RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - martedì 2 luglio 2019
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – martedì 2 luglio 2019 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Nasce l'Istituzione musicale e sinfonica. Gibelli vara l'ente post Mitteleuropa (Piccolo) Boschi e controlli mirati: pattuglie miste in azione sul confine italo-sloveno (Piccolo, 2 articoli) La Nidec Ga di Pordenone chiude l'acquisto di Embraco (M. Veneto) Con il tesoretto dell'extragettito i sindaci pensano a strade e scuole (Gazzettino) Dogane, Italia e Cina siglano il patto Trieste-Shanghai (Piccolo) Addio Cda: la Fiera si affida a un manager unico (M. Veneto) Autovie, sotto esame 38 cavalcavia della rete stradale (Piccolo) CRONACHE LOCALI (pag. 7) I cinesi mettono in liquidazione Safop. Stop all'attività, a casa 76 lavoratori (Mv Pordenone) Scioperi con le pause. Prosegue a Electrolux la protesta per il caldo (Mv Pordenone) Ospedale, nuovi nodi: posti letto e viabilità (Gazzettino Pordenone) «Fedriga trova i soldi per il muro e non per il nostro punto nascita» (M. Veneto Udine) Lamine su navi o rotaia, dalla Regione 1,4 milioni (M. Veneto Udine) Il centro diurno di via Udine resta aperto. Tavolo a tre per sciogliere il rebus futuro (Piccolo Ts) Il turismo "fabbrica" nuovi posti di lavoro. «Ma serve una regia per cavalcare l'onda» (Piccolo Ts) Il bus a chiamata debutta con 20 richieste via web da Borgo San Mauro a Draga (Piccolo Ts) Scontro sulle nomine dell'Apt: «Presidente soprammobile» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) La denuncia del Siulp: «Tagliati gli organici» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) L'amianto si è preso anche Abram, una vita spesa per la comunità (Piccolo Gorizia-Monfalcone) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA Nasce l'Istituzione musicale e sinfonica. Gibelli vara l'ente post Mitteleuropa (Piccolo) Marco Ballico - A metà maggio la decisione della Regione di chiudere la Mitteleuropa orchestra. Contestualmente, l'annuncio di Tiziana Gibelli, assessore alla Cultura, sulla nascita di un nuovo ente, in maggioranza pubblico, che si occuperà di portare avanti la musica da camera. Quell'ente, di fatto un'associazione, è ora previsto in delibera di giunta: si chiamerà "Istituzione musicale e sinfonica del Friuli Venezia Giulia" e vedrà la partecipazione, accanto alla Regione, dei Comuni più importanti (Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone, Monfalcone e Palmanova) senza escludere l'ingresso dei privati. L'associazione, si legge nello schema di atto costitutivo, «persegue lo sviluppo e la diffusione della cultura musicale e sinfonica nel territorio regionale». Senza scopo di lucro, promuoverà e gestirà l'attività di gruppi cameristici e di orchestre sinfoniche, diffonderà la cultura musicale e la formazione del pubblico, realizzerà, anche per conto terzi, manifestazioni, concerti, rassegne, concorsi e convegni. La Regione si impegna nell'atto della costituzione con 50 mila euro, di cui 25 mila al fondo di dotazione e altri 25 mila come quota associativa per il 2019 (gli altri soci fondatori conferiranno 1.000 euro ciascuno al fondo di dotazione e 500 euro come quota associativa), mentre per il funzionamento annuale dell'ente l'intenzione della giunta è di fotocopiare il finanziamento che veniva assegnato precedentemente a Mitteleuropa, vale a dire 800 mila euro. Tra i soci sono attesi i quattro capoluoghi, con Gorizia e Pordenone, fa sapere Gibelli, già pronti a deliberare prima della pausa estiva (Trieste e Udine procederanno successivamente) ed entro luglio, anticipa ancora l'assessore, l'associazione sarà cosa fatta. «A quel punto, via bando, indicheremo il direttore artistico e, sempre via bando, verranno individuati gli orchestrali, in modo da essere pronti per la stagione autunnale». Si volta decisamente pagina, chiudendo quella aperta nel 2014, quando il Consiglio regionale trovò una soluzione per gli orchestrali che avevano perso il lavoro dopo la chiusura dell'Orchestra sinfonica del Fvg, battezzando l'Associazione Orchestra regionale e finanziandola con 800 mila euro. «Quello che è stato non ci interessa più», dice Gibelli. Un mese fa, dopo la denuncia del sovrintendente e direttore artistico Massimo Gabellone di 52 persone lasciate a casa, di cui 47 orchestrali, senza stipendio da aprile, e di un taglio del contributo da 800 mila a 350 mila euro a seguito di un intervento legislativo nella Omnibus, l'assessore aveva chiarito che Mitteleuropa non avrebbe più ricevuto risorse pubbliche, che l'attività si sarebbe interrotta al 30 giugno e che la Regione avrebbe creato un nuovo soggetto. A determinare la svolta, aveva precisato Gibelli, era stata tra l'altro la verifica sul mancato "riconoscimento", ovvero il conseguimento della personalità giuridica attraverso l'iscrizione nel relativo registro istituito nelle Prefetture. Una situazione «singolare», aveva sottolineato l'esponente di giunta dopo aver monitorato la questione costi, anche a seguito di una richiesta di trasparenza partita dal Comune di Palmanova (poi estromesso dal direttivo), l'unico ente pubblico presente in Mitteleuropa. Verosimile immaginare, pure a seguito dei recenti confronti con i sindacati, che gli orchestrali uscenti potranno far valere titoli e, in audizione, esperienza e capacità acquisite, e dunque recuperare il lavoro in pochi mesi. Ma è certo che, altra informazione dell'assessore regionale, «non ci sarà più un contratto a tempo indeterminato per il direttore artistico». Quanto al personale amministrativo, «la decisione sarà in capo al nuovo direttivo». L'Istituzione musicale e sinfonica del Friuli Venezia Giulia avrà come membri l'assemblea dei soci, un consiglio, un presidente e un revisore dei conti. La Regione metterà i soldi («Ma se la nuova associazione si dimostrerà più attiva nei confronti del territorio per andarsi a cercare le opportunità, i nostri oneri potrebbero diminuire dopo i primi anni di avvio», osserva Gibelli), Palmanova contribuirà con la sede e la sala prove a titolo gratuito, gli altri Comuni acquistando tre o quattro concerti all'anno. 2
