RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 18 dicembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 18 dicembre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Bis dei commissari o new entry di peso. Nomine in sanità, attesa agli sgoccioli (Piccolo)
Un eco-resort a Riviera Nord. Investimento da 139 milioni (M. Veneto)
Friulia: investiti 162 milioni in una galassia di 94 aziende (Piccolo)
I bimbi intonano Bella Ciao. La destra: «È propaganda» (M. Veneto)
«La Rai parla sloveno. A quando il friulano?» (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 6)
Spinoglio lascia la Cartiera del Timavo: «Colpa del disinteresse della Regione» (Piccolo Trieste)
Ferriera e sindacati al primo confronto: per ora niente intesa (Piccolo Trieste)
Precariato e delocalizzazione. Il caso Flex approda al Mise (Piccolo Trieste)
Spunta a Fernetti la nuova autostrada "taglia confine" (Piccolo Trieste)
Sit-in di protesta dei dipendenti Sushiko: «I nostri diritti non vengono rispettati» (Piccolo Go-Monf)
Una zona speciale per semplificare fisco e burocrazia dentro Portorosega (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Nel Centro rimpatri di Gradisca: 13 immigrati, ma saliranno a 66 (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Patto Confindustria-sindacati: «Per un futuro raggiungibile» (M. Veneto Udine)
Carnia industrial park: budget di 17,5 milioni per nuovi investimenti (M. Veneto Udine)
La minoranza: ospedale declassato con l'addio al reparto di medicina (M. Veneto Udine)
Attesa per i contratti dei precari del Cro. Le domande sono 65 (M. Veneto Pordenone)
Più fondi comunali a scuole e strade. Tributi: sgravi Imu solo dentro il ring (M. Veneto Pn)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Bis dei commissari o new entry di peso. Nomine in sanità, attesa agli sgoccioli (Piccolo)
Marco Ballico - Riccardo Riccardi li aveva annunciati per il primo gennaio 2020 e conferma che i direttori
generali del Ssr verranno indicati dalla giunta «entro la fine dell'anno». Per vederli concretamente all'opera
però potrebbe volerci più tempo. Nel caso di nomine di professionisti diversi da quelli incaricati
attualmente nel ruolo di commissari in Friuli Venezia Giulia, infatti, si dovrà verosimilmente attendere
qualche settimana per il loro insediamento, il tempo necessario per il preavviso di dimissioni. Un ritardo
«normale in casi simili», minimizza peraltro l'assessore alla sanità, assicurando che l'operatività «arriverà
prima possibile».Nell'elenco dei 21 candidati in corsa per gestire il Ssr così come ridisegnato dal
centrodestra compaiono alcuni manager al vertice di aziende di fuori regione. Il più noto in Friuli Venezia
Giulia, per le sue precedenti esperienze nella sanità regionale, è Paolo Bordon, dg nella Provincia di Trento.
Ma ci sono anche, tra gli altri, Massimo Annichiarico, dg dell'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata
di Roma, Mauro Maccari, commissario della Usl Toscana Nord Ovest, Carmelo Scarcella, dg dell'azienda
socio-sanitaria del Garda. Non mancano gli uscenti: i commissari Antonio Poggiana, Giuseppe Tonutti,
Francesca Tosolini e il numero uno dell'azienda di coordinamento Francesco Nicola Zavattaro, oltre al
direttore centrale Stefano Dorbolò. La commissione chiamata ad esaminare le domande e i curriculum degli
aspiranti manager (al lavoro Giampaolo Grippa, designato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari
regionali, Lionello Barbina, designato dal governatore Massimiliano Fedriga, e Giorgio Zauli, designato
dall'Università di Ferrara) ha considerato idonei anche, in ordine alfabetico, Luca Baldino, Paola Bardasi,
Mauro Bonin, Massimo Braganti, Andrea Cannavacciuolo, Denis Caporale, Tecla Del Dò, Patrizia Mangione,
Ioseph Polimeni, Massimo Romano, Thomas Schael, Luciano Zanelli. L'elenco risulterà valido per tre anni
dal momento della adozione da parte della giunta. A disposizione ci sono per adesso i posti di dg della Arcs,
l'azienda regionale di coordinamento per la salute, dell'Azienda sanitaria Giuliano Isontina, del Burlo,
dell'azienda sanitaria del Friuli Occidentale e di quella del Friuli Centrale.Dall'assessorato non trapelano
anticipazioni. «Stiamo componendo la squadra», si limita a dire Riccardi a proposito del lavoro della
commissione e dei ragionamenti suoi e del presidente Fedriga. Sarà infine la giunta, sulla base della
proposta dello stesso Riccardi, a dare il via libera al nuovo assetto dirigenziale, il vero decollo della riforma
dopo la fase dei commissariamenti. Il punto di partenza è fine dicembre 2018, quando la giunta nominò i
commissari straordinari del nuovo assetto fissato dalla Lr 27. Si insediarono in quell'occasione Zavattaro
all'Arcs, l'Azienda di coordinamento per la salute, Poggiana all'AsuiTs e all'azienda 2, che si fonderanno
nella Giuliano Isontina, Giuseppe Tonutti all'AsuiUd e alla 3, che diventeranno Friuli centrale, e Stefano
Dorbolò al Burlo. Adriano Marcolongo fu inoltre indicato direttore del Cro. Concretamente, la scelta sarà tra
la conferma dell'esistente e un ricambio più o meno accentuato. I bene informati puntano sul primo
scenario, quello privo di scossoni. Si arriverebbe in questo caso alla nomina di Zavattaro in Arcs, di Poggiana
nella Venezia Giulia, per la soddisfazione dei sindaci di Gorizia e Monfalcone, e di Tonutti in Friuli.

