RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 5 dicembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 5 dicembre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Riforma sanitaria: più soldi ai privati per ridurre i tempi d'attesa (Piccolo e M. Veneto)
Bidelli senza soldi da 3 mesi: ci prova con il ministero la senatrice Rojc (M. Veneto)
Anci contro la centrale unica: «Disservizi e lavori persi» (M. Veneto)
La Palini&Bertoli torna italiana. Marcegaglia compra dai russi (M. Veneto, 2 articoli)
Ex ceramiche Girardi all'asta: aggiudicate dopo 12 tentativi (M. Veneto)
Le sardine vogliono riempire anche Udine (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 9)
Carenza di organico e mezzi obsoleti. Ma i vigili del fuoco non mollano mai (M. Veneto Udine)
«Accordo da rivedere». Cgil e Fiadel si rivolgono agli organi di vigilanza (M. Veneto Pordenone)
Vigili del fuoco, il comandante: «Sbloccati gli iter per le nuove sedi» (M. Veneto Pordenone)
Arriva l'influenza, servono posti letto. Pazienti dimessi anche a tarda sera (M. Veneto Pordenone)
Anno da record e assunzioni per Corpo vigili notturni (M. Veneto Pordenone)
Dagli incendi all'alta marea, nel 2019 vigili del fuoco in azione già 6.200 volte (Piccolo Trieste)
Pausa pranzo troppo corta: rischio multa per un panino (Piccolo Gorizia-Monf)
Premi produttività, vertenza dei comunali a Staranzano (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Vigili del fuoco in festa per Santa Barbara. Arrivano sedici rinforzi, ma da giugno (Piccolo Gorizia-Monf)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Riforma sanitaria: più soldi ai privati per ridurre i tempi d'attesa (Piccolo)
Marco Ballico - C'è un emendamento che, nella tensione d'aula che accompagna la riforma sanitaria,
Riccardo Riccardi ha tenuto in caldo fino a presentarlo in serata, al termine degli interventi dei relatori.
Contiene pure una "sfida" allo Stato, nella convinzione che serva anche una svolta verso il privato per
abbattere le liste d'attesa nel pubblico. Il tema è infatti proprio quello di un innalzamento della quota di
risorse a disposizione del privato accreditato, che oggi vale non più del 3,8% in Friuli Venezia Giulia,
complessivamente attorno agli 85 milioni di euro sui 2,2 miliardi del Fondo sanitario regionale. Al
momento, per le norme imposte dalla spending review del dopo Berlusconi, non si può andare oltre. Ma
Riccardi decide che lo si debba invece fare. Da un lato per ridurre la mobilità in uscita di pazienti costretti a
rivolgersi fuori regione quando il budget del privato risulta esaurito, dall'altro per ridurre le liste d'attesa.
Ecco dunque, all'articolo 31 della riforma, spuntare il comma "1 ter" in cui si dispone che, «senza alcun
apporto a carico del bilancio statale e nel rispetto del pareggio del bilancio regionale», gli enti del Ssr
«possono destinare all'acquisto di prestazioni dai soggetti erogatori privati accreditati risorse fino al
massimo del 6% del finanziamento assegnato quale Fondo sanitario regionale di parte corrente». Come dire
che quegli 85 milioni potrebbero aumentare di un'altra cinquantina e salire a 130-140, superando l'impasse
che deriva dai paletti imposti nel 2011 dal governo Monti, quello della spending review, che ha fissato
svariati tetti alla spesa pubblica anche della periferia. Da quel momento in poi il Fvg, Regione a statuto
speciale, non ha potuto ampliare il ricorso al privato accreditato per ricoveri e specialistica ambulatoriale,
con una percentuale rimasta così sempre sotto alla linea del 4%. Una sanità dunque fortemente pubblica
quella del Fvg, come solo quelle della Valle d'Aosta e della Provincia autonoma di Bolzano, mentre regioni
come Veneto e Lombardia viaggiano attorno al 20% e al 30% (comprendendo peraltro l'intero "pacchetto"
delle prestazioni erogate dai privati, quindi pure i costi sostenuti per le case di riposo, gli impianti termali o
l'assistenza alle persone disabili). L'assessore punta ora a contenere la forbice. E lo fa innanzitutto perché è
in atto una fuga consistente di pazienti oltre i confini regionali. E proprio verso le strutture private
accreditate. «Abbiamo recentemente riscontrato l'incremento del fenomeno fino al 30% da un anno
all'altro - ricostruisce l'assessore in un attimo di tregua del dibattito di ieri -. Questo penalizza
inevitabilmente i nostri conti». In sostanza, spiega ancora Riccardi, «al cittadino può accadere di essere
visitato da un medico del Fvg sul territorio ma, nel caso in cui si debba rendere necessario un intervento, di
essere poi indirizzato verso strutture private accreditate di fuori regione. Non per responsabilità del
professionista, ma perché nelle nostre strutture il budget risulta esaurito». Quella prestazione tuttavia,
trattandosi di pazienti residenti in Fvg, va a carico del sistema regionale. «Non credo sia più possibile
proseguire con questo trend - osserva l'assessore -, perché di fatto abbiamo perso in attrattività e non
abbiamo la possibilità di recuperarla, alimentando sanità di altre regioni, alcune delle quali a poche decine
di minuti di distanza, per il solo fatto che il nostro servizio non è in grado di dare risposta a una domanda
che c'è. Ed è molto forte». Al Consiglio Riccardi intende dunque proporre un emendamento mirato a far
superare il tabù del privato. «Certo, si porrà anche un problema nei confronti dello Stato che ci impedisce di
aumentare la spesa su quel fronte - osserva ancora l'assessore -, ma non c'è dubbio che la questione vada
affrontata. Roma non ci può fare i conti sui soldi che spendiamo noi, posto che siamo una Regione che, la
sanità, la autofinanzia». Accanto al nodo di una mobilità sanitaria «che ci fa perdere tra l'altro in
potenzialità di qualità», c'è anche l'opportunità di un percorso «che farebbe anche il bene del pubblico». Il
ragionamento riguarda infatti le liste d'attesa. «Con questo tipo di iniziativa, aumentando cioè il budget del
privato accreditato - conclude Riccardi -, noi ridurremmo le code in attesa di visite ed esami».

