Eco-Sistema - L'editoriale di Ivan Zorico - Smart Marketing
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Eco-Sistema – L’editoriale di Ivan Zorico Se in questi mesi c’è stata una persona che senza dubbio è riuscita a catalizzare l’attenzione su di sé ed il suo messaggio quella è sicuramente Greta Thunberg. Per farlo non ha utilizzato particolari espedienti, bot per aumentare la visibilità sui social o tecniche segrete. Tutto ha inizio ad agosto dell’anno scorso quando decise di saltare la scuola per dirigersi dinanzi al parlamento svedese con un cartello che indicava il perché fosse lì – “Skolstrejk för klimatet”, ossia “sciopero scolastico per il clima” in svedese – e un po’ di materiale informativo che distribuiva a passanti distratti e, almeno in una primissima fase, poco attenti alle sue istanze. A settembre, per la precisione dopo le elezioni svedesi del 9 settembre, Greta inizia a scioperare solo nella giornata di venerdì e sempre dinanzi al parlamento svedese: da questa scelta nascono i FridaysForFuture. L’attenzione sull’attivista svedese, ed il suo messaggio in difesa del clima e dell’ambiente, cresce a macchia d’olio: dapprima i media locali, poi i media internazionali e i social network. Se all’inizio ho detto che la sua popolarità è cresciuta senza particolari tecniche mi vedo costretto a contraddirmi. La Thunberg, forse inconsapevolmente, è riuscita a farsi conoscere attraverso la tecnica di marketing più efficace di sempre: il passaparola. Il momento più alto è stato senza dubbio il discorso tenuto a dicembre nella Conferenza sul Clima COP24 a Katowice. In quell’occasione, dinanzi ad una platea che di certo non si aspettava un intervento del genere, Greta Thunberg è riuscita a far passare un messaggio limpido e semplice: [..] “Voi parlate solo di una infinita crescita della green economy, perché avete troppa paura di essere impopolari. Parlate solo di andare avanti con le stesse idee sbagliate che ci hanno messo in questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare è tirare il freno di emergenza. Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, anche questo fardello lo lasciate a noi bambini. [..] A me, invece, non importa di risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e del pianeta. Siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, vi piaccia o meno”. Per approfondire ■ Leggi il numero dedicato all’ambiente e allo sviluppo sostenibile: “Eco-Sistema”
Attraverso questo suo modo di comunicare ed esprimere le proprie idee è riuscita a creare una relazione con milioni di persone in tutto il mondo che hanno sposato, diffuso e amplificato il suo messaggio tanto da portare i temi dell’ambiente e della sostenibilità all’interno del dibattito pubblico e politico. Non a caso, in quest’ultima tornata elettorale europea, il partito dei Verdi ha ottenuto il miglior risultato della sua storia (69 seggi al parlamento europeo). Ad onor del vero, oltre ai tanti attestati di stima, la Thunberg è stata (e lo è tutt’ora) anche oggetto di scherno, derisione e attacchi più o meno frontali, volti a delegittimare lei e, di conseguenza, il suo messaggio. Ma questa è un’altra (brutta) storia. Clima, ambiente e sviluppo sostenibile sono quindi diventate le parole cardini di questo periodo. E non lo so sono diventate di certo per moda, ma per “interesse”. Mi spiego. Se milioni di persone sposano una causa, se milioni di persone si riconoscono in determinati valori e se milioni di persone fanno sentire la propria voce, questo vuol dire avere a che fare con un gruppo di persone (cfr. milioni di persone) che influenzano attraverso le loro scelte (di portafoglio) business tradizionali e danno origine a nuovi stili di vita. oggi Le rivoluzioni si fanno all’interno del “carrello della spesa”. Insomma si è determinato un interesse, ed un mercato, attorno a quello che viene comunemente definito “sviluppo sostenibile”. Certamente non possiamo dire che sia un qualcosa che nasce in quest’ultimo periodo ma indubbiamente questo sembra essere il periodo della maturità, della consapevolezza. Per sviluppo sostenibile si intende promuovere la crescita economica, aumentare la produttività e creare nuovi posti di lavoro attraverso una efficienza dei consumi delle risorse del mondo e senza recare danno all’ambiente. Ed è anche per via di questa consapevolezza e di questo mercato maturo di persone (cfr. consumatori) che molte aziende stanno cambiando il loro modello di business puntando sulla sostenibilità. Cambiamento che, ovviamente, è oggetto di massicce campagne di comunicazione offline e online. Vi sarà infatti capitato di imbattervi in newsletter, articoli, post e sezioni dedicate all’interno dei siti internet istituzionali, pensate appunto per comunicare come la tal azienda intenda operare in maniera sostenibile. Una comunicazione integrata volta a parlare proprio a quella popolazione di consumatori attenti a queste tematiche e disposti anche a spendere qualcosa in più dello standard per poter fruire di prodotti che non danneggiano l’ambiente. Attenzione però al fenomeno del greenwashing, ossia quell’espediente comunicativo volto a dare un’immagine “green” dell’azienda o dell’istituzione di turno senza che vi sia un reale processo di crescita sostenibile.
Si creerebbe il cosiddetto effetto boomerang. Perché così come questi consumatori sono disposti a spendere anche una cifra superiore per acquistare un prodotto che rispetti certi standard di qualità, sono al contempo capaci di affossare quelle aziende ritenute “infedeli” rispetto a quanto dichiarato. In una situazione come quella descritta, il rischio reputazionale sarebbe dietro l’angolo con danni (economici) difficilmente stimabili. Buona lettura. Ivan Zorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Eco-Sistema – L’Editoriale di Raffaello Castellano
La bella stagione quest’anno stenta a partire, complice un clima imprevedibile e birichino. Questo del 2019, almeno in Europa, è il maggio più freddo e piovoso degli ultimi 30 anni. Ma prima di addentrarci nei motivi che hanno portato ad un clima impazzito, noi di Smart Marketing vogliamo portarci avanti con il lavoro e proporvi una meta, poco conosciuta, per l’estate che prima o poi comunque arriverà. A largo fra la costa americana e quella asiatica, in pieno Oceano Pacifico, fra i 135° e il 155° meridiano Ovest e il 35° e il 42° parallelo Nord, si trova un’isola di recente formazione, ma non si tratta di un’isola vulcanica o di origine calcarea, ma di un’isola formata da un’enorme chiazza galleggiante di spazzatura, prevalentemente plastica, che a causa di favorevoli correnti marine si è cominciata a formare dagli anni ’80 del secolo scorso. Il Pacific Trash Vortex, questo è il suo nome ufficiale, si stima abbia un’estensione che va da un minimo di 700.000 km2 (grande quanto la Spagna) a oltre 10 milioni di km2 (più grande degli Stati Uniti) e che sia composto da un minimo di 3 milioni di tonnellate di plastica ad un massimo di 100 milioni di tonnellate di detriti. Questo monumento alla pazzia e noncuranza umana ha effetti profondi sull’ecosistema più esteso che si trovi sulla Terra, l’oceano Pacifico, e di conseguenza su tutti gli anelli della catena alimentare che dal plancton portano, su, su, fino all’uomo, effetti che ancora non sono stati studiati con la dovuta attenzione. Quest’isola di rifiuti e la sua gemella dell’Atlantico, la North Atlantic garbage patch, sono anche il soggetto della Copertina d’Artista di questo numero affidata all’estro ed alla sensibilità di
Comaviba, un’artista e graphic & visual designer tarantina che, con la sua “Palla di Immanenza”, ci regala un’immagine potente ed allarmante. L a C o p e r t i n a d ’ A r t i s t a d i q u e s t o n u m e r o d e l l ’ a rtista Comaviba.