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Un eco-resort a Riviera Nord. Investimento da 139 milioni (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Il progetto per l'area da 126 ettari (dei quali 106 di proprietà privata) di Riviera nord a
Lignano prende forma e lo studio di fattibilità sarà svelato oggi, nei dettagli. Della cordata di imprenditori
che puntano a investire 139 milioni, fanno parte una dozzina di veneti e friulani, capitanati da Enrico
Marchi, il presidente di Save, la società che controlla gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona. Il piano
prevede la realizzazione di bungalow e case mobili completamente in legno e tende di lusso attrezzate con
tutti i comfort e ha il supporto dell'archistar tedesco Andreas Kipar, paesaggista di fama internazionale. Nei
quattro anni di lavoro che si ipotizzano per la realizzazione del complesso, vi troveranno lavoro circa 200
addetti e altre 350 persone saranno poi impiegate durante la stagione. La proprietà inoltre ha già
annunciato la disponibilità a destinare la più ampia parte del sito (circa l'83% del totale) alla creazione di
un'area protetta a uso pubblico, con una gestione indipendente e autonoma.maxi investimentoUn
investimento così ingente, 139 milioni di euro, ha lo scopo di fare di Lignano un punto di riferimento a
livello italiano nel settore del turismo ambientale. È questa la proposta del pool che è proprietario dell'area
Sic Riviera Nord di Lignano, uno spazio di pregio attualmente non fruibile e sul cui futuro si sta discutendo
da molti anni. Quello che si prospetta per Riviera Nord è un intervento turistico completamente eco-
compatibile e di altissima qualità, un mix di sostenibilità ambientale ed economica. Un resort facilmente
reversibile, con costruzioni a secco, in legno, libero dalle auto e perfettamente calato e integrato in un
contesto tutelato e di valore. Un vero e proprio paradiso naturalistico, in cui tutte le strutture ricettive -
bungalow, case mobili, tende glamping - saranno gestite con la fornitura dei servizi alberghieri con formula
biologica, dalla ristorazione alla gestione del verde.cubature ridotteCoerentemente con la sua valenza
ecologica, la capacità edificatoria prevista per Riviera Nord è stata notevolmente ridotta negli anni,
passando da 1,2 milioni di metri cubi agli attuali 67 mila metri cubi. A oggi l'amministrazione comunale
attribuisce al sito la sola possibilità di un uso turistico. Una scelta che si collega alla conformazione e alla
vocazione turistica di Lignano ed è supportata da diversi studi realizzati a livello internazionale, che
indicano nel turismo l'unico settore economico compatibile con la salvaguardia dell'ambiente.i posti di
lavoroPer realizzare l'opera, se naturalmente ci sarà il via libera delle istituzioni, serviranno circa 4 anni,
duranti i quali saranno impiegati 200 addetti tra ingegneri, tecnici, operai. Altri 350 posti di lavoro saranno
creati quando il complesso andrà a regime, durante tutta la stazione estiva. L'intervento convoglierebbe
anche risorse per oltre 38 milioni di euro a beneficio della città di Lignano, tra opere stradali, antincendio,
idrauliche, di mantenimento delle aree tutelate e altri oneri per il privato connessi al progetto. La proprietà
inoltre ha già annunciato la disponibilità a destinare la più ampia parte del sito alla creazione di un'area
protetta asservita all'uso pubblico.La firma dell'archistarLa qualità dell'intervento è garantita anche dalla
collaborazione con l'architetto tedesco Andreas Kipar, paesaggista di fama internazionale, cofondatore di
"Land", studio di architettura del paesaggio con sedi in Italia, Svizzera e Germania, e conoscitore del litorale
adriatico. «Oggi il paradigma prevalente è legato alle Green Infrastructure, intese come un sistema
integrato di spazi aperti e "infrastrutture", mantenendo un equilibrio tra sviluppo urbanistico e salute degli
ecosistemi - è il pensiero di Kipar -. La necessità però è ragionare su una infrastrutturazione intelligente non
più legata alle esigenze odierne, ma proiettata a possibili utilizzi futuri, costruendo visioni per il 2030 e
oltre».la legge regionaleLa proposta dei privati si inserisce nel solco tracciato dalla legge regionale
approvata nei mesi scorsi per favorire le strutture ricettive eco-compatibili (in particolare l'articolo 20,
comma 7, Lr Fvg numero 6/2019). Proprio quest'anno, infatti, il Consiglio regionale ha deliberato alcune
disposizioni normative per favorire la realizzazione di strutture ricettive eco-compatibili in aree naturali,
con particolare riguardo a quegli interventi che utilizzano manufatti realizzati con materiali naturali o
tecniche di bioedilizia, adattando edifici con elementi facilmente rimovibili e anche in aree non
urbanizzate...

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Friulia: investiti 162 milioni in una galassia di 94 aziende (Piccolo)
Ugo Salvini - Via libera all'introduzione dei mini-bond, forte valorizzazione del ruolo di sostegno alle piccole
e medie imprese della regione, consistente riduzione dei costi. Sono queste le novità della finanziaria
regionale Friulia come emerge dall'ultimo bilancio, chiusosi lo scorso 30 giugno. I numeri sono stati resi noti
ieri, nell'ambito dell'assemblea degli azionisti, riunitasi a Trieste, che ha approvato il bilancio alla presenza
dell'assessore regionale alle Finanze, Barbara Zilli. Complessivamente, sempre al 30 giugno, Friulia ha
realizzato investimenti per 162 milioni di euro (+ 3,9 per cento rispetto al 2018) a favore delle 94 aziende
partecipate che, nell'80 per cento dei casi, sono piccole e medie e occupano in totale 7.700 dipendenti, per
un fatturato aggregato pari a circa 2,2 miliardi di euro. Cifre molto significative, se si pensa che, unitamente
alle imprese controllate, i due dati corrispondono a circa il 10 per cento dei dipendenti e dei ricavi delle
società di capitali dell'intero Friuli Venezia Giulia.In sostanza, con l'esercizio appena concluso, la finanziaria
regionale ha raggiunto l'importante traguardo di porre la regione tra i primi posti in Italia per operazioni di
private equity a servizio delle imprese in fase di sviluppo. Un obiettivo che va a coronare il percorso di
rilancio del ruolo di Friulia quale motore dello sviluppo dell'economia regionale, implementando anche
strumenti innovativi di finanza alternativa quali i minibond. L'esercizio si è chiuso con un utile di 1,4 milioni
di euro, in significativa crescita (oltre 40 per cento) rispetto allo scorso anno, quando il risultato di gestione
aveva raggiunto 1 milione di euro. I positivi dati di bilancio sono determinati, in primo luogo, da un costante
calo dei costi di gestione, passati dai 7,8 milioni del 2009 ai 5,3 milioni attuali (- 32 per cento). L'anno in
corso ha inoltre visto l'approvazione del piano industriale 2019-2022, che ha definito le azioni e gli
strumenti attraverso i quali Friulia intende favorire la crescita del tessuto imprenditoriale regionale. Sono
già state attuate nuove operazioni per circa 15 milioni, e deliberati interventi per i prossimi mesi per un
totale di 23 milioni.«I risultati di quest'anno sono il frutto di un lavoro lungimirante - ha detto la presidente
di Friulia, Federica Seganti - e il bilancio 2019, il primo dal mio arrivo nella finanziaria regionale, vede
proseguire il percorso di riduzione dei costi, iniziato ormai 10 anni fa, con risparmi per oltre 2,5 milioni di
euro, cui si accompagna un progressivo aumento delle risorse investite nelle oltre 90 aziende partecipate.
Nell'esercizio 2018-2019 - ha aggiunto - il Cda ha deliberato 16 interventi, per un totale di 29,1 milioni di
euro, risorse dedicate anche a un comparto fondamentale come quello delle micro e piccole imprese».
«Friulia - ha sottolineato Zilli - è attore imprescindibile per il sostegno al tessuto economico regionale e va
in questa direzione l'aumento di capitale deliberato oggi, con una copertura di 3 milioni di euro da parte
della Regione, finalizzato proprio a dare ulteriore ossigeno al comparto che riguarda le piccole e medie
imprese. La nostra finanziaria regionale - ha concluso - si mette a disposizione delle aziende del territorio
anche con strumenti che sostengono la liquidità delle piccolissime aziende, quali il microcredito, oltre che
con l'ingresso nel capitale delle stesse per agevolarne lo sviluppo futuro».

