LA SCRITTURA AL FEMMINILE: LA - SEDUZIONE DELL'ALTROVE DI DACIA

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Universiteit Gent
                                                            Academiejaar 2015-2016

        LA SCRITTURA AL FEMMINILE: LA
       SEDUZIONE DELL’ALTROVE DI DACIA
                  MARAINI

Masterproef voorgedragen tot het behalen van de graad van
Master in Taal- en Letterkunde: Frans – Italiaans
aan de faculteit Letteren en Wijsbegeerte
Aurélie Hernalsteen (01200142)

Promotor: Prof. Dr. Mara Santi

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«Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge una pagina sola.»

                        - Agostino d’Ippona-

                                                                    2
Ringraziamenti

Vorrei innanzitutto ringraziare la professoressa Mara Santi per il suo supporto nella stesura di
questa tesi per la sua disponibilità e cortesia dimostratemi. Inoltre, rivolgo un sentito
ringraziamento a Angelica Silipo per l’attenta rilettura di questo lavoro.

Infine, desidero ringraziare i miei genitori e i miei amici che mi hanno sempre sostenuto
durante il percorso dei miei studi e oltre.

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Indice

Ringraziamenti ...................................................................................................................................3
1.     Introduzione ................................................................................................................................6
     1.1.     Genere ............................................................................................................................... 10
     1.2.     La sfera pubblica e la sfera privata ..................................................................................... 11
       1.2.1.        Il Risorgimento e Unità d’Italia .................................................................................. 13
       1.2.2.        Il fascismo ................................................................................................................. 14
       1.2.3.        Il boom economico .................................................................................................... 16
2.     La posizione di Dacia Maraini nel movimento neofemminista ................................................... 18
     2.1.     Autore ............................................................................................................................... 19
     2.2.     Il movimento neofemminista italiano ................................................................................. 19
       2.2.1.        Protofemminismo ...................................................................................................... 20
       2.2.2.        Gli anni Settanta ........................................................................................................ 24
            2.2.2.1.        Carattere separatista ........................................................................................... 24
            2.2.2.2.        Maternità............................................................................................................ 29
            2.2.2.3.        Legame politico ................................................................................................. 31
            2.2.2.4.        Crisi ................................................................................................................... 35
       2.2.3.        Dagli anni Ottanta fino al femminismo contemporaneo .............................................. 36
       2.2.4.        Conclusione ............................................................................................................... 43
3.     Il corpo femminile ..................................................................................................................... 45
     3.1.     La rappresentazione del corpo femminile in Dacia Maraini ................................................ 46
       3.1.1.        La donna e la lettura................................................................................................... 47
            3.1.1.1.        L’accesso femminile alla letteratura.................................................................... 47
            3.1.1.2.        La lettura femminista.......................................................................................... 49
            3.1.1.3.        Teorizzazione della scrittura femminile .............................................................. 52
            3.1.1.4.        Lettura come fonte di conoscenza ....................................................................... 53
       3.1.2.        La donna e la scrittura ................................................................................................ 55
            3.1.2.1.        La messa in discussione del canone letterario ..................................................... 55
            3.1.2.2.        L’écriture féminine............................................................................................. 57
            3.1.2.3.        Il genere autobiografico ...................................................................................... 60
       3.1.3.        La donna e i mass media ............................................................................................ 65
4.     Conclusione .............................................................................................................................. 69
5.     Bibliografia ............................................................................................................................... 72

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5.1.   Bibliografia primaria ......................................................................................................... 72
  5.2.   Bibliografia secondaria ...................................................................................................... 72
  5.3.   Sitografia ........................................................................................................................... 75

Numero di parole: 22867

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1. Introduzione

La questione di genere costituisce l’oggetto di interesse di molti studi, si tratta infatti di una
questione spinosa che si innesta in una serie di aspetti diversi della società. La donna è stata
subordinata per secoli all’uomo e questa concezione è determinata dal fatto che le donne sono
state condizionate dalla loro specificità biologica, percepita come meno forte, quindi inferiore,
a quella degli uomini. La conseguenza di questa prospettiva è che le donne sono state
allontanate dalla sfera pubblica, ovvero non hanno avuto accesso alla vita politica e
all’educazione – salvo quella domestica –. Le donne sono state escluse anche dal mondo
letterario non solo in quanto scrittrici, ma come soggetti all’interno dei capolavori, spesso
limitati e corrispondenti agli stereotipi sulle donne. Vedremo nel corso di questo lavoro come
la cultura è essenziale per la formazione dei concetti del genere e non è soltanto un riflesso
delle concezioni vigenti,1 inoltre, sottolineeremo il fatto che la cultura contemporanea si
presenta come un campo di battaglia in cui le idee tradizionali superate vengono eliminate e
vengono creati nuovi modelli.

In questo contesto gioca certamente un ruolo fondamentale il femminismo, la cui lunga storia
può essere suddivisa in tre “ondate”. Gli scritti sull’importanza dell’emancipazione delle
donne sono molteplici e risalgono alla fine del Settecento, un secolo prima della cosiddetta
prima ondata femminista. Mary Wollstonecraft e Olympe de Gouge denunciano
pubblicamente l’esclusione delle donne dalla vita pubblica e si interrogano sul significato
dell’essere donne e capiscono che devono «trasformare il mondo iniziando da se stesse.» 2 La
citazione dimostra chiaramente la consapevolezza che non soltanto bisogna cambiare il
comportamento       maschile    ma    che    è   necessario    far   cambiare     l’autocoscienza     e
l’autorappresentazione della donna. Con quest’idea innovativa e emblematica le donne hanno
aperto la strada ad un dibattito che non è ancora stato portato a compimento. La concezione
della donna rappresenta in effetti una questione ostica che si inserisce nel quadro complesso
della società moderna e trova un forte impulso al rinnovamento negli anni Settanta grazie ai
contribuiti delle femministe francesi. 3 Pienamente consapevoli del fatto che la concezione
patriarcale è radicata nella psicologia femminile, non soltanto sul piano filosofico e religioso

1
  Wolff Janet, Feminine sentences: essays on women and culture, Polity press, Cambridge, 1990, p. 1.
2
  Wollstonecraft Mary, I diritti delle donne, Editori Riuniti, Roma, 1977, cit., p. 126. (ed. originale:
1792)
3
  Si ricordano soprattutto i contributi di Julia Kristeva, Luce Irigaray, Hélène Cixous e Monique
Wittig.
                                                                                                      6
ma pure su quello linguistico,4 le autrici della corrente dell’écriture féminine denunciano
fortemente questa tradizione e pubblicano testi a partire dall’esperienza femminile. Le donne
smettono così di essere proiezioni del pensiero maschile e diventano protagoniste che
raccontano le esperienze vissute attraverso il proprio corpo. In tal modo la letteratura assume
una funzione autorappresentativa per le donne.

