RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 13 dicembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 13 dicembre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
È il giorno della protesta: la Safilo si può salvare (M. Veneto, 4 articoli)
La nuova Trieste-Mestre "grande incompiuta". E la regione resta isolata (Piccolo, 2 articoli)
Contributi a imprese di giovani che investono in montagna (M. Veneto)
Stop al blocco delle assunzioni in sanità (Piccolo)
Fioramonti: ricerca, qui un modello nazionale (Piccolo, 2 articoli)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Il giorno del debutto delle Sardine friulane. Letture e musica in piazza XX Settembre (M. Veneto Udine)
Città a misura d'anziano, accordo tra la giunta e le sigle dei pensionati (M. Veneto Udine)
Operaio precipita da un'altezza di 6 metri (M. Veneto Udine)
Lavinox e Sarinox, sciopero e timori di chiusura definitiva (M. Veneto Pordenone)
Mercatone Uno, Fdi chiede tutele per i lavoratori (M. Veneto Pordenone)
Auser provinciale oggi in assemblea (M. Veneto Pordenone)
Presidio dei sindacati a tutela dei pensionati (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

È il giorno della protesta: la Safilo si può salvare (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - Il giorno della mobilitazione è arrivato. Stamattina, dalle 8, davanti allo stabilimento
Safilo di Martignacco, i 250 lavoratori faranno sentire le loro voci. Come 10 anni fa torneranno a esporre
striscioni e bandiere, l'obiettivo è far cambiare idea all'azienda: «Martignacco può essere salvata». Lo
affermano le rappresentanze sindacali, Andrea Modotto (Filctem) e Pasquale Lombardo (Femca) che,
questo pomeriggio, assieme al collega Nello Cum (Uiltec) parteciperanno al tavolo aperto da Confindustria
Padova con i vertici aziendali. Non sarà l'incontro decisivo, Modotto e Lombardo lo sanno bene, ma resta
pur sempre un confronto preparatorio all'auspicata attivazione del tavolo al Ministero dello Sviluppo
economico (Mise). «Abbiamo già presentato la richiesta» sottoliena Modotto ricordando che il piano
aziendale prevede «700 esuberi in Italia di cui 250 in Friuli con la chiusura del sito produttivo, 50 nello
stabilimento di Padova e 400 in quello di Longarone». La Cgil punta alla Cassa integrazione straordinaria per
valutare le carte da giocare in una trattativa che si preannuncia complessa. «Fino al 10 gennaio le bocce
resteranno ferme - aggiunge Lombardo -, l'azienda ci ha convocato per il 7 gennaio e fino ad allora i
lavoratori resteranno nello stabilimento anche se, nel periodo natalizio è già stato programmato un periodo
di ferie». Lombardo non ha intenzione di gettare la spugna: «Per noi la strada principale è il contratto di
solidarietà. Se l'azienda ci mette del suo, lo stabilimento di Martignacco può essere salvato distribuendo la
solidarietà. Questo chiederemo al primo tavolo che si aprirà».Queste sono ore concitate, a Martignacco si
gioca la sorte di 250 persone al fianco dei quali, stamattina, ci sarà anche il segretario regionale del Pd,
Cristiano Shaurli. Anche il parlamentare Walter Rizzetto (Fdi) e il segretario regionale di Articolo 1, Mauro
Cedarmas, sollecitano una soluzione. I sindacalisti ripetono che «lo stabilimento di Martignacco è il più
performante del gruppo, è quello che registra la maggiore produttività e in cui si lavora meglio». Lo faranno
notare anche al tavolo della trattativa senza dimenticare di dire che in Friuli, rispetto al Veneto, il settore
dell'occhialeria non è in grado di riassorbire 250 lavoratori. Persone che, nella stragrande maggioranza dei
casi, non hanno maturato altre esperienze lavorative.del Lido"».
«Subito un osservatorio per evitare che si arrivi a decisioni irrevocabili»
Maura Delle Case - Massima attenzione per la vertenza Safilo e più in generale per le diverse crisi aperte sul
territorio della regione. Crisi per le quali l'assessore alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, annuncia la
creazione di un'apposita task force in seno alla direzione centrale. Un settore dedicato a seguire l'evolversi
delle situazioni di difficoltà e intervenire, laddove possibile, prima che sia troppo tardi. Bini l'ha annunciato
ieri mattina, poco prima di entrare in giunta, partendo naturalmente dalla vertenza del
momento.Assessore, come vi state muovendo rispetto al caso Safilo?«Ho appena chiesto un incontro al
ministero dello Sviluppo economico, con il ministro Patuanelli, per affrontare questa situazione
delicatissima che a Martignacco investe quasi 250 persone. Lavoratori ai quali voglio mandare un
messaggio di vicinanza e attenzione. Sono al loro fianco e glielo dimostrerò andando in azienda (forse già
oggi, in occasione dello sciopero proclamato unitariamente dalle sigle sindacali di categoria)».Safilo è la
vertenza più eclatante, purtroppo non l'unica in regione. Siamo dentro a una nuova crisi?«Teniamo le
antenne ben dritte. Non lo nego, preoccupazione ce n'è, il Paese Italia non si trova in una situazione rosea
per quanto attiene l'economia. Se però restringiamo il campo al Fvg e leggiamo le prime pagine del Defr,
scopriamo che pur in presenza di percentuali di crescita intorno allo zero virgola la nostra economia tiene,
al pari delle altre regioni del Nordest. Detto questo, ripeto: i campanelli d'allarme ci sono e vanno
attenzionati»...