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I bimbi intonano Bella Ciao. La destra: «È propaganda» (M. Veneto)
Alessandro Cesare - I bambini di una scuola primaria di Udine cantano Bella Ciao e scoppia la polemica. A
sollevarla è il presidente del quartiere Udine Est-Di Giusto, Stefano Salmè (è anche segretario della civica di
destra Io amo Udine), che accusa chi ha scelto proprio quella canzone «di aver voluto strumentalizzare a
fini politici la figura del patriota Antonio Friz. Circostanza ancora più inopportuna - aggiunge - in quanto
coinvolge dei bambini di una scuola elementare».Tutto è nato lo scorso 10 dicembre durante le
celebrazioni della figura di Antonio Friz, giovane partigiano fucilato dai tedeschi nel 1944 quando aveva solo
18 anni. Accanto alla cerimonia ufficiale promossa dall'Apo, l'Associazione partigiani Osoppo-Friuli, in via
Verdi, c'è stato il consueto ricordo nella scuola che porta il suo nome, in via XXV Aprile.Al termine della
mattinata i bambini hanno intonato Bella Ciao davanti ai parenti di Friz e ad alcuni genitori. Qualcuno, tra i
presenti, ha storto il naso, ma sul momento nessuno ha voluto fare polemica, men che meno il presidente
dell'Apo Fvg Roberto Volpetti. Quest'ultimo ammette che, se fosse dipeso da lui, quel brano non l'avrebbe
scelto, ma proprio per rispetto al luogo in cui si trovava, una scuola primaria, ha preferito sorvolare.Il fatto
è che Bella Ciao, ormai, oltre a essere considerata l'inno della Resistenza "rossa", e quindi espressione dei
partigiani garibaldini, sta diventando sempre più emblema dei movimenti di protesta, dal Friday for Future
alle Sardine.Da qui la presa di posizione di Salmè, venuto a conoscenza dell'accaduto dalla mamma di un
bambino di 6 anni, alunno della Friz: «A mio avviso appare del tutto inopportuno che le sacrosante
celebrazioni di un grande patriota, come fu Antonio Friz, vengano strumentalizzate per fare propaganda
politica. Il fatto è ancor più inappropriato, considerato che questa propaganda è rivolta a dei bambini di una
scuola elementare. Che l'episodio sia una strumentalizzazione politica - ritiene - lo dimostra lo strafalcione
storico di abbinare la luminosa figura di Friz, partigiano della Brigata Osoppo, alla canzone Bella Ciao. Al di
là della disquisizione storica se sia stata o meno la "canzone della Resistenza", di certo un "Osovano" come
Antonio Friz avrebbe piuttosto intonato la canzone in friulano "Plui fuarz di prime", canto di battaglia
dell'anticomunista Brigata Osoppo».Salmè ha quindi voluto chiamare in causa l'assessore comunale
all'Istruzione Elisa Asia Battaglia: «Come presidente del Consiglio di quartiere chiedo all'assessore di
verificare se quel che è accaduto sia solo uno spiacevole episodio o sia la norma. Nel qual caso - precisa - è
suo dovere intervenire. I bambini siano lasciati fuori dalla lotta politica!».Pronta la replica di Battaglia: «Mi
auguro che le insegnanti, oltre ad aver fatto cantare ai bambini questa canzone, gli abbiano spiegato il vero
significato del brano. Altro non ho da aggiungere. Posso condividere o meno la scelta, ma essendoci
bambini di mezzo non voglio dire altro per non alimentare la polemica. Sentirò la dirigente per chiarire
come sono andate le cose».E proprio la dirigente dell'Istituto comprensivo Udine VI, di cui la Friz fa parte,
Beatrice Facchini, raggiunta al telefono respinge ogni intento politico nella scelta di intonare Bella Ciao:
«Siamo estranei alla politica e vogliamo continuare a esserlo - assicura, quasi sorpresa da tanto clamore -.
La Friz è un luogo di educazione e non di strumentalizzazione politica. La scelta delle insegnanti di proporre
questo brano non aveva alcuna finalità diversa da quella di ricordare la figura di un partigiano. Lo ribadisco -
conclude la dirigente - la scuola non ha voluto prendere alcun tipo di posizione proponendo "Bella Ciao"».

«La Rai parla sloveno. A quando il friulano?» (M. Veneto)
C'è una legge che tutela le minoranze linguistiche, compreso il friulano, e c'è un contratto di servizio che
prevede una quota di programmazione radio-televisiva in marilenghe. Ogni anno la Rai riceve 11,8 milioni
di euro per produrre contenuti nelle lingue minoritarie tutelate, ma solo 200 mila euro vengono riservato al
friulano, mentre la gran parte è destinato alla programmazione in sloveno. Gli effetti si manifestano con le
messe in onda: 4.517 ore di trasmissioni radiofoniche contro 90; 208 ore di trasmissioni televisive contro
nessuna». La denuncia arriva dal deputato di Forza Italia Roberto Novelli per il quale si tratta di «una
clamorosa sperequazione di cui ho chiesto conto al governo con un'interrogazione in commissione vigilanza
Rai, ottenendo una risposta totalmente priva di contenuti». «La minoranza linguistica friulana è ben più
presente di quella slovena - rimarca Novelli -, eppure si continua con questa discriminazione. Presenterò
una nuova interrogazione - è l'impegno - e se anche questa volta il governo si dimostrerà reticente,
depositerò una richiesta di accesso agli atti utile a comprendere in quale modo vengano spesi tutti questi
soldi e quindi pretendere almeno un riequilibrio nella programmazione». «Per la minoranza slovena -
conclude il deputato forzista - c'è sempre Babbo Natale, mentre a quella friulana tocca solo il carbone
portato dalla Befana».

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CRONACHE LOCALI

Spinoglio lascia la Cartiera del Timavo: «Colpa del disinteresse della Regione» (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Giulio Spinoglio, dal 1985 patron della Cartiera di Ferrara, ha deciso di staccare la spina
dal progettato sbarco alla Cartiera del Timavo, dove avrebbe voluto pilotare la riconversione della dismessa
"linea 2" dal patinatino editoriale al cartoncino per imballaggio.Il tempo dell'impegno è scaduto:
l'imprenditore di origine piemontese aveva accettato l'invito della Burgo a guidare l'operazione di rilancio in
un'ottica "condominiale" all'interno dello stabilimento di San Giovanni. Il "battesimo" avvenne il 9 giugno
2017, due anni e mezzo fa, quando al ministero dello Sviluppo economico fu lo stesso amministratore
delegato della Burgo, Ignazio Capuano, a presentare quello che avrebbe dovuto essere il "cavaliere bianco"
di Duino.Le cose hanno invece preso un'altra piega. Raggiunto ieri al telefono nella direzione ferrarese di
via Marconi, Spinoglio è stato esplicito: «Esperienza finita a causa del totale disinteresse della Regione Fvg.
È dalla primavera scorsa che non sento nessuno. A cominciare dal silenzio dell'assessore alle Attività
produttive Sergio Emidio Bini». L'ultimo incontro con esponenti giuntali risale a giovedì 18 aprile, quando
Spinoglio vide Bini e la collega Alessia Rosolen presso il Consiglio regionale: da allora - protesta l'industriale
- l'oblìo. Anche sul fronte del Tar Fvg, chiamato a pronunciarsi sul ricorso di alcune associazioni in merito al
cosiddetto pirogassificatore (impianto per la combustione dei rifiuti ritenuto indispensabile per riconvertire
la "linea 2"), «nessuna novità - rileva Spinoglio - per fortuna che mi avevano detto che avrebbe deciso
rapidamente».«La settimana scorsa - ha detto ancora - sono venuto a Trieste per liquidare la newco che
avevo aperto in primavera, allo scopo di avviare la riconversione. Tra una cosa e l'altra, senza riuscire a far
niente, i due anni triestini mi sono inutilmente costati 100 mila euro». «Mi spiace di aver perso tempo -
martella infine Spinoglio - perché i 10 milioni, che avevo programmato di investire a Duino, li impiegherò
per rafforzare lo stabilimento di Ferrara».Spinoglio rappresentava, per quanto molto prudente, l'unica
apertura di gioco che fosse emersa per cercare di riaccendere la "linea 2" e per tentare di rioccupare
un'ottantina di addetti, dopo i 76 licenziamenti e gli 11 trasferimenti effettuati dalla Burgo in marzo. Lo
scorso 13 febbraio l'imprenditore, avendo incontrato i sindacati a palazzo Ralli, indicava un
cronoprogramma di massima: costituzione di una "newco" alla quale avrebbero aderito Friulia e Burgo;
richiesta di autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla Regione; commessa del nuovo impianto chiamato
a sfornare il cartoncino; formazione di un primo nucleo di 30 ex dipendenti Burgo da svolgersi a Ferrara in
estate. All'uscita i sindacalisti, che riferirono questa "scaletta" a un presidio di lavoratori, furono persino
applauditi. Intanto la Cartiera di Ferrara, che ha fatturato 38 milioni con un'elevata incidenza di export, ha
fatto provvista finanziaria, avendo emesso in luglio minibond per 6 milioni, sottoscritti dal fondo Anthilia:
inizialmente pensati per Duino, saranno impiegati a Ferrara. E come va la superstite "linea 3" Burgo a San
Giovanni? Vivacchia, dando lavoro a 230 addetti. Non può giovarsi di ammortizzatori sociali fino al
settembre 2020, quindi da maggio è stata chiusa quattro settimane. Il mercato roto-offset e rotocalco resta
debole e si spera che la riconversione della "linea 9" di Verzuolo consenta di spostare qualche ordine
sull'Adriatico.

