Cardinali del Marketing - Smart Marketing

Pagina creata da Veronica Mazza
 
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Cardinali del Marketing - Smart Marketing
La Copertina d’Artista – Le 4 Virtù
cardinali del Marketing
Un’impronta, o meglio un’orma, stilizzata fa mostra di sè sulla Copertina d’Artista di questo numero
di Aprile 2021, dedicato alle 4 (+1) Virtù cardinali del Marketing.

Perché orma e non impronta, visto che, se interrogate il “Thesaurus” del Word del vostro pc,
sicuramente ve li propone come sinonimi?

La risposta è nell’etimologia delle parole: impronta devirerebbe dalla variante dell’antico
imprentare, che deriva dal francese empreindre, imprimere, a sua volta dal latino imprimere, che
significa lasciare un segno.

Invece orma, secondo la maggior parte degli studi, deriverebbe da ormare, forse dal greco ὀσμάω,
cioè “fiutare”, ma anche “odore”.
Cardinali del Marketing - Smart Marketing
Ed infatti l’immagine, più che imprimersi nella nostra mente, ci lascia una traccia, forse un odore o
un profumo, che, in un accesso di sinestesia, interroga altri sensi oltre la vista.
Cardinali del Marketing - Smart Marketing
L’immagine infatti è densa e stratificata, c’è come detto l’impronta stilizzata, resa con solo tre colori
dalle partiture piatte e in tinte piene, ma c’è dell’altro, ci sono cinque grandi iniziali, e altre scritte
che compongono l’immagine, e, se guardiamo con più attenzione, vi scoviamo altre piccole impronte,
di uccello, al centro dell’orma più grande e un curioso sfondo che emerge qua e là, composto da
celle esagonali.

Certo, l’impresa di sintetizzare 4 + 1 Virtù cardinali del Marketing in una sola immagine non era un
compito facile, e l’artista, Feny Parasole, ha deciso di ricercare le cinque virtù nel mondo animale.
Ed allora, quasi come in un’opera concettuale, i concetti e le idee diventano più importanti di un
supposto e spesso frainteso senso estetico.

L’opera è, come il nostro numero, un vero manifesto per una nuova etica del marketing, un
programma, anche politico, di concetti ed idee che dobbiamo non solo conoscere, ma sforzarci di
applicare nelle nostre vite non solo lavorative.

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a carriera della Camera dei Deputati a Montecitorio.
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Pazienza, Sostenibilità, Gentilezza e Perseveranza (+ coraggio) diventano allora nell’interpretazione
dell’artista altrettanti animali che biologicamente e metaforicamente rappresentano al meglio quelle
stesse virtù.

Chi è più paziente di un Asino? Animale allevato da millenni proprio per la sua pazienza ed estrema
docilità, tanto da renderlo uno degli animali più utilizzato nella pet therapy con soggetti affetti dal
disturbo dello spettro autistico.

Animali come la Gazza, la Cornacchia e la Volpe sono spesso definiti dagli ambientalisti “animali
sentinella”, poiché, vivendo nelle vicinanze di agglomerati urbani piccoli e grandi, sono non solo i
primi garanti dell’ecologia dei quei territori ma, ahimè, anche i primi vettori delle malattie, che
spesso insorgono in quegli stessi luoghi.

           Scopri il nuovo numero: “Le 4 Virtù cardinali del
                             Marketing”
  Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi
  proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di
  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
  azioni.

Chi mai potrebbe essere più gentile di una Mucca, selezionata e allevata per millenni dall’uomo per
il suo latte, la sua carne e la sua pelle? Animale così simbiotico con l’uomo da essere diventato un
simbolo di brand e loghi di importanti aziende (Milka, Fruttolo, etc.).

La perseveranza è rappresentata dal Mulo, un animale ottenuto incrociando un asino e una cavalla,
per ottenere ibridi più robusti dell’asino, più docili del cavallo, ma con accentuate le caratteristiche
positive di entrambi gli animali.

Infine il Tasso del miele, animale poco conosciuto, ma che gli etologi di tutto il mondo ritengono
l’animale più coraggioso di tutti. Un’animale, per capirci, lungo poco più di un metro, coda
compresa, alto una trentina di centimetri e del peso raramente superiore ai 15 kg, che non ha paura
ad affrontare predatori 2 o 3 volte più grosse di lui.

E sembra quasi di vederli, adesso, questi animali, sentirne il calore, annusarne l’odore, rinvenirne le
orme. Orme che, secondo i linguisti, hanno un significato figurativo più profondo e con un senso più
accentuato e individualizzante rispetto a traccia e impronta. Gli animali lasciano orme nel mondo,
sembra dirci Feny Parasole, mentre noi umani lasciamo impronte, alle volte ferite, e siamo l’unico
animale che sta rischiando di distruggere lo stesso pianeta che lo ospita.
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o alla carriera della Camera dei Deputati a Montecitorio.

Forse, sembra il suggerimento dell’artista, dovremmo ispirarci alla natura, agli animali, perché solo
in questo modo lasceremo dietro di noi, come singoli e come specie, delle impronte significative, che
rappresentino il meglio di ciò di cui siamo capaci.

È lei stessa ad affermarlo, in un breve scritto che mi ha inviato insieme all’opera stessa e che io vi
riporto integralmente:

  Mi ispirano le quattro virtù da voi proposte perché secondo me il marketing del futuro deve
  seriamente trovare il coraggio e la perseveranza di affondare le sue nuove radici nelle virtù che
  rendono l’uomo nobile e felice. Deve farlo con e per gentilezza verso se stesso e il Mondo, in modo
  sostenibile, affinché tutto duri e dia certezze, soprattutto ai giovani. Deve riuscire a regalare
  impronte positive e indelebili, in memoria di un nuovo cammino etico, consapevole e onesto, che
  basi le sue scelte sulla libertà consapevole e non sulla gestione degli impulsi.
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Feny Parasole, classe 1965, di Cherasco (Cn), ma
  nata a Bra (Cn) e di origini siciliane. Dalle radici
  sicule eredita una grande passione per l’arte e la
  manualità. Il lavoro e la vita, in qualche modo,
  riescono a distrarla dalla sua “natura”, ma solo
  temporaneamente: all’inizio degli anni ’90,
  insieme ad una socia, apre un laboratorio di
  ceramiche artistiche, “Pane, amore e fantasia”,
  che di lì a 5 anni riceve un prestigioso
  riconoscimento: Premio di Imprenditoria Artigiana
  – Anno 1997, conferito dalla Confartigianato di
  Bra. Nel 2001 il suo laboratorio aderisce al Marchio Eccellenza Artigiana – 2001 della Regione
  Piemonte, un marchio doc delle lavorazioni artigiane che tutela le peculiarità e la qualità; inoltre
  il marchio le garantisce la partecipazione a fiere ed eventi nei quali entra in contatto con colleghi
  ed aziende e si fa conoscere su tutto il territorio nazionale.