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Il sindacalista di tante lotte: «Succede questo quando testa e cuore sono lontani»
l'intervista / 2Il moltiplicarsi degli ammortizzatori sociali utilizzati dalle aziende è la dimostrazione di quanto
Roberto Muradore, storico segretario della Cisl di Udine recentemente andato in pensione, denuncia da
tempo. Per lui, che di crisi ne ha viste tante, quest'ultima è solo la recrudescenza di una lunga fase recessiva
iniziata all'alba del nuovo millennio che oggi ha preso il volto della vertenza Safilo. L'ex sindacalista si
guarda alle spalle. Snocciola cause e chiede soluzioni. Partendo da una premessa: «Sono convinto che solo
"una sana e consapevole"... lettura della realtà potrà salvarci da un declino altrimenti inarrestabile».Qual è
la sua?«Il caso Safilo rientra in un percorso di crisi lungo, che risale almeno all'inizio degli anni 2000, alla
devastazione del settore della sedia a Manzano, per poi entrare nella crisi del 2008. È da allora che la
manifattura di questa regione e in particolare del Friuli soffre».Le cause?«Ce ne sono diverse, mi limito a
ricordarne due. La prima va cercata nella considerazione che per anni è stata riservata alla fabbrica,
all'industria e al lavoro operaio, andati tragicamente fuori moda, additati come old economy. Ci siamo
sentiti dire che a salvarci sarebbe stata l'economia della bellezza, dell'intelligenza, dei servizi avanzati. Per
fortuna il manifatturiero ha resistito e abbiamo riguadagnato consapevolezza rispetto alla sua
importanza».La seconda?«Va cercata nella "Questione Friuli" , grande come due grattacieli. In provincia di
Udine in particolare, ma anche a Pordenone, Pil e lavoro sono arretrati. Trovo ridicolo dire che siamo
tornati ai livelli occupazionali pre crisi quando sappiamo bene che risulta occupato anche chi lavora solo
un'ora alla settimana. Di per sè il numero di occupati non dice nulla: contano le ore lavorate e quelle sono
decresciute, meno pagate e precarie. I temi dunque sono la necessità di rimettere al centro delle politiche
di sviluppo la manifattura e il Friuli»...
Moglie e marito lavorano assieme: «Come faremo ora senza stipendi?»
testo non disponibile