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Legge vuota e ambigua che favorisce i privati (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - Una valanga di emendamenti, almeno 150 di cui 63 firmati dal Pd, sono stati
presentati per contrastare una riforma «che non dà risposte e aprendo le porte ai privati darà la possibilità
di curarsi solo a chi se lo può permettere». Così il consigliere e segretario regionale del Pd, Cristiano Shaurli,
seguito da Furio Honsell (Open Fvg) che ha parlato di «legge inutile con un'unica valenza quella mediatico-
propagandistica». Non sono stati morbidissimi neppure i grillini ricordando alla maggioranza che, rispetto
alle promesse elettorali, «questa riforme non apre e non chiude nulla». Il Patto per l'autonomia, invece, ha
puntato il dito sul vero problema del sistema che è quello della sostenibilità finanziaria.Il dibattitoIeri, in
una seduta fiume iniziata con le lettere dell'alfabeto esposte dai leghisti per dire «Stop mes», è stata
passata al setaccio la riforma che, secondo Mariagrazia Santoro (Pd) non risolve i problemi e rinvia le scelte.
«I territori vengono depotenziati attraverso la mancanza di chiarezza sul ruolo dei distretti, dei centri di
salute mentale e sul destino dei piccoli ospedali, che sembrano trasformati in parcheggi per i malati che
non trovano posto negli ospedali veri» ha aggiunto Santoro, mentre il collega Francesco Russo, con un
pizzico di ironia, riconosceva alla maggioranza «l'onestà di non aver smontato la riforma Serracchiani-
Telesca. Dite ai vostri elettori - ha aggiunto Russo - che non riaprite gli ospedali e che le liste d'attesa e le
code nei pronti soccorsi non sono diminuite». Duro pure Roberto Cosolini, l'ex sindaco di Trieste: «Il
rapporto pubblico-privato non mi preoccupa - ha affermato -, mi preoccupa il fatto che il pubblico perde il
primato nella qualità dei servizi». Arricchito da qualche anglicismo, alternato da termini in latino al punto
da infastidire il leghista Ivo Moras, anche Honsell ha elencato «gli aspetti più pericolosi di una legge che
nomina una miriade di strutture e possibili articolazioni organizzative senza darne definizioni precise. È una
legge che ha più il piglio di un'enciclopedia del possibile senza avere il coraggio di dire chi fa che cosa».
Altrettanto critica Simona Liguori (Cittadini) secondo la quale «l'unico elemento di originalità del nuovo
dipartimento di assistenza distrettuale è stato derubricato a una mera opzione a discrezione dei futuri
direttori generali». Sui direttori generali si è soffermato pure Massimo Moretuzzo del Patto ricordando che
le scelte dei Dg saranno determinanti per capire se il sistema funziona e soprattutto se è sostenibile.
Giampaolo Bidoli, invece, ha auspicato di veder attuare una programmazione di più ampio respiro in virtù
dell'aspettativa di vita e dell'invecchiamento della popolazione. Non da meno il grillino Andrea Ussai, che
pur dando credito alla maggioranza, si è detto preoccupato dal fatto che la riforma «evoca il modello
lombardo» soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo dei privati e perché «l'impostazione voluta dalla giunta
precedente rimane invariata». Ma l'intervento più atteso è stato quello del "krampus" Walter Zalukar
(Gruppo misto) - così l'ha definito Honsell dopo che il vicepresidente del consiglio, Stefano Mazzolini, aveva
distribuito le focacce del Tarvisiano, per dire che rispetto alle attese la tesi dell'ex primario si era rivelata
tenera - la new entry del Consiglio descritto dai più come il nemico di Riccardi. «Questa legge ha il solo
pregio di aver eliminato la riforma Serracchiani che aveva provocato un disastro». Ha esordito così Zalukar
per dire che «la riforma arriva con un anno e mezzo di ritardo e non ha apportato i correttivi necessari su
tagli e soppressioni fatti dalla precedente amministrazione. Un danno che pagheremo per decenni». E
ancora: «Appare come un insieme di enunciazioni basato su principi condivisibili Non si danno le risposte
concrete che gli ammalati si aspettavano».Il caso Pordenone «Dopo la sperequazione subita da Pordenone,
che nonostante gli appelli non ha ricevuto risposte, per la prima volta nell'elenco degli idonei a direttore
generale delle aziende sanitarie non c'è alcun professionista di Pordenone». Questo fatto secondo il
capogruppo del Pd, Sergio Bolzonello, conferma la scarsa attenzione dimostrata dalla giunta Fedriga nei
confronti del Pordenonese. La tematica non è nuova, da tempo Bolzonello, Nicola Conficoni e Chiara Da
Giau sono convinti che sia in atto un disegno per depotenziare la sanità pordenonese a favore di altri
equilibri territoriali. Ipotesi rispedita al mittente dalla forzista Mara Piccin snocciolando i numeri che
confermano gli investimenti fatti dall'attuale esecutivo.

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Bidelli senza soldi da 3 mesi: ci prova con il ministero la senatrice Rojc (M. Veneto)
Chiara Benotti - Interrogazione urgente al ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti sul caso degli 80
bidelli e amministrativi di ruolo che in Friuli Venezia Giulia sono rimasti per 90 giorni senza salario: la
senatrice del Pd Tatjana Rojc ha chiesto un intervento per sbloccare le buste paga. «Da tre mesi non sono
pagati - ha segnalato Rojc - per un lavoro svolto correttamente».I bidelli hanno ricevuto online l'avviso del
futuro pagamento della tredicesima il 13 dicembre, ma senza gli arretrati. «Alcuni bidelli a Pordenone
hanno ricevuto acconti degli arretrati a fine novembre 2019 - ha aggiornato il caso Giuseppe Mancaniello
sindacalista Flc-Cgil -. Altri hanno dovuto accedere a prestiti: una situazione difficile e inaccettabile per
molti lavoratori friulani». La senatrice Rojc ha chiesto al ministro «di attivarsi in tempi rapidi per sbloccare
questa incresciosa situazione che sta provocando disagi in numerose famiglie del Fvg, molte delle quali
costrette a indebitarsi a causa del mancato versamento dello stipendio».«Tenuto conto - scrive ancora Rojc
- che non si era mai registrato fino ad ora un blocco dei salari per il personale a tempo indeterminato.
Auspico siano attivate iniziative immediate da parte del Governo per favorire lo sblocco degli
stipendi».Sulle cause del ritardo si sfoglia la margherita delle ipotesi. «E se - prosegue Rojc- a ritardare
l'erogazione fosse la carenza di personale amministrativo, allora chiedo che il ministro potenzi gli organici al
fine di superare tali criticità».La parlamentare dem definisce la situazione «anomala e deprecabile».
L'obiettivo è quello di cambio di marcia nei tempi della burocrazia. «La politica dimostri in questo contesto
di sapere imporsi sulla burocrazia - ha concluso la scrittrice e politica di lingua sloventa -. Altrimenti sarebbe
davvero una sconfitta per tutti».Una distrazione amministrativa al computer potrebbe essere stata la causa
del super-ritardo dei salari: le assunzioni sono dematerializzate nella banca dati del ministero
dell'Istruzione. «È la Caporetto delle busta paga - dice il sindacalista Adriano Zonta allo sportello regionale
Flcgil -. Ci sono centinaia di supplenti "abituati" ai ritardi, ma si sono aggiunti i neo assunti in ruolo. Poi i
nuovi pensionati di Quota 100 a Pordenone non hanno mai incassato l'anticipo di buonuscita che era stato
promesso e sono un'altra ottantina».Tempi d'attesa lunghi e ci sono tanti bidelli di ruolo indebitatisi. «Se
non saranno pagati tutti entro una settimana - è l'aut-aut a Pordenone di Mancaniello - ci incateneremo».

