RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 11 ottobre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 11 ottobre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Amministratori dem a raccolta contro la legge sugli enti locali (M. Veneto Udine)
Ruolo potenziato per le farmacie e niente abolizione dei superambulatori (Piccolo, 2 articoli)
Estintori col trucco, frode da 5 milioni: vittime ospedali, questure e Comuni (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Ai dipendenti Principe pagato l'85% del salario. Il Pd sollecita il premier (M. Veneto Udine)
Lavorano in galleria, tre operai intossicati (M. Veneto Udine)
Manca personale al distretto, a rischio i posti letto per anziani (M. Veneto Udine)
L'Anpi entra in classe, l'ira di Novelli: «Inopportuno, disconosce le foibe» (M. Veneto Udine)
Gli studenti tornano in piazza, stavolta contro la scuola-lavoro (M. Veneto Udine)
Manifatturiero in crisi, coop sociali in affanno: «Garantiteci il lavoro» (M. Veneto Pordenone)
Mille ex soci in file sotto la pioggia nella speranza di ottonere i rimborsi (Piccolo Trieste, 2 articoli)
Morto schiacciato sulla nave, tre indagati (Piccolo Trieste)
Personale scolastico, attacco M5s: «Centrodestra molto scorretto» (Piccolo Trieste)
Lo sfogo delle precarie: «La nostra carriera come il gioco dell'oca» (Piccolo Trieste)
Cgil: «Sì al post-centrale con turbogas, è ipocrisia parlare di rinnovabili» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Lavoratore travolto dal carrello elevatore in cantiere: tutti assolti (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Finiti gli orali del "concorsone": 16 subito assunti e 17 sperano (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Amministratori dem a raccolta contro la legge sugli enti locali (M. Veneto Udine)
Mattia Pertoldi - Il centrosinistra affila le armi - politicamente, sia chiaro - e si prepara a contrastare, tanto
in Aula quanto sul territorio, la riforma degli enti locali, e probabilmente anche quella sanitaria, che oggi
arriva in giunta per il suo primo via libera.Mercoledì, infatti, il Pd ha chiamato a raccolta a Udine tutti i
propri amministratori - sindaci, assessori e consiglieri comunali - per un incontro in cui, appunto, definire
metodi e strategie dell'opposizione politica alla riforma targata centrodestra. Non soltanto, però, perché
per rendere l'appuntamento ancora più pregnante, il capogruppo Sergio Bolzonello ha deciso di allargare
l'incontro anche al gruppo consiliare dei Cittadini, formato da Tiziano Centis e Simona Liguori, e a Furio
Honsell, unico esponente di Open-Sinistra Fvg eletto a piazza Oberdan, in modo tale da presentarsi come
coalizione unita.Un modo, in altre parole, per preparare la veloce marcia di avvicinamento all'Aula,
considerato come da qui a fine anno il centrodestra preveda di presentare l'assestamento autunnale, il
testo di legge di Sebastiano Callari sulle semplificazioni burocratiche e quello, appunto, di Pierpaolo Roberti
sulla riforma degli enti locali prima della norma di Riccardo Riccardi sulla sanità e la legge di Bilancio a metà
dicembre. E contro il testo di Roberti, si scaglia già, intanto, il segretario regionale del Pd Cristiano Shaurli.
«La cosiddetta riforma degli enti locali e il racconto che ne fa Roberti - attacca - raggiungono inediti vertici
di furbizia e "piacioneria", che la rendono quasi divertente. Peccato che non risolva, o cambi, nulla nel
sistema delle autonomie locali e nella situazione drammatica dei nostri Comuni, a partire dalla mancanza di
personale. Chiamare "Comunità" le "Unioni di Comuni", perché questo e nient'altro sono, è un comoda
furbata visto che Roberti dimentica come siano già previste dal Testo unico sugli enti locali e dalla legge di
Franco Iacop nel 2006».Per Shaurli «si definisce "riforma" la riproposizione delle Comunità montane, si
lascia intendere che, visto che con questa norma difficilmente si formeranno aree vaste credibili, è
comunque pronta la grandissima novità delle Province: tutto questo significa semplicemente nascondere
l'assoluta volontà di non scegliere. La Lega preferisce un ritorno al passato con cinque livelli di enti a tutti gli
effetti in una regione di 1,2 milioni di abitanti».Shaurli non si ferma qui, ma va oltre. «Il racconto del "non
imponiamo niente, fate ciò che ritenete meglio" - conclude - è bello e facile da dire, ma per favore almeno
non chiamiamolo riforma. Tutta Europa ha compiuto scelte epocali nel sistema delle autonomie, non tanto
per chiudere, ma per semplificare e garantire efficienza al sistema: la Lega ripropone l'atavico e
italianissimo vizio che per convenienza si decide semplicemente di non decidere. Nel nostro caso lo fa
scientificamente: nessuno snellimento della Regione, pseudo commissari provinciali, Comunità che possono
essere di due o venti Comuni, il voto del Comune di Trieste pari a quello di Monrupino, ricordando una
delle critiche del sindaco Roberto Dipiazza». Una bocciatura, infine, arriva anche dalla Cgil che per bocca di
Villam Pezzetta boccia la proposta di legge Roberti definendola «una controriforma poco chiara nelle linee,
abborracciata e discutibile, oltre che negli strumenti, anche negli obiettivi generali».

