Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila
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Nella storia nessuno come la Juventus: ottavo scudetto di fila ROMA – La storia del campionato 2018/2019 può essere definito come un riassunto scritto su poche righe. La Juventus è partita a testa bassa con il piede premuto al massimo sull’acceleratore vincendo le prime otto partite consecutive, e non a caso quindi il 29 settembre aveva già 6 punti di vantaggio. Il 25 novembre cioè due mesi più tardi, i punti in più erano diventati 8 e da quel giorno non sono mai diminuiti. Questo ha tolto ogni speranza agli inseguitori confermando una previsione molto facile: se senza Cristiano Ronaldo i bianconeri avevano già vinto 7 scudetti consecutivi , con il “fenomeno” portoghese in maglia bianconera non avrebbero neanche dovuto cominciare a giocare l’ottavo campionato per vincerlo e così è stato. Ha ragione chi scrive che forse valeva assegnarlo a tavolino, assegnandolo come un “Oscar alla carriera”. Se nel campionato precedente il Napoli di Maurizio Sarri aveva sacrificato presto l’Europa all’Italia, restando ad inseguire lo scudetto quasi fino alla fine, quello di quest’anno con Carlo Ancelotti in panchina ha scelto saggiamente il realismo dei propri limiti pensando soltanto (senza fortuna) all’Europa League. Il risultato è un torneo noiosissimo, ma di questo naturalmente non ha colpa la Juve. L’impatto psicologico, agonistico, finanziario e mediatico di Ronaldo sulla Juve e sull’intera serie A è stato enorme, ma questo lo si poteva immaginare, ma sicuramente non fino a questo punto. Ronaldo ha
scatenato la “caccia” al biglietto in ogni stadio in cui si giocava la Juventus, in una squadra diventata una specie di “Harlem Globetrotters” del calcio, e quando Ronaldo non è stato convocato da Allegri nell’unica volta prima dell’infortunio muscolare, cioè in occasione Genoa-Juventus, gara non a caso persa dai torinesi, il pubblico è quasi insorto con proteste da consumatori buggerati più che da spettatori delusi. Ormai una partita senza Ronaldo in campo, vale meno della metà, ed è anche così che si spiega l’impennata del costo degli abbonamenti della Juventus: se compro il secondo calciatore più importante del mondo, il tifoso poi deve pagare il “giusto” il biglietto per vederlo giocare. Questo l’inevitabile ragionamento del club bianconero. In questa serie cominciata da Antonio Conte e compiutamente realizzata da Massimiliano Allegri, andata ben oltre la storia (non a caso il precedente primato degli scudetti consecutivi già apparteneva alla Juve, ma risaliva agli anni Trenta), l’ottavo scudetto di fila è stato il più facile quanto il settimo era stato invece il più conteso e difficile. I tifosi dell’ Italia avversaria dei bianconeri probabilmente non si sono divertiti, ma i 14 milioni di tifosi della Signora invece non volevano altro, ed adesso si sono già sono concentrati sul numero 10 da conquistare di seguito, giusto per fare cifra tonda… Per certe cose Allegri non è cambiato di una virgola, in questi cinque anni in cui ha fatto la storia della Juventus ma anche nel calcio italiano senza mai atteggiarsi a guru, profeta, divo e nemmeno professore (e come li mal sopporta, i guru, i professori eccetera). Continua a vincere quasi facendo finta che non gli interessi, è la stessa persona smagata che nel 2014 accetto di sedersi sulla panchina di Antonio Conte quando tutti gli suggerivano di non farlo dicendogli “Ma dove vai, hai solo da perderci” e che invece con soave leggerezza,
con quella nonchalance che è in definitiva la sua cifra stilistica, che lo distingue dai più (anzi, da tutti) e che nel tempo ha persino valorizzato ha tracciato la sua strada . Peccato soltanto che non faccia scuola, che in questo periodo non si sia formata una categoria di fedeli seguaci: uno come lui fa bene al calcio, lo rende migliore e quindi sarebbe stato bello che altri cercassero di imitare il suo modo di fare. Purtroppo non è successo. L’acume, la correttezza, la gentilezza e la pazienza con cui Allegri gestisce tutto il contorno ed anche le persone alle sue dipendenze, ovvero i giocatori , sono invece importantissimi valori di riferimento, che però di rado vengono condivisi da altri. Può essere che Allegri abbia un problema: la sua intelligenza è troppo raffinata, troppo sottile, perché possa diventare un fenomeno di massa. È per questo che il giorno in cui lascerà la Juve ed il calcio italiano, probabilmente resterà un vuoto incolmabile. Allegri è una persona seria che non si prende sul serio: è questo il suo segreto e probabilmente la definizione che gradisce di più. Non ha la presunzione di Arrigo Sacchi, o l’arroganza di Luciano Spalletti, in compenso ama lavorare, è affidabile e pretende affidabilità, ha un grande rispetto delle persone e notevole senso del dovere, ma al tempo stesso non si ritiene una sorta di eroe nazionale solamente perché ha vinto qualche scudetto. E’ consapevole di aver contribuito non poco a far fare palate di soldi al club per cui lavora , ed un bel po’ ne ha incassati da parte anche lui, anche se è ben lontano dall’ostentazione del lusso, ma sa anche che tutto quello che fa, nella vita, è nient’altro che occuparsi di pallone: tutto sommato, una cosa futile. Il calcio è un gioco, non un affare di stato: così lo vive lui, e bisogna ammettere che si tratta di una posizione minoritaria, in un mondo così carico di tensioni (per forza, con tutto il denaro che gira e le posizioni di potere che garantisce). La Juventus è una “tirannide” calcistica, ma anche societaria, di cui non si intravede la fine: non a caso #finoallafine è il famoso hashtag