Insomma, basterebbero questi due esempi, quello del maggio più piovoso e freddo degli ultimi 30 anni e quello della grande isola di plastica, per spingerci a modificare profondamente il nostro modo di rapportarci al nostro pianeta. Ma se non dovesse bastare, ci viene in aiuto una sedicenne svedese che, dall’agosto del 2018, sta sensibilizzando il Mondo intero sulle tematiche ambientali e climatiche attraverso i suoi scioperi scolastici denominati FridaysForFuture (Venerdì per il futuro): sto parlando di Greta Thunberg. Recentemente questa giovane attivista ha dato alle stampe un libro che raccoglie il suo pensiero, dal titolo emblematico: La nostra casa è in fiamme – La nostra battaglia contro il cambiamento climatico. Ma di cosa altro abbiamo bisogno per sapere che la situazione ambientale e climatica è drammatica? Quanti altri disastri ambientali dobbiamo vedere? Quanti uomini e donne devono morire? Quanti raccolti devono andare perduti? Quanti nuovi migranti climatici devono partire dalle loro nazioni devastate, quanti di questi devono morire lungo il tragitto? Quanti ghiacciai devono sciogliersi, quante terre diventare deserti? Quante isole vere devono scomparire sotto il livello del mare e quante isole di plastica devono sorgere in giro per il Mondo? E quando anche la realtà delle risposte a queste domande sarà dura ed acuminata come un coltello, noi saremo soddisfatti? O piuttosto ci comporteremo come quel Presidente americano che, lo scorso 21 novembre, sorpreso da un inverno particolarmente freddo, ha ironizzato sui social con la battuta: “Folata di aria fredda brutale ed estesa che potrebbe battere tutti i record. Cosa è successo
al riscaldamento globale?” Insomma, il problema vero è: siamo pronti ad accettare la verità nuda e cruda? O piuttosto, come gli struzzi, preferiamo mettere la testa sotto la sabbia mentre un branco di leoni ci sta sbranando? Inutile dire quale sia l’atteggiamento più saggio e razionale, ma qualora doveste avere qualche dubbio leggete questo numero di Smart Marketing, dedicato alla marea green ed ambientalista che sta coinvolgendo anche imprese e social, dal titolo “Eco-Sistema”; come al solito troverete gli originali contributi dei nostri autori. Voglio lasciarvi, come d’abitudine, con una massima, e questa volta prenderò in prestito un passaggio tratto proprio dal libro di Greta Thunberg: “Ci troviamo di fronte a una catastrofe. Voglio che proviate la paura che provo io ogni giorno. Voglio che agiate come fareste in una situazione di crisi. Come se la vostra casa fosse in fiamme. Perché è quello che sta succedendo.” Il grande spirito - Il film Quello appena uscito nelle sale, ovvero Il grande spirito, è un film complesso, poeticamente stralunato e avvolto da un realismo magico, cifre distintive del cinema di Sergio Rubini e di Rocco Papaleo, attore comico “lunare”, un po’ alla Macario. Sempre in bilico fra materia e spirito, fra concretezza anche gretta e allucinazione sempre nobile, Il grande spirito è una storia di miseria e
nobiltà, con una grande attenzione all’elemento polisensoriale: il suono, in particolare, è molto curato, dal lamento gutturale di un malato costretto al ricovero forzato al ticchettio di una mano nervosa. Il grande spirito è dunque un piccolo gioiello, partito quasi nell’ombra, ma che ben presto ha assorbito ammiratori come una spugna assorbe l’acqua. Surreale e a tratti bizzarro, ma anche profondamente calato nella realtà locale: il film è girato a Taranto, ma nella parte industriale, quella avvelenata dai veleni dell’industria siderurgica, la quale però, saggiamente, rimane sempre sullo
sfondo. I due personaggi principali creano una sinergia magistrale che dà forza e propulsione alla storia. La vicenda per lo più si sviluppa sui tetti e resta in alto, in una dimensione onirica, senza mai cadere in
basso nel sentimentalismo o nella banalità. E’ la storia di Tonino (Sergio Rubini), un ladruncolo sempre in cerca del grande colpo di fortuna: che sembra finalmente arrivare quando il bottino di una rapina, per cui lui era stato relegato al ruolo di palo, finisce fortuitamente nelle sue mani. Tonino fugge con la refurtiva sui tetti di Taranto e trova rifugio in un abbaino fatiscente abitato da uno strano personaggio: Renato (Rocco Papaleo), che si è dato il soprannome di Cervo Nero perché si ritiene un indiano, parte di una tribù in perenne lotta contro gli yankee. Renato, come sillaba sprezzantemente Tonino, è un “mi-no-ra-to”, ma è anche l’unica àncora di salvezza per il fuggitivo, che tra l’altro si è ferito malamente cadendo dall’alto di un cantiere sopraelevato. Fra i due nascerà un’intesa frutto non solo dell’emarginazione, ma anche di un’insospettabile consonanza di vedute. Rubini, alla sua 14esima regia, sforna un film, che sembra rifarsi allo stralunato gioiello della commedia all’italiana Non toccare la donna bianca, in cui la guerra di secessione americana, era ambientata in una cava nel centro di Parigi e le avventure dei protagonisti (Mastroianni, Tognazzi, Noiret, Piccoli), si svolgevano con i grattacieli di Parigi sullo sfondo. Allo stesso modo la storia attuale si svolge sui tetti, anziché in una cava, e sullo sfondo al posto dei grattacieli ci sono le famose ciminiere di Taranto. Le immagini della fabbrica, con le sue fornaci e i suoi tossici fumi, si mescolano alle immagini del fuoco “purificatore” acceso da Cervo Nero: inferno e praterie celesti, distruzione e devozione, peccato e redenzione. Altra scelta fortemente simbolica è quella di ambientare quasi tutta la storia sui tetti di Taranto, in una ricerca visiva di elevazione fisica e spirituale: tutta la parabola (è il caso di dirlo) di Tonino e Renato si consuma nella verticalità, in ascese celestiali e rovinosi schianti a terra – quella terra avvelenata dalle fabbriche e infestata dalla malavita. Anche le ciminiere dell’Ilva incombono grazie alla loro altezza, che si erge arrogante sopra il livello del mare tarantino. La questione dell’Ilva insomma, pur senza invadere il campo della vicenda, permea – come un veleno silenzioso e letale – tutta la storia: le esistenze miserabili, la decimazione degli “indiani”, la rabbia (mal) repressa, l’orizzonte forzatamente (de)limitato. Tonino e Renato sono quindi, l’uno l'”uomo del