Boschi e controlli mirati: pattuglie miste in azione sul confine italo-sloveno (Piccolo) Andrea Pierini - È ufficialmente iniziata ieri l'attività congiunta di pattugliamento dei confini tra la Polizia italiana e quella slovena nell'area di Trieste e Gorizia, in aggiunta alla normale attività di retrovalico. Un modo per cercare di arginare gli arrivi tramite la rotta balcanica che al momento, rassicurano le forze dell'ordine, non sono ancora a livelli di emergenza come nel 2016, nonostante ci siano 10 mila migranti in attesa di partire dalla Bosnia. L'attività durerà fino al 30 settembre, con possibilità di proroga: è previsto che sia in servizio una pattuglia al giorno per quattro giornate alla settimana. I "team" sono composti da due agenti italiani bilingui e due sloveni che pattugliano i circa 240 chilometri della frontiera arrivando all'interno fino a 10 chilometri dalla linea confinaria. Il servizio sarà svolto in orari che al momento non sono stati resi noti anche se è presumibile che in questa fase verrà concentrato nella tarda notte e al mattino presto. Non sarà un pattugliamento solo delle strade, ma anche dei sentieri boschivi: il canale principale di accesso per gli arrivi senza passeur. Si tratterà in ogni caso di un'attività mirata sulla base delle indicazioni delle intelligence dei due Paesi. Sono già stati effettuati dei briefing mentre ogni 15 giorni ci saranno degli incontri di aggiornamento per rimodulare eventualmente frequenza del servizio e percorsi. Per presentare questa nuova attività la polizia della vicina repubblica ha voluto organizzare ieri sul confine di Lipizza- Basovizza una conferenza stampa con il rappresentante della direzione nazionale Marjan Stubljar e Viljem Toskans, responsabile del dipartimento di Capodistria. Per l'Italia erano presenti Vincenzo Avallone e Giuseppe Colasanto, rispettivamente al comando della IV zona e del settore di Trieste della Polizia di frontiera. La scelta della Slovenia di organizzare il punto stampa è legata anche alla volontà di rispondere alle accuse di non voler bloccare i migranti, agevolando così il loro arrivo in Italia. Proprio su questo punto, Toskans ha precisato: «Noi facciamo i controlli e lavoriamo per intercettare gli arrivi e le persone. Una volta fermate, vengono trattate sulla base delle norme europee. Conosco queste accuse e so che vengono rivolte alla Slovenia, però non sono vere». Per quanto riguarda il 2019, nella vicina repubblica al 29 giugno sono stati intercettati 5.306 migranti, una crescita rispetto al 2018 quando durante tutto l'anno ne erano stati fermati 3.612. «Non c'è però un'emergenza», ha affermato Toskans. In prevalenza si tratta di cittadini pachistani, algerini e afgani e solamente il 25 per cento chiede asilo politico, gli altri vengono trasferiti in Croazia e poi presumibilmente verso Serbia e Bosnia. Proprio il confine con la Croazia, il primo dell'Unione europea, è al centro dell'attenzione delle forze dell'ordine: «La nostra attività è concentrata su quel fronte - ha spiegato Stubljar - e le pattuglie miste con l'Italia aiuteranno anche a proteggere efficacemente il confine di Stato con la Croazia, in quanto saranno un monito per i passeur. Ciò renderà molto meno attrattiva questa rotta per i migranti». La Slovenia ha già avviato l'attività di pattugliamento congiunto con Ungheria e Austria. Con quest'ultima collabora dal 2015 anche l'Italia. Avallone e Colasanto, ospiti dell'incontro con la stampa, hanno aggiunto: «Da questi pattugliamenti ci aspettiamo buoni risultati. Questo accordo ci consente di rafforzare le attività sinergiche e di collaborazione tra i nostri Paesi». Per quanto riguarda i numeri, nel 2016, l'anno di maggiore attività sulla rotta balcanica con oltre 800 mila transiti, in tutto il Friuli Venezia Giulia erano stati intercettati 6.989 migranti, in maggioranza a Tarvisio e Gorizia, di questi 539 nel capoluogo regionale. La scelta di spostare la commissione che valuta le domande di asilo da Gorizia a Trieste ha chiaramente deviato i transiti: secondo fonti del ministero dell'Interno nel 2019 gli arrivi nel capoluogo giuliano sono stati 796 fin qui, contro i 1.447 di tutto il 2018. Sempre il ministero ha pubblicato i numeri dei migranti in accoglienza: al 17 giugno 2019, in Fvg ci sono 3.613 presenze sul territorio. Dati confermati anche dalla Regione. Fedriga: «La barriera? Nei tratti più critici» testo non disponibile 3
La Nidec Ga di Pordenone chiude l'acquisto di Embraco (M. Veneto) Elena Del Giudice - È stato necessario più di un anno, ma finalmente ieri è diventata operativa l'acquisizione di Embraco da parte di Nidec Corporation. L'intesa tra il colosso giapponese e Whirlpool è datata infatti 28 aprile 2018; un'operazione da 1,08 miliardi di dollari. Per Whirlpool, la cessione della Embraco è stata un passaggio industriale finalizzato a focalizzare il business sul mercato e alleggerire la parte componenti, per i giapponesi di Nidec invece è un'operazione in grado di ampliare la gamma di prodotti (motori e compressori) destinati al bianco e affiancare al mondo delle lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici, il settore della refrigerazione.Ma che c'entra tutto questo con il Friuli Venezia Giulia? La relazione sta nel fatto che Embraco viene incorporata in Nidec Global Appliance (Ga) che ha sede a Pordenone, nella ex Sole Motori di Electrolux (e prima ancora Zanussi), poi ceduta ad Acc e da questa alla giapponese Nidec. Ne consegue che Nidec Ga diventa, da oggi, un gruppo da 2 miliardi di dollari di fatturato, guidato dal Ceo Valter Taranzano. La formalizzazione del passaggio di Embraco a Nidec, è stata oggetto di una comunicazione che Hiroyuki Yoshimoto, presidente e direttore operativo di Nidec Corporation, ha inviato a tutti i dipendenti Embraco. «La Global Appliance (Ga), della quale la vostra società diventerà parte - scrive il presidente -, è uno dei nostri migliori business. Inizialmente la Ga è diventata parte della Nidec attraverso acquisizioni in Europa. L'ingegner Valter Taranzano ha apportato un rapido miglioramento operativo, implementando continuamente sia la prima che l'ultima riga del conto economico. Mi aspetto una forte e continua leadership da parte di Valter perché la fusione con Embraco diventi il modello di acquisizione nel gruppo Nidec».«Come Nidec riconosciamo per che l'acquisizione di Embraco di porta non solo una elevata quota nel mercato globale, ma anche l'opportunità di accogliere nel nostro team professionisti e ingegneri di talento», spiega ancora Yoshimoto. Nidec Corporation è nata nel 1973, con soltanto il suo fondatore e tre dipendenti, la sede situata a Kyoto, in Giappone. «Oggi la nostra società ha un enorme successo grazie alla combinazione di acquisizioni e crescita dell'organico con i quali, dopo 45 anni di attività, abbiamo raggiunto più di 1,5 trilioni di yen giapponesi di vendite (circa 13,4 miliardi di dollari) e siamo diventati il produttore di motori numero uno al mondo. Implementando la nostra strategia di acquisizione internazionale disponiamo di 100 mila dipendenti in 43 paesi del mondo» si legge ancora nella lettera.Da una parte Nidec, colosso dei motori, dall'altra Embraco, leader dei compressori, un matrimonio su cui si è accentrata l'attenzione dell'Antitrust dell'Unione europea che solo due mesi fa ha dato il via libera all'operazione imponendo, peraltro, un dimagrimento a Nidec (la cessione di Secop) ritenendo l'operazione alla base della nascita di una concentrazione dominante sul mercato della componentistica a servizio dell'elettrodomestico. Guardando al futuro, il Gruppo Nidec ha come traguardo il raggiungimento di un fatturato di 2 trilioni di yen giapponesi (quasi 18 miliardi di dollari) entro il 2020 ed i 10 trilioni di yen (circa 89 miliardi di dollari) entro il 2030. 4