di Andrea Agnelli , che ormai va inteso come la fine degli altri, la fine di una concorrenza che in realtà non esiste più. Juventus con 16 milioni in più grazie alla qualificazione ai quarti di Champions. Spinta al piano di crescita TORINO – La Juventus entra ancora una volta nel G8 della Champions League e si assicura circa 16 milioni di introiti in più, tra premi Uefa e botteghino, proseguendo la corsa europea che, se culminata con la vittoria del trofeo, aggiungerebbe un’altra quarantina di milioni al bottino sin qui incassato. Ma l’impresa di ieri contro l’Atletico Madrid (titolo in Borsa sospeso per eccesso di rialzo, +23% in apertura) offre al club bianconero una ricaduta economica e commerciale ancor più importante della semplice quantificazione degli introiti da Champions: essere rimasti in corsa nella fase calda della competizione, con lo spot della tripletta dell’”icona” Cristiano Ronaldo, dà una forza notevole al piano di crescita quinquennale varato dalla società guidata da Andrea Agnelli. Iniziamo prima dai freddi numeri. L’accesso ai quarti porta alla Juventus 10,5 milioni di introiti come “bonus” qualificazione, oltre a
un milione della quota del market pool dipendente dal numero di partite giocate in Champions e a un altro incasso certo al botteghino dopo il record di 4,9 milioni di ieri (5,5 includendo i servizi di hospitality): in tutto circa 16 milioni. Finora i bianconeri hanno incamerato dalla campagna di Champions 94 milioni come premi Uefa (80 nel 2017-18): 15,3 per la partecipazione ai gironi; 10,8 per i risultati dei gironi; 9,5 per gli ottavi; 10,5 per i quarti; 30 per i risultati sportivi e circa 18 di market pool. Potrebbero arrivare a un massimo di quasi 130 milioni in caso di vittoria, escluso il botteghino. Si tratta di introiti utili per riequilibrare una gestione molto appesantita quest’anno dai costi della campagna acquisti (nel primo semestre gli stipendi sono aumentati del 35%, gli ammortamenti del 47%), in un esercizio che gli amministratori prevedono in perdita al 30 giugno, ma molto influenzato dall’andamento in Europa. Poi ci sono conseguenze non quantificabili al momento, relative alla riuscita del progetto di espansione globale della Juventus. che avrebbe subito un inevitabile rallentamento, rispetto alla tabella di marcia, in caso di precoce eliminazione. Ronaldo doveva servire alla Juventus per migliorare la sua competitività in Champions, cioè arrivare fino in fondo e possibilmente vincerla, e per far impennare di conseguenza il fatturato del club, una volta che fosse stato percepito davvero come una big del calcio mondiale. La tripletta di ieri e la presenza nel G8 vogliono dire tanto, in termini di esposizione del marchio, e sono linfa vitale per le ambizioni industriali della Juventus. Champions: una grande Juventus vola ai quarti. Una "tripletta" di Cristiano Ronaldo asfalta l’Atletico Madrid di Antonello de Gennaro Nelle stelle che brillavano sullo Juventus Stadium, una di loro resterà impressa a chi ama il calcio, ma sopratutto all’ Atletico Madrid del “Cholo” Simeone che stasera non potrà mostrare gli attributi ai suoi tifosi , ma al limite evitare di esibire il lato”b”
dei suoi giocatori spediti questa sera a casa dai bianconeri, con il fondoschiena e la faccia madrilena rossa dalla vergogna ! il goal dell’ 1-0 di CR7 all’ Atletico Madrid Era scritto nelle stelle che l’uomo da 100 milioni di euro, Cristiano Ronaldo, avrebbe preso per mano i propri compagni della Juventus trascinandoli verso una qualificazione che dopo lo scivolone allo stadio “Wanda Metropolitano” di Madrid sembrava impossibile . E come una storia scritta con l’immaginazione fervida nessuno poteva immaginare che coronasse questa prestazione “magica” con un calcio di rigore, perché l’ultimo dei tre gol che ha segnato all’Atletico è dal dischetto, una esecuzione perfetta a completamento di una partita perfetta della squadra bianconera guidata da mister Allegri, diventato il goal decisivo di una serata magica.
Il rigore di Cristiano Ronaldo per il 3-0 della Juventus all’ Atletico Madrid Ronaldo col Real Madrid aveva buttato fuori la Signora ai quarti l’anno scorso proprio dal dischetto del penalty, quello stesso dischetto che ha catapultato la Juventus ai quarti della Champions League. Un grande “CR7“, ma bisogna ricordarlo, una grandissima Juventus, che ha giocato una partita da autentici gladiatori, mettendo a tacere tutti i critici e tuttologi, dimostrando sul campo di poter provare a vincere finalmente la Champions. Una rimonta resa possibile da una partita perfetta organizzata da mister Allegri ed il suo braccio destro “tattico” Landucci, schierando Emre Can da centrale di destra nella difesa a tre, che aveva il compito di coprire le spalle a Cancelo. L’ allenatore della Juventus ha disegnato un 3-4-3 con la novità Spinazzola, esordiente in Champions League, a sinistra, con l’obiettivo di avere più ampiezza, autore di una prestazione superlativa che ha fatto passare in sordina la doppia assenza di Alex Sandro e De Ciglio.