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La nuova Trieste-Mestre "grande incompiuta". E la regione resta isolata (Piccolo)
Marco Ballico - A ogni cambio di orario dei treni l'isolamento ferroviario del Friuli Venezia Giulia trova
puntuale conferma. Rimangono le frecce direzione Milano e Roma, cui la Regione contribuisce con tre
milioni di euro, ma il quadro complessivo è quello di un territorio dimenticato. A rilevare in particolare i
tempi lunghi sulla Trieste-Mestre, dove il mezzo più rapido impiega un'ora e 34 minuti (ma si arriva a due
ore e 54 con un regionale "veloce"), ci ha pensato in aula, da relatore di minoranza della legge di Bilancio
2020, il pentastellato Cristian Sergo. «Sono sei anni che il M5s chiede di intervenire sui colli di bottiglia
prima di pensare a opere faraoniche», le sue parole: «Il potenziamento della Venezia-Trieste continua a
rimanere sulla carta e sulla bocca di chi preferisce facili annunci, gli studi di fattibilità non si vedono
ancora». La sintesi di un perdurante stallo dai tempi di Riccardo Illy, quando il Corridoio 5 sembrava essere
la madre di tutte le opere pubbliche e il Fvg la terra promessa che sarebbe stata attraversata dai treni ad
alta velocità, a quelli di Massimiliano Fedriga. Era in particolare il 2014 quando la politica regionale e
romana condivise che tra Veneto e Fvg non si potevano spendere per la Tav 7,5 miliardi, come da progetto
di Rete Ferroviaria Italiana del 2010 (era il tracciato "balneare", giacché prevedeva il passaggio lungo la
costa, a Sud dell'esistente, fino a scavare una galleria in Carso). Sarebbero perciò bastati 1,8 miliardi, risorse
sufficienti per velocizzare la linea storica e far viaggiare i treni comunque a 200 chilometri orari, come
sosteneva da anni il commissario della Tav Trieste-Venezia Bortolo Mainardi. Ed era il 2015 quando
l'amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile, a margine del Forum ferroviario Italia-Balcani organizzato
nel capoluogo regionale, anticipava un collegamento Mestre-Trieste, entro il 2025, in un'ora e cinque
minuti, rispetto ai 55 minuti dell'ipotesi Tav, «una differenza di dieci minuti, ma con un risparmio di sei
miliardi». Mentre in quello stesso contesto l'ad di Fs Michele Elia comunicava che si stava lavorando allo
studio di fattibilità, «che contiamo di completare entro fine anno e condividerlo con gli enti locali», e
parallelamente «per l'ammodernamento tecnologico sulla linea per aumentare già ora la velocità nei tratti
in cui è possibile farlo».Buone intenzioni, nient'altro. Perché da allora si è mosso ben poco. Anzi, a sentire
Graziano Pizzimenti, sul tavolo dell'amministrazione «non c'è ancora nulla». Eppure, sottolinea l'assessore
regionale ai Trasporti, «ci sono esigenze della comunità che richiedono un sistema infrastrutturale ben più
adeguato di quello che Rfi, al momento, mette a disposizione del territorio. Vanno accorciati i tempi e
previsti investimenti». La partenza, sul fronte delle risorse, era stata in realtà promettente. Con la premessa
dell'accordo 2014 tra la Regione Fvg presieduta da Debora Serracchiani, il Veneto di Luca Zaia, il ministro
alle Infrastrutture Maurizio Lupi e Rfi, con la società nazionale che concordava appunto su velocizzazione
della tratta e risoluzione dei nodi di Latisana e Monfalcone, nel 2016 fu Graziano Delrio, ministro da un
anno, ad annunciare lo stanziamento di 200 milioni per l'opera. C'era pure un cronoprogramma. Prevedeva
a partire dal 2016 una decina di mesi per il progetto preliminare e altri quattro-cinque per la conferenza dei
servizi con gli enti locali. Quindi un altro anno per il progetto definitivo e sette-otto mesi per lo svolgimento
della gara. In sostanza, tre anni per le attività preparatorie e altri cinque per i lavori. Nel Contratto di
Programma di Rfi, tra gli investimenti per la regione, dove entrano anche i finanziamenti per porto di
Trieste, polo di Ronchi, nodo di Udine e raddoppio della Udine-Palmanova-Cervignano, compare in effetti
anche la velocizzazione della Venezia-Trieste, con la precisazione delle risorse a disposizione: 232 milioni
stanziati tra 2016 e 2017 e due ulteriori tranche da 35 (da dividere con la Milano-Venezia) e 29 milioni,
meno del 15% di quanto servirebbe. A quanto risulta una parte sarebbe stata spesa per la progettazione del
potenziamento tecnologico e per lo studio dell'esistente, mentre sarebbe in corso il progetto di fattibilità
tecnico-economica degli interventi. Ma non c'è nemmeno l'ombra di una previsione concreta sui cantieri,
nonostante Serracchiani nel giugno scorso, incontrato Gentile nel ruolo di deputata, confermasse che i 232
milioni «sono nella disponibilità di Rfi». E allora, perché non si parte? «Perché bisogna andare a Roma a
battere i pugni», incalza l'ex presidente.
Le Frecce aumentano un po' in tutto il Nord. Fvg a bocca asciutta
C'è l'abbondanza nell'offerta di Trenitalia disponibile con l'orario invernale al via da domenica prossima 15
dicembre. Un elenco di soluzioni che toccano le aree metropolitane, ma anche quelle di periferia. Le Frecce
aumentano infatti a Milano (+85 fermate al giorno), Napoli (+33) e Roma (+26), ma anche a Reggio Emilia
(+18), Ferrara (+16) e Rovigo (+4). Numeri che ampliano la forbice rispetto al "vuoto" del Fvg, regione
costretta ad accontentarsi della "buona notizia" della conferma dell'esistente. Quella che emerge è una
realtà di marcato isolamento, con le uniche destinazioni veloci direzione Milano (4 Frecciarossa) e Roma (un
Frecciargento diretto e 4 Frecciarossa con l'obbligo però del cambio). Tutto questo mentre appunto

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Trenitalia annuncia 162 nuove fermate e 10 ulteriori collegamenti veloci fra Venezia, Padova, Bologna e
Roma, oltre a una migliore copertura fra Milano e Venezia, stazioni collegate ogni giorno da 48 Frecce. E c'è
pure la novità della corsa tra Bolzano e Milano, con fermate anche a Trento e Verona...