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Ruolo potenziato per le farmacie e niente abolizione dei superambulatori (Piccolo)
Marco Ballico - I professionisti del Burlo al lavoro anche in provincia di Gorizia. Le farmacie con funzione di
"punti salute" sul territorio. La possibilità di utilizzare software non realizzati da Insiel. A Palazzo circola la
bozza del ddl "Riorganizzazione dei livelli di assistenza, norme in materia di pianificazione e
programmazione sanitaria e sociosanitaria", un testo composto da 64 articoli che manda tra l'altro in
pensione, dal prossimo 1 gennaio, la legge Serracchiani-Telesca. Il documento, che completa il riassetto
della governance approvato a fine anno scorso, un passaggio legislativo che ha prodotto la riduzione degli
enti e l'istituzione dell'azienda "zero" (Arcs), contiene principi che non si discostano più di tanto dalle
finalità e dall'impostazione culturale della 17 del 2014. Nel ddl che Riccardo Riccardi illustrerà oggi
pomeriggio a Udine ai portatori di interesse e porterà poi lunedì in giunta, si punta ancora su centralità
della persona, integrazione tra ospedale e territorio, assistenza socio-sanitaria e presa in carico, cronicità e
valutazione globale del paziente. Con il modello confermato sul fronte ospedaliero che unisce i centri di
eccellenza "hub" agli ospedali di rete "spoke". E con articoli non troppo diversi da quelli che si va ad
abrogare riguardo al ruolo del privato accreditato e delle Università, alla cooperazione transfrontaliera e
all'importanza dell'informatizzazione. Non siamo dunque alla rivoluzione. Non dei principi almeno. Il
centrodestra aggiunge però il Centro per la formazione (in capo all'Arcs), il Piano sociale, che il
centrosinistra non è riuscito a realizzare, e una sottolineatura dell'importanza delle famiglie, sempre più
coinvolte nel percorso di cura del paziente e con un ruolo determinante nella definizione di quello che
all'articolo 9 viene definito come "budget personale di progetto", l'insieme delle risorse economiche e
prestazionali cui concorrerà anche il privato sociale in partenariato con il pubblico. È nel Capo II che il
centrodestra personalizza la riforma assegnando particolare importanza ai distretti, valorizzati pure con
l'assegnazione di funzioni di committenza. Mentre all'articolo 14 c'è il superamento dei Cap, i Centri di
medicina integrata istituiti con la 17. Non vengono in realtà inceneriti, ma si precisa che le forme
organizzative in essere all'entrata in vigore della legge confluiranno progressivamente in qualcosa di
diverso. Si tratta di uno dei punti non definiti nell'articolato. Come sul dopo Cap, il ddl non interviene sulla
specializzazione degli ospedali "spoke", su Gemona, Cividale, Maniago e Sacile che la riforma Telesca aveva
riconvertito, sui punti nascita, sulle funzioni complementari o integrative messe in campo dai privati
accreditati. A quanto pare, la vera differenza la farà successivamente la giunta regionale, cui vengono
demandati regolamenti e delibere su questioni decisive per il restyling del Servizio sanitario regionale.
All'articolo 28 si precisa per esempio che sarà appunto la giunta a definire via delibera il modello di
concorrenza per la regolazione del rapporto con i soggetti erogatori privati accreditati. E sempre la giunta
specificherà le attività dell'assistenza distrettuale e di quella ospedaliera, delibererà sui posti letto,
individuerà le funzioni "hub", darà il visto al Piano di emergenza-urgenza (è confermata la Sores) e a quello
sanitario e socio-sanitario, oltre che alle linee annuali. Già inserita in legge invece la "promozione" di Burlo,
Cro e Gervasutta a "hub" regionali nelle rispettive specializzazioni (materno-infantile, oncologia,
riabilitazione) e la presenza dei professionisti del Burlo anche nelle sedi del presidio ospedaliero Gorizia e
Monfalcone. L'articolo 19 anticipa quindi un rafforzamento delle farmacie, che assumono la funzione di
"punti salute" distribuiti nel territorio. Infine, sul fronte dell'informatizzazione, il ddl spiega che gli enti del
Ssr utilizzano gli strumenti informatici targati Insiel ma aggiunge che, «per urgenti esigenze di sicurezza
nell'erogazione della prestazione», possono procedere all'acquisto «da soggetti terzi».
Dubbi sui servizi d'emergenza e sul sistema di salute mentale
La psichiatria triestina, preoccupata nelle scorse settimane sul futuro del sistema della salute mentale,
sospende il giudizio. Da un lato rassicurata dall'apparente mantenimento dell'esistente, dall'altro perplessa
su un articolo del ddl di riforma «piuttosto scarno per la complessità della questione». Roberto Mezzina era
fino a pochi giorni il direttore del Dipartimento di salute mentale, nonché primario del Csm di Barcola. Ora
in pensione, non fatica comunque a entrare in possesso di bozze di lavoro e relazioni sulla legge con cui il
centrodestra intende cancellare e superare la 17 del 2014. La prima impressione è positiva. «Quello che
convince dell'impostazione del ddl - osserva Mezzina - è la parte che riguarda l'integrazione socio-sanitaria.
Materia molto ben trattata da un gruppo di tecnici che lavora in Regione in continuità a prescindere dai
diversi governi»...

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Estintori col trucco, frode da 5 milioni: vittime ospedali, questure e Comuni (M. Veneto)
Luana de Francisco - Sul bando di gara si impegnavano a revisionare gli estintori presenti negli enti pubblici
di mezza regione, dagli ospedali alle scuole materne e dalle carceri alle questure, ma poi, all'atto pratico, si
guardavano bene dal provvedere alla sostituzione delle polveri estinguenti, incamerando ugualmente la
somma pattuita con il cliente, con tanti saluti alla successiva scadenza. La "Fe Friuli Estintori srl" di
Cervignano del Friuli, prima del recente cambio di proprietà, lavorava così. E lo faceva un po' dappertutto,
replicando all'infinito l'inganno e, con esso, anche i guadagni. Compresi quelli che le venivano corrisposti
per lo smaltimento delle vecchie polveri: operazione, questa, a sua volta concordata, nero su bianco, ma
ovviamente disattesa. Carte alla mano, la Guardia di finanza di Gorizia, che ha condotto le indagini sotto il
coordinamento della Procura di Udine, ha calcolato in 5 milioni di euro il vantaggio economico realizzato
dall'azienda nel periodo monitorato. E cioè dal 15 gennaio 2015, quando un dipendente decise di
denunciare quell'andazzo, al 16 febbraio 2018, quando l'attività di osservazione con le telecamere installate
nell'officina, fu ritenuta esaurita e ci si preparò a procedere con le perquisizioni.Le accuseNel tirare le fila
dell'inchiesta, il pm Marco Panzeri, titolare del fascicolo, ha ipotizzato i reati di concorso in frode nelle
pubbliche forniture, truffa e rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro a carico di cinque
persone, ciascuno in relazione al ruolo svolto nell'azienda all'epoca dei fatti contestati. Si comincia dagli
allora vertici, e cioè da Luciano Gonnelli, 79 anni, di Cervignano, presidente del Consiglio d'amministrazione
fino al 31 luglio 2017, Silvia Del Stabile, 75, di Cervignano, prima consigliere d'amministrazione e, dal 1°
settembre 2015 al 31 marzo 2018, vice presidente, e Alberto Minon, 45, di Cervignano, subentrato a
Gonnelli nella presidenza e, in precedenza, anche amministratore delegato. Nei guai anche Fabio De
Cassan, 61 anni, di Martellago (Venezia), consulente con mansioni di direttore generale dell'azienda dal
settembre 2013, e Paolo Puntin, 46, con domicilio dichiarato a Terzo d'Aquileia, che della Friuli Estintori era
il responsabile tecnico. A tutti è stato notificato in questi giorni l'avviso di conclusione delle indagini
preliminari.sanzione alla societàL'iter giudiziario ha proceduto di pari passo con un cambiamento radicale
nel management dell'azienda. Un percorso a binario unico e marce forzate, che ha permesso di approdare
alla definizione, quasi a costo zero, della posizione della Friuli Estintori, inizialmente a sua volta iscritta sul
registro degli indagati in virtù del decreto legislativo 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle
società. Assistita dall'avvocato Luca Ponti, l'azienda ha dapprima scampato il pericolo di finire sottoposta a
una qualche misura cautelare, con il doppio impegno a richiamare e revisionare correttamente, sotto il
controllo della Finanza, quasi 24 mila estintori, e a sostituire immediatamente l'organo di gestione con
nomi e volti nuovi. Poi, ottenuta linfa nuova dall'ulteriore avvicendamento ai vertici, conseguente
all'acquisizione dell'azienda da parte della Gsa - Gruppo servizi associati spa, il 30 luglio scorso, il cerchio si
è chiuso davanti al gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, con l'applicazione di una sanzione
amministrativa pecuniaria di 7.244 euro. Naturalmente, previa consenso del pm.Il procuratore«Il
ravvedimento operativo della società per la responsabilità amministrativa dell'impresa - ha commentato il
procuratore Antonio De Nicolo - è molto significativo». Ora, però, tocca alle persone fisiche e su questo
ogni commento risulterebbe prematuro.le parti offeseLungo l'elenco degli enti indicati dalla Procura come
parte offesa del procedimento. In cima, la sfilza delle amministrazioni comunali: 28 in provincia di Udine, 5
di Pordenone e 12 di Goriza. A seguire, la Provincia di Udine e, tra gli altri enti, due Azienda sanitarie, la
Prefettura di Udine, la Questura e il tribunale di Pordenone, il carcere di Gorizia, due scuole materne,
l'Enaip Fvg, l'Inps, l'Agenzia delle dogane e la Cri.di una lunga e triste storia».

