RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 1 aprile 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 1° aprile 2020
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Intensive esaurite a Udine e Pordenone. Ma il Friuli è pronto ad aumentare i posti (M. Veneto)
Calano i malati ricoverati in ospedale: 115 contagi in casa di riposo a Trieste (Piccolo)
Industrie di Monfalcone in pressing. Fincantieri pronta a riaprire già lunedì (Piccolo)
In arrivo il reddito di emergenza anche per precari, colf e badanti (M. Veneto)
Accredito delle pensioni in banca: «No alle file davanti agli sportelli» (Piccolo)
Buoni spesa, in Venezia Giulia, più di 10 mila persone in attesa (Piccolo)
Da Roma sono arrivate 900 mila mascherine. Il Friuli ne acquista altre (M. Veneto)
Paghe ai tecnici sanitari, solo 11 euro lordi l'ora. I professionisti insorgono (M. Veneto)
Il Consiglio vara aiuti alle imprese e all'agricoltura. Meno burocrazia (M. Veneto)
Agricoltura in difficoltà: sono a rischio gli stagionali (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 10)
Cigolot replica ai sindacati: solo 163 in ufficio su 756 (M. Veneto Udine)
Famila riapre dopo la sanificazione. I sindacati: servono più garanzie (M. Veneto Udine)
Ecco i buoni spesa: 4 mila le persone in forte difficoltà (M. Veneto Udine)
La tassa sui rifiuti slitta per tutti. Pagamenti rinviati anche ai cittadini (M. Veneto Udine)
Il saldo di febbraio non ancora pagato in Lavinox e Sarinox (M. Veneto Pordenone)
In vendita la merce rimasta in magazzino del Mercatone Uno (M. Veneto Pordenone)
Tre colossi bussano in Municipio per il maxi appalto dell'illuminazione (Piccolo Trieste)
Tari e tributi, stop al pagamento prolungato fino al 30 settembre (Piccolo Trieste)
Varato il piano di ripartenza economica. Dall'ente camerale 17 milioni di interventi (Piccolo Go-Monf)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Intensive esaurite a Udine e Pordenone. Ma il Friuli è pronto ad aumentare i posti (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - La situazione attuale non è di emergenza, con il 25% dei posti letto ancora liberi e un piano
di allargamento autonomo da parte della Regione che ha dispiegato appena metà del suo potenziale, ma va
tenuta sotto controllo. Specialmente perché gli ospedali di Udine e Pordenone hanno praticamente
esaurito - al 90% il Santa Maria della Misericordia e completamente il Santa Maria degli Angeli - i loro posti
per il virus nelle Terapie intensive. Così la giunta è corsa ai ripari, ha fatto completare a tempo di record i
lavori al dodicesimo piano dell'ospedale di Cattinara a Trieste e, anche grazie all'arrivo da Roma di 15
ventilatori, si appresa ad ampliare ulteriormente i posti letto a disposizione dei malati.LA SITUAZIONE
ATTUALE Lunedì è stato il giorno che, per la prima volta dall'inizio della crisi in Friuli Venezia Giulia, ha fatto
segnare la diminuzione dei pazienti ricoverati nei reparti di Terapia intensiva della regione che,
attualmente, toccano in totale quota 60, comprensivi dei 5 pazienti lombardi trasportati a Nordest le
passate settimane. Come detto, le situazioni con il maggiore tasso di occupazione - ma parliamo soltanto
dei letti riservati ai contagiati dal virus, non di quelli delle Terapie intensive tout court - si registrano a
Pordenone e Udine. Nella Destra Tagliamento sono occupati tutti e 15 i posti messi a disposizione al Santa
Maria degli Angeli, mentre a Udine siamo alla quasi totalità considerato che si tratta di 20 ricoverati a
fronte di 21 slot a disposizione. Va meglio, invece, a Trieste dove risultano essere occupati 11 posti letto sui
15 allestiti dall'Azienda sanitaria, così come a Gorizia dove sono ricoverate 10 persone, ma c'è spazio per
altre 5, a Palmanova dove siamo al 50% della disponibilità - 4 su 8 - e al Burlo Garofolo dove non c'è
nemmeno un paziente attualmente accolto a fronte di una dotazione pari a 4 stanze. In totale, dunque, il
tasso di occupazione dei posti-letto, in Friuli Venezia Giulia, si aggira attorno al 75% della disponibilità.il
piano della regioneAll'inizio della pandemia, cioè più o meno a metà febbraio prima ancora che in Friuli
Venezia Giulia si manifestasse il primo caso di contagio, la Regione aveva riservato, nelle Terapie intensive,
19 posti letto ai pazienti affetti da coronavirus. Pochi giorni dopo, a inizio marzo, questo totale è stato
allargato fino a 29 unità - 10 a Udine, 7 a Cattinara e 12 al Maggiore - considerato sia l'aumento dei casi in
regione sia la richiesta della Protezione civile nazionale di accogliere una parte di pazienti lombardi per
alleggerire il lavoro dei nosocomi di Cremona, Bergamo e Brescia. La "fase 2" della gestione, quella che
stiamo vivendo adesso, porta invece un aumento del totale fino a quota 94 suddivisi tra Udine (30 posti),
Trieste (15, tutti a Cattinara), Palmanova (21), Gorizia (16) e Pordenone (12). Attenzione, però, perché
questa parte del piano non prevede un ampliamento immediato della disponibilità, ma un passaggio
graduale e legato alle necessità contingenti delle Aziende. Così l'ampliamento, avviato due settimane or
sono quando si registrò un'occupazione pari a 28 posti letto sui 29 a disposizione all'epoca, è stato
adattato, giorno dopo giorno, fino ad arrivare, come accennato, all'attuale livello di 78 stanze per 60
pazienti. C'è, poi, una seconda opzione che fa salire i posti-letto fino a 155 unità - aggiungendocene a
Trieste 45 a Cattinara e 16 al Maggiore -, ma soltanto con l'aiuto del Governo.ventilatori e
cattinaraL'obiettivo adesso è quello di arrivare al centinaio di posti letto entro una manciata di giorni. Un
target fissato non soltanto per garantirsi un doveroso margine di sicurezza in caso di emergenza, ma anche
per riuscire a ospitare, in caso di richiesta, ulteriori pazienti provenienti da fuori regione. Si potrà
intervenire ancora su Udine e Palmanova, come previsto dalla seconda fase di allargamento, ma
soprattutto la Regione ha già completato i lavori al dodicesimo piano dell'ospedale di Cattinara e si
appresta ad allestire i nuovi reparti per dedicarli all'emergenza coronavirus. Nelle ultime ore, infatti, la
Protezione civile nazionale ha destinato al Friuli Venezia Giulia altri 11 ventilatori, dopo i 4 inviati a metà
della scorsa settimana, fondamentali alla predisposizione dei posti letto di Terapia intensiva. La Regione ne
aveva chiesti 240, ma con questo primo stock potrà, comunque, cominciare ad allestire le stanze del
nosocomio triestino e, combinandolo con interventi propri negli altri ospedali del Friuli Venezia Giulia,
superare quota 100 posti in Terapia intensiva dedicati al coronavirus.