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Ferriera e sindacati al primo confronto: per ora niente intesa (Piccolo Trieste)
Diego D'Amelio - Fumata grigia. Siderurgica Triestina sperava di firmare subito l'accordo con i sindacati ma
dovrà attendere almeno fino al 23 dicembre, quando il ministero dello Sviluppo economico ospiterà il
secondo incontro fra l'azienda e le rappresentanze dei lavoratori. Fiom, Fim, Uilm, Failms, Usb e Ugl hanno
infatti chiesto numerosi chiarimenti all'azienda, considerando troppo vaga la bozza di documento che dovrà
essere allegata all'Accordo di programma.Domani i sindacati convocheranno intanto un'assemblea unitaria
dei lavoratori, per saggiare la volontà dei dipendenti dello stabilimento, cui sarà assicurato che la stipula
dell'intesa avverrà solo in caso di chiarezza su tutti i punti sottoposti alla proprietà, che continua nel
frattempo a dirsi pronta ad avviare lo spegnimento dell'altoforno dal primo febbraio. L'incontro di ieri è
durato dalla prima mattinata a metà pomeriggio. Il confronto è stato aperto dall'azienda, che ha chiarito di
essere intenzionata a firmare l'Accordo di programma entro fine anno, ma di essere disposta ad avviare la
chiusura dell'area a caldo anche in assenza di un'intesa al tavolo del Mise. La prima parte della giornata è
stata però caratterizzata dalla necessità di trovare una linea comune fra i sindacati, con la Fiom unica a
ribadire la contrarietà alla cessazione della produzione di ghisa a Trieste, che per le altre organizzazioni è
invece questione da considerare ormai definitivamente acquisita. Le diverse sigle sono giunte tuttavia a fine
giornata a porre in modo unitario una serie di interrogativi all'azienda su investimenti, cassa integrazione,
finanziamenti pubblici e futuro dei cinquanta operai impiegati nelle bonifiche. I sindacati firmeranno solo in
caso di certezze sulle questioni, ma Siderurgica fa sapere di considerare l'incontro positivo e di essere
ottimista sulla possibilità di chiudere l'accordo sindacale alla prossima riunione, trovando dunque l'intesa su
piano industriale, salvaguardia occupazionale e gestione del personale nelle varie fasi della riconversione.
Dopo la stipula servirà comunque il voto di ratifica da parte dei dipendenti dello stabilimento. La Fiom resta
critica e Marco Relli evidenzia che «l'accordo sindacale ricalca un piano industriale che abbiamo sempre
giudicato inadeguato, con un assetto poco credibile del nuovo laminatoio e incertezze sui fondi pubblici. Fra
prepensionati e tempi determinati trasferiti altrove, Trieste perde inoltre 130 posti di lavoro». Prudente la
Fim con Umberto Salvaneschi: «La situazione è complicata e molto delicata. Ora i sindacati devono fare
assieme il punto e sciogliere i nodi del testo, ma intanto non servono le accelerazioni dell'azienda perché
per fare le cose giuste non servono fughe in avanti». Antonio Rodà (Uilm) sottolinea che «nella bozza
proposta da Siderurgica mancano dettagli e garanzie, a cominciare delle clausole di salvaguardia se le cose
non dovessero andare bene. Cosa ne sarà poi dei cinquanta che lavoreranno alle bonifiche?». Cristian Prella
auspica «sintesi fra i sindacati», chiarendo che «la Failms di spenderà fino alla fine su questo». L'Usb chiede
con Sasha Colautti «garanzie piene sull'occupazione e un impegno delle istituzioni, che devono essere
pronte a intervenire se gli strumenti proposti dall'azienda fallissero: i lavoratori vogliono poi chiarezza sulla
cassa integrazione e sui tempi di rioccupazione nell'industria e nella logistica».

Precariato e delocalizzazione. Il caso Flex approda al Mise (Piccolo Trieste)
Verità sulla Flex, lo stabilimento della multinazionale Flextronics che produce accessori elettronici in zona
industriale. Oggi alle 15 al ministero dello Sviluppo economico, con il coordinamento di Giorgio Sorial, i
sindacati nazionali e territoriali Fiom, Fim, Uilm chiameranno banco: basta con le indecisioni sui nuovi
prodotti, basta con la carente politica commerciale, basta lavorare con un solo cliente (Nokia), basta con le
delocalizzazioni che in quattro anni hanno spostato quote di lavoro in Messico e in Romania. Gli ultimi due
articoli S2AD00 e 500G sono stati trasferiti a Timisoara e rischiano - secondo i calcoli dei sindacati - di
costare a Flex fino a un centinaio di esuberi, perché questi traslochi non sono stati reintegrati con nuovi
prodotti. Per i sindacati la Flex è un test importante, in quanto è tra le "top five" dell'industria triestina con
quasi 600 addetti, un centinaio dei quali in "staff leasing". Triplice e Usb mirano a rinnovare l'accordo
(scaduto) risalente al 2015, quando Flextronics subentrò ad Alcatel Lucent. Chiedono uno stabilimento più
dinamico nell'acquisizione di clienti e più innovativo nella gamma di prodotto. I sindacati riferiscono che di
recente il vertice dell'azienda avrebbe incontrato esponenti della giunta regionale, per informarli
sull'andamento della fabbrica.Va ricordato che martedì 15 ottobre, in Consiglio regionale, gli assessori Bini
e Rosolen avevano ascoltato azienda e sindacati. In quell'occasione - rammentavano i sindacalisti - l'azienda
aveva garantito la tenuta dei volumi produttivi, ma due settimane più tardi aveva disposto la
delocalizzazione in Romania. Magr