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CRONACHE LOCALI

Ai dipendenti Principe pagato l'85% del salario. Il Pd sollecita il premier (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Stipendi decurtati del 15% quelli che si sono visti accreditare ieri i lavoratori dei
prosciuttifici Principe e King's di San Daniele. Come annunciato dalla proprietà, a causa dell'attacco hacker
alla rete aziendale, gli uffici non hanno potuto elaborare automaticamente le buste paga che per questo
sono andate solo parzialmente in pagamento. «Ai lavoratori - ha spiegato ieri la segretaria provinciale di
Flai Cgil, Michela Martin - è stato accreditato un anticipo dell'85% calcolato sullo storico del mese
precedente. Ora l'azienda sta elaborando tutti i cedolini a mano e ci ha garantito che nel giro di pochi
giorni, auspicabilmente già per l'inizio della prossima settimana, ai dipendenti sarà pagato il saldo».
Questione di poco insomma e questa spiacevole parentesi sarà chiusa.Ci vorrà invece ancora tempo per
chiarire il futuro del gruppo Kipre di cui Principe e King's fanno parte. Dopo l'annuncio del forfait da parte
del fondo di investimento QuattroR tutto tace. «Non abbiamo avuto nessuna comunicazione ulteriore da
parte della proprietà - ha aggiunto ieri Martin - aspettiamo il tavolo convocato in Regione per lunedì
sperando da quello emergano novità positive».Nel frattempo si è mosso il Pd. Dalla deputata Debora
Serracchiani al segretario regionale Cristiano Shaurli che ha scritto al viceministro dell'Economia, Antonio
Misiani, e alla presidenza del Consiglio dei ministri per segnalare la crisi del gruppo Kipre. Shaurli chiede al
governo «massima e urgente attenzione» per evitare il rischio che la vicenda finisca con uno spezzatino
delle aziende se non con un fallimento del gruppo che «coinvolgerebbe - aggiunge il dem - centinaia di posti
di lavoro tra diretti e indotto nonché marchi di prodotti storici nazionali». Il segretario regionale del Pd
ricorda anche all'esecutivo che «il fondo QuattroR interessato al subentro in Kipre, fondo promosso da
Cassa depositi e prestiti, prevedeva un importante investimento iniziale» e chiede se «all'interno del
tracciato delle rispettive competenze sia possibile riavviare un'interlocuzione immediata con i soggetti
finanziari, al fine di capire le reali motivazioni del paventato disimpegno, e vagliare le possibilità di una
riapertura del dialogo, anche su nuove basi».

Lavorano in galleria, tre operai intossicati (M. Veneto Udine)
Christian Seu - Un errore di valutazione. Oppure un guasto all'impianto che garantisce l'arrivo dell'energia
elettrica al decimo livello dell'ex miniera di Raibl, a Cave del Predil. Saranno le indagini dei carabinieri della
stazione di Tarvisio a dover chiarire i contorni dell'infortunio sul lavoro accaduto nel primo pomeriggio di
ieri nel ventre del parco geominerario: le esalazioni di monossido di carbonio prodotte da un generatore a
motore a scoppio hanno intossicato tre operai della ditta Spiga di Tolmezzo, impegnati nei lavori di messa
in sicurezza del decimo livello dell'ex miniera.L'allarme è scattato poco dopo le 13.30. I tre lavoratori (due di
55 anni, entrambi originari di Tarvisio: uno di loro risiede a Dignano; il terzo sessantenne) stavano
lavorando per rimuovere alcuni detriti da una galleria, con l'ausilio di attrezzi meccanici alimentati da un
generatore a benzina. Privi di un sistema di areazione, gli spazi angusti dei tunnel si sono presto rivelati
troppo stretti per evitare la saturazione dell'ambiente. Due operai hanno perso i sensi, mentre il terzo,
prima di accusare un malore, è riuscito a lanciare l'sos, allertando i soccorsi. A Cave è atterrato nell'arco di
pochi minuti l'elicottero del soccorso sanitario, seguito da due ambulanze. Medici e infermieri hanno
raggiunto i tre lavoratori che, dopo essere stati stabilizzati, sono stati portati all'ospedale di Tolmezzo. Nel
pomeriggio, dopo una prima valutazione dei medici della struttura sanitaria del capoluogo carnico i tre
uomini sono stati poi trasferiti a Cattinara, dove sono stati sottoposti a ossigenoterapia in camera
iperbarica. Le loro condizioni, da quanto si apprende, non destano preoccupazione: i tre potrebbero essere
già dimessi nelle prossime ore e fare rientro a casa. Nella pancia della miniera di Raibl, sul luogo dove si è
verificato l'incidente, hanno lavorato anche i vigili del fuoco del Distaccamento di Tolmezzo, che a soccorsi
ultimati hanno effettuato una serie di misurazioni per verificare il livello di saturazione del gas nell'aria,
risultato essere ampiamente al di sopra della soglia di tolleranza umana.Sul caso indagano ora i carabinieri
della stazione tarvisiana, che dovranno ricostruire la dinamica dei fatti e chiarire il motivo per cui il
monossido di carbonio si è sprigionato nell'aria. Il decimo livello della galleria, raggiungibile attraverso il
pozzo Clara e non aperto al percorso museale del parco geominerario di Cave del Predil, è oggetto di un
intervento da 470 mila euro, finanziato e coordinato dal Comune di Tarvisio.

