La Copertina d'Artista - Il Natale che verrà 2020 - Il Natale che verrà 2020,Il Natale che verrà ...

Pagina creata da Giuseppe Liguori
 
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La Copertina d’Artista - Il Natale che verrà
2020
Un raggio di luce filtrato forse da un’imposta socchiusa taglia in due l’interno di un appartamento.
Nella stanza, il salone probabilmente, incombe un’unica monocromatica atmosfera, che più che un
unico colore sembra la rappresentazione grafica di un’emozione.

Su di un divano vediamo una ragazza seduta con le gambe rannicchiate, come se sentisse freddo o
fosse impaurita, il suo sguardo è fisso sia sul vuoto che opprime la stanza che su di noi che
osserviamo la scena. Davanti a lei un tavolo con alcuni pacchi regalo, sulla destra intravediamo i
rami di un albero di Natale, per il resto si vede una libreria, qualche quadro alle pareti e niente più.

Che questo Natale 2020 sia diverso da tutti gli altri lo capiamo subito guardando la copertina di
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questo numero, opera di Alice Marchi, giovanissima e talentuosa artista e fumettista di Milano.

Ad una prima occhiata, infatti, l’opera ci trasmette una sensazione di strisciante ansia, una certa
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crescente inquietudine e il presentimento di un’insostenibile solitudine. A confermare questo mix di
emozioni collabora anche la postura e l’espressione della ragazza sul divano: è rannicchiata su sé
stessa, come abbiamo già detto, e il suo sguardo, orbo, perché metà viso è coperto da una ciocca di
capelli, ci rivela l’unico occhio con il trucco leggermente sbavato, sicuramente ha pianto e le
lacrime, adesso, hanno lasciato il posto all’angoscia, che ghermisce sia lei che noi che osserviamo
quest’opera.

Dovremmo concludere che l’opera di questo mese conferma tutte quelle sensazioni che dal
marzo scorso il Covid-19 ha lasciato nei nostri animi, paura, spaesamento, ansia e
incertezza sul futuro???

Possibile che l’arte non ci dia un qualche conforto, non ci soccorra in questa che è una
delle ore più buie della nostra storia???
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ubblicato da ALT! comics.
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Sono sicuro che né io né i lettori, che seguono da quasi 7 anni questa rubrica, possiamo credere a
questo, ed in effetti quello che davvero salta all’occhio nella copertina di questo numero, quello che
davvero “domina” la composizione è quell’incredibile, tagliente e tenace raggio di luce, che ottunde
la nostra percezione dello sfondo, della scena, e rapisce ogni nostra attenzione.

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      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

La luce divide l’immagine a metà: parte dal soffitto, taglia il fiocco su di una ghirlanda natalizia e il
buio profondo che emerge da una porta alle spalle della ragazza e prosegue illuminando, è proprio il
caso di dirlo, i pacchi regalo disposti sul tavolo. È una luce viva, vibrante, quasi reale, che ricorda le
grandi opere fiamminghe, e, ne siamo certi, rappresenta la luce del futuro, del cambiamento, della
speranza. Nonostante l’atmosfera dell’opera sia cupa, come cupi sono i tempi che attraversiamo, la
luce, ossia la speranza, di un nuovo giorno entra e si fa largo, prima ancora che nelle nostre case,
nei nostri occhi e nei nostri cuori, e adesso non è neppure più la, direbbe il poeta Rilke, e già nel
sangue.
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ealizzate in occasione della Giornata Mondiale contro i Disturbi Alimentari.

Non so se Alice Marchi conosca o abbia mai sentito il grande cantautore Leonard Cohen, ma a me,
quando ho visto la prima volta quest’opera, mi è venuta in mente, prepotentemente, una sua famosa
citazione, che sono sicuro non dispiacerà neanche alla Marchi: “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è
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da lì che entra la luce”. Già, perché credo che la sua opera sia la rappresentazione ideale delle
parole di Cohen.

Alice Marchi ci dice, anzi ci illustra (perché lei sa che un’immagine vale mille parole), che anche le
nostre tenebre, quelle della pandemia, quelle del Covid-19, quelle di questo strano ed assurdo
Natale, saranno squarciate e dissipate dalla luce della speranza, perché noi non ci arrenderemo e
continueremo a sperare in un nuovo e radioso domani. È questo il messaggio che, credo, filtra e ci
abbaglia da questa copertina, ne sono quasi certo, anche perché l’artista ha deciso di chiamare
l’opera con lo stesso nome del numero: “Il Natale che verrà”, dando concretezza anche a questo
titolo ed alle speranze di questa particolare uscita di novembre del nostro magazine che, credo, mai
come ora abbia necessità di uno sguardo fresco e speranzoso sul futuro.

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In quel raggio di luce c’è tutta la freschezza, la spontaneità ed il coraggio di una ragazza di 22 anni
che, nonostante tutto, vuole continuare a sperare in un futuro migliore, un futuro che è il suo, ma
anche il nostro, ma che appartiene soprattutto alla sua generazione. Una generazione, ricordiamolo,
privata quest’anno di tutto, anche della scuola, della socialità, della giovinezza, ma che si ostina a
credere che il domani sarà migliore, una grande lezione di speranza di cui noi più adulti avevamo un
disperato bisogno.
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Quindi raccogliamo questo invito e completiamo quest’opera di Alice Marchi con quell’unico
elemento di cui davvero si avverte l’assenza nell’immagine di copertina, come nelle nostre vite: la
famiglia, che sarà l’unica costante che deve accompagnarci nella complicata equazione di questo
Natale 2020, sicuri che come novelli ed aspiranti matematici riusciremo a risolverla.

