LiberEtà - LE DONNE IL TEMPO LA MEMORIA - spi cgil brianza

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LiberEtà - LE DONNE IL TEMPO LA MEMORIA - spi cgil brianza
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LiberEtà
                                                                                                                                                                             n.3 - marzo 2020
 Tariffa R.O.C. - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Roma - Contiene I.P.

                                                                                                                                                                LE DONNE
                                                                                                                                                                IL TEMPO
                                                                                                                                                                LA MEMORIA
                                                                                                                                                                Liliana Segre dedica
                                                                                                                                                                un suo articolo alle lettrici
                                                                                                                                                                e ai lettori della nostra rivista
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                                  Democrazia
                    p a s s a to e p re s e n te d i u n'i d e a

                                                              Democrazia è parola antichissima
                                                              e controversa sin dalle origini.
                                                              Un concetto che dovrebbe
                                                              m e t t e r e t u t t i d ’a c c o r d o e i n v e c e ,
                                                              come poche altre idee filosofiche
                                                              e p o l i ti c h e, h a d i v i s o l ’u m a n i t à
                                                              e continua - nel bene e nel male -
                                                              a dividerla.

                                                              D a l l ’A t e n e c l a s s i c a a l l ’ a v v e n t o
                                                              della rete, questo libro
                                                              ripercorre fino ai giorni nostri
                                                              le mutevoli vicende di una storia
                                                              af fascinante, at traverso le parole
                                                              di otto grandi studiosi.

                                                 €10,00

     Il libro si può comprare scrivendo a segreteria@libereta.it
     oppure chiamando il numero 06 44481249
     o direttamente sul nostro sito www.libereta.it                                      www.libereta.it
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                    Sommario
                                                                                                                         Anno 70°
                                                                                                                         numero 3
                                                                                                                         MARZO
                                                                                                                         2020

                      3
                 Editoriale
                   La voce
                 delle donne
               di Daniela Cappelli

                    16                                                               (In copertina illustrazione di Chiara Zarmati)

            Terza età in cifre                                                                Storia di copertina
             La donna vive di più                                                       4     Liliana Segre
             ma l’uomo meglio                                                                 Il tempo e la memoria
             di Francesca Vannucchi

                    50                                                               18       Primo piano
                                                                                              Ludopatia
                                                                                              L’azzardo che tenta le donne
              Abc dei diritti                                                                 di Marica Guiducci
              La Costituzione
               L’eguaglianza                                                                  Divario digitale
                  difficile                                                                   La rete non è femminile
                di Cesare Salvi                                                               di Bianca Di Giovanni

                                                                   12                24       Inchiesta
                                                                                              La questione fiscale
                                                                                              A cosa servono le tasse
                                                            Parliamone con...
                                                                                              di Giorgio Nardinocchi
                                                              Paola Cortellesi
                                                                 Non sono
                                                              soltanto parole
                                                             di Silvia Garambois
                                                                                     33       Un’altra Italia
                                                                                              Indagine sulla terza età
                                                                                              Vivere a Reggio Emilia
                                                                                              di Marco Sotgiu

                                                                    63                        La Spezia
                                                                                              Mangiare sano,
                  45                                             Ambiente
                                                                   Il clima
                                                                  su misura
                                                                                              invecchiare bene
                                                                                              di Carla Pagani
                Ieri & oggi
            Vittorio Emanuele II                              di Patrice Poinsotte            Como
                 Il primo re                                                                  Il parroco degli ultimi
             di Giuseppe Sircana                                                              di Antonio Fico

                                                                    73
                                                                  Lunario
             «Era marzo e soffiava il vento. Anzi, non soffiava,
             sferzava, flagellava. Era feroce e screanzato»
                                                          (Virginia Woolf)

                                                                                                              LIBERETÀ MARZO 2020 1
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      LE STORIE DI BOBO

      2 LIBERETÀ MARZO 2020
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                                                                                        L’EDITORIALE
                                                                                     di Daniela Cappelli

                        LA VOCE DELLE DONNE
                        È di nuovo il tempo di un grande impegno per difendere e sviluppare
                        i diritti conquistati in decenni di lotte. Entro la metà dell’anno l’assemblea
                        nazionale delle pensionate. La questione anziani deve tornare nell’agenda
                        del Parlamento e del governo. Questo 8 marzo lo dedichiamo a Nilde Iotti

                        8 marzo 2020. Ancora una volta una giornata di riflessione, di impegno e
                        di protagonismo delle donne, quanto mai necessaria visti gli attacchi che
                        negli ultimi tempi hanno rimesso in discussione conquiste e diritti ottenuti
                        dalle donne con anni di lotte e rivendicazioni. Femminicidi, discriminazioni,
                        violenze in varie forme e modalità. Anche le violenze sugli anziani riguardano
                        in grandissima parte le donne. Donne che nell’età avanzata sono in condizione
                        di maggiore fragilità, sopravvivono più a lungo, ma spesso con malattie
                        invalidanti, in una situazione di carenza di reddito e solitudine.

                        Per questo dobbiamo far sentire la nostra voce. Il 27 gennaio abbiamo
                        riunito il coordinamento donne nazionale e abbiamo avviato un lavoro di
                        analisi, approfondimenti e proposte di genere su argomenti che vanno dalla
                        previdenza alla violenza, al bilancio di genere, alla medicina, ma anche alla
                        contrattazione sociale e alla sicurezza. Ci rivolgiamo ai decisori politici per
                        dire loro: avete il dovere di guardare ai problemi degli anziani e soprattutto
                        delle anziane. Il punto lo faremo all’assemblea nazionale delle donne Spi
                        che si svolgerà entro la metà dell’anno.

                        Tante iniziative in programma. Per onorare l’8 marzo, abbiamo previsto
                        un’iniziativa in occasione del centenario della nascita di Nilde Iotti. Un
                        riconoscimento a una grande donna, ma anche un contributo per far conoscere
                        meglio la sua grande personalità e quanto ha fatto per la costruzione della
                        Repubblica e della Costituzione. Un esempio per una politica alta e istituzioni
                        dignitose, per promuovere il valore della persona, con costanti battaglie per
                        l’emancipazione femminile. Tante sono comunque le iniziative in programma
                        in tutta Italia, nelle nostre sedi territoriali. Tutte belle e interessanti. Che
                        faranno sentire la voce delle donne. Ma siamo convinte che avranno
                        sicuramente più valore e saranno più efficaci se saranno iniziative di donne
                        e di uomini e se troveranno spazio in ogni contesto di vita e di lavoro.

                                                                                              LIBERETÀ MARZO 2020 3
LiberEtà - LE DONNE IL TEMPO LA MEMORIA - spi cgil brianza
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      STORIA DI COPERTINA

      (©2020 Fotografico, Senato della Repubblica Alberto de Leonardis)

                                   UNA RIFLESSIONE DELLA SENATRICE
                                   IN ESCLUSIVA PER LIBERETÀ

                                   IL TEMPO
                                   E LA MEMORIA
                                    DI LILIANA SEGRE

      4 LIBERETÀ MARZO 2020
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                                          «Mi sforzo di far interagire l’essere donna,
                                          sopravvissuta alla Shoah, cittadina italiana
                                          nelle attività derivanti dalla mia nuova
                                          funzione pubblica». In questo articolo scritto
                                          appositamente per il nostro giornale in occasione
                                          della giornata dell’8 marzo, Liliana Segre
                                          ricorda anche la lezione di Primo Levi.
                                          Per non smarrire il senso della storia è necessario
                                          integrare istruzione, formazione, centri di ricerca,
                                          mezzi di comunicazione, famiglie, società