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Manca personale al distretto, a rischio i posti letto per anziani (M. Veneto Udine)
Alessandra Ceschia - Tanti pazienti e poco personale. Alla Residenza sanitaria assistenziale-Cure palliative
del Distretto di Cividale va avanti così da mesi. Ora però la situazione è diventata insostenibile e dai
sindacati è arrivato l'ultimatum: serve nuovo personale o dovrà esserci un taglio dei posti letto.A scendere
in campo è la Cisl Fp per voce del segretario Giuseppe Pennino che denuncia l'emergenza e che già nel
marzo scorso aveva puntato l'indice sui rischi del mancato rinnovo di alcuni contratti a tempo determinato.
A quell'epoca, il commissario straordinario Giuseppe Tonutti aveva fornito ampie rassicurazioni in merito e
aveva preannunciato una serie di assunzioni con gli Oss che avevano superato il concorso. Fra aprile e
maggio i contratti degli interinali sono scaduti e non sono stati rinnovati. Così, gli operatori socio-
assistenziali sono passati da 22 a 17 e gli infermieri sono scesi da 16 a 12. «Quanto dichiarato dal
commissario straordinario in merito alla sostituzione degli Operatori sociosanitari a tempo determinato con
i vincitori del concorso - segnala Pennino in una lettera indirizzata ai vertici aziendali - ha trovato
marginalmente riscontro nel caso di specie: risulta che su sei Oss con contratto a tempo determinato e
interinali non rinnovati alla naturale scadenza, solo un'unità è stata sostituita, inoltre anche il personale
infermieristico è stato assegnato ad altre strutture per dinamiche organizzative, e non è stato sostituito con
alcuna risorsa, sostanzialmente alla diminuzione del personale non è corrisposta nessuna riduzione delle
attività o di posti letto». Da qui la richiesta «di assegnare in tempi brevi personale e nelle more di ridurre le
attività e posti letto, un tanto per la salvaguardia dei lavoratori, ma altresì per il bene diretto del cittadino
che rischia di ricevere assistenza insufficiente».I dipendenti fino ad ora si sono resi disponibili a far fronte al
carico di lavoro per i 28 posti letto, di cui 4 destinati alle cure palliative con un carico assistenziale notevole
per tipologia di assistito segnalano i sindacati, e hanno svolto in maniera encomiabile la propria attività con
la collaborazione di tutte le figure professionali, anche a fronte di ulteriori criticità determinate dalle
malattie, purtroppo inevitabili visto il carico di lavoro.Ma ora la situazione è diventata insostenibile. Per
questo la Cisl chiede di assegnare i trasporti interni della Rsa ad altro personale, di posticipare o assegnare
ad altro personale l'attività di sanificazione straordinaria dei locali in programma e di ridurre il carico di
lavoro, visto il livello di criticità che, si osserva, «rende insostenibile garantire il livello di attività
assistenziali». «Quanto richiesto è solo un intervento di minima che mette in sicurezza la turnazione e il
rispetto dei diritti contrattuali del personale assegnato al servizio - è la premessa di Pennino - in assenza di
azioni concrete di cui si chiede immediato riscontro per uno svolgimento di corrette relazioni sindacali su
materie che attengono la gestione dei rapporti di lavoro, ci riserviamo di mettere in atto ogni azione
sindacale utile» preannunciando iniziative che comprendono anche lo stato di agitazione.

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L'Anpi entra in classe, l'ira di Novelli: «Inopportuno, disconosce le foibe» (M. Veneto Udine)
Alessandro Cesare - «È inopportuno che il Miur deleghi a un'associazione che per larga parte non riconosce
il dramma delle foibe e del popolo dalmata-giuliano, la promozione nelle scuole degli ideali di democrazia,
libertà, solidarietà e pluralismo culturale». L'affondo è del deputato di Forza Italia Roberto Novelli,
promotore di un'interrogazione parlamentare a pochi giorni dalla presentazione, da parte dell'Anpi Udine,
delle iniziative rivolte agli studenti friulani nell'ambito di una convenzione nazionale stipulata
dall'associazione partigiani con il ministero. Un gesto che non è piaciuto al presidente dell'Anpi provinciale,
Dino Spanghero: «Novelli non si permetta di dare lezioni di democrazia e obiettività». Il tempo passa, ma i
"nervi tesi", sul confine orientale (è questo il tema scelto dall'Anpi Udine per "entrare nelle scuole" del
Friuli) continuano a innescare polemiche che, in questo caso, rischiano di avere eco nazionale. «In più
occasioni le diramazioni locali dell'Anpi si sono distinte per prese di posizioni di parte, lesive della verità
storica, viziate dall'appartenenza ideologica», scrive Novelli nell'interrogazione depositata ieri, portando
degli esempi concreti a sostegno della sua tesi. Il deputato friulano cita, tra gli altri, la frase apparsa a
gennaio sul sito dell'Anpi di Rovigo, con cui si invitava a «spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le
hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione
storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza». Proprio sul tema foibe, Spanghero risponde
così: «Se c'è qualcuno che ha parlato di foibe in anticipo rispetto ad altri, questa è l'Anpi. Non ci siamo mai
nascosti dietro a un dito. Leggeremo con curiosità l'interrogazione di Novelli e replicheremo punto per
punto, se necessario. Risposta che potrebbe giungere direttamente dall'Anpi nazionale». Novelli, nel
documento indirizzato al ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, chiede di conoscere nel
dettaglio le iniziative realizzate nelle scuole in base al protocollo stipulato tra Miur e Anpi, così come l'entità
delle risorse stanziate dal ministero per la realizzazione di tali azioni. Infine vuole sapere se il governo è
intenzionato a rinnovare, dopo la scadenza del 2020, il protocollo d'intesa. Spanghero chiude con un'ultima
stoccata a Novelli: «Da deputato dovrebbe conoscere già i termini della convenzione tra Miur e Anpi.
Poteva informarsi meglio prima di presentare un'interrogazione». Il progetto nel mirino di Novelli si chiama
"Conoscere per resistere", ed è rivolto ai ragazzi di quarta e quinta superiore. Il tema scelto per questa
edizione dall'Anpi Udine è quello del confine orientale, con un focus su ciò che avvenne sul territorio
sloveno durante l'occupazione italiana.

