Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila

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Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
Nella storia nessuno come la
Juventus: ottavo scudetto di fila
ROMA – La storia del campionato 2018/2019 può essere definito come un
riassunto scritto su poche righe. La Juventus è partita a testa bassa
con il piede premuto al massimo sull’acceleratore vincendo le prime
otto partite consecutive, e non a caso quindi il 29 settembre aveva
già 6 punti di vantaggio. Il 25 novembre cioè due mesi più tardi, i
punti in più erano diventati 8 e da quel giorno non sono mai
diminuiti. Questo ha tolto ogni speranza agli inseguitori confermando
una previsione molto facile: se senza Cristiano Ronaldo i bianconeri
avevano già vinto 7 scudetti consecutivi , con il “fenomeno”
portoghese in maglia bianconera non avrebbero neanche dovuto
cominciare a giocare l’ottavo campionato per vincerlo e così è stato.
Ha ragione chi scrive che forse valeva assegnarlo a tavolino,
assegnandolo come un “Oscar alla carriera”.

Se nel campionato precedente il Napoli di Maurizio Sarri aveva
sacrificato presto l’Europa all’Italia, restando ad inseguire lo
scudetto quasi fino alla fine, quello di quest’anno con Carlo
Ancelotti in panchina ha scelto saggiamente il realismo dei propri
limiti pensando soltanto (senza fortuna) all’Europa League. Il
risultato è un torneo noiosissimo, ma di questo naturalmente non ha
colpa la Juve.

L’impatto psicologico, agonistico, finanziario e mediatico di Ronaldo
sulla Juve e sull’intera serie A è stato enorme, ma questo lo si
poteva immaginare, ma sicuramente non fino a questo punto. Ronaldo ha
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scatenato la “caccia” al biglietto in ogni stadio in cui si giocava la
Juventus, in una squadra diventata una specie di “Harlem
Globetrotters” del calcio, e quando Ronaldo non è stato convocato da
Allegri nell’unica volta prima dell’infortunio muscolare, cioè in
occasione Genoa-Juventus, gara non a caso persa dai torinesi, il
pubblico è quasi insorto con proteste da consumatori buggerati più che
da spettatori delusi. Ormai una partita senza Ronaldo in campo, vale
meno della metà, ed è anche così che si spiega l’impennata del costo
degli abbonamenti della Juventus: se compro il secondo calciatore più
importante del mondo, il tifoso poi deve pagare il “giusto” il
biglietto per vederlo giocare. Questo l’inevitabile ragionamento del
club bianconero.

In questa serie cominciata da Antonio Conte e compiutamente realizzata
da Massimiliano Allegri, andata ben oltre la storia (non a caso il
precedente primato degli scudetti consecutivi già apparteneva alla
Juve, ma risaliva agli anni Trenta), l’ottavo scudetto di fila è
stato il più facile quanto il settimo era stato invece il più conteso
e difficile. I tifosi dell’ Italia avversaria dei bianconeri
probabilmente non si sono divertiti, ma i 14 milioni di tifosi della
Signora invece non volevano altro, ed adesso si sono già sono
concentrati sul numero 10 da conquistare di seguito, giusto per fare
cifra tonda…
Per certe cose Allegri non è cambiato di una virgola, in questi cinque
anni in cui ha fatto la storia della Juventus ma anche nel calcio
italiano senza mai atteggiarsi a guru, profeta, divo e nemmeno
professore (e come li mal sopporta, i guru, i professori eccetera).
Continua a vincere quasi facendo finta che non gli interessi, è la
stessa persona smagata che nel 2014 accetto di sedersi sulla panchina
di Antonio Conte quando tutti gli suggerivano di non farlo dicendogli
“Ma dove vai, hai solo da perderci” e che invece con soave leggerezza,
Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
con quella nonchalance che è in definitiva la sua cifra stilistica,
che lo distingue dai più (anzi, da tutti) e che nel tempo ha persino
valorizzato ha tracciato la sua strada . Peccato soltanto che non
faccia scuola, che in questo periodo non si sia formata una categoria
di fedeli seguaci: uno come lui fa bene al calcio, lo rende migliore e
quindi sarebbe stato bello che altri cercassero di imitare il suo modo
di fare. Purtroppo non è successo.

L’acume, la correttezza, la gentilezza e la pazienza con cui Allegri
gestisce tutto il contorno ed anche le persone alle sue dipendenze,
ovvero i giocatori , sono invece importantissimi valori di
riferimento, che però di rado vengono condivisi da altri. Può essere
che Allegri abbia un problema: la sua intelligenza è troppo raffinata,
troppo sottile, perché possa diventare un fenomeno di massa. È per
questo che il giorno in cui lascerà la Juve ed il calcio italiano,
probabilmente resterà un vuoto incolmabile.
Allegri è una persona seria che non si prende sul serio: è questo il
suo segreto e probabilmente la definizione che gradisce di più. Non ha
la presunzione di Arrigo Sacchi, o l’arroganza di Luciano Spalletti,
in compenso ama lavorare, è affidabile e pretende affidabilità, ha un
grande rispetto delle persone e notevole senso del dovere, ma al tempo
stesso non si ritiene una sorta di eroe nazionale solamente perché ha
vinto qualche scudetto. E’ consapevole di aver contribuito non poco a
far fare palate di soldi al club per cui lavora , ed un bel po’ ne ha
incassati da parte anche lui, anche se è ben lontano dall’ostentazione
del lusso,    ma sa anche che tutto quello che fa, nella vita, è
nient’altro che occuparsi di pallone: tutto sommato, una cosa futile.
Il calcio è un gioco, non un affare di stato: così lo vive lui, e
bisogna ammettere che si tratta di una posizione minoritaria, in un
mondo così carico di tensioni (per forza, con tutto il denaro che gira
e le posizioni di potere che garantisce).
La Juventus è una “tirannide” calcistica, ma anche societaria, di cui
non si intravede la fine: non a caso #finoallafine è il famoso hashtag
Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
di Andrea Agnelli , che ormai va inteso come la fine degli altri, la
fine di una concorrenza che in realtà non esiste più.