È in questo contesto che si collocano le opere di Dacia Maraini. Benché nel Novecento le
donne abbiano ottenuto alcuni diritti a partire da quello al voto, non significa che la società
occidentale sia effettivamente basata sull’uguaglianze dei sessi. Rimangono molte disparità
persistenti delle quali Dacia Maraini è pienamente consapevole e contro le quali si oppone
ardentemente. Perciò, la tematica della posizione della donna costituisce il filo rosso che
unisce le sue opere: saggi, romanzi, racconti e spettacoli teatrali. Dacia Maraini affronta in
particolare le problematiche della scena quotidiana sia in Italia che all’estero, focalizzando
l’attenzione sulla posizione di subordinazione storica della donna. Questa caratteristica si
inserisce nel quadro più ampio del femminismo italiano che si concentra, contrariamente al
femminismo anglo-americano, sui legami tra la vita personale, con le sue regole sociali
specifiche, e la gestione di essa da parte dalle organizzazioni politiche. 5 In questa prospettiva
ciò che viene analizzato è l’effetto che le decisioni politiche producono sull’autopercezione
delle donne nonché l’intreccio tra la grande storia e la micro-esperienza delle donne.

Maraini suddivide la raccolta La seduzione dell’altrove in cinque grandi sezioni, ognuno delle
quali affrontaun aspetto della società contemporanea e indaga in profondità il modo in cui gli
aspetti principali del mondo globalizzato vengono trattati in diversi contesti socio-culturali,
riflettendo in primo luogo sulla posizione della donna. L’opera è molto rilevante in quanto
Maraini comprende che la questione femminile si innesta in vari aspetti della società. Nella
prima sezione la scrittrice si concentra sull’influenza che la guerra 6 esercita nella mente della
gente. Poi,nella seconda sezione, passa ad una descrizione del pericolo che l’ossessione del
lavoro può portare con sé. Nella terza parte si concentra sul collegamento tra la religione e la
politica. In seguito dimostra il valore dell’Italia sul piano culturale. Infine, la scrittrice chiude
la raccolta focalizzandosi sull’importanza della memoria. La raccolta prende la forma di
un’autobiografia in cui Maraini condivide esperienze e pensieri che emergono durante i suoi

4
  Jones Ann Rosalind, «Writing the Body: Toward an Understanding of "L'Ecriture Feminine"», in
Feminist Studies, Vol. 7, No.2, 1981, pp. 247-263, p.248.
5
  Rutter Itala, «Feminist theory as practice: Italian feminism and the work of Teresa de Lauretis and
Dacia Maraini», in Women’s Studies Int. Forum, Vol. 13, No. 6, 1990, pp. 565-575, p. 565.
6
  La nozione di guerra viene qui usata in senso ampio con il significato di « lotta».
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viaggi. La forma autobiografica permette a Dacia Maraini di documentare il suo impegno
politico e di condividere il suo percorso individuale. È stato sottolineato che l’evoluzione
soggettiva individuale esercita un’influenza sulla soggettività collettiva dei gruppi politici
femministi, 7 perciò l’importanza dell’opera della Maraini risiede nel fatto che descrive la
propria esperienza soggettiva in quanto donna.

Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare qual è la posizione di Dacia Maraini
all’interno del programma femminista. Esaminerò in quale misura la scrittrice appartiene
ancora al femminismo della seconda ondata e se troviamo nella sua raccolta degli elementi
che testimoniano una possibile transizione al femminismo della terza ondata. Inoltre si
dimostrerà l’importanza di una rappresentazione basata sulla realtà del corpo femminile nella
società contemporanea all’interno del secondo capitolo. Vale a dire che da secoli la
rappresentazione della donna è caratterizzata dall’erotizzazione, che si è intensificata
attraverso lo sviluppo della società consumistica. Soprattutto i mass media hanno condiviso
un modello inaccessibile di femminilità. Analizzeremo come Dacia Maraini attraverso la
scrittura basata sull’esperienza femminile contesta questa tradizione poiché presta anche lei
attenzione alla descrizione delle apparenze fisiche dei suoi personaggi, però la loro
importanza supera la specificità corporea. Maraini tratta di personaggi femminili impegnati e
che si oppongono alla società patriarcale e dà loro una chiara voce. Questa ricerca si baserà
sulla raccolta La seduzione dell’altrove, pubblicata nel 2010, all’interno della quale la
scrittrice non si limita a descrivere il caso italiano, ma indaga a fondo sulla condizione
femminile nei paesi che lei ha visitato. Vedremo come la rappresentazione del corpo
rappresenta una società e il modo in cui cambia a seconda del contesto socio-culturale.

Inizieremo dando luce adu alcuni concetti di base – che non vengono sempre utilizzati in
modo univoco – che sono necessari per poter avviare la nostra analisi. Tratteremo in
particolare il concetto gender e poi ci soffermeremo sul rapporto tra la sfera pubblica e quella
privata focalizzandoci su tre periodi storici che hanno giocato un grande ruolo nella specificità
del movimento italiano contemporaneo: tratteremo il periodo del Risorgimento e dell’Unità
d’Italia, in cui si colloca la prima ondata femminista, passeremo poi agli anni del governo
fascista ed infine analizzeremo il periodo del boom economico in cui nasce la cosiddetta
seconda ondata. Tutto ciò ci aiuterà a capire meglio la posizione contemporanea specifica del
femminismo italiano. Ci concentreremo soprattutto sulla fine degli anni Sessanta, ovvero la

7
  Gibson Mary, «New Perspectives on Italian Women’s History», in Journal of Women’s History,
John’s Hopkins University Press, Vol. 8, No. 2, 1996, pp. 169-180, p.171.
                                                                                               8
cosiddetta seconda ondata e sul femminismo contemporaneo e, pertanto, approfondiremo le
caratteristiche di questa terza ondata per spiegare la posizione di Dacia Maraini nel contesto
del pensiero femminista.

Nel secondo capitolo trattiamo la questione della rappresentazione del corpo femminile
all’interno della letteratura, che costituisce una parte importante nella nostra ricerca della
posizione della scrittrice italiana. Vedremo come a partire degli anni Settanta il canone
letterario viene messo in discussione. Esamineremo in particolare come la rappresentazione
del corpo ha attraverso i secoli determinando il comportamento della lettrice poiché il canone
letterario difende in effetti le interazioni gerarchiche tra gli uomini e le donne. Maraini lotta
contro quest’usanza, sottolineando l’importanza della scrittura basata sull’esperienza di
differenze culturali che allargano i propri orizzonti. Il fatto che Maraini descrive la posizione
della donna in un contesto internazionale, dando voce a persone che per lungo tempo non
hanno avuto possibilità di esprimersi e testimoniano delle violenze subite, dimostra che
Maraini   prende    ispirazione   dalla   cosiddetta   writing     therapy   della   psicoanalisi.
Successivamente ci interrogheremo sulla presenza di              proposte di nuovi modelli di
femminilità nella raccolta. S’indagherà inoltre sul rapporto tra Maraini e l’uso dei mass
media, che costituiscono un aspetto fondamentale del mondo globalizzato. Infine,
concluderemo focalizzandoci sulla questione della possibilità di proporre un ideale di
femminilità.