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Gli studenti tornano in piazza, stavolta contro la scuola-lavoro (M. Veneto Udine)
Gli studenti friulani tornano in piazza. Questa volta, però, l'ambiente non c'entra.La protesta è contro la
nuova alternanza scuola-lavoro e contro i tagli al sistema educativo italiano. La mobilitazione studentesca
coinvolgerà tutte le città d'Italia, Udine compresa, e avrà come titolo "Non saremo i vostri schiavi". A
differenze dell'ultima manifestazione, non ci sarà alcuna "copertura" da parte del ministero dell'Istruzione,
che non ha diramato circolari per "giustificare" l'eventuale assenza dei ragazzi. Anzi, in molti istituti della
città, i dirigenti non sapevano nulla dello sciopero. Nel capoluogo friulano il corteo partirà dal centro studi
di piazzale Cavedalis alle 9, per raggiungere, attraverso il centro, piazza San Giacomo. Qui i partecipanti si
ritroveranno per scandire slogan e confrontarsi sul tema. A organizzare la manifestazione, a Udine, è un
gruppo di studenti degli istituti Sello, Malignani e Bertoni: Rachele, Alessandra, Eva, Elisa e
Simone.«Abbiamo intenzione di farci sentire anche se la partecipazione non sarà massiccia - ammettono i
cinque ragazzi -. Non condividiamo le linee guida della nuova alternanza scuola-lavoro proposte dall'ex
ministro all'istruzione Marco Busetti, che di fatto ha cancellato il monte ore massimo. Una novità che
rischia di aumentare lo sfruttamento e la ricattabilità di noi studenti: durante gli stage saremo costretti a
svolgere centinaia di ore in più di lavoro gratis e senza diritti». Oltre a questo, gli studenti scendono in
piazza per accendere i riflettori sul taglio delle risorse: «Nessuno ci regala nulla - affermano - manifestiamo
per conquistare il nostro futuro. Le scuole che frequentiamo sono in condizioni sempre peggiori, senza
dimenticare il fatto che portare a termine gli studi è sempre più costoso. I responsabili di tutto ciò esistono
e sono i governi, di centrosinistra e di centrodestra, che negli ultimi anni hanno tagliato miliardi di euro
all'istruzione pubblica per rispettare i diktat dell'Ue. La mobilitazione - continuano Rachele, Alessandra, Eva,
Elisa e Simone - serve per sviluppare una sorta di "coscienza di classe" tra noi studenti». I ragazzi chiedono
l'introduzione di un salario per gli stage e bocciano il progetto "scuole sicure" introdotto dal vecchio
governo gialloverde. «Le nostre scuole cadono a pezzi - attaccano i ragazzi - non hanno bisogno di
telecamere ma di fondi per la messa in sicurezza». Solo alcuni dirigenti siano a conoscenza della protesta,
come quelli di Sello, Malignani o Ceconi, anche grazie agli incontri promossi dai ragazzi. Nessuna
informazione, invece, ha raggiunto il Marinoni e lo Zanon. «Protestiamo perché è giusto farlo - concludono i
ragazzi - se non siamo rivoluzionari adesso, quando mai lo saremo? ». Alessandro Cesare

Manifatturiero in crisi, coop sociali in affanno: «Garantiteci il lavoro» (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Le cooperative sociali Futura di San Vito al Tagliamento e Il piccolo principe" di Casarsa
lanciano l'allarme per le conseguenze della crisi del manifatturiero e invitano gli imprenditori ad affidare
lavorazioni agli utenti delle due società.La crisi del settore manifatturiero colpisce anche l'indotto, in
particolare i lavoratori disabili e svantaggiati delle cooperative sociali, ai quali le aziende affidavano
particolari lavorazioni di assemblaggio. In alcune di queste coop, aderenti a Confcooperative Pordenone, si
è passati alla cassa integrazione per 63 persone, mentre sei contratti non sono stati rinnovati: sono
lavoratori della coop sociale Il piccolo principe e Futura, realtà, va specificato, attive in vari ambiti. Si tratta
di 23 lavoratori assunti grazie alla legge 381 del 1991 per l'inserimento lavorativo (14 al Piccolo principe, 9
alla Futura), 29 soci lavoratori normodotati (21 al Piccolo principe, 8 alla Futura) e 11 percorsi di formazione
lavorativa (2 al Piccolo principe e 9 alla Futura).Pesa soprattutto lo stop produttivo della Savio, storica
azienda pordenonese che da anni con grande sensibilità sociale affida parte delle commesse di
assemblaggio alle coop sociali locali che si occupano di inserire nel mondo del lavoro persone con disabilità
o con svantaggio sociale, che altrimenti sarebbero tagliate fuori sia da occasioni remunerative sia da
momenti di integrazione sociale. «Queste persone - affermano Luigi Cesarin e Gianluca Pavan, presidenti di
Piccolo principe e Futura - sono attualmente a casa con ricadute che vanno oltre il peso economico. Queste
crisi mettono in difficoltà la tenuta sociale del territorio e tutti dobbiamo esserne consapevoli». L'auspicio è
che altre aziende seguano il positivo esempio di Savio affidando lavorazioni alle coop sociali usufruendo
pure di sgravi nel costo del lavoro. Da qui l'appello delle due coop. «Speriamo che Savio possa riprendere al
più presto la produzione - concludono Cesarin e Pavan -, e invitiamo anche altre imprese a seguirne
l'esempio, affidandoci delle commesse di lavoro. Oggi, fra l'altro, ci sono anche strumenti legislativi per cui
il lavoro a coop sociali si traduce in un vantaggio per le aziende con l'obbligo di collocamento di personale
disabile».