La festa dei giocatori dopo la qualificazione postata da Bonucci su Instagram Una mossa vincente che ha funzionato alla perfezione ma con tutta la Juventus subito aggressiva dal 1° minuto di gioco, che ha rinchiuso l’Atletico nella sua area. Non a caso dopo 3 minuti Godin è costretto a respingere davanti alla porta un tiro insidioso di Matuidi ed al 4′ arriva il gol di capitan Chiellini , che festeggia la sua gara numero 500 con i bianconeri, che mette il piedone in mischia, ma l’arbitro annulla per un fallo di Cristiano Ronaldo sul portiere Oblak. Sugli esterni Spinazzola e Cancelo infatti hanno fatto la differenza rendendosi pericolosi durante tutto l’arco della partita. Il portoghese ha commentato così a SKY Sport la partita: “Sono contento per la prestazione personale e collettiva. Meritavamo la vittoria e il passaggio del turno. Avere Bernardeschi davanti mi offre tante garanzie, con lui c’è intesa e ci capiamo al volo quando abbiamo la palla al piede. Adesso non dobbiamo pensare ad altro, solo alla gara con il Genoa. Dedico la vittoria al papà di Joao Mario che è venuto a mancare ieri, la dedico anche a mia nonna, scomparsa domenica. Un pensiero è andato anche a loro appena è finita la partita”.
Antpine Griezmann, attaccante dell’Atletico Madrid. Sul fronte dell’Atletico Madrid tanta delusione ma consapevolezza che ha vinto la squadra più forte. Venire eliminati dopo aver vinto la gara d’andata 2-0 in casa propria a Madrid fa male. La delusione è tangibile nelle parole della sua “stella”, Griezmann: ” “Oggi Juve superiore. Dopo lo 0-3 non possiamo parlare molto Credo che a tutti i livelli loro siano stati superiori a noi, come noi all’andata“, ha ammesso a fine partita. “Non abbiamo fatto la gara che volevamo, non siamo entrati in partita, insomma non è stata una gran serata per noi. Gli abbiamo reso la vita facile, siamo dispiaciuti, io per primo. A differenza dell’andata in cui abbiamo espresso noi il ritmo, oggi non è stato così“. La Juve ha conquistato con merito la qualificazione come riconosciuto dallo stesso tecnico madrileno Diego Simeone. “Sono stati più bravi, il primo tempo non abbiamo trovato le posizioni giuste, poi abbiamo sbagliato con Morata. Loro si sono presentati tante volte in area creando pericolo, noi abbiamo difeso ma sono stati più bravi ad entrare in questa partita. Dobbiamo fare i complimenti, hanno attaccato molto bene e hanno meritato questa vittoria. Sono stati migliori tatticamente e sulle seconde palle”
CR7: “La mia notte magica, mi hanno preso per questo” . “Doveva essere una notte speciale e lo è stata, non solo per i gol, ma per la squadra. Questa è mentalità da Champions, questo è il percorso da seguire. La Juve mi ha preso per aiutarla, è stata una serata magica. L’Atletico è una squadra molto complicata, ma anche noi siamo una squadra forte, vedremo adesso cosa accade“. Così Cristiano Ronaldo, ai microfoni di Sky, dopo la tripletta-qualificazione ai quarti di Champions. “I ragazzi hanno interpretato al meglio la partita, devo complimentarmi con loro. Avevo qualcosa in testa anche all’andata: stasera siamo stati lucidi, il rischio era di fare una partita nevrotica e isterica. Poteva anche durare 120′, dovevamo essere equilibrati. L’anno scorso il passaggio del turno con il Real Madrid non maturò quando la punizione di Dybala finì fuori di poco. I ragazzi stasera hanno dimostrato grande maturità“. Così Massimiliano Allegri, a Sky Sport sorridente e pacato come sempre. È stata la notte perfetta di una squadra intera, di Emre Can che giganteggia in difesa e di Spinazzola che sgomma sulla fascia, di Bernardeschi che trascina palloni e avversari, di Dybala che entra e lotta col sorriso. È stata la notte dello Stadium che si riscopre unito e incandescente e di un sogno che si riaccende all’improvviso: perché i bianconeri, schivato il baratro, adesso tornano liberi di pensare in grande. Il sogno della Coppa torna bianconero. La Juventus all’arrembaggio
dell’Atletico Madrid ROMA – Il giorno della rivincita è arrivato. La Juventus di Massimiliano Allegri deve rimontare 2 gol all’Atletico Madrid. La vigilia è trascorsa nelle fede. Il mantra di Allegri in cammino verso il “Cholo” Simeone : se la Juve l’ha fatto in passato, può rifarlo anche oggi. Coppa Campioni 1972-73, primo turno. A Lione, un autogol di Salvadore fece felice l’Olympique Marsiglia. Il 27 settembre ’72, a Torino, Bettega sale due volte in cielo e schiaccia in rete due cross di Haller, che poi segna in contropiede: 3-0. Il risultato che andrebbe bene stanotte. A fine match, Bobby Gol scoppia a piangere. Sono i primi gol importanti dopo otto mesi di malattia, i polmoni sgonfi, la paura di un sogno senza fiato, già a 22 anni. Invece no. La malattia lo ha pure migliorato, come scriveva Gualtiero Zanetti sulla Gazzetta dello Sport , perché mister Vicpalek, nella convalescenza, per non affaticarlo, lo allenava con esercizi tecnici “che gli allenatori di oggi non fanno più con i ragazzi”. Il cielo è elemento naturale per Mario Mandzukic. Nella scorsa Champions: 4 gol di “Supermario”, tutti di testa. Stasera lassù il croato dovrà salirci come se avesse i capelli d’argento per annientare il muro difensivo di Godin e Gimenez. Dovrà bombardare dall’alto le barricate difensive erette da Simeone. Per fortuna polmoni di Mario sono sani e forti, ed il croato aspetta un gol da mesi. L’ultimo lo segnò di testa alla Roma prima di Natale. È ora di ripetersi . Nel caso difficilmente piangerà.