                                          Un’occasione per riflet-             nostra società, la sua imma-
                                          tere. La ricorrenza dell’8           gine, il suo profilo, l’insieme
                                          marzo è certo un’occasione           delle possibilità e delle al-
                                          per riflettere sul ruolo delle       ternative.
                                          donne nella nostra società,          Nel lavoro sulla memoria e
                                          sui problemi, a volte i drammi,      sulla scuola di questi due
                                          ma anche le speranze e le            anni mi sono sforzata appunto
                                          cose da fare.                        di tenere insieme questi di-
                                          Da quando, del tutto ina-            versi approcci: testimoniale,
                                          spettatamente, sono stata            femminile, civile.
                                          nominata senatrice a vita dal
                                          presidente della Repubblica,         Le donne e la Shoah. Vorrei
                        Liliana Segre     Sergio Mattarella, mi sono           condividere con voi alcune
                  ritratta tra i banchi   sempre sforzata di far inte-         riflessioni proprio sul tema
                 dell’aula del Senato
                  a Palazzo Madama
                                          ragire le mie qualità di donna,      della “memoria”.
                                          di sopravvissuta alla Shoah,         Intanto ricordare che ci fu
                                          di cittadina italiana in qualsiasi   una specifica componente
                                          attività che la mia nuova            femminile della Shoah. Ci
                                          funzione comporta.                   furono addirittura campi di
                                          Il punto di vista femminile          sterminio riservati esclusi-
                                          ha una sua specificità e au-         vamente alle donne e co-
                                          tonomia ed è un bene pre-            munque speciali aree riservate
                                          zioso, perché arricchisce la         anche negli altri campi. Le
                                                                                                  LIBERETÀ MARZO 2020 5
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                                                        Liliana Segre al termine dell’incontro con gli studenti
                                                        al teatro Arcimboldi di Milano lo scorso 20 gennaio.
                                                        «I nazisti erano i bulli di allora – ha detto la senatrice
                                                        agli oltre duemila giovani presenti in sala –. Erano
                                                        odiatori, ma non quelli della tastiera di oggi, che
                                                        bisogna arrivare a compiangere, perché è più forte
                                                        la vittima, e che vanno curati, bensì quelli educati
                                                        all’odio e che hanno seguito teorie di morte che
                                                        la storia ha poi bocciato».

                                                            Parlamento europeo, a Bruxelles. Ho
                                                            ricordato la “marcia della morte” alla
                                                            quale da gennaio 1945 fummo costretti
                                                            a migliaia da Auschwitz, verso ovest,
                                                            verso la Germania. Fu fatta apposta
                                                            per sterminare per stenti e sfinimento
                       «Eravamo giovani,                    quanti più prigionieri possibili. Mi è
                   ma sembravamo vecchie,                   capitato di dire davanti al Parlamento
                     senza sesso, senza età,                europeo: «Eravamo giovani, ma sem-
                senza seno, senza mestruazioni,             bravamo vecchie, senza sesso, senza
                        senza mutande.                      età, senza seno, senza mestruazioni,
                     Non si deve aver paura                 senza mutande. Non si deve aver
                 di queste parole perché è così             paura di queste parole perché è così
                     che si toglie la dignità
                                                            che si toglie la dignità a una donna».
                         a una donna»
                                                            Questo il senso del mio impegno:
                                                            come donna, come sopravvissuta,
              condizioni erano però le stesse:              come parlamentare.
              schiavitù, violenza, morte, forni cre-        A tale proposito credo ci sia qualche
              matori.                                       altra riflessione da fare.
              Resistere in quelle condizioni era
              impresa disperata. Ove possibile si           Testimonianza, storia e memoria.
              tentarono gruppi di mutua assistenza          In prima istanza è opportuno distinguere
              fra donne, per cercare di condividere         testimonianza, storia e memoria. La
              almeno informazioni, cibo, medicamenti,       testimonianza, personale o collettiva,
              vestiti. Soltanto di rado furono possibili    orale o scritta, è certamente più puntuale
              episodi eroici e disperati di resistenza      e legata all’esperienza in prima persona;
              armata o tentativi di fuga. Molte donne       la storia è invece ricostruzione di fatti
              ne furono comunque coraggiose pro-            e vicende analizzati in prospettiva, nel
              tagoniste.                                    tempo lungo, nelle loro cause e impli-
                                                            cazioni. Quanto alla memoria, essa
              La dignità negata. A gennaio sono             raggiunge il suo valore più autentico
              stata invitata a tenere un discorso al        quando diviene generale patrimonio
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                     «Anche oggi fatico
                  a ricordare, ma questo
                    è un semplicissimo
                          messaggio
                    da nonna che vorrei
                   lasciare ai miei futuri
                         nipoti ideali.
                    Che siano in grado
                       di fare la scelta.
                         E con la loro
                        responsabilità
                     e la loro coscienza,
                        essere sempre
                    quella farfalla gialla
                        che vola sopra              La metafora della farfalla gialla che vola sopra ai fili spinati, tratta
                         ai fili spinati»           dal discorso pronunciato da Liliana Segre al Parlamento europeo
                                                    il 30 gennaio, ha ispirato il disegno realizzato da Chiara Zarmati

                  collettivo, di una società e di un’epoca.        altrimenti resterebbe più facilmente
                  Forse però, particolarmente nel caso             esposta all’ignoranza e alla menzogna.
                  della Shoah, è bene che i tre livelli            I testimoni hanno dunque il dovere di
                  della testimonianza, della storia e della        provare a dire l’indicibile. Possono
                  memoria, pur senza confondersi, si in-           ancora farlo in ragione proprio del-
                  contrino e si completino a vicenda.              l’autorevolezza che viene loro dal-
                  Proprio l’unicità dello sterminio siste-         l’esperienza diretta, dell’essere prova
                  matico del popolo ebraico (e di altre            vivente di quanto sembra impossibile
                  minoranze sociali e politiche), perpetrato       a dirsi e spiegarsi.
                  in Europa dai nazisti, quasi impone di           Certo, resterà sempre uno scarto fra la
                  dar luogo a un discorso al tempo stesso          parola e la realtà, fra il dire e l’indicibile.
                  diffuso e intelligibile a tutti, ma anche        Uno scarto che forse neanche l’esperienza
                  serio, informato, credibile.                     diretta potrà mai colmare, tanto più
                                                                   per il tempo nel quale non vi saranno
                  Il dovere di dire l’indicibile. Elie             più testimoni. Questo è un problema
                  Wiesel ha ragione nel dire che «solo             di tutte le epoche storiche, ma l’unicità
                  coloro che vi passarono sanno cosa fu,           della Shoah quasi impone oggi di
                  gli altri non lo sapranno mai». Ma               attivare un sistema integrato della me-
                  proprio per questo è utile – anzi ne-            moria, fatto di scuola, università, for-
                  cessario – che la testimonianza e il             mazione, centri di ricerca, mezzi di
                  racconto orale e scritto si integrino con        comunicazione, famiglie, società nel
                  la più generale coscienza civile, che            loro insieme.
                                                                                                            LIBERETÀ MARZO 2020 7
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       STORIA DI COPERTINA

                                     «I testimoni diretti hanno il compito
                                     inderogabile di raccontare, ricordare,
                                     educare ovvero lasciare traccia, conferire
                                     documenti, fornire prove»

              Conoscere è necessario. Come ha               accaduto può ritornare, le coscienze
              scritto Primo Levi nella Appendice a          possono nuovamente essere sedotte e
              Se questo è un uomo: «Forse, quanto           oscurate». Dunque, non mai “com-
              è avvenuto non si può comprendere,            prensione” ma sempre “conoscenza”,
              anzi, non si deve comprendere, perché         appunto come pratica ed esperienza
              comprendere è quasi giustificare». In-        diffusa, partecipata, potrebbe dirsi “re-
              tendeva dire che “comprendere” significa      ligione civile”. La storia riesce a essere
              alla lettera prendere sotto un unico          magistra vitae soltanto come “bene
              sguardo, circoscrivere anche, addirittura     comune”, nel quale si incontrano passato
              limitare, sicché poi il passaggio alla        e presente, testimoni e giovani.
              semplificazione, alla relativizzazione,
              se non addirittura alla negazione, può        Il compito dei testimoni. Ma allora
              essere breve. Per questo Levi aggiungeva:     proprio perché “gli altri”, coloro che
              «Se comprendere è impossibile, co-            non hanno transitato l’abisso, non
              noscere è necessario, perché ciò che è        possono né comprendere né sapere, è