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Anci contro la centrale unica: «Disservizi e lavori persi» (M. Veneto)
Maura Delle Case - Disservizi per gli enti locali e lavori persi per le aziende del territorio. È questo secondo
Anci Fvg il risultato che porta in dote la Centrale unica di committenza (Cuc), che oggi l'associazione dei
Comuni chiede alla Regione di rivedere urgentemente. Detto, fatto. Ieri l'assessore regionale al Patrimonio,
Sebastiano Callari, ha infatti annunciato l'intenzione di procedere a una nuova correzione delle criticità
generate dalla Cuc così com'è stata concepita nella passata legislatura. «Criticità che rischiavano e rischiano
di sfavorire le piccole aziende del territorio» ha detto sottolineando come «una delle principali difficoltà
relative alla Centrale unica Fvg è quella di non essere stata originariamente definita per i Comuni una soglia
minima entro la quale potersi muovere in autonomia, quantificabile in un importo vicino ai 40 mila euro».
Al gap, l'esecutivo intende ora porre rimedio. Dopo aver tolto, nell'ultimo assestamento, l'obbligatorietà di
adesione alla Cuc per i Comuni (a patto che dichiarino formalmente, entro 30 giorni dalla pubblicazione del
bando, la propria esclusione dalla gara) ora la giunta intende fissare una soglia sotto la quale gli enti
possano muoversi in autonomia. Senza necessità di presentare alcuna domanda. Quanto alle imprese del
territorio, l'esecutivo ha pensato anche a loro. L'intenzione è quella di «attribuire ai nuovi enti intermedi
una declinazione territoriale delle gare - ha annunciato ancora Callari - che consentirà di prevedere lotti più
piccoli, con garanzie maggiormente contenute da presentare da parte delle aziende, rafforzando in questo
modo le opportunità di partecipazione per le piccole imprese del territorio». Se i progetti dichiarati
dall'assessore basteranno a dissipare i timori dei sindaci e rispondere alle loro richieste è tutto da vedere.
Stando a una nota diffusa da Anci Fvg, «invece di aiutare i Comuni la Cuc li penalizza, costringendoli a
districarsi in un labirinto di burocrazia e a fronteggiare le lamentele dei residenti per la mancanza di sfalci
d'erba piuttosto che per lo scarso servizio cimiteriale». Lamentele che rischiano di moltiplicarsi con le
prossime gare, relative ai servizi scolastici, come la gestione dello scuolabus e quella delle mense. Il timore
degli amministratori locali è infatti che i prezzi lievitino andando ad incidere negativamente sul portafoglio
delle famiglie. «L'incremento ricadrà sui bilanci comunali - si legge ancora nella nota di Anci - e gli enti si
vedranno costretti ad aumentare la tassazione o a rinunciare ad alcune attività. Per questo chiediamo un
incontro urgente con gli assessori regionali competenti». Del caso Cuc si è occupato anche il capogruppo in
consiglio regionale del Patto per l'Autonomia, Massimo Moretuzzo, denunciando «la totale confusione
della giunta». «Abbiamo appreso dall'assessore Sebastiano Callari che, secondo una norma statale, i
Comuni possono ricorrere alla Corte dei Conti per essere autorizzati ad affidare direttamente servizi
qualora questi comportino costi inferiori a quelli previsti con le gare centralizzate. Peccato che l'assessore -
denuncia Moretuzzo - abbia deciso di togliere dalla legge collegata alla manovra il riferimento alla norma
italiana, perché sostiene essere ridondante».

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La Palini&Bertoli torna italiana. Marcegaglia compra dai russi (M. Veneto)
Riccardo De Toma - Bye bye Abramovich, dopo 14 anni con i russi al timone la Palini&Bertoli di San Giorgio
di Nogaro torna a battere bandiera italiana. È arrivata ieri, infatti, la conferma ufficiale del passaggio di
mano dal colosso Evraz, guidato dal magnate proprietario del Chelsea, al gruppo Marcegaglia, che
raddoppia così tanto la sua presenza nella zona dell'Aussa Corno, dove è già presente con un laminatoio
(Marcegaglia Plates), quanto la sua capacità produttiva di lamiere "da treno", che con la nuova acquisizione
salirà a un milione di tonnellate annue.«La società acquisita, che ha preso il nome di Marcegaglia
Palini&Bertoli - si legge in una nota diffusa ieri dal gruppo metalsiderurgico mantovano - potrà beneficiare
grazie alla nuova proprietà, oltre che di investimenti volti a potenziare la sua struttura produttiva, anche di
importanti sinergie operative e commerciali». Buone notizie anche per i lavoratori, dunque, e non solo per
questioni di campanile. Le cessioni del laminatoio ceco di VitkoviceSteel, nella Repubblica Ceca, all'inizio del
2014, e nel 2018 di quello ucraino di Petrovsky Dnepropetrovsk, infatti, erano la traccia evidente di una
progressiva uscita di Evraz dal settore delle lamiere a caldo, nel quale San Giorgio di Nogaro restava l'unico
baluardo della multinazionale russa. Una exit strategy che aveva ovviamente segnato un blocco degli
investimenti sullo stabilimento friulano. L'acquisto da parte di Marcegaglia, pur in una fase congiunturale
tutt'altro che favorevole per il settore siderurgico, e che ha contribuito ad accelerare l'addio di Evraz,
dovrebbe segnare un'inversione di tendenza sulla quale i sindacati attendono di avere le prime
rassicurazioni già nell'incontro odierno di questo pomeriggio con Antonio Marcegaglia, presidente e
amministratore delegato del gruppo lombardo, che arriverà in Friuli accompagnato dal responsabile delle
risorse umane Maurizio Dottino.Indiscrezioni sulla trattativa circolavano da tempo, pur nel silenzio della
multinazionale russa, presente a San Giorgio dal 2005 con alterne fortune e due anni di blocco produttivo
con cassa integrazione straordinaria nel periodo più difficile, tra il 2013 e il 2015. Reduce da un bilancio
2018 segnato da un forte aumento dei ritmi produttivi, con un balzo del 34% nel valore della produzione e
addirittura del 59% nel fatturato (216 milioni), nel 2019 anche Palini&Bertoli ha risentito della negativa
congiuntura internazionale, vedendo compromessa la marginalità di un impianto che per garantire utili
deve viaggiare a elevati regimi produttivi. Regimi che attualmente possono garantire una capacità di 500
mila tonnellate, superiore a quella di Marcegaglia Plates.La transazione, come informa ancora la nota del
gruppo Marcegaglia, si è conclusa con il supporto degli advisor e degli studi legali Vtb Bank-Lca per
Marcegaglia e Credit Agricole-Dla Piper per Evraz, sulla base di un entreprise value di 40 milioni di euro: una
valutazione che ha risposto alle aspettative del gruppo russo e che molti analisti ritenevano non facile da
raggiungere, anche alla luce delle condizioni di mercato. Dalla nuova acquisizione, nasce a San Giorgio un
nuovo polo industriale di 200 addetti, 108 sul fronte Palini&Bertoli, oltre ai 90 già alle dipendenze di
Marcegaglia, con una produzione vicina a 1 milione di tonnellate d'acciaio l'anno, per un controvalore
superiore ai 500 milioni di euro. Il raddoppio del gruppo lombardo favorirà senz'altro un rilancio degli
investimenti, ma nel breve periodo non sono da escludere razionalizzazioni sul personale, vista la vicinanza
tra i due stabilimenti.
È arrivato un colosso che fattura 5,3 miliardi
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Ex ceramiche Girardi all'asta: aggiudicate dopo 12 tentativi (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Aggiudicata all'asta al Tribunale di Udine, dopo 12 tentativi andati a vuoto, l'area
industriale delle ex ceramiche Girardi di Palazzolo dello Stella, un insediamento con una superficie di 135
mila metri quadrati, dei quali 36.500 di fabbricati. La base d'asta, dopo il fallimento dell'azienda che risale al
2008, era di 7 milioni 237 mila euro, ma il gruppo di imprenditori, tutti friulani, che ha fatto l'affare, è
diventato proprietario con un esborso di soli 400 mila euro, visto che altre offerte non sono state
presentate. Il curatore fallimentare, il commercialista udinese Fabio Zuliani, conferma l'avvenuta
compravendita, che dovrà essere perfezionata entro 30 giorni, quindi saranno stipulati i contratti definitivi
con le firme dal notaio.Gli imprenditori locali che sono entrati in possesso delle ex Girardi hanno come
capofila il manager carnico Giovanni Cella, che è stato promotore dell'offerta vincente. Cella, che per
l'operazione ha costituito una società ad hoc, la Theticos Srl (theticos, dal greco significa positivo), ha molte
idee per il futuro del sito. «Adesso siamo già impegnati nel far ripartire quest'area che è strategica per la
sua posizione tra Veneto e Friuli, sulla strada per le spiagge di Lignano e Bibione, a pochissimi chilometri dal
casello autostradale. Il complesso immobiliare, a nostro avviso, si presta a diverse iniziative che possono
coinvolgere senz'altro investitori globali, anche cinesi, indiani, europei o americani. Ormai il mondo, anche
nell'ambito degli affari, è diventato "piccolo" e qualsiasi area può essere appetibile anche a migliaia di
chilometri di distanza. La tecnologia, per esempio, consente di sviluppare iniziative in tempo reale con varie
soluzioni e opportunità. I capannoni della ex Girardi hanno metrature importanti e si possono fare davvero
molte cose. Potrebbero diventare sede di magazzini di importatori cinesi, o un centro commerciale o altro
ancora, magari nel settore ludico-sportivo. Le idee non mancano e le sottoporremo a chi avrà entusiasmo e
voglia di metterle in pratica».Il primo nucleo dell'ex fabbrica di ceramiche fu costruito nel 1962 e in seguito
subì diversi ampliamenti con nuovi edifici. Gli ultimi capannoni risalgono ai primi anni '80, quando, sui 135
mila metri quadrati totali della proprietà, si raggiunsero quasi 40 mila di superficie coperta. Nel 2008, dopo
una serie di traversie giudiziarie, l'azienda venne dichiarata fallita e da allora versa in uno stato di totale
abbandono. Negli ultimi tempi prima del fallimento le esportazioni arrivavano a toccare l'85% del totale
della produzione. Materiali, macchinari e impianti sono stati già venduti da un precedente curatore
fallimentare. Adesso, forse, sarà messa la parola fine all'intera vicenda e tutta l'area potrà tornare a nuova
vita.