  Partecipando ad una di queste fiere, Restructura 2002, organizzata dalla Confederazione
  Nazionale dell’’Artigianato (C.N.A.) di Torino, aderisce ad un concorso interno, la 1ª Edizione del
  Premio «Artigianato d’eccellenza e artistico», classificandosi al primo posto con un’opera, “Libero
  l’anima”, che rappresenta una donna in creta che esce dalla terra.

  La sua attività di ceramista si fonde totalmente con quella di pittrice, sperimentando avidamente
  tecniche e materiali alla ricerca di un eclettismo duro e puro.

  Per informazioni e per contattare l’artista: feny.sole@gmail.com

Ultime mostre ed attività:

2015 candidata al premio alla Cultura a Palermo con Sgarbi e Paolo Levi;

2016 catalogata da Vittorio Sgarbi nel filone “dalla figurazione al concettuale”;

2017 partecipa alla Triennale di Arti Visive di Roma su selezione di comitato scientifico a cui
partecipa Achille Bonito Oliva;

2018 premio alla Carriera presso la sala stampa della Camera dei Deputati a Montecitorio;

2019 quotata nell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini;

2020 Selezionata fra i centocinquanta artisti per il Tributo ad Amedeo Modigliani dalla Fondazione
Modigliani;

2021 Scelta dal Consorzio Roero per la realizzazione delle etichette istituzionali.

Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
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Le 4 virtù cardinali del Marketing -
L'editoriale di Ivan Zorico
Nell’era della tecnica, degli automatismi e della velocità,
c’è sempre meno spazio per il pensiero, il metodo e la
strategia.

Siamo affascinati dal tutto e subito, dalle incredibili potenzialità dell’ultimo tool, dai progressi
dell’intelligenza artificiale nel campo del marketing, dal raggiungere velocemente migliaia di
persone, dal contare il numero di follower, dal nuovo video virale, e così via.

Tutta questa disponibilità di strumenti, e la voglia di arrivare per primi (o anche solo di bruciare le
Cardinali del Marketing - Smart Marketing
tappe), spesso ci fa dimenticare una regola abbastanza semplice, ed anche per questo molto
sottovalutata: senza una vera conoscenza della materia, difficilmente riusciremo a
raggiungere quello che ci siamo prefissati (e soprattutto confermarlo nel tempo). Uno
strumento, per quanto performante che sia, agisce sempre secondo le indicazioni che riceve. La
mano fa quello che le dice il cervello, non viceversa. Per dirla in altri termini, “La potenza è
nulla senza il controllo”.

Prendendo in prestito un’espressione calcistica, potremmo
dire che bisogna (ri)partire dai fondamentali.
Se guardiamo i casi di successo, se li analizziamo in profondità e non ci facciamo abbagliare da
quello che fa più luce – il successo stesso –, ci accorgeremo che dietro c’è sempre uno studio, un
disegno, un lavoro. Poi certo, oggi disponiamo di strumenti in grado di amplificare (se usati
correttamente) in tempi abbastanza brevi la portata delle nostre azioni, ma non dobbiamo
commettere l’errore di scambiare l’effetto con la causa.

            Scopri il nuovo numero: “Le 4 Virtù cardinali del
                              Marketing”
  Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi
  proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di
  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
  azioni.

Mi rendo conto che, nel tempo in cui viviamo, c’è sempre meno spazio per la preparazione
e l’attesa. Proprio per questo motivo credo sia giusto prendersi del tempo per ritracciare le
coordinate e individuare dei punti – o virtù – cardinali in grado di guidarci in questo mare magnum
informativo e di stimoli continui.

I punti cardinali sono principalmente quattro, e al pari delle più alte virtù, sono direzioni e pilastri
da tenere sempre a mente per non sbagliare la rotta (o magari per ritrovarla se smarrita) e per
indirizzare correttamente le nostre azioni.

Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le
nostre 4 virtù cardinali del marketing.
Pazienza
La pazienza viene spesso confusa con l’attesa inattiva dell’ineluttabile. Ossia una virtù
all’apparenza non proprio positiva perché in qualche modo riconduce ad un altro concetto, quello
della passività. Se fosse così, o se la intendessi così, di certo non l’avrei inserita tra le virtù a cui
tendere. Ben altro è il senso da cogliere. Affinché un progetto cresca, sia esso di natura
personale o professionale, ha bisogno di tempo. Questo aspetto dobbiamo averlo sempre
presente. Sviluppare la virtù della pazienza, ci permetterà di fissare degli obiettivi e di avere la
capacità di portarli avanti nel tempo. Quante volte hai lasciato perdere troppo in fretta un progetto
perché quello che volevi richiedeva più tempo di quanto pensavi o, meglio, di quanto eri disposto a
sopportare? Come vedi la pazienza non è sinonimo di passività, ma di azione ponderata.
Cardinali del Marketing - Smart Marketing
Perseveranza
Agganciata alla pazienza, c’è un’altra virtù troppo spesso bistratta: la perseveranza. Perseverare
non è affascinante (come la pazienza) e non crea titoli di giornale. Hai mai visto un titolo del genere:
“Grande successo ottenuto dopo dieci di lavoro costante”? Molto più facilmente avrai visto questo:
“Grande successo ottenuto in soli sei mesi”. È proprio nella perseveranza che si trova invece la
chiave per raggiungere i propri obiettivi. Poniamo il caso che vuoi scrivere un libro per poi
magari pubblicarlo in self-publishing e promuoverlo sulle varie piattaforme social. Scrivere 200/300
pagine non è cosa semplice: come puoi riuscirci? Ecco, perseverare significa mettersi ogni giorno a
scrivere un certo quantitativo di pagine. Anche se non ne hai voglia, anche se quel giorno non sei
ispirato. Se l’obiettivo è chiaro – scrivere un libro – è con la perseveranza che sarai in grado di farlo.