                                        CHI È LILIANA SEGRE
                                        Nata a Milano il 10 settembre 1930, Liliana Segre (nella foto con
                                        il padre Alberto negli anni Trenta) resta orfana di madre quando
                                        non ha ancora compiuto un anno. Nel 1938, a causa delle leggi
                                        razziali fasciste, è costretta ad abbandonare la scuola. Arrestata
                                        nel 1943, viene deportata l’anno seguente ad Auschwitz-Birkenau
                                        insieme al padre e ai nonni paterni, che non sopravviveranno alla
                                        prigionia. Il numero di matricola che le viene tatuato sul braccio
                                        è il 75190 e viene impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di
                                        munizioni Union. Nel gennaio 1945 è costretta alla “marcia della
                                        morte” con la quale migliaia di persone vengono trasferite dai
                                        nazisti in fuga nei campi di sterminio in Germania. Ritrova la libertà
                                        soltanto nel maggio del 1945. Liliana Segre è una dei venticinque

      8 LIBERETÀ MARZO 2020
4_9 STORIA DI COPERTINA 03_9.1_OK.qxp_Layout 1 10/02/20 12:21 Pagina 9

                                                                         I FANTASMI
                                                                         RITORNANO
                 inderogabile per i testimoni diretti il
                 compito di raccontare, ricordare, educare
                 ovvero lasciare traccia, conferire do-
                 cumenti, fornire prove.
                 LiberEtà è un modello, ma penso anche
                 all’Anpi di questi ultimi anni, dove                    Secondo l’Eurispes il numero
                 persone di lunga esperienza di vita e                   di italiani che negano la Shoah
                 di lavoro mettono a disposizione co-                    è salito dal 2,7 per cento del
                                                                         2004 al 15,6 per cento del 2019
                 noscenze e idee, e altre ne promuovono
                 e favoriscono. Quel circuito virtuoso                   A volte i fantasmi ritornano,
                 che la vita di ognuno di noi dovrebbe                   portandosi dietro scenari
                 essere.                                                 inquietanti che credevamo ormai
                 Si può dire – ancora con Primo Levi –                   sepolti per sempre. A distanza
                 che in tempi come i nostri, di fronte a                 di quindici anni dall’ultima
                                                                         rilevazione, infatti, secondo il
                 una società civile spesso distratta e
                                                                         Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes
                 confusa, «la memoria di quanto è av-                    nel nostro paese cresce il numero
                 venuto nel cuore dell’Europa, e non                     di quanti negano che la Shoah sia
                 molto tempo addietro, può essere di                     mai avvenuta, passando dal 2,7 per
                 sostegno e di ammonimento», indi-                       cento del 2004 al 15,6 per cento.
                 spensabile fattore di crescita individuale              E aumentano anche – dall’11,1
                 e di coesione civile.                                   al 16,1 per cento – coloro che
                 Un caro saluto a tutte le lettrici e a tutti            ridimensionano la sua portata.
                                                                         Per la maggioranza degli italiani
                 i lettori di LiberEtà.
                                                                         (61,7%), i recenti episodi di
                                                                         antisemitismo vanno considerati
                                                                         come casi isolati e non come
                                                                         indicatore di un reale problema
                                                                         di antisemitismo. Al tempo stesso,
                 sopravvissuti dei 776 bambini italiani minori           però, sei intervistati su dieci sono
                 di quattordici anni deportati nel campo di              convinti che questi episodi siano
                 Auschwitz. Dal 1990 ha iniziato un’intensa              la conseguenza di un diffuso
                 attività di divulgazione della sua esperienza           linguaggio basato su odio e
                 di sopravvissuta, partecipando a molti                  razzismo. Per il 47,5 per cento
                 incontri con gli studenti e a convegni di               gli atti di antisemitismo avvenuti
                 ogni tipo, convinta che l’indifferenza sia              in Italia sono il segnale di una
                 peggiore della violenza. Nel 2018 è stata               pericolosa recrudescenza del
                 nominata senatrice a vita dal presidente                fenomeno, mentre il 37,2 per cento
                 della Repubblica, Sergio Mattarella, per                ritiene che si tatti di bravate messe
                 aver illustrato la patria con altissimi meriti          in atto per provocazione o per
                 nel campo sociale.                                      scherzo. Scherzi che però,
                                                                         se non facciamo attenzione,
                                                                         potrebbero costarci molto cari.

                                                                                             LIBERETÀ MARZO 2020 9
10_11 LA PAROLA 03_9.1.qxp_Layout 1 10/02/20 12:22 Pagina 10

      UNA PAROLA AL MESE
      di Paolo Fallai

                        {      GENTILEZZA
                                  Termine antico che apprendiamo dalla Bibbia,
                                  che oggi però non trova più grande spazio.
                                                                                          }
                                  Soprattutto da quando i social network, con il loro carico
                                  di aggressività e di violenza verbale protette dall’anonimato,
                                  hanno preso il sopravvento nella nostra vita quotidiana

                        Una parola sempre più rara. Proviamo un minimo di spaesamento, uno
                        stordimento di fronte a parole comuni che ci accompagnano con semplicità,
                        ma sembrano sempre più rare ed espulse dal vivere quotidiano. Una di loro è
                        gentilezza, che accomuna un comportamento cortese, non aggressivo, alla
                        comprensione degli altri. Certo, la sua origine è complessa e interessante.
                        Deriva da “gentile” che, apprendiamo dalla Bibbia, indica tutti i popoli non ebrei
                        e addirittura, in contrapposizione al popolo israelita equivale a “pagano”. Per
                        arrivare gentilmente al significato moderno bisogna passare dall’antica Roma,
                        dove l’appartenenza alla gens, una formazione più ampia rispetto alla famiglia,
                        unita dalla presenza di un mitico fondatore e da un vincolo di reciproca assistenza.
                        Da qui gentile è diventato sinonimo di appartenente a una cerchia eletta, nobile
                        d’animo e di buona educazione.

                        Che i nobili fossero gentili è tutto da dimostrare. Ma che avessero mezzi ed
                        educazione superiori alla plebe non c’è dubbio e non ci voleva molto. Per questo,
                        con la nascita dell’italiano, i poeti del “Dolce stil novo” hanno avuto buon gioco
                        nell’adottare la gentilezza come simbolo di modi garbati e cortesi. È «amor,
                        ch’al cor gentil ratto s’apprende» quello cui si appella Dante, che quando vuole
                        venerare Beatrice la descrive: «Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia
                        quand’ella altrui saluta…».
                        Nel linguaggio di questi anni si è creato uno spazio l’avverbio gentilmente,
                        nonostante il fatto che la posizione nella frase sposti il suo significato. Se sul
                        portone del vostro palazzo compare il cartello: «Si chiede gentilmente di
                        chiudere», è senz’altro un invito cortese a non lasciarlo aperto. Ma se compare:
                        «Si chiede di chiudere gentilmente», i vostri condomini vi stanno chiedendo di
                        non sbatterlo.
                        L’ambiente che invece sembra refrattario a ogni cortesia è quello dei social
                        network, dove l’aggressività verbale, garantita dall’anonimato, sembra ormai
                        prevalere. Se posso dare un consiglio, siate gentili comunque. La gentilezza
                        qualifica chi la esercita, non i destinatari.

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10_11 LA PAROLA 03_9.1.qxp_Layout 1 10/02/20 12:22 Pagina 11

                   La bambina con il palloncino
                   è un murales realizzato
                   da Banksy, uno dei più noti artisti
                   di strada del quale però nessuno
                   conosce la vera identità
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      PARLIAMONE CON...