Juventus con 16 milioni in più
grazie alla qualificazione ai
quarti di Champions. Spinta al
piano di crescita
TORINO – La Juventus entra ancora una volta nel G8 della Champions
League e si assicura circa 16 milioni di introiti in più, tra premi
Uefa e botteghino, proseguendo la corsa europea che, se culminata con
la vittoria del trofeo, aggiungerebbe un’altra quarantina di milioni
al bottino sin qui incassato. Ma l’impresa di ieri contro l’Atletico
Madrid (titolo in Borsa sospeso per eccesso di rialzo, +23% in
apertura) offre al club bianconero una ricaduta economica e
commerciale ancor più importante della semplice quantificazione degli
introiti da Champions: essere rimasti in corsa nella fase calda della
competizione, con lo spot della tripletta dell’”icona” Cristiano
Ronaldo, dà una forza notevole al piano di crescita quinquennale
varato dalla società guidata da Andrea Agnelli.

Iniziamo prima dai freddi numeri. L’accesso ai quarti porta alla
Juventus 10,5 milioni di introiti come “bonus” qualificazione, oltre a
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un milione della quota del market pool dipendente dal numero di
partite giocate in Champions e a un altro incasso certo al botteghino
dopo il record di 4,9 milioni di ieri (5,5 includendo i servizi di
hospitality): in tutto circa 16 milioni. Finora i bianconeri hanno
incamerato dalla campagna di Champions 94 milioni come premi Uefa (80
nel 2017-18): 15,3 per la partecipazione ai gironi; 10,8 per i
risultati dei gironi; 9,5 per gli ottavi; 10,5 per i quarti; 30 per i
risultati sportivi e circa 18 di market pool.

Potrebbero arrivare a un massimo di quasi 130 milioni in caso di
vittoria, escluso il botteghino. Si tratta di introiti utili per
riequilibrare una gestione molto appesantita quest’anno dai costi
della campagna acquisti (nel primo semestre gli stipendi sono
aumentati del 35%, gli ammortamenti del 47%), in un esercizio che gli
amministratori prevedono in perdita al 30 giugno, ma molto influenzato
dall’andamento in Europa.

Poi ci sono conseguenze non quantificabili al momento, relative alla
riuscita del progetto di espansione globale della Juventus. che
avrebbe subito un inevitabile rallentamento, rispetto alla tabella di
marcia, in caso di precoce eliminazione. Ronaldo doveva servire alla
Juventus per migliorare la sua competitività in Champions, cioè
arrivare fino in fondo e possibilmente vincerla, e per far impennare
di conseguenza il fatturato del club, una volta che fosse stato
percepito davvero come una big del calcio mondiale. La tripletta di
ieri e la presenza nel G8 vogliono dire tanto, in termini di
esposizione del marchio, e sono linfa vitale per le ambizioni
industriali della Juventus.

Champions: una grande Juventus vola
ai quarti. Una "tripletta" di
Cristiano Ronaldo asfalta
l’Atletico Madrid
di Antonello de Gennaro

Nelle stelle che brillavano sullo Juventus Stadium, una di loro
resterà impressa a chi ama il calcio, ma sopratutto all’ Atletico
Madrid del “Cholo” Simeone che stasera non potrà mostrare gli
attributi ai suoi tifosi , ma al limite evitare di esibire il lato”b”
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dei suoi giocatori spediti questa sera a casa dai bianconeri, con il
fondoschiena e la faccia madrilena rossa dalla vergogna !

il goal dell’ 1-0 di CR7 all’ Atletico Madrid

Era scritto nelle stelle che l’uomo da 100 milioni di euro, Cristiano
Ronaldo, avrebbe preso per mano i propri compagni della Juventus
trascinandoli verso una qualificazione che dopo lo scivolone allo
stadio “Wanda Metropolitano” di Madrid sembrava impossibile . E come
una storia scritta con l’immaginazione fervida nessuno poteva
immaginare che coronasse questa prestazione “magica” con un calcio di
rigore, perché l’ultimo dei tre gol che ha segnato all’Atletico è dal
dischetto, una esecuzione perfetta a completamento di una partita
perfetta della squadra bianconera guidata da mister Allegri, diventato
il goal decisivo di una serata magica.
Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
Il rigore di Cristiano Ronaldo per il 3-0 della Juventus all’
Atletico Madrid

Ronaldo col Real Madrid aveva buttato fuori la Signora ai quarti
l’anno scorso proprio dal dischetto del penalty, quello stesso
dischetto che ha catapultato la Juventus ai quarti della Champions
League. Un grande “CR7“, ma bisogna ricordarlo, una grandissima
Juventus, che ha giocato una partita da autentici gladiatori, mettendo
a tacere tutti i critici e tuttologi, dimostrando sul campo di poter
provare a vincere finalmente la Champions.
Una rimonta resa possibile da una partita perfetta organizzata da
mister    Allegri ed il suo braccio destro “tattico” Landucci,
schierando Emre Can da centrale di destra nella difesa a tre, che
aveva il compito di coprire le spalle a Cancelo. L’ allenatore della
Juventus ha disegnato un 3-4-3 con la novità Spinazzola, esordiente in
Champions League, a sinistra, con l’obiettivo di avere più ampiezza,
autore di una prestazione superlativa che ha fatto passare in sordina
la doppia assenza di Alex Sandro e De Ciglio.
Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
La festa dei giocatori dopo la qualificazione postata da Bonucci
su Instagram

Una mossa vincente che ha funzionato alla perfezione ma con tutta la
Juventus subito aggressiva dal 1° minuto di gioco, che ha rinchiuso
l’Atletico nella sua area. Non a caso dopo 3 minuti Godin è costretto
a respingere davanti alla porta un tiro insidioso di Matuidi ed al 4′
arriva il gol di capitan Chiellini , che festeggia la sua gara numero
500 con i bianconeri, che mette il piedone in mischia, ma l’arbitro
annulla per un fallo di Cristiano Ronaldo sul portiere Oblak.
Sugli esterni Spinazzola e Cancelo infatti hanno fatto la differenza
rendendosi pericolosi durante tutto l’arco della partita. Il
portoghese ha commentato così a SKY Sport la partita: “Sono contento
per la prestazione personale e collettiva. Meritavamo la vittoria e il
passaggio del turno. Avere Bernardeschi davanti mi offre tante
garanzie, con lui c’è intesa e ci capiamo al volo quando abbiamo la
palla al piede. Adesso non dobbiamo pensare ad altro, solo alla gara
con il Genoa. Dedico la vittoria al papà di Joao Mario che è venuto a
mancare ieri, la dedico anche a mia nonna, scomparsa domenica. Un
pensiero è andato anche a loro appena è finita la partita”.
Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
Antpine Griezmann, attaccante dell’Atletico Madrid.