destino” dell’altro perché attraverso il loro rispecchiarsi si accende la loro luce interiore, quella luce che lotta contro il buio circostante. Ma i due personaggi sono soprattutto lo specchio del talento dei due protagonisti, autori-attori di straordinario talento, poliedrici e capaci di acchiappare il pubblico di tutte le età, con un viscerale amore per il cinema, che permea dal primo all’ultimo minuto di film. Una pellicola da ricordare e…da vedere: amara e figlia dei tempi attuali. Web Marketing Festival 2019: l'anteprima del programma formativo. A poco più di un mese dall’apertura della 7^ edizione, il Web Marketing Festival annuncia un’agenda con oltre 70 eventi di formazione, business e networking, arte, cultura, show e intrattenimento. Il Web Marketing Festival è il più grande Festival sull’Innovazione Digitale e Sociale. I numeri dell’edizione del 2018 ne fanno il più grande evento italiano del settore, con oltre 18.000 presenze registrate in tre giorni. La 7^ edizione del Festival, prevista per il 20, 21 e 22 giugno 2019, esplorerà ancora più a fondo l’universo dell’innovazione attraverso la realizzazione di oltre 70 eventi di formazione, show, intrattenimento, business e networking. Svelati al momento solo alcuni degli eventi e degli ospiti che faranno parte del più grande Festival dedicato all’Innovazione Digitale e Sociale: in attesa dell’agenda completa del WMF19, infatti, sul sito ufficiale è stata pubblicata un’anteprima del programma formativo che guiderà i partecipanti durante la tre giorni. Attesi inoltre sul Mainstage oltre 40 talk e show e ospiti del calibro di Mimmo Lucano, Federica Angeli (La Repubblica), Alessandro Benetton (21invest), Daniele Pucci (IIT), Chiara Cocchiara (EUMETSAT), Pietro Milillo (NASA) e Roberto Zanda. L’anteprima del programma formativo Tante le novità rispetto alla precedente edizione – in cui sono state registrate 18.000 presenze – a partire da un’offerta formativa e tematica mai così ampia. All’interno del WMF 2019, infatti, i partecipanti potranno tracciare il loro percorso di formazione professionale scegliendo tra un programma arricchito rispetto al 2018 e comprendente oltre 55 sale formative e 10 workshop. La differenza più marcata in tal senso è l’aumento del numero delle sale formative, dalle 45 realizzate lo scorso anno alle oltre 55 proposte nel 2019, ognuna rappresentante un evento verticale sul singolo tema trattato. Sono infatti ben 10 le nuove sale inserite all’interno del programma costruito per dare conto ed esplorare i più recenti trend dell’universo dell’innovazione: quest’anno saranno infatti presenti le sale Robotica, Influencer Marketing, eSports and Gaming, Design, Digital Transformation, Sostenibilità e Terzo Settore.
GUARDA LE NOSTRE VIDEO INTERVISTE RIPRESE NELLA PASSATA EDIZIONE DEL WMF: ■ Giada Cipolletta parla del podcast: modi di utilizzo, trend e strumento di marketing ■ Graziano Giacani (Brand Festival di Jesi) parla di branding delle piccole e medie imprese ■ Francesco Gavatorta parla di Hypercontent al web marketing festival 2018 Queste vanno ad aggiungersi alle sale “canoniche” del Festival – come la Sala Content Marketing, SEO, Social Media Strategies, E-Commerce, Startup ecc… – e a 5 eventi formativi che prendono il nome dalle realtà che le hanno realizzate: Salesforce, SEOZoom, CNA, Architecta e la Sala Video Strategy, realizzata da Mediaset e Infinity. Dei veri e propri eventi verticali, dunque, che questi brand dedicheranno alle rispettive business areas attraverso interventi formativi incentrati su case studies, tool e sulle più recenti novità dei singoli ambiti di competenza. All’interno delle 55 sale formative, i partecipanti del Festival potranno assistere agli interventi formativi di più di 500 speaker provenienti da tutto il mondo, che metteranno a disposizione il proprio know-how per garantire un percorso di aggiornamento professionale di qualità sul mondo del web marketing e dell’innovazione digitale in senso ampio. Oltre 150 i relatori confermati in questa fase, tra cui David Puente (Open), Alessandro Gallo (Linkedin), Andrea Fontana (Storyfactory), Larry Kim (MobileMonkey) e i rappresentanti di brand leader come Alitalia, Barilla, Benetton, Booking.com, Burger King, Cisco, Enel, Gameloft, Intel, Lenovo, L’Oréal, Microsoft, Nielsen, Oracle, Reply, Porche Italia, Zalando e molti altri. Per i temi affrontati noi di Smart Marketing siamo felici di essere media partner della 7ª edizione del Web Marketing Festival, Il più grande Festival sull’innovazione digitale e sociale, che si terrà il 20, 21 e 22 giugno 2019 al Palacongressi di Rimini. Grazie alla nostra collaborazione con il WMF19, inserendo il codice sconto wmf199emed in fase di acquisto, è possibile acquistare il biglietto del Festival al prezzo ridotto di 199€+iva anziché 249€+iva. Il codice sconto è valido e utilizzabile entro la mezzanotte di venerdì 24 maggio. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome
Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Anniversari – L’Editoriale di Ivan Zorico Spesso, quando intraprendiamo qualcosa di nuovo, non abbiamo bene in mente quello che ci aspetterà dopo 1, 3 o 5 anni. Magari conosciamo bene le motivazioni che ci spingono ad iniziare qualcosa, forse abbiamo bene in mente cosa vorremmo sviluppare o raggiungere, ma quasi mai quello che abbiamo pensato in quei momenti si realizza per come ce lo siamo immaginati. Progetti, iniziative e obiettivi nascono sì da un’idea, ma poi prendono realmente forma con il passare del tempo. Opportunità a cui non avevamo pensato, sviluppi che danno benefici superiori (o inferiori) alle aspettative o feedback che ci indicano di seguire una strada diversa, tutto contribuisce alla costruzione e alla realizzazione del nostro progetto. Sia che si parli di un progetto personale o di vita e sia che si parli di un progetto professionale, credo sia davvero difficile trovare qualcuno in grado di affermare che quanto pensato inizialmente sia stato poi rispettato fedelmente a distanza di anni o che sia restato completamente immutato. Passando dalla teoria alla pratica, penso a quanti ad esempio avevano in mente di laurearsi in una data disciplina per poi accorgersi che magari la propria passione li spingeva altrove, o a chi pensava di svolgere una professione e prima di riuscirci si è trovato a fare percorsi alternativi e così via.