Sostenibilità
Se c’è un tema che ci porteremo avanti a lungo, certamente sarà quello della sostenibilità. Una
sostenibilità non solo legata alla cura dell’ambiente, ma ampliabile a tutta una serie di
altre situazioni. La nostra società sta cambiando e le spinte di rinnovamento arrivano da più parti.
Oggi le persone pretendono prese di posizioni forti da parte delle aziende. Il marketing e la
comunicazione sono chiamati ad un cambio di passo vero. I maggiori brand lo hanno capito, e
sembrerebbe anche le istituzioni. Non si può più pensare di continuare a perpetrare logiche passate:
dalla realizzazione del prodotto allo scaffale, passando per la sua promozione. Tutto deve essere
rivisto secondo un approccio sostenibile (e aggiungerei anche etico). Se vuoi fare la differenza
nei prossimi anni, non puoi prescindere da tutto questo.

Gentilezza
Al pari della pazienza, anche la gentilezza non sempre ha goduto di ottimi favori. Diciamoci la verità:
preferiamo essere considerati forti piuttosto che gentili. Una persona gentile spesso viene definita
buona, se non addirittura buonista (nel suo senso più negativo). Nulla di più sbagliato. Dal mio
punto di vista, una persona gentile è una persona sicura di sé, che non ha bisogno di alzare la
voce perché crede in quel che dice ed è anche una persona capace di creare un clima disteso e
collaborativo intorno a sé. E, tra parentesi, se anche fosse buona, o buonista, non ci vedrei nulla di
male, anzi. In un ambiente dove viene promosso questo approccio (che per essere efficace deve
essere vero e non soltanto fintamente riprodotto), le idee affiorano ed il confronto attivo diventa di
uso comune. In un mondo sempre più inondato dai dati, sarà proprio la capacità di discernerli a fare
la differenza. La componente umana quindi risulterà, quasi contro intuitivamente,
oltremodo centrale. Se poi riportiamo la gentilezza più propriamente al marketing e alla
comunicazione, ti chiedo… cosa preferisci: una azienda/professionista che strilla e che cerca di
convincerti a tutti i costi, o una azienda/professionista capace di parlarti e che cerca di persuaderti
della bontà della sua soluzione? Credo già di conoscere la risposta…

  Prima di salutarci, permettetemi una piccola nota: se non ve ne siete accorti questo è il nostro
  84simo numero in pubblicazione: abbiamo terminato il settimo anno di pubblicazione e Smart
  Marketing sta per entrare nel suo ottavo anno di vita. Per restare in tema con l’argomento del
  mese, essere arrivati sin qui è un reale piccolo segno di pazienza e perseveranza. Ma anche di
  sostenibilità ed etica: abbiamo sempre lavorato applicando rigorosamente le regole giornalistiche,
  anche in un periodo in cui le fake news e il clickbait sono ampiamente utilizzati per fare “numeri”,
  a tutti i livelli. E, infine, è un esempio di gentilezza: non alziamo mai i toni nei nostri contenuti e
Cardinali del Marketing - Smart Marketing
cerchiamo di spiegare ed approfondire con un linguaggio semplice (ma non banale) temi anche
  complessi. Spero che tutto questo sia visibile, ma soprattutto apprezzato da ognuno di voi. In tal
  caso, lasciami un commento…te ne sarei grato.

Buona lettura,

                                                                                            Ivan Zorico

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commenti. Rispondo sempre.
Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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Le 4 virtù cardinali del Marketing -
L'editoriale di Raffaello Castellano
Con questo numero del nostro magazine, che è l’84°, festeggiamo il nostro ottavo anno di vita,
costellata da 1362 articoli pubblicati (conteggiati al 26 aprile 2021), con una redazione di
collaboratori doc di circa 10 elementi, prevalentemente donne, e questo, permettetemi una nota di
orgoglio, molto prima che fosse di moda. Inutile dire che il tutto era nato un po’ per gioco, un po’ per
sfida al tavolino di un bar di Taranto nel Febbraio del 2014, quando il mio amico Ivan Zorico mi
propose questa sua idea, un poco bislacca ma anche parecchio attrattiva, di mettere su un mensile
online che trattasse i temi del marketing e della comunicazione e che strizzasse l’occhio ai social
network ed alle nuove tecnologie che da qualche anno si stavano diffondendo a macchia d’olio e
promettevano una terra promessa ricca di opportunità.

La proposta di fondare un mensile coincise con la partenza di Ivan Zorico verso quel di Milano, e da
allora la nostra amicizia e collaborazione professionale è continuata a distanza, in qualche maniera
siamo riusciti, non senza qualche burrasca e qualche cedimento, a far funzionare la “nostra storia”,
alla faccia di chi dice che i rapporti a distanza sono destinati a naufragare.

Smart Marketing in qualche maniera è, e lo è da 8 anni, la dimostrazione
che volere è potere!
Ma c’è di più, e credo che l’argomento scelto per questo numero lo dimostri in maniera lampante: a
guidarci, sostenerci e spronarci a non mollare sono stati una serie di valori condivisi, che quest’anno
di pandemia e lockdown hanno portato allo scoperto più che mai.
Pazienza, Sostenibilità, Gentilezza, Perseveranza (+ coraggio) hanno
rappresentato le nostre stelle polari, il nostro nord magnetico, la nostra
utopia, la terra promessa oltre l’orizzonte.
Cosa mai avremmo fatto in un mondo iperconesso e frenetico come quello in cui viviamo ed
operiamo se a guidare i nostri passi non fosse stata la pazienza?

Come ci saremmo rapportati con le generazioni future e con il nostro ambiente se a sostenere i
nostri progetti non ci fosse stata una chiara e profonda idea di sostenibilità?

Come avremmo superato momenti di stallo e piccole e grandi crisi, e come avremmo mai potuto
costruire e interagire con una redazione prevalentemente “rosa” se a dettare il nostro
comportamento non fosse stata la gentilezza?

Ed infine, quanti anni avremmo resistito, quando sarebbe fallito Smart Marketing, se il nostro
progetto non fosse stato all’insegna della perseveranza e del coraggio contro tutto e tutti? Una
perseveranza ed un coraggio spesso irrazionali, quasi all’insegna di una fede cieca e sorda, che
rigetta ciò che è perché crede senza ritegno e paura alcuna in ciò che sarà.