  Alice Marchi nasce a Milano nel 1998.
  Diplomata al liceo artistico, studia Scenografia
  presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove
  frequenta il corso di fumetto biografico tenuto
  da Paolo Castaldi presso la Scuola Superiore di
  Arte Applicata del Castello Sforzesco. Nel 2019
  illustra i racconti “Quando non conta” e
  “Lettere che ho scritto e bruciato” di Salvatore
  Vivenzio, pubblicati online, e partecipa alla
  rubrica di illustrazioni “Immagina lo Spazio
  Bianco” per l’omonimo sito. Sempre nel 2019,
  durante il Lucca Comics, pubblica
  “Underwater”, la sua prima storia a fumetti,
  edita da ALT! comics. Attiva sui social, pubblica
  online molti dei suoi lavori, principalmente
  disegni, illustrazioni e brevi storie a fumetti.
  Nel 2020 pubblica online “Blulockdown”, una breve storia a fumetti ispirata ai pensieri e
  alle sensazioni vissute nel periodo di quarantena. Partecipa inoltre all’esposizione
  Solitudini in Mostra/Arte in Quarantena presso il Tempio del Futuro Perduto di Milano,
  una collettiva che raccoglie opere realizzate durante il lockdown da artisti di tutta
  Europa.

  Per contattare l’artista Alice Marchi: profilo Instagram, Behance (portfolio),
  bluealice@outlook.it (e-mail).

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Il Natale che verrà - L'editoriale di Ivan
Zorico
Che natale sarà?
Difficile dirlo o anche solo immaginarlo.

Quando proviamo a farlo, interrogando l’oracolo del XXI secolo – Google –, ci ritornano delle
informazioni che, come consultanti contemporanei, dobbiamo fare lo sforzo di interpretare. Ahinoi,
di vere certezze ce ne son poche.

Zero previsioni
In attesa del nuovo DPCM, del cambio dei colori delle regioni e dei vari “imperdibili” dibattiti, non ci
resta che attendere, smettere di alimentare le aspettative e aspettare lo scorrere degli eventi. So
che questa è forse una delle cose più difficili da accettare: l’incertezza non la sappiamo gestire (o
almeno stiamo imparando a farlo, con alterne fortune) e forse, ancor meno, accettiamo di non poter
agire per cambiare le cose. O meglio, quello che sarebbe opportuno fare – agire – non ci viene
congeniale: dovremmo stare fermi. E nell’epoca della (alta) velocità sembra quasi un ossimoro.
Intendiamoci non fermi tout court (possiamo e dobbiamo fare qualcosa, ne ho parlato qui), ma
francamente alla luce di quello che è accaduto e sta accadendo (oltre 50 mila persone decedute in
Italia per Covid-19 da inizio pandemia), parlare di andare a sciare o dibattere su altri scenari (cfr.
spostamenti tra regioni per il Natale) non dettati da evidenze scientifiche, non ha un granché senso.
Ovvio, vorremmo più libertà, ma il virus non lo consente. Semplice, tutto qui.
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      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Riscopriamo l’avvento.
Anche se letteralmente “avvento” significa “venuta”, è ormai di uso comune utilizzare questo
termine per indicare “attesa”. L’attesa, in sostanza, che ci separa dal Natale. Un tempo nel
quale ci si dovrebbe raccogliere intimamente e prepararsi a santificare il Natale. Anche se si è atei o
agnostici, in questi giorni potremmo cercare di recuperare un po’ di energie mentali e
psichiche; rimettere insieme i pezzi di un anno eccezionale. L’ho detto in più di una occasione
nei mesi precedenti (e non sono di certo il solo): questo tempo ci hanno davvero provato sotto questo
aspetto.

E quindi che Natale sarà?
Un Natale particolare, unico. Per tanti sarà un Natale senza un parente o un amico, per altri un
Natale segnato dall’incertezza economica e dalla paura del futuro, per tutti (credo) sarà un Natale
dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri. Come sempre, dobbiamo
cercare di cogliere le opportunità che ci vengono offerte. Recuperare le energie e ritrovare un
equilibrio interiore sarà utile per poter affrontare i prossimi tempi nel miglior modo possibile.
Questo è il mio augurio.

Buona lettura,

                                                                                            Ivan Zorico

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commenti. Rispondo sempre.
Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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Il Natale che verrà – L’editoriale di
Raffaello Castellano

  Che Natale sarà?

  Cosa ci dobbiamo aspettare da questo dicembre all’insegna, come tutto quest’anno, della
  pandemia da Coronavirus, dell’emergenza sanitaria, del Covid-19?

  Comincio subito con il dirvi che questo sarà un Natale molto triste per me: sono legato
  profondamente a questa festa, anche se lo sono da laico, o meglio ateo, ma non credo
  che questa sia una contraddizione e voglio spiegarvi il perché.

  Non penso che bisogna essere, per forza, credenti per godere appieno di questa festa,
  sono sempre stato affascinato, come ho già detto in altri editoriali natalizi, dal clima
  spirituale ed emozionale che si sperimenta in questo periodo. I negozi aperti, le vetrine
  piene di balocchi e luci colorate, le decorazioni e le luminarie in mezzo alla strada, la
  frenesia e l’ansia insieme alla gioia e all’emozione che accompagna l’acquisto dei regali
  per figli, parenti e/o amici, le commesse ed i commessi più gentili e disponibili, il
  profumo delle caldarroste e del torrone caldo alle bancarelle, l’odore di agrumi ai
  mercati e per le campagne, il calore, il colore e la luce degli addobbi natalizi nelle nostre
  case e tante altre sensazioni, più sottili e sfuggenti, ma altrettanto importanti, che
  respiriamo, assaporiamo e sentiamo durante il Natale non possono non scaldare il cuore
  anche del più scettico dei razionalisti.

  Figuratevi il mio!

Ma tant’è, questo, come dicevo all’inizio di questo articolo, sarà un Natale diverso, molto diverso.
Come sapete, per evitare situazioni di contagio sono stati chiusi ristoranti ed alberghi, quindi aboliti
cenoni e veglioni, i negozi rispettano rigidi orari d chiusura, i sindaci e gli assessori hanno deciso di
tagliare le spese per le luminarie e le decorazioni cittadine (quei soldi adesso servono per altre e ben
più importanti spese), le bancarelle per le strade sono quasi scomparse, i negozi non alimentari sono
aperti solo nelle zone arancioni e gialle della nostra penisola, e, per di più, le commesse degli stessi
negozi hanno pochissima voglia di sorridere, bardate come sono con mascherine, guanti e visiere;
insomma, tutto quello che “faceva Natale” pare scomparso, svanito, come la prima neve al tiepido
sole d’inizio inverno.