Se puntiamo lo sguardo al mondo delle imprese, penso a quelle “piccole” storie di successo di chi, ad esempio, aprendo una singola pizzeria (o un negozio in generale), si è ritrovato poi a gestire una propria catena (piccola o grande che sia) dopo qualche anno dall’inizio dell’attività. Probabilmente non aveva considerato questa opzione, ma opportunità in itinere hanno consentito di sviluppare un business diverso da quello progettato. Se invece penso a storie di successo più eclatanti, come ad esempio Facebook o YouTube, faccio fatica a pensare che nelle menti dei fondatori, seppur geniali, fosse già tutto ben chiaro: successi, problemi ed evoluzioni. A testimonianza di quanto detto basta infatti leggere le loro storie aziendali per trovarne riscontro. Vediamole brevemente. Facebook nasceva per fornire un servizio riservato ad alcuni college americani ed è diventato, a distanza di 15 anni, una piattaforma multiservizi con oltre 2 miliardi di utenti mensili attivi al mondo. Per quanto riguarda YouTube, sono tante le storie in circolazione sull’idea primordiale: c’è chi dice che doveva essere un servizio di dating, chi una sorta di sito per vacanze e viaggi e chi un modo per mostrare video ad amici e parenti; a distanza di anni oggi è stabilmente tra i siti più visitati al mondo e la Generazione Z lo utilizza come un vero e proprio motore di ricerca. Quello che appare chiaro quindi è che pur partendo da un’idea, si deve poi lasciare spazio alla capacità di ognuno di noi di saper cogliere i segnali ed agire di conseguenza. Nel nostro piccolo anche noi di Smart Marketing ci siamo trovati a fare i conti con questa semplice legge sintetizzata lucidamente da Albert Einstein (che quest’anno spegnerebbe 140 candeline): “Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti”. Ormai lo sapete (e se non lo sapete cliccate questo link), quando siamo partiti ormai 5 anni fa con la prima pubblicazione, avevamo sì in mente cosa avremmo voluto fare ma di certo non ci aspettavamo tutto quanto è accaduto. Non avevamo grandissime pretese, tutto quello che volevamo fare era dar “sfogo” ad una passione, il marketing e la comunicazione, e di parlarne con un linguaggio giornalistico capace di comunicare non solo agli addetti ai lavori ma anche a chi si approcciava per la prima volta a questa materia. Tutto qui. Volevamo creare contenuti che fossero utili e di valore. Non avevamo grandi pretese. Non avevamo (e non abbiamo alle spalle) grandi gruppi editoriali e né potevamo contare (come tutt’ora) su grandi investimenti. Per questo motivo ci siamo focalizzati sull’unica cosa che poteva dipendere realmente da noi: la qualità dei contenuti. Però, come detto, i progetti prendono corpo con il passare del tempo. E quello che era un progetto un po’ scanzonato nato in un bar, dall’idea di due amici, è diventato una realtà affermata. Ce lo dice Google (se cercate le parole chiave “giornale”, “mensile” o “rivista” di “marketing”, “comunicazione” o “social media”, il nostro sito appare stabilmente nelle prime posizioni) ma anche i tanti eventi di settore in cui siamo invitati in qualità di media partner. E soprattutto ce lo dite voi lettori che
mostrate sempre una grande attenzione per i nostri contenuti. Pertanto se all’inizio, anche ricorrendo a tutte le analisi e i ragionamenti del caso, non possiamo determinare con certezza cosa sarà della nostra idea, quello che invece possiamo e dobbiamo fare è prendere nota della strada fatta e riscrivere la nostra idea alla luce di quanto realizzato. Gli anniversari (da cui il titolo di questo numero) servono proprio a questo. Per noi di Smart Marketing, ad esempio, può essere stato quando abbiamo cambiato 2 anni fa il layout del nostro sito internet o il raggiungimento proprio in questo mese della pubblicazione di 60 numeri in 5 anni di attività, per Facebook invece il 1° milione di iscritti o l’entrata in borsa. Ovviamente non importa la grandezza assoluta ma quella relativa. Ed anche su questo punto – la relatività – credo che Einstein avrebbe qualcosa di interessante da dire. Ivan Zorico Anniversari – L’Editoriale di Raffaello Castellano Ci siamo! Il 2019 è arrivato, in questo anno fatidico ricorrono una serie interminabile di Anniversari. Alcuni sono epocali, come lo sbarco, 50 anni fa, dell’uomo sulla Luna o la caduta, 30 anni fa, del muro di Berlino; altri ancora sono paradigmatici come l’elezione, 40anni fa, di Margaret Thatcher alla carica di Primo Ministro inglese o quella del giuramento a Washington, 10 anni fa, di Barack Obama come primo Presidente nero degli Stati Uniti d’America; altri ancora sono stati eventi passati un po’ in sordina, ma dagli effetti profondi sulla nostra società globale, come la pubblicazione, 30 anni fa, del documento “World Wide Web: Summary”, da parte di Tim
Berners-Lee o la nascita dell’Euro, la moneta unica dell’Unione Europea. Ma quest’anno ricorrono pure gli anniversari della scomparsa di uomini illustri, primo fra tutti sono passati 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci e 140 anni dalla nascita di Albert Einstein e per rimanere in un ambito a me molto congeniale, nel mondo del cinema sono passati 90 anni dalla nascita e 30 anni dalla scomparsa di Sergio Leone e 20 anni dalla scomparsa di Stanley Kubrick. Insomma un anno pieno, pieno di anniversari che, come al solito, abbiamo voluto affrontare dal nostro personale punto di vista, con contributi che affrontano tematiche legate ai film che hanno segnato i decenni passati (Simona), ad altri che attraversano gli ultimi 50 anni della musica soffermandosi su brani epocali (Maddalena), fino ad arrivare all’originale articolo di Stefania, che prova ad immaginare come sarebbe stato lo sbarco sulla Luna nella nostra epoca social. Personalmente, ho voluto parlare di un film che è stato un autentico spartiacque nella storia del
cinema ed anche dell’informatica, sto parlando di Matrix, pellicola del 1999 realizzato dai fratelli Andy e Larry Wachowski (prima di diventare le sorelle Lana e Lilly), film che ha segnato l’immaginario tecnologico dei trentenni e quarantenni di oggi. Fra i tanti anniversari, anche il nostro magazine, compie i 5 anni di vita, un traguardo al quale, né io né l’amico Ivan, avremmo scommesso nel marzo del 2014, quando decidemmo di dare vita a questo progetto istituendo innanzitutto l’associazione culturale Smart Media, che in campo a due mesi avrebbe dato vita al 1° numero di Smart Marketing, del maggio 2014, dedicato alla Puglia aerospaziale. Da allora abbiamo pubblicato 60 numeri mensili, 880 articoli, 52 Copertine d’Artista, realizzato 2 mostre con le prime 24 copertine d’artista denominata “News Cover. Notizie, immagini e visioni ai tempi dell’Infotainment”, che hanno girato due regioni, tre provincie, 5 città. Oltre a tutto ciò, abbiamo coinvolto 50 artisti e una dozzina di collaboratori, tutti professionisti nel proprio settore e, infatti, voglio ringraziare tutti quelli che ancora ci seguono dopo 5 anni, che sono Christian, Armando, Simona, Maddalena, Domenico, Stefania, Cristina, Alessandra, Anna Carla, Luca Guerrasio, Luca Battista, perché l’anniversario del nostro magazine è soprattutto merito loro. Grazie! Cosa altro dirvi, solo una cosa: gli anniversari sono importanti, sono sempre stati importanti, ma oggi, in questo mondo ultra-connesso, iper-informato ed super-informatizzato, dove le notizie, le immagini, i video, i pettegolezzi, ci fanno vivere, di fatto, in un continuo presente, ricordare la storia nazionale e mondiale grazie agli anniversari, ci scuote e ci sprona ad uscire da questo “eterno presente” che, prima di ogni cosa, è pericoloso, perché come disse il poeta e filosofo spagnolo George Santayana: “Chi non conosce (o ha dimenticato) la storia è condannato a ripeterla.”