Il nostro percorso, intendo quello di Smart Marketing, è il manifesto di questi 4 + 1 valori che noi
abbiamo avuto ed in cui abbiamo creduto negli ultimi 8 anni.

Ed è con molto orgoglio e una puntina di timidezza che vogliamo condividere questi 4+1 valori con i
nostri lettori, perché siamo convinti che queste 4 +1 virtù cardinali (come abbiamo ribattezzato
quei valori) siano tutto ciò che occorre per riuscire nei vostri progetti, per diventare esseri umani
migliori, cittadini più consapevoli.

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Questo almeno è quello che è successo a noi, a tutta la redazione, al mensile stesso, che, come una
cosa viva, si è evoluto nel tempo, diventando altro, senza tradire le radici da cui partiva.

Allora, fidatevi! Per noi ha funzionato, Smart Marketing in un certo senso ha consolidato i valori da
cui siamo partiti, codificandoli nelle 4+1 virtù, e forse in una sorta di dottrina, che ci permette di
guardare al futuro con fiducia e speranza.

Io, Ivan e la redazione tutta vi invitiamo a seguire queste nuove quattro virtù del marketing,
Pazienza, Sostenibilità, Gentilezza, Perseveranza (+ coraggio), perché è tutto ciò che vi occorre
per diventare, come direbbe il grande poeta greco Pindaro, ciò che siete.

E se non avete la possibilità di fondare un vostro giornale o non avete ancora un vostro progetto
continuate a seguirci; chissà che, sulle nostre pagine, non troviate prima o poi l’ispirazione giusta.

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  proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di
  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
  azioni.

Permettetemi un’ultima digressione: questo traguardo dell’ottavo anno e dell’84° numero è stato
possibile grazie a due elementi fondamentali, la nostra redazione e gli artisti che da 7 anni e
più ci regalano la loro ispirazione per gli articoli e per la Copertina d’Artista. Non posso chiudere
questo editoriale senza nominare gli uni e gli altri.

La nostra redazione è composta da Stefania Alvino, Cristina Scarabot, Alessandra Zarzana,
Simona De Bartolomeo, Maddalena D’Amicis, Anna Carla Cunego, Ilenia Valleriani, Ilaria
Caroli, Fiorella Campagna, Oriana Giraulo, Roberta Acanfora, (l’ho detto che sono quasi tutte
donne), Domenico Palattella, Armando De Vincentiis, Christian Zorico e Luca Battista, ai
quali va il mio personale e sincero ringraziamento:

               “Grazie, senza di voi nulla di tutto questo sarebbe stato possibile!”

Per gli artisti ringrazierò, come rappresentante, quella di questo ultimo numero, Feny Parasole, che
si è ispirata al mondo animale per rappresentare le nostre 4+1 virtù del marketing:

   “Grazie Feny (e tutti gli altri artisti), senza l’arte e la cultura che trasudano dalle vostre
              splendide copertine Smart Marketing non sarebbe quello che è!”

Buona lettura.
Raffaello Castellano

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Pari opportunità, il mondo del lavoro che
non rende giustizia alla donna, anche nel
mondo del marketing.
Giustizia, un termine dibattuto sin dall’antichità, considerata dalla religione Cattolica come una delle
virtù cardinali, ossia le virtù morali di una vita dedicata al bene, alle quali fa riferimento anche
Dante nel primo canto del Purgatorio. “La giustizia” secondo la definizione del dizionario Treccani,
“è la virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui,
attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge”. È curioso riflettere
sull’iconologia classica del termine, rappresentata da una donna bendata che tiene in una
mano una bilancia, e nell’altra una spada. La benda rappresenta l’imparzialità (che non guarda
in faccia nessuno); la bilancia è simbolo di equità (la base del diritto); e la spada indica il potere nel
far rispettare i propri giudizi.

Se riflettiamo, però, appare curioso che il simbolo della
giustizia sia proprio una donna.
Perché è curioso? Perché la donna stessa è, in realtà, vittima delle principali ingiustizie, nel
mondo del lavoro e nel sociale, da sempre, e in quasi tutte le civiltà.

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L’attuale situazione italiana non appare particolarmente rosea, secondo uno studio di Global Gender
Gap Report 2018 condotto dal World Economic Forum, l’Italia occupa la 70° posizione su 149
Paesi nella capacità di colmare le differenze di genere, e il 17° posto su 20 Paesi dell’Europa
Occidentale. Nell’innovativo settore del Digital Marketing, ad esempio, c’è una chiara
disparità fra il nostro Paese e il livello europeo, a dimostrazione del fatto che, anche nei campi
emergenti, la donna continua a vivere le problematiche tipiche.

Il gap non riguarda il percorso di studi, ma specificatamente
l’entrata nel mondo del lavoro.
Secondo lo studio di Gender in marketing, le donne che aspirano ad un impiego nel marketing sono
il 21%, rispetto al 16% degli uomini, ma una volta trovato il posto sorgono dei problemi. È
ancora ben radicata in Italia la cultura del “presenzialismo”, idea stereotipata secondo la quale per
fare carriera occorra una presenza sul posto di lavoro che abbia una durata pressoché giornaliera,
cioè dal mattino alla sera, è difficile che le aziende consentano di raggiungere posizioni senior a chi
non lavora più di 8 ore al giorno. Secondo la ricerca di GWPR Annual Index 2000 le donne che
lavorano incontrano difficoltà nella cura dei figli (78%), nel mantenere un equilibrio tra vita privata e
lavoro (70%) e ritengono che il lavoro sia poco flessibile rispetto alle proprie esigenze di donna
(67%). Lo studio Gender in Marketing ha evidenziato che i responsabili marketing sono
uomini nel 62% dei casi, e le donne che ricoprono posizioni manageriali nel medesimo settore,
guadagnano l’11% in meno rispetto ai colleghi uomini, come espresso dal Marketing Week 2020
Carrer and Salary Survey. Anche nell’ultimo nefasto anno, quello della pandemia, nel quale sono
stati persi molti posti di lavoro, notiamo che a farne le spese sono state soprattutto le donne, l’Istat
ha stimato che a gennaio 2021 su circa 101.000 posti persi, 99.000 erano occupati da donne.

In una società nella quale abbiamo ancora bisogno di
imporre quote rosa sul lavoro, forse, tanta giustizia per la
donna non c’è.
Ed è in una citazione di Albert Einstein che troviamo lo spunto per riflettere su quanta tenacia
occorra ancora per migliorare la situazione, perché essere giusti non vuol dire necessariamente
promuovere giustizia: “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai
delinquenti, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.