Sul fronte dell’Atletico Madrid tanta delusione ma consapevolezza che
ha vinto la squadra più forte. Venire eliminati dopo aver vinto la
gara d’andata 2-0 in casa propria a Madrid fa male. La delusione è
tangibile nelle parole della sua “stella”, Griezmann: ” “Oggi Juve
superiore. Dopo lo 0-3 non possiamo parlare molto Credo che a tutti i
livelli loro siano stati superiori a noi, come noi all’andata“, ha
ammesso a fine partita. “Non abbiamo fatto la gara che volevamo, non
siamo entrati in partita, insomma non è stata una gran serata per noi.
Gli abbiamo reso la vita facile, siamo dispiaciuti, io per primo. A
differenza dell’andata in cui abbiamo espresso noi il ritmo, oggi non
è stato così“.
La Juve ha conquistato con merito la qualificazione come riconosciuto
dallo stesso tecnico madrileno Diego Simeone. “Sono stati più bravi,
il primo tempo non abbiamo trovato le posizioni giuste, poi abbiamo
sbagliato con Morata. Loro si sono presentati tante volte in area
creando pericolo, noi abbiamo difeso ma sono stati più bravi ad
entrare in questa partita. Dobbiamo fare i complimenti, hanno
attaccato molto bene e hanno meritato questa vittoria. Sono stati
migliori tatticamente e sulle seconde palle”
Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
CR7: “La mia notte magica, mi hanno preso per questo” . “Doveva essere
una notte speciale e lo è stata, non solo per i gol, ma per la
squadra. Questa è mentalità da Champions, questo è il percorso da
seguire. La Juve mi ha preso per aiutarla, è stata una serata magica.
L’Atletico è una squadra molto complicata, ma anche noi siamo una
squadra forte, vedremo adesso cosa accade“. Così Cristiano Ronaldo, ai
microfoni di Sky, dopo la tripletta-qualificazione ai quarti di
Champions.
“I ragazzi hanno interpretato al meglio la partita, devo
complimentarmi con loro. Avevo qualcosa in testa anche
all’andata: stasera siamo stati lucidi, il rischio era di fare una
partita nevrotica e isterica. Poteva anche durare 120′, dovevamo
essere equilibrati. L’anno scorso il passaggio del turno con il Real
Madrid non maturò quando la punizione di Dybala finì fuori di poco. I
ragazzi stasera hanno dimostrato grande maturità“. Così Massimiliano
Allegri, a Sky Sport sorridente e pacato come sempre.
È stata la notte perfetta di una squadra intera, di Emre Can che
giganteggia in difesa e di Spinazzola che sgomma sulla fascia, di
Bernardeschi che trascina palloni e avversari, di Dybala che entra e
lotta col sorriso. È stata la notte dello Stadium che si riscopre
unito e incandescente e di un sogno che si riaccende all’improvviso:
perché i bianconeri, schivato il baratro, adesso tornano liberi di
pensare in grande. Il sogno della Coppa torna bianconero.

La Juventus all’arrembaggio
dell’Atletico Madrid
ROMA – Il giorno della rivincita è arrivato. La Juventus di
Massimiliano Allegri deve rimontare 2 gol all’Atletico Madrid. La
vigilia è trascorsa nelle fede. Il mantra di Allegri in cammino verso
il “Cholo” Simeone : se la Juve l’ha fatto in passato, può rifarlo
anche oggi.

Coppa Campioni 1972-73, primo turno. A Lione, un autogol di Salvadore
fece felice l’Olympique Marsiglia. Il 27 settembre ’72, a Torino,
Bettega sale due volte in cielo e schiaccia in rete due cross di
Haller, che poi segna in contropiede: 3-0. Il risultato che andrebbe
bene stanotte. A fine match, Bobby Gol scoppia a piangere. Sono i
primi gol importanti dopo otto mesi di malattia, i polmoni sgonfi, la
paura di un sogno senza fiato, già a 22 anni. Invece no. La malattia
lo ha pure migliorato, come scriveva Gualtiero Zanetti sulla Gazzetta
dello Sport , perché mister Vicpalek, nella convalescenza, per non
affaticarlo, lo allenava con esercizi tecnici “che gli allenatori di
oggi non fanno più con i ragazzi”.

Il cielo è elemento naturale per Mario Mandzukic. Nella scorsa
Champions: 4 gol di “Supermario”, tutti di testa. Stasera lassù il
croato dovrà salirci come se avesse i capelli d’argento per annientare
il muro difensivo di Godin e Gimenez. Dovrà bombardare dall’alto le
barricate difensive erette da Simeone. Per fortuna polmoni di Mario
sono sani e forti, ed il croato aspetta un gol da mesi. L’ultimo lo
segnò di testa alla Roma prima di Natale. È ora di ripetersi . Nel
caso difficilmente piangerà.
Coppa Campioni 1975-76. La Juve perde di misura a Sofia: 2-1. La
rimonta arrivò ancora di testa, ma dal meno prevedibile dei colpitori:
Beppe Furino, un mediano alto 167 centimetri. Un ricordo, un messaggio
buono per stanotte: tutti dovranno trasformarsi in giganti e lanciarsi
con coraggio tra le fila del nemico, anche i mediani, anche Emre Can e
Matuidi. Furino era l’ “anima” di quella Juve, come oggi lo è
Chiellini. Da Giorgione, abbattuto a Madrid dai gol degli uruguaiani,
ci si aspetta una rivincita “rabbiosa”, in una gara che celebra le sue
500 partite in bianconero. Tra i quattro juventini che lo precedono in
presenze c’è proprio Furino che quella volta disse: “Il Cska si
lamenta del nostro gioco duro? A Sofia mi hanno linciato. Un po’ per
uno”. Il “Chiello” ancora oggi non dimentica il gol di Godin che lo
eliminò dal Mondiale brasiliano e neppure i denti di un altro
uruguaiano piantati nella spalla.