Con il tesoretto dell'extragettito i sindaci pensano a strade e scuole (Gazzettino) La parola d'ordine è territorio per i sindaci friulani, che si dicono pronti ad accogliere a braccia aperte le risorse che la Regione destinerà ai loro Comuni in sede di assestamento di bilancio che approderà in Consiglio regionale questo mese. Si tratta di contributi (oltre 10 milioni complessivamente) rivolti a quei municipi del Friuli Venezia Giulia che hanno subito gli effetti negativi dell'extra-gettito Imu. Un vero e proprio tesoretto annunciato dalla Lega nei giorni scorsi anche a favore dei Comuni montani (600 mila euro) e di quelli fino a 3 mila abitanti (2,4 milioni). La boccata d'ossigeno per il sindaco di Porpetto Andrea Dri vale 33.859 euro: «Non è un regalo ma il tentativo di ripristinare l'ordinarietà dei trasferimenti regionali al Comune che negli ultimi anni hanno subito una drastica riduzione: parliamo di una cifra compresa tra i 150 e i 200 mila euro perché con la precedente amministrazione regionale erano stati introdotti dei criteri di riduzione dei trasferimenti che avevano penalizzato i Comuni con piccolo territorio». Nei mesi scorsi c'era stato un incontro con l'assessore agli Enti locali Pierpaolo Roberti: «L'impegno è stato mantenuto ma l'auspicio è che diventi ordinario, con grande difficoltà abbiamo chiuso il bilancio 2019: queste entrare andranno alla manutenzione del territorio, agli sfalci e ad interventi per associazioni ed asilo parrocchiale». Il sindaco di Rivignano Teor (destinatario di 13.535 euro) Mario Anzil pensa all'antica fiera millenaria dei Santi: «Intendo potenziarla, è una delle più importanti in regione e attrae centinaia di migliaia di visitatori ma viene fatta con poche risorse economiche e di personale. In questo modo saremo più tranquilli». Riguardo i contributi, «accogliamo di buon grado questo parziale ristoro rispetto all'ingiustizia dell'extra- gettito Imu che ha penalizzato Comuni virtuosi come il nostro» conclude. A Palazzolo dello Stella, il sindaco Franco D'Altilia fa sapere che «domani (oggi, ndr) avremo l'approvazione del rendiconto 2018 e metterò questi soldi (69.957 euro, ndr) in una variazione di bilancio per utilizzarli in parte per l'acquisto di arredi per l'istituto comprensivo e le scuole banchi e lavagne ed una parte per sistemare l'impianto elettrico ed idraulico della palestra ma cambieremo anche computer e climatizzatori negli uffici». A Ronchis, invece, il sindaco Manfredi Michelutto pensando agli oltre 50 mila euro in arrivo, parla di cultura «con spettacoli durante l'anno», associazioni, manutenzioni ordinarie (sfalci), scuole e rattoppi sull'asfalto: «Ben vengano queste risorse e grazie al capogruppo della Lega Mauro Bordin che da ex sindaco sa quali sono le esigenze». Soddisfatto anche il primo cittadino di Montenars, che riceverà 40.782 euro, Claudio Sandruvi: «Aspettiamo risorse che aiutino le associazioni che sono la vita dei Comuni e gli uffici carenti di attrezzature: devo ancora mettere mano alla cultura e alle attività economiche perché ho intenzione di aprire uno studio per la raccolta del tartufo». La sindaca di Muzzana del Turgnano Erica Zoratti ha le idee precise: «Daremo risposte puntuali al territorio, alle esigenze dei cittadini ma intendiamo anche promuovere e rifinanziare progetti a favore di giovane ed anziani nell'ottica di un'attenzione globale alla comunità, queste risorse (oltre 100mila euro, ndr) ci danno un bel respiro per portare avanti progettualità importanti senza dimenticare le manutenzioni ordinarie». Ad Osoppo (lo stanziamento è di 44.315 euro) il sindaco Luigino Bottoni rimanda ai punti del programma elettorale dunque «manutenzione del paese, valorizzazione dell'associazionismo e del cittadino ma anche manutenzioni». (Elisabetta Batic) Dogane, Italia e Cina siglano il patto Trieste-Shanghai (Piccolo) Patto fra le dogane di Shanghai, Trieste e Venezia sulla Via della Seta. La metropoli cinese, primo distretto per volumi di operazioni doganali e primo porto al mondo per volume di traffico container, muove un passo deciso verso i porti adriatici. Contrasto alle frodi ma anche sviluppo dei traffici commerciali: questi gli obiettivi della firma del Memorandum d'intesa, che avrà efficacia fino al 2021, avvenuta ieri al massimo livello fra il direttore dell'Agenzia Dogane, Benedetto Mineo e il vice Ministro delle Dogane della Repubblica Popolare Cinese, Mr. Wang Lingjun. L'accordo prevede contatti diretti tra il distretto doganale di Shanghai e la direzione regionale delle dogane di Trieste, Venezia e Ravenna: «Si tratta di un accordo importante che faciliterà il disbrigo delle pratiche doganali nei porti italiani ed in quelli cinesi. Porterà ad un miglioramento delle operazioni commerciali: è il tipo di intesa che sviluppa i rapporti tra Paesi in modo molto concreto e gli scambi che abbiamo tra Italia e Cina» ha detto il ministro dell'economia, Giovanni Tria.Il Memorandum, sottolinea l'Agenzia Dogane, punta a «rendere più efficace il contrasto alle violazioni di carattere doganale che in passato hanno assunto particolare rilevanza sia per aspetti tributari (sotto-fatturazione, contrabbando e aggiramento dei dazi anti-dumping) sia extra-tributari (violazione dei diritti di proprietà intellettuale, traffico di rifiuti)... 5
Addio Cda: la Fiera si affida a un manager unico (M. Veneto) Maura Delle Case - Svolta alle porte sul caso della Fiera di Udine. Sarà infatti un amministratore unico a traghettare verso il futuro l'ente che da anni è in sofferenza. Lo ha deciso ieri sera l'assemblea dei soci che anzitutto ha ratificato le dimissioni del presidente Luciano Sinder e del consiglio di amministrazione uscente, quindi ha individuato la figura dell'amministratore unico come la soluzione per venire fuori dal momento di forte difficoltà dell'ente fieristico. Sul nome del manager ancora nessuna indiscrezione. «Lo saprete giovedì prossimo», ha detto a margine dell'assemblea il presidente della Camera di Commercio di Pordenone Udine, Giovanni Da Pozzo, che dell'ente è "azionista" di maggioranza. Niente nome (ancora), ma idee chiare sull'obiettivo. «Andiamo verso il concetto di parco tematico - ha aggiunto il numero uno della Cciaa - e per questo dobbiamo ringraziare sentitamente l'architetto Snider e tutto il Cda che hanno dato avvio a questo percorso». Toccherà al futuro amministratore - «ci affideremo a un manager con alta professionalità» ha assicurato Da Pozzo - proseguire lungo quella strada.Il