Contributi a imprese di giovani che investono in montagna (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - La Regione investe ancora sulla montagna e, all'interno della legge di Stabilità in corso di
discussione e che sarà approvata definitivamente oggi a Trieste, inserisce un emendamento, a firma
dell'assessore alle Risorse agricole Stefano Zannier, attraverso il quale si mettono a disposizione del
comparto ulteriori fondi per sostenere, e aiutare, i giovani che decidono di restare a investire sul territorio.
Una strategia, questa, presa dall'amministrazione per provare a contrastare quel fenomeno, in atto ormai
da anni, di depauperamento di residenti e forza economica della montagna friulana.Nel concreto parliamo
della messa disposizione, soltanto per il prossimo anno, di un ammontare contributivo pari a 800 mila euro
attraverso il quale concedere una serie di finanziamenti a quei giovani, intesi come maggiorenni fino ai 41
anni di età, che si impegnino a mantenere la residenza in montagna. Contributi, questi, in conto capitale
per progetti di costituzione e sviluppo di imprese operative nella produzione di prodotti agricoli,
allevamento e attività connesse, oppure nei meccanismi di trasformazione, anche del legno, nella
commercializzazione delle merci e nella gestione forestale eco-sostenibile.I contributi si muovono
all'interno del regime de minimis per cui potranno essere erogati in una tranche pari a 20 mila euro oppure
200 mila a seconda che l'impresa giovanile si dedichi esclusivamente alla produzione primaria oppure si
impegni anche in attività di trasformazione.Grazie ai finanziamenti regionali sarà possibile acquistare
terreni - anche tra parenti pur non di primo grado per contrastare il fenomeno delle multiproprietà e quindi
della frammentazione -, macchinari, attrezzature, animali e piante. Via libera, allo stesso tempo, anche alla
copertura delle spese di promozione oppure per la conduzione aziendale.«Con questo provvedimento - ha
spiegato Zannier -, la Regione vuole offrire ai nostri giovani un supporto di tipo finanziario per favorire la
creazione di nuove attività, la rilevazione di imprese esistenti, l'acquisto di terreni, immobili oppure
impianti, la loro ristrutturazione sia per il settore agricolo sia per quello della foresta e del legno. Gli 800
mila euro messi a disposizione, con un meccanismo di erogazione a sportello, consentiranno di testare
rapidamente l'interesse degli operatori e, nel caso, aumentare i fondi».Zannier ha anche voluto evidenziare
come «la massima opposizione ai miei provvedimenti inseriti in legge di Stabilità si sia tradotta soltanto in
un'astensione da parte delle minoranze: un segnale che si tratta di iniziative di buon senso che andranno a
reale vantaggio dalla comunità del Friuli Venezia Giulia».L'assessore, infine, ha spiegato pure che «un
ulteriore provvedimento permette la capitalizzazione del fondo di rotazione anche tramite formule di
finanziamento derivanti dal Por-Fesr oppure dal Fse, andando così incontro alle esigenze delle attività,
specialmente nel settore dell'agroindustria, che non riuscivano a trovare risposte adeguate da parte delle
norme esistenti».

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Stop al blocco delle assunzioni in sanità (Piccolo)
Andrea Pierini - Via libera alle assunzioni in sanità. La commissione Bilancio del Senato ha approvato infatti
l'emendamento dem che cancella il blocco del turnover e consentirà quindi alle Aziende sanitarie del Friuli
Venezia Giulia, a partire dal 2020, di tornare a immettere forze fresche dove necessario. «Si tratta di un di
un risultato importantissimo per le esigenze del nostro sistema sanitario finora penalizzato da una norma
inserita dalla Lega nel decreto Calabria - hanno commentato le parlamentari del Pd Debora Serracchiani e
Tatiana Roic -. Siamo soddisfatti di aver tolto una grave penalizzazione oggettiva della sanità e un vulnus
all'autonomia della Regione». Decisiva, secondo le due parlamentari dem, «la grande attenzione del
governo, in particolare del sottosegretario a Economia e Finanze Pier Paolo Baretta e dei colleghi
parlamentari che hanno accompagnato l'emendamento». Accoglie la notizia con cauto ottimismo il
vicepresidente della giunta regionale Riccardo Riccardi: «È una battaglia che ho sostenuto nella conferenza
Stato-regioni - afferma -. Contro il decreto Calabria abbiamo anche presentato il ricorso alla Corte
costituzionale». Grazie all'approvazione dell'emendamento, il Fvg non sarà più tenuto a rispettare i pesanti
vincoli di spesa fissati in precedenza. Vincoli che imponevano, per il 2019, un taglio dei costi di gestione del
personale pari all'1% rispetto ai livelli del 2004. Un sacrificio di non poco conto pari ad una "dieta" da 9
milioni di euro. Contro quei vincoli la scorsa primavera il governo Conte sostenuto da Lega e M5s aveva
emesso un decreto legge. Il provvedimento prevedeva il commissariamento della sanità della Regione
Calabria (da cui il nome) e contemporaneamente l'eliminazione dei limiti di spesa. La norma però non
faceva riferimento alle "speciali" che non solo non si sarebbero viste cancellare i vincoli ma, addirittura,
sarebbero state chiamate a subire un taglio superiore dell'1,4% per un totale di 10 milioni di euro. Fin qui il
nodo costi per il personale. Ma in questi giorni sotto i riflettori c'è anche un altro aspetto della gestione
della sanità regionale: il ruolo del privato convenzionato che, come noto, la riforma approvata pochi giorni
fa in aula, intende aumentare. Scelta contestata dai sindacati. «Da parte nostra non c'è alcuna volontà di
demonizzare il privato - commentano la segretaria confederale Welfare della Cgil Rossana Giacaz e la
segretaria generale Cgil Fp Orietta Olivo - i cui servizi hanno però come obiettivo prioritario,
comprensibilmente, il profitto degli investitori. Quello che possiamo dire con certezza - aggiungono le
sindacaliste, replicando così a distanza alle dichiarazioni del presidente di Assosalute Fvg Claudio Riccobon -
è che buona parte di quel profitto è stato fatto grazie al lavoro di 300 mila addetti, circa 2 mila a livello
regionale, che da quasi 13 anni non vedono rinnovato il proprio contratto. Il privato deve continuare a
svolgere un ruolo complementare e non sostitutivo a quello della sanità pubblica».