                                                                                                9
1.1. Genere

L’autonomia del genere femminile sembra essere un fatto ovvio e universale. Tuttavia, è
soltanto alla fine del Settecento che nel mondo occidentale esso ha ottenuto uno statuto
indipendente, ben separato dal sesso maschile. 8 Vale a dire che prima il sesso femminile era
considerato meno evoluto rispetto a quello maschile, ne consegue che una terminologia di
riferimento alla specificità dell’anatomia femminile era inesistente. 9 Il motivo della
differenziazione dei sessi si colloca nel nuovo contesto politico del mondo industrializzato,
alla fine del Settecento. Laqueur evidenzia che il nuovo contesto urbano ha dato luogo a molti
conflitti di potere tra uomini e donne. Perciò, si è fatto ricorso ad una giustificazione
scientifica, basata sulle specificità biologiche, al fine di mantenere la rigida regolazione dei
ruoli sessuali e di legittimare il predominio maschile. 10 Nell’epoca dei Lumi la donna è
considerata incapace di participare alla sfera pubblica visto che le sue capacità riproduttive la
rendono più vicina al mondo della natura.11
Da quest’idea scaturisce una severa critica da parte di donne istruite, quali Mary
Wollstonecraft e Olympe de Gouges che mettono in discussione il rapporto tra uomini e
donne e che si impegnano per ottenere l’uguaglianza tra i sessi. Malgrado il fatto che i loro
scritti hanno favorito la riflessione sulla relazione tra i sessi, un vero movimento di
emancipazione scoppierà soltanto nella seconda metà dell’Ottocento.12
In un terzo tempo, le femministe della «seconda ondata» sottolineano il fatto che
l’attribuzione di ruoli sessuali non è una conseguenza dell’alterità biologica, ma è il frutto di
una costruzione sociale. Quest’atteggiamento è di fondamentale importanza in quanto mette
in discussione la presunta incontestabilità dell’organizzazione sociale e implica la possibilità
di cambiamento della condizione femminile. 13

8
  La concezione del corpo femminile come meno evoluto rispetto a quello maschile risale alle teorie di
Aristotele e Galeno che affermano che il corpo umano consiste di vari componenti gerarchizzati. Le
interrelazioni specifiche determinerebbero il grado di evoluzione di un corpo.
9
  Laqueur Thomas, Making sex: body and gender from the Greeks to Freud, Harvard University Press,
Cambridge Massachusetts, 1990, p.149.
10
   Ibid., p. 152.
11
   Di Cori Paola, The Double Gaze, in AA.VV. Visions and Revisions: Women in Italian Culture, a
cura di Cicioni Mirna e Prunster Nicole, Berg Publishers, Oxford, 1993, p. 94.
12
   Schwegman Marjan, Feminisme als boetedoening: biografie van de Italiaanse schrijfster en feminist
Gualberta Alaide Beccari, 1842-1906, Nijgh & Van Ditmar Universitair, 1989, p. 9.
13
   Nicholson Linda, Per una interpretazione di «genere», in AA.VV. Genere: la costruzione sociale
del femminile e del maschile, p. 42.
                                                                                                   10
Il carattere mutevole della posizione femminile all’interno della società si rispecchia nella
rappresentazione del corpo femminile, il che indica che essa non è una conseguenza di un
dato biologico fisso ma dipende dal contesto socio-culturale. Perciò, la questione femminile
costituisce uno dei più importanti campi di ricerca dei «gender studies» 14, un ramo delle
scienze sociali che si è esteso gli ultimi decenni grazie al pensiero femminista.15 L’obiettivo è
quello di rivelare i motivi politici delle teorie di gender, derivate da presupposizioni
biologiche. Il termine «genere» quindi non è sinonimo di «sesso» che si usa per dividere in
modo binario la specie umana in base alla biologia. Pertanto, anche la questione maschile
occupa un luogo centrale nella ricerca visto che la concezione sull’appartenenza di sesso è il
frutto di un lungo dialogo reciproco tra entrambi i sessi. 16 Risulta quindi impossibile
analizzare la condizione femminile in modo isolato.

In questa cornice teorica si propone una breve panoramica di tre periodi fondamentali nella
storia italiana, con particolare attenzione alla posizione della donna tra la sfera pubblica e
quella privata, ciò serve a illustrare che la concezione del genere è in continuo cambiamento e
dipende completamente del contesto socio-culturale. Tratteremo il periodo del Risorgimento e
dell’Unità d’Italia, del fascismo e del boom economico, che sono stati le radici del movimento
femminista italiano degli anni Settanta.

     1.2. La sfera pubblica e la sfera privata

Come già accennato, il contesto              dell’urbanizzazione legata all’industrializzazione
dell’Ottocento conduce ad una situazione conflittuale tra uomini e donne. Per mettere fine al
caos, si fa appello ad una giustificazione biologica. Ne consegue che i ruoli sessuali sono ben
distinti: i compiti femminili si restringono a quelli domestici mentre gli uomini hanno accesso
alla vita pubblica. 17 Nel contesto italiano la separazione sessuale si legittima anche attraverso
il codice d’onore mediterraneo e con le regole imposte dalla Chiesa cattolica. 18

14
   Vinci Marta, «Il lavoro femminile nella prospettiva dei gender studies», in: Studi di Sociologia,
Anno 37, Fasc. 2, 1999, pp. 255-270, p. 255.
15
   Ivi.
16
   Piccone Stella Simonetta e Saraceno Chiara, Introduzione: la storia di un concetto e di un dibattito,
in: op. cit., pp. 8-9.
17
   L’idea che il lavoro domestico sia una questione puramente femminile ha radici profonde nella
cultura occidentale. Tuttavia, in questa sede tratteremo la costruzione dei nuovi modelli di genere che
nascono tra l’Ottocento e il Novecento.
18
   Paola, in: op. cit., p. 94.
                                                                                                     11
Wolff evidenzia come si sono, attraverso l’arte e la cultura, trasmessi degli stereotipi
concernenti la debolezza femminile, e la relazione tra uomini e donne celebrando l’ideale
domestico, che si sono di seguito fortemente radicati nell’immaginario collettivo.19
Il femminismo marxista ritiene che la dimensione della proprietà privata costituisca la vera
radice dell’oppressione femminile perché avrebbe creato uno spazio domestico «in cui la
donna viene trattata come bene materiale posseduto.»20 La soluzione risiederebbe
nell’evasione della sfera privata, e nella partecipazione al mondo lavorativo. Perciò le
femministe mettono a fuoco meccanismi che generano le politiche di genere dominanti e
lottano per raggiungere l’uguaglianza nella sfera pubblica. 21 Si tratta di un processo molto
penoso, tuttora in corso. Si vede in effetti che, anche se, in alcuni episodi storici le donne si
sono caricate l’organizzazione della vita pubblica sulle spalle, ritornano nella sfera domestica
quando la vita si normalizza.
L’accesso delle donne alla vita pubblica risulta inoltre possibile soltanto in alcune situazioni
in cui le donne rappresentano la loro famiglia e il loro intervento serve a proteggere l’onore
maschile. Signorelli evidenzia come il sistema sociale permette alla mater familias di chiedere
un favore ad una persona di rango sociale superiore. Mentre l’uomo, in caso di diniego
umiliante o di minaccia sarebbe costretto a proteggere il proprio onore e scatenare la vendetta
dell’altro. In tale circostanza la richiesta rimarrebbe insoddisfatta e la situazione della famiglia
peggiorerebbe.22 Il compito della donna consiste nel mantenere l’armonia matrimoniale e
quella sociale. La moderazione e l’equilibrio vengono di conseguenza celebrati come qualità
femminili. 23 Tuttavia, anche se la donna gioca un ruolo centrale nelle dinamiche comunicative
necessarie per la sopravvivenza dell’intera famiglia, la sua opinione non viene presa in
considerazione quando essa si scontra con una decisione maschile.