presidente del collegio dei revisori ha riconvocato i soci per giovedì prossimo. Sarà quella la sede in cui verrà nominato il nuovo leader della fiera friulana, chiamato a proseguire nell'opera di riconversione di un modello tradizionale che ormai è vecchio e non funziona più. «Ne siamo consapevoli - ha aggiunto Da Pozzo - la cosa è acclarata da diversi anni. Il modello al quale miriamo dovrà valorizzare i punti di forza del polo fieristico, la vicinanza dell'autostrada, allo stadio, al palazzetto e al centro commerciale ripensandosi nell'ottica parco tematico, accostando cioè agli eventi forti della nostra fiera eventi che valorizzino le peculiarità, anche turistiche, della nostra regione, dal mare alla montagna, dalla collina agli eventi sportivi».Al ripensamento della mission si affiancherà l'intervento sulle strutture della fiera. «Ci sono 9,5 milioni fermi da anni che vanno utilizzati per mettere a norma i padiglioni» ha ricordato dal canto suo il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, auspicando che nel prossimo futuro si possa anche valutare «finalmente la realizzazione di una grande sala congressi da 1.000 posti che manca ancora alla città». Infine la querelle con l'ente fieristico di Pordenone. «Non esiste», ha tagliato corto Da Pozzo. «Tanto di cappello a loro che hanno definito un modello che funziona e che sta dando soddisfazioni economiche. Complimenti al presidente Puiatti. Hanno individuato la loro strada di valorizzazione della manifattura e delle imprese di quell'area, Udine dovrà trovarne un'altra, come ho detto nell'ottica del parco tematico». Nemmeno la situazione finanziaria della fiera sembra preoccupare troppo Da Pozzo: «Il problema verrà affrontato. La fiera ha infrastrutture e compartecipazioni - conclude -, ha tutti gli strumenti per risolvere la cosa nel breve termine». Autovie, sotto esame 38 cavalcavia della rete stradale (Piccolo) Prosegue la campagna di monitoraggio straordinaria, che mette sotto esame 38 cavalcavia realizzati fra 40 e 55 anni fa, avviata in questi mesi da Autovie Venete lungo la rete stradale di competenza. Sedici di questi manufatti, fa sapere la concessionaria, si trovano sulla tratta Palmanova - Sistiana, 19 lungo la rete Palmanova-Udine e tre lunggo la tangenziale sud di Udine. Tutti i manufatti vengono sottoposti a controlli periodici, i cui esiti sono poi trasmessi al ministero dei Trasporti. Se si rendono necessari maggiori approfondimenti su un'infrastruttura, si svolgono indagini e analisi sui materiali che risultano usurati. Complessivamente sono 1.334 le opere in gestione alla società di cui 359 classificate come «maggiori» (cavalcavia, sovrappassi, ponti, viadotti e sottovie). Di queste, 161 hanno subito o subiranno un rifacimento nell'ambito dei lavori per la realizzazione della terza corsia in A4. Per le altre, in particolare per quelle con maggiore anzianità, Autovie ha dato il via alla campagna di monitoraggio straordinaria. I controlli, avviati a gennaio, hanno finora riguardato 33 manufatti. Per questo tipo di attività, spiega la Concessionaria, vengono utilizzate strumentazioni sofisticate, come gli accelerometri. I dati raccolti implementano l'archivio di Autovie. Finora - precisa la concessionaria - non è stata rilevata alcuna particolare criticità. 6
CRONACHE LOCALI I cinesi mettono in liquidazione Safop. Stop all'attività, a casa 76 lavoratori (Mv Pordenone) Martina Milia - Prima le dimissioni dell'amministratore delegato a fine maggio, poi la mancanza di materie prime per dare seguito alle commesse. Infine la notizia che non vorresti mai apprendere, quella dell'avvio di procedura di autofallimento, una procedura che rischia di mettere fine alla storia quasi centenaria di una azienda e di condannare 76 lavoratori.La proprietà della Safop (che produce grandi macchinari e torni per l'industria ferroviaria) ha "abbandonato" la nave. Ad annunciarlo la Fiom e la Cgil, che, dopo l'assemblea dei lavoratori, hanno annunciato lo stato di agitazione. «Nonostante le ripetute richieste di incontro inviate da parte dei lavoratori e del sindacato per affrontare la difficile situazione finanziaria che si era determinata, la società si è negata al confronto ed ha deciso di procedere verso il fallimento - annuncia in una nota il sindacato - Ancora una volta assistiamo alla fuga dal nostro territorio di società multinazionali senza alcun rispetto per le maestranze, per il lavoro e per l'economia che aziende storiche come questa hanno contribuito a creare nella nostra provincia. Si arriva al punto, come in questo caso, che si affida a una lettera una decisione grave come questa, e nel contempo si sottrae ogni interlocutore che si assuma le responsabilità davanti alla comunità lavorativa ».A fine maggio, con le dimissioni dell'ad della società - che aveva chiesto il rifinanziamento dell'impresa, con l'obiettivo di arrivare al pareggio di bilancio nel 2020 - i primi segnali di sofferenza e soprattutto della disaffezione della proprietà. Il sindacato ha poi inviato due comunicazioni formali, in Cina e in Germania (Safop è interamente partecipata dalla tedesca Jingcheng Holding Europe Gmbh, a sua volta interamente controllata da una importante società cinese, la Beijing Jingcheng Machinery Electric Holding Co) all'inizio di giugno, ma non ha mai ricecevuto risposta. «Quello che è ancora più grave è che la decisione di cessare l' attività avviene con commesse ancora in corso ed altre potenziali, pari ad almeno 10 milioni di euro, con mercati di nicchia interessanti che si erano aperti come quelle con il settore ferroviario italiano ed internazionale» prosegue il sindacato. Alla doccia fredda segue l'attesa per la decisione del tribunale che dovrà nominare un curatore. La speranza, al lumicino, è che possano emergere nuovi partner industriali. Unindustria convoca i sindacati dell'azienda. Ciriani chiama la Regione Qualche sentore rispetto alla sofferenza finanziaria in cui versava l'azienda era nota, ma nessuna delle istituzioni si aspettava una fuga repentina dell'azienda. Non Unindustria, che questa mattina intanto ha convocato le organizzazioni sindacali. «L'azienda è iscritta a Confindustria - spiega il presidente Michelangelo Agrusti -,ma la nuova proprietà non ha mai intrattenuto rapporti con l'associazione e il territorio. Si è sempre mostrata molto chiusa»... 7