                      PAOLA
                      CORTELLESI
                       NON SONO
                       SOLTANTO PAROLE
                       «Racconto storie di donne non ricche
                       o famose, ma che rispecchiano la realtà».
                       Un’attrice, autrice, sceneggiatrice poliedrica
                       e divertente, impegnata e caustica,
                       proprio come i personaggi che porta
                       in scena, in Tv o nei film. Sempre presente
                       nei movimenti in difesa della dignità
                       femminile, è molto attenta e sensibile
                       al linguaggio di genere
                       di Silvia Garambois

                       Paola Cortellesi è nata a Roma nel 1973. Attrice, sceneggiatrice, imitatrice nel 2011 ha
                       vinto il David di Donatello come migliore attrice per il film “Nessuno mi può giudicare”

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                                                               LIBERETÀ MARZO 2020 13
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      PARLIAMONE CON...

               Una che non le manda a dire. E lo                       In basso: Paola Cortellesi in una scena
                                                                       del suo ultimo film, “Figli”, al fianco di
               fa con gli strumenti del suo mestiere:                  Valerio Mastandrea. Un’opera sull’amore
               attrice, imitatrice, cantante, sceneg-                  e sul difficile equilibrio di coppia

               giatrice, show girl, soubrette, persino
               sciantosa… Paola Cortellesi è l’unica
               donna ad aver strappato il ruolo di             interessato nessuno, poi gli incassi
               “campionessa d’incassi” nell’olimpo             hanno dimostrato il contrario. E io
               tutto maschile del cinema nostrano.             continuo, anche come sceneggiatrice,
               Ed è da “campionessa d’incassi” che,            a raccontare storie di donne che pur
               nel film Scusate se esisto (2014), de-          non essendo ricche o famose rispecchiano
               nuncia come sia più difficile per una           la realtà», dice lei. E alla domanda se
               donna affermarsi nel mondo del lavoro           ha mai incontrato donne che, come il
               e mostra che cosa sia il gender gap             suo personaggio, vengono discriminate
               (divario di genere, n.d.r.), ossia quella       sul lavoro, la risposta è dura: «È capitato
               croce che portano le donne, che gua-            anche a me quando facevo l’autrice
               dagnano sempre meno degli uomini.               per la televisione e una mia buona idea
               Tenute un passo indietro.                       veniva automaticamente attribuita ai
               «All’inizio tutti pensavano che una             coautori maschi. È un riflesso condi-
               protagonista femminile non avrebbe              zionato che purtroppo riguarda tutti

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                                      «Che differenza se si parla di cortigiano
                                      o di cortigiana, di uomo della strada o di donna della
                                      strada, di un gatto morto o di gattamorta, di zoccolo,
                                     squillo... Per fortuna sono soltanto parole»

                  noi: in un ospedale, ad esempio, ti          da Dario Fo – uno dei suoi ultimi
                  aspetti che il primario sia uomo. Bisogna    lavori – nel 2015: «La vita della Callas
                  cambiare modo di pensare». E “confessa”      ha dei punti in comune con le pop star
                  anche di essere stata pagata meno dei        di oggi – racconta Cortellesi –. Penso,
                  suoi colleghi: «Certo, è capitato in         con le dovute differenze, a personaggi
                  passato e il bello è che l’ho dato per       come Whitney Houston o Amy Wi-
                  scontato. Oggi non è più così, ma tante      nehouse. Talenti enormi, che non hanno
                  colleghe che non vivono un momento           avuto altri appigli e sono stati resi
                  fortunato come il mio continuano a           fragili dalla mancanza di sostegno
                  guadagnare meno degli uomini. Bisogna        emotivo. Un grande dono che diventa
                  incoraggiare tutte le donne a combattere     anche una rovina».
                  per la parità salariale».
                  L’ultimo lavoro è stato Figli, accanto       L’impegno nelle piazze. Caustica
                  a Valerio Mastandrea, uscito al cinema       nei personaggi che porta in scena, dalla
                  alla fine di gennaio: «Un film in cui        “Magica Trippy” di un finto spot pub-
                  c’è il difficile equilibrio di coppia da     blicitario alla paradossale inviata di
                  mantenere in una lunga relazione, ma         La vita in diretta, è andata anche nelle
                  che è soprattutto un’opera sull’amore.       piazze, tra le altre donne: era sul palco
                  Mi sono ritrovata in tante cose che          di Milano di “Se non ora quando”, nel
                  succedono perché Mattia Torre – che          2011, tra le centomila di piazza Castello,
                  ha voluto questo film ma che durante         per la dignità di tutte le donne. Ed è
                  la lavorazione è stato sopraffatto dalla     salita sul palco dei David di Donatello
                  malattia, n.d.r. – non racconta solo         2018 indossando la spilletta di “Dissenso
                  cose surreali, ma cose vere in maniera       comune”, la protesta delle artiste italiane
                  surreale».                                   contro le molestie, con un monologo
                                                               – scritto da Stefano Bartezzaghi – che,
                  Poliedrica e divertente,basti pensare        interpretato con la sua grinta, è risuonato
                  alle sue imitazioni, ha messo e mette        come uno schiaffo alla grande platea
                  alla berlina tante donne: da Daniela         televisiva di Raiuno: «Che differenza,
                  Santanché a Ornella Vanoni, da Anna          eh, se si parla di cortigiano o di cortigiana,
                  Oxa a Stefania Prestigiacomo, da Licia       di uomo della strada o di donna della
                  Colò a Maria Stella Gelmini. Ma ha           strada, di un gatto morto o di gattamorta,
                  anche indossato i panni della Callas         di zoccolo, squillo... Per fortuna sono
                  per recitare in un ruolo intenso guidata     soltanto parole».

                                                                                               LIBERETÀ MARZO 2020 15
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       TERZA ETÀ IN CIFRE

       di Francesca Vannucchi

                              LA DONNA VIVE DI PIÙ
                               MA L’UOMO MEGLIO
                                   La terza età produce e perpetua differenze di genere
                                       che possono diventare nuove diseguaglianze

                       Esistono differenze di genere tra la popolazione anziana? Nel 2019, su
                       una popolazione di 60.359.546 individui, il 22,8 per cento ha 65 anni e più. Il
                       43,5 è maschio, il 56,5 per cento femmina. Le condizioni di sopravvivenza
                       della popolazione anziana migliorano. Nel 2018 si registrava un aumento
                       della speranza di vita alla nascita, che conferma una maggiore longevità
                       delle donne. Per queste ultime la stima è di 85,2 anni, mentre per gli uomini
                       è di 80,8 anni.
                       A fronte di un calo della popolazione negli ultimi quattro anni (-0,7 per cento
                       tra il 2015 e il 2019), prosegue la crescita degli individui di 65 anni e più
                                        (+4,1%). Grazie ai progressi di sopravvivenza aumenta la
                Francesca Vannucchi,
                                        popolazione che ha raggiunto e superato gli 85 anni di età. Nel
                   sociologa, è primo
                  tecnologo dell’Istat, 2019 rappresenta il 3,6 per cento dell’intera popolazione, di
                     lavora presso la   cui il 32,7 è maschio, il 67,3 per cento femmina.
                 direzione centrale per
                      la comunicazione,
                 informazione e servizi   Ma chi sono gli anziani oggi? E come utilizzano il loro tempo?
                ai cittadini e agli utentiDal punto di vista della formazione, cresce la popolazione
                                          anziana che possiede un titolo di studio. Un dato che, però,
                          penalizza ancora le donne. Nel 2018 soltanto il 6 e il 12 per cento delle donne
                          di 65 anni e più possiede, rispettivamente, un titolo di laurea o di post laurea
                          e un diploma di maturità, contro il 10 e il 18 per cento degli uomini della
                          stessa età. Il 59 per cento ha la licenza elementare o nessun titolo di studio,
                          il 20 per cento la licenza di scuola media, il 3 per cento un diploma di qualifica
                          professionale.