Champions 1995-96. Nel ritorno dei quarti di finale c’era da rimontare
il gol di Raul al Bernabeu. La notte del 20 marzo 1996 uno striscione
steso in Curva Scirea annunciava: “Un solo grido: avanti, Savoia!”.
Settantamila anime soffiavano sull’impresa. Tra quelle anche Bruna e
Gino Del Piero, i genitori di Alex. Papà Gino puntava i fari dell’auto
nel campetto accanto a casa, a San Vendemiano, per permettere al
figlio di giocare anche al buio. Lì allenò la mira, tanto che riusciva
a spegnere un interruttore calciando una pallina da tennis.

Al 16’ del primo tempo, nella barriera del Real Madrid, si aprì uno
spiraglio abbastanza grande per non approfittarne. Ed Alex Del Piero
ci fece passare la palla in mezzo: 1-0. Padovano firmò il 2-0, ma la
qualificazione l’aveva spianata il totem, il capitano, il più atteso,
che con quel gol raggiunse Raul e Litmanen in cima alla classifica dei
cannonieri (6). Stanotte a Torino nessuno sarà più atteso di Cristiano
Ronaldo che nelle ultime 6 Champions giocate ne ha vinte 5 . Ha
segnato 39 dei 121 gol negli scontri diretti, proprio quando la
temperatura sale. Nella semifinale Champions ‘16-17 firmo da solo il
3-0 all’ Atletico. Ai Colchoneros rifilò altre due triplette il
12-4-2012 e il 19-11-2016, in Liga. Se c’è al mondo cì un giocatore
assolutamente capace di rimontare l’Atletico, quel qualcuno veste la
maglia bianconera della Juve. All’andata a Madrid lo derisero e gli
urlarono di pagare le tasse. Il portoghese ha fatto un bel nodo al suo
orgoglio di campione. Stanotte intende presentare un nuovo ricordo
amaro al “Cholo” Simeone : un bel 3-0

Ronaldo arrivato a Torino per serate come queste anche se, finora,
l’alieno in Champions di magie ne ha fatte vedere poche. La Juventus
ha puntato su di lui in estate per sfatare la maledizione europea: il
Cristiano “Real” però si è visto poco. Un gol tanto bello quanto
inutile con il Manchester United, e due assist nelle ultime due
giornate di un girone in cui forse non ha brillato come ci si
aspettava a inizio stagione, anche a causa del rosso esagerato di
Valencia. Stasera sarà comunque il più atteso allo Stadium e le
condizioni per rivedere un CR7 in versione “Galactica” ci sono tutte,
a partire dall’avversario.

Champions 2002-03. Il 15-5-2003 a Torino c’è da rimontare ancora una
volta il Real. Semifinale. Ci pensano Trezeguet e Del Piero, ma al 22’
delle ripresa Ronaldo il Fenomeno si procura un rigore e, se Figo lo
segna, sarà 2-1 come al Bernabeu e quindi supplementari. Ma il
portoghese frena due volte la rincorsa, segno che il monumento che ha
di fronte lo intimidisce. Infatti Buffon lo parò . La partita finì
3-1 con Nedved in lacrime perché l’ammonizione gli costerà la finale a
Old Trafford. Stanotte servirà fare gol, ma anche non prenderli.
Szczesny dovrà chiudere con la saracinesca la sua porta ai pericoli di
Griezmann e Morata, ex della Juventus e del Real Madrid proprio come
Figo.
Champions 2004-05. Questa volta l’eroe della rimonta sul solito Real è
una sorpresa: Marcelo Zalayeta, il “Panterone”, che nel secondo tempo
supplementare segnò il gol che porta la Juve ai quarti. Allegri questa
sera ha in panchina un attaccante felino, affamato di gloria: Moise
Kean. Il giorno è arrivato. Cara Juve, l’hai già fatto, puoi rifarlo.
Con il cuore e lo spirito dei padri rimontatori.

Venezia75: da Isoardi alla
Santanchè (scambiata per Alena
Seredova). Uno spasso di red carpet
!
di Federica Gagliardi

La 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ha ufficialmente
preso il via. Il più storico e prestigiosodei Festival cinematografici
ha tagliato il proprio nastri di partenza. A dare il via alla kermesse
cinematografica , che per una decina di giorni ci farà sognare con
film, star, tappeti rossi e party esclusivi, è stato il film di
apertura “First Man“.
A fare da padrino alla cerimonia di apertura, l’attore pugliese
Michele Riondino in un look a dir poco imbarazzante, e ben diverso da
quello noto a tutti i tarantini, mostrato in occasione dei concerti
del 1 maggio. Ma a catturare l’attenzione dei flash dei fotografi
italiani, è stata la presenza della quasi First Lady Elisa Isoardi,
compagna di Matteo Salvini, la quale ha rischiato l’incidente “hot
“per colpa ( o grazie ?) ad uno spacco dell’abito che indossava,
davvero vertiginoso.
Il leader della Lega e ministro
dell’Interno l’ha accompagnata al Lido, e alla cena inaugurale
all’Hotel Excelsior i due hanno dimostrato di essere sempre uniti,
cancellando i precedenti attriti dell’estate 2017 che avevano buttato
la Isoardi fra le braccia ed i baci di un altro uomo. Come potrete
vedere dalla galleria fotografica, però Matteo Salvini in materia di
“look” da passerella ha ancora molto da imparare….