Coppa Campioni 1975-76. La Juve perde di misura a Sofia: 2-1. La rimonta arrivò ancora di testa, ma dal meno prevedibile dei colpitori: Beppe Furino, un mediano alto 167 centimetri. Un ricordo, un messaggio buono per stanotte: tutti dovranno trasformarsi in giganti e lanciarsi con coraggio tra le fila del nemico, anche i mediani, anche Emre Can e Matuidi. Furino era l’ “anima” di quella Juve, come oggi lo è Chiellini. Da Giorgione, abbattuto a Madrid dai gol degli uruguaiani, ci si aspetta una rivincita “rabbiosa”, in una gara che celebra le sue 500 partite in bianconero. Tra i quattro juventini che lo precedono in presenze c’è proprio Furino che quella volta disse: “Il Cska si lamenta del nostro gioco duro? A Sofia mi hanno linciato. Un po’ per uno”. Il “Chiello” ancora oggi non dimentica il gol di Godin che lo eliminò dal Mondiale brasiliano e neppure i denti di un altro uruguaiano piantati nella spalla. Champions 1995-96. Nel ritorno dei quarti di finale c’era da rimontare il gol di Raul al Bernabeu. La notte del 20 marzo 1996 uno striscione steso in Curva Scirea annunciava: “Un solo grido: avanti, Savoia!”. Settantamila anime soffiavano sull’impresa. Tra quelle anche Bruna e Gino Del Piero, i genitori di Alex. Papà Gino puntava i fari dell’auto nel campetto accanto a casa, a San Vendemiano, per permettere al figlio di giocare anche al buio. Lì allenò la mira, tanto che riusciva a spegnere un interruttore calciando una pallina da tennis. Al 16’ del primo tempo, nella barriera del Real Madrid, si aprì uno spiraglio abbastanza grande per non approfittarne. Ed Alex Del Piero ci fece passare la palla in mezzo: 1-0. Padovano firmò il 2-0, ma la
qualificazione l’aveva spianata il totem, il capitano, il più atteso, che con quel gol raggiunse Raul e Litmanen in cima alla classifica dei cannonieri (6). Stanotte a Torino nessuno sarà più atteso di Cristiano Ronaldo che nelle ultime 6 Champions giocate ne ha vinte 5 . Ha segnato 39 dei 121 gol negli scontri diretti, proprio quando la temperatura sale. Nella semifinale Champions ‘16-17 firmo da solo il 3-0 all’ Atletico. Ai Colchoneros rifilò altre due triplette il 12-4-2012 e il 19-11-2016, in Liga. Se c’è al mondo cì un giocatore assolutamente capace di rimontare l’Atletico, quel qualcuno veste la maglia bianconera della Juve. All’andata a Madrid lo derisero e gli urlarono di pagare le tasse. Il portoghese ha fatto un bel nodo al suo orgoglio di campione. Stanotte intende presentare un nuovo ricordo amaro al “Cholo” Simeone : un bel 3-0 Ronaldo arrivato a Torino per serate come queste anche se, finora, l’alieno in Champions di magie ne ha fatte vedere poche. La Juventus ha puntato su di lui in estate per sfatare la maledizione europea: il Cristiano “Real” però si è visto poco. Un gol tanto bello quanto inutile con il Manchester United, e due assist nelle ultime due giornate di un girone in cui forse non ha brillato come ci si aspettava a inizio stagione, anche a causa del rosso esagerato di Valencia. Stasera sarà comunque il più atteso allo Stadium e le condizioni per rivedere un CR7 in versione “Galactica” ci sono tutte, a partire dall’avversario. Champions 2002-03. Il 15-5-2003 a Torino c’è da rimontare ancora una volta il Real. Semifinale. Ci pensano Trezeguet e Del Piero, ma al 22’ delle ripresa Ronaldo il Fenomeno si procura un rigore e, se Figo lo segna, sarà 2-1 come al Bernabeu e quindi supplementari. Ma il portoghese frena due volte la rincorsa, segno che il monumento che ha
di fronte lo intimidisce. Infatti Buffon lo parò . La partita finì 3-1 con Nedved in lacrime perché l’ammonizione gli costerà la finale a Old Trafford. Stanotte servirà fare gol, ma anche non prenderli. Szczesny dovrà chiudere con la saracinesca la sua porta ai pericoli di Griezmann e Morata, ex della Juventus e del Real Madrid proprio come Figo. Champions 2004-05. Questa volta l’eroe della rimonta sul solito Real è una sorpresa: Marcelo Zalayeta, il “Panterone”, che nel secondo tempo supplementare segnò il gol che porta la Juve ai quarti. Allegri questa sera ha in panchina un attaccante felino, affamato di gloria: Moise Kean. Il giorno è arrivato. Cara Juve, l’hai già fatto, puoi rifarlo. Con il cuore e lo spirito dei padri rimontatori. Venezia75: da Isoardi alla Santanchè (scambiata per Alena Seredova). Uno spasso di red carpet ! di Federica Gagliardi La 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ha ufficialmente preso il via. Il più storico e prestigiosodei Festival cinematografici ha tagliato il proprio nastri di partenza. A dare il via alla kermesse cinematografica , che per una decina di giorni ci farà sognare con film, star, tappeti rossi e party esclusivi, è stato il film di apertura “First Man“.
A fare da padrino alla cerimonia di apertura, l’attore pugliese Michele Riondino in un look a dir poco imbarazzante, e ben diverso da quello noto a tutti i tarantini, mostrato in occasione dei concerti del 1 maggio. Ma a catturare l’attenzione dei flash dei fotografi italiani, è stata la presenza della quasi First Lady Elisa Isoardi, compagna di Matteo Salvini, la quale ha rischiato l’incidente “hot “per colpa ( o grazie ?) ad uno spacco dell’abito che indossava, davvero vertiginoso.