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Fioramonti: ricerca, qui un modello nazionale (Piccolo)
Lilli Goriup - Il sistema scientifico triestino, le sue eccellenze e il suo legame con l'Europa centrorientale.
Sono i temi al centro della due giorni che ieri ha portato il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca Lorenzo Fioramonti in visita ai principali centri di ricerca cittadini e che oggi vedrà la riunione dei
ministri della Scienza e della Ricerca dei Paesi membri dell'Iniziativa centro europea (Ince), il cui turno di
presidenza in questo momento spetta all'Italia.Prima tappa per Fioramonti è stata la visita a Elettra
Sincrotrone. Assieme a lui il presidente dell'ente, Alfonso Franciosi; i suoi omologhi Maria Cristina Pedicchio
e Sergio Paoletti, a capo rispettivamente di Ogs e di Area Science Park; il rettore dell'Università di Trieste,
Roberto Di Lenarda. Fioramonti e Franciosi hanno ricordato come per mezzo di un finanziamento del Miur,
nei prossimi cinque anni, Elettra investirà 170 milioni di euro nella realizzazione di una nuova sorgente di
luce di sincrotrone. Il ministro si è poi spostato nel campus di Padriciano di Area. Qui si è svolta una
riunione coi referenti di vari istituti scientifici del territorio tra cui Sissa, Ictp e Icgeb. Paoletti ha anche
illustrato il Sistema Argo, ottenendo il plauso del ministro: «Area rappresenta un modello per il
trasferimento tecnologico della ricerca all'impresa. Sarà sicuramente un interlocutore importante per la
costruzione di un'agenzia nazionale della ricerca e dell'innovazione».A margine Fioramonti ha poi
incontrato la stampa, sottolineando che «l'Italia può giocare un ruolo centrale come cerniera tra l'Europa
occidentale, che in alcuni settori sta arrancando, e l'Europa orientale, che ha tante capacità di crescita che
possiamo sfruttare e agevolare con la nostra creatività. In questo senso è fondamentale un dialogo sempre
più incalzante su temi come formazione, ricerca e innovazione». A proposito della Sissa - che nei giorni
scorsi ha visto in bilico gli stanziamenti di 500 mila euro l'anno per tre anni - ha ricordato che è «già stato
approvato un emendamento in legge di Bilancio per garantire alla Scuola finanziamenti sufficienti». Quanto
all'Ogs - sul cui rischio di accorpamento è stato lanciato nelle scorse settimane un forte allarme - durante il
tour pomeridiano Fioramonti aveva già dichiarato ai microfoni del Tgr Rai Fvg che non si è «mai parlato di
fusione né di chiusura di istituti di alcun tipo». Più tardi ha aggiunto di voler «valorizzare il più possibile le
attività che hanno a che vedere con l'oceanografia, nell'auspicio che Ogs svolga un ruolo centrale nel
coordinamento in questo settore». Non sono tuttavia mancanti momenti di frizione con i vertici dell'ente
(vedi box a lato).Oggi nel Palazzo della Regione i lavori della Conferenza ministeriale degli Stati Ince,
organizzata da Ogs per conto del Miur, in collaborazione col Segretariato esecutivo Ince e con
l'amministrazione regionale. Vi prenderanno parte 17 delegazioni da altrettanti Paesi dell'area. Obiettivo
della conferenza è arrivare alla firma della "Dichiarazione di Trieste sulla scienza", finalizzata alla
promozione della diplomazia scientifica, ovvero la promozione e il sostegno delle interazioni tra gli
operatori della cooperazione scientifica e quelli delle relazioni internazionali e diplomatiche: tema che si
lega anche a Esof 2020. Un focus speciale sarà dedicato alla creazione di un network sulla sismologia, per
promuovere la circolazione dei saperi e la collaborazione tra i Paesi Ince: un tema particolarmente sentito
specie dopo il terremoto in Albania.
«Un caso sul nulla». Ma Pedicchio replica
Durante l'incontro con la stampa, a seguito delle rassicurazioni giunte da Lorenzo Fioramonti sul futuro e
sull'autonomia dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs), al ministro è stato
chiesto se dunque fosse stata fatta con l'ente. Fioramonti ha risposto che si è trattato di «un casus belli sul
nulla»: parole che hanno provocato la reazione di Maria Cristina Pedicchio, presidente uscente dell'Ogs, che
era presente. «C'è stato un dibattito infondato - ha detto Fioramonti - su una supposta chiusura, che
abbiamo messo a tacere invitando la direzione Ogs a Roma. C'era stata un'incomprensione tra l'ex
presidente e il suo Cda, da quel che mi è stato riferito». Così Pedicchio, intervendo in conferenza stampa:
«Ministro, se vuole ne parliamo, visto che sono chiamata in causa: forse non ha le informazioni giuste»...