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Le sardine vogliono riempire anche Udine (M. Veneto)
Rosalba Tello - Il popolo delle sardine punta a replicare le tremila presenze di Monfalcone alla prossima
manifestazione, stavolta a Udine, venerdì 13 dicembre dalle 18.30 alle 20.30. Il capoluogo friulano era stato
depennato dall'organizzazione delle sardine del Fvg - gruppo creato nella nostra regione grazie
all'intraprendenza di una casalinga di Visco, Norina Tiussi - per la prima "scesa" in piazza, lo scorso 30
novembre, poiché già impegnato con la concomitante staffetta Telethon, evento che avrebbe distratto dal
presidio delle sardine.Monfalcone, nonostante gelo e vento, non ha sfigurato, ma ora il messaggio pacifico
partito da Bologna chiede altre piazze. La scelta cade quindi di nuovo su Udine, tra le prime città proposte
da Norina per accogliere le sardine di tutto il Fvg; come Monfalcone, Udine è guidata da un sindaco leghista
ma convive con un passato "rosso" a cui molti guardano con nostalgia.«Il 13 dicembre vogliamo ricordare lo
spirito di accoglienza che ha sempre caratterizzato la nostra regione - spiega l'udinese Sofia Giunta, 22 anni,
studentessa di Diritti umani a Padova, tra le new entry dell'organizzazione creata da "nonna" Norina -. Ci
auguriamo che a Udine, luogo nevralgico e logisticamente comodo per trasporti e parcheggi, possa
partecipare chi a Monfalcone non è riuscito a venire. Daremo così voce a chi non c'era. E se non bissiamo le
tremila presenze, che sarebbe già un bel risultato, andrà bene comunque: l'importante è stare assieme e
fare gruppo in maniera pacifica, cantando e lanciando messaggi contro il populismo aggressivo e la
xenofobia».Il gruppo è in attesa del via libera della Questura, ma è quasi certo che il flash mob udinese si
svolgerà in piazza Libertà, proprio di fronte al Municipio. Nessuna notizia, al momento, circa la reazione del
sindaco Fontanini. Continuano intanto i contatti con l'organizzazione di Bologna; si spera in una capatina
del "leader" Mattia Santori, ma per ora nessuna conferma.Il movimento - spontaneo e apartitico - sta
convogliando in tutta Italia un popolo trasversale che va dai delusi della politica ai tanti giovani, e non solo,
che si dissociano dal clima xenofobo e di odio suscitato da Salvini e seguaci. In Fvg il gruppo facebook ha già
raggiunto quasi 20 mila adesioni e il numero cresce di giorno in giorno. «Le sardine non rivendicano
questioni politiche. Nascono piuttosto da una necessità di apertura e accoglienza - sottolinea Sofia, la più
giovane tra gli organizzatori del gruppo Sardine Fvg. - Invitiamo le persone ad essere protagoniste e a
costruire assieme, e i giovani a essere propositivi».Il popolo delle 6.000 sardine non si fermerà a Udine:
dopo il 13 dicembre, anticipa Norina, c'è in ballo Trieste. Il 14 seguirà a Roma il raduno nazionale in piazza
San Giovanni, prevista una trasferta dal Fvg. Ma ora i riflettori sono accesi tutti sul capoluogo friulano.