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Marketing in love, la perseveranza è la
leva dell’acquisto.

Cos’è l’amore?
In realtà, non ne esiste una reale definizione perché si tratta di una esperienza talmente personale,
che si differenzia per ciascuno e l’unica cosa che accomuna tutti sta nel suo bisogno e nel suo
desiderio. L’amore non è, ma si vive e come cita un proverbio inglese “fa girare il mondo” e se lo
vediamo da un punto di vista di marketing, fa girare anche l’economia.

Ottenere più vendite prevede sicuramente delle buone azioni di marketing e ottime strategie
ma a nulla servono se non si “vende” con il cuore. Capire cosa c’è nella testa e nel cuore delle
persone, accettarne i bisogni, stimolarli, significa entrare in sintonia raccogliendo emozioni, le
stesse che ci colpiscono mentre guardiamo una campagna pubblicitaria. Lo spot ci piace se ci
emoziona, se ci coinvolge, se ci fa immedesimare a tal punto da comprendere che quell’oggetto deve
far parte della nostra vita, perché ne troviamo una qualche necessità, compiendo una scelta:
l’acquisto.

Dietro l’oggetto desiderato in realtà si cela il bisogno, il
desiderio ma spesso è molto di più: è il sogno.
Regalare un sogno è possibile se si riescono a toccare quelle leve giuste, capaci di generare
emozioni. I mezzi a disposizione sono diversi, a partire dai tanti canali disponibili che sfruttano le
diverse tecniche di coinvolgimento, tra le più innovative esistenti.

La vera chiave di lettura è far vivere una esperienza: sia essa sensoriale (sense experience),
fatta di emozioni e sentimenti (feel experience), di pensieri stimolanti (think experience) e di azioni
(act experience) utili a raggiungere lo scopo.

Poiché l’amore è un sentimento che appartiene ad ogni persona e quindi a ciascun cliente, che
dovrebbe essere al centro di qualsiasi strategia e obiettivo di vendita, dovrebbe prevedere nel
suo “disegno” ampio spazio al suo ascolto e alla sua comprensione, coltivando quella caratteristica
che è l’empatia, che come l’amore non dovrebbe avere limiti e andare oltre ogni confine.

Il consumatore ha bisogno dell’amore, dei piccoli gesti e delle piccole cose, e quando chi ascolta
riesce a percepire le sue necessità e tenta di realizzare quanto di più vicino al suo pensiero,
rendendolo maggiormente rispondente, ma soprattutto più personale e quindi facilmente
acquistabile, smuove le corde giuste.

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  Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi
  proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di
  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
  azioni.

Quando ce l’hai difronte, fermati e ascolta il tuo cliente, spesso ha semplicemente il desiderio di
parlare con te di sé, di aprirsi a te, di raccontarti ciò che vorrebbe; riuscire ad entrare in sintonia
in questo momento magico permetterebbe maggiore accoglienza, maggiore ascolto ma
soprattutto creerebbe la magia della differenziazione che porta il cuore a scegliere lì, dove c’è più
amore.

Molto spesso l’errore che molti brand e aziende commettono nello strutturare una strategia di
comunicazione e di marketing è il non pensare al proprio target e ai propri clienti come persone, con
interessi ben specifici, esigenze proprie e bisogni da soddisfare, rischiando di focalizzarsi troppo sul
proprio prodotto dimenticandosi di concentrarsi su chi, invece, dovrà comprarlo e soprattutto sul
perché dovrebbe farlo.

Le regole per “farlo innamorare” sono semplici e possono
sembrare anche banali ma in realtà sono profonde e ricche
di significato che se pur scontato, ma complesse e non per
tutti.
Partiamo dall’ascolto del cliente, la regola d’oro; corteggiandolo nel modo più corretto
offrendogli ciò di cui ha più bisogno captando e conoscendo le sue abitudini più comuni, creando
interesse nei vostri riguardi. Una volta che sarete riusciti ad attirare la sua attenzione, fate in
modo che si fidi di voi, colpendolo attraverso una comunicazione mirata e specifica, come se
stesse parlando esclusivamente a lui e a nessun altro. Una volta che il gioco di seduzione è
completato va preparata la giusta atmosfera fatta dei canali giusti per cavalcare l’onda delle
emozioni: un sito ben fatto, una comunicazione ingaggiante, una vetrina accattivante, servizi utili,
essere sempre sul pezzo e sapersi differenziare, per dare l’impressione continua che sia stata fatta la
scelta giusta: voi e nessun altro, migliore di voi!

Ma è qui che comincia bello, quando sembra che il più è fatto, che la scintilla sia scattata, è proprio
adesso che il gioco si fa duro, l’innamoramento può essere passeggero ma la relazione, quella
se basata su solide basi è duratura nel tempo e può essere per sempre.

Qui entra in gioco la parte più romantica dell’amore ma
anche la più tenace: la PERSEVERANZA!
Rendere partecipe il cliente, farlo diventare protagonista ma allo stesso tempo al centro di ogni
iniziativa e attività lo farà sentire speciale. Se vi ha detto si, quel “matrimonio” va
continuamente coltivato con proposte accattivanti, promozioni, offerte speciali che gli faranno
capire quanto ci tenete, senza mai smettere di sussurrare loro il vostro interesse.

Mai commettere l’errore di sottovalutare e di pensare che si può essere “fedeli” sempre, per far si
che ciò avvenga la fiamma della passione non deve mai essere placata mantenendo
continuamente alta l’attenzione con messaggi consueti, ricordi continui, e dimostrazioni frequenti di
attenzione, per rafforzare la relazione

L’amore è perseveranza perché dal seme cresce il frutto, solo quando con perseveranza lo si
accudisce giorno dopo giorno, con attenzione e sentimento. La voglia di perseverare è spesso la
differenza tra il fallimento e il successo perché è l’ingrediente nascosto che da sapore e senso a ciò
che sarà.

Non si può fare a meno della perseveranza, strettamente connessa alla pazienza e alla
gentilezza nell’idea più elevata dell’amore, virtù che concatenate l’una con le altre, permettono di
fare breccia nei cuori e migliorano la vita.