Ed allora cosa dobbiamo fare per evitare che la nostalgia lasci il testimone alla tristezza, che la
voglia di festeggiare, anche se in pochi e solo in famiglia, lasci il posto allo sconforto, che la nostra
voglia di emozionarci arretri fino a scomparire dinnanzi alla depressione?

Cosa dobbiamo fare affinché l’oscurità, che sembra ghermirci da ogni lato, non ci
sommerga del tutto, come fare affinché il buio non vinca?

Sinceramente non lo so, questa festa è troppo importante per me e il vederla così mutilata
quest’anno non riesce a farmi essere il solito ottimista, questa volta è dura, molto dura, anche per
me che, come molti lettori hanno imparato, vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e un’altra bottiglia
pronta sul tavolo.

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Ma se è vero che ognuno di noi può abbattersi nel suo intimo, molti altri, e penso alle mamme ed i
papà, ai nonni ed alle nonne, agli zii e zie, non possono farlo, anzi NON DEVONO farlo. Perché, se è
vero che il Natale ci fa tornare tutti un po’ bambini, è pur vero che i bambini veri e propri sono le
prime e più inermi vittime d questo Natale 2020 all’insegna del Covid19; e non ci sono solo loro, la
macchina della solidarietà, che di solito viaggia a gonfie vele durante questo periodo, è venuta un
po’ a mancare, nonostante la pandemia abbia creato un nuovo esercito di poveri e bisognosi.

Ed allora, il miglior rimedio contro la depressione che monta e la tristezza che cresce credo che sia,
anche quest’anno, il donarsi agli altri, l’aiutare i deboli e gli indifesi, siano essi i nostri figli o i poveri
ad una mensa della Caritas. Se ci guardiamo in giro, con gli occhi aperti, le orecchie tese e il cuore
pronto, troveremo sicuramente la maniera di diventare utili per qualcuno, ed è questa, io credo, la
cosa più importante che dobbiamo recuperare del Natale: la voglia di regalare non qualcosa, ma noi
stessi, magari il nostro lavoro o il nostro tempo, anche solo poche ore alla settimana. Ed allora
vedrete che succederà qualcosa di straordinario, ne sono sicuro; donandoci agli altri, scopriremo che
aiutando chi ha bisogno non solo gli faremo un grande regalo, ma anche noi, riscoprendo il vero
significato e lo spirito natalizio, sentiremo meno la tristezza, lo sconforto e la depressione.

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   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Quindi niente paura, addobbate le vostre case per i vostri figli, vestitevi da Babbo Natale e portategli
i doni, cucinate il più sontuoso dei cenoni, anche se solo per 6 persone, se potete rivolgetevi a
qualche associazione, onlus o Caritas della vostra città e chiedete, semplicemente, come poter
essere utili, vedrete che vi troveranno qualcosa da fare ed allora, allietando, come ho già detto, le
giornate dei più indifesi e bisognosi, siano figli, parenti o estranei, scoprirete che il vero Natale,
quello che neanche il Covid-19 può portarvi via, era già dentro di voi, nel vostro cuore ed è quella
cosa, quell’unica cosa, che vi rende degli autentici esseri umani.

Buon Natale e coraggio a tutti voi.

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Covid-19 e videochat: i migliori programmi
per sentirsi vicini, anche a Natale
Quello di quest’anno, caratterizzato dalla pandemia di COVID-19, sarà un Natale strano e diverso,
in cui ci troveremo tutti un po’ più distanti, almeno dal punto di vista fisico. Tuttavia, se le norme
impongono il distanziamento sociale, il consiglio per le prossime festività è quello di riscoprire la
condivisione virtuale, con video aperitivi con gli amici e video chat con famiglia e parenti, per
rimanere vicini anche se lontani.

Sicuramente i più giovani partiranno avvantaggiati, data la loro familiarità con smartphone e nuove
tecnologie, rispetto ai nonni, ma oggi ci sono tanti programmi di videochat semplici e intuitivi
per sentirsi vicini, anche a Natale.

In questo particolare momento è importante rimanere positivi e comunicare con i nostri cari online,
così come guardare film e giocare in modo virtuale con amici lontani è il miglior modo per
contrastare lo stato di ansia che si è venuto a creare in noi.

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Natale 2020: l’invito a restare connessi

In questo Natale 2020 l’invito è a restare connessi: secondo i dati di We Are Social contenuti dal
Report Digital 2020 sono 4,54 miliardi le persone che nel mondo usano Internet per studio,
lavoro e svago e tra queste ci sono 49,48 milioni di italiani, che usano trascorrono quasi 2 ore al
giorno sui social media.
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I servizi più amati nel nostro Paese sono sicuramente, come emerge dal report, Facebook,
Instagram e WhatsApp a cui si sta piano piano aggiungendo anche Telegram. L’emergenza
COVID-19 ha tuttavia portato alla crescente diffusione di altre applicazioni, vediamo una rapida
panoramica per dire #iorestoacasa e sto bene, tra cultura online, film e svago.

WhatsApp e Telegram: i protagonisti di questo 2020

La soluzione più diffusa per inviare foto, video e messaggi di testo, ma anche per fare videochiamate
senza limiti e costi è sicuramente WhatsApp, anche se sta lentamente prendendo piede Telegram,
che assicura una maggiore privacy dato che i contenuti si autodistruggono dopo un certo tempo.

Skype e Facebook Messanger: le app storiche

Resistono anche le app storiche per la messaggistica istantanea ovvero Skype e Facebook
Messenger, che permettono di fare videochiamate con più utenti.

Le nuove soluzioni: Viber, WeChat e Kik

Chi ha contatti all’estero o nei paesi orientali avrà sicuramente sentito parlare di Kik o WeChat che
permettono di chattare, ma anche effettuare telefonate voce o videochiamate gratuite e senza limiti.
Infine, funziona in modo simile anche Viber, per telefonare a pagamento a numeri fissi e mobili di
tutto il mondo.

L’app più scaricata e il fenomeno del momento: Zoom

Con il COVID-19 interagire in modo virtuale e lavorare in smart working è diventato una
necessità per tutti e per questo sono nati nuovi strumenti digitali. Il fenomeno del momento è
sicuramente Zoom, la piattaforma di videoconferenze online più scaricata. Ad oggi sono 343.000 le
persone che hanno scaricato l’app sul loro smartphone, di cui 60.000 solo negli Stati Uniti e oggi
Zoom è una delle app gratuite più utilizzate per le video chat.