19
   Wolff Janet, in: op. cit., p. 18.
20
   Ivi.
21
   Vinci Marta, in: op. cit., pp. 257-258.
22
   Signorelli Amalia, Il pragmatismo delle donne. La condizione femminile nella trasformazione delle
campagne, in: AA.VV. Genere: la costruzione sociale del femminile e del maschile, p. 245.
23
    Kolsky Stephen, Men framing women: Sabadino degli Arienti’s Gynevera de le clare donne
reexamined, in: AA.VV. Visions and Revisions: Women in Italian Culture, pp. 39-40.
                                                                                                 12
1.2.1. Il Risorgimento e Unità d’Italia

Dopo il 1861 la relazione tra uomini e donne viene ribaltata in varie pubblicazioni e ciò
indica che il Risorgimento ha avuto un grande impatto sulla condizione femminile24: la
partecipazione femminile durante le imprese garibaldine e non solo ha segnato l’immaginario
collettivo. Le cosidette eroine riorgimentali hanno in effetti varcato la soglia della sfera
privata e si sono presentate come giornaliste, infermiere, finanziatrici. 25 Nonostante il fatto
che queste donne indossino dei pantaloni - simbolo per eccellenza dell’accesso alla vita
pubblica - al fine di rinunciare esplicitamente al modello normativo di femminilità, salta
all’occhio che nei miti patriottici il lato femminile delle eroine è sempre sottolineato. Questo
fatto si lega all’intento pedagogico del contesto storico-sociale del periodo successivo al
Risorgimento, contesto in cui la letteratura si è prestata come un ottimo mezzo per unire il
popolo italiano attraverso la trasmissione di storie con una moralità. 26 In questo periodo alle
donne viene attribuita una superiorità etica dovuta alla loro capacità riproduttiva. «Nella
pedagogia dell’Italia unita non c’è dubbio che la figura femminile centrale sia quella della
moglie-madre virtuosa, che si sacrifica e soffre.»27
Le femministe della «prima ondata» si oppongono all’ideale della subalternità domestica
perché implicherebbe il ritorno ad una gerarchia asimmetrica di genere. Al fine di condividere
i loro pensieri, anche le femministe ricorrono in primo luogo al mezzo della letteratura.
Condividono l’opinione che la famiglia forma il nucleo della società, però nell’ottica
femminista la figura centrale è costituita dalla madre e si ritiene che la circolazione delle
esperienze di madri-cittadine contribuirebbe alla creazione di un nuovo accessibile ideale di
femminilità.

I nuovi modelli elaborati mettono l’ideale femminile sempre di più in discussione e
conducono perfino alla prima conferenza nazionale per le donne che si è svolta a Roma dal
venticinque al trenta aprile nel 1908. Si tratta di un evento storico di fondamentale importanza
per la visibilità della donna nella sfera pubblica. Rappresenta un momento chiave nella lunga
storia dell’emancipazione femminile in quanto le donne che partecipano agli eventi pubblici
non sono descritte come casi eccezionali ma rappresentano l’intero sesso femminile.

24
   Schwegman Marjan, in: op. cit., p. 11.
25
   Guidi Laura, «Pattriottismo femminile e travestimenti sulla scena risorgimentale», in: Studi Storici,
Anno 41, No. 2, 200, pp. 571-587, p. 573.
26
   Schwegman Marjan, in: op. cit., p. 12
27
   Guidi Laura, in: op. cit., pp. 575-576.
                                                                                                     13
L’interesse che prestano i giornali all’evento dimostra che la visibilità pubblica è legata alla
rappresentazione politica. 28

     1.2.2. Il fascismo

Uno studio della realtà sociale femminile nell’epoca fascista risulta molto interessante per via
della grande discrepanza che esiste tra la realtà e il programma politico ufficiale.
Mussolini è consapevole di quanto può essere prezioso il contributo femminile per la
formazione della sua nazione, e propone perciò nella sua propaganda l’ideale dell’angelo del
focolare.29 Sapendo che i grandi cambiamenti culturali dell’Ottocento hanno portato alla
messa in discussione della validità dei costumi tradizionali e hanno creato nuove aspirazioni
di tipo sociale, Mussolini sottolinea in un primo tempo il fatto che l’opinione delle donne –
che hanno giocato un grande ruolo nell’industrializzazione, l’urbanizzazione e nel mondo
della produzione – dovrebbe essere valorizzata. Questa proposta è spiegata ovviamente dal
suo obiettivo di conquistarsi la simpatia del pubblico più vasto possibile.

Bisogna anche riconoscere come le esperienze delle donne durante la grande guerra hanno
condotto all’aspirazione di una nuova identità femminile. 30 Mentre gli uomini erano chiamati
al fronte, le donne li sostituivano nel settore produttivo, il che ha favorito un cambiamento
nella concezione della figura femminile.
Attraverso l’analisi delle immagini della presenza femminile nel mondo pubblico, diffuse in
Italia, Paola di Cori ha distinto due fasi diverse 31: le prime immagini testimoniano l’addio tra
l’uomo che parte per il fronte e la donna che rimane a casa. Le fotografie si caratterizzano per
il loro valore didascalico: le donne sono infatti incoraggiate a comportarsi in modo patriottico.
Man mano, le fotografie delle donne mostrano la loro presenza nel mondo dell’industria
svolgendo     azioni   storicamente   attribuite   all’uomo.   La   percezione    (e   soprattutto
l’autopercezione) sulle donne subisce quindi una trasformazione profonda.