Se non provi amore, non amerai le cose che fai. Sarai anche bravo a farle, ma le farai con
cinismo. L’amore più forte che puoi provare è perseverare nell’atto stesso di amare con passione,
con trasporto con quella scintilla che dall’altro lato si sente forte come un cazzotto nello stomaco,
arriva dentro, appare, fa innamorare e lascia il segno!

  Per Amore non c’è ostacolo di pietra, e ciò che Amore può fare, Amore tenta.
  (William Shakespeare)

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La miniserie "Anna", scritta e diretta da
Niccolò Ammaniti, è il gioiello imperdibile
di questo 2021
Quando iniziamo a guardare “Anna”, la miniserie Sky Original scritta e diretta dallo scrittore
Niccolò Ammaniti, un senso di angoscia ci assale, perché ritroviamo delle immagini a noi molto
familiari. Si parla di un potente virus, di persone in quarantena, di una malattia che dilaga ma non
tocca i bambini, di gente che si infetta semplicemente stando a contatto l’uno con l’altro e il senso di
smarrimento aumenta, perchè abbiamo davanti a noi ciò che stiamo vivendo nella realtà.

All’inizio di ogni episodio una scritta ci fa venire i brividi, il romanzo omonimo di Ammaniti, da cui
lui stesso ha tratto la serie, è stato scritto nel 2015, quindi stiamo per assistere non ad una storia
inventata che ha preso ispirazione dalla pandemia dei nostri giorni, ma una storia immaginata prima
dell’inizio di quest’incubo, le cui riprese sono iniziate sei mesi prima dell’inizio della pandemia e
sono poi terminate dopo il lockdown del 2020, ma il racconto è assolutamente degno di un
preveggente.

Nella serie vediamo luoghi abbandonati e deserti, come erano le nostre città nei mesi di marzo e
aprile in cui eravamo tutti chiusi in casa e le città vivevano in un silenzio forzato e spaventoso.
Avevamo paura, ora forse non ne abbiamo più, visti i numerosi atteggiamenti irresponsabili o forse ci
siamo stancati o semplicemente ci siamo abituati, esattamente come si sono abituati i bambini
protagonisti della serie, rimasti gli unici al mondo, a vivere da soli sulla terra, a non poter più
contare sul conforto dei propri genitori e sulla sicurezza che solo un adulto può dare ad un bambino.

Siamo in Sicilia nel 2020, “la Rossa” è il nome del virus che viene dal Belgio e che pian piano
stermina “i Grandi”, gli adulti, e che silente vive anche nei bambini per poi manifestarsi solo dalla
pubertà, iniziando con la comparsa di macchie rosse sulla pelle. Le analogie con il covid ci sono
tutte, compresa l’esistenza di un vaccino di cui si sente tanto parlare, invece, per fortuna, nella
nostra realtà esistere davvero, ma quello che la protagonista Anna non perde mai per tutta la durata
della narrazione è sicuramente la speranza; lei è forte, risoluta, capace di grandi gesti di dolcezza
verso il fratellino Astor che ha dovuto crescere da sola dopo la morte della mamma, ma determinata
e astuta nei momenti in cui bisogna lottare per sopravvivere. Un grande personaggio, un grande
insegnamento, un grande racconto che, a prescindere dalla forza narrativa legata alla similitudine
con il periodo attuale, è capace di coinvolgere, rapire ed emozionare.

Se finora vi ho suggerito che la bellezza di questa miniserie è all’80% merito della trama, ho
sbagliato, perché, accanto ad una narrazione meravigliosa, c’è un quadro fatto di scenografie,
costumi, musiche, atmosfere e fotografia, che rendono questa favola dark post apocalittica un vero
capolavoro da non lasciarsi sfuggire.

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  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
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Le fantastiche location naturali sono i luoghi della Sicilia, una Sicilia che si respira nelle scenografie
e nell’accento dei protagonisti, piccoli e così capaci di emozionare con un solo sguardo. In questa
terra abbandonata, piena di immondizia e cibo vecchio che bisogna rimediare per sfamarsi (merito
del grande lavoro dello scenografo Mauro Vanzati), protagonisti sono anche gli splendidi costumi,
fatti a volte di numerosi strati di vestiti, a volte costruiti dai personaggi con i rifiuti, come nel caso
del costume da istrice del piccolo Astor, tutto frutto dell’immenso lavoro della costumista Catherine
Buyse.

I sei episodi si sviluppano in un’atmosfera surreale, resa magica dalla bellissima colonna sonora
(presente su Spotify) realizzata dal compositore spagnolo Rauelsson e iniziano con la canzone
“Settembre”, della famosa cantautrice Cristina Donà.

Niccolò Ammaniti ci aveva già abituati a racconti con protagonisti i bambini, pensiamo al romanzo
“Io non ho paura” del 2001, narrati con la sua particolare sensibilità verso il mondo dell’infanzia e
questo potrebbe forse derivare dal fatto che suo padre, Massimo Ammaniti, è uno psicologo
dell’età evolutiva, con cui ha anche scritto il saggio “Nel nome del figlio. L’adolescenza
raccontata da un padre e da un figlio”, in cui viene analizzata la difficile fase adolescenziale, la
crescita, l’educazione, da due punti di vista molto diversi.
Lo scrittore Ammaniti, dopo averci appassionato con la serie drammatica “Il Miracolo” del 2018 da
lui ideata, è tornato per incollarci allo schermo con questa storia capace di unire alla bellezza delle
immagini la potenza del racconto, dando vita ad un prodotto davvero imperdibile.

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Ci può essere una relazione tra etica,
brand, e influencer? Intervista a Omar
Rossetto autore di "Influencermania".
In occasione dell’uscita del libro “Influencermania” di Omar Rossetto, edito da Hoepli, abbiamo
rivolto alcune domande all’autore in merito al binomio tra etica e social network, anche alla luce
delle figure professionali degli influencer.

Si parla spesso di responsabilità sociale delle imprese, di etica e approccio sociale legato
alle aziende ma quanto è importante per un influencer questo aspetto per mantenere i
follower?