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Spunta a Fernetti la nuova autostrada "taglia confine" (Piccolo Trieste)
Ugo Salvini - Parte la rivoluzione del traffico a Fernetti, all'altezza del vecchio valico confinario. L'Anas, che
ne ha la competenza, è intenzionata a razionalizzare la circolazione nell'area - che, obiettivamente, oggi
presenta numerosi punti critici - e sta predisponendo un piano che punta a far scomparire l'attuale
intrecciarsi di strade a vari livelli e a prolungare l'autostrada che arriva dalla Slovenia in direzione Opicina.
Un progetto ambizioso, di cui oggi peraltro si discuterà in Prefettura, nell'ambito di una riunione cui
parteciperanno sia i tecnici Anas sia Tanja Kosmina, sindaco del Comune di Monrupino, che ha la
giurisdizione territoriale sull'area di Fernetti. La predisposizione della bozza ha comunque già scatenato le
prime reazioni. Nella parte italiana della zona del vecchio valico esistono infatti alcuni edifici che ospitano
sia attività commerciali e di pubblici esercizio sia private abitazioni, che resterebbero tagliati fuori se la
proposta di scavalcare l'intera area con un tragitto autostradale dovesse diventare realtà. «Da quanto ho
sentito - spiega Marco Gregoretti, che vive e lavora in uno degli edifici oggi comodamente raggiungibili - il
mio bar dovrebbe trasformarsi in un autogrill, raggiungibile solo da chi percorrerà l'autostrada, o da pedoni,
attraverso una passerella a loro riservata. Un'ipotesi che non condivido perché significherebbe cambiare la
natura dell'esercizio pubblico, destinato con ogni probabilità a essere poco frequentato, a differenza di
quanto accade oggi».Sul tema invita alla calma Kosmina: «Sappiamo che l'interesse pubblico deve prevalere
su tutto il resto, perciò è comprensibile che l'Anas immagini una situazione di favore per il traffico veloce,
ma è altrettanto vero che, come amministrazione, dobbiamo cercare di salvaguardare anche le famiglie
residenti e le attività imprenditoriali di Fernetti». Per dare una mano all'amministrazione di Monrupino che,
essendo un Comune molto piccolo, non dispone di un gran numero di tecnici, si impegnerà in prima
persona il dirigente del Comune di Trieste Giulio Bernetti. «Nell'ambito della collaborazione con i Comuni
del circondario sono certamente a disposizione - conferma Bernetti - e quanto prima mi farò trasmettere
tutti i dati, per analizzare al meglio il progetto e cercare di far collimare le diverse esigenze». Un'operazione
che la stessa Kosmina definisce «molto difficile». "Non bisogna in ogni caso dimenticare - conclude il
sindaco di Monrupino - che Fernetti è la porta d'ingresso in Italia per coloro che arrivano dai Paesi dell'Est,
perciò sarà fondamentale individuare una soluzione che tenga conto delle esigenze di tutti».

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Sit-in di protesta dei dipendenti Sushiko: «I nostri diritti non vengono rispettati» (Piccolo Go-Monf)
Marco Bisiach - Sit-in di protesta ieri mattina davanti al ristorante giapponese Sushiko di via Trieste.
Protagonisti otto dipendenti pakistani del locale, che lamentano il mancato rispetto dei loro diritti di
lavoratori da parte della proprietà e le condizioni in cui sono chiamati ad operare. Dipendenti che per
questo si sono rivolti anche ai carabinieri, che ieri sono arrivati sul posto e hanno avviato un'indagine con gli
uomini dell'Ispettorato del lavoro e della Compagnia di Gorizia, dalla quale, pare, emergerebbero delle
prime irregolarità. Ma andiamo con ordine. Ieri all'ora di apertura del ristorante giapponese - gestito però
da titolari di origine cinese -, intorno a mezzogiorno, la clientela si è trovata di fronte ad una scena insolita,
con otto giovani uomini con la divisa di Sushiko schierati di fronte all'entrate, con in bella vista una serie di
cartelli recanti slogan come "Nostro lavoro", "Nostri diritti", "No rubare nostro lavoro". Parole eloquenti
circa il messaggio che i dipendenti volevano dare ai loro titolari ma anche agli avventori. E parole chiarite
ulteriormente dalla voce di Ehtesham Bhutta, 30enne capo cameriere che, conoscendo meglio di altri
l'italiano, si è fatto portavoce della protesta. «Buona parte della nostra squadra lavora qui da cinque mesi, e
lo fa bene, con ottimi risultati e la soddisfazione dei clienti - racconta il giovane -. Anzi, rispetto all'orario
previsto restiamo sempre di più, nove o dieci ore al giorno, e siamo chiamati a svolgere compiti che non
sono propri delle nostre mansioni, persino fare le pulizie. Non abbiamo ferie né malattie, visto che se
qualcuno resta a casa perché non si sente bene, la settimana successiva salta il giorno di riposo. Come se
non bastasse, non abbiamo ancora ricevuto lo stipendio di novembre e la tredicesima che ci spetta da
contratto, perché la titolare dice che non ci sono soldi. Siamo stanchi, e abbiamo fatto presente alla titolare
del ristorante di voler vedere tutelati i nostri diritti di lavoratori». Questo, stando alle dichiarazioni dei
giovani - quasi tutti sono sotto o attorno alla trentina, e tutti sono di origine pakistana -, avrebbe portato ad
una serie di conseguenze e cambiamenti nell'atteggiamento della proprietà. In particolare, «da due giorni
siamo stati invitati a restare a casa, e ci è stato detto che potevamo andare in ferie per un paio di
settimane», spiega ancora Ehtesham, precisando che la cosa finirebbe per mettere la parola "fine"
sull'esperienza lavorativa di alcuni di loro (quattro, nel dettaglio) che hanno il contratto a tempo
determinato in scadenza proprio a fine dicembre. «C'è dell'altro - conclude il capo cameriere -: il nostro
contratto prevede anche il vitto e l'alloggio, ma i pasti li dobbiamo consumare al ristorante. Così in questi
giorni in cui non lavoriamo, di fatto, non abbiamo la possibilità di mangiare, ed è da un paio di giorni che ci
nutriamo con latte e qualche biscotto». Tutti aspetti, questi, che vengono smentiti puntualmente dalla
proprietaria cinese, Gianni Lin, che ieri ha ribadito le sue ragioni anche agli uomini dell'Arma che hanno
fatto visita al ristorante. Resta però la rabbia dei dipendenti, preoccupati ora soprattutto per il loro futuro.
«Abbiamo scelto di parlare perché non possiamo più sopportare in silenzio: siamo come animali che
vengono sfruttati per il profitto del ristorante, e vogliamo essere rispettati - dicono -. Ma ora come
vivremo? La verità è che si approfitta della disperazione di molti di noi, del fatto che c'è chi ha bisogno
assoluto di lavorare per vivere e soprattutto poter rinnovare il permesso di soggiorno. E se qualcuno lascia,
ci sarà sempre qualcun altro pronto a rimpiazzarlo. Noi non vogliamo che il ristorante chiuda o creare
problemi, ma solo vedere tutelati i nostri diritti».
La titolare: «Noi siamo onesti. Sono loro ad averci lasciati»
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Una zona speciale per semplificare fisco e burocrazia dentro Portorosega (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Giulio Garau - Nel porto di Monfalcone che a giorni passerà sotto l'Autorità di sistema portuale del mare
Adriatico orientale non può essere esteso il porto franco. Ma si può pensare a una "Zona economica
speciale" oppure di "logistica semplificata". Un'area dove si possono applicare condizioni fiscali e
amministrative favorevoli per gli operatori per sette anni rinnovabili per altri sette. Il Comune di
Monfalcone, dopo aver approvato la bozza della variante localizzata in aula, ha firmato le intese con
l'Autorità di sistema per il nuovo Piano regolatore portuale. E il sindaco Anna Cisint annuncia che, in base
alla legge 18 sulla stabilità, chiederà al presidente della Giunta regionale Massimiliano Fedriga di instaurare
una delle due aree speciali per dare allo scalo maggiori opportunità di crescita. «Sono due strumenti che, se
la Regione riesce ad applicare, offre grandi possibilità di sviluppo - conferma il sindaco - altre aree in Italia
hanno adottato Zone economiche speciali o logistiche semplificate, garantiscono un veloce sviluppo. Un
sistema che vedrà coinvolti tutti gli attori, dall'Autorità di sistema agli interporti e l'aeroporto compresi i
sindacati oltre ai sindaci del territorio». Un'idea nata dal fatto che nonostante Monfalcone sta per entrare a
giorni con Trieste nell'Autorità di sistema, non potrà godere dei privilegi del sistema di porto franco che c'è
nello scalo triestino e che non può essere esteso al di fuori della provincia. Qualche giorno fa intanto lo
stesso Comune di Monfalcone ha firmato le intese sul piano regolatore con l'Autorità di sistema. È dal 1979
che lo scalo di Portorosega non vede un nuovo piano regolatore, strumento indispensabile per lo sviluppo
di infrastrutture e traffici . «Era fondamentale per l'Autorità di sistema acquisire le intese non sono sulle
aree del porto ma soprattutto quelle al di fuori che uniscono la città - aggiunge Cisint - ed ora che c'è la
firma l'Autorità potrà adottare lo stesso piano e gli adempimenti e il piano potrà entrare in vigore dal primo
giugno». L'altro nodo importante è l'approvazione in vista in giunta regionale dello schema di intesa tra
Regione e Autorità di sistema per il passaggio gestionale dello scalo di Monfalcone. «Il 20 dicembre è stato
fissato il Comitato di gestione del porto - aggiunge il sindaco - e all'ordine del giorno c'è l'approvazione
dello schema di intesa con la Regione. Sono stati rispettati i tempi e all'interno dello schema il Comune di
Monfalcone ha l'opportunità di interagire sul fronte della pianificazione e la programmazione finanziaria».
Su questo ultimo punto è già stato chiarito che le entrate che saranno generate con i traffici verranno
reinvestite sul territorio per lo sviluppo dello scalo. Manca un ultimo punto per il decollo di Portorosega ed
è forse quello più complicato: i dragaggi. Che riguardano il canale di accesso al porto, ma anche il Canale
Valentinis e quello Est Ovest per il polo nautico del Lisert. Tutti bloccati per confitto di competenze e
problemi ambientali. Il sindaco precisa che non ha alcuna intenzione di arrendersi: «Ho avviato
un'interlocuzione con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianluca Castaldi - spiega - ho chiesto
una convocazione perché la questione va risolta, abbiamo già perso troppo tempo. E mi ha assicurato che la
breve data verrà fissata»