Dopo la prima guerra mondiale le donne erano costrette a ritornare nella sfera privata ed
affrontavano di seguito una crisi identitaria. Sfruttando questa situazione, il futuro duce
promette alle donne, nella sua propaganda,          l’accesso ufficiale alla vita pubblica. Di

28
   Di Cori Paola, in: op. cit., p. 99.
29
    Dittrich-Johansen Helga, «Dal privato al pubblico: maternità e lavoro nelle riviste femminili
dell’epoca fascista», in Studi Storici, Anno 35, No. 1, 1994, pp. 207-243, p. 207.
30
   Ibid., p. 213
31
   Di Cori Paola, in: op. cit., pp. 100-110.
                                                                                               14
conseguenza, molte donne di cultura si sono «convertite alla causa di Mussolini, fiduciose
nella forza trasformatrice e rivoluzionaria rivendicata dagli esponenti del nuovo movimento
politico.»32
Tuttavia, a partire della seconda metà degli anni Venti la società fascista si dimostra dominata
dai valori maschili, rinchiudendo le donne nell’istituto familiare. Si giustifica questa politica
misogina ricorrendo nuovamente alla tesi dell’inferiorità naturale della donna, esattamente
come nella cultura postrisorgimentale. 33 Mussolini sottolinea che bisogna ritornare alla rigida
e tradizionale divisone dei compiti muliebri e virili, accusando l’emancipazione femminile di
essere responsabile dei mali che attanagliano la nazione. 34 Non stupisce che di seguito
l’immagine della donna emancipata che partecipa al mondo del lavoro sparisce interamente e
viene istituito nuovamente il modello della moglie-madre tradizionale. Questo cambiamento
si capisce ancora meglio dagli obiettivi di potenza espansionistica del futuro duce che
coltivava il sogno di governare un popolo italiano forte e numeroso, il che l’ha portato ad
imporre una legge contro l’aborto,, che ai suoi occhi rappresentava un atto contro la specie
umana. 35

La tematica nazionalistica va quindi di pari passo con l’oppressione del corpo femminile,
prezioso per quanto concerne la sua capacità riproduttiva. 36 Questo cambiamento ideologico
si rivela ben visibile analizzando la stampa periodica dell’epoca fascista. All’inizio degli anni
Venti le pubblicazioni testimoniano una consapevolezza della nuova identità femminile
mentre le riviste della fine degli anni Venti mirano ad esaltare la maternità. 37 Ciononostante
circolano testi critici del tutto clandestini, che indicano lo scetticismo nei confronti del potere.
«Gli anni di militanza nelle organizzazioni femminili e femministe dei primi due decenni del
secolo (...) hanno inevitabilmente lasciato una traccia profonda» 38 nell’immaginario collettivo.
Troviamo i primi segni del grande contributo femminile nella ribellione partigiana: queste
donne sono considerate le madri del femminismo odierno.

32
   Dittrich-Johansen Helga, in: op. cit., cit. p. 221.
33
   Ibid., p. 215.
34
   Ibid., p. 212.
35
   Passerini Luisa, «The interpretation of democracy in the Italian women’s movement of the 1970s
and 1980s», in Women’s Studies, Vol. 17, No. 2/3, 1994, pp. 235-239, p. 238.
36
   Salvati Mariuccia, «Tra pubblico e privato: Gli spazi delle donne negli anni Trenta», in Studi Storici,
Anno 38, No. 3, 1997, pp. 669-692, p. 673., p. 680.
37
   Dittrich-Johansen Helga , in op. cit., p. 229.
38
    Ibid., p. 236.
                                                                                                       15
1.2.3. Il boom economico

Come abbiamo visto nei sottocapitoli precedenti, nel corso della storia si è spesso ricorso alla
tradizione cristiana al fine di giustificare l’esclusione femminile dai ruoli pubblici attraverso
la ripresa del modello materno-oblativo.39 Anche nell’immediato dopoguerra si è tentato di
rendere invisibile il contributo femminile nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza al
fine di ritornare alla ripartizione tradizionale dei ruoli sessuali. Di conseguenza il modello
cattolico di femminilità viene riproposto e si ritrova perfino «lo stereotipo della donna
contadina protagonista e responsabile dell’arretratezza delle campagne.»40 È grazie alla
ricerca di ispirazione femminista negli anni Settanta che viene dimostrata l’inadeguatezza di
queste rappresentazioni. 41
Eppure, l’immagine della donna che si sacrifica per la sua famiglia perde lentamente forza
visto che la modernizzazione va di pari passo con la secolarizzazione della società. Vale a dire
che le esperienze della guerra e del boom economico hanno portato all’elaborazione di nuove
aspirazioni di tipo sociale 42 che vengono perfettamente simbolizzate dalla conquista del
suffragio universale, che rappresenta per la donna una presa di coscienza della propria
autonomia e individualità.43
Possiamo quindi affermare che il boom economico – un’espressione che si usa per indicare il
periodo tra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni Settanta, caratterizzato
da un’enorme crescita economica e sviluppo tecnologico – ha condotto al cambiamento
definitivo della situazione della donna occidentale. Le numerose invenzioni che sorgono a
partire dalla fine dell’Ottocento e che accumulano una velocità eccezionale durante il boom
economico hanno condotto ad un totale capovolgimento culturale delle pratiche quotidiane del
mondo occidentale. La sostituzione dei vecchi modelli di consumo con i nuovi mette in moto
il processo di individualizzazione che va di pari passo con la massificazione della cultura. Da
un lato, la creazione del mercato consumistico sottolinea l’importanza della realizzazione dei
sogni personali attraverso l’acquisizione di beni, e visto che la donna è responsabile degli
affari domestici e gestisce i consumi familiari, ha un ruolo di rilievo in questo processo.
Dall’altro, la diffusione dell’informazione passa ad un livello nazionale grazie all’invenzione
della televisione e, ben prima, della radio. Vale a dire che i media «ebbero per le donne una

39
   Guidi Laura, in: op. cit., p. 576.; Salvati Mariuccia, in: op. cit., p. 672, 676.; Dittrich-Johansen
Helga, in: op. cit., p. 209.
40
   Signorelli Amalia, in: op. cit., p. 234.
41
   Ibid., p. 235.
42
   Salvati Mariuccia, in: op. cit., p. 673.
43
   Ibid., p. 230.
                                                                                                    16
funzione che, prima di essere conformizzante e omologante, fu democratizzante.» 44
Attraverso i media le donne sono poste davanti all’esistenza di altri modi di vivere, il che fa
«maturare a livello di massa un’idea del diritto all’uguaglianza.» 45
Un altro grande fattore dei mutamenti socioculturali degli anni Cinquanta e Sessanta che
dobbiamo prendere in considerazione è quello del movimento migratorio. 46 Per le donne che
accompagnano il marito, lo spostamento significa il primo approccio ad altri ambienti, il che
provoca una comparazione personale tra due ambiti di esperienza. 47 L’accesso al lavoro
significa l’inizio del processo dell’uscita dalla sfera privata in quanto implica la possibilità
dell’indipendenza economica, che porta a dei cambiamenti significativi sui rapporti di potere
all’interno della famiglia. Questo mutamento conduce perfino all’alterazione delle tradizioni
culturali che governano la divisione dei benefici comuni. 48 Ad esempio, ora anche le figlie
possono garantire la sicurezza economica, prima affidata soltanto ai ragazzi, e la loro
posizione nella famiglia, di conseguenza, migliora.