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CRONACHE LOCALI

Carenza di organico e mezzi obsoleti. Ma i vigili del fuoco non mollano mai (M. Veneto Udine)
Nicoletta Simoncello - La popolazione del Friuli Vg è sempre più anziana e l'aiuto richiesto ai vigili del fuoco
è sempre maggiore (rispetto al 2018 i soccorsi sono aumentati del 9 per cento, infatti). Paradossalmente,
però, in sottorganico perenne e con mezzi obsoleti a disposizione, i pompieri sono sempre più in affanno.
«L'87,3 per cento degli italiani ripone profonda fiducia nei vigili del fuoco (rapporto Eurispes 2019). Questo
è un onere, una responsabilità: ogni giorno dobbiamo ricordarci di questa fiducia e ricambiarla con il
servizio al cittadino». È questo che Alberto Maiolo, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Udine,
ricorda quotidianamente, a se stesso e ai proprio uomini, prima di iniziare la giornata di lavoro, tesa tra
rischio e coraggio laddove ogni misura di sicurezza viene meno. E questo ha detto anche ieri, in occasione
della celebrazione di Santa Barbara, la patrona protettrice del Corpo nazionale. Centinaia di persone tra
autorità, personale e volontari, hanno gremito il comando di via Popone nel quale si è festeggiato partendo
dalla messa celebrata dal vescovo Andrea Bruno Mazzocato, che ha definito i vigili del fuoco «corpi vitali
della società che garantiscono sicurezza e che hanno bisogno, però, del sostegno delle istituzioni».
Nonostante i grandi traguardi raggiunti, come la trasformazione in distaccamento permanente della sede di
Latisana (definita come una «risposta concreta al cittadino in una zona rimasta scoperta per anni», sebbene
il servizio prestato dai volontari sia stato imprescindibile) o l'annuncio delle 44 unità che si aggiungeranno
al comando di Udine il prossimo anno, sono ancora tante le difficoltà attraverso cui i vigili del fuoco devono
districarsi, come la carenza di organico e l'usura delle attrezzature. Nello specifico, la quota delle unità
operative segna -13,6 per cento, quello del personale amministrativo il -23 per cento e i funzionari sono al -
56 per cento rispetto al necessario. Ciò nonostante, «facendo economia stiamo acquistando nuove
dotazioni e sono molteplici gli interventi per la sistemazione della sede» spiega Maiolo. Un po' di numeri.
Con l'impegno di 269 persone, nell'ultimo anno sono oltre 40 mila le pratiche in archivio dell'Ufficio
prevenzione e sono 1.874 gli studenti coinvolti nei corsi di sensibilizzazione antincendio organizzati nelle
scuole superiori del territorio. In tutta la provincia, sono 7.032 gli interventi di soccorso tecnico urgente
(come incendi ed esplosioni, soccorsi e salvataggi, incidenti stradali) messi a segno. Rispetto al 2018 è
aumentato del 9 per cento il numero degli incendi e dei soccorsi, mentre si è ridotto del 6,4 per cento
quello degli incidenti stradali sebbene le criticità determinate dal cantiere sulla A4 - il sorvegliato speciale
dei pompieri - siano state parecchie: gli incidenti registrati sul tratto Palmanova-Portogruaro sono stati, in
totale, 583 (330 dei quali hanno coinvolto veicoli pesanti). «Per la prima volta dopo lungo tempo,
quest'anno sono stati 20 i volontari che si sono aggiunti dopo aver seguito il corso di formazione e superato
l'esame» continua soddisfatto Maiolo. Un lungo applauso è stato inoltre dedicato durante la cerimonia ai 3
colleghi Nino, Marco e Matteo, che hanno perso la vita ad Alessandria, a seguito dell'esplosione di una
cascina. Così come è stato ricordato il caposquadra Giuseppe Crudele. Tra capisquadra, coordinatori,
volontari e capireparto, nell'occasione sono stati una dozzina i premiati per il servizio reso e svariate sono
state anche le attestazioni di benemerenza consegnate dall'Afds di Udine, sezione che vanta un gran
numero di pompieri tra i suoi 120 donatori di sangue, in prima linea fin dalla scuola di addestramento.

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«Accordo da rivedere». Cgil e Fiadel si rivolgono agli organi di vigilanza (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - L'accordo firmato solamente da Ambiente servizi di San Vito al Tagliamento, Cisl e Uil, che tra
le altre questioni affrontava anche quella relativa ai buoni pasto da erogare a tutti i dipendenti, non va giù a
Cgil e Fiadel. Dopo l'incontro di fine novembre con l'azienda, le due sigle sindacali hanno deciso di scrivere
al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale dell'impresa e al presidente dell'organo di vigilanza
del codice etico. L'esito del confronto, a loro detta, non è infatti soddisfacente e restano aperte numerose
questioni da chiarire.«Nell'incontro di una decina di giorni fa, abbiamo ricordato ad Ambiente Servizi che
siamo ancora in attesa di una risposta alla richiesta di riaprire il confronto per il rinnovo del contratto
integrativo, in seguito all'esito del referendum che abbiamo indetto e che ha bocciato l'ipotesi di accordo
sottoscritta il 3 ottobre soltanto da una parte delle rappresentanze sindacali - si legge nella lettera di
Maurizio Contavalli (Fiadel) ed Emanuele Iodice (Cgil) -. Confermiamo la piena validità del nostro
referendum, nonostante i tentativi di affermare il contrario, visto pure che il regolamento delle rsu di
Ambiente servizi prevede il vincolo della verifica del consenso dei lavoratori per ratificare gli accordi
sindacali. La nostra richiesta di riaprire il confronto con l'azienda, però, è stata respinta».Le due sigle hanno
sottolineato che «per noi è illegittimo che Ambiente servizi consideri come nuovo contratto integrativo il
testo sottoscritto solamente da una parte dei sindacati». Diversi, a loro detta, i punti su cui è opportuno
riaprire il confronto: orari e turni, carichi di lavoro e sicurezza, selezioni del personale, indennità mensa,
programmazione della formazione aziendale, contratto che contenga anche la definizione del premio di
produzione. «Nell'incontro con l'impresa - hanno aggiunto -, ci è stato consegnato un documento sul
premio collettivo e individuale, già discusso dall'azienda con le altre due sigle (Cisl e Uil), che abbiamo
scoperto non essere di 90 mila euro per il primo e 40 mila per il secondo, ma di 98 mila e 47 mila». Fiadel e
Cgil si sono rese disponibili a un confronto con Ambiente servizi, «riservandoci - hanno concluso - ogni altra
iniziativa a difesa dei diritti soggettivi e collettivi». Iodice e Contavalli avevano scritto anche ai sindaci dei 23
comuni soci di Ambiente servizi per sottoporre la questione e chiedere loro un intervento.