Il segreto del successo di Zoom sono la sua facilità di utilizzo e l’intuitività dell’interfaccia, ma
anche il fatto di essere completamente gratuita sia per PC, sia per iOS e Android. La versione
chiamata di gruppo permette di accedere a 100 persone e il tempo disponibile in videoconferenza è
di 40 minuti, un lasso di tempo che diventa illimitato se gli utenti sono solo due.

La mia convinzione è che proprio Zoom, assieme a WhatsApp, diventerà la soluzione per la chat
virtuale con amici e parenti che dominerà le feste di Natale 2020, festività in cui saremo tutti un po’
più distanti, anche se virtualmente connessi per scambiarci risate e auguri.

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Tre novità Netflix da non perdere. Un film,
un cortometraggio ed una miniserie, per
accontentare proprio tutti.
Tante le novità Netflix che ci tengono compagnia in questi mesi, si va dalle serie tv ai film, dai
documentari alle animazioni. Ho scelto tre novità molto diverse tra loro: un film italiano, un
cortometraggio animato ed una miniserie americana.

  1. “La vita davanti a sé”
  2. “Se succede qualcosa, vi voglio bene”
  3. “La regina degli scacchi”

“La vita davanti a sé” è un film con protagonista l’icona del cinema italiano Sophia Loren, diretta
dal figlio, il regista Edoardo Ponti. E’ l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 1975
dello scrittore Romain Gary, già portato sul grande schermo nel 1977 dal regista Moshé Mizrahi. Il
film racconta la storia del piccolo Momò, un orfano di origine senegalese che va a vivere a casa di
Madame Rosa, una donna anziana, sopravvissuta all’Olocausto, che ospita nella sua casa figli di
prostitute.
https://www.youtube.com/watch?v=En1jkf34xjc

Dapprima il rapporto tra Rosa e Momò non è dei migliori, il ragazzino spaccia per guadagnarsi del
denaro e difficilmente riesce a stare alle regole della signora che lo ospita, ma andando avanti con la
storia il rapporto tra loro si evolverà, fino a diventare un forte legame d’amicizia che cambierà
l’atteggiamento di Momò. Girato a Bari, in alcune delle vie più riconoscibili della città, il film si
presenta come una storia delicata che fa riflettere, grazie anche alla forte carica espressiva della
grande Sophia Loren e al volto incisivo e coinvolgente del giovane attore Ibrahima Gueye.

“Se succede qualcosa, vi voglio bene”, titolo originale “If anything happens, I love you”, è un
cortometraggio animato, targato Netflix, realizzato da Michael Govier e Will McCormack.
Racconta il dolore di due genitori che hanno perso la figlia di dieci anni in una sparatoria a scuola; in
dodici minuti questo cortometraggio riesce a narrare la distanza che si crea tra queste due persone
ed il profondo vuoto emotivo che la perdita della figlia ha portato in loro. E’ struggente, ben
costruito, forte ed incisivo.

https://www.youtube.com/watch?v=3kH75xhTpaM&feature=emb_logo

Bellissimi disegni stile carboncino in bianco e nero, assenza di dialoghi, suoni che contribuiscono
alla descrizione della storia e musiche emozionanti che accompagnano perfettamente le immagini,
sono i punti di forza di questo cortometraggio, che è già entrato nella top ten italiana di Netflix e nel
cuore degli spettatori.
E se parliamo di opere che sono entrate nel cuore degli spettatori, non possiamo non parlare di “La
regina degli scacchi”, la miniserie Netflix più vista di sempre (come ha reso noto Netflix). Tratta
da un romanzo, la serie ha come titolo originale “The Queen’s Gambit”, con riferimento al Gambetto
di donna, il nome di una apertura degli scacchi. Appassionante, emozionante, avvincente, questo e
molto altro si può dire di questa serie, che ha come protagonista il personaggio inventato di Beth
Harmon, una bambina di otto anni che inizia a giocare a scacchi nell’orfanotrofio dove vive, grazie al
custode che le insegna a giocare e scopre il suo incredibile talento.

https://www.youtube.com/watch?v=Ya1MgSu8Pxc

Dipendente da alcol e psicofarmaci, Beth, sin da quando era una bambina prodigio, lotta contro i
pregiudizi legati al suo essere donna in un mondo di giocatori uomini e lo fa con il suo spirito
combattivo e indipendente, solitario e lungimirante. Ciò che rende questa serie magnifica ed
imperdibile è, accanto alle scenografie ed i costumi, sicuramente l’eccezionale prova attoriale della
protagonista, l’attrice Anya Taylor-Joy, assolutamente perfetta nel ruolo della fredda e concentrata
giocatrice, che è anche una donna fragile ed emotiva. Risulterà senza dubbio ancor più
appassionante agli occhi di chi conosce il gioco degli scacchi, con tutte le sue strategie e la sua
storia.

               Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà
      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Nell’attesa di questo Natale particolare, pensiamo un po’ meno ai regali e poniamo l’attenzione sul
nostro percorso interiore, sul rapporto con gli altri e dedichiamo del tempo a ciò che ci aiuta a
riflettere, sia esso un ricordo, un progetto, un libro o un film, perché la motivazione per migliorarsi
la si può trovare ovunque, se siamo disposti a cercarla.
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L'economia della smart felicità

  I lavoratori sono un costo o una risorsa? E chi si occupa di loro è un ufficio personale,
  risorse umane o paghe? Nella pratica non cambia, ma il concetto è ben diverso.

  Si può andare a lavorare la mattina per prendere lo stipendio o per costruire un mondo
  migliore.

  Cosa passa per la testa delle persone quando si rivolgono agli altri fa sicuramente la
  differenza.