44
   Signorelli Amalia, in: op. cit., cit. p. 238.
45
   Ivi.
46
   Ibid., p. 239.
47
   Ibid., p. 240.
48
   Sen Amartya, Le donne sparite e la disuguaglianza di genere, in: AA.VV. Genere: la costruzione
sociale del femminile e del maschile, pp. 149-151.
                                                                                              17
2. La posizione di Dacia Maraini nel movimento neofemminista

La stesura di questo capitolo è dedicata all’analisi della posizione attuale di Dacia Maraini
all’interno del movimento femminista, un’analisi interessante dopo una carriera di oltre
sessant’anni come scrittrice impegnata. Pallotta, nel saggio Dacia Maraini: From alienation
to feminism49, attraverso l’analisi del lavoro scritto da Maraini, illustra come lo stile
dell’autrice ha subito una grande trasformazione, in quanto ogni lavoro rispecchia le tendenze
femministe presenti in quell’epoca.50 Lo stile è quindi variabile come la posizione della donna
all’interno della società italiana. È possibile distinguere due tipi di scrittura all’interno del suo
lavoro che si possono anche ritrovare nella maggior parte della letteratura femminista: la
narrativa che enfatizza il rapporto individuale con la realtà, puntando l’attenzione sulle
riflessioni psicologiche che spuntano fuori durante queste azioni, e quella costituita
dall’approccio didattico che critica la condizione femminile, cercando così di modificarla.51
Tuttavia, lo studio di Pallotta risale al 1984, e non fornisce altre risposte per quanto riguarda
lo stile attuale della scrittrice. Perciò analizzeremo una raccolta pubblicata nel 2010 al fine di
vedere gli ultimi cambiamenti teorici presi da Maraini. Questo compito si manifesta difficile
visto che il femminismo non si è mai presentato come un movimento omogeneo con
un’ideologia ben strutturata e con un programma unico. 52 Nonostante l’obiettivo comune di
cambiare la posizione subordinata della donna all’interno della società patriarcale, i metodi
applicati dal movimento al fine di ottenere questo cambiamento si differenziano assai. Ne
consegue che è difficile fare una netta separazione tra la seconda ondata e la terza ondata.
Cominceremo presentando brevemente la scrittrice, il che ci permetterà di chiarificare perché
alcuni temi ritornano costantemente nella sua scrittura. Poi, si passerà alla presentazione in
modo generale delle caratteristiche del movimento femminista degli anni Settanta
differenziandole dalle preoccupazioni del femminismo contemporaneo. La nostra distinzione
tra le due ondate si baserà sulla presentazione del contesto socio-culturale italiano che si è
trasformato negli ultimi decenni. Sottolineeremo in primo luogo l’influenza della
globalizzazione, messa in moto dal boom economico. Vedremo inoltre come il contesto

49
   Pallotta Augustus, «Dacia Maraini: From Alienation to Feminism», in World Literature Today, Vol.
58, No. 3, 1984, pp. 359-362.
50
   Ibid., p. 360.
51
   Ivi.
52
   Colombo Daniela, «The Italian Feminist Movement», in Women's Studies International Quarterly,
Vol. 4, No. 4, 1981, pp. 461-469, p. 466.
                                                                                                  18
specifico italiano ha fatto sì che il femminismo si differenziasse da quello anglosassone e
come nella cultura globalizzata esista un’influenza riconosciuta reciproca.

     2.1. Autore

Dacia Maraini nasce a Fiesole nel 1936 da una famiglia d’artisti, perciò si appassiona fin da
giovane all’analisi innovativa delle problematiche della società contemporanea. Prima che la
guerra scoppiasse in Italia, la famiglia si trasferisce in Giappone, dove è costretta a vivere in
un campo di concentramento per un periodo di tre anni. Quest’esperienza segna fortemente
l’anima della giovane scrittrice, a tal punto che rappresenterà un tema ricorrente all’interno
delle sue opere. Il ritorno in Italia segna un punto di svolta nella sua vita. Rappresenta la
prima volta che la scrittrice si deve confrontare con la società patriarcale e con certe regole
che sono imposte sulle giovani ragazze. La letteratura non costituisce soltanto un ottimo
mezzo di aiuto per imparare la lingua italiana, ma rappresenta allo stesso tempo un ottimo
modo per evadere dall’educazione opprimente siciliana (per la scrittrice ciò avviene
soprattutto nella lettura di romanzi di viaggio). Dopo il divorzio dei genitori, Maraini segue
suo padre trasferendosi a Roma. Li ottiene i suoi primi successi letterari con la pubblicazione
dei suoi racconti in alcune riviste. Da quel momento in poi, i suoi scritti vincono dei premi
prestigiosi e vengono adattati per lo schermo. La scrittrice sarà ricordata per la sua dedizione
alla condizione della donna. Cerca appunto di rivalutare il ruolo della donna, opponendosi
ardentemente alla società patriarcale.

Un altro aspetto di fondamentale importanza nella formazione della femminista è
rappresentato dai viaggi intrapresi, spesso in compagnia di Pier Paolo Pasolini ed Alberto
Moravia, autori che hanno segnato il Novecento letterario italiano. La seduzione dell’altrove
rappresenta in effetti una rievocazione dei suoi viaggi nel corso della sua vita. Irisch Braschi,
ha perfino girato il documentario di tono biografico Io sono nata viaggiando53 in cui segue
Maraini in un suo viaggio in Egitto. Contiene allo stesso tempo una testimonianza
dell’importanza di questi viaggi che le hanno permesso di accorgersi dell’assenza di verità
universali.

     2.2. Il movimento neofemminista italiano

53
   Si vede in merito il sito di Rai Storia, dove è disponibile l’intero documentario Io sono nata
viaggiando, diretto da Braschi Irish: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-
126ff529-99bb-4f8f-ad4d-1ddcfc41165e-cinema.html (ultima verifica 14/07/2016)
                                                                                              19
2.2.1. Protofemminismo