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Mille ex soci in file sotto la pioggia nella speranza di ottonere i rimborsi (Piccolo Trieste)
Giovanni Tomasin - Hanno sfidato la pioggia e l'umidità al 100%. Una di loro, 97 anni, si è perfino sentita
male. È il migliaio di reduci dal crac delle Coop operaie che ieri mattina si è messo in fila davanti all'ex
ufficio dell'Albo pretorio del Comune in via Malcanton. L'obiettivo? Ricevere dal Comitato degli ex soci il
modulo da consegnare alla Regione al fine di poter ambire, un domani, al risarcimento della parte
mancante dei soldi perduti.I membri del Comitato preposti allo sportello - tre persone in tutto - stimano di
aver consegnato la carta a circa mille persone nella mattinata di ieri. Una vera e propria maratona. Gli ex
soci, in grande maggioranza anziani, hanno atteso in fila tutto il tempo necessario per ottenere l'agognata
carta, di cui spesso non avevano ben chiaro lo scopo.A tal proposito viene in aiuto l'avvocato Mario Reiner,
ispiratore dell'iniziativa: «La lettera riguarda potenzialmente tutti gli ex soci che non hanno partecipato alla
causa civile contro la Regione. A giorni costoro rischiano che venga meno il credito risarcitorio che
potrebbero avere nei confronti dell'ente a causa dell'omessa vigilanza sulla situazione di Coop operaie (alla
Regione spettava per legge il controllo della "buona salute" della cooperativa, ndr)». Sono infatti passati
cinque anni dal crac e, spiega Reiner, «si rischia la prescrizione». Consegnare il modulo entro il 14 ottobre
serve a prorogare i termini di altri cinque anni, comunicando ufficialmente alla Regione la propria
intenzione di rivendicare la restituzione dei soldi sulla cui "salvezza", si sostiene, l'ente avrebbe dovuto
vigilare. Nel caso in cui la Corte d'appello dovesse accogliere infatti la richiesta di risarcimento dei 222 soci
che hanno fatto causa in sede civile alla Regione (si legga l'articolo a destra, ndr), tutti gli ex soci che hanno
presentato la lettera potranno chiedere altrettanto.Al netto delle vicissitudini giudiziarie, la Regione ha già
accumulato cinque milioni di euro di cui sta studiando le modalità di distribuzione. La settimana scorsa
l'assessore regionale al Bilancio Barbara Zilli annunciava il prossimo invio del confronto con tutte le realtà
coinvolte. Il Comitato ha invitato gli ex soci a «coprirsi le spalle» con il modulo anche nel caso in cui la
Regione distribuisca i fondi al di fuori delle sentenze.Sono in tanti ad aver risposto all'appello. Racconta
Patrizia Rosso del Comitato: «Purtroppo molti soci sono anziani, poco familiari col web, e faticano a
reperire le informazioni necessarie. Ecco perché cerchiamo il più possibile il sostegno dei media».Sebbene
lo sportello sia attivo in realtà da maggio, molti hanno deciso di partecipare soltanto all'ultimo: «È da
questa primavera che distribuiamo moduli - dice Rosso -. Abbiamo avuto un periodo di chiusura estiva ma
ora siamo di nuovo qui per dare tutte le informazioni».Il bacino di persone interessate è ampio, come prova
la fila di ieri, anche se non più ampio come un tempo: «Dei 17 mila ex soci di allora molti sono morti.
Tantissimi erano anziani», conferma in proposito l'esponente del Comitato. Ieri mattina, si è detto, una
signora s'è anche sentita male. La donna, 97 anni, è stata fatta stendere dai suoi compagni di fila e dai
membri del Comitato, in attesa dell'ambulanza. Per fortuna la signora si è ripresa ed è stata riportata a casa
dalla figlia.
Processo civile contro la Regione. A marzo l'ultima udienza d'appello
testo non disponibile

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Morto schiacciato sulla nave, tre indagati (Piccolo Trieste)
Piero Tallandini - La Procura ha concesso il nulla osta per i funerali del 46enne triestino Roberto Bassin, il
guardiafuochi della Cooperativa Servizi Portuali (Coosp) travolto mortalmente da un semirimorchio
(agganciato a una motrice) in manovra. La cerimonia sarà celebrata domani alle 9.40 al cimitero di
Sant'Anna. In segno di lutto l'Authority ha proclamato tre ore di lutto nel porto. Intanto sono tre gli
indagati.Il via libera per l'ultimo saluto a Bassin è arrivato dopo il completamento dell'approfondito esame
autoptico affidato al medico legale Fulvio Costantinides, disposto dal sostituto procuratore Cristina Bacer
che coordina l'indagine. Il fascicolo è aperto per omicidio colposo aggravato: in questo caso l'aggravante è
relativa all'ipotizzata violazione della normativa antinfortunistica. La prosecuzione dell'indagine avrà
anzitutto l'obiettivo di accertare quali siano state le ipotizzate mancanze per quanto riguarda il rispetto
delle normative sulla sicurezza. Da verificare se siano stati rispettati gli spazi di manovra e le procedure
corrette per quanto riguarda l'attività di carico-scarico. L'incidente si era verificato nella serata di sabato 28
settembre sulla nave turca "Ephesus" ormeggiata al terminal della Samer in Riva Traiana. I soccorsi si erano
rivelati vani: troppo gravi i traumi riportati in seguito all'impatto. Negli accertamenti sono stati impegnati
fin dalle ore successive all'incidente la Polmare, la Polizia scientifica, il personale dell'Azienda sanitaria e
della Capitaneria. Nei giorni scorsi sono stati sentiti i lavoratori portuali che si trovavano nel terminal oltre
all'equipaggio della nave turca. Le tre iscrizioni nel registro degli indagati costituiscono in questa fase un
atto dovuto per consentire la prosecuzione degli accertamenti, a cominciare da quello del dipendente che
quella sera, nel terminal della Samer, era alla guida della motrice con semirimorchio. Tornando alla giornata
del'ultimo saluto a Bassin, l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale in segno di cordoglio
verso i familiari ha proclamato ieri tre ore di lutto che verranno osservate in porto dalle 8 alle 11 di domani,
in corrispondenza con la cerimonia che sarà officiata alle 9.40 al cimitero di Sant'Anna. L'omaggio al
defunto sarà possibile a partire dalle 8. «L'Autorithy - si legge in una nota - invita le aziende e i lavoratori a
devolvere alla famiglia le ore di lavoro trattenute per partecipare alla cerimonia ovvero un libero contributo
secondo le disponibilità, utilizzando a tal fine il seguente IBAN: IT 46 G 02008 02455 0001 105458809. Il
presidente Zeno D'Agostino invita le aziende del porto e i lavoratori alla massima partecipazione».