Raffaello Castellano Curve nella memoria: gli anniversari del 2019 da ricordare a suon di musica “La mia memoria trae fuori i ricordi da un cappello senza che io sappia perché questo e non quello”, recitava Franco Battiato nel testo di una sua celebre canzone, infatti pare che ricordare, andare indietro con la memoria fin dove la mente riesca a spingersi, sembra essere uno dei modi in cui riusciamo a mantenere la nostra identità, anche se i ricordi sono casuali, ma ci sono fatti ed avvenimenti che fanno parte dell’identità collettiva e della storia di ognuno di noi, nonostante non li abbiamo vissuti direttamente. Questa riflessione è ancor più valida, se è la musica ad ispirare un ricordo, un’emozione o un avvenimento storico; basta poco, una vecchia canzone che passa in radio, per accendere ricordi casuali, ma ancora vivi dentro di noi. Così proprio mentre il nostro giornale compie 5 anni di frenetica attività, abbiamo pensato di aprire i cassetti della memoria per ricordare insieme pezzi di storia e di vita che ci hanno condotto fin qui, momenti che magari sono stati epocali per qualcuno, ma che qualcun’altro forse non ricorda neanche. 1 9 5 9 : “ T h e D a y t h e M usic Died” (Il giorno in cui la musica morì). Ad esempio, il 1959, un anno che qualcuno avrebbe ricordato per l’interpretazione di Marilyn
Monroe, protagonista del film “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder, ma anche per la prima edizione del concorso canoro, il più ambito negli U.S.A., i Grammy Awards, invece sarà ricordato per “The Day the Music Died” (Il giorno in cui la musica morì). Il 3 febbraio 1959, infatti, persero la vita in un tragico e fortuito incidente aereo nel Iowa, tre giovanissime icone del rock: Buddy Holly, The Big Bopper e Ritchie Valens. Questo nefasto evento, però, non ha impedito a capolavori come “Words Of Love”, “Chantilly Lace” e “La Bamba”, di varcare la soglia del tempo e giungere fino a noi. Dieci anni più tardi, nella calda estate del 1969, Neil Armstrong è il primo uomo a toccare il suolo lunare, un evento vivo nell’immaginario collettivo di chi ha vissuto in diretta televisiva mondiale quel momento, ma anche nell’immaginario di tutti coloro i quali non erano ancora nati, così come è ancora vivido il ricordo irripetibile del Festival di Woodstock. 1 9 6 9 : F e s t i v a l d i W oodstock. “3 Days of Peace & Rock Music”, tre giorni di pace e musica rock, un messaggio talmente forte e travolgente, da rompere la quiete della tranquilla cittadina di provincia per cui era stata pensata “la Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock”, tanto da attirare oltre 400.000 persone, in gran parte giovani. Leggi anche: ■ Generazione nostalgia e le tecniche del Vintage Marketing ■ Ritorno al vinile: moda, business o riscoperta? Ne parliamo con Dj Ringo, Art Director di Virgin Radio Il 1979, invece, sarà l’anno ricordato per l’ascesa di due donne alle più alte cariche dello
Stato. Margaret Thatcher diventa la prima donna a essere nominata Primo Ministro nel Regno Unito quasi contemporaneamente, in Italia, Nilde Iotti viene nominata anch’essa per la prima volta, Presidente della Camera dei Deputati, ma questo è anche l’anno in cui la musica diventa fruibile in qualsiasi posto, grazie ad un piccolo apparecchio portatile, inventato dalla Sony. 1 9 7 9 : I l W a l k m a n d e l l a S o ny. Il Walkman, lettore portatile di musicassette rivoluzionerà per sempre il modo di fruire della musica che, da questo momento in poi, scandirà ed accompagnerà la vita di tutti, così come “The Wall”, il concept album dei Pink Floyd, resterà per sempre una pietra miliare del rock. Il successo planetario della band britannica, culminò nel 1989 con un concerto a Venezia, unico nella storia e “Another brick in the wall” proprio in quell’anno, verrà associata ad un altro evento epocale, la caduta del muro di Berlino, nonostante nella canzone non se ne faccia mai riferimento esplicito. Soltanto dieci anni dopo la caduta del muro e la fine della guerra fredda, il 1° gennaio 1999, gli europei assistono alla nascita della moneta unica, l’Euro, che cambierà radicalmente la politica economica dei singoli Stati e gli scambi commerciali con il mondo, mentre l’Italia, perdeva uno dei più grandi poeti e musicisti del suo paese, Fabrizio De Andrè, stroncato da un tumore l’11 gennaio. Una perdita talmente tanto dolorosa, da non essere ancora superata; De Andrè, il cantautore degli ultimi, è vivo nei cuori degli italiani che ogni anno, il giorno dell’anniversario, si radunano
spontaneamente nelle piazze per ricordarlo cantando le sue canzoni. 1 9 9 9 : N a c i t a d e l l ’ EURO. Il 2009 consacrerà il primo Presidente afroamericano della storia, Barack Obama, mentre l’Italia piangerà le vittime del terremoto dell’Aquila, un avvenimento che segnerà profondamente il nostro paese. La reazione al terremoto, sarà un collettivo di “Artisti Uniti per l’Abruzzo” che inciderà un singolo “Domani 21.04.2009”, cover di un brano di Mauro Pagani, che devolverà in beneficenza circa un milione di euro per la ricostruzione e la salvaguardia delle opere d’arte. 2 0 0 9 : A r t i s t i U n i t