Sono numerose le ricerche che affermano quanto lo smartworking abbia migliorato le condizioni di
vita dei lavoratori. L’Osservatorio 2020 sullo smartworking in Italia del Politecnico di Milano
afferma che il 56% delle grandi aziende, contro il 37% del 2017, ha attivato progetti ma solo il 9%
sta ripensando ad organizzare il lavoro in modo stabile. Nelle PMI il 24% si è arrabattato in
emergenza e solo l’8% dichiara di aver cercato di struttarsi per organizzarsi al meglio. Il 38%
non ha considerato questa opportunità e un altro 8% non è interessato a questo cambiamento per
la limitata applicabilità alla propria realtà. Nelle Pubbliche Amministrazioni solo l’8% ha attivato
progetti strutturati in tal senso.
A fronte di questi studi ce ne sono altrettanti che dichiarano come il lavoro agile migliori lo stile di
vita delle persone. Secondo un’indagine di Bva Doxa il 90% delle persone si dichiara soddisfatto e
spera che questo approccio perduri nel tempo.

Ci sono però diverse modalità per approcciarsi a questi nuovi strumenti. C’è propende per l’home
working, mantenendo fissi gli orari di lavoro e cambiando solo il luogo. Chi invece può calibrare
sulla base delle proprie esigenze anche gli orari per conciliarli con altre attività, dalla spesa negli
orari non di punta ai momenti migliori per concentrarsi. Chi ha ricevuto in dotazione dispositivi
aziendali, chi invece ha dovuto utilizzare i propri BYOD (acronimo di Bring your own device).

                Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà
      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Mettendo insieme le due reazioni sembra che l’entusiasmo dei lavoratori sia spesso frenato dalle
aziende che invece subiscono la sindrome del controllo che il padrone sente di dover esercitare sui
propri dipendenti. Un remote working piace a pochi datori di lavoro che spesso hanno l’impressione
che quando il gatto non c’è i topi ballino. Quindi il dipendente, per definizione pronto a fregare il
capo, cerca escamotage per far finta di lavorare.
Tante aziende con l’arrivo dell’estate hanno fatto di tutto per smantellare questo nuovo sistema e
rientrare nei ranghi. Paura del cambiamento? Incapacità di innovare? Sistemi obsoleti? Peggio
ancora quando serpeggia l’idea che poter lavorare è un privilegio concesso e il dipendente deve solo
ringraziare di avere ancora chi gli paga lo stipendio.

Il partito del 27 c’è, e ci sarà sempre. Da casa o in ufficio. Ma se, almeno per qualcuno, è possibile
immaginare una vita migliore lavorando da casa, perché non permetterlo? Sarà poi un onere
dell’impresa trovare strumenti per valutare il rendimento, senza controlli sugli orari e senza
riduzioni di stipendio.

Intravedo una nuova idea di Corporate Social Reponsability, basata non tanto sull’ecologia, sulle
Fondazioni che aiutano a scolarizzare terre lontane o investire in depuratori d’acqua. La nuova
Responsabilità d’Impresa è prima di tutto nei confronti dei dipendenti. I casi riguardano tutte le
società che si impegnano ad aderire ai protocolli prima per le persone e poi per gli obblighi di legge,
quelle che stringono i denti per pagare gli stipendi pur di non lasciare nessuno a casa, quelle
che premiano economicamente per l’impegno proferito in un momento difficile, quelle che
pensano alle famiglie offrendo sostegni quando le scuole sono state chiuse.
Bisogna puntare all’economia della felicità. Chi è felice, è più produttivo. Questa è l’equazione a
cui è arrivata la scienza, perché fare una buona azione, senza ritorno economico, sembra uno spreco
di risorse.

Serve una giustificazione per lasciare che qualcuno, anche nel mezzo di una pandemia, continui a
sorridere.

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Lettera a Gesù bambino
Ricomincia la prospettiva delle chiusure, l’Italia è a strisce, ma non quelle della nostra bandiera. Il
malcontento è nell’aria, la gente sa cosa la aspetta. I social si popolano di plemiche tra “state a casa”
e ogni lasciata è persa. Ecceggiano di nuovo gli eroi in corsia e chi dice che i numeri sono gonfiati.

Che Natale sarà?

Ho impresso, come tutti i genitori, le prime parole di mio figlio, quelle tanto attese: mamma, papà
e… GEL. Prima di nonna, tato, bibe è comparso il termine GEL. Ognuno è figlio del proprio tempo, si
dice, ma non so se mi piaccia che sul podio delle prime parole, i primi concetti, sia salito anche
l’igenizzante.

                Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà
      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Ricordo chi in primavera prendeva a testate la porta di ingresso o cercava di infilarsi nelle sbarre del
balcone cercando di evadere da una casa diventata troppo stretta ogni volta che un adulto uscive per
fare la spesa o buttare la spazzatura.
F
o
t
o
d
a
P
i
x
a
b
a
y
.

Ogni tanto torna alla memoria di mio figlio quella volta in cui “la polizia ci ha sgridato tantissimo
perchè eravamo tutti insieme fuori”. Mamma e papà con i bimbi all’aperto, erano considerati
assembramento, e ci hanno intimato multa e denuncia. E neppure questo vorrei che rimanesse nella
testa di mio figlio. Vorrei fosse certo che stare con la mamma e il papà non è una cosa illegale, tanto
da essere fermati dalle forze dell’ordine. Ma non sono sicura che la sua percezione sia questa.

Così, di fronte all’incertezza del Natale che verrà torno a scrivere una lettera a una persona speciale,
come si faceva quando tutti i sogni erano possibili.

    “Caro Gesù bambino,

    Anche quest’anno il 25 dicembre arriverai tra noi portandoci i tuoi doni. Quest’anno ti
    scrivo una lettera lunga e molto difficile da realizzare. Ma se non le domando a te le
    azioni difficili, a chi mi posso rivolgere?

    Intanto vorrei che le persone guarissero. Guarissero dall’egoismo e dalla paura che
    paralizza e non apre il cuore.

    Vorrei che le persone imparassero a vedere. Vorrei che vedessero l’amore che li circonda
    e non solo i problemi.

    Vorrei che imparassero a usare la bocca per dare baci e non per sparlare e le braccia per
    abbracciare (lo dice la parola, più chiaro di così!) non per bastonare il prossimo.

    Vorrei arrivassero all’ultimo giorno sereni, sapendo di aver fatto tutto e di averlo fatto
    bene. Senza rimpianti.
Vorrei piovesse una neve speciale, che faccia nuove tutte le cose e insegni a tirare fuori
  qualcosa di buono anche quando si raschia il fondo.