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Calano i malati ricoverati in ospedale: 115 contagi in casa di riposo a Trieste (Piccolo)
Diego D' Amelio - Dopo settimane di incertezza sull'entità del fenomeno, Regione e Azienda sanitaria fanno
chiarezza sulla situazione delle case di riposo triestine, dove stanno crescendo ospiti e operatori colpiti dal
coronavirus. A ieri risultavano 45 anziani e 70 dipendenti positivi nelle 74 residenze giuliane, con i loro
quasi 3 mila posti letto. E sempre ieri, nonostante il numero di residenti sia meno della metà di quello della
provincia di Udine, Trieste è diventata la provincia con più casi, in una giornata che porta le cifre a 116
decessi (+9) e 1.593 positivi, ma che consolida la riduzione dei ricoveri (215 con un -14) e vede i guariti
arrivare a 320 (+35). Procede intanto il piano di assunzioni straordinarie della Regione, ma il fabbisogno è
lontano dall'essere colmato e pesa anche l'offerta economica troppo bassa per gli infermieri assunti per la
sola durata dell'emergenza.È il vicepresidente Riccardo Riccardi a dare le cifre su Trieste: «Ci sono 45 ospiti
e 70 operatori sociosanitari positivi, in un sistema che ha 2.930 posti letto» sul totale regionale di circa
diecimila. L'assessore non fornisce i nomi delle strutture interessate, che risultano al momento essere
quanto meno Casa Serena, Gregoretti, Itis, Emmaus e Mater dei, dove sono parecchi i pazienti con febbre in
attesa di tampone e dove le strutture hanno provveduto a isolare i reparti ed evitare passaggi di operatore
da un reparto all'altro. Riccardi spiega inoltre che sono interessate diverse le rsa, ovvero Igea, Mademar e la
rsa San Giusto ospitata all'interno all'ospedale Maggiore e trasformata in reparto ospedaliero Covid-19. Il
dato dei morti è aggiornato a lunedì e dice che fra i decessi registrati negli ospedali di Trieste, 12 sono di
persone provenienti da case di riposo e 8 da rsa, cui si aggiungono 29 morti per infezione contratta in
ospedale e 8 persone arrivate dal proprio domicilio. I deceduti hanno un'età media di quasi 84 anni e tutti
erano interessati da patologie pregresse. Desta preoccupazione poi l'alto numero di dipendenti positivi, con
la necessità per l'Asugi di reperire personale con competenze minime da far subentrare a chi si trova in
quarantena. Non mancano i problemi in Friuli, dove si contano morti nelle residenze di Mortegliano (17),
Pradamano (6), San Giorgio di Nogaro (3) e Zoppola (1). «Queste realtà - dice Riccardi - vanno tenute sotto
particolare osservazione e dove ci sono contagi c'è un controllo molto forte dell'Azienda sanitaria. Facciamo
assistenza sanitaria direttamente nelle residenze, perché il trasferimento in ospedale disorienterebbe gli
anziani e aumenterebbe i profili di rischio, già evidenti vista l'età. Le cure dell'unità speciale sono comunque
le stesse dell'ospedale». Il vicepresidente sa che non tutte le strutture hanno spazi adeguati a separare
ammalati, sospetti e negativi, ma «se ci sono le condizioni strutturali la divisione è importante».Le
federazioni provinciali dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil accusano intanto il Comune: «Nulla si sa
sull'organizzazione che si è dato per l'emergenza, né cosa sta succedendo a Casa Serena. Comune e Azienda
sanitaria sono accomunati da assoluta mancanza di informazioni».A ieri, i casi positivi accertati da inizio
epidemia sono 1.593, con un aumento di 92 su lunedì: la continua oscillazione del dato di incremento
viaggia assieme al numero di tamponi effettuati nella giornata, con un totale arrivato a quasi a 15 mila. La
provincia più colpita è ora Trieste: 545 casi (+51), cui seguono Udine con 536 (+12), Pordenone con 405
(+22), Gorizia con 98 (+7) e 9 non residenti. Nove i decessi in più: le 116 morti registrate si dividono fra 60 a
Trieste (+3), 38 a Udine (+4), 16 a Pordenone (+2) e 2 a Gorizia. Diminuisce il dato dei ricoveri, elemento
incoraggiante per i giorni a venire: stabile il numero delle 60 persone in terapia intensiva, calante quello dei
215 (-14) sistemati in altri reparti ospedalieri, cui si affiancano 885 casi in isolamento domiciliare. I guariti
sono 320 (+35).Il piano di assunzioni straordinarie della Regione comincia a muovere i primi passi. «Di
fronte al fabbisogno di 350 nuove unità - dice Riccardi - si è provveduto all'assunzione di 111 persone, tra
cui 20 medici e 80 infermieri», questi ultimi reperiti attraverso lo scorrimento della graduatoria dell'ultimo
concorso. Altri infermieri arriveranno, ma la legge prevede che abbiano tempo 30 giorni per rispondere alla
chiamata concorsuale e si fa intanto fatica a trovare persone disponibili all'assunzione per la sola durata
dall'emergenza. A causa della necessità di remunerare le agenzie per il lavoro interinale, infatti, infermieri e
tecnici riceveranno solo 11 dei 30 euro lordi previsti all'ora dai bandi: 6,50 euro netti per entrare in corsia
per pochi mesi, correndo il rischio concreto di ammalarsi di Covid-19.