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Vigili del fuoco, il comandante: «Sbloccati gli iter per le nuove sedi» (M. Veneto Pordenone)
Ilaria Purassanta - Nuove caserme di Pordenone e Sacile più vicine alla realizzazione, ma sotto organico. È
un bilancio con tante luci e una sola ombra quello tracciato ieri dal comandante provinciale dei vigili del
fuoco di Pordenone Doriano Minisini alla festa di Santa Barbara, patrona del corpo, in una caserma gremita
di autorità civili, militari e religiose, dal prefetto Maria Rosaria Maiorino al vescovo Giuseppe
Pellegrini.Pochi pompieri.«La pianta organica - ha rivelato il comandante - prevede 192 unità, in questo
momento sulle partenze dei mezzi di soccorso salgono 166 persone». Un gap di risorse umane sentito a
livello nazionale. «Pordenone - ha spiegato Minisini - è un comando di passaggio, i nuovi assegnati, non
autoctoni, si trasferiscono in altre sedi. I pensionamenti provocano un calo continuo di risorse e l'aumento
dell'età media di capisquadra e capireparto, riducendo così l'efficienza». Minisini ha sottolineato che non si
prevede una diminuzione della carenza a breve termine: «Sono state stanziate risorse nelle finanziarie, ma
non avranno un impatto immediato sugli organici».Nuove sediSulla nuova sede del comando a Pordenone
all'ex caserma Monti, il numero uno dei vigili del fuoco ha precisato che l'iter «dopo alti e bassi e lungaggini
burocratiche, in questo momento è ripartito. Abbiamo il progetto definitivo, poi si va in appalto». Buone
notizie anche per il distaccamento di Sacile. «Il sindaco ci ha informato - ha rivelato Minisini - che il
finanziamento regionale per la nuova sede è stato sbloccato. L'amministrazione comunale potrà dunque
procedere con progetto e appalto». Il distaccamento nella città del Livenza attualmente funziona «grazie
all'aiuto dei vigili volontari, tre su cinque in squadra». Il comandante li ha ringraziati per la loro dedizione.I
soccorsiNel 2019 sono stati 5.188 i soccorsi, 14 al giorno. Per 31.128 ore sono stati impegnati 25.940
uomini, 365 giorni su 365, 24 ore su 24. La sede centrale di Pordenone ha gestito 3.306 interventi, i
distaccamenti di San Vito al Tagliamento, Maniago, Spilimbergo e Sacile 1.882 soccorsi. I volontari hanno
lavorato per 12.684 ore. IndaginiSul fronte della prevenzione degli incendi, sono 16.500 le pratiche in
archivio, 4.600 delle quali lavorate. I pompieri hanno ricevuto 782 nuove richieste di controllo, con 360
nuovi progetti. Ne sono stati esaminati 161. I sopralluoghi di controllo sono stati 770. Sul versante della
polizia giudiziaria e delle verifiche sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, sono si contano cinquanta ispezioni,
80 informative in Procura, 40 annotazioni. Allo Stato sono stati garantiti introiti per 454.600 euro, in
prevalenza per le pratiche antincendio.Altri servizi e iniziativeI pompieri hanno svolto 163 servizi di vigilanza
al Teatro Verdi, in Fiera e in manifestazioni (111 mila euro di introiti per lo Stato). Sono stati 558 gli
accertamenti sulle attività a rischio elevato (32.364 euro). Dodici i corsi di formazione e mantenimento, con
77 unità formate in 1.196 ore. L'associazione nazionale dei vigili del fuoco ha coinvolto 3.420 bambini nelle
dieci edizioni di "Pompieropoli" e 200 alunni nelle quattro iniziative di Scuola sicura. Sono state promosse
altre 4 iniziative. Complessivamente il sodalizio si è impegnato per 3.706 ore.

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Arriva l'influenza, servono posti letto. Pazienti dimessi anche a tarda sera (M. Veneto Pordenone)
Donatella SchettiniÈ scattato al Santa Maria degli Angeli il piano per affrontare il periodo natalizio e
l'epidemia influenzale: prevede posti in altri reparti a servizio della medicina e della pneumologia in caso di
super affollamento, dimissioni anche serali, mentre le ambulanze che si occuperanno dei pazienti della
zona di Zoppola e Fiume Veneto non torneranno a Pordenone, ma andranno a San Vito al Tagliamento in
caso di necessità.Periodo criticoÈ quello delle festività di fine anno e dei mesi successivi. Per le feste la
chiusura degli ambulatori dei medici di medicina generale può portare a una certa pressione il pronto
soccorso. Il periodo è anche quello in cui comincia a farsi sentire l'epideemia influenzale. A rischio, oltre al
pronto soccorso, sono soprattutto i reparti di medicina e di pneumologia.Fuori repartoL'Aas 5 ha elaborato
un piano per affrontare l'emergenza. Non potranno essere attivati posti letto in più in medicina (lo scorso
anno ne erano stati aggiunti 6) per carenza di personale del comparto. Sono state individuate le aree in altri
reparti dove potranno essere collocati i fuori reparto di medicina: chirurgia specialistica e, quando anche
questi posti saranno esauriti, chirurgia della mano. La pneumologia dirotterà i propri pazienti in
otorinolaringoiatria. Sono tre aree che potranno accogliere pazienti che arriveranno da altri reparti. Nel
caso di necessità per i pazienti chirurgici stabilizzati si potrà utilizzare la degenza chirurgica breve, dal lunedì
al venerdì. Chiesta anche la collaborazione degli ospedali di San Vito e Spilimbergo.Trasporti Per lasciare
liberi i posti dal pronto soccorso e dai reparti nel caso in cui non ci sia più necessità di ricovero si
potenzieranno i trasporti per le dimissioni. Attività che da questo fine settimana: consentirà di dimettere i
pazienti anche nelle ore serali, così da liberare posti letto. La possibilità di ricovero nelle Rsa è stata
ampliata fino alle 17 del venerdì.DeviazioneCon la Sores regionale è stata la possibilità di dirottare i pazienti
soccorsi dalle ambulanze del 118 della zona di Zoppola e Fiume Veneto all'ospedale di San Vito anziché
Pordenone. Già la settimana scorsa questa operazione è stata messa in atto per carenza di posti
all'ospedale del capoluogo per tre giorni. In questo caso la misura viene adottata nel caso di
emergenza.Pronto soccorsoImpossibile aumentare l'organico dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di
Pordenone per i problemi di reperimento di personale, ma l'attivazione dell'ambulatorio codici verdi e
bianchi, se tutto andrà come previsto, dovrebbe accorciare l'attesa per le patologia a bassa complessità e
ridurre la pressione sul pronto soccorso generale.

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Anno da record e assunzioni per Corpo vigili notturni (M. Veneto Pordenone)
Aumento del 30% del risultato netto, 33 nuove assunzioni e ulteriori 10 entro il 31 dicembre: i numeri di
Corpo vigili notturni (vigilanza armata) e della società consociata Service staff (servizi di portierato) si
avviano a chiudere un 2019 da record. Il fatturato di Corpo vigili notturni avanza verso un previsto di 7,3
milioni di euro nel 2019 (+ 9 %) mentre quello di Service Staff chiuderà oltre 1,8 milioni (+9%) con un
parallelo aumento del margine del 15% rispetto al 2018. Numeri che rafforzano le già ottime performance
delle due aziende che si sono posizionate rispettivamente al 10° e al 2° posto nella classifica dei migliori
Indici sintetici di performance degli ultimi 5 anni creata dall'Università Ca' Foscari e dall'Ordine dei
commercialisti di Treviso. Non solo: dopo 5 mesi di progettazione, installazione e test, la centrale operativa
di Cvn è l'unica in Friuli Venezia Giulia ad essere dotata di un software di ultima generazione per i servizi di
centralizzazione dei sistemi di sicurezza e video sorveglianza in grado di supportare gli operatori di centrale
abbassando drasticamente il margine di errore ed evitando ritardi nella risposta. Il programma è in grado di
gestire ogni singolo sistema collegato ma, in caso di allarme, trasmette in automatico le immagini,
selezionando le telecamere in base al movimento rilevato in modo da ridurre i tempi di verifica da parte
dell'operatore e fare in modo che possa subito decidere quale procedura applicare. «Si tratta di un
considerevole investimento in termini economici ma strategico per innalzare la qualità dei nostri servizi -
commenta Daniele Zorzi, amministratore delegato -, parliamo di una centrale in cui operano almeno 3
addetti per ogni turno da 8 ore in grado di gestire oltre 3.500 impianti di allarme e videosorveglianza, 500 in
più rispetto al 2018».In aumento anche i servizi affidati dalla pubblica amministrazione a seguito
dell'assegnazione nell'ottobre 2017 dell'appalto di sicurezza degli edifici regionali: dopo le sedi regionali,
continuano ad aumentare i Comuni che aderiscono alla convenzione per la sicurezza delle loro sedi . Udine,
per esempio, a partire da quest'anno, ha affidato a Cvn il presidio di zona Stazione con due pattuglie e la
ronda itinerante di parchi e altre zone sensibili. Anche i comuni di Gorizia e Monfalcone ipotizzano
l'adesione nel 2020. «Anche le risorse umane del gruppo sono in aumento - illustra Diana Zané, presidente
del Cda- Service Staff è passata da 60 a 78 dipendenti nel 2019, Cvn da 98 a 113 ma entro fine anno dovrà
assumere i 10 nuovi guardie». Ed è di questi giorni la conferma dell'aggiudicazione alla rete d'impresa di cui
fa parte anche Cvn, dell'appalto del servizio di vigilanza indetto dall'Azienda Regionale di Coordinamento
alla Salute e relativa alle strutture sanitarie regionali fra le quali l'ospedale di Udine ed il Gervasutta.