  Te l’avevo detto, quest’anno ti scrivo una lettera molto corposa.

  Intanto fremo per preparare l’albero, dipingere gli addobbi, accendere le luci, decorare
  le porte e le finestre, una stalla per accoglierti. E mentre lo faccio, penso a te, con gli
  occhi pieni di certezze. Come i bambini che chiedono i regali e sanno già che mamma e
  papà non glieli negheranno.”

Buon Natale a tutti

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2021 Social Media Trends: le previsioni di
Talkwalker e Hubspot
La buona notizia è che a breve ci lasceremo alle spalle il 2020, qualunque cosa questo significhi.
Non sappiamo ancora se ci libereremo da una situazione pesante e preoccupante che ha
caratterizzato questo anno e se potremo tornare presto alla normalità nel corso del 2021, ma siamo
soliti guardare ai nuovi inizi con speranza e non sarà certo questo il caso in cui inizieremo a non
farlo.

Come sarà il 2021? Noi di Smart Marketing ce lo chiediamo spesso. Da un punto di vista di
marketing, di social media, di business… e guardando alle nuove abitudini che si impongono e
alle conseguenze della pandemia del 2020, si comincia a poter fare qualche previsione a immaginare
quali saranno i trend che caratterizzeranno i prossimi mesi e quelli da seguire assolutamente,
soprattutto tenendo conto della specificità del proprio business.

Il report “Social Media trend 2021” recentemente pubblicato e realizzato da Talkwalker e Hubspot,
ci dà una mano a immaginare come sarà il futuro prossimo e individua 10 trend + 1 che
caratterizzeranno l’anno in arrivo.

1. L’impatto del pubblico socialmente consapevole
La Generazione Z e la generazione Alfa sono sempre più attente e socialmente consapevoli.
Questo ha un impatto sulla società ma non solo, anche sui brand e sulle scelte aziendali. I
brand che non capiranno tutto ciò e non faranno altrettanta attenzione a temi come
uguaglianza, educazione, salute mentale, alimentazione ecc… potrebbero vedersi voltare le
spalle dai consumatori. Le aziende, ancora una volta e più del solito, dovranno essere in
grado di pensare e agire come i propri consumatori, avere a cuore gli stessi temi e creare
un dialogo tramite i social media che avvicini il brand alle persone. Tra gli esempi virtuosi
nel report si cita Nike, che ha mostrato chiaramente il suo impegno nel movimento Black
Lives Matter.

   Let’s all be part of the change.#UntilWeAllWin pic.twitter.com/guhAG48Wbp

   — Nike (@Nike) May 29, 2020

2. L’ascesa della disinformazione digitale
Il 2020, con la crisi legata al Covid-19, ha sollevato ancora una volta la gravità del tema delle fake
news, tema scottante già negli ultimi anni. In un periodo di incertezza non può esserci spazio per la
disinformazione e, secondo il report di Talkwalker, nel 2021 brand e social media combatteranno
duramente contro le fake news e la disinformazione digitale. Sarà sempre più importante, dunque,
che le aziende siano trasparenti e adottino una comunicazione chiara, per evitare di lasciare spazio
alle fake news.

3. I giganti dei social media si adattano alla nuova normalità
Si prevede che i social media in voga continueranno ad essere quelli che conosciamo oggi:
principalmente Facebook, Twitter, Instagram, anche se non saranno certamente le stesse
piattaforme che le conosciamo oggi; si adatteranno alle tendenze e alle abitudini dei consumatori e
aggiungeranno possibilmente nuove funzionalità utili che confermeranno il nostro engagement.

   Quali saranno i nuovi equilibri tra i giganti dei #socialmedia con l’avvento di nuovi player come
   #Tiktok e #Koji? Scoprilo nel nostro report #SocialMediaTrends2021!https://t.co/Qqu2coQx4G
   pic.twitter.com/yUbAl9TGiX — Talkwalker Italia (@TalkwalkerIT) November 2, 2020
4. Marketing Old School per un nuovo mercato
Il marketing nel 2021 guarderà al passato: il report ipotizza infatti un ritorno al marketing della
vecchia scuola, già collaudato, ma applicato alla realtà attuale. Strumenti semplici da utilizzare per i
marketer, perchè già utilizzati da tempo, e altrettanto semplici nella fruizione per i clienti, come le
newsletter e i Podcast.

5. Social gaming = Gaming social
Nel 2021 i videogiochi saranno rivalutati e le community dei giocatori online diventeranno sempre
più un target a cui rivolgersi: i brand si rivolgeranno alle community che si formano intorno ai
giochi, che negli ultimi mesi soprattutto per il confinamento collegato al covid-19 hanno avuto un
boom ulteriore. Si stima che le community formate su Twitch o su Youtube, che aggregano proprio i
giocatori, si rafforzeranno nel prossimo anno e negli anni seguenti. Ecco perchè diventa importante
rivolgersi anche a questi gruppi.

Il report presenta un interessante case study su Warner Bros che ha sfruttato il Party Royal della
Fortnite per il lancio del film Tenet.

6. Ancora più conversazione (AI Marketing)
Il ruolo della conversazione con i clienti da parte dei brand diventerà sempre più importante. Creare
e mantenere la conversazione è la strada da percorrere per la vendita. Il conversational marketing
nel 2021 sarà la carta vincente di ogni brand, intendendo per conversazione anche quella instaurata
con l’intelligenza artificiale come quella dei chatbot, purchè si riesca a instaurare un dialogo one-
to-one, personalizzato. Un trend di cui si parla già da anni, ma che diventa centrale in periodi di
crisi: creare uno scambio con empatia deve essere l’obiettivo cruciale di ogni brand tramite i social
media per ottenere l’engagement.

L’esempio presentato nel report è quello di Domino’s pizza e Dom, il suo bot interattivo che
interagisce come se fosse una persona reale. Si stima che nel 2021 saranno sempre di più le aziende
che ricorreranno all’intelligenza artificiale per entrare in contatto con i clienti e creare delle
relazioni.