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Industrie di Monfalcone in pressing. Fincantieri pronta a riaprire già lunedì (Piccolo)
Giulio Garau - La Nidec che fabbrica motori elettrici non ha mai interrotto il lavoro, Cimolai e Mangiarotti
attendono solo l'ok del Prefetto per riaprire già in questo fine settimana. Fincantieri ha rivoluzionato gli
ingressi del cantiere per affrontare la parte più difficile: scaglionare a colpi di 900 persone l'ingresso di
migliaia di addetti evitando assembramenti e il rischio contagi. Il colosso della navalmeccanica è pronto a
riaprire i cancelli già da lunedì, ma è chiaro che per questo settore non sarà così facile ripartire subito, è
molto più probabile che arrivi un ulteriore decreto per prorogare la chiusura di altri 15 giorni. Le industrie di
Monfalcone e del mandamento hanno iniziato il conto alla rovescia per tornare alla normalità, al lavoro e
alla produzione dopo un periodo di emergenza mai visto che intaccherà profondamente l'economia e il
mondo dell'industria. Chi ha approfittato per fare manutenzioni, chi ha sanificato, chi ha fatto lavori di
ristrutturazione se era possibile. Quello che è forse il più grande polmone industriale metalmeccanico della
regione freme per tornare a produrre e completare le commesse, per prima Fincantieri. Un quadro chiaro
quello che è emerso ieri durante il vertice organizzato dal Comune di Monfalcone e in particolare dal
sindaco Anna Cisint per verificare la situazione in atto nelle realtà produttive, industriali ed artigianali
presenti nel territorio. Un vertice condotto in gran parte in videoconferenza come ormai è diventata
consuetudine in questo periodo di emergenza alla presenza del sindaco e dei vertici dell'azienda sanitaria
ovvero il direttore generale Antonio Poggiana affiancato da un funzionario del Dipartimento di
prevenzione. Dall'alto lato del tavolo virtuale dalle grandi realtà come Fincantieri, Mangiarotti, Nidec, Sbe,
Cimolai e Nidec alle aziende più piccole. A rappresentarle il presidente del Consorzio economico del
monfalconese Renato Russo, sono quasi 150, assieme al direttore Cesare Bulfon e il direttore di
Confartigianato Marco Gobbo. Le prime riaperture riguardano Cimolai e Mangiarotti che puntano a
ricominciare già da domani, magari in maniera graduale e ridotta rientrando tra le aziende nel settore
energetico come Nidec che fa motori elettrici. I rappresentanti delle due aziende hanno illustrato le misure
che sono state prese e previste per il rispetto delle distanze tra i lavoratori, anche nell'accesso in fabbrica,
l'uso delle mascherine e le precauzioni per la sanificazione degli ambienti. Ed è stato annunciato anche che
è stato chiesto alla Prefettura di poter riprendere il lavoro già i questo fine settimana dopo aver completato
tutte le misure di prevenzione. In ogni caso è previsto l'utilizzo del telelavoro da casa per diversi dipendenti
degli uffici. Si tratta comunque di aziende che danno lavoro a blocchi di centinaia di lavoratoriMolto più
complessa la situazione della Fincantieri dove lavorano migliaia e migliaia di persone, un cantiere-città.
L'azienda in queste settimane di chiusura oltre a manutenzioni interne si è preparata per una possibile
riapertura in condizioni che per ora resteranno comunque di vigilanza ed emergenza per evitare diffusioni
del contagio. Per questo si è provveduto a fare incisivi lavori all'esterno dei cancelli di entrata dello
stabilimento di Panzano e nelle vie Marconi e Vespucci. Questo per collocare pedane, barriere e varie
attrezzature per allestire un vero e proprio percorso di incanalamento per diluire l'ingresso del personale e
per effettuare anche controlli sanitari. Fincantieri, ha spiegato il direttore ingegner Roberto Olivari, ha
organizzato il passaggio per l'entrata attraverso un tunnel che consenta un esame della temperatura dei
lavoratori con il termo-scanner.Le entrate saranno scaglionate, a gruppi di 900 persone, distanziate di
un'ora ciascuna per un turno di 8 ore in modo da evitare affollamenti. E ci saranno regole strettissime,
dall'obbligo delle mascherine e delle distanze di sicurezza in tutti gli ambienti a quelle per i pullmini delle
ditte esterne che dovranno avere un nunero ridotto di passeggeri e per i camionisti delle forniture che
avranno dei servizi separati. In queste settimane sono stati sanificati tutti i capannoni e gli edifici del
cantiere e le operazioni di disinfezione saranno fatte costantemente. Chi verrà sorpreso con una
temperatura a partire da 37, 5 gradi non potrà accedere al lavoro e invitato a presentarsi dal medico. Si
ricomincerà a lavorare così alla Fincantieri, che il cantiere apra lunedì o dopo Pasqua se ci sarà un ulteriore
(e probabile) decreto del governo che prolungherà le chiusure di altri 15 giorni. E queste condizioni di
lavoro, per tutelare i lavoratori e per permettere la ripresa produttiva, dureranno a lungo.

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In arrivo il reddito di emergenza anche per precari, colf e badanti (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Ci sono gli stagionali che a fine febbraio non avevano ancora sottoscritto un contratto.
Ci sono le colf e le badanti, molte impossibilitate a lavorare. Ci sono i precari, che non hanno
un'occupazione stabile e quindi sono esclusi dagli ammortizzatori. Per tutte queste persone, già con il
prossimo decreto in uscita nei primi giorni di aprile, il Governo sta pensando ad un "reddito di emergenza".
È - nelle intenzioni - una misura nuova, che non ha a che fare con il reddito di cittadinanza, e che dovrebbe
oscillare tra i 400 e i 500 euro mensili per un massimo di due mensilità.È una misura aggiuntiva a quelle già
varate, come i 400 milioni assegnati ai Comuni per le borse alimentari o i 600 euro una tantum per partite
Iva e professionisti (che dovrebbero salire a 800), la cassa integrazione in deroga e quella classificata "Covid
19". Nelle intenzioni sarà un sussidio che ha l'obiettivo «di non lasciare solo nessuno», assicurando a tutti i
cittadini, quindi, risorse sufficienti per sopravvivere in questi mesi difficili.In Friuli Venezia Giulia «credo che
il reddito di emergenza possa interessare i disoccupati di lunga durata, ovvero - spiega Villiam Pezzetta,
segretario generale della Cgil regionale - persone che hanno un'età superiore ai 50/55 anni, con una
scolarità medio-bassa, e che faticano a trovare un'occupazione stabile. Ma anche persone che hanno
un'invalidità parziale e che non riescono a trovare un lavoro duraturo. E colf e badanti che, sebbene nessun
decreto abbia sospeso le attività di riferimento, a causa dell'emergenza coronavirus hanno perduto il lavoro
e non riescono a trovarne uno nuovo».Se questa è la platea, e a fronte di stime nazionali che parlano di
circa 2 milioni di individui, in Fvg potrebbero essere alcune migliaia le persone interessate, ma per essere
più precisi occorrerà attendere i dettagli della misura per capire chi siano davvero i potenziali beneficiari e
quali i criteri per essere destinatari della misura di sostegno. Par di capire che non sarà una misura "a
pioggia", ovvero erogata a tutti, ma sottoposta ad alcuni vincoli, uno fra tutti quello reddituale. Tra i
requisiti potrebbe esserci anche quello di aver svolto, anche per brevissimo tempo, un periodo lavorativo
nel corso del 2019 e di aver quindi subito una contrazione del reddito nei primi mesi di quest'anno legata
all'emergenza sanitaria. Un esempio potrebbe essere il lavoratore a termine in attesa di un nuovo contratto
che, a causa del coronavirus e del blocco delle assunzioni da parte delle aziende, non si è perfezionato.
L'importo, come detto, dovrebbe oscillare tra i 400 e i 500 euro al mese e potrebbe venire erogato sotto
forma di denaro contante oppure mediante il pagamento di bollette o affitti. Per evitare la trasformazione
in sussidio tout cour, potrebbe essere collegato in seguito ad altre misure utili per un accompagnamento al
lavoro.Per Pezzetta «bene, ovviamente, gli interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione, ma
forse è ora di andare oltre le misure spot e iniziare a programmare. Serve un sistema che sia di supporto al
mondo del lavoro e alle famiglie che prevede l'esistenza di un disegno, di un progetto. E prim'ancora serve
un'idea di quale modello di welfare sociale si intende realizzare e poi questo modello va costruito in modo
tale da essere credibile, sostenibile e gestibile».Oltre all'annunciato reddito di emergenza, ieri è arrivata la
notizia della firma dell'accordo tra l'Abi, l'associazione delle banche italiane, e le principali associazioni di
categoria, sull'anticipo della cassa integrazione da parte degli istituti di credito. Avevamo scritto nei giorni
scorsi della criticità già rilevata sui tempi di erogazione degli ammortizzatori sociali da parte dell'Inps,
riprendendo l'allarme dei Consulenti del lavoro circa l'oggettiva impossibilità del rispetto della data del 15
aprile prevista dal Governo, ma anche le difficoltà delle aziende - alle prese con problemi di liquidità - di
anticipare la cig ai propri dipendenti. L'intesa consente il versamento direttamente sui conti correnti dei
beneficiari degli importi degli ammortizzatori sociali previsti dal decreto "Cura Italia". Le banche
convenzionate potranno così dare un anticipo fino a 1.400 euro ai lavoratori messi in cig a zero ore per
nove settimane, la durata massima ad oggi prevista dal decreto del 17 marzo per la cig ordinaria e in deroga
con causale Covid-19. Si tratta, quindi, di 700 euro circa al mese. Gli importi saranno ridotti in caso di
durata inferiore o di part time. L'accordo prevede anche che l'anticipo sia senza costi per i lavoratori.
Definite anche modalità snelle per chiedere l'anticipo: sarà sufficiente telefonare alla propria banca e
inviare un modulo online senza necessariamente recarsi agli sportelli.