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CRONACHE LOCALI

Il giorno del debutto delle Sardine friulane. Letture e musica in piazza XX Settembre (M. Veneto Udine)
Anna Rosso - Oggi a Udine è la giornata delle "sardine": in piazza XX settembre, alle 18.30, si ritroveranno
tutte le persone che si riconoscono negli ideali del nuovo movimento che sta manifestando in tante città
italiane contro «odio, razzismo e intolleranza». L'appuntamento è alle 18.30. E gli organizzatori, come
spiega una di loro, la studentessa 22enne Sofia Giunta, sperano «di uguagliare i numeri di Monfalcone»
(dove i partecipanti, lo scorso 30 novembre, erano stati circa 2.500-3.000, secondo le stime,
rispettivamente, della Questura e dei promotori dell'evento, ndr). Solo su Facebook, fino a ieri sera,
avevano dichiarato di essere interessate circa 1.300 persone e quasi seicento avevano annunciato la loro
partecipazione. Le condizioni meteo, stando alle previsioni dell'Osmer, non saranno particolarmente
favorevoli, in quanto sono previste pioggia e temperature basse. Ma a scaldare l'atmosfera ci saranno varie
iniziative. «Non vogliamo svelare tutte le sorprese - sottolinea ancora Giunta -, ma posso dire che ci
saranno letture e momenti musicali e, di sicuro, non mancherà il coro di "Bella ciao" che è ormai diventata
un simbolo propositivo e di riconoscimento. Sappiamo che il tempo non sarà il massimo, ma noi aspettiamo
tutti a braccia aperte, dall'intera Regione».
Pietro Fontanini, sindaco di Udine, non potrà partecipare: «Ho altri impegni, fissati già tempo addietro -
precisa il primo cittadino -, sarò presente all'inaugurazione del nuovo Museo friulano della fotografia che si
svolgerà in Castello alle 18. Comunque, non ho nulla in contrario rispetto alle iniziative di questo
movimento che ha mostrato comportamenti corretti e ispirati al confronto civile. Dal punto di vista
strettamente politico - aggiunge -, non ho ancora capito da che parte stanno. Lo vedremo eventualmente
quando si presenteranno alle elezioni. Al momento il loro programma mi sembra piuttosto generico». La
manifestazione, secondo le previsioni, dovrebbe essere circoscritta alla parte rialzata della piazza. Le auto
quindi potranno transitare entrando da via Poscolle e uscendo attraverso via Battisti. Se invece l'afflusso di
persone dovesse essere così massiccio da far risultare insufficiente l'area rialzata, allora gli agenti della
polizia locale provvederanno alla chiusura della piazza e alla deviazione del traffico.All'evento che, nei
volantini, è stato intitolato "Il Fvg si SLega" prenderanno parte persone di ogni età, dagli studenti ai
pensionati. Ma che cosa, esattamente, fa uscire le persone dalle loro case e le porta in piazza? Ecco le loro
risposte...