L’aspetto etico è fondamentale per mantenere saldo il vincolo fiduciario che sta alla base della
relazione follower-influencer. Un influencer senza una community attiva non si può definire tale.
Fortunatamente negli ultimi anni, dopo un iniziale vuoto normativo, si sono instaurate delle pratiche
di buona condotta nella comunicazione della natura commerciale di taluni contenuti da parte degli
influencer (la più nota è la presenza dell’hashtag #adv et similia tra i primi tre # di un contenuto).
L’altro aspetto da tenere in considerazione è quello della responsabilità sociale di queste figure, mi
spiego meglio. Molti influencer hanno audience che sono paragonabili e talvolta superiori a quelle di
un qualsiasi altro mezzo di comunicazione di massa (radio, tv, giornali) e proprio per la loro natura
di opinion leader dovrebbero tener conto del loro ruolo sociale nei messaggi che condividono. Per
fortuna da questo punto di vista ci sono molti esempi virtuosi (ad esempio Chiara Ferragni l’anno
scorso su invito del Presidente del Consiglio ha sensibilizzato il suo pubblico sull’utilizzo corretto
della mascherina).

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Una fake news ben costruita può far aumentare l’engagement anche nel lungo periodo?

Si suol dire che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e credo che questo detto popolare riassuma
in qualche modo la risposta alla sua domanda.

Innanzitutto non credo sia compito dell’influencer diffondere notizie. Un’attività che molti fanno è
quella di commentare le notizie prendendo una posizione a riguardo e in questo caso vale la
considerazione di prima circa la responsabilità sociale. Ad ogni modo gli utenti nei social diventano
ogni giorno più consapevoli e tradire la loro fiducia può semplicemente trasformarsi in un
boomerang che distrugge la credibilità dell’influencer con tutte le conseguenze del caso.

Ci sono dei temi di sicuro successo sui social?

Quando si utilizzano questi canali con delle finalità di business, come nel caso degli influencer, ma la
stessa cosa vale anche per i brand, non esiste il contenuto perfetto e di successo che funziona a
priori. Funziona quello che il nostro pubblico vuole vedere o si aspetta di ricevere da noi. Il fine
ultimo di qualsiasi piattaforma (Facebook, instagram, youtube ecc..) è il mantenimento dell’utenza
per il maggior tempo possibile all’interno della piattaforma stessa quindi ogni contenuto va pensato
e concepito con questa ottica. Tanti utenti connessi per tanto tempo vuol dire più spazio per gli
inserzionisti e per la pubblicità che è la principale fonte di reddito dei social media.

C’è un’etica anche nelle comunicazioni social, sia commerciali che non? Cambia in base al
social (es. Instagram o TikTok?)

Personalmente credo che l’etica debba essere insita nei brand, negli influencer e negli utenti che
popolano i social media. Spesso si tende a demonizzare i social ritenendoli “colpevoli” di casi di
violenza, bullismo o qualsiasi altra cosa deprecabile. Non sono i social il problema, è l’utilizzo
sconsiderato e poco consapevole che le persone ne fanno. Poi ovviamente l’attività di monitoraggio
deve essere intensificata, ma eticamente sta a chi crea il contenuto.
Classe 1991, è nato a Montebelluna. Laureato in
  comunicazione all’Università degli Studi di Padova, è Head of
  Social Media in Velvet Media Italia, agenzia di marketing di
  Castelfranco Veneto. È co-founder di Just X, startup
  innovativa, attraverso cui ha sviluppato progetti come
  trovainfluencer.com, piattaforma-database di oltre 2.000
  nano e micro influencer geolocalizzati in Veneto per
  campagne di influencer marketing, e All Stars For Good,
  piattaforma charity che mira alla valorizzazione del grande
  seguito delle social media celebrity a fin di bene. E’ autore di
  Influencermania. La storia, le novità e le strategie della più
  proficua attività media degli ultimi anni, Hoepli, 2020.

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Musica a impatto 0: la nuova sfida
sostenibile
Pochi si chiedono se il fruire la musica possa essere dannoso per l’ambiente, eppure il costo
dell’impatto ambientale dell’industria musicale è una realtà con cui dovremo misurarci quando
finalmente si riprenderà a godere della musica dal vivo.

Se movimentare persone e cose, consumare elettricità e accumulare rifiuti stressando l’ambiente
circostante può essere immaginabile e prevedibile quando ci si appresta a fruire di concerti dal vivo,
molto meno lo è capire che i supporti sui quali la musica viene incisa, e persino lo streaming,
possono essere fonte di inquinamento.

Anche se adesso il comparto dell’industria musicale, soprattutto quello che riguarda gli spettacoli
dal vivo, è fermo da oltre un anno, forse è giusto fare una riflessione sull’impatto ambientale anche
alla luce di una possibile ripresa.

Uno studio del 2019 dell’Università di Glasgow insieme all’Università di Oslo, intitolato “the
cost of music”, pone l’evidenza sui costi della musica in termine di inquinamento.

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on Unsplash.

L’analisi prende in considerazione un arco temporale abbastanza lungo e sottolinea l’enorme spreco
di materiali, per lo più non riciclabili per gli alti costi di lavorazione; ad esempio, analizzando i picchi
delle vendite dei principali supporti musicali, si è evidenziato che in termini di consumo, nel 1977,
quando in voga erano gli LP in vinile, l’industria discografica ha utilizzato 58 milioni di
chilogrammi di plastica, mentre nel 1988, quando a spopolare erano le musicassette, si è passati a
56 milioni di chilogrammi e a poco più di 61 milioni nel 2000, quando il supporto che andava per
la maggiore era il CD.

Questi dati, per niente confortanti, si riferiscono soltanto al mercato degli Stati Uniti, e per vederli
abbassare drasticamente si è dovuto aspettare l’avvento dello streaming (nel 2016, si stima che il
consumo di plastica sia calato ad 8 milioni di chilogrammi).

Seppur con meno impatto, anche lo streaming è fonte inquinante ed ha un grave effetto
sull’ambiente, che si può sintetizzare nel grande dispendio di energia elettrica, soprattutto per
alimentare i server e potenziare le reti; quindi, se da una parte vengono consumati meno plastica e
meno metalli difficilmente riciclabili, dall’altra parte vi è dispendio di energia con conseguente
rilascio di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera.

Ma come ridurre l’impatto ambientale dei nostri ascolti? Possiamo fare qualcosa anche noi o
dobbiamo aspettare che l’industria musicale inventi un supporto ad impatto 0?

La risposta è tanto semplice quanto banale, basterebbe modificare il nostro comportamento di
consumo valutando la frequenza di ascolto per scegliere il supporto meno impattante.

Se si ascolta la musica sporadicamente, sicuramente lo streaming avrà un minore impatto
ambientale, se invece siamo assidui consumatori e riproduciamo soprattutto sempre gli stessi brani,
allora il supporto materiale, CD o vinile che sia, farà al caso nostro.