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Personale scolastico, attacco M5s: «Centrodestra molto scorretto» (Piccolo Trieste)
Giovanni Tomasin - Il Movimento 5 Stelle spara a zero sulla maggioranza per i precari del servizio educativo.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi, con sindacati e parti del centrodestra sul piede di guerra, il consigliere
5S Paolo Menis rivendica che la commissione prevista per oggi si deve a una richiesta delle
opposizioni.Ricordiamo i termini della vicenda. Questa mattina si terrà una commissione sul tema degli
storici precari delle scuole comunali: i sindacati vogliono che i buchi nell'organico del servizio vengano
colmati stabilizzandoli. Nei giorni scorsi, però, l'amministrazione ha pubblicato un bando di selezione per
queste figure, senza prevedere alcun meccanismo di riconoscimento dell'anzianità dei precari. Una mossa
che ha fatto andare su tutte le furie i sindacati, che han visto ignorate le loro richieste, ma anche il forzista
Bruno Marini e tutto il gruppo di Fratelli d'Italia. Oltre a lamentare la scorrettezza verso i precari, i
consiglieri protestano anche per la commissione, che si ritrova così svuotata di senso.Menis interviene
trascinando la polemica fuori dai confini della maggioranza e dichiara: «Il comportamento del centrodestra
su questa vicenda è stato molto scorretto: prima hanno ritardato colpevolmente la convocazione della
commissione richiesta dalle opposizioni, poi hanno lanciato i bandi di concorso prima della discussione
nelle commissioni competenti (seconda e quinta). E su questo, mi dispiace, sono complici anche i presidenti
Roberto Cason e Manuela Declich».L'esponente del Movimento 5 Stelle passa poi alle richieste: «Chiediamo
che i bandi vengano congelati, che ci sia una discussione in Consiglio comunale e che vengano sentiti i
lavoratori precari e le sigle sindacali. Le stabilizzazioni non sono regali ai precari ma il consolidamento in
pianta stabile di persone che si sono già formate sul campo. Se il problema che mette sul piatto la giunta
comunale per evitare le stabilizzazioni sono le assenze e le richieste di cambi mansione, basta attivare una
task force per combattere questi fenomeni negativi».

Lo sfogo delle precarie; «La nostra carriera come il gioco dell'oca» (Piccolo Trieste)
Stefano Cerri - In "barba" alla pioggia autunnale di ieri mattina, l'Usb, l'Unione sindacale di base, è
comunque scesa in piazza della Borsa per protestare contro le politiche dell'amministrazione comunale in
fatto di personale: «Sì alla stabilizzazione degli educatori e ritiro immediato degli ennesimi bandi di
concorso». Circa una quarantina le precarie e i precari di ricreatori, nidi e scuole dell'infanzia comunale che
hanno reclamato la stabilizzazione del posto di lavoro, in nome soprattutto di coloro i quali -si è detto un
terzo sui duecento complessivi- nel 2020 avrebbero potuto ottenere un'assunzione definitiva, «secondo
peraltro il piano di continuità d'ingaggio previsto dalla normativa vigente». L'Usb si è così scagliata contro
«la sordità della giunta, che anziché perseguire il programma di stabilizzazione ha indetto, per la copertura
dei posti vacanti, un ulteriore bando di gara, scegliendo deliberatamente di disperdere un patrimonio di
professionalità ed esperienza, mettendo a repentaglio la continuità educativo-didattica e ignorando
l'anzianità di servizio». Pende dunque sul capo di molti educatori una spada di Damocle che rischia di far
incrementare le fila dei disoccupati. E nonostante tutto, pioggia scrosciante inclusa, i timori si sono
trasformati in goliardica ironia: è stato infatti allestito davanti alla Camera di Commercio «il grande gioco
dell'oca precaria», un percorso a caselle che ha inteso riprodurre, con tanto di pedine umane e dado, le
tappe di un educatore professionista alla ricerca del posto fisso. Si parte dal concorso, poi si lavora a
intermittenza per brevi periodi e si arriva a un bivio: la disoccupazione, o si riparte dal via.

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Cgil: «Sì al post-centrale con turbogas, è ipocrisia parlare di rinnovabili» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
La Cgil è favorevole alla riconversione a turbogas della centrale di Monfalcone. Lo afferma il Direttivo della
Camera del Lavoro di Gorizia, in vista dell'incontro previsto tra le Organizzazioni sindacali e i vertici di A2A
Energiefuture, durante il quale saranno rese note le intenzioni della proprietà rispetto al progetto già
prospettato. La Cgil, nel ritenere «opportuno» l'impegno della società ad avviare la dismissione del
carbone, per il quale ribadisce il suo «no convinto», osserva: «L'energia in Italia e in regione serve, ed è
irresponsabile che, allo stato delle attuali conoscenze, si possa seriamente pensare e propagandare che
quella prodotta dalle energie rinnovabili possa nel breve tempo e soprattutto nel nostro Paese, sopperire
completamente alle necessità della popolazione e delle attività produttive. Pertanto - aggiunge -, una
riconversione della centrale a turbogas, legata ad un serio piano industriale, potrebbe continuare a
garantire energia elettrica con un impatto ambientale estremamente ridotto».La riconversione «deve non
solo salvaguardare il lavoro, ma anche la salute dei lavoratori e dei cittadini prevedendo altresì lo
smantellamento e la bonifica dell'attuale sito industriale a carico di chi vi opera», dice ancora la Cgil. E
«condanna l'ipocrisia con la quale molti politici sostengono, in modo elettoralistico, la chiusura di qualsiasi
centrale a fonti non rinnovabili e tacciono sul fatto che già adesso, per far fronte alle richieste energifore
italiane, importiamo un'alta percentuale di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari di paesi
confinanti: è una contraddizione non volere la riconversione dell'impianto monfalconese, ma voler entrare
nella gestione della centrale nucleare slovena di Krsko». Dice altro la Cgil: «A fronte di un disimpegno di
A2A Energiefuture nel territorio isontino, si apre l'ipotesi dell'abbandono dell'attuale sito industriale che,
considerata l'inconsistenza della capacità attrattiva imprenditoriale del nostro territorio, l'assenza di serie
politiche industriali nel nostro Paese, le lungaggini burocratiche e legali, lascerebbe una situazione di
degrado in regalo alle future generazioni, purtroppo già visute altre volte».