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Accredito delle pensioni in banca: «No alle file davanti agli sportelli» (Piccolo)
Marco Ballico - In banca si accede per appuntamento. E solo se davvero necessario, visto che il bancomat
può essere un utile alleato alla cassa del supermercato, una delle poche attività aperte in queste settimane
di lockdown causa coronavirus. La segretaria generale Fisac Cgil del Fvg Elisabetta Faidutti vede il primo
aprile sul calendario e lancia un appello alle migliaia di pensionati della regione: «Non vadano allo sportello
per ritirare soldi, inutile provocare assembramenti». Se in posta è stato possibile scaglionare le presenze
dal 26 marzo, l'avvio da oggi dell'accredito delle pensioni nelle banche fa temere che tanti anziani, abituati
a utilizzare i contanti per i vari pagamenti, possano mettersi in coda agli sportelli per prelevare denaro, o in
cassa o ai bancomat fuori dalle filiali, creando così assembramenti.Crédit Agricole FriulAdria fa sapere
perciò di avere organizzato appuntamenti dedicati per chi allo sportello ci dovrà proprio andare, con la
possibilità di ritiro del contante oggi per i cognomi dalla A alla F, domani per quelli dalla G alla P e venerdì
per quelli dalla Q alla Z. Luca Occhialini, presidente di BancaTer e della Federazione delle Bcc regionali,
informa a sua volta che il mondo del credito cooperativo ritiene di poter gestire al meglio l'afflusso alle
filiali, «previo appuntamento telefonico». Lo stesso messaggio arriva da Credem. Per coloro che non sono
in possesso della carta bancomat o che abbiano eventuali inderogabili esigenze è stata attivata
l'organizzazione del ritiro pensioni in filiale, ma solo al mattino e su appuntamento per evitare
assembramenti.Filiali invece aperte anche al pomeriggio, da oggi a venerdì e sempre per appuntamento,
per UniCredit, mentre Intesa Sanpaolo sta contattando i clienti per organizzare gli incontri in base agli orari
degli sportelli. Ferma restando per tutti, come da protocollo sottoscritto il 24 marzo tra Abi e organizzazioni
sindacali, la necessità di adottare le misure di sicurezza. Il ritiro diretto della pensione in banca, da parte di
chi non usa la strada dell'accredito in conto corrente, interessa circa un migliaio di persone in Fvg. Ma è
molto più vasta la platea dei pensionati che preferiscono avere i soldi in tasca pur se in possesso del
bancomat. «Anche chi ce l'ha, ed è spesso poco incline al suo utilizzo - osserva Faidutti -, si presenterà
comunque allo sportello domani (oggi per chi legge), nel giorno dell'emissione della pensione per ritirare il
denaro in contanti, con il risultato di creare, in questo delicato momento, una situazione potenzialmente
pericolosa». Di qui, oltre agli inviti a utilizzare nei giorni successivi il bancomat e a prendere appuntamento
via telefono, la segretaria Fisac Cgil Fvg non dimentica di tener conto che le pensioni saranno
eventualmente a disposizione anche nei giorni a seguire, e non certo solo oggi. La stessa linea pure di Abi
che a sua volta già nei giorni scorsi ha rivolto «un appello ai pensionati a non recarsi nelle filiali bancarie,
utilizzando i canali che non richiedono presenza fisica e i bancomat all'esterno», non solo oggi ma nei giorni
successivi proprio per evitare assembramenti.Sempre rivolta ai clienti, Faidutti non dimentica infine di
ricordare che le assicurazioni hanno allungato i tempi della copertura a scadenza della polizza da 15 a 30
giorni (sempre che non si cambi compagnia). Nota critica, tuttavia, per banche e assicurazioni che «hanno
illegittimamente imposto le ferie a gruppi di lavoratori che già erano stati messi in sicurezza con lo
svolgimento dell'attività in smart working o in remoto».

Buoni spesa, in Venezia Giulia, più di 10 mila persone in attesa (Piccolo)
triesteLa direzione Autonomie locali della Regione ha dato ieri il via libera al decreto sui "buoni spesa". I
Comuni potranno così distribuire un importo complessivo che, considerando l'intero territorio del Friuli
Venezia Giulia, sarà pari a 6.604.124 euro. «La Regione continua a fare tempestivamente la sua parte - ha
sottolineato l'assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti -. Abbiamo già assunto l'impegno di spesa e
autorizzato la liquidazione delle risorse statali destinate a queste misure urgenti di solidarietà alimentare».
I Servizi sociali dei Comuni nel frattempo stanno ultimando la stesura di regolamenti ed elenchi delle
persone che potranno beneficiare del bonus spesa, un computo non facile. Secondo le prime stime
riguardanti Trieste e Gorizia, ma in linea con il trend nazionale, la somma potrebbe aggirarsi attorno ai 100
euro a persona. Se questa cifra fosse confermata, nel caso di Trieste l'importo di 1 milione e 78 mila euro
destinato al Comune potrebbe consentire di dare un aiuto a un massimo di circa 9-10 mila persone. A
Gorizia i 182 mila euro previsti darebbero un po' d'ossigeno ad almeno 1.500 persone. Si tratta però, per il
momento, di una previsione del tutto indicativa e ipotetica, in grado se non altro di dare un'ordine di
grandezza dell'impatto che potrebbero avere i buoni. In settimana verranno ufficializzate dai Comuni cifre e
tempistiche, oltre alle procedure per la richiesta che dovrebbero comprendere l'autocertificazione. I buoni
saranno utilizzabili per l'acquisto di generi alimentari o prodotti di prima necessità...