Ma basta questo a ridurre l’impatto ambientale dell’industria musicale?
Sicuramente no, ma è un piccolo passo per un mondo più green; semmai, la vera sfida sta nel creare
eventi musicali ad impatto 0 che siano sostenibili nel lungo periodo.

Le soluzioni, tanto scontate quanto di difficile attuazione perché dipendono dal comportamento di
tutti, ci sarebbero, e gli organizzatori si dicono pronti ad attuarle.

In fondo, basterebbe svolgere concerti e festival in aree servite dal trasporto pubblico o predisporre
delle navette così da limitare l’impatto degli spostamenti di tanta gente con mezzi privati, oppure
utilizzare energia elettrica creata da fonti rinnovali per abbassare il livello di CO2 nell’ambiente, e
poi eliminare la plastica monouso per servire cibo e bevande ed incentivare il riciclo dei rifiuti.

Ultimamente, qualcuno si è spinto ancora oltre, immaginando di dover restituire all’ambiente una
parte di quello consumato: nasce forse così l’esperimento che vede sostituire l’acquisto del classico
biglietto per usufruire di un concerto con un TreeTicket, un certificato di adozione di un albero che
riserverà l’accesso esclusivo all’evento.

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L’evento in questione, organizzato da Etifor (spin-off dell’Università di Padova specializzato in
consulenza, progettazione, ricerca e formazione in ambito ambientale), si svolgerà in Trentino il
prossimo 25 maggio e vedrà come protagonisti Mario Brunello, noto violoncellista, e Stefano
Mancuso, botanico e saggista che già molte volte ha legato progetti di divulgazione scientifica alla
musica.

La loro opera, definita “musical-vegetale”, nasce dall’ultimo movimento della Seconda Partita in Re
minore per violino solo di Bach e sarà pagata, in termini ambientali, piantumando gli alberi adottati
per compensare le emissioni di Anidride Carbonica nell’ambiente che verranno prodotte con
l’evento, avvalendosi dell’approccio MARC (Measure Avoid Risk Communicate), metodo
sviluppato da Etifor per valutare e ridurre l’impatto ambientale accompagnando persone ed
organizzazioni lungo un percorso di responsabilità ambientale e sociale.

Recentemente, lo scorso 18 aprile, un evento-test similare è stato organizzato in Sicilia con
protagonisti Roy Paci e Angelo Sicurella, ma in questo caso non c’era la possibilità di acquistare un
accesso esclusivo all’evento, bensì di prolungare la durata della performance.

Adottando, infatti, degli alberi che poi sarebbero stati piantati nel luogo del concerto, si
acquistavano secondi in più sulla durata complessiva della performance, una sorta di jukebox green i
cui gettoni erano proprio gli alberi piantumati.

Questo tipo di approccio, che potrebbe essere replicato in altri eventi, oltre a fare qualcosa di
concreto per il nostro pianeta dona anche il benefico immediato di sensibilizzare i fruitori degli
eventi, richiamandoli ad avere cura dei luoghi di cui fruiscono durante le performance e, più in
generale, sicuramente sviluppano una più ampia coscienza sui temi ambientali nel lungo periodo.

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L’auspicio che ci facciamo è che queste buone pratiche non si concretizzino soltanto in progetti
sporadici ed eventi pilota, ma che diventino la prassi di ogni evento, piccolo o grande che sia; per far
sì che questo avvenga, è necessario uno sforzo comune che sicuramente deve partire da chi
organizza gli eventi, ma deve essere anche supportato dalle istituzioni locali che devono creare le
condizioni adatte a metterlo in pratica.

Un ruolo importante in questa partita, che ci vede tutti giocare per salvaguardare il pianeta, lo
giocano senz’altro i performer, che sono in grado di influenzare le masse dei propri fan, ma tocca ad
ognuno di noi impegnarsi per lasciare ai posteri un mondo migliore di quello che abbiamo trovato,
non dimenticandoci mai che siamo tutti parte dell’ecosistema e dobbiamo fare tutti la nostra parte
per salvaguardarlo.

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Marketing e gentilezza: due termini che
devono andare d’accordo
Sentire parlare di marketing e gentilezza ti fa storcere il naso e pensi che essere gentile non
convenga ad un’azienda. Allora sappi che nel 2021 è arrivato il momento di cambiare idea dato che:

“Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso, lavorare insieme un
successo.”

                                                                                             Henry Ford

Il marketing del 2021, complice anche la pandemia da COVID-19 vede la gentilezza non come un
segno di debolezza e accondiscendenza, ma come una filosofia di vita e una forma di cultura.
Cosa significa oggi essere gentili?

  gentilezza

  /gen·ti·léz·za/

  sostantivo femminile

  1. 1. Cortesia, amabilità.

  2. 2. Finezza scevra di affettazione: g. di modi; delicatezza, grazia.

  “g. di sentimenti”

Essere gentili significa essere equilibrati e sapersi relazionare con gli altri attori del
business: clienti, fornitori e dipendenti. Una buona qualità della vita dipende dalla capacità di
gestire emozioni e relazioni interpersonali e non esiste una sfera lavorativa fatta solo di compiti da
portare a termine e privata della sua componente emotiva, in questo caso della gentilezza.

Diceva sempre Henry Ford “insieme un successo” ed è stato dimostrato che un clima di lavoro
basato su un atteggiamento gentile ed empatico è anche più efficiente. Ogni azienda è fatta di
persone e la chiave del successo è l’equilibrio psico-fisico di tutte le parti coinvolte, lavorando al fare
squadra per raggiungere gli obiettivi aziendali.

             Scopri il nuovo numero: “Le 4 Virtù cardinali del
                               Marketing”
  Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi
  proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di
  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
  azioni.

Gentilezza e marketing: il caso di Svizzera e Norvegia

A confermare l’importanza della gentilezza nel clima di lavoro ci sono due Paesi come Norvegia e
Svizzera, che hanno un welfare da primato e che sono conosciuti come i Paesi più felici secondo
l’indice globale di prosperità pubblicato dal Legatum Institute di Londra. L’Italia, per fare un
paragone, è al 37° posto.

Tuttavia, il nuovo modello people oriented si sta diffondendo anche da noi e sempre più aziende
italiane scelgono di affidarsi a veri professionisti della gentilezza e business coach per
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