                          Anche per la presenza attiva nella società emergono differenze di genere.
                          Nel 2018, infatti, è in salute il 46,4 per cento degli uomini e il 38,7 delle donne
                          di 65 anni e più; il 31,5 per cento degli uomini e il 22,6 delle donne di 75 anni
                          e più. Allo stesso modo, i tassi di partecipazione sono superiori tra gli uomini.
                          Esemplari sono i dati che riguardano il mercato del lavoro, la politica o la
                          socializzazione (nel 2018, 440.000 uomini di 65 anni e più sono occupati,
                          contro 189.000 donne; il 30,5 per cento degli ultra 65enni e il 20 per cento
                          degli ultra 75enni ascolta un dibattito politico; il 19,2 degli ultra 65enni e il
                          19,1 per cento degli ultra 75enni incontra persone tutti i giorni).

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                                                               PREMIO
                                                               GUIDO
                                                               ROSSA
                    Per partecipare al concorso consulta www.libereta.it

                               VESTIVAMO LE MAGLIETTE
                              A STRISCE, L’ESKIMO VERDE,
                             LA SCIARPA ROSSA AL COLLO.
                             VOLEVAMO LA RIVOLUZIONE.
                             LE FABBRICHE RIBOLLIVANO.
                            LE UNIVERSITÀ ERANO IN PIENA
                          CONTESTAZIONE. SONO SUCCESSE
                          TANTE COSE IN QUEI DUE DECENNI
                        SESSANTA E SETTANTA. MA CI RESTANO
                            STORIE SOMMARIE. STORIE CHE
                     I PROTAGONISTI NON HANNO RACCONTATO.
                            È ORA DI COMINCIARE A FARLO.
                          PRENDETE IN MANO CARTA, PENNA
                         E MATITA E COMINCIATE A SCRIVERE
                           LA STORIA DI QUEGLI ANNI COME
                          L’AVETE VISSUTA VOI E INVIATELA
                               AL PREMIO GUIDO ROSSA.

                                    È UN’INIZIATIVA DELLO SPI CGIL
                                 E DELLA CASA EDITRICE DI LIBERETÀ.
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      ATTUALITÀ LUDOPATIA

                       Radiografia
                       di un fenomeno
                       in crescita

                      L’AZZARDO
                      CHE TENTA
                      LE DONNE
                      di Marica Guiducci

                       Cercare la fortuna in modo
                       compulsivo è una malattia:
                       si chiama ludopatia.
                       L’industria del gioco
                       ora punta sulle giocatrici.
                       Il fascino delle scommesse
                       attrae le persone più anziane,
                       ma il rischio di finire nelle
                       mani degli usurai è alto

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             Chi cerca aiuto può telefonare al numero verde, gratuito e anonimo, 800.558822,
             oppure rivolgersi ai servizi per le dipendenze presenti nelle aziende sanitarie locali

                                                                                  LIBERETÀ MARZO 2020 19
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      ATTUALITÀ LUDOPATIA

                                               L’industria del gioco d’azzardo punta sulle donne.
                                               Hanno tra i quaranta e i sessant’anni. Sole o coniugate,
                                               molte sono straniere e fanno le badanti, spesso con
                                               redditi medio-bassi o incerti. Hanno iniziato a giocare
                                               per distrarsi o per fuggire dalla solitudine, e le vediamo
                                               entrare nelle sale bingo, oppure al bar caricare di monete
                                               le slot machine.
                                               Gli operatori del settore hanno inventato giochi a
                                               prima vista innocui, più rapidi, in cui si perde poco
                                               ma spesso, come ad esempio con i “gratta e vinci”.
                                               Decenni di pubblicità ingannevole e martellante hanno
                                               fatto il resto. Il divieto assoluto di pubblicità, infatti,
                                               è stato introdotto in Italia soltanto nel 2018. In meno
                                               di trent’anni, l’azzardo è diventato un fenomeno di
                                               massa, in modo subdolo si è insinuato nelle abitudini
                                               quotidiane e si è trasformato in una vera patologia.
                  Nel nostro paese
                  più di diciotto milioni
                  di persone tentano           Un quadro preoccupante.Secondo l’Istituto superiore
                  la fortuna. Metà sono        di sanità i giocatori sono 18.400.000, di questi metà
                  donne e preferiscono         sono donne. Le giocatrici si lasciano attrarre da giochi
                  bingo e lotterie             interamente dominati dal caso, come il bingo e le
                                               lotterie, a differenza degli uomini che preferiscono
                                               le scommesse sportive o i giochi di carte on line in
                                               cui è più forte la competizione.
                                               Le donne iniziano a scommettere in età più avanzata,
                                               ma sviluppano un atteggiamento problematico più
                                               rapidamente. Le difficoltà affettive talvolta le rendono
                                               vulnerabili allo sviluppo di un comportamento
                                               dipendente. Il gioco diventa una possibilità di fuga,
                                               di interruzione temporanea di una condizione familiare
                                               o lavorativa, ma anche emotiva difficile da tollerare.

                                               Pensionate, facili prede. Il numero delle giocatrici
                                               ultrasessantacinquenni è in crescita anche per la
                                               maggiore disponibilità di tempo e di una rendita, la
                                               pensione, rispetto alle donne più giovani impegnate
                                               nel lavoro e nella famiglia. Le donne anziane sono
                                               sensibili al “fascino” dei luoghi del gioco. La sala
                                               bingo rappresenta un contesto ricreativo dove incontrare
                                               persone e scambiare due chiacchiere. Le situazioni
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                                                                               I NUMERI
                                                                               107 miliardi
                                                                               e 300 milioni
                                                                               è la cifra spesa per il gioco
                                                                               d’azzardo. Lo Stato incassa
                                                                               in tasse dieci miliardi.
                 di isolamento sociale e di deterioramento cognitivo
                 accrescono le probabilità di perdere il controllo del         18.500.000
                 denaro e del tempo dedicato al gioco.                         persone hanno giocato
                 Le difficoltà serie, per le donne di tutte le età, arrivano   d’azzardo almeno una
                                                                               volta nell’ultimo anno.
                 quando vengono meno le risorse economiche. Allora
                 si indebitano e si sentono isolate nella loro stessa
                                                                               3.000.000
                 famiglia. Non di rado finiscono nel giro dell’usura.          gli over 65 che hanno
                 Sperimentano grande sofferenza e la perdita dell’au-          giocato d’azzardo almeno
                 tostima, sotto forma di sensi di colpa e vergogna,            una volta nell’ultimo anno.
                 paura di essere scoperte e di perdere i figli.
                                                                               1.500.000
                 Dalla ludopatia si può guarire. Eppure dalla                  giocatori faticano
                 ludopatia si può guarire partecipando a gruppi terapeutici    a gestire il tempo
                                                                               da dedicare al gioco
                 o attraverso un percorso individuale. Il primo passo
                                                                               e a controllare quanto
                 è il più difficile da fare: uscire allo scoperto e superare
                                                                               spendono.
                 la vergogna. «Purtroppo soltanto poche donne ludopatiche
                 chiedono aiuto ai servizi di cura – spiega Cristina           Un terzo dei
                 Perilli, psicologa ed esperta di dipendenze –. La donna       minorenni
                 che trasgredisce al ruolo di accudimento, che da secoli       ha avuto accesso
                 le è stato attribuito, viene criticata severamente e          al gioco. Sono 673 mila
                 l’uomo è meno propenso a comprendere la partner               i minorenni giocatori
                 che gioca d’azzardo, che non l’inverso. Non è raro –          nella fascia 14-17 anni.
                 aggiunge la psicologa – sentirsi dire: mio marito non
                 mi accompagna a fare la terapia perché ritiene che il
                                                                               150.000
                                                                               gli studenti
                 gioco d’azzardo sia un mio problema e devo farmene            a rischio ludopatia.
                 carico da sola».
                                                                                       LIBERETÀ MARZO 2020 21
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      ATTUALITÀ DONNE E INTERNET

                                                 DIVARIO DIGITALE

                                                LONTANE
                                                DALLA RETE
                                                 di Bianca Di Giovanni