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      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

7. Nostalgia Marketing
Il report ci ricorda che “Il fascino del nostalgia marketing è evidente. Associa forti emozioni positive
al brand e gli dà una spinta di tipo sentimentale ” e nel 2020 in particolare non possiamo che avere
nostalgia degli anni precedenti. L’incertezza e la crisi economica ci riportano a pensare spesso ai
periodi più felici e tranquilli, per distrarci dalla particolare e difficile situazione attuale. Il nostalgia
marketing è stato utilizzato anche in passato nei periodi di crisi, e possiamo aspettarci di vederlo
ritornare in voga nel 2021. Le persone vogliono sentirsi bene, discostarsi dai problemi. Connettere
dei pensieri positivi al proprio brand porterà di conseguenza al gradimento da parte dei propri
consumatori. La nostalgia, l’ottimismo e la positività saranno trainanti nel 2021.

L’esempio scelto nel report per questo trend è quello di Stranger Things di Netflix e della nostalgia
degli anni ‘80.

8. I meme
Nel prossimo anno possiamo aspettarci il boom dei meme, capaci di coinvolgere il pubblico e
strappare un sorriso, soprattutto ai più giovani. Il report ci ricorda che i meme possono essere usati
per influenzare il pubblico, o per persuadere i consumatori, e quindi i brand devono anche
prepararsi a difendersi dai meme, che non sempre sono positivi nè facili da individuare visto che
non hanno testo. Tra i commenti degli esperti troviamo quello di Hitesh Rajwani, CEO di Social
Samosa, che dice “nei prossimi tempi vedremo sempre più brand agire e comportarsi come creatori
di meme” e in effetti i meme possono essere uno strumento di engagement potente da utilizzare.

9. Le 4 C del Contenuto relative al Covid-19
Il Covid-19 sta avendo grandi conseguenze anche nel mondo della comunicazione e tutto ciò non
potrà cambiare facilmente. Anche nei prossimi anni continueremo a risentire di questa situazione. Il
tono della conversazione nel 2021 dovrà essere in grado di adattarsi ai cambiamenti che stiamo
attraversando e sarà determinato da queste nuove 4 C: Community, Contactless, Cleanliness,
Compassion, ovvero Comunità, Assenza di contatto, Igiene e Compassione. Come sottolinea
all’interno del Report Lilach Bullock, Business Success Coach & Consultant, “Content Marketer il
2021 sarà un anno di sperimentazione: nuove strategie, di nuovi approcci, finanche nuovi prodotti e
servizi per stare al passo con questo nuovo ordine mondiale”. L’imperativo per il 2021 sarà quindi
quello di essere maggiormente vicini ai consumatori, capire le loro preoccupazioni e rassicurarli.

10. Il Remix è il nuovo UGC
Per Remix si intende la capacità di prendere dei format, dei template o degli spunti e combinarli per
esprimere la personalità o le idee di un utente. Già nel 2020 il remix è in crescita grazie a
piattaforme come Tik tok, ma anche Instagram, Koji e Reels. Nel 2021 ci si aspetta una crescita
ulteriore del remix, in cui i brand diventeranno creatori di contenuti davvero coinvolgenti che li
sappiano far distinguere; si immaginano inoltre maggiori opportunità di co-produzione brand e
utenti, quindi i brand non si limiteranno alla sola creazione di contenuti ma punteranno anche e
soprattutto alla possibilità di mettere in condizione le persone di creare contenuti coinvolgenti, che
aiuteranno le strategie e la comunicazione del brand.

  Oltre a questi 10 punti il Report si focalizza sul trend definitivo del 2021: il consumatore è il
  re.

E se in passato abbiamo sempre sentito spesso e ripetuto come un mantra: Content is king,
adesso lo scettro passa al consumatore. Non si tratta semplicemente dell’aggiornamento
del vecchio detto secondo cui “il cliente ha sempre ragione” ma di un monito che non ci
porti a dimenticare che al centro di tutto dovrà esserci sempre il consumatore con le sue
esigenze, le sue preoccupazioni e i suoi bisogni. Come puntualizza il Report: “Ora è il
momento di ascoltare la voce del cliente e trasformarla nel successo del tuo brand nel il
2021”.

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Caro Babbo Natale…
Caro Babbo Natale,

anche se un po’ cresciuta quest’anno ho pensato di scriverti una letterina, come quando ero piccola.
Ti starai chiedendo, come mai? Nell’aria si avverte una grande necessità di serenità, di “normalità”,
quella da cui di solito tutti cerchiamo di fuggire, ma soprattutto, una necessità di magia. Ci
vorrebbe proprio una neve magica per far scomparire questo virus “zozzone” (come lo
definisce mia nipote, che, ti avverto, ti avrà già inviato la sua chilometrica lettera!!), ossia il Covid-
19. Pensavamo che la nostra società, così evoluta, non avrebbe più dovuto soccombere di fronte ad
un’epidemia, e invece eccoci qui, mesi dopo, ancora a combatterla.

Caro Babbo Natale, se solo potessi portare una spruzzata di ottimismo sulle case di tutto il mondo,
per passare almeno il Natale in tranquillità. È inutile ricordare che per tanti, ahimè, non sarà così,
proprio perché colpiti direttamente, o indirettamente attraverso i propri cari, dal virus. Tanti se ne
sono andati e noi cerchiamo di proteggerci il più possibile (se volessi essere polemica potrei dire
che non proprio tutti lo fanno, ma non lo sarò, perché è Natale e siamo tutti più buoni). Per
questo motivo troverai forse delle case diverse, le classiche tavolate saranno meno lunghe, i piatti in
tavola saranno di meno. Non ci sarà l’affollamento dei parenti, dobbiamo trascorrere un Natale
sommesso, forse solo con i familiari più stretti, proprio per evitare un ulteriore contagio. Hai
presente quando ogni anno si sente la solita lamentela, nessuno vuole trascorrere il Natale in casa
con i parenti che non vedi da tempo, quelli che ti fanno quelle domande imbarazzanti, tipo, il
fidanzato? la laurea? il lavoro? ecco, quest’anno sembra che tutti invece vogliano solo questo.
Ti appare strano? Beh, forse no, perché è proprio nel momento in cui le piccole cose, che hai sempre
dato per scontate, vengono a mancare, che diventano le più importanti.