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Da Roma sono arrivate 900 mila mascherine. Il Friuli ne acquista altre (M. Veneto)
Christian Seu - Centinaia di migliaia di mascherine, 3 mila tamponi. Ma anche 208 caschi per la ventilazione
e 1.800 tute usa e getta. E' il materiale che il Dipartimento della Protezione civile nazionale ha destinato al
Friuli Venezia Giulia nel primo mese dell'emergenza legata alla diffusione del coronavirus.
Complessivamente alla nostra regione sono stati destinati 1.163.150 pezzi di materiale consumabile e 1.768
prodotti non consumabili, come occhiali, termometri e ventilatori polmonari, che restano in dotazione al
Sistema sanitario regionale, riutilizzabili nell'arco di queste settimane cadenzate dall'attività di contrasto al
dilagare del Covid-19. I dati sono diffusi a partire da lunedì sera (e aggiornati quotidianamente, due volte al
giorno) dallo stesso Dipartimento, per volontà del commissario straordinario Domenico Arcuri, che dopo le
polemiche di alcune regioni sugli approvvigionamenti di materiale sanitario ha voluto così dare il via a una
sorta di operazione-trasparenza. Una polemica che non ha lasciato fuori neppure il Friuli Venezia Giulia, con
il governatore Fedriga che dieci giorni fa aveva pubblicato l'elenco dei (pochi) materiali fino ad allora
consegnati dal Dipartimento nazionale per fronteggiare la situazione d'emergenza. Da allora la situazione è
sensibilmente migliorata, in particolare negli ultimi giorni, quando i trasferimenti di macchinari e prodotti in
direzione della nostra regione sono aumentati...

Paghe ai tecnici sanitari, solo 11 euro lordi l'ora. I professionisti insorgono (M. Veneto)
Viviana Zamarian - Compensi orari differenti previsti per l'assunzione di personale sanitario durante
l'emergenza da coronavirus a seconda che il reclutamento avvenga direttamente tramite le Aziende
sanitarie o attraverso l'agenzia interinale. Perché se nel primo caso ammontano a 30 euro lordi - come si
legge nell'avviso per l'assunzione di tecnici di radiologia, infermieri, assistenti sanitari, tecnici di laboratorio
e della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, firmato dal direttore generale
dell'Azienda regionale di coordinamento per la salute Giuseppe Tonutti - , quelli proposti dall'agenzia del
lavoro Gi Group si riducono a 11 euro lordi (circa 6,5 netti). A sollevare il caso sono stati Alessandro Beux e
Giorgio Sirotti, rispettivamente presidente nazionale e regionale della Federazione nazionale ordini dei
tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della
prevenzione. Un caso che sarà anche oggetto di una interrogazione alla giunta Fedriga della consigliera
regionale dei Cittadini Simona Liguori.«Almeno uno dei soggetti che hanno risposto - dichiarano Beux e
Sirotti - afferma di aver ricevuto una telefonata da parte di una delle Aziende sanitarie della Regione con la
quale, in riferimento alla sua candidatura, gli si indicava di rivolgersi alla società Gi Group facendo
riferimento un annuncio pubblicato sul sito internet. La persona ha contattato la società e si è trovata di
fronte a una condizione economica sensibilmente diversa da quella di partenza: non più 30 euro lordi ma
11». Una somma che «rappresenta una vergogna». «Non essendoci chiara quale sia la relazione emersa tra
Azienda sanitaria e società Gi Group, che pare aver generato una modifica tanto incidente sulla
determinazione della netta oraria, quel che, a prescindere da tutto, risulta inammissibile è che ai
professionisti sanitari ricercati per gestire l'emergenza Covid-19, coi rischi di contagio e morte che ciò
comporta, vengano proposti 6,50 euro netti/ora. Una vergogna!» riferiscono i due presidenti...

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Il Consiglio vara aiuti alle imprese e all'agricoltura. Meno burocrazia (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Accordo bipartisan in Consiglio regionale per il via libera ai sedici articoli di legge pensati
per contrastare con ancora più forza l'emergenza economico-sociale causata dal coronavirus.le misure
varate dall'aulaNel pacchetto di interventi approvato dall'Aula - in via telematica - si dispongono proroghe
dei termini delle domande e dell'utilizzo degli incentivi regionali, l'erogazione, in via anticipata e fino al
90%, del pagamento degli stessi già concessi e impegnati al 30 marzo, l'anticipo del 50% del contributo
erogato nel 2019 agli enti, associazioni e istituzioni dei corregionali all'estero, la sospensione dei termini e
degli effetti degli atti amministrativi rilasciati dalla Regione in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020,
nonché la proroga di ulteriori sei mesi dei titoli edilizi aventi efficacia tra il 31 gennaio e la data di fine
emergenza. Inserite, quindi, la continuità dell'erogazione degli incentivi per i percorsi di socializzazione e
integrazione nei luoghi di lavoro delle persone disabili anche durante la sospensione di tali iter, le
agevolazioni per il sostegno delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie tramite il Fondo per
l'autonomia possibile e per l'assistenza a lungo termine, le deroghe alle prescrizioni del regolamento sui
requisiti per l'erogazione dei servizi essenziali di assistenza nelle residenze per anziani, pur nel rispetto delle
misure di sicurezza.IMPRESE E AGRICOLTURAVia libera, andando oltre, all'inclusione, grazie a un
emendamento dei Cittadini, delle imprese artigiane tra quelle dei settori ricettivo, turistico e del
commercio destinatarie dei contributi in forma di credito di imposta, nonché l'intervento a sostegno delle
aziende della regione erogando i contributi sulla base della sola presentazione della domanda e delegando
ai Centri di assistenza tecnica per le imprese artigiane (Cata) e alle Imprese del terziario (Catt Fvg) le
funzioni amministrative della concessione. Ok, poi, all'attivazione in via straordinaria, per il settore agricolo
e agroalimentare del Programma anticrisi Covid-19 finalizzato a sostenere le esigenze di liquidità dei due
comparti e alla conferma dei finanziamenti previsti dalla legge regionale in materia di semplificazione della
normativa del settore terziario, in particolare relativamente agli interventi non conclusi entro il 31
dicembre dello scorso anno, dove i Comuni avranno 30 giorni per presentare la domanda di conferma del
contributo.LA MAGGIORANZA«Trovo di assoluto buonsenso il lavoro svolto dal presidente Massimiliano
Fedriga e dalla sua giunta. E, in articolar modo, plaudo alla volontà dall'assessore all'Agricoltura, Stefano
Zannier, che, al fine di sostenere le esigenze di liquidità corrente del sistema produttivo agricolo ha fatto sì
che la giunta impartisse al Fondo di rotazione specifici indirizzi per la sottoscrizione di un accordo con le
banche convenzionate». Così il consigliere della Lega, Diego Bernardis, ha commentato l'approvazione del
disegno di legge mentre gli eletti di Forza Italia Giuseppe Nicoli, Mara Piccin e Franco Mattiussi hanno
sostenuto che «la Regione sta facendo la sua parte, ma ora tocca al Governo», mentre i due consiglieri di
Progetto Fvg Mauro Di Bert ed Edi Morandini hanno evidenziato il «valido intervento a sostegno del settore
agricolo, duramente colpito durante il primo mese di emergenza sanitaria ed
economica».L'OPPOSIZIONEChiara la posizione del Pd per bocca di Sergio Bolzonello. «All'interno delle
misure urgenti a sostegno dei comparti produttivi, grazie al nostro contributo, e ne siamo lieti - ha detto il
capogruppo dem - ci saranno anche degli interventi straordinari in termini di risorse per il Fondo di
rotazione regionale nel settore agricolo». Non del tutto positivo, invece, il giudizio di Furio Honsell.
«Nonostante gli emendamenti della giunta - ha spiegato il consigliere di Open Sinistra Fvg - e le modifiche al
testo iniziale della legge riscontro ancora che alcune fasce della popolazione o alcune realtà non sono prese
in considerazione dalle misure attuate da questa amministrazione. I provvedimenti economici per le
aziende che vengono decisi oggi in questo provvedimento devono affiancarsi a norme e azioni dedicate ai
cittadini, alle famiglie e ai lavoratori che si trovano in un momento difficile, soprattutto i lavoratori a
chiamata o precari. Molte famiglie si trovano improvvisamente in difficoltà anche solo per pagare l'affitto di
casa. Un'altra problematicità che si riscontra nelle aziende è relativa all'assenza di efficaci dispositivi di
protezione individuali per i lavoratori».