Scioperi con le pause. Prosegue a Electrolux la protesta per il caldo (Mv Pordenone) Giulia Sacchi - Il caldo non accenna a diminuire e all'Electrolux di Porcia i lavoratori continuano a protestare. Ieri le Rsu di Fim, Fiom e Uilm hanno stabilito che, «visto che le temperature continuano a essere eccezionalmente elevate, continueranno ad aumentare le pause per ridurre il disagio e per tutelare la salute delle maestranze». Pertanto è stato dichiarato che per il turno pomeridiano della giornata odierna sono indetti per i lavoratori a ritmo vincolato sei minuti di sciopero in coda a ogni pausa e dodici al termine della pausa mensa. Per tutti gli altri addetti, invece, trenta minuti di stop in coda alla pausa per la refezione. La protesta è partita la scorsa settimana: giovedì, infatti, in un incontro con le Rsu, la multinazionale svedese ha negato pause aggiuntive ai dipendenti, respingendo quindi le istanze delle rappresentanze sindacali. I lavoratori hanno voluto manifestare il proprio disappunto e hanno indetto le prime azioni di protesta. Electrolux ha confermato la distribuzione della frutta durante la giornata e l'utilizzo dei locali climatizzati di reparto per consentire ai dipendenti di trascorrere qualche minuto ritemprante: misure che le organizzazioni sindacali non hanno esitato a definire insufficienti. Le forze sociali hanno dichiarato che si sarebbero aspettate un atteggiamento diverso da parte dell'azienda. Una situazione, quella di Porcia, che non è estranea ad altri stabilimenti Electrolux, tra cui la fabbrica veneta di Susegana. Sino a quando le alte temperature che trasformano le linee in forni non diminuiranno, sarà protesta. I sindacati hanno ricordato all'azienda di non attendere un episodio grave per mettere in atto piccoli ma importanti accorgimenti per il benessere dell'organico. Il caldo può fare brutti scherzi: si pensi se per le alte temperature un addetto dovesse svenire mentre sta lavorando. Le forze sociali sono preoccupate e temono per eventuali infortuni. I sindacati hanno anche rammentato che gli ampi spazi che ospitano gli uffici sono ben climatizzati: sarebbe quindi opportuno pensare a progetti strutturati anche per l'area di produzione. In altre imprese della provincia, comunque, sono stati siglati importanti accordi per fronteggiare il caldo: si pensi all'innovativa intesa alla Siap di Maniago, con pause autogestite dagli addetti. 8
Ospedale, nuovi nodi: posti letto e viabilità (Gazzettino Pordenone) Il problemi erano già stati sollevati dal Comune nelle ultime settimane. In particolare quello della carenza dei parcheggi nell'area circostante l'ospedale e il cantiere per la nuova struttura che - secondo programma - sarà terminata entro il 2021. Ma non vi è solo un problema di parcheggi. Sul tavolo che si è tenuto ieri in Comune (presenti il sindaco Alessandro Ciriani e l'assessore Cristina Amirante) con l'assessore regionale Riccardo Riccardi e il commissario dell'Azienda 5Eugenio Possamai sono state affrontate anche le questioni legate alla viabilità accessoria futura: per il piano viario accessoria è già disponibile la somma regionale di circa 2,5 milioni di euro, ma i lavori per le nuove strade e rotonde di accesso non partiranno prima della fine del 2020. Deve, infatti, partire l'inter della variante che dovrà ottenere il via libera dal Consiglio comunale. Affrontato anche il nodo non indifferente della necessità - sottolineato nei mesi scorsi anche da alcuni primari del Santa Maria degli Angeli - di posti letto per i casi di post-acuzie, cioé di quei pazienti che una volta dimessi dovrebbero trovare posto nelle Rsa, dove però le disponibilità sono insufficienti. Tornato d'attualità anche il tema della necessità di una ricognizione del fabbisogno tecnologico per il nuovo ospedale: nella somma complessiva per il nuovo ospedale mancherebbero circa 30 milioni di euro per le dotazioni tecnologiche. «C'è un nuovo ospedale che sta nascendo - ha sottolineato il vicepresidente Riccardi - ma c'è una parte di città che è congestionata e sta subendo i disagi che anche il cantiere comporta. Abbiamo affrontato i problemi con il Comune e con il commissario Possamai. Ora si valuterà, attraverso una ricognizione, quali sono i fabbisogni sia sul froNTE viabilisitico, ma anche su quello più prettamente sanitario legato ai posti letto che qualcuno ritiene sottodimensionati e alle esigenze legate alla tecnologia di cui il nuovo ospedale dovrà essere dotato». E non senza una punta polemica l'assessore alla Salute ha ricordato: «Una parte di questi disagi nascono dalla scelta fatta dalla precedente giunta ma con la contrarietà del mio predecessore (il riferimento è all'ex presidente Sergio Bolzonello, ndr) di escludere la possibilità di realizzare il nuovo ospedale in Comina e non in via Montereale». L'urgenza maggiore è quella legata alla viabilità. Ma serve prima la variante urbanistica e i lavori per nuove rotonde e strade non partiranno prima di un anno e mezzo. Per ragionare sul futuro assetto dei padiglioni che potrebbero ospitare posti letto post-acuzie anziché essere abbattuti, così come per i parcheggi e per l'eventuale area verde (per la quae però non ci sono i soldi stanziati) ci sarà un po' più di tempo. «Si tratta di una struttura nuova - ha ricordato Riccardi - e pertanto dovrà poter garantire ai cittadini le risposte che essi si attendono. Tra i temi affrontati, la verifica delle esigenze più impellenti e delle coperture necessarie, per fare in modo che il progetto esecutivo dell'opera possa andare avanti ed essere completato, e i posti letto. Su questo - ha precisato Riccardi - occorre capire come dare risposta adeguata alle esigenze degli utenti. L'argomento sarà affrontato dal Commissario straordinario dell'Azienda sanitaria pordenonese, Eugenio Possamai. Per quanto riguarda la viabilità di accesso e la disponibilità di parcheggi, è stata ventilata - ha aggiunto - l'ipotesi di demolire i fabbricati, per destinare la superficie che si verrebbe a liberare alla creazione di ulteriori posti auto che oggi sono 1.300». Nell'occasione è stato trattato il tema della salute per le persone anziane e delle strutture necessarie a prestare loro assistenza dopo le dimissioni. Come ha puntualizzato Riccardi, «l'argomento riguarda la programmazione complessiva della salute, e non interessa soltanto Pordenone. Spetterà dunque al Commissario straordinario compiere ricognizioni e valutazioni necessarie, per consentire alla Regione di ottimizzare i servizi per i cittadini». D.L. 9