i per l’Abruzzo. Intanto, ascoltando canzoni e ricordi, siamo arrivati al 2019, l’anno in cui i lavori per la ricostruzione del terremoto dell’Aquila non sono ancora stati terminati e urgono più che mai; l’anno in cui, “commemorare” deve significare anche “ricostruire”, rimettere insieme quei pezzi di storia sparpagliati, ridare un senso agli avvenimenti, nuova vita alle cose, non dimenticare le vittime. Chissà se quest’anno ci regalerà pezzi di canzoni intramontabili “angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria, quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria”, come questo capolavoro di Francesco De Gregori del 1992. I 10 anni di Archiproducts: archivio virtuale punto di riferimento del design. Ne parliamo con Simonetta Salinari Per questo numero sul design ho deciso di parlare della piattaforma Archipassport, il network internazionale del design e dell’architettura, nato per aiutare i professionisti del settore ad orientarsi in questo mondo. In questo contesto si inserisce Archiproducts, il più grande archivio internazionale di prodotti legati a questo universo in continua espansione. Un’esposizione virtuale permanente, nata nel 2009, divenuta ormai punto di riferimento per la pubblicazione di cataloghi, non solo immagini e descrizioni di prodotti, ma anche prodotti già inseriti all’interno di progetti. Per parlare di questo progetto ho intervistato l’architetto Simonetta Salinari, team leader del catalogo online. F o t o A r c h i p r o d u
c ts. DOMANDA: Parlaci delle motivazioni alla base della nascita di Archiproducts. RISPOSTA: Quest’anno Archiproducts (www.archiproducts.com) compie 10 anni e per me, che vi lavoro fin dalla sua nascita, poterne parlare è un po’ come festeggiarne il compleanno ripercorrendo un po’ il percorso fatto insieme. E’ necessario però premettere un po’ di storia. Son 10 anni che la piattaforma Archiproducts, il catalogo online internazionale dei prodotti del design, che contempla e ingloba anche prodotti di edilizia e architettura, è ormai una consolidata realtà quale database completo per il mondo della progettazione. Il vero punto di partenza, però, è Edilportale, il portale dell’edilizia italiano nato nel 1999, dall’idea pionieristica di quattro neolaureati in Ingegneria edile, che hanno immaginato in maniera innovativa il futuro della comunicazione del mondo delle costruzioni e delle relative discipline tecniche, scommettendo, in tempi non sospetti e addirittura prima della nascita di Google, su una comunicazione di tipo digitale. I 4 soci fondatori – Ferdinando Napoli, Vincenzo Maiorano, Maurizio Alfieri e Marilde Longo – hanno immaginato quindi un marketplace dell’edilizia con Edilportale.com, primo portale del network, da cui prende il nome anche la società per azioni a cui afferiscono tutte le realtà di Archipassport e per cui io stessa lavoro ormai da 15 anni. Plusvalore dell’azienda pugliese è un mood unico, riconosciuto anche dai clienti, al contempo molto professionale ma anche smart, accogliente e versatile. Edilportale è subito divenuto punto di riferimento imprescindibile per i professionisti italiani del settore edilizia e costruzioni. Dopo qualche anno, nel 2005, si è reso necessario differenziare dei contenuti per un target più specifico, cioè il mondo italiano dell’architettura e del design, con Archiportale (www.archiportale.com), primo punto di svolta, quale magazine online di architettura e design, con aggiornamenti su avvenimenti, eventi, concorsi, fiere, mostre e curiosità in architettura. Così finalmente nel 2009 è arrivato Archiproducts, “esposizione virtuale permanente” dell’architettura e del design, piattaforma internazionale nata dall’Archivio Prodotti di Edilportale e Archiportale e riferimento di tutti i portali del network per la pubblicazione dei cataloghi prodotti. Si rispondeva quindi al contempo sia alla necessità di trasferire su un portale dedicato il solo mondo ‘catalogo prodotti’, ormai cresciuto esponenzialmente, sia alla volontà di internazionalizzare il business iniziale, con un database in continua espansione in ben 11 lingue, così permettendo alle aziende italiane di ammiccare a nuovi mercati internazionali e, allo stesso tempo, accogliere in un ambiente multilingue le potenziali aziende estere interessate al già fidelizzato mercato italiano. Archiproducts fin dall’inizio ha parlato la lingua del design, settore ultimo ma tutt’altro che marginale tra le fila del network, facendosi spazio nel panorama internazionale e oggi con oltre 200.000 prodotti, brand e designer sempre a disposizione su tutti i dispositivi: desktop, mobile e app, ovviamente gratuiti.