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Dagli incendi all'alta marea, nel 2019 vigili del fuoco in azione già 6.200 volte (Piccolo Trieste)
Ugo Salvini - Sono stati ben 6.200 gli interventi effettuati nel corso del 2019 dai vigili del fuoco di Trieste. Un
numero rilevante e significativo, anche perché è contraddistinto da operazioni molto diverse fra loro: in 592
occasioni i pompieri hanno domato incendi di varia natura, otto volte sono stati chiamati per delle
esplosioni, in 288 casi per degli incidenti stradali, in 553 per dei dissesti statici, in 568 per degli allagamenti,
in 848 per soccorrere dei cittadini e in 215 per delle fughe gas, senza dimenticare poi i salvataggi di animali,
le ricerche di persone, le bonifiche da insetti, le aperture di porte e lo sblocco di ascensori.L'occasione per
fare il bilancio dei primi 11 mesi dell'anno è stata la festa di Santa Barbara, patrona del corpo, che si celebra
il 4 dicembre. A tracciarlo è stato il comandante dei vigili del fuoco di Trieste Mauro Luongo, che ha voluto
evidenziare anche la suddivisione degli interventi per sede di servizio: «Circa 4.700 hanno visto coinvolta la
centrale di via D'Alviano, 720 il distaccamento di Opicina, 570 quello di Muggia e 165 quello di Porto
vecchio, con 118 operazioni effettuate dal Nucleo sommozzatori di stanza proprio al distaccamento
portuale». Lo stesso Luongo ha poi ricordato che «le operazioni più complesse sono state quelle in cui si
sono domati due incendi, uno in un'abitazione di piazzale Giarizzole, a febbraio, e l'altro in via Crispi, a
luglio. Impegnativi sono stati anche i più recenti interventi per domare incendi in viale Miramare e in via
Boito, quest'ultimo con un'esplosione». Luongo ha quindi citato «gli interventi effettuati quando sono
crollati i tetti della piscina terapeutica, a luglio, e la piattaforma al bagno Ausonia, ad agosto». Su strada, le
operazioni più difficili sono state svolte in occasione di alcuni incidenti che hanno visto coinvolti mezzi per il
trasporto di liquidi infiammabili, per i quali si è reso necessario il travaso prima della rimozione dei mezzi
stessi. Sono state 890 infine le pratiche di prevenzione incendi.La mattinata è iniziata con l'alzabandiera,
seguito dalla deposizione delle corone al cippo che ricorda i pompieri caduti da parte dello stesso Luongo,
accompagnato da una folta delegazione della Sezione di Trieste dell'Associazione nazionale dei Vigili del
fuoco. La messa è stata poi officiata dal vescovo Giampaolo Crepaldi e dal cappellano del Comando don
Fabio. Crepaldi ha parlato della «necessità di rinnovare il senso di responsabilità civile e sociale di tutti, per
evitare che si ripetano drammatiche situazioni di disordine, come quella che ha visto morire tre pompieri in
provincia di Alessandria».Infine il comandante ha consegnato le Croci di Anzianità e al Merito.

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Pausa pranzo troppo corta: rischio multa per un panino (Piccolo Gorizia-Monf)
Laura Borsani - Mangiare un panino durante la pausa-pranzo può sembrare semplice, ma a volte non lo è.
Non c'è sempre tempo sufficiente per raggiungere la mensa, o comunque le aree dedicate, e tornare al
lavoro. Consumare cibo e bevande al di fuori delle specifiche postazioni è vietato. La multa è tra 50 e 100
euro. È evidente, come necessario, garantire pulizia, compresi gli aspetti di carattere igienico-sanitari e di
sicurezza. «Almeno per una parte di lavoratori, la pausa-lavoro risulta risicata», sostengono la Fiom e la Cgil
che hanno sollevato la questione dopo che al sindacato si sono rivolti una serie di operai, dipendenti di
ditte diverse, a far presente le loro difficoltà. «Sulla base di quanto registrato all'ufficio vertenze - spiega il
segretario generale della Cgil, Thomas Casotto -, abbiamo constatato che il fenomeno è più diffuso di
quanto si possa pensare. Il sistema organizzativo del lavoro è tale che molti, se non procrastinano il pranzo
a fine turno, violano il divieto a loro rischio e pericolo. E le multe alla fine vengono detratte dalla busta
paga».La pausa-pranzo va dai 30 ai 45 minuti, a seconda delle turnazioni, vale per dipendenti diretti e
dell'indotto. Fincantieri ha fatto sapere che è prevista una nuova area di ristoro attrezzata, al pari di quelle
esistenti, e che servirà ad agevolare ulteriormente i lavoratori. Ha chiarito che la gestione degli orari e della
pausa-pranzo dei dipendenti dell'appalto attiene alle ditte datoriali, in base all'organizzazione interna del
lavoro. La Fim Cisl, con il segretario provinciale Gianpiero Turus, osserva: «Il problema si trascina da tempo,
ed è stato messo in conto», confermando gli investimenti di Fincantieri in tal senso. «Altro aspetto -
aggiunge - è la sensibilizzazione delle ditte d'appalto, che devono fare la loro parte». Quindi argomenta: «Ci
sono imprese che trattengono i propri dipendenti fino all'ultimo momento dell'inizio della pausa-pranzo, se
non oltre. Il nostro ruolo è dunque anche quello di rilevare e affrontare le violazioni contrattuali. Le multe,
peraltro, rappresentano un segnale alle ditte che non sempre assicurano ai lavoratori le condizioni dovute
nell'ambito dell'organizzazione interna. Certo è - continua - che una volta implementate le aree di ristoro, si
potrà presumibilmente capire chi, tra i lavoratori e le imprese, non rispetta le regole a prescindere».Il
segretario della Uilm Trieste-Gorizia, Antonio Rodà, spiega: «È una situazione variegata. C'è una mensa
adeguata, tuttavia la zona come quella del bacino è sprovvista di spazi dedicati al pranzo, considerando la
distanza rispetto all'area di ristoro di riferimento». Rodà si sofferma sulla tutela dei diritti contrattuali
nell'ambito dell'appalto, «una battaglia inserita nello stesso Contratto collettivo nazionale del lavoro.
Abbiamo iniziato anche a Monfalcone questo percorso, al fine di addivenire ad accordi di secondo livello,
per sostenere le legittime aspettative di questi lavoratori. È importante avvicinarli ai sindacati, per costruire
assieme una piattaforma specifica dei diritti che non sono ancora contemplati». Per Fiom e Cgil il punto
rimane il rispetto delle regole mettendo in grado tutti i lavoratori di poterlo fare. «Riteniamo che ci siano
margini di intervento - sostiene il segretario della Fiom, Livio Menon -. È un principio di dignità del lavoro,
Fincantieri deve intervenire sul problema. È anche una questione di civiltà, che giustamente si pretende, ma
a fronte di adeguate condizioni. Bisogna trovare una soluzione che permetta a tutti i lavoratori di
consumare il pranzo correttamente». Casotto rileva un altro aspetto: «Stando a quanto abbiamo appreso
da alcune imprese dell'appalto, una quindicina, si riscontra un costo del personale molto elevato. Sono
aziende la cui attività principale è l'offerta di manodopera. In questo contesto le ditte sono soggette ad
andare facilmente in difficoltà e i lavoratori finiscono per subirne le conseguenze».