                               In una parte                Il 2020, per l’Onu doveva essere
                               del mondo                   l’anno dell’uguaglianza tra donne e
                               l’accesso alle nuove        uomini nell’accesso a internet. Ma oc-
                               tecnologie
                                                           correrà almeno un altro ventennio per
                               è un privilegio
                               maschile                    raggiungere il risultato. Gli ultimi dati
                               con riflessi negativi       sul cosiddetto gender digital divide (il
                               sulle opportunità           differenziale uomo-donna nell’utilizzo
                               di lavoro.                  delle nuove tecnologie) sono significativi:
                               In Occidente                gli internauti nel mondo aumentano,
                               la differenza               ma soltanto in Occidente la crescita si-
                               di genere è meno            gnifica parità di possibilità tra i generi.
                               drammatica                  Nel resto del mondo le distanze uo-
                                                           mo-donna si allargano, frenando di
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                 fatto le opportunità di lavoro che le
                 nuove tecnologie possono offrire alle
                 donne. Insomma, la tecnologia che
                 avrebbe dovuto aprire la strada alla
                 libertà e all’uguaglianza sta provocando
                 effetti contrari. La conclusione cui
                 giungono gli osservatori è semplice:
                 internet non può modificare i rapporti
                 di forza nella società, ma soltanto ri-
                 proporli. Dove ci sono diseguaglianza
                 e pregiudizi, si produrranno
                 diseguaglianza e pregiudizi.                                 che le donne hanno il 50 per
                                                        La tecnologia         cento di possibilità in meno
                 Le cifre parlano chiaro.                che avrebbe          di essere connesse rispetto
                 Nel 2019 è sensibilmente au-           dovuto aprire         agli uomini dello stesso gruppo
                 mentato il numero di donne                la strada          d’età e con livelli simili di
                 che ha accesso a internet. Se-        all’uguaglianza,       istruzione e reddito.
                 condo il rapporto dell’agenzia
                                                       sta provocando
                 dell’Onu per le tecnologie                                    Un privilegio maschile.
                 della comunicazione è passato          effetti contrari       Inoltre, tra i motivi che im-
                 dal 44,9 per cento di due anni                                pediscono l’accesso a internet
                 fa al 48 per cento di oggi. Ma le donne            la maggior parte delle donne indica la
                 restano indietro rispetto agli uomini,             mancanza di conoscenze e i costi troppo
                 che sono il 58 per cento. Dei quattro              alti. Considerando, infatti, le differenze
                 miliardi e cento milioni di persone con-           di reddito tra uomini e donne, è facile
                 nesse, gli uomini quasi raddoppiano il             comprendere come l’accesso a internet
                 loro vantaggio sull’altro sesso passando           rischi di essere l’ennesimo privilegio
                 da sei a dieci punti rispetto a due anni           maschile. Un vantaggio che allargherà
                 prima.                                             la distanza tra i sessi nelle opportunità
                                                                    di lavoro. Infatti internet potrebbe essere
                 Contano reddito e istruzione. Ad                   lo strumento migliore per superare
                 accendere i riflettori sulla penetrazione          barriere e stereotipi imposti alle donne
                 di internet tra le donne di alcuni paesi           dalle tradizioni. Molti progetti di coo-
                 ancora poco sviluppati è un rapporto               perazione internazionale basati sulla
                 della World Wideweb Foundation del                 diffusione di strumenti tecnologici (com-
                 2015. L’uso di internet tra i giovani              mercio elettronico e banca on line)
                 istruiti è agli stessi livelli dei loro “omo-      stanno mostrando di poter superare
                 loghi” americani, mentre tra le donne              questi pregiudizi. E se fosse per questo
                 non istruite e non più giovani la rete è           che le donne vengono tenute lontane
                 praticamente inesistente. I dati mostrano          dalla rete?
                                                                                               LIBERETÀ MARZO 2020 23
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      INCHIESTA LA QUESTIONE FISCALE

                          A cosa servono
                          le tasse
                          E perché tutti devono pagarle
                           di Giorgio Nardinocchi

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             Punto primo: «Tutti sono
             tenuti a concorrere
             alle spese pubbliche
             in ragione della loro
             capacità contributiva».
             Punto secondo: «Il sistema
             tributario è informato
             a criteri di progressività».
             Questo dice
             la Costituzione.
             Ma è proprio così?
             La questione fiscale
             sta diventando l’arena
             di un’aspra contesa politica
             la cui posta in gioco
             è la tenuta del nostro
             Stato sociale
             e alla lunga
             della democrazia

                                                                  LIBERETÀ MARZO 2020 25
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      INCHIESTA LA QUESTIONE FISCALE

              C’è un senso di angoscia che convive
              con noi, come un rumore di fondo: la
              paura di essere lasciati soli nel dolore,
              nella malattia, nella non autosufficienza.
              «Se tutto questo salta? Se salta il patto
              che permette a me e alle migliaia come
              me di ritirare le medicine che costano
              più di mille euro – e che non pago grazie
              al Sistema sanitario nazionale – che
              succede?». È questo il timore che
              inchioda oggi tanti italiani: trovarsi un
              giorno in un paese in mano a una destra
              populista che attua il suo programma                 che tutti contribuiscano Il presidente,
                                                                                               Sergio Mattarella,
              di taglio drastico delle imposte a svantaggio        al finanziamento dei ser- ascolta una giovane
              di sanità, istruzione e assistenza. Se n’è           vizi pubblici in base al studentessa
              fatta interprete Francesca Mannocchi                 loro reddito. È scritto
              in una toccante testimonianza (vedi il               nella Costituzione. E chi non la rispetta
              brano nella pagina a fronte) pubblicata              tradisce il patto che consente – tanto
              sull’Espresso giusto nei giorni in cui               per fare qualche esempio – di dare
              Lega e 5 Stelle guerreggiavano per la                l’esenzione a chi non può curarsi, di
              formazione del governo all’indomani                  fornire i libri di scuola ai figli delle
              del voto del 4 marzo 2018 e non si                   famiglie meno abbienti, di dare un
              faceva altro che parlare di flat tax.                reddito di cittadinanza ai poveri.

              La vera paura degli italiani. Siamo                  L’indecenza fiscale. I primi a tradire
              partiti dall’angoscia di Francesca Man-              il patto costituzionale sono gli evasori
              nocchi, che in quella circostanza rivelò             fiscali. Il presidente Sergio Mattarella
              a tutti la sua malattia, perché è proprio            di recente ha ricordato a un gruppo di
              qui che precipita la questione fiscale.              studenti che l’evasione fiscale è un com-
              Le tasse servono a tenere in piedi lo                portamento indecente, perché chi non
              stato sociale. È un principio di equità              paga le tasse utilizza a sbafo i servizi
                                                                                             (segue a pag. 28)

              107,5 MILIARDI                     35,2 MILIARDI                    33,8 MILIARDI
               È l’evasione fiscale in Italia    È l’ammontare dell’Iva           È la cifra dell’Irpef evasa.
               secondo i calcoli dell’apposita   non pagata. L’imposta            L’imposta sui redditi è per l’86
               commissione istituita             sul valore aggiunto in Italia    per cento pagata da lavoratori
               dal ministero dell’Economia       è la tassa più evasa             dipendenti e pensionati

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                                                                                              LA TESTIMONIANZA
                                                                                             di Francesca Mannocchi

                            IO, LA MIA MALATTIA
                            E IL PATTO SPEZZATO
                            La scoperta di una grave patologia. Le cure costose, ma garantite
                            dalla sanità pubblica, messe a rischio dalla propaganda della flat tax.
                            Un brano del vibrante racconto della giornalista dell’Espresso

                            E se tutto questo salta? – mi sono chiesta –. Se salta questo patto che permette
                            a me e alle migliaia come me di prendere il numero alla farmacia territoriale,
                            una volta al mese un mercoledì mattina, e ritirare le medicine che costano più
                            di mille euro e che non pago, perché sono coperte interamente dal Sistema
                            sanitario nazionale – mi sono detta – se salta questo patto, che succede?
                            Ho 36 anni, lavoro a partita Iva, pago le tasse regolarmente, ho un figlio di quasi
                            due anni. E ho una malattia neurologica degenerativa.
                            Ma sono fortunata, mi sono detta, uscendo un mese fa dalla farmacia territoriale,
                            insieme ad altri uomini e donne, malati di altre malattie ma malati come me.
                            Sono fortunata perché vivo in un paese che partecipa oppure copre le mie
                            spese sanitarie. Un paese in cui – in linea di principio – tutti abbiamo accesso
                            alle cure. In cui possiamo entrare in un pronto soccorso – e aspettare otto ore
                            certo per una lastra, e correre il rischio di finire degenti in un corridoio su una
                            barella anziché in un letto, certo – ma entriamo in un pronto soccorso pubblico,
                            senza alcuna assicurazione sanitaria, uomini e donne, italiani e non italiani,
                            anziani, giovani e bambini, e veniamo curati. Tutti allo stesso modo.