Città a misura d'anziano, accordo tra la giunta e le sigle dei pensionati (M. Veneto Udine)
Udine, una città vivibile e a misura di anziano. È quanto desidera promuovere e si impegnerà a fare per i
prossimi tre anni l'amministrazione comunale che, assieme alle rappresentanze sindacali dei pensionati, ha
siglato un protocollo d'intesa indirizzato ad avviare azioni concrete. La sottoscrizione è avvenuta ieri
mattina a Palazzo D'Aronco e porta le firme del sindaco Pietro Fontanini, l'assessore all'Assistenza sociale
Giovanni Barillari, la segretaria Maria Marion e il segretario Enrico Barbieri per la Spi-Cgil, il coordinatore
Silvano Dentesano e la segretaria Iris Morassi per Fnp-Cisl e i rappresentanti locali di Uilp-Uil Alfredo Non e
Alberto Duca. L'assessore Barillari lo definisce un «momento significativo, perché formalizza la richiesta dei
sindacati di far sì che ogni azione messa in campo dall'amministrazione possa incidere e coinvolgere
positivamente la qualità della vita di un anziano. Azioni che non devono esaurirsi agli intenti ma dare
completezza, anima e corpo, a questo accordo, che troverà applicazione in svariati settori: sociale,
assistenziale, viabilità, urbanistica e mobilità». Le prime proposte dei sindacati: agevolare il trasporto e la
fruibilità dei luoghi pubblici, per favorire un invecchiamento attivo e l'inclusione sociale. Per una città "Age-
friendly", come la definisce Fontanini. «Abbatteremo le barriere architettoniche per permettere alle
persone di una certa età di partecipare alla vita della comunità - afferma il sindaco -. Doteremo di un ausilio
meccanico la salita da piazza Primo Maggio al piazzale del castello, per agevolare l'accessibilità alla sede
museale. Poi aumenteremo la capienza dell'ascensore di Casa Cavazzini, favorendo la visita per chi ha
problemi di mobilità». Soddisfatti i rappresentanti delle sigle sindacali dei pensionati che si augurano sia
l'inizio di una proficua collaborazione che possa portare i cittadini ad essere protagonisti della vita che
passa e non passivi spettatori. Sara Palluello

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Operaio precipita da un'altezza di 6 metri (M. Veneto Udine)
Elisa Michellut - È caduto da un'altezza di circa sei metri riportando serie lesioni agli arti inferiori. Infortunio
sul lavoro, ieri mattina, a Martignacco, nella zona del depuratore comunale delle acque reflue. Un uomo di
36 anni, F.A. le sue iniziali, dipendente della ditta Edilverde Srl di Martignacco, per cause ancora da
accertare è improvvisamente caduto dentro una vasca di cemento profonda circa sei metri ed è rimasto
ferito in modo serio.Il trentaseienne, nel momento in cui si è verificato l'incidente, stava effettuando un
intervento di manutenzione straordinaria. Immediata, da parte di alcuni colleghi, la chiamata ai soccorsi.
Sul posto, a sirene spiegate, sono accorsi gli operatori sanitari del 118 con un'ambulanza e un'automedica. I
vigili del fuoco del comando provinciale di Udine hanno provveduto ad estrarre il ferito dalla vasca, come
detto profonda circa sei metri, con l'ausilio di un'autoscala. Ipompieri hanno posizionato il ferito sopra una
speciale barella, adatta ad essere calata e issata e lo hanno portato al sicuro. L'area è stata subito messa in
sicurezza.Sul posto sono accorsi anche i carabinieri della stazione di Martignacco, comandata dal
maresciallo Edoardo Ciappi. L'uomo, trasportato d'urgenza all'ospedale di Udine, era cosciente quando è
stato soccorso. Le sue condizioni sono serie ma non sarebbe in pericolo di vita. Le indagini sono in corso per
chiarire e ricostruire la dinamica.

Lavinox e Sarinox, sciopero e timori di chiusura definitiva (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Stabilimento al freddo, lavoro all'osso e incognita sulle tredicesime: i 130 dipendenti del
Gruppo Sassoli, divisi tra la Lavinox di Villotta di Chions e la Sarinox di Aviano, ieri hanno incrociato le
braccia in segno di protesta. Per gli addetti e le loro famiglie si prospetta un altro Natale amaro: manca una
sessantina di giorni alla scadenza della solidarietà, che dopo il 18 febbraio non potrà più essere rinnovata, e
non si conoscono le intenzioni aziendali. Ma c'è di più: l'impresa non ha comunicato ancora quando si
riprenderà il lavoro dopo lo stop per le vacanze natalizie, in programma alla fine della prossima settimana. Il
timore più grande dei lavoratori è che a gennaio l'attività non riprenda. La tensione è alle stelle:
preoccupati i sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm.«I lavoratori di Lavinox e Sarinox hanno deciso di incrociare le
braccia e mettersi a disposizione dell'impresa poiché non ci sono le condizioni ambientali e di sicurezza per
continuare a svolgere l'attività lavorativa - si legge sul comunicato sindacale -. I continui rinvii degli incontri
promessi e poi non convocati, la mancanza di risposte alle legittime richieste dei lavoratori e ancora oggi
l'attesa di risposte concrete sono elementi di un quadro preoccupante. Continueremo con azioni di
protesta sino a quando l'azienda non verrà al confronto per formalizzare la sua posizione sulle vicende
note» . «Una situazione insostenibile - ha commentato Angelo Marian, Rsu Fiom -. Il lavoro è pochissimo,
non ci sono prospettive e temiamo per la tredicesima e il saldo dello stipendio di novembre. Si prospetta
l'ennesimo Natale di angoscia». Una posizione condivisa dai sindacalisti Roberto Zaami (Uilm), Dennis Dalla
Libera (Fim) e Bruno Bazzo (Fiom).«In ballo c'è il destino di 130 famiglie - hanno commentato i sindacati -. I
timori sono legati non soltanto alla liquidazione delle spettanze, ma anche alle prospettive. Sul piatto, al
momento, il nulla: la scadenza della solidarietà è alle porte e senza un progetto credibile e sostenibile non
si va da nessuna parte. L'azienda ha diffuso la notizia di un presunto incontro per lunedì, ma noi non
abbiamo nessuna notizia ufficiale al riguardo. L'ultimo confronto risale a luglio: non è possibile attendere
ancora» . I sindacati hanno ribadito che «la solita grande assente agli incontri è la proprietà. Auspichiamo
che, vista la gravità della situazione che si è determinata, ora si presenti. Per l'ennesima volta le maestranze
stanno tenendo duro, lavorando persino al freddo, visto che il riscaldamento funziona male, e dimostrando
grande senso di responsabilità. Continuare così però è impossibile» .