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Agricoltura in difficoltà: sono a rischio gli stagionali (M. Veneto)
Maurizio Cescon - La terra friulana, in primavera, dà i suoi frutti. Dagli asparagi alle fragole, agli altri ortaggi.
Ma c'è il rischio, concreto, che se la situazione sanitaria non si alleggerisce, molta roba resti sui terreni,
perchè non ci sono braccianti a raccoglierla. Le aziende familiari o i grandi gruppi super strutturati se la
cavano lo stesso, ma in mezzo c'è tutta una serie di realtà agricole che potrebbero risentirne. Il numero
degli stagionali, in regione, tra coloro che fanno raccolta di mele e altra frutta, la vendemmia, la potatura
delle vigne e il lavoro di impianto barbatelle, arriva a circa 2.500 unità. Sono in gran parte stranieri, molti
sloveni. Adesso con la chiusura dei confini, sarà impossibile far giungere dall'estero manodopera per questo
tipo di preziose mansioni.La preoccupazione ha fatto capolino anche negli uffici dei vertici di Coldiretti. «Il
ministro Bellanova, aprendo la discussione su una delle questioni poste dall'emergenza sanitaria, quella dei
lavoratori stranieri in agricoltura, pone sicuramente un tema rilevante in alcune zone del Nord - dice il
presidente regionale Michele Pavan - . I lavoratori stranieri contribuiscono, con l'inquadramento da
stagionali, a dare un contributo nelle campagne e, di conseguenza, alla filiera agroalimentare. In Friuli
Venezia Giulia la loro presenza non ha però i numeri di altre regioni vicine, penso in particolare al Veneto e
al Trentino Alto Adige. Nel nostro caso la dimensione delle aziende e anche la conformazione del terreno
fanno sì che in buona parte possano essere sufficienti la manodopera locale e la dotazione di attrezzature.
Mi riferisco in particolare alla raccolta dell'uva in zone di pianura con le macchine vendemmiatrici. Nei Colli
orientali e in Collio, invece, ci danno una mano vari lavoratori di provenienza slovena, con i quali contiamo
di non perdere i rapporti di lavoro quando si arriverà alla vendemmia. Per quanto riguarda la frutticoltura,
le aziende solitamente operano con risorse locali. Proprio per le piccole dimensioni dell'attività. Di certo,
comunque, questa emergenza, ripropone il tema irrisolto della mancanza di flessibilità contrattuale lasciata
alle imprese dopo l'abrogazione di uno strumento, quelle dei voucher, che era utile e utilizzato in modo
rispettoso delle normative. Giovani e anziani venivano impiegati nella soddisfazione loro e delle aziende, è
stato un errore negare quell'opportunità. Coldiretti è impegnata non a caso per far sì che i voucher, come
erano concepiti per il lavoro stagionale in agricoltura all'inizio, siano ripristinati. In questo modo si potrebbe
anche dare un aiuto concreto ai lavoratori che sono in cassa integrazione».Confagricoltura, che rappresenta
appunto realtà più grandi, non vede problemi insormontabili per il reperimento di stagionali, perchè di
solito le aziende hanno dipendenti fissi, che quindi possono anche svolgere le mansioni di raccolta, se
dovesse essere necessario.«Più che la carenza di manodopera per le operazioni agricole, le nostre aziende
sottolineano il rischio siccità che sta rendendo difficili le semine - dice il presidente di Confagricoltura Friuli
Venezia Giulia, Philip Thurn Valsassina -...

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CRONACHE LOCALI

Cigolot replica ai sindacati: solo 163 in ufficio su 756 (M. Veneto Udine)
«Sorprende che i sindacati critichino il Comune di Udine dopo tutte le iniziative avviate per far fronte
all'emergenza coronavirus e tutelare i dipendenti». L'assessore al Personale, Fabrizio Cigolot non ha
nascosto il suo disappunto dopo la nota inviata da cinque sigle sindacali che invitavano Palazzo D'Aronco ad
applicare quanto previsto dal decreto esentando dal lavoro chi è impossibilitato a svolgerlo.«Lunedì e
martedì erano in servizio nelle sedi comunali 163 persone su 756 - sottolinea Cigolot - e già questo la dice
lunga sullo sforzo compiuto dal segretario Carmine Cipriano e dagli uffici che voglio ringraziare per questo.
Al momento sono già stati organizzati 294 progetti di smart working e 260 di questi sono già operativi. Mi
sembra un ottimo risultato. Alcuni dipendenti come per esempio i custodi degli impianti sportivi non
potendo esercitare sono stati esentati dal lavoro ma, come prevede anche la legge, si tratta di una extrema
ratio che valuteremo anche per i servizi educativi e le mense scolastiche che al momento sono chiuse. La
norma prevede che prima di esauriscano le ferie pregresse e poi si faccia ricorso anche ad altre opportunità
come la banca ore o i congedi parentali per esempio. Quello che dispiace è che in una fase di emergenza
come questa la Cisal abbia rivendicato straordinari e aumenti che oggi più che mai suonano come dei
privilegi». C.RI.