                            Su cosa si tiene questo patto? Questo patto si tiene sull’articolo 53 della
                            Costituzione: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione
                            della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di
                            progressività». Progressività significa che chi ha di più deve contribuire di più
                            alla spesa pubblica, per garantire a chi ha di meno di potere accedere ai servizi,
                            che devono essere uguali per tutti. Progressività significa che chi guadagna di
                            più contribuisce alle spese pubbliche anche per me, che senza ospedali e piani
                            terapeutici e farmacie territoriali coperte dal Sistema sanitario nazionale, non
                            potrei permettermi una terapia costosa ed efficace come quella che sto
                            seguendo. Progressività significa che posso fare una risonanza magnetica per
                            controllare se la bestia della mia malattia è domata oppure no, e lo Stato, cioè
                            le tasse di tutti noi, copre le spese. Progressività significa che
                            chi ha di più, chi guadagna di più, aiuta la comunità ad avere i
                            medesimi diritti che ha lui, affinché restino diritti, e non diventino
                            privilegi.
                            È un patto sociale quello della pro-
                                                                         La copertina dell’Espresso
                            gressività delle imposte, un patto che             del 1° luglio 2018 con
                            rischia di dissolversi nella propaganda                  la testimonianza
                            della flat tax.                                 di Francesca Mannocchi

                                                                                              LIBERETÀ MARZO 2020 27
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       INCHIESTA LA QUESTIONE FISCALE

                                                                                    I ladri di welfare. Jeff Bezos,
                   Evadere: un vizio antico in Italia                                  patron di Amazon, è l’uomo
                   L’evasione fiscale nel nostro paese è un problema                   più ricco del mondo. Ha fatto
                   antico. Fin dall’unità d’Italia, come ha ricordato Gian             le sue fortune devastando il
                   Antonio Stella sul Corriere della sera, gli esattori del
                   regno si trovarono alle prese con contribuenti abituati             piccolo commercio, svuotando
                     da secoli a giustificare la frode fiscale come legittima          le città di negozi, congestio-
                       difesa dai soprusi di un governo straniero.
                        I genovesi, che erano repubblicani,
                                                                                       nando il traffico con migliaia
                         erano piuttosto restii a pagare le tasse ai Savoia.            di furgoncini diesel e alterando
                         Così come i romani si appellavano alla loro fedeltà al
                        papa pur di non versare le gabelle al re piemontese.
                                                                                        le regole del diritto del lavoro.
                      Mentre la borghesia meridionale, che si diceva                     Ma una parte importante delle
                   devota ai Borboni, «considerava un’offesa non già                     sue fortune derivano dalle
                   l’inasprimento, bensì la pura e semplice applicazione
                   delle leggi tributarie». Quanto ai veneti lacrimavano nel             poche tasse pagate. E non è
                   rimpianto della Serenissima: «Co san Marco governava                   il solo. Tutti i colossi del
                   se disnava e se senava / coi francesi bona zente se disnava
                   solamente. E col regno di Sardegna chi lo ga in tel c… se ‘o           web, i cui proprietari fanno
                   tenga». Centosessant’anni dopo siamo alla stessa                        a gara per scalare la classifica
                   casella di partenza. Con un problema in più da risolvere:
                   l’elusione fiscale delle multinazionali
                                                                                            degli uomini più facoltosi
                   dell’economia digitale.                                                  del mondo, eludono le leggi
                                                                                       fiscali nazionali. Nel 2018, se-
                                                                           condo uno studio di Mediobanca, i Pa-
              pubblici. Le dimensioni dell’evasione peroni del web hanno versato al fisco
              sono immense. Secondo la commissione italiano appena 64 milioni di euro. Una
              del ministero dell’Economia presieduta cifra ridicola, se confrontata al fatturato
              dal professor Enrico Giovannini, gli
              evasori sottraggono alla comunità circa
              107,5 miliardi di euro all’anno. Un bel
              gruzzolo, con il quale si potrebbe finanziare
              la sanità, l’istruzione, la ricerca scientifica,
              ridurre le tasse ai ceti meno agiati,
              assumere giovani nell’amministrazione
              pubblica per informatizzarla. Tante cose
              per il bene comune, insomma, invece
              di arricchire il portafoglio dei furbetti.
              Questa è l’indecenza della quale parla
              Mattarella. E non è l’unica.                                 Jeff Bezos, patron di Amazon, l’uomo più ricco del mondo

                               Le multinazionali del web vantano un fatturato annuo di 2,4 miliardi
                               e profitti enormi, ma l’erario italiano riesce a incassare appena il 2,7
                               per cento di questa enorme ricchezza prodotta nel nostro paese

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                                                                  UN FISCO PIÙ EQUO
                                                                  NELL’AGENDA POLITICA E SINDACALE
             realizzato in Italia da Google, Amazon,
             Microsoft, Facebook e Alibaba, che
             sfiora i due miliardi e mezzo.
             Il meccanismo utilizzato dalle compagnie
             del web per eludere il fisco è semplice:
             si spostano le controllate italiane nei
             “paradisi fiscali” dove le tasse sono
             esigue. Domiciliando le loro società
             in Irlanda, in Lussemburgo, nel Delaware
             e alle Cayman, dal 2014 al 2018 hanno
             risparmiato oltre 74 miliardi di euro a
             livello globale.
             La protervia con la quale Donald                     «La questione fiscale – ha detto il
             Trump difende questa anomalia do-                    segretario del Pd, Nicola Zingaretti,
             vrebbe far riflettere pensionati e la-               all’indomani dell’esito del voto in Emilia
             voratori che pagano più tasse di                     Romagna – viene prima di qualsiasi
             Amazon, Google e Facebook messi                      altro tema in gioco».
                                                                  Nei giorni precedenti il governo aveva
             insieme, e magari votano Lega e
                                                                  incontrato i sindacati. E in quell’occasione
             Fratelli d’Italia che sulle tasse la                 il presidente del Consiglio, Giuseppe
             pensano esattamente come l’attuale                   Conte, commentava la decisione di
             presidente degli Stati Uniti d’America.              aumentare i salari di sedici milioni
                                                                  di lavoratori «come il primo passo
             L’Irpef istituita nel 1973 è figlia                  verso una riforma complessiva del fisco
                                                                  e in particolare dell’Irpef che
             della stagione delle riforme seguita                 coinvolgerà anche i pensionati».
             all’autunno caldo sindacale                          Per il segretario generale della Cgil,
                                                                  Maurizio Landini, l’esito del confronto
                                                                  con il governo ha rappresentato «una
             La riforma del 1973. L’imposta sui                   bella giornata perché abbiamo portato
             redditi delle persone fisiche nasce nel-             a casa un risultato per i lavoratori che
             l’ottobre 1973. È figlia della stagione              produrrà nei prossimi mesi
             delle riforme che seguì le lotte sindacali           un aumento nelle buste paga».
             dell’autunno caldo. Quella voglia di                 Il segretario dello Spi, Ivan Pedretti, ha
             cambiamento che partì dalle fabbriche                preso al balzo la dichiarazione di Conte
             e dalle scuole diede la spinta decisiva              per dire: «Bene il taglio delle
                                                                  tasse ai lavoratori. Ma bene anche
             alle grandi riforme civili che hanno ri-
                                                                  l’impegno di abbassarle ai pensionati».
             guardato i diritti del lavoro, le pensioni,          Il fatto che tutte le dichiarazioni
             la sanità, la scuola, le case popolari, la           convergano nella stessa direzione
             famiglia, la parità di genere, il divorzio,          fa ritenere che la questione fiscale
             l’aborto. E non da ultimo il fisco che               sia il vero banco di prova della ripresa,
             fu ridisegnato attuando per la prima                 e non solo per il governo.