L’Italia, in particolare, è divisa in zone colorate (che però di colorato hanno ben poco): rosse,
arancioni e gialle, ma stai tranquillo, il nostro Presidente del Consiglio ci ha assicurato che tu avrai
un’autocertificazione speciale, che ti permetterà, insieme alle tue renne, di muoverti ovunque per
tutta la notte di Natale, (però non dimenticare di stamparla e portarla con te!). I bimbi sono tutti un
po’ impauriti, in questo anno in cui tutto è andato al contrario, non si sa bene cosa aspettarsi. Hanno
dovuto adattarsi ad una vita diversa, le lezioni fatte online, niente sport e amici al parco, niente feste
di compleanno. Anche per gli adulti in realtà le cose non sono andate meglio, abbiamo imparato ad
usare nuove parole come smart working e lockdown, abbiamo capito che si può fare tanto
anche da casa, e questo probabilmente rivoluzionerà il nostro concetto del lavoro, ma purtroppo non
è servito ad evitare che tanti finissero in una seria crisi economica. La pandemia ha stravolto la
nostra società, economicamente e psicologicamente.

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   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Ci siamo abituati a comunicare tramite videochiamate per fare meeting, riunioni, e aperitivi virtuali
tra amici, sapessi quanti nonni hanno imparato ad utilizzare il digitale per vedere i nipoti!
Abbiamo passato le serate incollati alla tv in attesa dei bollettini medici e dei decreti del Governo,
tanto che in questi giorni mi auguro di guardare solo tanti classici film natalizi. Abbiamo imparato ad
uscire rispettando il coprifuoco e indossando rigorosamente delle mascherine per coprire bocca e
naso, e a volte dobbiamo utilizzarla anche in casa, se vogliamo invitare un ospite. In estate, stanchi
e provati, abbiamo pensato che il peggio fosse passato, forse abbiamo un po’ esagerato, e
ora, di nuovo, ne paghiamo le conseguenze. Avremmo voluto mostrarti il “solito” Natale, ma non
sarà così, le strade saranno meno affollate, i negozi più vuoti, la maggior parte dei regali forse
sarà fatta tramite l’e-commerce, e per questo i piccoli commercianti hanno tanta paura.

In conclusione, forse, l’unica cosa che non sarà diversa in questo strambo Natale 2020, sarà
l’eccitazione con la quale ti aspetteremo, nel momento in cui tutti torniamo bambini e dimentichiamo
i problemi, quindi, per favore, ti ricordo ancora una volta, non dimenticare l’autocertificazione
perché noi ti aspettiamo, e soprattutto… indossa la mascherina!

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Basta con questi virologi in Tv! Per favore,
ridateci il Maestro di “Esplorando il corpo
umano”.
Ve lo ricordate?

Per chi è nato negli anni ’80, lui era il “Maestro” ed anche il generico medico di “Siamo fatti
così/Esplorando il corpo umano”.

https://www.youtube.com/playlist?list=PL0pyTbsnui5SQjevXmmA4W_Odv39RpVAt

L’aspetto che più risaltava di questa serie (dall’alto valore educativo), era la semplicità del
linguaggio e la sua chiarezza. Qualità che ritrovavi, appunto nel Maestro, il grande saggio, che
sapeva pesare le parole e rendere comprensibili concetti complessi. Era il personaggio in grado
di dare sicurezza.

Il mondo della scienza, oggi.
Ogni giorno, e da mesi, vediamo sui vari (social) media l’alternarsi di virologi e scienziati che
rilasciano dichiarazioni e interviste. All’inizio della pandemia questa dinamica è stata vista con
favore: avevamo tutti bisogno di risposte dal mondo scientifico e di competenza. Con il passare del
tempo abbiamo imparato a conoscerli e sono diventati ospiti fissi di trasmissioni televisive e non.

Poi i giorni sono diventate settimane, e poi ancora mesi. La presenza di medici e scienziati si è
trasformata in sovra esposizione. Abbiamo iniziato a simpatizzare per l’uno o per l’altro (il
virologo di fiducia o che ci faceva comodo ascoltare). Sono nati personalismi, contrapposizioni e
passati messaggi incoerenti. Invece di offrire chiarezza, quindi, questa situazione andava ad
aggiungere confusione, incertezza e paura ad una situazione che di confusione, incertezza e paura
già ne aveva (ha) tanta.

Ma la sovra esposizione mediatica da sola non basta.
Questo elemento (che insieme ad altre componenti ha portato all’infodemia) si è unito poi ad una
mancata conoscenza dei principi di comunicazione o, quanto meno, ad una sottovalutazione
dell’effetto che certe dichiarazioni avrebbero potuto ottenere sulle persone.

                Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà
      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Frasi del tipo “il virus è clinicamente morto” o la più recente “Il vaccino a gennaio? Io non lo farei”,
hanno portato a deduzioni quali: il virus non esiste più, o posto il fianco ai no vax e ai complottisti.
Certo poi le stesse dichiarazioni sono state magari oggetto di chiarimento, ma intanto il messaggio
(sbagliato) aveva fatto il giro di tutti i media, social compresi.

Insomma si parla di comunicazione.
Se si parla di comunicazione, non è importante quanto viene detto/emesso, piuttosto quanto
viene compreso/ricevuto. Tanti sono gli elementi che entrano in ballo durante il processo
comunicativo: il codice, il canale, il referente, il rumore, oltre al messaggio. Conoscerli, e agire di
conseguenza, certamente aiuterebbe nell’esprimere concetti e opinioni che non possano essere mal
interpretati, scongiurando effetti molto dannosi.
D
a
l
w
e
b

Tornando al nostro “Maestro”, per comunicare in maniera efficace, basterebbe iniziare ad utilizzare
un linguaggio semplice. Attenzione non banale, ma semplice… comprensibile, che non dia adito
a cattive interpretazioni. Un linguaggio, come si dice in questi casi, accessibile anche ad un bambino
di 6 anni.

Ormai sono mesi che conviviamo con questa situazione e altri anni ce ne saranno da qui in avanti;
continuare a ignorare questi principi, così come alimentare la propria vanità personale, non sarebbe
di certo una scelta saggia, per non dire deleteria.

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei
commenti. Rispondo sempre.
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giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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