«Fedriga trova i soldi per il muro e non per il nostro punto nascita» (M. Veneto Udine) Monica Del Mondo - Sono quattro le date già fissate dal sindaco Francesco Martines per illustrare sul territorio la situazione relativa al futuro dell'ospedale di Palmanova. «In questa fase il nostro obiettivo - spiega - è quello di informare il più possibile le comunità interessate sul destino che si vuole assegnare al punto nascita dove, da oltre 15 anni, nascono mediamente 800 bambini». Inizia quindi il tour, che toccherà (questo l'intento) tutti i Comuni (una trentina) che storicamente fanno riferimento al nosocomio cittadino. Martines si propone di presentare dati medici e scientifici, disposizioni di legge e decisioni prese dalla Regione fino all'emendamento che stabilisce la chiusura del punto nascita cittadino. Queste quindi le prossime date: 3 luglio, alle 20, a Ruda (sala del Consiglio), 5 luglio, alle 18.30, a Bicinicco (durante il Consiglio comunale) e alle 21 in comune di Bagnaria Arsa (sala consiliare di Sevegliano). La settimana successiva si ricomincia con Torviscosa: lunedì 8 luglio, alle 20.30, nella sede del Cid, in piazza Marinotti. Non si ferma di certo lo scontro politico. Dopo che il presidente Fedriga ha accusato il sindaco di aver detto falsità durante il recente incontro pubblico e ha invitato i cittadini a chiedere le sue dimissioni quando noteranno che l'ospedale sarà più efficiente e con più servizi di prima, Martines ribatte: «Invito, per la terza volta, il presidente ad un confronto pubblico. Questa volta davanti ai consigli comunali dei 17 Comuni dell'Ambito socio assistenziale. Ci spiegherà come mai riesce a trovare i soldi per costruire 234 chilometri di muro tra Italia e Slovenia e non ne ha per tenere aperto un punto nascita d'eccellenza come Palmanova». Martines invita il presidente anche a illustrare sulla base di quali documenti tecnico-scientifici ha scelto di riaprire Latisana e chiudere Palmanova, e a chiarire cosa accadrà se Latisana non raggiungerà il minimo di legge di 500 parti all'anno. E rimanda al mittente l'invito alle dimissioni: «Quando i cittadini vedranno che il "Super ospedale di Palmanova" da realizzare entro fine anno, millantato da Fedriga, è un'autentica bufala, mi auguro che quegli stessi cittadini chiedano immediatamente le dimissioni del presidente». Lamine su navi o rotaia, dalla Regione 1,4 milioni (M. Veneto Udine) Francesca Artico - La Regione stanzia 1,4 milioni di euro per rinnovare il servizio di trasporto bramme via mare e su rotaia tra i porti di Monfalcone e i laminatoi della zona industriale dell'Aussa Corno. Soddisfatto l'assessore alle infrastrutture Graziano Pizzimenti, che spiega come l'importanza del provvedimento «secondo le proiezioni dell'amministrazione regionale, contribuirà a togliere dalle strade oltre 14mila automezzi». L'obiettivo è favorire il trasporto marittimo e ferroviario, alleggerire il traffico pesante su gomma, diminuire l'impatto ambientale legato al transito di camion nei centri abitati e migliorare, nel suo complesso, la qualità della vita dei cittadini del Fvg. Entrambi i soggetti che hanno presentato domanda alla Direzione competente sono stati ammessi al contributo, che verrà ripartito in base alle stime legate alla movimentazione delle merci delle due società sulla tratta interessata. «Una duplice risposta concreta della Regione - secondo l'assessore Pizzimenti - sia nei confronti dei problemi di viabilità legati ai lavori in corso per la realizzazione della terza corsia sull'A4, sia a vantaggio dei residenti del basso Friuli». 10
Il centro diurno di via Udine resta aperto. Tavolo a tre per sciogliere il rebus futuro (Piccolo Ts) Lilli Goriup - Il centro diurno di via Udine al momento rimane in funzione. Ieri mattina la struttura ha infatti aperto i battenti come qualsiasi altro giorno. Eppure era il primo luglio, ovvero la data inizialmente trapelata per la sua presunta chiusura. Nel frattempo, come preannunciato dall'assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli, è stato avviato il tavolo tra il Comune e gli altri due soggetti coinvolti nella negoziazione: la Fondazione CRTrieste, proprietaria dell'immobile, e la Comunità di San Martino al Campo, che gestisce le attività al suo interno. Quali siano i contenuti di tale trattativa non è però dato sapere: tutte le bocche sono cucite, a riguardo. Una svolta potrebbe arrivare il 16 luglio: in agenda c'è una riunione del consiglio di amministrazione della Fondazione. Il "mite" Grilli intanto dichiara: «Stiamo lavorando per trovare una soluzione. Fino ad allora, il centro non chiuderà. Ci sono vari elementi al vaglio della giunta. C'è anche un dialogo costruttivo, lontano dai riflettori. Non c'è fretta, né alcun aut aut in essere. Sono soddisfatto». L'assessore ribadisce altresì che «la società è cambiata: il problema esiste». Il riferimento è al fatto che la struttura di via Udine è spesso frequentata da migranti che, secondo la giunta Dipiazza, sono competenza della Prefettura e non del Comune. Una decina di giorni fa, quando il caso è esploso, lo stesso Grilli aveva spiegato che «oggi i senzatetto sono un numero esiguo. A loro si può dare un servizio migliore, mentre serve il coraggio di rimodulare quel centro, la cui funzione è cambiata». Ecco perché inizialmente lo si voleva chiudere. Quali siano adesso le opzioni sul tavolo non è noto. Sembra decisamente venuta meno l'ipotesi della rottura tra amministrazione comunale e Fondazione CRTrieste, prospettata dal primo cittadino Roberto Dipiazza all'indomani dell'aut aut posto da quest'ultima (in sintesi, o il centro rimane aperto o il Comune restituisce le chiavi all'ente di via Cassa di risparmio). Aveva tuonato Dipiazza: «Siamo pronti a restituire l'immobile alla Fondazione e a gestire con altre soluzioni i nostri senzatetto». Escluso ciò, ogni altro scenario rimane aperto.Il titolare del Welfare è risoluto nel non fare anticipazioni. Claudio Calandra di Roccolino, presidente di San Martino al Campo, si limita a dire: «Attendiamo la proposta del Comune». Calandra ha già avuto un confronto diretto con l'amministrazione comunale? Quale soluzione auspica? «Non ancora: aspettiamo appunto una proposta. Ovviamente auspichiamo la continuazione delle attività». Così Tiziana Benussi, presidente della CRTrieste: «Siamo in trattative, sia con la Comunità sia con il Comune. Intanto - sottolinea - il centro rimarrà aperto, serenamente». Conferma che le trattative sono in corso anche il vicesindaco leghista Paolo Polidori che, pur non essendo formalmente coinvolto nella vicenda, secondo qualcuno potrebbe rappresentarne un attore dietro le quinte. Dipiazza ieri invece era irraggiungibile. Stando alle voci, il coltello dalla parte del manico al momento sarebbe nelle mani della Fondazione CRTrieste. E in effetti non sembrerebbe una buona idea, da parte del Comune, arrivare allo scontro con uno degli enti benefici più prolifici nello sviluppo cittadino. Quel che è certo è che fino all'ultimo non si sapeva che cosa sarebbe successo, ieri. Secondo i beneinformati, in un primo momento l'idea come accennato era di chiudere dal 1° luglio. Tale data è stata smentita successivamente dallo stesso Grilli. La conferma che i tempi si sono effettivamente dilatati è arrivata quando, negli scorsi giorni, gli operatori impiegati in via Udine hanno scoperto che ieri sarebbero stati in turno. Di più però non trapela. 11