A incantare sul tappeto rosso ci ha pensato la splendida giurata Naomi
Watts, in rosa Armani , a cui è stato affodato l’onore e l’onere     di
mantenere alto il livello di “glamour” dei red carpet veneziani che si
susseguiranno freneticamente, supportata da Ryan Gosling che è già
stato definito come il più bello di questa Mostra, indossando Per uno
smoking bianco senza cravatta: un’ eleganza estremamente “chic”, che
pochi possono permettersi .

A far esplodere i flash dei fotografi,       la bellissima Georgina
Rodríguez     compagna di Cristiano Ronaldo,         che ha scelto
l’inaugurazione della Mostra del cinema per presentarsi come la vera
“First lady” del calcio italiano. 24 anni, Georgina senza il compagno
accanto, ma con l’anello al dito. ha saputo ben celare l’emozione del
suo primo red carpet a Venezia, indossando un abito nero
elegantissimo, pieno di trasparenze e spacchi.

Siamo solo al primo red carpet del festival. Ma c’è da scommetterci
che da qui all’8 settembre se ne vedranno delle belle.

La75esima Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia

    Vanessa Redgrave e
        Franco Nero

                            Georgina Rodriguez      Vanessa Cicogna

       Elisa Isoardi
                              Matteo Salvini
Di tutto di più …

           Il deputato Roberto Caon ( Forza Italia) mette la freccia e
prova a superare un indimenticabile cinguettio di Antonio Razzi

“BUONA PASCQUA A TUTTI” (fonte: Twitter)

         Roberto Fico neo presidente della Camera 5 Stelle sul suo
mitologico viaggio in autobus da terza carica dello Stato “spacciato”
come evento

“Quel giorno ero tornato a Roma da Napoli in treno, ed ero arrivato
alla stazione Termini, dove ad attendermi c’erano, inaspettatamente,
una telecamera e un fotografo. Di solito alla Camera vado a piedi,
oppure prendo un taxi. Ma la fila per i taxi era lunghissima. Allora
sono andato verso l’altra fermata in piazza della Repubblica, lì
vicino. Nel frattempo però stava partendo un bus, l’85, e allora ci
sono salito al volo”. Anche il fotografo… “E che potevo fare? Mi sono
anche seduto in fondo…” (fonte: Fatto Quotidiano)

         L’ex deputato Giuliano Cazzola (Pdl) prende discretamente
bene l’esito elettorale del 4 marzo

“Lega e 5 Stelle hanno vinto: io ho 77 anni e spero di non finire in
un campo di concentramento. Mi restano tre opzioni: clandestinità,
fuga all’estero, eutanasia” (fonte: L’Aria che tira, La7)
Il deputato Vittorio Sgarbi compie un primo “check” sui
colleghi della Camera

“La più figa del Parlamento è una di Liberi e Uguali, si chiama
Giuseppina Occhionero, una molisana piena di dolcezza. Ma di figa
comunque a questo giro ce n’è ben poca…” (fonte: La Zanzara, Radio 24)

         Il leader della Lega Matteo Salvini ci prova ancora una
volta

“Come promesso, da ieri niente sigarette! Un po’ difficile ma si tiene
duro, sperando che in questi giorni non mi facciano arrabbiare. Chi di
voi mi fa compagnia?” (fonte: Twitter)

         Il fondatore dei 5 Stelle Beppe Grillo e l’elogio dell’ozio:
commenta così ‘L’ozio come stile di vita’ il libro di Tom
Hodgkinson

“Chi vive solo per lavorare è un miserabile, chi ozia un
rivoluzionario…” (fonte: Corriere della Sera)

         “Messina, assenteismo al Comune di Ficarra: sospesi metà dei
dipendenti”.

“Ma qui sono trent’anni che si fa così. Ognuno agisce per coscienza
personale”. Si è quasi stupito uno dei dirigenti delComune di Ficarra,
piccolo paese sui Nebrodi, quando i Carabinieri gli hanno contestato
il mancato controllo sulle presenze degli impiegati del suo ufficio.
Anche perché anche lui, come buona parte di loro, era solito
concedersi, in orario di lavoro, lunghissime pause caffè, passeggiate
al mercato, puntate in piazza, a casa o altrove per sbrigare affari
personali. Il tutto, naturalmente, senza mai timbrare il cartellino.
Sedici sui circa quaranta dipendenti del Comune di Ficarra si sono
visti così notificare questa mattina dai Carabinieri del Comando
Provinciale di Messina provvedimenti di sospensione dal servizio
emessi dal Gp del Tribunale di Patti. Truffa aggravata e continuata
ai danni dell’ente pubblico e false attestazioni i reati contestati
agli indagati … (fonte: Repubblica.it )

         La Provincia autonoma di Trento ha negato il patrocinio al
“Dolomiti Pride“, manifestazione per i diritti gay prevista per il 9
giugno a Trento, con questa lettera inviata all’Arcigay Trentino
da Ugo Rossi presidente della Provincia (l’evento si terrà comunque)

“La parata nel centro della città assume un aspetto più di folclore e
di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla
crescita e valorizzazione della società trentina e della sua
immagine“.

         La metafora che Alessandro Sallusti il direttore del
quotidiano Il Giornale va ripetendo in tutte le trasmissioni
televisive, da “Porta a Porta” a “Carta Bianca”

“Il Pd è come una signora in un bordello che dice di non volerla dare
a nessuno. Evidentemente sarà la più corteggiata, ma essendo la
signora di un bordello prima o poi la darà, risolvendo così la
situazione“. Forse lui frequenta i bordelli, o qualche “signora”
habituè dei bordelli ?