Lavoratore travolto dal carrello elevatore in cantiere: tutti assolti (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Laura Borsani - Sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato Fabio Cabas, carrellista dipendente di
Fincantieri, Antonio Palazzo, presidente del Cda della ditta d'appalto Smi, nonché la stessa società per la
quale l'operaio infortunato, Branko Jovanovic, lavorava. La sentenza è stata pronunciata dal giudice
monocratico Marcello Coppari. L'ipotesi di accusa contestata dalla Procura, era quella di lesioni colpose.
L'infortunio nello stabilimento di Panzano era avvenuto il 19 dicembre 2013. Il tubista Jovanovic, all'epoca
63enne, di origini serbe e residente a Monfalcone, era stato investito da un carrello elevatore, condotto da
Cabas, allora 48enne, che era alle prese con il trasporto di ceste contenenti materiali destinati allo
stoccaggio. Il lavoratore stava recandosi a bordo della nave in costruzione, di rientro dai servizi igienici.
Aveva riportato una serie di traumi, a fronte di una prognosi di 4 mesi. Era rimasto invalido al 18%, andato
in pensione anticipata. A processo è emerso che il lavoratore serbo nel rientrare a bordo nave, aveva
attraversato la corsia riservata ai carrelli elevatori, spuntando da un'area di stoccaggio dei materiali. Inoltre,
sempre come emerso in dibattimento, il percorso di transito dedicato ai carrelli elevatori era
contraddistinto da segnaletica orizzontale di colore giallo e alle estremità della direttrice erano apposti gli
avvisi di pericolo, aveva dichiarato in aula il dottor Gallo, consulente che aveva eseguito le verifiche e i
sopralluoghi ai fini della ricostruzione dell'evento, presentato dalla difesa di Cabas, con gli avvocati Fabio
Zamparutti ed Eva Papa. Le percorrenze pedonali erano contrassegnate in blu, ed erano presenti gli
attraversamenti specifici. Il teste aveva anche definito la condotta del carrellista «non censurabile».Diversi
gli aspetti scandagliati in dibattimento, anche in ordine alle norme di tutela della salute e della sicurezza,
alla formazione dei lavoratori in merito a rischi, danni, prevenzione e protezione, organizzazione della
protezione aziendale, nonché i rischi legati alle mansioni ricoperte e alle misure necessarie alla tutela
dell'integrità fisica dei lavoratori. Elementi posti alla base della contestazione da parte della pubblica
accusa, che al carrellista aveva imputato «negligenza e imprudenza», non avendo prestato la dovuta
attenzione al pedone in transito. Il giudice s'è riservato 80 giorni ai fini del deposito delle motivazioni. Gli
avvocati Zamparutti e Papa hanno commentato: «Non possiamo che esprimere soddisfazione. La sentenza
ha rimosso ogni dubbio sulla corretta e diligente condotta del carrellista Cabas, evidenziando viceversa la
grave imprudenza del pedone, che deve quindi intendersi causa esclusiva del sinistro»...

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Finiti gli orali del "concorsone": 16 subito assunti e 17 sperano (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Emanuela Masseria - Una composta pacatezza, quella dei partecipanti agli orali del "concorsone" che si
sono tenuti negli ultimi due giorni in Municipio, in una stanza al primo piano. Chissà se si saranno agitati
alla lieta novella arrivata in tempi record. Appena finite le prove sono infatti stati resi noti i risultati,
svelando i nomi dei 16 nuovi impiegati del Comune. Sono in sostanza un piccolo gruppo di highlanders, se si
considera che alla preselezione si iscrissero in 1.719. Poi, effettivamente, si presentarono all'appuntamento
in 918, diventati 153 allo scritto tenutosi nei giorni scorsi all'Auditorium di via Roma. Si arriva quindi ai 33
candidati che nei giorni scorsi si sono contesi i fatidici posti a vita nella pubblica amministrazione goriziana.
Come è noto la graduatoria rimarrà a disposizione di altri Comuni.Certezze di fatto non ce ne sono, ma è
chiaro che, in un momento di turnover generale in tutti gli ambiti della pubblica amministrazione, la
possibilità di essere ripescati altrove è alta. Intanto l'orale si è svolto all'insegna della massima tranquillità.
Le persone a un passo dal traguardo che si sono presentate non erano giovanissime, in media. Quasi tutti
già con una lavoro, ma in vena di migliorare di netto la propria posizione. Alcuni sono arrivati con gli
appunti per ripassare, altri si sono messi a chiacchierare con i "colleghi". La maggior parte è rimasta per
tutto il tempo in una propria bolla di individualistica attesa. Da quanto riportano poi non solo i candidati ma
anche le tante persone che lavorano in Comune e che hanno continuato a farlo durante il fatidico orale, la
commissione ha cercato fin da subito di creare un'atmosfera distesa.L'esame si è svolto a porte aperte,
come prevede la normativa dei concorsi pubblici. I candidati sono stati chiamati in ordine alfabetico. La
prova orale consisteva in due domande ad estrazione sulle materie d'esame, una domanda di informatica e
una breve traduzione in lingua inglese. Il programma, per molti, era stato già ben digerito per arrivare allo
scritto, il vero banco di prova per questo concorso. Ad ogni modo, si trattava di studiare un elenco di
argomenti sterminato, come accade in molti concorsi pubblici. Rispetto alle altre prove, complessivamente,
questa fase si è rivelata diversa nell'atmosfera. Non si è riscontrato il sottile isterismo della preselettiva che
ha falciato centinaia di persone. Si trattava, ad ogni modo, di un evento unico rispetto agli anni precedenti,
in cui di concorsi pubblici se ne contavano ben pochi. Lo scritto all'Auditorium era invece più "intimo", ma
anche nel silenzio la tensione si poteva tagliare con il coltello. L'orale alla fine ha rivelato le sorti dei
candidati. Tutti quelli che vi hanno partecipato avevano ricevuto almeno 21 punti allo scritto, il punteggio
minimo. Scorrendo la graduatoria più o meno potremmo dire che i voti dello scritto sono stati simili a
quello dell'orale, con qualche piccolo scostamento.

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