Famila riapre dopo la sanificazione. I sindacati: servono più garanzie (M. Veneto Udine)
Alessandra Ceschia - Il punto vendita del Famila di via Roma a Tricesimo ha riaperto i battenti ieri dopo che
la direzione ha completato le operazioni di sanificazione per la prevenzione del contagio da Covid-19, ma
dai sindacati si leva grido di allarme. A lanciarlo è la Cisal di Udine per voce del segretario generale Raffaella
Palmisciano e di Arianna Tofani, responsabile del Terziario, che hanno inviato una segnalazione al gruppo
Unicomm srl titolare dei punti vendita. «Esprimiamo solidarietà per l'azienda e non intendiamo dire che il
punto vendita debba restare chiuso, ma bisogna garantire la tutela dei dipendenti esposti al contagio e
della clientela» premette Palmisciano. «Siamo venuti a conoscenza, come Cisal terziario di Udine, che
presso il punto vendita Famila di Tricesimo è stato diagnosticato un caso di contagio da Covid-19 abbiamo
pertanto manifestato la nostra protesta più vibrata poiché siamo stati informati - spiega Tofano - che in
contrasto con la legislazione nazionale emanata per la prevenzione dei contagi e con le stesse direttive
aziendali una dipendente ha continuato a lavorare in totale assenza dei dispositivi di protezione individuale
pur accusando qualche problema di salute». I vertici della Cisal udinese hanno anche espresso
preoccupazione in relazione al possibile rischio di contagio, poiché parte del personale ha prestato la
propria attività anche in altri punti vendita. «È risultato che in questo ultimo periodo - sottolinea Tofano - si
sono verificate operazioni di mobilità dei lavoratori fra i punti vendita Mega di viale Palmanova a Udine,
A&O di Udine e Famila di Tricesimo». Per questo Cisal terziario chiede l'avvio di un'indagine interna volta a
verificare le eventuali responsabilità del personale incaricato a far rispettare le direttive in materia di
sicurezza sul lavoro. I sindacati chiedono anche su quali basi sia stata disposta la riapertura del punto
vendita. «Come tutti i nostri clienti hanno potuto verificare di persona - è la risposta del gruppo Unicomm -
abbiamo seguito con rigore assoluto, fin dai primi giorni dell'emergenza, le indicazioni delle autorità
sanitarie e delle istituzioni pubbliche dotando nel tempo più breve possibile i nostri collaboratori di
mascherine, guanti e prodotti per la sanificazione. Pertanto non ci risulta nel modo più assoluto che
nessuno dei nostri dipendenti fosse senza mascherina nel compiere l'attività lavorativa, così come non è
mai accaduto nelle ultime settimane che il dipendente che ha accusato sintomi febbrili abbia svolto attività
lavorativa all'interno di punti vendita diversi da quello di Tricesimo. Chiariamo, infine, che la scelta di
chiudere il negozio nella giornata di lunedì è stata presa dall'azienda unicamente in via precauzionale e non
su richiesta delle autorità sanitarie, per poter procedere alla sanificazione totale degli spazi di lavoro,
attività che non poteva essere efficacemente svolta con il negozio in piena funzione».

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Ecco i buoni spesa: 4 mila le persone in forte difficoltà (M. Veneto Udine)
Cristian Rigo - Arrivano i buoni spesa per sostene le famiglie in difficoltà a causa del coronavirus. Il Governo
ha stanziato 6 milioni per il Fvg e a Udine ne spettano 526 mila euro. «Una cifra - ha illustrato il sindaco,
Pietro Fontanini - che ci consentirà di dare un piccolo aiuto a circa 4 mila persone, 2 mila famiglie secondo
le stime dei nostri uffici». Ieri ha giunta ha individuato i criteri per la ripartizione degli aiuti che si
tradurranno in buoni spesa. «Si potranno acquistare solo generi di prima necessità nei market
convenzionati con il Comune - ha sottolineato Fontanini -, niente alcol né tabacco». A decidere chi avrà
diritto all'aiuto sarà l'ambito socio assistenziale che complessivamente ha a disposizione circa 800 mila
euro. «Noi abbiamo individuato alcuni criteri generali - spiega il primo cittadino -. Per sveltire le pratiche
non ci sarà bisogno di compilare alcun Isee, basterà un'autocertificazione. Tutte le domande saranno
vagliate dai servizi sociali. L'intento è quello di dare un sostegno a chi non ha reddito né percepisce altri
aiuti come il reddito di cittadinanza o di inclusione o la cassa integrazione». Il principio insomma è
semplice: se non sei in grado di pagare la spesa, avrai a disposizione un buono. «Per i single sarà di cento
euro - precisa Fontanini -, somma che crescerà in base al numero dei componenti fino ad arrivare a 250
euro per le famiglie composte da 4 persone e 300 per 5. Poi ci saranno ulteriori aspetti da valutare come la
presenza di bambini piccoli». L'assessore alla Salute, Giovanni Barillari ha poi presentato un progetto per
garantire anche un sostengo psicologico: «Vista la drammaticità della situazione che anche la nostra città si
trova a vivere a causa della pandemia del coronavirus e considerata la sensazione di isolamento, di
disorientamento e di sconforto che può avere colpito in vari modi i nostri concittadini più fragili e
vulnerabili, il Comune di Udine anche a nome dei Comuni dell'Ambito socio assistenziale Friuli Centrale, ha
chiesto al Distretto sanitario di poter istituire uno sportello di servizio psicologico per famiglie e operatori
coinvolte nello stile di vita o negli affetti dalle restrizioni necessarie per il contenimento dell'epidemia,
come da nostri concittadini richiesto e segnalato anche attraverso il numero verde del servizio No alla
Solitudine». È stato di conseguenza attivato un servizio di supporto psicologico e sociale rivolto ai cittadini
(per adulti e minori) al Distretto sanitario di Udine, coordinato dal dottor Calvani.«In particolare - spiega
Barillari - sarà possibile ricevere un aiuto qualificato per la gestione di stati d'ansia e paure da
contaminazione, problematiche familiari e relazionali precedenti e nuove acuite dalla vicinanza forzata e
per ricevere supporto alle persone in isolamento». Il servizio è arrivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 15,
0432 - 553744 (consultorio. udine@asufc. sanita. fvg. it), con possibilità di collegamento anche via skype.
«Contestualmente - aggiunge l'assessore -, abbiamo ricevuto anche analoga disponibilità da parte del
Consultorio familiare "Friuli" onlus, che offre un servizio di sostegno psicologico su basi di volontariato a
supporto alle situazioni di stress, di dolore, e di solitudine.Si può quindi chiamare il 393-8170149, lunedì,
mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18».

La tassa sui rifiuti slitta per tutti. Pagamenti rinviati anche ai cittadini (M. Veneto Udine)
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Il saldo di febbraio non ancora pagato in Lavinox e Sarinox (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Niente saldo del quaranta per cento dello stipendio di febbraio per i 97 addetti della Lavinox
e i 22 della Sarinox, entrambe realtà di proprietà del Gruppo Sassoli e ubicate nello stesso stabilimento di
Villotta di Chions: ieri le maestranze attendevano il pagamento delle spettanze, ma sui conti correnti nulla è
arrivato. Da quanto si è appreso, le organizzazioni sindacali hanno provato a mettersi in contatto con
Milano, dove stanno seguendo la partita relativa al concordato in bianco presentato da Lavinox per
chiedere lumi anche sulla liquidazione delle spettanze, ma il tentativo non è andato a buon fine.«Siamo
stanchi di questa situazione che si protrae da tempo immemore - ha commentato Angelo Marian,
dipendente della Lavinox e Rsu di Fiom Cgil -. Ogni volta che si registra un ritardo nei pagamenti, ricevo
messaggi e chiamate dei colleghi che a ragion veduta si lamentano e si arrabbiano per quanto accade.
Capitasse una volta ogni tanto, ma è quasi una costante. La situazione non è semplice da tempo per noi: ora
anche l'emergenza coronavirus aggrava il quadro familiare dei dipendenti. La stretta sulla liquidità è sempre
più grande. Ricordo che ci sono lavoratori monoreddito, con congiunti e figli a carico. Insomma, il quadro
non è semplice e gli sforzi che da anni ci vengono richiesti sono sempre tanti e pesanti da sopportare, anche
a livello psicologico».Lavinox ha avviato un percorso che va verso la cessazione dell'attività: il 24 marzo è
stato siglato l'accordo sulla cassa integrazione per un anno, sino al 15 febbraio 2021. Non si sa, però,
quando l'Inps darà avvio all'erogazione delle spettanze. Da qui pure le preoccupazioni delle maestranze per
la mancanza di liquidità a disposizione delle famiglie in primis per sostenere le spese ordinarie, dall'acquisto
di beni di prima necessità alle bollette.