         La rivelazione di Emilio Fede ex direttore del Tg4 sul capo
della comunicazione 5 Stelle

“Rocco Casalino era stato uno dei concorrenti della prima edizione del
Grande Fratello, e io, vestito da Babbo Natale, fui l’unico esterno ad
entrare nella casa. Finita l’edizione Rocco venne da me in segreteria
e mi disse, ‘Direttore aiutami, non so cosa fare adesso’, e io: ‘C’è
questo nuovo movimento che sta per nascere, offriti come Pr’. Lui è
andato e grazie alle sue capacità è diventato non il numero 2, ma il
numero 1bis. Aggiungo una cosa: mi è arrivato un messaggio di Di Maio:
‘Ti ringraziamo per Rocco Casalino’” (fonte: Non è l’Arena, La7)
Il deputato Pd Francesco Boccia posta su Instagram una sua
foto a torso nudo, il giorno di Pasqua, dal bagno di un centro
benessere

Dagospia: “Purtroppo a noi ci tocca il Weiner dei poveri, il Gue
Pequeno del Tavoliere, ovvero Francesco Boccia, il deputato Pd che
dopo anni in minoranza anti-renziana sogna di conquistare uno
strapuntino nell’immaginario governo Di Maio-Emiliano. Avendo fallito
con la web tax, ha deciso di punire internet diffondendo un suo sexy
selfie, con le seguenti aggravanti: lo ha scattato al cesso, lo ha
fatto nel giorno della Santa Pasqua, e lo ha corredato di inquietanti
tag come #family (brrr), #instadaily e #instalike, dunque con
l’intento di raggiungere un pubblico più ampio possibile”. E Boccia:
“È un profilo easy per famiglia e amici e ogni tanto ci gioco”

         Il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (neo
iscritto al Pd) risponde così al quesito di un follower

Eva Garrone: “Gentilissimo Ministro, ma lei si tinge i capelli?
Perdoni la domanda ma a #Ottoemezzo l’ex direttore del
#FattoQuotidiano ha parlato di un probabile premier con queste
caratteristiche…”. E Calenda: “No purtroppo. Triste castano nutria
tendente al grigio topo” (fonte: Twitter)

         Giovanni Toti Presidente della Regione Liguria e consigliere
politico di Silvio Berlusconi

“Dopo lunga meditazione finalmente il nostro #pesciolino ha un nome:
vi presento Arancino! Perché ci sono i pesci rossi… e i pesci
arancioni. #arancioportabene” (fonte: Twitter)

         Dopo la tranvata di fine marzo relativa alla presidenza di
palazzo Madama, Paolo Romani all’uscita dalla riunione di Forza Italia
per eleggere il capogruppo in Senato
I cronisti presenti quasi lo irridono: “Ma Romani, non l’hanno fatta
nemmeno capogruppo?!”. Ed il senatore: “Ragazzi, io sono morto e
risorto tante di quelle volte, avete presente l’araba fenice? Ma voi
non sapete nemmeno chi cazzo sia l’araba fenice…! “

         La sindaca 5 Stelle di Torino, Chiara Appendino, grande tifosa
bianconera, incontra Cristiano Ronaldo prima di Juve Real, si fa
firmare una maglia ed ironizza

“Qui quando con @Cristiano firmavano la tregua bilaterale fino a
stasera. Scadenza: 20:44“. Purtroppo è finita 3 a zero per il Real.
(fonte: Twitter)

         Pornhub

“Se il tuo paese ha un nome “hot” Pornhub ti regala un abbonamento: è
questa la nuova campagna pubblicitaria del celebre sito pornografico
che ha appena inaugurato la sezione in abbonamento. In Italia soltanto
i 26 abitanti de La Vagina, frazione di Fosdinuovo (Massa Carrara),
possono già richiederne uno. Ma sono tanti i paesi che hanno un nome
sopra le righe: da Sesso e Pappagnocca (Reggio Emilia) a Gnocca
(Rovigo), passando per Vagli sotto e Vagli Sopra (Lucca), Valle delle
Fiche (Livorno), La Sega (Venezia)” ( fonte: La Gazzetta di Reggio)

Emilio Fede prova a fare chiarezza alcuni   giorni dopo sul “caso”
fotografico della settimana

“Io rifatto? Ma quando mai. Adesso mi rompono i coglioni tutto il
giorno per sta storia della faccia e della foto che circola. No, no,
no, la colpa è della telecamera. Deforma tutto se inquadri col
grandangolo in un certo modo. Io non mi sono mai ritoccato niente.
Infiltrazioni di acido ialuronico? No, non mi sono mai drogato, non
fumo e sono astemio da superalcolici. Toccandomi le palle sto bene. La
blefaroplastica agli occhi? Quella l’ha fatta Di Pietro“. Poi parla
della sua pensione da 8mila euro al mese (Una volta disse: “non mi
bastano”): “Sapete su cosa mi rompono ancora le palle a non finire?
Sulla pensione, andassero tutti a fare in culo. Mica li ho rubati. Per
quel poco di pensione che prendo ora, pochissimo, e c’ho anche il
quinto sequestrato!” (fonte: Radio 24)

         Vittorio Feltri direttore del quotidiano “Libero” sul leader
dei 5 Stelle

“Di Maio è un signore che si atteggia a padrone d’Italia ma non ha mai
lavorato in vita sua, litiga ogni giorno con la geografia ed i
congiuntivi: in fondo è un handicappato grammaticale...” (fonte: Un
Giorno da Pecora, RAI Radio 1)

        Il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti

“Per trasparenza e onestà intellettuale vorrei rendere pubblico il
contenuto di un messaggio che mi è arrivato ieri sera tardi nella
casella di posta elettronica. Spero che chi me l’ha inviato non se ne
abbia a male. Ho ricevuto, verso le 23.30, una email da Luigi Di Maio,
con firma congiunta di Matteo Salvini, in cui si chiede esplicitamente
la mia disponibilità ad accettare l’incarico di capo di un governo di
coalizione tra Lega e 5 Stelle. Ho risposto che prima avrei sentito
mia moglie, ma lei non è molto dell’idea. Farò sapere a entrambi
finite le feste” . Era un pesce d’aprile. (n.d.r.) (fonte: Facebook)

        Il direttore del Tg Enrico Mentana di La7

“Scoop di Chi, nonno a mia insaputa! Magari fosse vero.. se i miei
figli non si sbrigano, quando mi faranno nonno in carrozzina ci sarò
io” (fonte: Instagram)