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Mercatone Uno, Fdi chiede tutele per i lavoratori (M. Veneto Pordenone)
Futuro incerto per 28 lavoratori del Mercatone Uno a Sacile, una settantina in regione. Il gruppo
parlamentare di Fratelli d'Italia ha presentato un'interrogazione al ministero del Lavoro. «Sono 14 le offerte
non vincolanti per la vendita del Gruppo Mercatone su 44 punti vendita, ma su dieci c'è la sovrapposizione
di offerte - i parlamentari FdI indicano anche Sacile -. Quali iniziative intende adottare il governo per
garantire la tenuta dei livelli occupazionali? E quali a sostegno del reddito dei lavoratori? ». L'assegno della
cassa integrazione straordinaria sarà prorogato sino al 23 maggio 2020, ma a preoccupare Alessandro Basso
e Walter Rizzetto, esponenti locali FdI, è la tenuta occupazionale per i lavoratori del gruppo a Sacile,
Monfalcone, Reana del Rojale. «Chiediamo al Governo di adottare provvedimenti per tutelare i lavoratori
coinvolti nella crisi aperta sette mesi fa - ha detto Basso -. Salvaguardare i posti di lavoro e continuità
reddituale sono priorità». Le offerte di acquisto ci sono. «Il grosso problema è quello occupazionale - sono
in prima linea i sindacalisti Filcams Cgil in via Carli a Sacile -. Chi ha presentato le offerte non vuole
riassorbire tutto il personale. La fase è ancora interlocutoria». Per i sindacalisti Fisascat Cisl «la situazione è
incerta, manca la salvaguardia di tutti i perimetri dell'occupazione». Il numero dei dipendenti di Mercatone
Uno è diminuito in sette mesi di crisi, dopo il fallimento della proprietà Shernon Holding: da 1.824 a 1.699.
«Il Mercatone Uno non produce nulla da maggio - osservano alcuni dipendenti -. Va sommato anche
l'indotto di circa diecimila persone a livello nazionale, qualche decina nell'area sacilese». La cassa
integrazione dà un assegno medio di 500 euro, al di sotto del reddito di cittadinanza. Tanti sono
cinquantenni. Chi li assumerà? Problemi per i lavoratori ma anche per i clienti che hanno pagato la caparra
prima del fallimento sui mobili mai consegnati. «Abbiamo fatto inoltrare le insinuazioni al passivo dei clienti
danneggiati» sottolineano alla Federconsumatori, che tutela oltre una ventina di clienti del punto vendita
sacilese. --C.B

Auser provinciale oggi in assemblea (M. Veneto Pordenone)
Sarà un appuntamento importante quello di questa mattina a Roveredo in piano, per l'Auser provinciale,
associazione che a livello nazionale compie 30 anni. "Un anno al congresso: facciamo il punto" è il titolo
dell'assemblea che prenderà il via alle 10.30 con la relazione del presidente Bernardo Ambrosio, i saluti del
sindaco Paolo Nadal e e del segretario territoriale della Spi Cgil, Daniele Roviani.Alle 11 ci sarà la consegna
degli attestati ai soci fondatori delle Auser del Pordenonese e seguirà la presentazione dell' opuscolo "
conoscere, capire, aiutare - il volontario Auser nella sua comunità". Le conclusioni sono affidate al
presidente Auser Fvg, Gianfranco Pizzolitto. Per l'associazione, che in provincia ha 200 volontari attiviti, sarà
una giornata di festa e riflessione.

Presidio dei sindacati a tutela dei pensionati (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Oggi dalle 9.30 alle 11.30 si terrà in piazza Vittoria, davanti alla prefettura, un presidio indetto dalle
segreterie isontine di Cgil, Cisl e Uil per protestare contro le pensioni troppo basse per moltissimi cittadini.
Nell'Isontino sono 42 mila i pensionati, e il 28% di solo ha un reddito al di sotto dei 1000 euro lordi. Per
questo i sindacati, con il presidio di oggi, chiedono un sistema più equo di rivalutazione delle pensioni, una
legge nazionale sulla non autosufficienza, adeguatamente finanziata, e una politica di riduzione delle tasse,
sia a livello nazionale che locale.

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