In vendita la merce rimasta in magazzino del Mercatone Uno (M. Veneto Pordenone)
Il Mercatone Uno "svende" a Sacile la merce in magazzino sul sito internet www.benimobili.it: il valore
contabile dei lotti rimasti sugli scaffali nel settore arredo, casa, tessile, elettrodomestici, bricolage è di
393.442,07 euro, ma la base d'asta parte da 31.500. Il tribunale di Milano segue da dieci mesi il fallimento
dell'ex proprietà Shenon Holding e ha lanciato il secondo avviso per trovare acquirenti alla merce in
deposito in 42 punti vendita nazionali con un valore di 17.384.605,19 euro.La gara telematica è slittata nel
calendario: l'emergenza sanitaria ha bloccato la procedura di visione diretta della merce nel negozio a
Cornadella. La vetrina dell'asta digitale è accessibile dal sito www.benimobili.it: per l'esame dei beni in
vendita i clienti interessati allo shopping potranno prenotare la visione della merce in negozio, negli orari
indicati sulla piattaforma web. «L'offerta maggiore - il tribunale fallimentare dà le istruzioni - si
aggiudicherà la merce all'asta».È in vendita anche il Mercatone Uno sulla Pontebbana: il negozio di Sacile è
rimasto fuori delle prime cessioni dei commissari straordinari. Non rientra nella rosa dei primi cinque per i
quali i commissari hanno previsto la cessione alla catena Risparmio casa che aggiunge ai suoi cento negozi
anche gli ex Mercatone Uno di Calenzano, Monterosi, Roma, San Giuseppe di Comacchio e Villanova
d'Albenga, con la garanzia dell'occupazione per 156 lavoratori. Poi il negozio di San Cesario sarebbe in fase
di cessione a una newco locale. «L'associazione dei fornitori e tanti lavoratori chiedono di prorogare la
cassa - è la richiesta di Filcams Cgil e Uil Tucs -. Il negozio di Sacile funzionava bene prima del fallimento
2015 e dopo il tentativo finito in circa otto mesi tra 2018 e 2019 della Shernon».I muri dell'esercizio di
Sacile pare siano ancora di proprietà della famiglia Cenni, fondatrice del marchio Mercatone Uno, e questo
potrebbe complicare le cose. I 26 dipendenti del negozio liventino del Gruppo Mercatone sperano nella
proroga della cassa integrazione, in scadenza il 23 maggio, ma che potrebbe essere rigenerata con i maxi-
provvedimenti del governo per tamponare la crisi causata dall'emergenza sanitaria. «I sacrifici fatti in questi
cinque anni per rilanciare l'azienda - dicono alcuni lavoratori a Sacile - non devono essere inutili». c.b.

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Tre colossi bussano in Municipio per il maxi appalto dell'illuminazione (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Un interruttore che può valere dai 110 ai 160 milioni di euro. Dipenderà dalla durata
(comunque pluriennale) e dalle caratteristiche del contratto: diciamo che si viaggia attorno ai 7-8 milioni
annui, comprensivi della fornitura energetica.Il Comune deve premere l'interruttore della pubblica
illuminazione entro il prossimo autunno, perchè sta già facendo ricorso al regime di proroga: il vecchio
accordo ventennale con Acegas (poi ampliatasi in AcegasApsAmga) è infatti scaduto nel 2019 e, in
preparazione della gara, lo si è provveduto a procrastinare. Un gruppo di lavoro, afferente al direttore dei
Lavori Pubblici Enrico Conte, segue il dossier, che si trova nella fase istruttoria; dal punto di vista politico gli
assessori in prima linea sono Elisa Lodi e Lorenzo Giorgi.Al momento sui tavoli del Municipio sono atterrate
tre proposte formulate dal gestore uscente Hera Luce, da Enel Sole, da Citelum (gruppo Edf). Un confronto
che si preannuncia molto interessante fra tre delle maggiori realtà operanti nel settore elettrico a livello
nazionale. L'importanza economica della partita e l'impatto gestionale sulla città consigliano allo staff
comunale un surplus di discrezione sulla tipologia delle offerte. Perchè non si tratta solo di illuminare le
strade, ma di garantire efficienza energetica e contenimento dei costi. Senza contare l'inserimento di
qualche simpatico servizio, come l'accensione delle luminarie natalizie.La procedura in direzione della gara
si dipana nella seguente maniera: la task force municipale, che sta studiando le proposte, metterà a punto
una valutazione di interesse pubblico, che sarà sottoposta all'attenzione della giunta. In seguito sarà
bandita la gara, alla quale potranno partecipare anche i "candidati" che non hanno ottenuto il "timbro"
dell'interesse pubblico. L'iter è simile a quello che venne adottato dall'Azienda sanitaria per scegliere chi
avrebbe gestito l'efficientamento energetico degli ospedali di Cattinara e del Maggiore.Dal punto di vista
tecnico-giuridico si profila una concessione di servizi che nasce da un project financing di iniziativa privata.
E'il comma XV dell'articolo 183 del Codice degli appalti a spiegare il riferimento: «Gli operatori economici
possono presentare alle amministrazioni aggiudicatrici proposte relativealla realizzazione in concessione di
lavori pubblici o di lavori di pubblica utilità ... non presenti negli strumenti di programmazione... La
proposta contiene un progetto di fattibilità, una bozza di convenzione, il piano economico-finanziario..., la
specificazione delle caratteristiche del servizio e della gestione». Una partita complessa che dovrà passare,
così come accadde per il Tcc, dall'aula del Consiglio comunale.Per quanto riguarda i tre attuali competitori,
Hera Luce appartiene, come AcegasApsAmga, alla seconda multiutility nazionale. Enel Sole fa parte del
gruppo Enel, è nata nel 1999, gestisce circa 4000 comuni con una quota di mercato del 21%, nel 2009 fu la
prima azienda italiana a impiegare il Led nell'illuminazione pubblica. Citelum è una società del gruppo
francese Edf ed è presente sul mercato italiano dal 1999, dove segue 200 contratti, dando luce a centri
urbani come Napoli, Venezia, Siena, Piacenza, Cremona, Prato, Perugia, L'Aquila.

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