Il turismo "fabbrica" nuovi posti di lavoro. «Ma serve una regia per cavalcare l'onda» (Piccolo Ts) Luigi Putignano - «Che ci sia una crescita del turismo a Trieste è fuori di dubbio, e lo certificano anche i numeri». Giancarlo Carena, presidente Cna Trieste, offre la sua lettura dei dati sul turismo emersi l'altra settimana al primo degli incontri al San Marco dedicati proprio da Cna al trend del turismo locale (il secondo è in programma oggi, si legga il riquadro, ndr). Un trend che appare però ancora tutto da gestire e da comprendere. «Più che elucubrare su questi numeri - rileva Carena - occorre capire cosa questo sviluppo turistico sta producendo in città, anche al fine di evitare che non si trasformi in un fuoco di paglia». Ma quali sono questi numeri? Nel periodo 2014-2017 sono stati presi in esame sia il numero di contratti a tempo determinato, indeterminato, stagionale o intermittente attivati nell'arco temporale in questione, sia il numero di imprese che hanno operato sul territorio, e di conseguenza il numero medio annuo delle posizioni lavorative e anche i contributi versati che, essendo collegati alle retribuzioni, possono fornire un'idea del volume di reddito prodotto sul territorio grazie appunto alle attività turistiche. E i dati sono eloquenti e denotano un incremento del 40% di contratti in città rispetto al 29% nazionale, con il 2017 che ha segnato il maggiore aumento dei contratti di lavoro: è l'anno in cui è stata modificata la normativa che regolava il lavoro accessorio attraverso i voucher, determinando un drastico calo dell'utilizzo degli stessi dagli 852.415 del 2016 ai 228.114 del 2017, il 73% in meno, e un aumento di quelli a tempo determinato (+ 98%) e intermittente (+ 208%). In calo a propria volta del 5% i tempi indeterminati. Nel quadriennio 2014- 2017 a Trieste sono salite pure le retribuzioni nel settore, da 10.900.702 a 21.067.967 euro per quanto riguarda il lavoro a tempo determinato, con un incremento del 93%, decisamente più alto del + 14% relativi ai contratti a tempo indeterminato. Un altro dato utile a comprendere le dimensioni dello sviluppo turistico è rappresentato dal numero delle giornate retribuite: anche in questo caso, nel Triestino si è registrato un incremento del 26%, con un + 95% nei contratti a tempo determinato, un + 72% in quelli intermittenti, entrambi di molto maggiori rispetto a tempi indeterminati, dove le giornate retribuite nell'anno sono cresciute del 10%, e stagionali, che hanno fatto registrare un incremento modesto, del 4%. Parliamo di un dato, il 26%, superiore alla media nazionale del 24%, ma inferiore a quella del Fvg del 29%. Meno cristallino appare questo trend di crescita se si analizzano i dati delle imprese: a Trieste sono aumentate del 12%, come la media nazionale e leggermente sotto quella regionale: nel 2014 erano poco più di 950 mentre nel 2017 ammontavano a 1.050. Cresce meno che nel resto del Fvg il numero medio delle posizioni lavorative: il 22% registrato a Trieste (come quello nazionale) è al di sotto della media regionale, che è del 35%. Stesso discorso vale per i contributi versati dalle aziende: nel triennio a Trieste sono aumentati del 24% ma non quanto il contesto nazionale (+ 26%) e quello regionale (+ 39%). «L'elemento centrale della discussione - ancora Carena - è capire quali sono le strategie politiche e imprendtoriali che si possono mettere in campo. Ci aspettiamo che l'intervento dell'assessore Rossi di domani (oggi, ndr) possa dare una mano in questo senso. Di sicuro quella che oggi manca è una cabina di regia che sappia interagire con i diversi attori. Trieste è una città che ha numerosi contenitori culturali tra cui la Pescheria, al cui interno però, paradossalmente, forse l'ultima mostra di respiro internazionale è stata quella su Kounellis». Il bus a chiamata debutta con 20 richieste via web da Borgo San Mauro a Draga (Piccolo Ts) Lorenzo Degrassi - Ha debuttato ieri SmartBus, il nuovo servizio sperimentale di autobus a chiamata predisposto da Trieste Trasporti per le aree periferiche dell'altopiano. Figlio di un progetto pilota risalente a una dozzina di anni fa su spinta dell'allora Provincia di Trieste, da ieri SmartBus è operativo su un territorio che va da Borgo San Mauro a Draga Sant'Elia, passando per Monrupino e Cattinara. Una ventina le richieste complessive, sia dall'altipiano Est che dalle località più remote di quello Ovest. Degna di nota a riguardo, come sottolineato dal responsabile della comunicazione di Trieste Trasporti Michele Scozzai, la richiesta di un autobus per un gruppo di cinque abitanti della frazione di Malchina per un viaggio di collegamento sia in andata che in ritorno con il centro cittadino. Secondo la stessa Trieste Trasporti si è trattato di una prima risposta complessivamente buona, da parte dell'utenza, nonostante la partenza ad handicap dovuta all'errata comunicazione del numero telefonico al quale effettuare la richiesta del bus "a domicilio"... 12
Scontro sulle nomine dell'Apt: «Presidente soprammobile» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Francesco Fain Sono in minoranza in Apt. Ma i Comuni soci di centrosinistra (non tutti) dell'Azienda provinciale trasporti non hanno gradito come si sono messe le cose riguardo alla recente nomine del cda. Parlano di "incompatibilità" della presidente, l'avvocato Caterina Belletti, che definiscono «presidente soprammobile».«Dopo la nomina del nuovo cda di Apt (passato da 3 a 5 componenti per poter "accontentare" tutte le diverse espressioni della destra in assemblea), avvenuta grazie alla presentazione di una lista unica da parte dei soci, si sono lette nei giorni scorsi alcune prese di posizione dei sindaci di Monfalcone e Cormòns - scrive in una nota il sindaco di Romans Davide Furlan, a nome di tutti i colleghi di centrosinistra -. Da un'attenta lettura dei due interventi è facile capire il clima che si è respirato nell'assemblea del 24 giugno scorso, con il Comune di Monfalcone a imporre scelte per poter esercitare un'influenza dominante all'interno della società, alle quali gli altri Comuni di centrodestra non hanno saputo rispondere adeguatamente». La posizione è sottoscritta da Romans, Grado, San Canzian, Staranzano, Sagrado, Gradisca, Mariano, Savogna, Farra, Villesse e Doberdò ma ad esempio non c'è Turriaco come per altro avvenuto per la questione del lodo Irisacqua. Secondo i firmatari «lo spettacolo è stato imbarazzante quando Monfalcone e Pordenone (Atap) hanno letteralmente imposto come presidente il nome dell'avvocato Belletti, nonostante l'incompatibilità con qualsiasi delega operativa prevista dalla nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense) che all'articolo 18 recita testualmente: "La professione di avvocato è incompatibile (omissis) con la qualità di amministratore unico o consigliere delegato di società di capitali, anche in forma cooperativa, nonché con la qualità di presidente di consiglio di amministrazione con poteri individuali