meno. L’Omsa non e’ in crisi, ne’ in perdita ! Ma trasferisce l’impianto in Serbia poiché ciascun operaio costa circa 300 euro, un terzo del costo della manodopera in Italia. Eleonora Di Marino ha invitato le cassaintegrate Omsa ad indossare le calze sul volto, ribaltan- do il valore estetico e seducente dell’indumento, trasformandolo in un inquietante e minaccioso avvertimento. Nonostante la multinazionale cer- chi di ridurle ad un numero anonimo, la defor- mazione del viso rivela ancora tutta la personali- tà del lavoratore che, attraverso un gesto, da lui deciso, manifesta tutta la sua forza, fatta di lotta e disperazione, ma anche di dignità ed orgoglio. Le lavoratrici Omsa invitano tutte le donne ad es- sere solidali, “boicottando” i marchi Golden Lady Company (Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro, Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa). Conti- nueremo fino a che la Omsa non darà la garanzia di un posto di lavoro stabile per ciascun lavora- tore e lavoratrice.
New Project | Bétile | 2012
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