         La battaglia del noto filosofo Diego Fusaro, rilanciata sul
proprio canale YouTube

“Io ho sostenuto a più riprese, a piè sospinto, l’esigenza di
ripristinare interamente la veterolingua italica, secondo due principi
che ritengo aurei. In primis utilizzare sempre termini italiani, e non
i termini della neolingua anglofona mondialista dei mercati. Ad
esempio occorrerà dire corriera e non pullman, terminale e non
computer. Secondo principio: in compresenza di due lemmi italici,
usare sempre il più arcaico, quindi non meraviglia ma maraviglia, non
pronunciare ma pronunziare, non ananas, ma ananasso...”
(fonte: YouTube)

        L’ex senatore forzista Antonio Razzi a Vera Tv, testuale

“Forza Italia in Abruzzo hanno fatto un disastro, hanno messo gente
incompetenti, gente non conosciuta, peggio di così non poteva andare.
Io politicamente ho lavorato molto all’estero, non parliamo della
Corea del Nord, perché tutto quello che io ho detto prima si è
avverato. Allora io molte volte dico: o gli altri sono 5 anni dietro,
o io sono 5 anni avanti…“

E’ maledizione Champions. Vince il
Real, la Juve scompare.
di Antonello de Gennaro

CARDIFF – La Juventus ha perso smarrendo nel secondo tempo la sua
migliore caratteristica : la compattezza tattica . Diciamolo con
chiarezza, nella finale di Cardiff sono venuti meno gli uomini più
importanti. Da Bonucci, a Pjanic ma soprattutto Higuain e Dybala. La
squadra bianconera si è disunita sotto gli attacchi di un Real Madrid
che voleva portare a casa la coppa e ci è riuscito grazie al solito
Cristiano Ronaldo che è stato lasciato un pò troppo solo dalla difesa
bianconera .
Alla Juventus non è bastato segnare il più bel gol della Champions
League, cosi come non è bastato aver condotto e dominato tutto il
primo tempo senza aver avuto paura. Tutto questo non è servito perché
alla Juventus è venuto meno qualcosa che era stata una costante per
tutta la stagione e che è scomparsa nella notte della finale: la
solidità tattica del gruppo, quel meccanismo perfetto di gioco che
rendeva in fase difensiva la squadra di Allegri un blocco unico. I
primi ad essere i fantasmi di sè stessi, sono stati Higuain e Dybala,
i peggiori della Juve in campo, non tanto per non aver concluso
nulla nella fase d’attacco, ma sopratutto per il mancato solito
contributo offerto alla difesa. Poi è svanito Pjanic, e con
lui Khedira, e quindi a quel punto per il Real Madrid infilzare la
Juventus è diventata gioco facile facile, trovando di fronte la difesa
bianconera che ha smarrito la sua forza ed esperienza.
Non era la vera Juventus, quella vista in campo nel secondo tempo
della finale contro il Real Madrid ieri sera . Non era mentalmente e
fisicamente la stessa squadra che aveva annientato il Barcellona e che
per tutta la Campions League ha sempre giocato e vinto in modo
esemplare arrivando fino alla finale di Cardiff. E’ stata una
brutta copia sbiadito nel momento più importante di tutti e che ha
regalato con un paio di sciocchezze il sogno di una stagione intera.

Una squadra con un obiettivo così importante e ambizioso non può
arrivare a questo appuntamento in simili condizioni psicofisiche .
Sopratutto stanca fin dal primo tempo . Non si contano i passaggi
sbagliati e le palle perse, soprattutto quelli di Dybala a centrocampo
da cui sono scaturiti gol e azioni pericolose del Real Madrid. Un ko
limpido a favore del Real e inaccettabile per la Juventus arrivata a
Cardiff su un’onda di consensi che probabilmente hanno scaricato
mentalmente la solita rabbia e grinta dei giocatori bianconeri.

In ogni caso questa Juventus merita l’applauso ricevuto ieri fra le
lacrime nello stadio di Cardiff. Un applauso meritato per una stagione
che resta “storica” per il sesto scudetto consecutivo conquistato, per
la Coppa Italia vinta e sopratutto per il proprio strepitoso ruolo di
marcia in una Champions      League che avrebbe meritato un altro
risultato. La delusione spesso fa dimenticare i meriti ed i traguardi
conquistati, ma sarebbe ingiusto ed ingrato abbandonarsi allo
sconforto da parte del popolo bianconero e sopratutto da parte della
squadra .
Questa finale persa è diversa da quella di Berlino, perché il Real è
stato sicuramente più forte, ma non superiore in campo, perché la
“vera” Juventus, avrebbe perfino potuto batterlo. La Juventus, ma
quella “vera”, potrà riprovarci l’anno prossimo: questo è un “gruppo”
fortissimo ce la può fare e ieri sera ha preso un impegno morale con
la sua gente arrivata da ogni parte del mondo a sostenerla ed
incitarla fino al triplice fischio finale , che la società bianconera
dovrà saldare tra dodici mesi.

Onore a mister Allegri quando dice “Sono orgoglioso dei miei ragazzi.
L’anno prossimo sarò sulla panchina della Juve. Vogliamo ripartire per
fare una grande Champions, vincere lo scudetto ed essere competitivi
in Coppa Italia: questa seconda sconfitta in tre anni non ci deve
fermare“.
Alla fine della partita Andrea Agnelli ha abbracciato uno a uno i
giocatori, sul prato di Cardiff, mentre il Real si godeva la
Champions. La sconfitta è stata una brutta botta, pure nel punteggio
(4-1), soprattutto per chi già aveva perso la finale di Berlino, e
così il presidente della Juve ha voluto fare coraggio ai suoi, e
lanciare un messaggio: “C’è un sentimento d’orgoglio per aver
raggiunto in sette anni una dimensione europea totale – ha detto
dinnanzi alle telecamere – ed ho abbracciato tutti i ragazzi. L’anno
prossimo dovremo essere ancora più cattivi”. L’obiettivo è quello di
crescere ancora: “Dobbiamo farlo, anno dopo anno, giorno dopo giorno.
Dobbiamo crescere, perché se in questa competizione sbagli 10, 15 o 20
minuti, la Coppa non la vinci”.