Il leader della Lega e ministro dell’Interno l’ha accompagnata al Lido, e alla cena inaugurale all’Hotel Excelsior i due hanno dimostrato di essere sempre uniti, cancellando i precedenti attriti dell’estate 2017 che avevano buttato la Isoardi fra le braccia ed i baci di un altro uomo. Come potrete vedere dalla galleria fotografica, però Matteo Salvini in materia di “look” da passerella ha ancora molto da imparare…. A incantare sul tappeto rosso ci ha pensato la splendida giurata Naomi Watts, in rosa Armani , a cui è stato affodato l’onore e l’onere di mantenere alto il livello di “glamour” dei red carpet veneziani che si susseguiranno freneticamente, supportata da Ryan Gosling che è già stato definito come il più bello di questa Mostra, indossando Per uno smoking bianco senza cravatta: un’ eleganza estremamente “chic”, che pochi possono permettersi . A far esplodere i flash dei fotografi, la bellissima Georgina Rodríguez compagna di Cristiano Ronaldo, che ha scelto l’inaugurazione della Mostra del cinema per presentarsi come la vera “First lady” del calcio italiano. 24 anni, Georgina senza il compagno accanto, ma con l’anello al dito. ha saputo ben celare l’emozione del suo primo red carpet a Venezia, indossando un abito nero elegantissimo, pieno di trasparenze e spacchi. Siamo solo al primo red carpet del festival. Ma c’è da scommetterci
che da qui all’8 settembre se ne vedranno delle belle. La75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia Vanessa Redgrave e Franco Nero Georgina Rodriguez Vanessa Cicogna Elisa Isoardi Matteo Salvini
Di tutto di più … Il deputato Roberto Caon ( Forza Italia) mette la freccia e prova a superare un indimenticabile cinguettio di Antonio Razzi “BUONA PASCQUA A TUTTI” (fonte: Twitter) Roberto Fico neo presidente della Camera 5 Stelle sul suo mitologico viaggio in autobus da terza carica dello Stato “spacciato” come evento “Quel giorno ero tornato a Roma da Napoli in treno, ed ero arrivato alla stazione Termini, dove ad attendermi c’erano, inaspettatamente, una telecamera e un fotografo. Di solito alla Camera vado a piedi, oppure prendo un taxi. Ma la fila per i taxi era lunghissima. Allora sono andato verso l’altra fermata in piazza della Repubblica, lì vicino. Nel frattempo però stava partendo un bus, l’85, e allora ci sono salito al volo”. Anche il fotografo… “E che potevo fare? Mi sono anche seduto in fondo…” (fonte: Fatto Quotidiano) L’ex deputato Giuliano Cazzola (Pdl) prende discretamente bene l’esito elettorale del 4 marzo “Lega e 5 Stelle hanno vinto: io ho 77 anni e spero di non finire in un campo di concentramento. Mi restano tre opzioni: clandestinità, fuga all’estero, eutanasia” (fonte: L’Aria che tira, La7)
Il deputato Vittorio Sgarbi compie un primo “check” sui colleghi della Camera “La più figa del Parlamento è una di Liberi e Uguali, si chiama Giuseppina Occhionero, una molisana piena di dolcezza. Ma di figa comunque a questo giro ce n’è ben poca…” (fonte: La Zanzara, Radio 24) Il leader della Lega Matteo Salvini ci prova ancora una volta “Come promesso, da ieri niente sigarette! Un po’ difficile ma si tiene duro, sperando che in questi giorni non mi facciano arrabbiare. Chi di voi mi fa compagnia?” (fonte: Twitter) Il fondatore dei 5 Stelle Beppe Grillo e l’elogio dell’ozio: commenta così ‘L’ozio come stile di vita’ il libro di Tom Hodgkinson “Chi vive solo per lavorare è un miserabile, chi ozia un rivoluzionario…” (fonte: Corriere della Sera) “Messina, assenteismo al Comune di Ficarra: sospesi metà dei dipendenti”. “Ma qui sono trent’anni che si fa così. Ognuno agisce per coscienza personale”. Si è quasi stupito uno dei dirigenti delComune di Ficarra, piccolo paese sui Nebrodi, quando i Carabinieri gli hanno contestato il mancato controllo sulle presenze degli impiegati del suo ufficio. Anche perché anche lui, come buona parte di loro, era solito concedersi, in orario di lavoro, lunghissime pause caffè, passeggiate al mercato, puntate in piazza, a casa o altrove per sbrigare affari personali. Il tutto, naturalmente, senza mai timbrare il cartellino. Sedici sui circa quaranta dipendenti del Comune di Ficarra si sono visti così notificare questa mattina dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina provvedimenti di sospensione dal servizio
emessi dal Gp del Tribunale di Patti. Truffa aggravata e continuata ai danni dell’ente pubblico e false attestazioni i reati contestati agli indagati … (fonte: Repubblica.it ) La Provincia autonoma di Trento ha negato il patrocinio al “Dolomiti Pride“, manifestazione per i diritti gay prevista per il 9 giugno a Trento, con questa lettera inviata all’Arcigay Trentino da Ugo Rossi presidente della Provincia (l’evento si terrà comunque) “La parata nel centro della città assume un aspetto più di folclore e di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine“. La metafora che Alessandro Sallusti il direttore del quotidiano Il Giornale va ripetendo in tutte le trasmissioni televisive, da “Porta a Porta” a “Carta Bianca” “Il Pd è come una signora in un bordello che dice di non volerla dare a nessuno. Evidentemente sarà la più corteggiata, ma essendo la signora di un bordello prima o poi la darà, risolvendo così la situazione“. Forse lui frequenta i bordelli, o qualche “signora” habituè dei bordelli ? La rivelazione di Emilio Fede ex direttore del Tg4 sul capo della comunicazione 5 Stelle “Rocco Casalino era stato uno dei concorrenti della prima edizione del Grande Fratello, e io, vestito da Babbo Natale, fui l’unico esterno ad entrare nella casa. Finita l’edizione Rocco venne da me in segreteria e mi disse, ‘Direttore aiutami, non so cosa fare adesso’, e io: ‘C’è questo nuovo movimento che sta per nascere, offriti come Pr’. Lui è andato e grazie alle sue capacità è diventato non il numero 2, ma il numero 1bis. Aggiungo una cosa: mi è arrivato un messaggio di Di Maio: ‘Ti ringraziamo per Rocco Casalino’” (fonte: Non è l’Arena, La7)