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Nel Centro rimpatri di Gradisca: 13 immigrati, ma saliranno a 66 (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Luigi Murciano - Nella serata di ieri sono diventati 13 gli "inquilini" del nuovo Cpr, il centro di permanenza
temporanea diventato definitivamente operativo a Gradisca d'Isonzo. La struttura di detenzione
amministrativa destinata a migranti irregolari in attesa di espulsione o rimpatrio (vuoi perché con i
documenti non in regola o perché provenienti dal circuito carcerario a causa di precedenti penali) continua
dunque a popolarsi. Potrà al momento raggiungere al massimo le 66 presenze, data l'inagibilità della "zona
blu" che a febbraio porterà la capienza ai 150 posti certificati.Dopo le 5 persone trasferite lunedì, altre 8 si
sono dunque aggiunte nelle ultime ore: provenienti, a quanto si apprende, da tutto il Nord e Centro Italia.
Secondo la Prefettura, gli ultimi "ospiti" dell'ex caserma Polonio provengono da Liguria, Lombardia, Emilia
Romagna oltre che da Veneto e Friuli Venezia Giulia. Quello della cittadina isontina, del resto, è uno dei due
soli Cpr di tutto il Settentrione, assieme a quello - dall'atmosfera turbolenta in queste ore - di corso
Brunelleschi a Torino. E Gradisca, come ormai noto, è l'unica località del Nord Italia a vedere abbinato al
"carcere per migranti" anche un Cara per richiedenti asilo. All'operatività del Cpr plaude il governatore del
Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: «Il Centro di permanenza per il rimpatrio è un luogo che assicura
la sicurezza del territorio, dato che si tratta di un sito controllato dalle forze dell'ordine. Già prima
dell'apertura del Cpr - dice - è iniziata una riduzione del numero di ospiti del vicino Centro di accoglienza
per richiedenti asilo (Cara). Penso che, in prospettiva e gradualmente, le due strutture debbano essere
unite per ottenere l'eliminazione del Cara».Prospettiva che da un lato è gradita al sindaco della Fortezza,
Linda Tomasinsig, che - contraria al Cpr - da tempo invoca anche il superamento del vicino centro di
accoglienza a beneficio di formule "diffuse" sul territorio. Ma dall'altro la preoccupa: «Vogliamo
comprendere se al Cpr possano finire anche i richiedenti asilo: sarebbe qualcosa di altamente
preoccupante» aveva affermato già in tempi non sospetti. Il tutto mentre le forze dell'ordine sono in prima
linea al momento senza i sospirati rinforzi, e mentre il prefetto di Gorizia - ne riferiamo anche a parte - ieri
si riuniva con l'Azienda sanitaria per stabilire le modalità di accesso e accompagnamento dei reclusi del Cpr
ai servizi sanitari del territorio: «Sono a tutti gli effetti dei detenuti, alcuni potrebbero presentare delle
patologie che richiedono assistenza al di fuori del presidio medico garantito dall'ente gestore all'interno
della struttura» spiega il prefetto. Ieri, intanto, decine di attivisti della rete No Cpr-No Frontiere si sono
pacificamente alternati per tutta la giornata in un presidio di protesta di fronte all'ex caserma, sorvegliati a
vista dalle forze dell'ordine. Nel weekend potrebbe esservene un secondo. «Giusto essere presenti per
manifestare solidarietà alle persone trattenute in questo campo di internamento per persone senza
documenti - il senso della protesta -. Fili spinati, videosorveglianza, muri che vogliono essere invalicabili,
luci, una fitta copertura di reti: è un luogo brutale, in cui i diritti delle persone vengono sospesi. E che ci fa
dichiarare la nostra solidarietà a chiunque tenterà la fuga».
Al Cara ora 120 ospiti. Marchesiello monitora l'assistenza sanitaria
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Patto Confindustria-sindacati: «Per un futuro raggiungibile» (M. Veneto Udine)
Un patto tra imprese e sindacati per il rilancio dell'area udinese. «Per un futuro raggiungibile» è il titolo del
documento congiunto sottoscritto a palazzo Torriani da Confindustria Udine, Cgil, Cisl e Uil territoriali, per
un «rinnovato e corale sviluppo del sistema udinese», al quale, così auspicano i firmatari, «devono
concorrere tutti gli attori politici, economici e sociali del territorio, in una logica strategica e di lungo
periodo». L'obbiettivo comune - si legge nel patto firmato dalla presidente di Confindustria Udine, Anna
Mareschi Danieli, da Natalino Giacomini, segretario generale Cgil della provincia di Udine, da Renata Della
Ricca referente dell'Ast Cisl Udinese e Bassa Friulana, da Maurilio Venuti, Cisl Alto Friuli, e da Ferdinando
Ceschia segretario generale camera sindacale territoriale Uil Udine - è quello di «condividere una strategia
di sviluppo, ampia, coinvolgente, coordinata e coerente, che guardi al futuro e non si limiti fare di necessità
virtù. Che ricomponga un tessuto vitale e sostenuto di relazioni stabili, quale indispensabile garanzia per
una comunità meritevole di risposte alte». Il documento prende le mosse dall'analisi della difficile
situazione sociale ed economica del territorio, per poi individuare i fattori di competitività sui quali fare leva
per promuovere un'inversione di rotta. «Cgil Cisl Uil territoriali e Confindustria Udine - si legge nel patto -
considerano fondamentale condividere una strategia di sviluppo, ampia, coinvolgente, coordinata e
coerente, che guardi al futuro e non si limiti fare di necessità virtù. Che ricomponga un tessuto vitale e
sostenuto di relazioni stabili, quale indispensabile garanzia per una comunità meritevole di risposte alte».
Sul versante dei fattori di competitività del sistema economico del nostro territorio, Confindustria Udine e
Cgil, Cisl e Uil evidenziano il posizionamento geo-politico ed economico della nostra Regione; la presenza in
Friuli di un'università, voluta dal popolo friulano e ha lo specifico compito di favorire il progresso culturale,
sociale ed economico della nostra comunità; la possibilità data, ma ancora da utilizzare pienamente, di
centri di ricerca e di parchi tecnologici che devono sempre più essere a servizio dei territori; l'esistenza di
una forte coesione identitaria ed istituzionale; la possibilità di incrementare le politiche attive del lavoro,
per produrre effettivamente ed efficacemente l'incontro tra domanda e offerta, con una programmazione
strutturata ed infine, ma non per ordine di importanza, l'autonomia speciale del Friuli Venezia Giulia.
Difesa, valorizzata ed esercitata virtuosamente, può e deve fare la differenza». Quanto scritto nel "Patto
per la fabbrica" che ha l'obiettivo di contribuire fattivamente attraverso le relazioni industriali e la
contrattazione collettiva, alla crescita del Paese, costituisce punto di riferimento in linea con quanto
sinteticamente delineato.