F o t o A r c h i p r o d u c ts. Non è un mistero che il Made in Italy abbia proprio nel design e nell’arredo il suo punto di forza e il suo business più remunerativo, interessante sul panorama mondiale anche più della moda. Per tale motivo Archiproducts è diventato ben presto il protagonista e il motore trainante dell’intero network, dove si compiono le azioni più importanti e le sperimentazioni più innovative della comunicazione del network di Edilportale.com Spa. Archiproducts è una fiera virtuale che digitalizza e mostra online le stesse fiere ‘fisiche’ in giro per il mondo, fino ad essere alla base di alcuni importanti cataloghi online ormai ‘powered by Archiproducts’, compreso quello del Salone del Mobile di Milano. Oltre ad offrire ai progettisti e alle aziende un portale dedicato al Building Information Modeling: bim.archiproducts.com. D: Archipassport è una community molto attiva sul web, c’è una forte presenza su diversi social network con numeri in costante aumento anche in paesi esteri. Quali sono i motivi di questo successo e il valore aggiunto di questo progetto? R: La vocazione all’internazionalizzazione dei servizi del network ha portato nel 2011 alla nascita anche di Archilovers (www.archilovers.com) un database di progetti e progettisti, nonché dei loro blog riguardanti la progettazione nel campo dell’architettura e del design, il tutto ‘social oriented’, concepito cioè come un vero e proprio ‘social network’ in cui tutte queste informazioni potessero divenire motivo di dialogo e di scambio tra realtà anche lontane, con – assoluta novità! – il tagging di prodotti su progetti esistenti nel database, come solo Facebook all’epoca aveva fatto: non più solo quindi cataloghi prodotto, ma prodotti ambientati nei progetti. Archilovers.com nasce come un mix tra Facebook e LinkedIn, pensato per gli architetti, i designer e dedicato ai progetti, dove creare il proprio profilo professionale o dello studio di progettazione o della propria azienda, su cui postare progetti, contenuti multimediali, commenti e foto. Inevitabilmente Archiproducts ha iniziato praticamente subito a fare comunicazione attraverso i social, tanto che ad oggi vi è una sezione dell’azienda dedicata al social media marketing del nostro network, con persone che lavorano esclusivamente sulla preparazione accurata di contenuti, che parlano ad un pubblico internazionale, in un mondo in rapidissima e imprevedibile evoluzione, con ormai un’ottima capacità di
comunicazione e di engagement per tutti i portali del network. Il valore aggiunto? I servizi del network godono di una circolarità tra prodotto, designer, produttore, notizie della stessa azienda e suoi eventi, fino ai progetti referenti e ai loro progettisti che quel prodotto hanno utilizzato, collegando tutti gli strumenti e le informazioni sul prodotto alle pagine di Archilovers, in maniera organica, proprio come immaginato fin dall’inizio e massimizzando questa circolarità. E’ proprio quest’ottica social e interattiva a farne un catalogo prodotti che guarda oltre! F o t o A r c h i p r o d u c ts. D: Archiproducts è da qualche anno anche uno store vero e proprio, presente a Milano e da pochi mesi anche a Bari. Sicuramente una bella scommessa… R: Archiproducts si è trasformato oggi anche in uno Shop Online, con la vendita online di prodotti 100% originali dei migliori brand internazionali del Design e dell’Architettura di cui è rivenditore ufficiale. Ma come la tendenza del settore ci sta dimostrando, questa virtualità, che ha accompagnato tutto il network fin dal suo nascere e in particolare il catalogo prodotti di Archiproducts, per la vendita di prodotti ‘reali’ non si può prescindere invece dalla presentazione anche ‘fisica’ dell’oggetto della vendita in ottica ‘phigital’. Dal già innovativo TAG di prodotto si è passati alla ‘realtà aumentata’ nel catalogo prodotti, per poter meglio immaginare i prodotti in contesti reali. Poi, con il Salone del Mobile del 2016, per la prima volta Archiproducts ha presentato a Milano una sua sede fisica, con una contestualizzazione dei prodotti fino ad allora presentati esclusivamente sulle pagine web, con un allestimento annuale nuovo. Così l’e-commerce ha finalmente trovato piena materializzazione nel 2018, sia nello spazio di Milano, divenuto a pieno titolo lo ‘store’ di Archiproducts | MILANO (www.milano.archiproducts.com) , e al contempo con Archiproducts | BARI, città che è ‘casa’ per Edilportale, e che diventa anche per gli avventori una ‘casa’ in cui essere consigliati, coccolati e in cui trovare una finestra fisica per poi abbracciare tutto il catalogo prodotti in vendita online sulle nostre pagine. Un progetto, questo, che va molto aldilà delle apparenze, perché tende a fidelizzare architetti e progettisti, mettendo in cantiere ancora nuovi strumenti, di cui si parlerà ben presto!
F o t o A r c h i p r o d u c ts. D: Ti lascio con un’ultima domanda: oggi verso quale direzione sta andando il mondo del design e come si sta evolvendo la figura dell’architetto? Sono ancora possibili nuove sfide? R: Sicuramente il mondo del design e dell’architettura si sono avvicinati incredibilmente negli ultimi tempi: gli architetti sempre più spesso disegnano non solo le architetture ma anche quanto vi è al loro interno, caratterizzando quindi i singoli ambienti – progetto nel progetto – dando quindi una risposta organica ad arredamento e design degli interni, con spazi sempre più ricercati, versatili, adatti a qualsiasi stile e, soprattutto negli ultimi tempi, per qualsiasi tasca. Il desiderio di oggetti belli e funzionali di cui circondarsi nel proprio quotidiano – casa, luogo di lavoro o di svago – è ormai generalizzato e abbraccia tutti i target e a tutti deve rispondere, espressione di chi lo possiede e non solo di chi lo progetta: anche questa è una nuova e affascinante sfida, molto più di quanto non avesse fatto la prima rivoluzione industriale. Inoltre, nuove tecnologie e materiali innovativi nonché la scelta del design come nuovo investimento apre di fatto nuovi mercati prima inesplorati e sicuramente innesca un circolo virtuoso per sempre nuova ricerca e a creatività. Il design va quindi incontro alle esigenze di tutti, offrendo al consumatore finale la possibilità di fruirne con facilità, complice l’e-commerce, attraverso cui negli ultimi anni si sono finalizzati sempre più acquisti dell’intero business. Designers e produttori, poi, per creare un rapporto sempre più intimo e di identificazione degli oggetti di design con l’utente finale, sono orientati sempre più a una maggiore personalizzazione dei prodotti offerti e alla produzione direttamente al momento dell’ordine, ammiccando sempre più all’artigianalità e a produzioni personalizzate pur basate sulla stessa catena produttiva. Quindi un’estrema integrazione di strumenti è sicuramente la tendenza del prossimo futuro, sempre da perfezionare e migliorare. E lo è anche per il nostro network, che a questa integrazione e a questo ‘on demand’ hanno fin dall’inizio creduto e a cui è rivolto ogni sforzo per il futuro, sempre pronti a nuove sfide, con la versatilità che contraddistingue e che è il vero ‘marchio di fabbrica’ di casa Edilportale.com in cui, nei miei 15 anni di esperienza lavorativa, non sono davvero ancora riuscita ad annoiarmi e come me tutta la nostra entusiasta crew, che ha saputo e sono certa saprà ‘contagiare’ ancora partner, clienti e utenti…stay tuned!
Isola di fuoco: Il concerto per visioni di Colapesce Certe emozioni non si possono raccontare con l’immediatezza dettata dai tempi giornalistici, per comprendere ed assaporarle, è necessario lasciarle sedimentare negli strati più profondi della coscienza per ristabilire un collegamento con quanto più di ancestrale ci appartiene. È il caso di “Isola di fuoco”, progetto ideato dal cantautore Colapesce che prende vita dall’omonimo documentario, girato in Sicilia alla metà degli anni ’50, dal maestro Vittorio De Seta. De Seta, uno dei più grandi documentaristi che l’Italia abbia mai conosciuto, nel 1954 gira sull’isola di Stromboli, il suo capolavoro, premiato l’anno successivo al Festival del Cinema di Cannes, raccontando un mondo prevalentemente rurale, in cui sudore, fatica, fame e sacrifici, sono spezzati da momenti conviviali e feste tradizionali religiose. Uomini e donne, con i volti segnati dal rovente sole siciliano, vivono in un costante rapporto simbiotico con il mare, la terra ed il vulcano, dove sussistenza ed opulenza si mischiano e fervore religioso e credenze popolari si confondono.