 Il presidente Agnelli ha sicuramente capito ieri sera che questa
Juventus con due-tre innesti di caratura internazionale può finalmente
salire sul gradino più alto nel mondo e conoscendone la sua ambizione
e lungimiranza siamo sicuri che la sconfitta di ieri sera porterà quel
contributo tecnico di cui la squadra di Allegri ha fortemente bisogno
per diventare imbattibile. Rimane indiscutibile sia chiaro, la grande
stagione ed una dimensione europea conquistata anno dopo anno dalla
squadra bianconera, sui campo di gioco di tutt’ Europa.

Tre trofei vinti in quattro anni sono la dimostrazione della dittatura
sportiva, tecnica e tattica del Real Madrid: nessuno, da quando la
Champions si chiama così era riuscito a portarla a casa due volte di
seguito. Ce l’ha fatta il Real di Zinedine Zidane, con la sua umiltà e
grazie alle capacità tecniche dei suoi giocatori. Si vince anche con
questi doti, e non solo sul campo, la 12ma Champions League.

Per la Juventus rimane l’amarissimo ricordo di un’altra sconfitta in
finale, che fa più male delle altre precedenti perché nessuno se
l’aspettava, sopratutto non così. Ma quando il tuo avversario è più
forte di te in tutto, ed ha giocatori in campo come Cristiano Ronaldo
che da solo è capace di cambiare una partita, allora c’è poco da dire
e ancora meno da fare.

Champions League: la Juventus batte
il Real Madrid e sogna la finale
 La Juventus cercava l’impresa, e l’ha trovata con una partita
pressochè “perfetta”. Lottando, sudando e soprattutto segnando due gol
al Real Madrid campione di tutto. E’ una notte da Champions che
difficilmente i bianconeri dimenticheranno: la Juve batte i “blancos”
detentori del trofeo per 2-1 nell’andata di una semifinale talmente
intensa da valere tre partite in una. Morata e Tevez, come avevano già
fatto contro il Borussia Dortmund negli ottavi, stendono la squadra di
Ancelotti con un gol per tempo e rendono così meno pesante il pareggio
incassato dal solito Cristiano Ronaldo. L’1-1 momentaneo poteva
tagliare le gambe ai quattro volte campioni d’Italia ed invece gli
uomini di Allegri hanno giocato con intelligenza, passione e maturità.
La Juve merita la vittoria in tutto per tutto e ora sogna la finale di
Berlino: mercoledì prossimo nel ritorno del Bernabeu sarà una
battaglia, ma questo gruppo ha tutte le carte per farcela e compiere
la seconda impresa.

La Juve parte a razzo, spinta anche da uno Stadium mai così caldo e
trascinante. Il Real sembra in bambola, rischia dopo appena 50 secondi
con un errore di Casillas e concede spazi enormi ai bianconeri.
Sturaro, titolare per la prima volta in Champions (finora aveva
giocato 3 minuti in Europa) e roccia di centrocampo nel 4-3-1-2
disegnato da Allegri con Vidal trequartista, ne approfitta subito e ci
prova con un tiro da fuori che il portiere madrileno para. Ramos a
Marcelo non ne azzeccano una tra centrocampo e fascia sinistra: il
Real sbanda e va sotto. Due minuti dopo il tentativo di pallonetto di
Morata, l’ex attaccante dei “blancos” segna il gol più dolce per la
Juve e più temuto da Ancelotti. Marchisio all’8’ imbecca Tevez in
area, l’Apache tira a colpo sicuro e Casillas devia sui piedi di
Morata, che a pochi centimetri dalla porta non può fallire.

 Il gol dell’ 1-0 è “pesantissimo” ed esalta ancora di più la Juve,
ma allo stesso tempo sveglia il Real Madrid. Al 12’ Kroos ci prova con
una sventola da fuori che Buffon neutralizza in angolo, poi al 23’
Cristiano Ronaldo dà il primo segnale di vita: scatto perfetto sulla
linea del fuorigioco su idea di Isco, ma il suo diagonale è da
dimenticare. La Juve cerca di controllare per colpire in profondità,
ma non fa i conti con James Rodriguez. Il colombiano si inventa una
palombella-cross al 27’, dopo uno scambio con Carvajal, e serve
Ronaldo tutto solo in area: per il portoghese è un gioco da ragazzi
segnare di testa il suo gol più facile dei 55 messi a segno in questa
stagione in 54 partite. Il Real prima dell’intervallo potrebbe
compiere anche il sorpasso, ma il potente colpo di testa di Rodriguez
(su assist di Isco) a due passi dalla porta bianconera si stampa sulla
traversa.

 Nella ripresa si ripete il “film” del primo tempo. La Juve attacca a
testa bassa per tornare in vantaggio e il Real sotto che subisce.
Tocca a Carlitos Tevez questa volta passare all’incasso, grazie
all’incredibile fuga da 50 metri che termina con il fallo di Carvajal
in area: il rigore è netto e questa volta l’arbitro inglese Atkison,
assai incerto e a senso unico nei fischi, non può che decretare il
penalty. Tevez trasforma, spiazzando Casillas, al 12’ del secondo
tempo e fissa il risultato sul 2-1 per la Juventus.

 L’Apache con il goal di ieri ha così eguagliato il suo primato di
gol in una singola stagione (29 con il Manchester City) e soprattutto
regala ai bianconeri la speranza di conquistare la finale di
Champions. Allegri poco dopo passa al 3-5-2 grazie all’ingresso di
Barzagli per Sturaro, fa sfogare il Real e prova a colpire in
contropiede. Proprio sul finale Llorente si crea due buone occasioni,
prima con un cross per Pereyra intercettato e poi con un colpo di
testa parato da Casillas. Il Real Madrid si salva con qualche affanno
dal possibile 3-1 , ma ha capito che questa Juventus non si scherza.
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