La fase protofemminista di Maraini - ovvero i lavori pubblicati prima del 1970, la data di
nascita del movimento neofemminista- comporta una raccolta e tre romanzi, tra i quali L’età
del malessere pubblicato nel 1963 che ha conosciuto un grande successo.
Confronteremo brevemente questo romanzo conLa seduzione dell’altrove al fine di analizzare
l’eventuale presenza di indizi che indicano cambiamenti della teoria femminista di Maraini.
L’età del malessere racconta le avventure di una ragazza adolescente di nome Enrica, che
affronta la vita in modo molto passivo: la scuola non le interessa e vive anche i suoi rapporti
amorosi in modo distaccato. Cerca di acquisire più autostima, scatenandosi a livello sessuale.
Pallotta    identifica     questo      straniamento       della     realtà     come’espressione        di
disorientamentosociale e psicologico femminile, radicato nella sua consapevolezza passiva
che non può essere concordata con la realtà.54 Attraverso il comportamento passivo dei
protagonisti femminili, Maraini affronta la problematica dell’incapacità femminile di prendere
il destino nelle proprie mani. Dalla citazione seguente, estratta da Africa: donne e piccoli
soldati ne La seduzione dell’altrove si capisce subito che la visione della Maraini ha subito
una fondamentale trasformazione:
        Nondimeno sono proprio le donne che permettono la sopravvivenza dei villaggi con il loro
        piccolo commercio, che portano avanti a rischio della vita. Sono loro che garantiscono
        l’approvvigionamento della legna per cucinare, tagliando i rami nei boschi e caricandoli sulla
        testa. (p. 26)55

Anche negli altri racconti Maraini parla di donne che sono state coraggiose, non soltanto in
quanto lottano per cambiare la propria condizione, ma anche per migliorare la sorte di tante
altre persone. In questo passo Maraini parla della condizione delle donne nei paesi in tempi di
guerra e vediamo come per lei i compiti che le donne devono svolgere non rappresentano un
segno di emancipazione. Al contrario, critica come la

        guerra riduce le ragazze a rango di prede, le donne adulte a rango di serve e infermiere. (p. 27)

La scrittrice, che ha trascorso due anni della sua vita in un campo di concentramento in
Giappone, è particolarmente ostile nei confronti della guerra, tale che vi dedica un’intera parte
della raccolta Sogni e Guerre. Si oppone all’idea che i conflitti armati possano arrecare
vantaggi.

54
 Pallotta Augustus, in: op. cit., p. 360.
 I frammenti testuali che s’intendono estratti da: Maraini Dacia, La seduzione dell’altrove, BUR,
55

Milano, 2012. saranno d’ora in poi messi a testo con la sola indicazione della pagina.
                                                                                                       20
Alle volte si pensa che una guerra vissuta fra privazioni, malattie, morti, macerie, crei
       solidarietà fra gli abitanti di una città, di una famiglia. Ma non è così. Il peggio della guerra è
       che tutto, anche i sentimenti più intimi, vengono condizionati dall’odio e dal sospetto che si
       scatenano fra parenti, fra amici, fra amanti, fra generazioni diverse. La guerra insomma, anche
       quando uccide e ferisce, inocula un veleno potente che corrompe la linfa vitale delle coscienze
       rendendole fiacche e nemiche di se stesse... (p. 105)

Ciononostante, dobbiamo prendere in considerazione il fatto che la guerra in Europa ha
condotto alla messa in discussione dei ruoli sessuali. Luisa Passerini afferma in effetti come il
contesto del dopoguerra ha messo in moto due fenomeni che stanno alla base della nascita del
neofemminismo.56 Innanzitutto, il cambiamento nel comportamento consumistico che ha,
come evidenziato prima, alterato l’autopercezione femminile. Bauman identifica questo
comportamento consumistico come una deregolamentazione avanzata della condizione umana
che è direttamente collegata all’individualismo che governa la società contemporanea.
Evidenzia che l’uomo ricorre al comportamento consumistico per potersi realizzare in una
società instabile che si rinnova costantemente, cercando ogni volta di rinascere e di costruire
la propria identità.57 Il secondo fenomeno, che secondo Passerini rappresenta una propulsione
al neofemminismo, è la marginalizzazione della donna, vale a dire che i tentativi delle
istituzioni di reinserire la donna nella sfera privata incontrano molta resistenza.

Nel dopoguerra si formano in effetti due organizzazioni esclusivamente femminili: Il CIF
(Centro Italiano Femminile) che ha una visione tradizionale sull’identità femminile e l’UDI
(Unione Donne Italiane) che è nata nel 1944 e che ha l’obiettivo di riflettere su questioni
femminili indipendentemente da visioni politiche. Tuttavia è emerso in realtà che l’UDI ha
adottato il pensiero del partito comunista. Vedremo nel sottocapitolo seguente che questo dato
rappresenta la differenza con il movimento neofemminista che adotta un comportamento
strettamente separatista. Ciononostante, la popolarità dell’UDI dimostra che l’interesse del
problema gender cresce sempre di più durante gli anni Sessanta. Accanto alla pubblicazione
di libri femministi – tale Il secondo sesso58 di Simone de Beauvoir – prima censurati, si
organizzano lezioni di cui le più popolari sono quelle che mettono le donne al corrente della
propria specificità corporea. Si veda come, contrariamente alla tradizione – che insegna le
ragazze che il matrimonio e la creazione della propria famiglia costituiscono il valore
supremo – l’importanza dell’istruzione scolastica venga sottolineata.

56
   Passerini Luisa, The Women’s Movement in Italy, in AA.VV. Visions and Revisions: Women in
Italian Culture, p. 168.
57
   Bauman Zygmunt, Consuming Life, Polity Press, Cambridge, 2007, p.49.
58
   De Beauvoir Simone, Le deuxième sexe, Gallimard, Paris, 1949.
                                                                                                       21
Occorre aggiungere che già negli scritti di Wollstonecraft l’inaccessibilità delle donne
all’istruzione è considerata l’origine della sottomissione femminile:

       Le donne si trovano dunque a vivere in questa deplorevole condizione: per difendere la loro
       innocenza, eufemismo per ignoranza, le si tiene ben lontane dalla verità e si impone loro un
       carattere artificioso, prima ancora che le loro facoltà intellettive si siano fortificate.59

Un altro libro che esplora in modo approfondito la questione dell’istruzione scolastica e che
risiede perfino alla base della seconda ondata femminista è The Feminine Mystique60,
pubblicato nel 1962. All’interno di questo libro la scrittrice americana Betty Friedan va alla
ricerca delle cause del sentimento infelice che molte donne americane hanno provato durante
gli anni Cinquanta. Scopre – attraverso la tecnica dell’intervista – che questo sentimento è
dovuto all’insoddisfazione che scaturisce dalla loro limitata libertà di scelta nella società
patriarcale. Friedan sottolinea perciò che bisogna introdurre altri modelli di identità femminile
che sono basati sulle capacità intellettuali delle donne. In questo contesto l’accesso
all’istruzione e al mondo lavorativo è di fondamentale importanza in quanto rappresenta il
metodo per eccellenza in grado di far allontanare le donne dall’istituzione opprimente che
rappresenta la famiglia. Ed infatti, ne L’età del malessere il matrimonio della mamma di
Enrica rappresenta il crollo delle sue aspirazioni, ambizioni e certezze. Perciò lei spinge sua
figlia a studiare e ribadisce l’importanza dei suoi risultati scolastici. Il diploma rappresenta in
effetti un punto di svolta per Enrica che la rende cosciente del fatto che ha vissuto in funzione
di altri e che la spinge a prendere la vita nelle proprie mani, tagliando ogni legame con i
ragazzi che l’hanno usata come gioccatolo.