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Carnia industrial park: budget di 17,5 milioni per nuovi investimenti (M. Veneto Udine)
Tanja Ariis - Partiranno nel 2020 alcune opere del Carnia Industrial Park (Cip): l'attesa pista ciclabile Carnia-
Tolmezzo, il ponte pedonale e ciclabile sopra la grande rotatoria di Amaro, il Centro logistico a Tolmezzo e
un sistema integrato di reti idriche antincendio a Villa Santina.L'Assemblea dei soci del Consorzio ha
approvato all'unanimità il piano industriale e il piano economico e finanziario 2020-2022: oltre 17,5 milioni
di nuovi investimenti sommati ai 14 milioni di opere già inserite nei precedenti piani industriali e di cui si
prevede il completamento entro fine 2021. Il budget economico finanziario conferma la solidità economica,
patrimoniale e finanziaria del Cip. Opere, infrastrutture e servizi proposti derivano da un approccio
collaborativo con altri soggetti. Ne è un esempio la previsione di avvio, entro il 2020, della realizzazione
della pista ciclabile Stazione Carnia-Tolmezzo, già progettata e condivisa da tutti i sindaci del territorio:
connetterà la rete delle ciclabili della Carnia con la ciclovia Alpe Adria e faciliterà la mobilità dei lavoratori
tra le zone industriali. Collegata a questa opera sempre nel 2020, via alla costruzione del ponte pedonale e
ciclabile sopra la grande rotatoria di Amaro. Nel 2020 a Tolmezzo partiranno pure i lavori per creare un
Centro logistico di gestione e spedizione merci, che è anche un intervento di rigenerazione urbana di due
siti produttivi dismessi da oltre un decennio proprio all'ingresso della zona industriale. Nel 2020 via al
cantiere anche di un'importantissima infrastruttura per la sicurezza a Villa Santina: un sistema integrato di
reti idriche antincendio con stazione di pompaggio al servizio delle imprese insediate nella zona industriale.
La zona industriale di Amaro sarà ampliata urbanisticamente di circa 100. 000 mq (variante in corso di
definizione con il Comune): ciò aggiungerà, entro il 2021, lotti industriali per nuovi insediamenti . Il Cip
inoltre costruirà di due nuovi capannoni: uno a Villa Santina di circa 2.000 mq e uno ad Amaro di circa 4.000
mq. In previsione anche l'installazione di un sistema di videosorveglianza nelle aree industriali.
Apprezzamento è stato espresso dai soci presenti, vari i sindaci. «L'orizzonte temporale di lavoro di questo
cda - dichiara il presidente, Mario Gollino- è calendarizzato per la primavera del 2020. Le basi poste sono
molto solide e sono dunque certo che i programmi potranno essere raggiunti, al servizio del sistema
economico e manifatturiero della Carnia e della nostra regione». Un piano che Francesco De Bettin,
Presidente Dba Group spa (uno dei primi 5 gruppi italiani privati nell'ingegneria, nel project management e
nell'Ict applicati alla progettazione e gestione di grandi reti e nodi infrastrutturali, con sede a Santo Stefano
di Cadore), ha definito lungimirante e bilanciato, lodando la capacità di pianificare e coniugare
«infrastrutture fisiche con servizi intangibili ad alto valore aggiunto, abilitabili grazie alle tecnologie ed alla
digitalizzazione».

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La minoranza: ospedale declassato con l'addio al reparto di medicina (M. Veneto Udine)
Lucia Aviani - Il piano attuativo locale 2020 della costituenda Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale
«decreta la morte del reparto di medicina» del nosocomio cividalese. Visionato ieri dalle forze consiliari di
minoranza, il documento ha messo l'opposizione in stato di massima allerta.«Il Pal, che contiene la
programmazione economica annuale per gli ospedali - sottolinea Paola Strazzolini, segretaria del circolo
cittadino del Pd -, si rivela peggiorativo anche rispetto ai contenuti della legge di riforma della sanità
regionale. Sancisce infatti la riconversione della medicina in 19 posti letto di Rsa, circostanza che
determina, a catena, la chiusura del day hospital (che al reparto di medicina era agganciato); la day surgery,
per parte sua, è trasformata in ambulatorio. Attività senza ricoveri, dunque. Non solo: non c'è neppure
traccia dello sbandierato progetto di costituzione di un polo geriatrico. Ecco cosa vuol dire lasciar fare ai
tecnici, senza assumere posizioni politiche».Le speranze, adesso, si concentrano su domani, giovedì 19
dicembre, data per la quale è stato indetto un incontro con tutti i sindaci della futura azienda Friuli centrale
per l'espressione del parere sul piano attuativo locale: «Mi auguro - auspica Strazzolini - che i primi cittadini
del territorio esprimano un forte e netto dissenso».Concorda Maria Cristina Novelli (Indipendenti), che
indica negli amministratori «l'ultima spiaggia: ormai solo loro, se uniti, possono fare qualcosa. Certo, i
Comuni non hanno il compito di organizzare e gestire i servizi sanitari, ma hanno poteri di programmazione,
di controllo e di giudizio sull'operato del direttore generale dell'Azienda sanitaria di riferimento. I 15 sindaci
del Distretto non devono sottoscrivere il Pal: non bastano l'incremento dei posti letto dell'hospice o della
Rsa, lo zuccherino di qualche attività ambulatoriale e l'avvio dei lavori per l'obitorio per giustificare la
soppressione di 22 posti letto in medicina. La cancellazione di ciò che rimaneva del presidio ospedaliero è
cosa fatta: quello che sospettavamo e che avevamo più volte denunciato si è avverato. È una vergogna, non
esistono altre parole per definire il disonesto comportamento della Regione verso questo territorio».Nel
dettaglio, riportando nell'ordine le varie voci: il Pal prevede l'attivazione di un ulteriore modulo Rsa per le
cure palliative, di 8 posti di unità di assistenza protratta, dei citati 19 in Rsa («tramite riconversione di quelli
di medicina»), lo sviluppo della chirurgia ambulatoriale complessa «tramite riconversione della day
surgery», il potenziamento dell'attività ambulatoriale e il mantenimento dell'assetto per l'emergenza, con il
punto di primo intervento sulle 24 ore. Stamani se ne parlerà in consiglio comunale.