di gestione". In pratica avremo un presidente-soprammobile per la modica cifra di 18.000 euro all'anno». «È chiaro che a questo punto ci si possono attendere forzature rispetto all'indicazione chiara data dai soci, e cioè di attribuire tutte le deleghe al vicepresidente Sergio Signore e la delega al personale alla presidente uscente Sara Cumar. Quello che poi stupisce dell'intervento del sindaco Anna Cisint è il richiamo alla necessità di investimenti in mezzi nuovi e a favore delle fasce più deboli della popolazione (di Monfalcone), quando proprio il suo Comune ha preteso in assemblea che cospicue riserve di capitale di Apt (5 milioni) venissero ripartite lo scorso anno tra i soci e quest'anno venisse ripartito l'intero utile di esercizio maturato (2,5 milioni), risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per gli interventi richiamati dal sindaco». Concludono lodando il collega di Cormons, Roberto Felcaro che «bene ha fatto a rimarcare che Apt è patrimonio di tutto il territorio Isontino e che anche i piccoli comuni dovranno avere voce in capitolo rispetto alle scelte strategiche». La denuncia del Siulp: «Tagliati gli organici» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Appello per una reale "implementazione" del personale carcerario. A lanciarlo è il sindacato della Polizia di Stato, il Siulp. «Al di là, infatti, delle roboanti promesse di rafforzamento circolate recentemente, rivendicate da esponenti politici sia di livello locale che regionale - denuncia il sindacato - Gorizia non riceverà alcuna risorsa aggiuntiva rispetto a quelle attuali. Anzi, a fronte dell'invio di 16 operatori di cui solo 12 in Questura e 4 in Frontiera, nel medesimo periodo ne perderà circa il doppio per sopravvenuta quiescenza». In altre parole secondo il Siulp «non siamo alla riduzione del danno, ma al peggioramento di una situazione che, a nostro sommesso avviso, sarà impossibile sostenere nemmeno nel brevissimo periodo se a ciò si aggiunge l'ulteriore incremento di attività connessa al fenomeno dell'immigra-zione illegale». 13
L'amianto si è preso anche Abram, una vita spesa per la comunità (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Roberto Covaz - L'amianto si è preso un altro di noi. Ieri mattina all'ospedale di Monfalcone si è spento Roberto Abram. Aveva 74 anni. «È stato un grande», è riuscito a dire nella morsa della commozione Paolo Polli, suo amico da sempre, uno degli ultimi a salutarlo assieme alla moglie di Roberto, signora Danila, e alla figlia, signora Marzia. Già, non esiste aggettivo più efficace per ricordare Abram. Roberto è stato un grande amico, un grande generoso, un grande onesto, un grande lavoratore, un grande innovatore, un grande rompiscatole, un grande burbero, un grande cuore, un grande trascinatore, un grande progettista, un grande entusiasta, un grande comandante, financo un grande giocatore di hockey a rotelle.Cantierino fino ai primi anni Novanta, Abram diventa in quegli anni l'artefice del decollo, dal punto di vista sportivo e culturale, del circolo ricreativo Fincantieri. Un'associazione che diventa ben presto il fulcro di svariate attività. Abram non guarda al pedigree delle persone ma agli occhi. Si fida fino a prova contraria e chi collabora con lui sente il dovere morale di non deluderlo. Non è un tipo facile. Litiga se c'è da litigare, non evita gli scontri ma è il primo a tendere la mano e a sdrammatizzare. È al circolo ricreativo che Abram coltiva un sogno che riuscirà a realizzare: la costruzione della prima piscina coperta di Monfalcone. Sindaco Adriano Persi, presidente della Provincia Giorgio Brandolin; uomini d'azione che credono in Abram e costruiscono un percorso burocratico e amministrativo per mettere in condizione Roberto di realizzare il suo sogno. Che ben presto diventa quello di migliaia di monfalconesi. La piscina coperta è un gioiello. Abram dà l'anima in questa impresa, assume giovani, cerca il meglio, coinvolge senza tregua moglie e figlia. E poi raddoppia con la piscina scoperta. Altra intuizione vincente. E ancora il centro benessere.Ma Abram non ama i recinti. Eccolo, in ordine sparso, nella cooperativa che ripulisce il Lisert, eccolo soprattutto nell'impresa di garantire nuova vita alle Terme Romane. Da presidente della consulta comunale dello sport è l'artefice, nel 2012, del 90.o del calcio e dello sport monfalconese. «Quella di Abram è una perdita che rappresenta l'ennesima ferita alla città dovuta alle conseguenze dell'esposizione all'amianto che ha segnato e continua a segnare il nostro territorio in modo così tragico», ha dichiarato il sindaco Cisint. Il suo ultimo progetto era di costruire un monumento ai cantierini dove la bicicletta doveva essere l'elemento caratterizzante. Non era un chierichetto Abram, smadonnava se era il caso ma la sua religiosità era l'onestà, la parola da mantenere. Nelle riunioni ciascuno, detta la propria opinione, attendeva quella di Roberto. Se gli aggradava bastava il suo mitico intercalare, "va bene, va bene" pronunciato ogni due concetti, per capire che, appunto, andava bene così.Ma tutti gli uomini, anche i più forti e coraggiosi, hanno un nemico umano al quale è difficile resistere: la cattiveria. «Abram è rimasto vittima del lato bi della politica odierna, forgiata sul livore e sul veleno che sgorga dai social», confida un altro amico. Una banale disputa per gli spazi in piscina che vede contrapposti Abram e una società sportiva diventa la clava con cui la destra bastona la giunta di centrosinistra. Roberto ne esce con le ossa rotte e le tasche vuote. Gli viene sottratto il suo gioiello in nome di una presunta irregolarità nell'ottenimento della gestione del suo impianto. La sua giunta non lo difende, non riesce a cucire un percorso amministrativo che gli possa consentire di proseguire nella sua attività nella totale regolarità, come Roberto ha sempre fatto. Un percorso che poteva essere mutuato da Gorizia per un'analoga situazione. Invece no, Abram deve pagare per aver osato offrire a Monfalcone un'opportunità, per essersi permesso di indicare un futuro ai tanti giovani assunti, per la sua sete di fare per il bene della comunità. Nemmeno la gogna del Tribunale gli è stata risparmiata. Abram era un comunista ed è soprattutto rimasto un comunista: se solo l'ultima giunta di centrosinistra l'avesse ascoltato di più la destra nemmeno con le cannonate si prendeva il Comune.Molto altro ci sarebbe da vuotare dalla valigia dei ricordi di Roberto. Era meraviglioso quando, incitando gli altri a muoversi, diceva: «bim, bum, femo». Ci sarebbe da riflettere anche sulla malattia che ha portato alla resa di Roberto. Ma abbiamo ampiamente capito l'antifona: qui da noi meno si parla di amianto e meglio è. Però per noi vivi parlano i morti. 14
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