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Premi produttività, vertenza dei comunali a Staranzano (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Ciro Vitiello - Protestano i dipendenti del Comune di Staranzano dichiarano lo stato di agitazione e se non
verranno ascoltati, metteranno in atto misure più drastiche fino ad arrivare allo sciopero proprio prima
delle festività natalizie. È la prima volta che succede che in pieno orario di apertura al pubblico, la rsu,
Rappresentanza sindacale unitaria, convochi un'assemblea generale del personale dipendente.Ha fissato
infatti l'incontro per domani, dalle 10 alle 12 nella sala Peres al primo piano del municipio di piazza
Dante.All'ordine del giorno figurano due punti: la proclamazione dello stato di agitazione che dovrebbe
comportare come conseguenza innanzitutto le eventuali dimissioni della rsu e poi la convocazione urgente
della delegazione trattante, «abbandonata» dall'amministrazione per discutere come argomento principale
la concessione del Fondo di produttività relativo agli anni 2018-2019 acquisito ma «andato in
dimenticanza» e del quale non se ne parla più.In una nota i dipendenti esprimono preoccupazione per «la
gravità della situazione che si è venuta a creare in quanto il personale è ridotto all'osso, non riceve la
produttività da due anni e inoltre l'amministrazione non convoca da mesi i sindacati al tavolo della
trattativa. Insomma non è cambiato proprio niente dalla passata amministrazione». Nella precedente
giunta, l'assessore al Personale era Matteo Negrari, mentre in questa giunta la delega è passata al sindaco
Riccardo Marchesan.L'atmosfera in Comune è cupa e già da alcuni mesi si percepiscono in maniera
evidente alcune tensioni tra il personale poichè in questi ultimi tempi le "uscite" per il pensionamento
(soprattutto grazie alla Quota 100) nella maggior parte non sono state ancora rimpiazzate.L'ex consigliere
comunale Adriano Ritossa, prima di lasciare il consiglio e ancora oggi, accusa l'ex assessore Negrari di «non
aveva fatto niente sul problema del personale, pur avendo le scadenze lavorative sempre sotto mano per
chi andava in pensione e poteva prevedere di trovarsi, quindi, in queste condizioni».La risoluzione dei
problemi dell'organico sosteneva Ritossa era nel piano triennale del fabbisogno del personale per il triennio
2019 - 2021, nella delibera giuntale n. 92 del 5 -12-2018 in cui si determinava un fabbisogno, per il 2019 di 1
dipendente categoria "D" e 4 "C", per l'anno 2020 di 4 "C", per l'anno 2021 di 1 "C".Quest'anno inoltre si è
aggiunto un altro problema del personale: il Comune è stato condannato dal Giudice del Lavoro del
Tribunale di Gorizia a pagare un risarcimento di circa 100 mila euro a beneficio di una funzionaria
dipendente sottoposta prima a demansionamento, poi alla dequalificazione fino al suo licenziamento.

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Vigili del fuoco in festa per Santa Barbara. Arrivano sedici rinforzi, ma da giugno (Piccolo Gorizia-Monf)
Francesco Fain - È considerato e definito «il corpo più amato d'Italia» per la sua indiscutibile professionalità
e per la proverbiale vicinanza ai cittadini, ai suoi bisogni quotidiani, alle emergenze. Ci riferiamo ai pompieri
che espletano una funzione a dir poco fondamentale nella nostra società. Ma devono fare continuamente i
conti con tagli, ridimensionamenti, razionalizzazioni. Questa volta, però, arriva una buona notizia.
Attesissima. E a renderla pubblica è il sindacato autonomo del Conapo, rappresentato dal segretario
regionale Damjan Nacini e da quello provinciale Claudio Ughi. Uno sviluppo importante che arriva proprio
nel giorno in cui (ieri, ndr) i vigili del fuoco hanno celebrato Santa Barbara, la loro patrona, sia a Gorizia, sia
a Monfalcone. «Numeri precisi - spiega Nacini - ancora non ci sono. Ma secondo le nostre stime dovrebbero
arrivare 16 vigili del fuoco, destinati al potenziamento di Monfalcone che ha avuto un passaggio di
categoria. Ossigeno autentico, non dimenticando che la carenza in pianta organica è, comunque, di 19 unità
e mancano ancora 7/8 unità di funzionari». Va detto che i nuovi innesti non arriveranno prima di giugno
2020. Il Dipartimento dei vigili del fuoco ha emanato, infatti, una circolare sulla distribuzione territoriale
delle dotazioni organiche nei vari distaccamenti a livello nazionale, tra i quali compare anche il
distaccamento di Latisana. «Apprendiamo con grande soddisfazione dell'arrivo di personale per il
distaccamento di Latisana - afferma ancora Nacini -. Il nostro sindacato ha, sempre, sostenuto l'apertura di
questa sede permanente ribadendo come Latisana si trovi in un punto cruciale dove è necessaria la
presenza di una struttura di vigili del fuoco permanenti, anche in considerazione dei lavori per la
realizzazione della terza corsia sulla A4 che ha visto impennarsi la frequenza di incidenti stradali. La
vicinanza della sede a Lignano permette inoltre al distaccamento di Latisana di accorciare i tempi di
soccorso in una zona che d'estate raggiunge un aumento di popolazione considerevole». Nacini aggiunge:
«Abbiamo avuto a riguardo diversi incontri sia a livello nazionale. Ringraziamo il Ministro dell'Interno
Luciana Lamorgese, il senatore Stefano Cadiani (precedente sottosegretario all'Interno con delega ai vigili
del fuoco) abbiamo riportato le motivazioni a sostegno dell'apertura di una sede permanente a Latisana. Il
senatore l'abbiamo ringraziato personalmente il 19 novembre durante la manifestazione per
l'equiparazione stipendiale e pensionistica agli altri corpi dello Stato indetta dal Conapo a Roma». «Un
ringraziamento al presidente della Regione Massimiliano Fedriga che fin da subito si è attivato con i vertici
nazionali, al consigliere regionale Diego Bernardis e alla capogruppo M5s in Consiglio regionale Ilaria Dal
Zovo che hanno sempre seguito da vicino l'evolversi della situazione».

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