Attesa per i contratti dei precari del Cro. Le domande sono 65 (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Sono 65 le domande arrivate lunedì scorso al Cro di Aviano dai ricercatori precari
dell'istituto per i quali dal 30 dicembre, data prevista per la firma del contratto, si aprirà la strada della
regolarizzazione attraverso l'entrata nella "Piramide". Ieri è stato pubblicato l'ultimo decreto ministeriale,
ultimo passaggio prima della firma. La previsione era dell'adesione al bando emesso dal Cro di una
sessantina di ricercatori precari, alcuni dei quali ormai da anni prestano servizio nei laboratori e nelle
diverse strutture: previsione confermata.Una commissione di medici e amministrativi dell'istituto è già
all'opera per valutare le 65 domande e stabilire se inserire i candidati tra i ricercatori o altre figure previste
dalla normativa di settore.La scorsa settimana i ricercatori si sono incontrati con i rappresentanti delle
direzioni del Cro: una riunione tecnica in cui i vertici hanno fornito risposte alle richieste di informazioni che
erano state avanzate dai ricercatori. È emerso che i contratti saranno firmati entro il 30 dicembre, data di
effettiva entrata in vigore. Si annuncia una corsa contro il tempo per arrivare al 30 dicembre con tutti i
contratti firmati.Manca ancora un ultimo tassello, che dovrebbe essere approvato con emendamento alla
legge di stabilità nazionale che stabilirà i criteri per l'attribuzione sulla base di titoli e esperienza per la
collocazione nella fascia economica. Situazione che porta i ricercatori a firmare "a scatola chiusa" anche se
è stato garantito che l'inquadramento sarà retroattivo alla firma del contratto.I contratti sono a tempo
determinato, cinque anni più cinque per il percorso di stabilizzazione, su cui rimangono le critiche degli
stessi ricercatori. Adesso ai ricercatori non resta che attendere la pubblicazione degli elenchi dei
"piramidabili" e la chiamata per la firma del contratto. Per chi non rientra, l'anno prossimo sono previsti i
concorsi con decreto ministeriale.

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Più fondi comunali a scuole e strade. Tributi: sgravi Imu solo dentro il ring (M. Veneto Pn)
Martina Milia - I conti in ordine e «l'orgoglio di aver approvato un bilancio che investe tanto nello sviluppo
della nostra città», circa 27milioni di euro. Scuole e mobilità la fanno da padrone nel bilancio di previsione
dell'amministrazione Ciriani, ma gli indicatori che stanno a cuore a sindaco e assessori sono anche il calo
dell'indebitamento e il mantenimento della pressione fiscale. «Non mettiamo le mani nelle tasche dei
cittadini» ha detto Alessandro Ciriani in consiglio e ieri, con gli assessori Mariacristina Burgnich, Walter De
Bortoli, Guglielmina Cucci e Stefania Boltin, ha spiegato i punti di forza del documento contabile. i
contiNonostante il decremento delle entrate dovuto al venir meno di alcune una tantum, «avremo
comunque una maggior capacità di spesa, attorno ai 2 milioni di euro, che andrà soprattutto a beneficio del
settore terzo quello delle politiche sociali» ha rendicontato Burgnich. L'indebitamento continua a scendere
(nel 2013 era di 82 milioni, sceso a 63 nel 2015, a 51 nel 2017 e a 41 milioni lo scorso anno) e «nel 2020 si
prevede un calo 38 milioni pari a 747 euro pro capite». «Quello approvato è un buon bilancio - ha aggiunto
Burgnich -, sicuramente sarà oggetto di variazioni, ma i fondamentali ci sono, a dimostrazione del grande
affiatamento tra la giunta e gli uffici».fiscoTributi invariati anche se resta l'incognita Tari, a livello nazionale,
«in ogni caso nel 2020 le tariffe non subiranno aumenti». Burgnich ha anche presentato il quadro, già
fornito dal sindaco, sui benefici generati dall'Imu differenziata per i negozi. «Nel 2020 il provvedimento sarà
ripresentato all'interno dell'ipercentro (ndr all'interno del ring)». È pensabile un'estensione ai quartieri?
«Nel 2020 faremo un nuovo rilevamento sull'impatto del provvedimento - ha spiegato Burgnich -. Se darà
esito positivo valuteremo di allargarlo ad altre aree della città». Un'apertura confermata anche dal sindaco
che ha aggiunto: «Se andrà in porto il progetto di sviluppo del centro commerciale naturale, con la Regione,
ci saranno altre misure anche per i quartieri. Nel bilancio viene confermato il fondo di 100 mila euro per
aiutare i negozi di prossimità».scuoleSui 27 milioni di euro di investimenti, scuola e istruzione assorbono
7,3 milioni, la fetta più importante assieme alla mobilità (8 milioni). «La proposta di M5s di proporre gli asili
gratuiti - ha tenuto a puntualizzare il sindaco - è di facile presa sulle persone. Diversa l'applicazione: un
fondo di 250 mila euro garantirebbe l'asilo gratis a una ventina di bambini. Anche volendo fare per gli
iscritti ai comunali, creeremmo famiglie di serie A e di serie B se consideriamo che gran parte dei posti sono
offerti da strutture accreditate». A Mantova gli asili sono gratis? «Ma il Comune, solo di Irpef - ha spiegato
Burgnich - incamera un milione e mezzo di euro in più. La nostra è ferma allo 0,2 per mille e non abbiamo
voluto toccarla». La fiscalità generale copre già servizi come la mensa: nel 2020 per circa 800 mila
euro.sportIn materia di investimenti, una delle voci che ha visto un raddoppio delle risorse nell'arco di tre
anni, c'è lo sport. Il 2020 sarà l'anno di Villanova - «tra dicembre e gennaio 2021 completeremo gli
interventi al Palazen e alla festa in piassa» ha spiegato l'assessore De Bortoli - ma anche dello sblocco della
gara della piscina comunale. «Faremo una convenzione di sette anni con la parrocchia di San Francesco per
utilizzare parte dell'oratorio per attività calcistica», ci sarà l'affidamento dell'area dell'Immacolata, il
completamento dell'impianto del rugby. Tra i desiderata dell'assessore De Bortoli «il restyling del
palazzetto dello sport. La Regione ci ha dato 300 mila euro ma per il 2021 e quindi il prossimo anno
anticiperemo delle risorse per aggiornare i canestri». Tante poi le risorse investite «per mettere a norma i
certificati antincendio delle strutture».impreseAll'assessore Cucci il compito di rilevare la buona risposta
delle imprese al bando da 3,4 milioni a loro dedicate: 100 le domande nel primo step, 19 quelle presentate
nel secondo (alla data di domenica). Domani scadono i termini di presentazione. «Siamo convinti che
queste risorse daranno un contributo al rilancio dell'economia della città». In tema di pari opportunità,
«quest'anno presenteremo un progetto per promuovere l'immagine delle giovani donne del territorio oltre
gli stereotipi».

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