Il deputato Pd Francesco Boccia posta su Instagram una sua foto a torso nudo, il giorno di Pasqua, dal bagno di un centro benessere Dagospia: “Purtroppo a noi ci tocca il Weiner dei poveri, il Gue Pequeno del Tavoliere, ovvero Francesco Boccia, il deputato Pd che dopo anni in minoranza anti-renziana sogna di conquistare uno strapuntino nell’immaginario governo Di Maio-Emiliano. Avendo fallito con la web tax, ha deciso di punire internet diffondendo un suo sexy selfie, con le seguenti aggravanti: lo ha scattato al cesso, lo ha fatto nel giorno della Santa Pasqua, e lo ha corredato di inquietanti tag come #family (brrr), #instadaily e #instalike, dunque con l’intento di raggiungere un pubblico più ampio possibile”. E Boccia: “È un profilo easy per famiglia e amici e ogni tanto ci gioco” Il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (neo iscritto al Pd) risponde così al quesito di un follower Eva Garrone: “Gentilissimo Ministro, ma lei si tinge i capelli? Perdoni la domanda ma a #Ottoemezzo l’ex direttore del #FattoQuotidiano ha parlato di un probabile premier con queste caratteristiche…”. E Calenda: “No purtroppo. Triste castano nutria tendente al grigio topo” (fonte: Twitter) Giovanni Toti Presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Silvio Berlusconi “Dopo lunga meditazione finalmente il nostro #pesciolino ha un nome: vi presento Arancino! Perché ci sono i pesci rossi… e i pesci arancioni. #arancioportabene” (fonte: Twitter) Dopo la tranvata di fine marzo relativa alla presidenza di palazzo Madama, Paolo Romani all’uscita dalla riunione di Forza Italia per eleggere il capogruppo in Senato
I cronisti presenti quasi lo irridono: “Ma Romani, non l’hanno fatta nemmeno capogruppo?!”. Ed il senatore: “Ragazzi, io sono morto e risorto tante di quelle volte, avete presente l’araba fenice? Ma voi non sapete nemmeno chi cazzo sia l’araba fenice…! “ La sindaca 5 Stelle di Torino, Chiara Appendino, grande tifosa bianconera, incontra Cristiano Ronaldo prima di Juve Real, si fa firmare una maglia ed ironizza “Qui quando con @Cristiano firmavano la tregua bilaterale fino a stasera. Scadenza: 20:44“. Purtroppo è finita 3 a zero per il Real. (fonte: Twitter) Pornhub “Se il tuo paese ha un nome “hot” Pornhub ti regala un abbonamento: è questa la nuova campagna pubblicitaria del celebre sito pornografico che ha appena inaugurato la sezione in abbonamento. In Italia soltanto i 26 abitanti de La Vagina, frazione di Fosdinuovo (Massa Carrara), possono già richiederne uno. Ma sono tanti i paesi che hanno un nome sopra le righe: da Sesso e Pappagnocca (Reggio Emilia) a Gnocca (Rovigo), passando per Vagli sotto e Vagli Sopra (Lucca), Valle delle Fiche (Livorno), La Sega (Venezia)” ( fonte: La Gazzetta di Reggio) Emilio Fede prova a fare chiarezza alcuni giorni dopo sul “caso” fotografico della settimana “Io rifatto? Ma quando mai. Adesso mi rompono i coglioni tutto il giorno per sta storia della faccia e della foto che circola. No, no, no, la colpa è della telecamera. Deforma tutto se inquadri col grandangolo in un certo modo. Io non mi sono mai ritoccato niente. Infiltrazioni di acido ialuronico? No, non mi sono mai drogato, non fumo e sono astemio da superalcolici. Toccandomi le palle sto bene. La blefaroplastica agli occhi? Quella l’ha fatta Di Pietro“. Poi parla della sua pensione da 8mila euro al mese (Una volta disse: “non mi bastano”): “Sapete su cosa mi rompono ancora le palle a non finire? Sulla pensione, andassero tutti a fare in culo. Mica li ho rubati. Per
quel poco di pensione che prendo ora, pochissimo, e c’ho anche il quinto sequestrato!” (fonte: Radio 24) Vittorio Feltri direttore del quotidiano “Libero” sul leader dei 5 Stelle “Di Maio è un signore che si atteggia a padrone d’Italia ma non ha mai lavorato in vita sua, litiga ogni giorno con la geografia ed i congiuntivi: in fondo è un handicappato grammaticale...” (fonte: Un Giorno da Pecora, RAI Radio 1) Il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti “Per trasparenza e onestà intellettuale vorrei rendere pubblico il contenuto di un messaggio che mi è arrivato ieri sera tardi nella casella di posta elettronica. Spero che chi me l’ha inviato non se ne abbia a male. Ho ricevuto, verso le 23.30, una email da Luigi Di Maio, con firma congiunta di Matteo Salvini, in cui si chiede esplicitamente la mia disponibilità ad accettare l’incarico di capo di un governo di coalizione tra Lega e 5 Stelle. Ho risposto che prima avrei sentito mia moglie, ma lei non è molto dell’idea. Farò sapere a entrambi finite le feste” . Era un pesce d’aprile. (n.d.r.) (fonte: Facebook) Il direttore del Tg Enrico Mentana di La7 “Scoop di Chi, nonno a mia insaputa! Magari fosse vero.. se i miei figli non si sbrigano, quando mi faranno nonno in carrozzina ci sarò io” (fonte: Instagram) La battaglia del noto filosofo Diego Fusaro, rilanciata sul proprio canale YouTube “Io ho sostenuto a più riprese, a piè sospinto, l’esigenza di ripristinare interamente la veterolingua italica, secondo due principi che ritengo aurei. In primis utilizzare sempre termini italiani, e non
i termini della neolingua anglofona mondialista dei mercati. Ad esempio occorrerà dire corriera e non pullman, terminale e non computer. Secondo principio: in compresenza di due lemmi italici, usare sempre il più arcaico, quindi non meraviglia ma maraviglia, non pronunciare ma pronunziare, non ananas, ma ananasso...” (fonte: YouTube) L’ex senatore forzista Antonio Razzi a Vera Tv, testuale “Forza Italia in Abruzzo hanno fatto un disastro, hanno messo gente incompetenti, gente non conosciuta, peggio di così non poteva andare. Io politicamente ho lavorato molto all’estero, non parliamo della Corea del Nord, perché tutto quello che io ho detto prima si è avverato. Allora io molte volte dico: o gli altri sono 5 anni dietro, o io sono 5 anni avanti…“ E’ maledizione Champions. Vince il Real, la Juve scompare. di Antonello de Gennaro CARDIFF – La Juventus ha perso smarrendo nel secondo tempo la sua migliore caratteristica : la compattezza tattica . Diciamolo con chiarezza, nella finale di Cardiff sono venuti meno gli uomini più importanti. Da Bonucci, a Pjanic ma soprattutto Higuain e Dybala. La squadra bianconera si è disunita sotto gli attacchi di un Real Madrid che voleva portare a casa la coppa e ci è riuscito grazie al solito Cristiano Ronaldo che è stato lasciato un pò troppo solo dalla difesa bianconera .