Per esempio, ne La seduzione dell’altrove ritroviamo il tema dell’istruzione femminile che
Maraini non affronta soltanto quando parla di come si reca spesso in ambienti universitari per
discutere della condizione della donna, ma tratta anche questioni problematiche quale
l’analfabetizzazione in Somalia. 61 Nondimeno, contrariamente a L’età del malessere, si nota
come Maraini ritiene, dopo un’esperienza in Texas, che l’istruzione scolastica non sia
sufficiente per effettuare un profondo cambiamento dell’atteggiamento nei confronti di donne.
L’autrice italiana scrive appunto come, mentre camminava in un campus universitario in
Texas, si è trovata davanti ad un manifesto in cui si avvisavano le ragazze di evitare certe
zone di notte per via del rischio di essere violentate. Nel brano seguente esprime la sua
confusione:

59
   Wollsonecraft Mary, in: op. cit., cit., p. 126.
60
   Friedan Betty, The Feminine Mystique, Norton, New York, 1963.
61
   L’intero brano si trova alla pagina 26.
                                                                                                22
Ma come è possibile? Eppure è così e ciò dimostra quanto nasconda di non risolto la apparente
        educazione alla riservatezza. Lo sguardo, costretto all’interiorità, pare si trasformi, in certi
        momenti di esaltazione, soprattutto alcolica, in odio e rapina. (p. 111)

Questo comportamento aggressivo, che spunta fuori durante momenti di perdita di
autocontrollo, prova che il problema dell’egemonia maschile è ancora profondamente radicato
e che non va soltanto risolto attraverso lo studio.

Nel capitolo più esteso Sul lago Turkana con Alberto Moravia di La seduzione dell’altrove
Maraini descrive il viaggio che ha intrapreso insieme a Moravia e Pasolini in Kenya per girare
un documentario televisivo sugli Elmolo, una popolazione arcaica di pescatori e pastori
nomadi. Quando lei parla con la popolazione locale nota come l’istruzione scolastica non
viene ancora universalmente considerata come un dato indispensabile nella formazione di una
ragazza.

        Al contrario degli uomini e specialmente dei ragazzi che passano ore attorno ai nostri
        strumenti tecnologici, le ragazze sembrano scevre di curiosità. «La curiosità è pericolosa per la
        docilità femminile.» Per questo è considerato sconveniente mandare una bambina a scuola. I
        ragazzi frequentano le lezioni, imparano l’inglese. Le ragazze no. «Non ne vale la pena» mi
        dice un anziano «sono come le capre, sanno solo mangiare e dare cornate.» (p. 156)

All’interno della cultura elmolo si ritiene quindi che la donna sia biologicamente inadatta
all’istruzione.
Si tratta di uno stereotipo che entrerà in crisi in Italia, insieme all’intera cultura tradizionale.
Negli anni Sessanta la legittimità della cultura tradizionale viene sempre di più messa in
discussione fino allo scoppio della rivoluzione del Sessantotto. Anche se quest’anno
simbolizza in primo luogo la rivoluzione studentesca, gli eventi hanno esercitato un’influenza
diretta sul femminismo in quanto gli studenti hanno difeso i propri diritti, creando un
sentimento di collettivismo a livello internazionale. Le donne hanno tratto ispirazione dalla
dedizione con cui militavano gli studenti per un futuro migliore e hanno di nuovo creduto
nella possibilità di una nuova condizione femminile. Gli eventi del Sessantotto hanno inoltre
reso possibile l’analisi della divisione dei ruoli sessuali a livello politico.
Benché non si sia verificata una rivoluzione sul piano legislativo, l’anno Sessantotto
rappresenta una data determinante nella storia del femminismo in quanto ha permesso il
cambiamento mentale delle donne, facendole credere nella possibilità di miglioramento. Da
quel momento in poi, l’azione femminista consiste nella creazione di numerosi gruppi di
autocoscienza indipendenti che mirano a riflettere sull’identità femminile. Questa grande
partecipazione della popolazione femminile segna l’inizio della storia in cui la donna si vede

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su grande scala come soggetto e non soltanto come oggetto.62 Nel documentario Io sono nata
viaggiando, Maraini descrive l’anno Sessantotto perfino come un «momento di grazia» 63 in
cui si è scardinata «la passività politica che caratterizzava la società italiana»64, comparabile
al periodo del Risorgimento e della Resistenza. Anche Maraini si sentiva chiamata a
partecipare al progetto comune e ha di seguito fondato una compagnia teatrale nella zona di
Centocelle nel 1969. Mettendo in scena donne forti alle redini del proprio destino , attraverso
l’azione sia a livello politico, pubblico e individuale, i suoi testi teatrali si collocano nel suo
programma femminista che enfatizza il legame tra le esperienze individuali che le donne
vivono quotidianamente e le strutture politiche presenti nel paese. 65

     2.2.2. Gli anni Settanta

L’apparizione nel 1970 dei gruppi Annabasi e Rivolta femminile viene generalmente vista
come la nascita del movimento neofemminista. Esiste più costetazione sulla data 1980, in cui
ebbe luogo la dimostrazione pubblica per la legislazione della violenza contro le donne. Per
alcuni questa data rappresenta la fine del femminismo , per altri - come Cammarota e
Colombo - l’inizio della transizione verso una nuova fase.
Dopo quanto citato sopra, possiamo affermare che il movimento femminista ha già giocato un
gran ruolo nella ridefinizione del soggetto femminile. Ci poniamo allora la domanda perché il
periodo tra il 1970 e il 1980 è particolarmente rimasto impresso nella memoria collettiva. Il
valore fondamentale del decennio risiede soprattutto nel fatto che il movimento adotta un
metodo separatista.

     2.2.2.1.   Carattere separatista

In un primo momento, il movimento italiano si ispira agli scritti sull’emancipazione
femminile che circolano a livello internazionale. Sono soprattutto i testi provenienti del
movimento della liberazione femminile americana che godono di grande interesse. 66 Questa

62
   Passerini Luisa, The Women’s Movement in Italy, in AA.VV. Visions and Revisions: Women in
Italian Culture, p.177.
63
   Io sono nata viaggiando, diretto da Braschi Irish.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-126ff529-99bb-4f8f-ad4d-1ddcfc41165e-
cinema.html (ultima verifica 14/07/2016)
64
   Ibid.
65
    Mitchell Tony, «“Scrittura femminile”: Writing the female in the plays of Dacia Maraini», in
Theatre Journal, Vol. 42, No. 3, 1990, pp. 332-349, p.333.
66
    Bracke Maud Anne, «Our bodies, ourselves: the transnational connections of 1970s Italian and
Roman feminism», in Journal of Contemporary History, Vol. 50, No. 3, 2015, pp. 560-580, p. 564.
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