                                                                                        LIBERETÀ MARZO 2020 29
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       INCHIESTA LA QUESTIONE FISCALE

              volta il principio costituzionale della                   L’86 per cento del gettito Irpef –
              progressività del sistema.                                conferma del resto Salvatore Padula
                                                                        sul Sole 24 Ore – viene prelevato da
              Chi porta il cero dell’Irpef. Sono                        questi cittadini. E ciò che sorprende è
              passati quasi cinquant’anni e
              l’Irpef oggi non è più l’imposta
                                                    Ivan Pedretti: «Bene il taglio delle tasse
              di tutti come venne concepita
              allora. Negli anni è stata varata     ai lavoratori deciso dal governo. Ora
              una miriade di leggi e leggine        l’impegno di abbassarle ai pensionati»
              che hanno snaturato il criterio di
              equità. Di fatto, l’Irpef è diventata che si pensa poco a loro e tanto a chi
              l’imposta sui lavoratori dipendenti, è molto meno ligio nel pagare le imposte.
              sui collaboratori e sui pensionati, E non si pensa per niente agli oltre
              come spiega l’attuale direttore del- 14,5 milioni di pensionati che sono
              l’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria stati sempre ignorati dalle iniziative
              Ruffini, nel libro L’evasione spiegata per ridurre il peso fiscale. Cosicché,
              a un evasore (Ediesse).                  a furia di togliere e mettere aliquote,
                                                              bonus, scaglioni, detrazioni e
                                                              deduzioni, gli unici a rimanere
                                                               con il cero dell’Irpef in mano
               Il fisco secondo Ernesto Maria Ruffini          sono stati i pensionati.
                     Furto. «Sono proprio le tasse che tu non paghi a far
                      mancare medici, macchinari, posti letto negli             Che fare. I problemi sul tappeto
                       ospedali pubblici e ad allungare le liste d’attesa.
                       Quando tu non paghi le tasse non fai una furbata,        sono molti. Sappiamo tutti che
                      ma commetti un furto. E per giunta un furto contro        riformare l’Irpef, mettere il
                     te stesso, perché equivale a un posto letto in meno in
                   ospedale. Siamo tutti sulla stessa barca».
                                                                                sale sulla coda delle multina-
                                                                                 zionali del web e stroncare
                Condoni. «I condoni che si sono succeduti in Italia sono
                davvero tanti, troppi. E anche se fosse stato solo uno,
                                                                                 l’evasione fiscale è un’impresa
                avrebbe comunque rappresentato un’offesa a quelli che            titanica. Ma è l’impresa che
                avevano regolarmente pagato le proprie tasse. Non è giusto        serve oggi al paese se vogliamo
                consentire che quelli che non pagano le tasse possano
                usufruire di uno sconto su quanto avrebbero dovuto pagare.        farlo ripartire. I segnali che
                Si tratta di un premio inammissibile».                            vengono oggi dalla politica,
                Iniquità. «Il sistema non può continuare a funzionare così.        dal governo e dai sindacati
                È una presa in giro colossale di cui lo Stato è perfettamente      dicono che la questione fiscale
                consapevole. Le tasse le pagano i soliti noti, dipendenti e
                pensionati».                                                       è in agenda. Ma serve un
                                                                                   grande dibattito pubblico nel
                Sprechi. «Gli sprechi alimentano diffidenza verso lo Stato
                e quindi nuova evasione fiscale. L’evasione e gli sprechi,
                                                                                    paese. Le riforme calate dal-
                insomma, formano un circolo vizioso e la lotta all’evasione         l’alto non funzionano mai.
                fiscale e quella agli sprechi sono due facce della stessa
                medaglia».

      30 LIBERETÀ MARZO 2020
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                                                                                                           LA SCHEDA

                  IL BONUS IN BUSTA PAGA
                  COME FUNZIONERÀ E CHI CI GUADAGNERÀ
                  Il taglio delle tasse per il 2020 estende e aumenta gli 80 euro
                  ad altri 4,3 milioni di lavoratori, portando a sedici milioni il numero
                  di quanti ne beneficeranno. Ecco come funziona
                  Da venti a cento euro in più al mese. Venti euro al mese in più per chi già
                  prendeva il bonus Renzi, cento euro per tutti gli altri lavoratori dipendenti con
                  redditi fino a 28.000 euro l’anno, che diventano ottanta per chi ne guadagna
                  fino a 35.000 e scendono, fino ad azzerarsi, alla
                  soglia dei 40.000 euro. Il meccanismo, piuttosto
                  complicato, consentirà anche a molti più lavoratori
                  dipendenti rispetto a oggi, di non pagare più tasse.
                  Il bonus invece non porterà alcun beneficio a chi
                  guadagna meno di ottomila euro e non viene ri-
                  conosciuto ai pensionati.

                  Cosa accade tra 8.145 e 24.600 euro lordi. Gli oltre
                  11 milioni di lavoratori con i redditi tra 8.145 e 24.600
                  euro annui, che già usufruivano del bonus di 80 euro,
                  riceveranno 20 euro in più al mese, che sale così a 100 euro mensili. 600 euro in
                  più per quest’anno, visto che la misura parte da luglio, mentre dal 2021 saranno
                  1.200. Per chi dichiara 12.000 euro l’anno, il reddito netto disponibile sale a 11.135
                  euro (il 92,7 per cento del lordo), chi ne dichiara 24.000 conterà su un netto di
                  18.556 euro (il 77,3 per cento del lordo).

                  Tra 26.600 e 28.000 euro lordi. La platea che usufruiva già del bonus di 80 euro
                  si allarga, perché il beneficio viene esteso fino ai 28.000 euro di reddito annuo.
                  Prima, oltre i 24.600 euro di reddito cominciava a diminuire, per poi azzerarsi a
                  quota 26.600. Per tutti questi lavoratori, come per quelli che dichiarano tra 26.600
                  e 28.000 euro, da luglio, il bonus in busta paga sale a 100 euro. Con un vantaggio
                  in più. Prima poteva accadere che, a fine anno, un lavoratore si trovasse oltre il
                  tetto dei 26.600 euro e dovesse restituire almeno parte del bonus ricevuto. Le
                  nuove norme, invece, prevedono, in caso di sforamento del tetto, la restituzione
                  delle somme in quattro rate, invece del conguaglio a fine anno.

                  Tra 28.000 e 35.000 euro di reddito arriva la detrazione fiscale. Per questa
                  fascia di lavoratori dipendenti, per i quali peraltro l’aliquota Irpef si innalza
                  bruscamente dal 27 al 38 per cento, invece del bonus viene introdotta una detrazione
                  fiscale specifica. Uno strumento diverso, ma per chi dichiara tra 28.000 e 35.000
                  euro c’è comunque un impatto discreto sulle buste paga. L’aumento sarà infatti
                  tra 100 e 80 euro mensili, a scalare. Oltre i 35.000 euro di reddito, invece, la
                  detrazione degli 80 euro decresce gradualmente e si annulla a 40.000 euro.

                                                                                                LIBERETÀ MARZO 2020 31
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