Alla Juventus non è bastato segnare il più bel gol della Champions League, cosi come non è bastato aver condotto e dominato tutto il primo tempo senza aver avuto paura. Tutto questo non è servito perché alla Juventus è venuto meno qualcosa che era stata una costante per tutta la stagione e che è scomparsa nella notte della finale: la solidità tattica del gruppo, quel meccanismo perfetto di gioco che rendeva in fase difensiva la squadra di Allegri un blocco unico. I primi ad essere i fantasmi di sè stessi, sono stati Higuain e Dybala, i peggiori della Juve in campo, non tanto per non aver concluso nulla nella fase d’attacco, ma sopratutto per il mancato solito contributo offerto alla difesa. Poi è svanito Pjanic, e con lui Khedira, e quindi a quel punto per il Real Madrid infilzare la Juventus è diventata gioco facile facile, trovando di fronte la difesa bianconera che ha smarrito la sua forza ed esperienza.
Non era la vera Juventus, quella vista in campo nel secondo tempo della finale contro il Real Madrid ieri sera . Non era mentalmente e fisicamente la stessa squadra che aveva annientato il Barcellona e che per tutta la Campions League ha sempre giocato e vinto in modo esemplare arrivando fino alla finale di Cardiff. E’ stata una brutta copia sbiadito nel momento più importante di tutti e che ha regalato con un paio di sciocchezze il sogno di una stagione intera. Una squadra con un obiettivo così importante e ambizioso non può arrivare a questo appuntamento in simili condizioni psicofisiche . Sopratutto stanca fin dal primo tempo . Non si contano i passaggi sbagliati e le palle perse, soprattutto quelli di Dybala a centrocampo da cui sono scaturiti gol e azioni pericolose del Real Madrid. Un ko limpido a favore del Real e inaccettabile per la Juventus arrivata a Cardiff su un’onda di consensi che probabilmente hanno scaricato mentalmente la solita rabbia e grinta dei giocatori bianconeri. In ogni caso questa Juventus merita l’applauso ricevuto ieri fra le lacrime nello stadio di Cardiff. Un applauso meritato per una stagione che resta “storica” per il sesto scudetto consecutivo conquistato, per la Coppa Italia vinta e sopratutto per il proprio strepitoso ruolo di marcia in una Champions League che avrebbe meritato un altro risultato. La delusione spesso fa dimenticare i meriti ed i traguardi conquistati, ma sarebbe ingiusto ed ingrato abbandonarsi allo sconforto da parte del popolo bianconero e sopratutto da parte della squadra .
Questa finale persa è diversa da quella di Berlino, perché il Real è stato sicuramente più forte, ma non superiore in campo, perché la “vera” Juventus, avrebbe perfino potuto batterlo. La Juventus, ma quella “vera”, potrà riprovarci l’anno prossimo: questo è un “gruppo” fortissimo ce la può fare e ieri sera ha preso un impegno morale con la sua gente arrivata da ogni parte del mondo a sostenerla ed incitarla fino al triplice fischio finale , che la società bianconera dovrà saldare tra dodici mesi. Onore a mister Allegri quando dice “Sono orgoglioso dei miei ragazzi. L’anno prossimo sarò sulla panchina della Juve. Vogliamo ripartire per fare una grande Champions, vincere lo scudetto ed essere competitivi in Coppa Italia: questa seconda sconfitta in tre anni non ci deve fermare“.