C o l a p e s c e e M a r i o C o n t e Immagini semplici, che riprendono una quotidianità aspra e che forse non siamo abituati ad immaginare, ma che fissano un’istantanea precisa e fedele di un tempo non troppo lontano dal nostro, poco più di sessant’anni, eppure concettualmente alieno rispetto alla società in cui ci siamo assuefatti a vivere. Immagini, alcune volte cruente e crudeli, altre volte dense di poesia, ma sempre pregne di una grande potenza evocativa e che lasciano ad intendere nostalgia per una maniera di vivere ormai scomparsa ma, soprattutto, in cui traspare un grande amore per la propria terra e le proprie tradizioni. Un amore smisurato che De Seta non ha mai celato e che Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, anch’egli siciliano, continua a dichiarare apertamente, regalandoci performance dedicate al paese natio, come “Isola di fuoco”, che difficilmente è possibile dimenticare. Concerto per visioni, così definisce il suo progetto Colapesce, che anche lo scorso 15 marzo, ha emozionato il pubblico del Teatro Rossini di Gioia del Colle (BA), accompagnato dal musicista Mario Conte. Inesplicabile lo spettro delle sensazioni che colpiscono l’anima del variegato uditorio presente nel caratteristico Teatro Rossini; certo è che il complesso di suoni, rumori, musica e canzoni, nel senso
più ampio del termine, non lascia indifferente nessuno ed al tempo stesso lascia senza parole. La meraviglia, lo stupore, l’incredulità diventa ancora più palpabile quando la magistrale fotografia, colpisce l’attenzione degli spettatori e la musica si fonde con le immagini, alcune volte feroci e spietate, come nel caso della cattura del pesce spada, altre volte trasognate, e incantate, come durante una tranquilla notte di pesca avvolti dalla nebbia. Urciullo e Conte, combinano suoni, li fondono alla visione, in un unicum rigorosamente improvvisato, si lasciano guidare e guidano lo spettatore nel percorso visivo, immergendo e lasciandosi immergere in un’atmosfera onirica e surreale, che diventa poetica quando Colapesce presta la sua voce al filmato, così “Pantalica”, materializza e rende concreto il paesaggio e le sue pietre “fra il fico d’india e le stelle”. Le immagini poi, cedono il posto ad alcuni brani cantati, lasciando un ulteriore spazio alla riflessione ed all’emozione, per poi concludersi con un piccolo, ma sentito omaggio a Fabrizio De Andrè ed alla sua “Canzone dell’amore perduto”. Un amore forse più simbolico e metafisico rispetto a quello cantato da De Andrè, che invece di perdere la donna amata, si rifiuta di smarrire le proprie origini e la propria storia millenaria, a favore del mondo globalizzato. Sorge spontanea, infatti, un’ulteriore riflessione più profonda, che vede contrapposto l’antico mondo, isolano e rurale, in cui tutti vivono in simbiosi e rispetto nei confronti della natura, madre solitamente benevola, ma che talune volte, si trasforma in maligna e portatrice di calamità, nondimeno sempre bisognosa di cure, sudore e uomini, donne e bambini da sacrificare al duro
lavoro, al moderno mondo globalizzato, dove quel che conta, non è il boccone per sfamarsi, ma il profitto. Profitto inseguito ad ogni prezzo, dove l’importante è produrre senza curarsi del depauperamento delle risorse, sfruttando e distruggendo, dove le macchine si sono sostituite alla fatica delle braccia, dove non esiste rispetto per l’habitat naturale, ormai assoggettato al volere umano e slegato dalla normale ciclicità delle stagioni. I l c a n t a u t o r e C o l a p e s c e Una natura di cui non ci curiamo più e che magari, preferiamo solo ammirare attraverso lo schermo di uno smartphone. Il cantautore siciliano, invece, attraverso una dimensione quasi onirica ci spinge a riflettere, ci riporta indietro alle origini di quel mondo ormai perso, che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, cercando di ristabilire il contatto con la madre terra. L’immersione in questo mondo antico, non sarebbe stata possibile senza i sacrifici dell’Associazione “Ombre”, che si è sforzata di selezionare per il pubblico del Festival INDIEsposizioni, un cartellone così variegato e ricercato, tale da sdoganare il complesso mondo dell’Indie e le sue molteplici sfaccettature, anche a spettatori diversi, per età ed estrazione sociale.
In arrivo la 7ª edizione del Web Marketing Festival, Il più grande Festival sull’innovazione digitale e sociale. Il Web Marketing Festival è il festival internazionale sull’innovazione digitale e sociale. I numeri dell’edizione del 2018 ne fanno il più grande evento italiano del settore, con oltre 18.000 presenze registrate in tre giorni, 400 espositori e partner e 400 speaker da tutto il mondo. Guarda le nostre video interviste riprese nella passata edizione del WMF: ■ Giada Cipolletta parla del podcast: modi di utilizzo, trend e strumento di marketing ■ Graziano Giacani (Brand Festival di Jesi) parla di branding delle piccole e medie imprese ■ Francesco Gavatorta parla di Hypercontent al web marketing festival 2018 La 7^ edizione del Festival, prevista per il 20, 21 e 22 giugno 2019, esplorerà ancora più a fondo l’universo dell’innovazione attraverso la realizzazione di oltre 60 eventi di formazione, show, intrattenimento, business e networking. Sono in pieno svolgimento i lavori che il 20, 21 e 22 giugno culmineranno con l’apertura al Palacongressi di Rimini della 7ª edizione del Web Marketing Festival, il più grande Festival sull’Innovazione Digitale e Sociale. Già attive infatti le principali call – come la call for speaker, la call for show o la call for mainstage – che coinvolgeranno direttamente gli utenti nella costruzione del prossimo appuntamento del WMF, così come le iniziative e le partnership che permetteranno a sponsor e partner di condividere attivamente la realizzazione del Festival. Arricchito il format della scorsa edizione, in cui sono state registrate oltre 18.000 presenze, più di 60 eventi, 45 sale formative, 400 ospiti e speaker provenienti da tutto il mondo, oltre 400 tra espositori e partner e più di 600 startup e investitori. Anche per il WMF 2019, infatti, i partecipanti potranno tracciare il loro percorso “didattico” proponendo loro stessi tematiche di interesse e scegliendo all’interno di un ampio programma e tra centinaia di interventi formativi sulle più importanti leve dell’innovazione digitale e su vari temi: dal web marketing all’imprenditorialità, dall’IT all’intelligenza artificiale. Facendo della formazione il proprio core e affrontando tematiche afferenti la digital e la social innovation, il WMF si pone ormai da anni come un acceleratore del processo di innovazione per il Paese e la società, frutto del lavoro di co-creazione portato avanti con aziende, persone e istituzioni. L’impegno del Festival in questo senso è stato il fil rouge delle scorse edizioni ed è il cardine su cui viene costruito anche il WMF19, così come annuncia lo spot tv che è in onda sui network di Mediaset e La7. Partendo da questo punto fermo, nella prossima edizione, attraverso diverse tipologie di eventi –
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