Alla fine della partita Andrea Agnelli ha abbracciato uno a uno i giocatori, sul prato di Cardiff, mentre il Real si godeva la Champions. La sconfitta è stata una brutta botta, pure nel punteggio (4-1), soprattutto per chi già aveva perso la finale di Berlino, e così il presidente della Juve ha voluto fare coraggio ai suoi, e lanciare un messaggio: “C’è un sentimento d’orgoglio per aver raggiunto in sette anni una dimensione europea totale – ha detto dinnanzi alle telecamere – ed ho abbracciato tutti i ragazzi. L’anno prossimo dovremo essere ancora più cattivi”. L’obiettivo è quello di crescere ancora: “Dobbiamo farlo, anno dopo anno, giorno dopo giorno. Dobbiamo crescere, perché se in questa competizione sbagli 10, 15 o 20 minuti, la Coppa non la vinci”. Il presidente Agnelli ha sicuramente capito ieri sera che questa Juventus con due-tre innesti di caratura internazionale può finalmente salire sul gradino più alto nel mondo e conoscendone la sua ambizione e lungimiranza siamo sicuri che la sconfitta di ieri sera porterà quel contributo tecnico di cui la squadra di Allegri ha fortemente bisogno per diventare imbattibile. Rimane indiscutibile sia chiaro, la grande stagione ed una dimensione europea conquistata anno dopo anno dalla squadra bianconera, sui campo di gioco di tutt’ Europa. Tre trofei vinti in quattro anni sono la dimostrazione della dittatura sportiva, tecnica e tattica del Real Madrid: nessuno, da quando la Champions si chiama così era riuscito a portarla a casa due volte di seguito. Ce l’ha fatta il Real di Zinedine Zidane, con la sua umiltà e grazie alle capacità tecniche dei suoi giocatori. Si vince anche con questi doti, e non solo sul campo, la 12ma Champions League. Per la Juventus rimane l’amarissimo ricordo di un’altra sconfitta in
finale, che fa più male delle altre precedenti perché nessuno se l’aspettava, sopratutto non così. Ma quando il tuo avversario è più forte di te in tutto, ed ha giocatori in campo come Cristiano Ronaldo che da solo è capace di cambiare una partita, allora c’è poco da dire e ancora meno da fare. Champions League: la Juventus batte il Real Madrid e sogna la finale La Juventus cercava l’impresa, e l’ha trovata con una partita pressochè “perfetta”. Lottando, sudando e soprattutto segnando due gol al Real Madrid campione di tutto. E’ una notte da Champions che difficilmente i bianconeri dimenticheranno: la Juve batte i “blancos” detentori del trofeo per 2-1 nell’andata di una semifinale talmente intensa da valere tre partite in una. Morata e Tevez, come avevano già fatto contro il Borussia Dortmund negli ottavi, stendono la squadra di Ancelotti con un gol per tempo e rendono così meno pesante il pareggio incassato dal solito Cristiano Ronaldo. L’1-1 momentaneo poteva tagliare le gambe ai quattro volte campioni d’Italia ed invece gli uomini di Allegri hanno giocato con intelligenza, passione e maturità. La Juve merita la vittoria in tutto per tutto e ora sogna la finale di Berlino: mercoledì prossimo nel ritorno del Bernabeu sarà una battaglia, ma questo gruppo ha tutte le carte per farcela e compiere la seconda impresa. La Juve parte a razzo, spinta anche da uno Stadium mai così caldo e trascinante. Il Real sembra in bambola, rischia dopo appena 50 secondi con un errore di Casillas e concede spazi enormi ai bianconeri. Sturaro, titolare per la prima volta in Champions (finora aveva giocato 3 minuti in Europa) e roccia di centrocampo nel 4-3-1-2 disegnato da Allegri con Vidal trequartista, ne approfitta subito e ci prova con un tiro da fuori che il portiere madrileno para. Ramos a Marcelo non ne azzeccano una tra centrocampo e fascia sinistra: il Real sbanda e va sotto. Due minuti dopo il tentativo di pallonetto di Morata, l’ex attaccante dei “blancos” segna il gol più dolce per la Juve e più temuto da Ancelotti. Marchisio all’8’ imbecca Tevez in area, l’Apache tira a colpo sicuro e Casillas devia sui piedi di Morata, che a pochi centimetri dalla porta non può fallire. Il gol dell’ 1-0 è “pesantissimo” ed esalta ancora di più la Juve, ma allo stesso tempo sveglia il Real Madrid. Al 12’ Kroos ci prova con una sventola da fuori che Buffon neutralizza in angolo, poi al 23’
Cristiano Ronaldo dà il primo segnale di vita: scatto perfetto sulla linea del fuorigioco su idea di Isco, ma il suo diagonale è da dimenticare. La Juve cerca di controllare per colpire in profondità, ma non fa i conti con James Rodriguez. Il colombiano si inventa una palombella-cross al 27’, dopo uno scambio con Carvajal, e serve Ronaldo tutto solo in area: per il portoghese è un gioco da ragazzi segnare di testa il suo gol più facile dei 55 messi a segno in questa stagione in 54 partite. Il Real prima dell’intervallo potrebbe compiere anche il sorpasso, ma il potente colpo di testa di Rodriguez (su assist di Isco) a due passi dalla porta bianconera si stampa sulla traversa. Nella ripresa si ripete il “film” del primo tempo. La Juve attacca a testa bassa per tornare in vantaggio e il Real sotto che subisce. Tocca a Carlitos Tevez questa volta passare all’incasso, grazie all’incredibile fuga da 50 metri che termina con il fallo di Carvajal in area: il rigore è netto e questa volta l’arbitro inglese Atkison, assai incerto e a senso unico nei fischi, non può che decretare il penalty. Tevez trasforma, spiazzando Casillas, al 12’ del secondo tempo e fissa il risultato sul 2-1 per la Juventus. L’Apache con il goal di ieri ha così eguagliato il suo primato di gol in una singola stagione (29 con il Manchester City) e soprattutto regala ai bianconeri la speranza di conquistare la finale di Champions. Allegri poco dopo passa al 3-5-2 grazie all’ingresso di Barzagli per Sturaro, fa sfogare il Real e prova a colpire in contropiede. Proprio sul finale Llorente si crea due buone occasioni, prima con un cross per Pereyra intercettato e poi con un colpo di testa parato da Casillas. Il Real Madrid si salva con qualche affanno dal possibile 3-1 , ma ha capito che questa Juventus non si scherza.
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